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venerdì 25 settembre 2020

M5s, i tre scenari che Crimi ha presentato ai parlamentari: dal voto online per la leadership al percorso per gli Stati generali.

 

La riunione congiunta di deputati e senatori è stata convocata per parlare di riorganizzazione del Movimento, alla luce della sconfitta alle Regionali e in vista del rinnovo della carica di capo politico. La maggioranza dei presenti ha scartato l'opzione di ricorrere alla piattaforma Rousseau e chiesto l'avvio di un percorso di condivisione dei temi con i territori. Nei prossimi giorni gli eletti saranno consultati via mail sulla road map da seguire.

Votare subito online per una nuova leadership, che sia un singolo leader o un organo collegiale, oppure iniziare un percorso di avvicinamento agli Stati generali. E’ stato il capo politico Vito Crimi, aprendo l’assemblea dei parlamentari del Movimento 5 stelle, a illustrare i tre scenari possibili per il futuro del M5s. “Su questi vi chiedo di riflettere”, il suo esordio. La strada preferita dal gruppo è anche quella che chiedono da mesi: l’avvio di una fase congressuale. Crimi ha chiesto comunque un dibattito e annunciato che, nei prossimi giorni, saranno raccolti via mail i contributi dei portavoce. Una consultazione e non un voto. “Anziché”, ha spiegato, “decidere autonomamente, come prevede lo Statuto ho avviato un percorso di confronto con tutte le realtà“. “Il metodo è quello del coinvolgimento della nostra assemblea degli iscritti, da cui non si può prescindere”.

Il confronto, arrivato dopo la sconfitta alle Regionali, è stato reso necessario anche dai forti malumori dei gruppi verso i vertici del Movimento. “Vi chiedo di fare in fretta, perché mi sento delegittimato”, è il concetto espresso dal leader che sostituisce Luigi Di Maio da sette mesi. Ad emergere è stata soprattutto la necessità di tornare sui territori e confrontarsi con tutti i portavoce, evitando “i soliti caminetti”. Si è chiesta una soluzione “politica” e non solo tecnica. E ancora una volta si è evidenziata la necessità di far tornare la piattaforma Rousseau al Movimento. Intanto lunedì prossimo Crimi vedrà prima i rappresentanti regionali del M5s e poi la squadra di governo. La road map, insomma, che dovrebbe portare al primo vero congresso del Movimento 5 stelle è iniziata.

I tre scenari previsti da Crimi: “Se Stati generali, il percorso deve iniziare entro il 15 ottobre” – L’assemblea è stata convocata da Crimi poche ore dopo i risultati dell’election day e aveva come obiettivo prioritario quello di sbloccare una situazione di impasse che dura da troppi mesi. Il capo politico, con tanto di slide, ha spiegato cosa potrebbe succedere ora e chiesto ai parlamentari di esprimere osservazioni. Il primo scenario prevede il voto su Rousseau sul capo politico; il secondo prevede “una votazione esclusivamente sul tema governance con due step: governance monocratica o collegiale”. E se collegiale, dovrà essere scelto il modello. Infine il terzo scenario, prevede che “entro il 15 ottobre” siano convocate “assemblee regionali o provinciali con l’obiettivo di proporre un documento sintetico con l’indicazione delle questioni su cui il M5s deve interrogarsi. Nello stesso termine” ci sarà la “costituzione di una commissione composta da 10 persone, da individuare tra i portavoce Camera, Senato, Europa, regionali, comunali e membri del governo, scelti direttamente dalle singole realtà”. La commissione entro 10 giorni, utilizzando il lavoro già svolto nelle varie assemblee regionali, i documenti pervenuti, “predisporrà un compendio delle questioni su cui l’assemblea degli iscritti del Movimento si ritiene debba esprimersi: questioni organizzative; eventuali questioni che necessitano di argomento e studio”. Le questioni oggetto di votazione “saranno sottoposte al capo politico” che predisporrà una consultazione online.

Chiedevate un percorso dal basso“, ha detto Crimi nel suo intervento, “ed è quello che sta avvenendo. Non state vedendo un post direttamente sul Blog con una decisione”. Ma, Crimi ha anche ricordato l’importanza della comunità di iscritti della piattaforma Rousseau per il Movimento: “Noi possiamo dare degli indirizzi, ma c’è, ricordiamocelo, l’assemblea degli iscritti è la nostra linea vitale e che ha l’intelligenza, collettiva, di capire e valutare cosa sta succedendo e dove andare. Anche a ferragosto ci sono stati quasi 50 mila votanti, abbiamo una forza potentissima”. E, ha concluso: “Questo dibattito è necessario”, però “vorrei ricordare anche che fuori il Paese ci chiede altro“. Quindi, “la stessa veemenza con cui dibattiamo tra di noi usiamola per parlare di come dovremo spendere i 209 miliardi del Recovery Fund”.

Il dibattito in assemblea – Subito dopo l’intervento di Crimi, si è aperto il dibattito. In generale, raccontano a ilfattoquotidiano.it alcuni dei presenti, i parlamentari si sono schierati per l’avvio degli Stati generali e contro il voto subito sulla leadership. Tra i primi a intervenire c’è stata la deputata Dalila Nesci che si è presentata come esponente della corrente Parole guerriere (di questa fanno parte tra gli altri Giuseppe Brescia e Luigi Gallo). Nesci ha definito “irricevibili” le proposte di voto online: la gestione della piattaforma Rousseau nelle mani di Davide Casaleggio è uno dei nodi che una parte dei parlamentari chiede di risolvere al più presto. Si chiede un confronto che coinvolga in maniