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venerdì 2 aprile 2021

Covid: verso Pasqua 'rossa', Viminale intensifica controlli.

 

Folla al centro di Roma nell'ultimo sabato prima del passaggio in zona rossa, 13 marzo 2021

Oggi il nuovo monitoraggio, Veneto e Campania sperano nell'arancione.


Da domani tutte le regioni italiane torneranno in zona rossa per tre giorni. L'ennesimo lockdown per cercare di limitare spostamenti e assembramenti durante le festività pasquali.

Per questo il Viminale, durante il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza, ha chiesto ai prefetti di intensificare i controlli. In particolare le forze dell'ordine, che saranno in campo con 70 mila unità, dovranno presidiare le aree urbane più esposte al rischio di assembramenti, parchi, litorali, arterie stradali e autostradali, stazioni, porti e aeroporti. Un monitoraggio "rigoroso" ma equilibrato - come l'ha definito il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese - per verificare il rispetto delle norme anti-covid che da sabato a lunedì vietano gli spostamenti anche nel proprio comune, se non per andare a trovare parenti o amici in massimo di due persone, con minori di 14 anni conviventi.

Intanto cresce l'attesa per il consueto monitoraggio del venerdì. Oggi i nuovi dati del ministero della Salute su curva pandemica e Rt stabiliranno i nuovi colori delle regioni che, comunque, non potranno più tornare in giallo almeno fino a maggio, così come previsto dal nuovo decreto che entrerà in vigore il 7 aprile. Chi è a un passo dalla "promozione" dal rosso all'arancione è la Campania, mentre il Veneto, che oggi ha sospeso le vaccinazioni per mancanza di dosi, ci spera. La provincia di Bolzano, invece, torna rosso scuro sulla mappa aggiornata del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, raggiungendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Campania e provincia di Trento.

Si' a deroghe per riaperture locali ma Italia senza regioni gialle fino al 30 aprile.

"Noi auspichiamo un passaggio di colore", ha ammesso il governatore Luca Zaia. Si va invece verso la riconferma dei colori per tutte le altre regioni, anche se la Basilicata, alle prese con diversi focolai e un Rt che di nuovo in crescita, rischia di finire in rosso. Si aggrava la pandemia in Liguria, con il presidente Giovanni Toti che ha disposto la zona rossa nel Ponente ligure, nelle province di Savona e di Imperia, da domani fino a domenica 11 aprile compresa. Il Piemonte, che per la prima volta dopo cinque settimane registra un lieve calo dei contagi, non solo chiude i supermercati a Pasqua e Pasquetta ma impone anche il divieto di raggiungere le seconde case per i proprietari che vivono in un'altra regione. "Siamo in una fase importante di lotta all'epidemia - ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Ma chi racconta che stiamo come un anno fa dice una cosa clamorosamente non vera".

Sul fronte scuola, invece, dal 7 aprile prenderà il via il "nuovo corso" voluto dal governo Draghi. Vietate le ordinanze regionali e ritorno alle lezioni in presenza fino alla prima media in zona rossa e fino alla terza media in arancione, con le superiori in classe al 50%. Torneranno sui banchi 5,3 milioni di studenti, su poco più degli 8 milioni in totale. Contrario alle riaperture il direttore di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, secondo il quale "è profondamente sbagliato" mandare a scuola bambini non vaccinati.

ANSA

martedì 24 novembre 2020

Le speculazioni di mia zia e della sua vicina di casa: le gatte di Wall Street. - Daniele Luttazzi

 

Mia zia e la sua vicina, una borgatara che si dà delle gran arie e parla con un accento straniero, come se venisse da qualche parte, sono in buoni rapporti diretti, ma nemiche sul piano finanziario, dove tentano di affermare la propria egemonia attraverso le loro società di revisione: una legge demenziale le autorizza a controllare i bilanci delle società cui fanno consulenza, con conflitti di interesse che sono giganteschi quanto i loro ricavi. Il bello è che non solo non debbono mai rispondere dei loro errori, ma più sbagliano più guadagnano, la classica gallina dalle uova sode. Le multe? Ridicole, dunque convenienti.

Mia zia, che per le sue speculazioni al ribasso viene chiamata la Samara di Wall Street, mi illustra la regola del tre: “Se leggi tre volte il bilancio di una società e non riesci ancora a capire come fanno i soldi, di solito c’è trippa per gatti. Noi siamo i gatti”. Vent’anni fa, zia fu tra i pochi a scommettere sul crollo della Enron, il gigante Usa dell’energia, in apparenza solidissimo, e guadagnò una fortuna quando la Enron implose in un gigantesco scandalo contabile. La società di revisione, di proprietà della vicina, chiuse i battenti. “La Enron derubò la banca”, dice zia, con una nota di sherry nell’alito, “ma la società della vicina fece da palo e fornì la mappa delle fognature”. Da allora, fra la zia e la vicina è in corso una guerra senza quartiere: in due, controllano la stragrande parte del business mondiale della revisione dei bilanci societari. In Italia si dividono l’88 per cento del mercato (ricavi per un miliardo all’anno, multe Consob per 2 milioni e mezzo in sei anni: una pacchia). Anche se avevano l’obbligo di farlo, non hanno visto i buchi di Parmalat, Cirio, Giacomelli, Italease, Carige, Banca Etruria, Banca Marche, Popolare di Vicenza, Mps e Popolare di Bari. Del resto, nel Cenacolo di Leonardo, solo dopo che ti hanno detto chi è Giuda gli vedi una faccia da canaglia.

Comunque, anche se due milioni di risparmiatori hanno perso un centinaio di miliardi, e fioccano i ricorsi, la zia e la vicina restano sulla cresta dell’onda. In Germania, per esempio, la società della vicina non s’è accorta dei trucchi contabili di Wirecard, il gigante dei pagamenti digitali che è finito in bancarotta dopo la scoperta dell’ammanco di 1,9 miliardi di liquidità nei suoi conti bancari; ma la vicina ha ottenuto lo stesso, dal prossimo anno, la revisione di 7 delle principali società tedesche quotate. “La supervisione europea è lenta, non ha risorse, e non è coordinata”, mi spiega zia, mentre le ciuccio le poppe (è ancora una strafiga, e facciamo sesso da quando mi svezzò, fra lenzuola ruvide, ma immacolate, in una casa colonica circondata da ortiche: avevo 15 anni, lei aveva appena cambiato sesso; fu indimenticabile, come la prima volta che vidi Shining) “cosicché i nostri pastrocchi passano spesso inosservati. Gli Stati potrebbero dotarsi di un proprio organo di revisione, ma non lo fanno. Che idioti!”. Nel 2015, zia e vicina misero da parte i dissapori per creare il cartello con cui conquistarono un maxi-appalto Consip da 66,5 milioni di euro, spartendosene i lotti. Multa dell’Antitrust: solo 23 milioni. Quanto fatturano con la pubblica amministrazione italiana? 300 milioni. L’anno prossimo ci sarà un nuovo appalto per altri cinque anni. “Tu e la vicina parteciperete di nuovo, zia?”. “Secondo te?”.

Ultim’ora. Da domenica prossima, cambia il Padre Nostro: il versetto “non indurci in tentazione” diventa “non abbandonarci alla tentazione”; e “ma liberaci dal male” diventa “ma da quando ci sei Tu, tutto questo non c’è più”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/24/le-speculazioni-di-mia-zia-e-della-sua-vicina-di-casa-le-gatte-di-wall-street/6014221/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-11-24

domenica 15 novembre 2020

Autostrade mentì allo Stato che non ha mai controllato. - Carlo Di Foggia e Valeria Pacelli

 

I controlli su Autostrade per l’Italia da parte della vigilanza del Ministero delle Infrastrutture dal 2016 al 2019 sono stati “cartolari”, ossia si basavano sui documenti forniti dalla concessionaria. Peccato però che, come ricostruito nelle carte dell’inchiesta della Procura di Genova, nella documentazione inviata al Ministero la reale situazione delle barriere fonoassorbenti (per i pm pericolose e sostitute tardi) veniva occultata. Lo scrive il Gip di Genova Paola Faggioni nell’ordinanza di misura cautelare ai domiciliari emessa per l’ex Ad di Autostrade Giovanni Castellucci e i manager Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti. L’inchiesta riguarda le barriere fonoassorbenti e antivento installate in tutta Italia da Aspi (il modello “Integautos”). Secondo le accuse, nonostante il vecchio management fosse consapevole della loro pericolosità non ha provveduto a sostituirle subito. Questo per evitare “gli ingentissimi costi che tali attività avrebbero comportato”.

Si deciderà di sostituirle solo a partire da gennaio scorso dopo che il consulente della procura di Genova, l’ingegnere Placido Migliorino, capo dell’ufficio ispettivo di Roma, stila una pesante perizia sulle criticità. Il tecnico fa a pezzi l’operato della concessionaria: errori progettuali; materiali di ancoraggio “non certificati” (sono “incollate col Vinavil”, dice un manager intercettato); difetti nella posa in opera; consegna al ministero di perizie incomplete; omissione degli atti di collaudo e via discorrendo. A parere di Migliorino, il problema poteva “essere risolto in maniera definitiva solo con l’integrale sostituzione”.

Il caso delle barriere è noto ad Aspi da novembre 2016, quando alcune si staccarono dal viadotto Rezza per il vento. Ma perché si è dovuto aspettare l’intervento dei pm? Mercoledì dal ministero hanno fatto sapere di aver “imposto il monitoraggio effettuato da società terze” perché “prima i controlli venivano effettuati da società interne agli stessi concessionari”, che nel caso di Aspi era Spea Engineering. E di aver istituto “l’agenzia di sicurezza Ansfisa” con 50 persone in più della direzione concessioni dedicate alla “verifica e all’approvazione dei programmi di manutenzione”. L’agenzia, voluta due anni fa dall’allora ministro Toninelli non è però ancora operativa ed è stata azzoppata da un emendamento che l’ha resa solo ‘promotrice’ della sicurezza e non ‘responsabile’ come pensato quando fu istituita.

Stando alle indagini di Genova, i documenti inviati da Aspi al ministero fornivano una visione distorta della condizione delle barriere. Il gip parla di “sistematico occultamento della situazione, attuato anche attraverso vari artifici quali l’abbassamento delle ribaltine adducendo motivi fittizi, il rialzo delle stesse nei casi nei quali le proteste richiamavano l’attenzione, l’omessa comunicazione delle problematiche allo Stato e addirittura anche il tentativo di aggiustamento di atti presso la Polizia Stradale”. Delle mancate comunicazioni al Ministero parla anche un ex responsabile dei lavori di Aspi. Ai pm dice – sintezza il gip – che “le disposizioni di servizio che ordinavano l’abbattimento delle ribaltine nell’area ligure sono state inviate al primo Tronco di Aspi e a Spea…, ma non al Mit”.

L’indagine della procura di Genova riguarda 30 km di barriere installate in Liguria da Autostrade (60 in tutta Italia), ma negli atti si parla di strutture molto più estese sul territorio. Per il Gip, da un’intercettazione, emerge che erano 400 i chilometri da adeguare. La domanda è: oltre la Liguria, ci sono altre tratte sulle quali intervenire? La palla passa al Ministero che potrebbe effettuare verifiche più estese e non “cartolari”, come fatto finora.

Intanto l’inchiesta complica la trattativa tra Atlantia e il governo per cedere il controllo di Aspi alla Cassa depositi e a due fondi speculativi. Mercoledì, dopo gli arresti, in un teso vertice video il Tesoro avrebbe fatto presente agli uomini della holding che il prezzo dovrà calare. Risposta: non se ne parla.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/13/autostrade-menti-allo-stato-che-non-ha-mai-controllato/6001942/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-13#

mercoledì 14 ottobre 2020

Covid, controlli a tappeto dei Nas su 1.900 locali 351 violazioni.

 

L'attività di una settimana. Oltre il 43% delle multe è per mancato uso di mascherine.

In una sola settimana, 1.898 ispezioni sono state condotte dai Nas in ristoranti, pizzerie, fast-food, pub e bar per controllare il rispetto delle misure anti Covid e 351 sono state le violazioni individuate. 

La più diffusa, pari al 43% delle segnalazioni, è stata il mancato uso delle mascherine. Nell'ambito dell'emergenza sanitaria, il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute ha rafforzato i controlli sulle misure di contenimento dei contagi da coronavirus realizzando, in condivisione con il Ministero della Salute, uno specifico servizio di controllo sulle strutture di ristorazione. Le ispezioni sono state svolte dai 38 nuclei dei Nas su tutto il territorio nazionale dal 5 all'11 ottobre, soprattutto in locali della movida e in orari serali o notturni.

 "Ulteriori violazioni hanno interessato nel 9% la distanza insufficiente fra tavoli, nel 9% il mancato distanziamento sociale tra le persone, nell'8% l'assenza di prodotti igienizzanti all'interno o all'ingresso dei locali nonchè l'omessa attuazione delle corrette e periodiche procedure di pulizia e sanificazione degli ambienti (3%). Ulteriori inosservanze, pari al 15%, hanno riguardato altri obblighi previsti sia da normative nazionali che regionali e locali, oggetto di autonome ordinanze, relative ad esempio alla segnaletica orizzontale sui percorsi da seguire, omessa registrazione avventori e la misurazione della temperatura corporea.

Sono state oggetto di controllo anche le fasi di preparazione, detenzione e vendita di alimenti con contestazione di 30 sanzioni penali e 310 amministrative per violazioni alle norme igienico-sanitarie che hanno altresì determinato il sequestro di kg. 4.077 di alimenti irregolari, per un valore di 59.000 euro, e la chiusura/sospensione dell'attività di 49 locali / strutture". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/10/14/covid-controlli-a-tappeto-dei-nas-su-1.900-locali-351-violazioni_73829fb3-12dd-40bd-a2a8-9dd039cd45c2.html

mercoledì 30 settembre 2020

“Sta funzionando: ma questa gente sa di cosa parla?” - Carlo Di Foggia

 



Elena Granaglia, docente di Scienza delle Finanze a Roma Tre e membro del Coordinamento del Forum Disuguaglianze. È in corso un assalto al Reddito di cittadinanza, secondo lei è una misura perfettibile?

Sì, ma non va snaturato. La misura ha funzionato, ci sono tre milioni di beneficiari, la povertà si è ridotta. In Italia mancava: esiste in tutti i Paesi d’Europa.

Prima critica: la soglia è troppo alta.

Quella del Reddito di inclusione era 187 euro, non dignitosa. La soglia del Rdc, 780 euro individuali, è quella della povertà relativa indicata da Eurostat, non l’hanno inventata i 5Stelle. Oggi il Rdc penalizza moltissimo le famiglie numerose e non va bene, ma si può risolvere con più risorse o abbassando un po’ la soglia.

Seconda critica: va anche agli evasori.

Può essere, ma il problema è il Rdc o l’evasione? Come diceva il sociologo Albert Hirschman, quando vari una misura, devi decidere da che parte sbagliare. Basta migliorare i controlli. O aboliamo il Servizio sanitario perché lo usano pure gli evasori?

Mezzo arco politico ritiene che sia troppo assistenziale e che non aiuti a trovare il lavoro.

Fioccano articoli che dicono che è un flop perché non attiva abbastanza persone al lavoro, che al Nord le imprese non trovano ingegneri qualificati… Ma hanno idea di chi sono i percettori del Rdc? Se il lavoro è decoroso, difficile che vi rinuncino. Ma forse dobbiamo intenderci su cosa sia decoroso…

Cito il governatore emiliano Stefano Bonaccini: “Serve dare un assegno per poco e poi farli alzare dal divano e farli andare a lavorare”.

È una narrazione che si basa sull’aneddotica, non ha nulla a che fare con i dati. Quelli europei dicono che i poveri vogliono lavorare e comunque è sbagliato valutare il successo di queste misure solo dal lato del lavoro.

Perché?

In tutta Europa il successo di queste misure dal lato delle politiche attive è molto basso rispetto al contrasto alla povertà. Anche in Germania se le dovessimo valutare sotto questo profilo sono degli insuccessi. L’obiettivo è prima di tutto il sostegno al reddito, a questo servono le misure anti-povertà. Che, peraltro, sono solo l’ultimo passo. Non si può contrastare la povertà solo con trasferimenti monetari, ma nel processo economico che la genera. Dobbiamo pensare a come produciamo e distribuiamo il valore aggiunto e creiamo occupazione di qualità. Oggi questa manca, non è un problema del Rdc.

Perché c’è tanta ostilità verso questa misura?

È una conseguenza della cultura lavorista, l’idea che solo il lavoro ti definisca. E anche dell’impoverimento del Paese, meno disposto a misure anti-povertà. La politica è ostile al Rdc, siamo stati gli ultimi in Europa ad averlo introdotto.

Il Rdc ha troppe condizionalità?

In parte sì. Vanno ridotte quelle patrimoniali: abbiamo 10 milioni di persone che hanno risparmi per un mese. Anche quella di fare lavori socialmente utili la trovo ingiusta: se non c’è lavoro, perché obbligarti a quello gratuito solo perché la collettività ti aiuta? La collettività siamo noi: se ci va bene finanziamo con imposte programmi anti povertà e se ci va male ne godremo. È così che funziona il welfare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/29/sta-funzionando-ma-questa-gente-sa-di-cosa-parla/5947181/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-09-29

giovedì 1 febbraio 2018

Controllo di tutti i conti correnti bancari e postali: la grande lente del Fisco.




Il controllo dei nostri conti correnti bancari tramite l’anagrafe dei rapporti finanziari, enaostali, di depositi e simili sarà operato dall’Agenzia delle Entrate. Gli istituti di credito saranno tenuti a comunicargli i nostri dati mediante un flusso telematico da inviare periodicamente all’agenzia delle entrate che si chiama appunto anagrafe dei rapporti finanziari e nella sostanza contiene tutte le movimentazioni dei contribuenti che hanno aperti conti correnti o altre posizioni (monte titoli o altro) con istituti i credito.
La finalità antievasione della norma.
Questo per rintracciare i contribuenti da sottoporre a controllo e accertamento nell’ambito delle verifiche fiscali da partell’agenzia: novità introdotta con il Decreto Salva Italia del Governo Monti per la lotta all’evasione fiscale e al nero.
L’articolo 11 del Decreto Salva Italia infatti impone agli istituti di credito, banche, poste, istituti finanziari di comunicare con l’invio telematico tutte le informazioni relative ai conti correnti bancari dei correntisti clienti.
Dovrà essere emanato un apposito regolamento in tal senso che ne disciplinerà le modalità tecniche di compilazione ed invio dei flussi delle movimentazioni bancarie.

Come funzionano le verifiche sui conti correnti bancari.

Il flusso di informazioni tra le banche e l’Agenzia delle Entrate servirà ad indirizzare il controllo e le selezioni dei contribuenti da sottoporre a richieste di informazioni, accertamenti, accessi o verifiche anche se la domanda che ci si potrebbe porre è “nel concreto, come funziona?”, “quali saranno i contribuenti soggetti a controllo?”.
Un’ipotesi potrebbe essere quella di mettere a confronto la colonna dell’estratto conto scalare relativa alle entrate con la somma algebrica dei redditi dichiarati all’interno del 730 o delle dichiarazioni e, laddove evidenzino delle differenze superiori ad un certa soglia, far scattare la verifica. Tuttavia sta per uscire il provvedimento che dovrebbe definitivamente disciplinare l’utilizzo che l’agenzia delle entrate può fare con le risultanze delle comunicazioni che banche ed istituti di credito dovranno effettuare e che, in estrema sintesi sarà quello di selezionare solo un insieme di contribuenti che presentano degli indici di movimentazione finanziaria anomali e per questo finiranno sotto una lente più grande del fisco. Ma non saranno oggetto di apposita e specifica indagine finanziaria se non con le stesse modalità che c’erano anche prima.

Come fa l’agenzia delle entrate a controllare i conti correnti.

Con un il Sistema di interscambio dati (Sid) l’Agenzia delle Entrate recepisce le comunicazioni di tutti gli istituti di credito, banche, poste italiane e operazioni finanziarie su conto deposito titoli e/o obbligazioni; conto deposito a risparmio libero/vincolato; gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati di deposito e buoni fruttiferi; cassette di sicurezza; carte di credito/debito; crediti di firma; finanziamenti; fondi pensione, flussi informatici in cui sono raccolte le informazioni sui consumi di milioni di contribuenti che passano sui conti correnti e il cui fine è quello di stabilire se il reddito dichiarato è in linea con le spese sostenute da ognuno di voi. Tutti questi dati andranno a confluire in un sistema dal nome simpaticissimo, Serpico, che andrà ad analizzare le movimentazioni in entrata e uscita.
Saranno pertanto controllati i saldi iniziali e finali del contribuente è in particolare i pagamenti effettuati con carta o con bancomat, gli addebiti e gli accrediti diretti sul conto corrente ma soprattutto i prelevamenti in contanti perché in realtà una delle cose che più interessa e su cui hanno più potere sono proprio questi in quanto con lo strumento del redditometro successivamente andranno a verificare se ci sono scostamenti e laddove vi siano e siano maggiori di una certa soglia allora quei prelevamenti in contanti saranno la base per la rideterminazione del reddito imponibile che il fisco considera da voi come quello presunto e su cui andranno ad applicarci le imposte, con sanzioni ed interessi.

Ricavi non dichiarati al fisco.

Altro campanello d’allarme sarà ovviamente qualora da questi controlli vi siano entrate non dichiarate o non fatturate. Certamente non credo che vadano a contestare magari il regalo di mille o due mila euro fatto dal padre al figlio per la laurea o per comprare il motorino però vi segnalo che rappresentano comunque punti di osservazione.
Le esclusioni.
Le esclusioni riguarderanno  i finanziamenti personali, i crediti e le garanzie personali ed i fondi pensioni che tanto sono già oggetto di controllo del redditometro per cui anche qui siete controllati mentre restano sotto controlli anche i depositi, i portafogli con strumenti finanziari, i titoli di Stato, i derivati, acquisti di oro e metalli preziosi.

Le tempistiche delle comunicazioni delle banche: 31 marzo di ogni anno.

L’intervallo delle comunicazioni che effettueranno le banche il 31 ottobre sui dati relativi al periodo d imposta 2011, mentre il 31 marzo 2014 per le movimentazioni  avvenute dal primo gennaio al 31 dicembre 2012 e così via per ciascun anno. Questi però sono termini prorogati in quanto la scadenza naturale dell’adempimento è previsto per il 20 aprile dell’anno successivo a quello oggetti di controllo.
Oltre a questo ricordo brevemento che con il Decreto Salva Italia è prevista anche l’introduzione nel reato penale di false autocertificazioni e con questo si intende non solo la falsificazione di documento ma anche attestazioni e false risposte ai questionari dell’agenzia delle entrate. Ora v’è anche da dire che un contribuente alle prese con il diritto tributario e la complessità della materia potrebbe essere indotto in errore, ma si spera sempre che vi sia un’accoglienza ed una disponibilità da parte degli operatori dell’agenzia tesa a prendere in considerazione la buona fede dal contribuente rispetto invece ai veri evasori fiscali…
Quando scatta il penale per reati fiscali.(articolo di approfondimento)
Si potrebbe pensare ad una violazione della privacy in quanto non tutti hanno piacere a sapere che c’è chi può guardare tutte le sue movimentazioni bancarie, con accesso alle informazioni non solo numeriche bensì anche qualitative ossie dove è stato effettuato un acquisto o sostenuta una spesa, ma c’è da sperare che l’analisi preliminare si fermi solo all’importazione delle informazioni numeriche. Il principio però che deve animare questo genere di riflessioni a mio avviso è sempre lo stesso: se non si ha nulla da nascondere non bisogna temere che vi siano sguardi indiscreti sulle proprie abitudini di acquisto e che esulano dalla reale finalità della legge, che è quella di recuperare reddito imponibile dichiarato dal contribuente e impedire il nero.

Il dramma dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente.

Vi riporto la sintesi della sentenza numero 9535 del 29 aprile 2011 (udienza del 10 febbraio 2011) Corte di cassazione, sezione tributaria in cui la rivista telematica dell’agenzia delle entrate afferma che il DPR n. 600 del 1973, art. 38, non impedisce, pure in presenza di dichiarazione formalmente regolare, l’accertamento in rettifica in forza di valutazioni condotte sulla base di presunzioni gravi, precise e concordanti, come nella specie. Infatti nel processo tributario, nel caso in cui l’accertamento effettuato dall’ufficio finanziario si fondi su verifiche di conti correnti bancari, è onere del contribuente, a carico del quale si determina una inversione dell’onere della prova, dimostrare che gli elementi desumibili dalla movimentazione bancaria non siano riferibili ad operazioni imponibili, ovvero che abbiano già scontato l’imposta, mentre l’onere probatorio dell’Amministrazione è soddisfatto, per legge, attraverso i dati e gli elementi risultanti dai conti predetti (cfr. anche Cass. n. 4589 del 26/02/2009, n. 1739 del 2007).
La documentazione bancaria rinvenuta durante i controlli è utilizzabile dall’amministrazione finanziaria per l’accertamento fiscale ma essendo solo degli indizi che devono essere supportati da altri elementi sono presunzioni relative.

Sistema degli strumenti contro la lotta all’evasione.

Anche se sarà oggetto di un futuro articolo dedicato agli strumenti del legislatore fiscale per la lotta all’evasione fiscale, qui si può dire che con l’introduzione della comunicazione da parte delle banche degli estratti conto bancari (o solo movimentazioni bancarie, questo è ancora da chiarire) il sistema degli strumenti alla lotta all’evasione dovrebbe chiudersi in quanto questo era forse l’ultimo baluardo da abbattere per permettere ai verificatori e accertatori di avere tutti i dati a disposizione per ricostruire ragionevolamente il comportamento fiscale del contribuente.
Giurisprudenza a nostro favore.
Vi riporto inoltre il testo di una sentenza (n. 21132 del 13 ottobre 2011 del 7 luglio 2011, Corte di cassazione, sezione tributaria – Pres. Bognanni, Rel. Botta in materia di iva in cui si chiarisce che in tema di Iva, l’utilizzazione dei dati acquisiti presso le aziende di credito, ai sensi del Dpr n. 633 del 1972, art. 51, comma 2, n. 2, non è subordinata alla prova che il contribuente eserciti attività d’impresa (o di lavoro autonomo): infatti, se non viene contestata la legittimità dell’acquisizione dei dati risultanti dai conti correnti bancari, i medesimi possono essere utilizzati sia per dimostrare l’esistenza di un’eventuale attività occulta (impresa, arte o professione) sia per quantificare il reddito ricavato da tale attività, incombendo al contribuente l’onere di dimostrare che i movimenti bancari che non trovano giustificazione sulla base delle sue dichiarazioni non sono fiscalmente rilevanti” (Cass. n. 9573 del 2007). La medesima presunzione opera per le imposte dirette ai sensi dell’art. 32, comma primo, n. 7) del Dpr 29 settembre 1973, n. 600.
Altra importante sentenza letta il 23 marzo 2015 sul sole24ore èdella Corte Costituzionale che si è sulla questione di legittimità costituzionale dell’art. 32, co. 1, numero 2, secondo periodo del D.P.R. 600/73, per come modificato dall’art. 1 della Legge n. 311/2004 (nel prosieguo “Finanziaria 2005”) e che in estrema sintesi argomenta sulla presunzione legale secondo cui i prelevamenti o gli importi riscossi nell’ambito di rapporti finanziari costituirebbero ricavi o compensi qualora il contribuente non ne indichi il beneficiario o se non risultino dalle scritture contabili.
Nella pratica si impedisce quasi di prelevare al professionista in quanto se cosi fate l’agenzia delle entrate potrebbe tassarvi il prelievo ai fini dell ‘Irpef Irap e Iva. La corte dichiarano “l’illegittimità costituzionale dell’art. 32, comma 1, numero 2), secondo pe­riodo del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 600…come modificato dalla…legge 30 dicembre 2004, n. 311…limitatamente alle parole «o compensi»” Vi consiglio comunque di leggerla.
Aggiornamento 2013: grazie anche all’opera di sensibilizzazione e di informazione di questo sito si è riusciti a rivedere le originali funzionalità di questo strumento che a mio avviso era al limite della lesione del diritto della privacy e si è arrivati a definire una bozza di provvedimento che sancisca definitivamente che il controllo dei conti correnti bancari e postali attuato dall’agenzia delle entrate attraverso la anagarafe dei conti correnti servirà solo ad individuare dei cluster o insieme di contribuenti da sottoporre successivamente ad indagini finanziarie e fiscali. In pratica non si andranno ad analizzare analiticamente ciascun conto corrente bensì sulla base di parametri di congruenza  si attiveranno degli alert nei database e si formeranno delle liste di contribuenti che saranno accertati con maggiore probabilità rispetto ad altri. Non sarà poi possibile analizzare le singole con maggiore facilità rispetto a prima.
Nuova sentenza 2014 contro il redditometro.
Segnaliamo la sentenza 6 ottobre 2014, n. 228 della Corte Costituzionale che elimina la presunzione di imponibilità dei prelievi non giustificati da sportello per i lavoratori autonomi accertati ex articolo 32 del DPR 600 del 1973. In passato infatti e non poche vittime ha mietuto questa presunzione legale in forza della quale e con molta scioltezza si prendevano gli estratti conto, si andava a guardare i prelievi effettuati sul conto corrente e si sosteneva che quelli sarebbero andati a remunerare fornitore pagati in nero per cui non sapendo di colpire si colpiva colui che aveva prelevato i soldi dallo sportello, applicando l’aliquota dell’imposta Irpef e affermando che quelle erano imposte evase. A queste si aggiungevano sanzioni ed interessi in forza dell’art. 32, D.P.R. n. 600 del 1973. Inutile dire poi che dietro quelle due parole “non giustificati” ci potrebbe essere dietro un modo di interpretazioni a cui si sono susseguite interpretazioni, sentenze etc etc.

Le altre misure e gli strumenti nella lotta all’evasione.

Oltre alle misure messe a punto dal Decreto Salva Italia il sistema degli strumenti della lotta all’evasione era già stato rinnovato dalle precedenti manovre del 2010 e del 2011. Parlo in primis del nuovo redditometro e dell’accertamento sintetico ma soprattutto dell’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente, che di fatto ha consegnato il manico nella mani del Fisco attribuendo assoluto potere nella rideterminazione del reddito imponibile del contribuente che, in base ad una stima statistica del fisco, deve provare con enorme difficoltà in molti casi che quella ricostruzione in realtà non corrisponde al vero.
E’ il caso anche per le società ed i professionisti titolari di partita Iva degli studi di settore e dell’inasprimento delle pene connesse alle violazioni tributarie e alla possibilità di procedere ad accertamento anche in caso di corretta compilazione dello studio ma in presenza di un reddito imponibile dichiarato in Unico superiore al 10% del reddito accertato in caso di diversa compilazione dello studio.
Anche per quello che concerne l’esecutività dell’accertamento viene abbandonata la previsione di esecutività dopo l’iscrizione al ruolo in quanto l’atto di accertamento diviene esecutivo subito dopo i 60 giorni dalla notifica. Per ulteriori approfondimenti potete prendere spunto anche dalla circolare numero 83607/2012 del 19 marzo 2012 della Guardia di Finanza.
Pignoramento dei conti correnti bancari e postali.
Leggi anche articolo su Pignoramento e confisca dei conti correnti bancari o postali per vedere come e quanto evitare che Equitalia pignori i vostri conti correnti bancari o postali o confischi beni mobili e immobili dove per beni deve intenerii l’accezione più ampia ricomprendendo anche azioni, quote o partecipazioni.
Limiti all’uso del contante e spesometro: le altri armi per scovare gli evasori.
Oltre a questo c’è sempre da ricordare anche due altri importanti strumenti di raccolta di tutte le informazioni disponibili sui comportamenti del contribuente: lo spesometro, ossia la comunicazione delle operazioni effettuate dai contribuenti titolari di partita Iva e la riduzione all’utilizzo del contante che scende la cui soglia di tracciabilità del contante scende al di sotto dei mille euro.
MONEY TRANSFER.
Vi sono poi altri strumenti per esportare denaro all’estero; molto utilizzato è il Money Tranfer di cui vi segnalo l’articolo di approfondimento dedicato proprio alla Guida al Money Transfer
Ulteriori punti.
Le indagini bancarie dovranno supportare un accertamento e potranno servire per rettificare eventualmente i dati a cui è arrivata l’agenzia delle entrate. Il primo punto che vi potranno contestare saranno i prelievi che, paradosso, sono usati per determinare quanto avete evaso per loro, ossia prelievo 100, evado 100, pago le tasse più sanzioni su 100. Per cui dovrete dimostrare chi erano effettivamente i beneficiari di quel prelievo (io per esempio talvolta prelevo prima di andare al ristorante o uscire e non pago sempre con la carta per cui, a distanza di anni non è per niente facile dimostrare che sei andato al cinema o al ristorante e hai pagato in contanti…impossibile se non per un malato mentale che si tieni in fila tutti gli scontrini da quando è nato; il che mi fa sospettare di problemi mentali e non di evasione fiscale.
Inoltre le movimentazioni bancarie dovranno essere acquisite all’interno di una indagine autorizzata pena la nullità dell’accertamento qualora l’agenzia delle entrata ne sia entrato in possesso (escluso il caso in cui non siate state voi a consegnargliele spontaneamente) autorizzazione.
Novità 2017: Condono sui prelievi ed incassi.
Vi segnalo le importanti novità contenuti nella Manovra economica di bilancio 2017 sul tavolo per gli evasori fiscali che potranno beneficiare del condono chiamato Voluntary Disclosure che consentirà dietro un forte risparmio di imposta di riportare i soldi in patria o di regolarizzare prelevamenti da sportello finalizzati a pagamenti in nero.

Riferimento normativo.

Il riferimento normativo è contenuto nell’articolo 11 del Decreto legge 201 del 2011 anche ribattezzato Decreto Salva Italia 2012 intitolato emersione della base imponibile e più in particolare dell’articolo 11 comm 6 che recita: “6. Nell’ambito dello scambio informativo previsto dall’articolo 83, comma 2, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, l’Istituto Nazionale della previdenza sociale (INPS) fornisce all’Agenzia delle entrate ed alla Guardia di finanza i dati relativi alle posizioni di soggetti destinatari di prestazioni socio-assistenziali affinché vengano considerati ai fini della effettuazione di controlli sulla fedeltà dei redditi dichiarati, basati su specifiche analisi del rischio di evasione.
Successivamente nel 2015 è stata emanato apposito provvedimento Provvedimento 28 maggio 2015 – Dati oggetto della comunicazione che recita “Gli operatori finanziari, indicati all’articolo 7, sesto comma, del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 605, comunicano all’Anagrafe Tributaria, a decorrere dal 2014, la giacenza media annua unitamente alle informazioni relative ai saldi e ai movimenti dei rapporti finanziari previste dal provvedimento del 25 marzo 2013 sulla base della tabella che costituisce l’allegato n. 1 al presente provvedimento.”
Già il provvedimento 25 marzo 2013 indicava che dovevano essere comunicato annualmente le seguenti informazioni, relative alla tipologia di rapporti contenuti nell’allegato 1, attivi nel corso dell’anno di riferimento:
a) i dati identificativi del rapporto, compreso il codice univoco del rapporto, riferito al soggetto persona fisica o non fisica che ne ha la disponibilità, inclusi procuratori e delegati, e a tutti i cointestatari del rapporto, nel caso di intestazione a più soggetti;
b) i dati relativi ai saldi del rapporto, distinti in saldo iniziale al 1° gennaio e saldo finale al 31 dicembre, dell’anno cui è riferita la
comunicazione;
c) per i rapporti accesi nel corso dell’anno il saldo iniziale alla data di apertura, per i rapporti chiusi nel corso dell’anno il saldo
contabilizzato antecedente la data di chiusura;
d) i dati relativi agli importi totali delle movimentazioni distinte tra dare ed avere per ogni tipologia di rapporto come indicato nella tabella allegato 1, conteggiati su base annua.

sabato 4 febbraio 2017

Cgia, sprechi ed inefficienze nella P.A. costano 16 miliardi l'anno.

Un dipendente ministeriale varca i tornelli © ANSA


Da migliore gestione patrimonio, aiuti e detrazioni altri 16mld.

Tra gli sprechi nella sanità, le misure di contrasto alla povertà percepite da famiglie abbienti e la quota di spesa pubblica indebita denunciata dalla Guardia di Finanza, l'Ufficio studi della Cgia ha stimato in 16 miliardi di euro all'anno le uscite che la pubblica amministrazione italiana potrebbe risparmiare se funzionasse meglio. Se, inoltre, si potesse quantificare anche la spesa riconducibile ai falsi invalidi, a quella riferita a chi percepisce deduzioni fiscali non dovute o alla cattiva gestione del patrimonio immobiliare, molto probabilmente lo Stato potrebbe risparmiare, per la Cgia, altrettanti milioni di euro.
Una montagna, quella degli sprechi della Pa, che, secondo la Cgia, assume una dimensione ancor più preoccupante se si tiene conto dei dati forniti dal Fondo monetario internazionale. Se la Pa, rileva la Cgia, avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità, nella giustizia, che ha nei migliori territori del Paese, il Pil aumenterebbe di 2 punti (oltre 30 mld/anno di euro).  
"Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di Bilancio molto generosa sul fronte delle uscite - dice il coordinatore dell'Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - ora, dopo la richiesta da parte dell'Ue di correggere i nostri conti pubblici per 3,4 miliardi, il Governo decide di recuperarli agendo soprattutto sul fronte delle entrate. Non sarebbe il caso, invece, di intervenire in misura più aggressiva nei confronti della spesa pubblica improduttiva che risulta avere ancora dimensioni molto preoccupanti?" Pur riconoscendo gli sforzi fatti dagli ultimi esecutivi sul fronte della spending review, la Cgia continua a ritenere che sarebbe sbagliato recuperare una buona parte dello 0,2% di taglio del deficit/Pil richiestoci da Bruxelles aumentando, ad esempio, le accise sui carburanti.
"Ricordo - conclude il segretario della Cgia Renato Mason - che l'80 per cento circa delle merci italiane viaggia su gomma. E' vero che grazie al rimborso delle accise gli autotrasportatori, solo quelli con mezzi sopra i 35 quintali, possono recuperare una parte degli aumenti fiscali che subiscono alla pompa. Tuttavia, nel caso scattassero gli incrementi di accisa, potrebbero verificarsi dei rincari dei prodotti che troviamo sugli scaffali dei negozi e dei supermercati del tutto ingiustificati, penalizzando soprattutto le famiglie a basso reddito". Rammentando che la nostra spesa pubblica annua ammonta a 830 miliardi di euro circa, i 3,4 miliardi di correzione del deficit richiestoci incide per lo 0,4%: un'inezia che auspichiamo possa essere risolta attraverso una contrazione degli sprechi e degli sperperi presenti nella nostra Pa". 

lunedì 15 giugno 2015

Il governo delle Coop.





Luigi Di Maio: Negli ultimi mesi abbiamo seguito con crescente preoccupazione l'impressionante sequela di scandali che hanno riguardato, tra l’altro, le più importanti opere pubbliche del nostro Paese. Proprio attorno a queste ultime è emerso un inquietante coagulo di loschi interessi fra politici accusati di corruzione, membri di criminalità organizzata, e cooperative. Noi chiediamo semplicemente che il sistema di vigilanza venga ripristinato il più presto possibile, e che tutte le attività di revisione e ispezione straordinaria siano effettuate dal Ministero dello Sviluppo Economico a mezzo di revisori ad esso incaricati anche quando gli enti cooperativi risultino aderenti alle associazioni nazionali di rappresentanza. E' proprio in questi meccanismi perversi cui lo Stato non vuole mettere un euro nei controlli, che si annidano i casi di corruzione. Allora il governo o finge di non vedere o vede ed è connivente, ed io questo voglio sapere oggi, e spero che il sottosegretario Giacomelli possa darmi una risposta esaustiva. Grazie

Sottosegretario Giacomelli: il problema sollevato esiste ed è un problema reale. L'attività relativa alle previsioni è stata sospesa, salvo il completamento delle revisioni in corso. Non è infatti da sottacere il possibile effetto distorsivo generato dalla conoscenza del fatto che le cooperative non aderenti ad alcuna associazione non saranno più sottoposte a controllo. Sino al 2007 i contributi versati alle cooperative all'entrata del bilancio dello Stato, venivano integralmente riassegnati al MISE con le normali procedure contabili. Con la legge finanziaria 2008 tale sistema è stato modificato, prevedendo l'istituzione di un fondo da ripartire nello stato di previsione del ministero, con una dotazione inferiore a quella che sarebbe derivata dall'integrale di assegnazione delle somme versate.

Luigi Di Maio: Le cooperative non iscritte all'associazione non saranno più sottoposte a controlli. Questo è quello che, ringrazio per l'onestà intellettuale non è ironico, il sottosegretario per avercelo spiegato in maniera così cristallina. Questo crea un problema politico enorme, perché abbiamo un governo che ha il suo partito di maggioranza al centro degli scandali delle cooperative, che ha un ministero il MEF ministero dell'economia e finanze, che fa delle trattenute sul fondo che dovrebbe gestire il ministero dello Sviluppo Economico per sorvegliare le cooperative. Questa non è l'idea di Stato che vogliamo, questa è un'idea di Stato in cui viene messa al centro non la persona ma gli affari. La persona deve tornare al centro delle politiche pubbliche, e controllare le cooperative significa evitare che attraverso scandali di corruzione, le tasse dei cittadini finiscano ancora una volta nelle mani della mafia, dei politici corrotti, piuttosto che nei servizi pubblici.


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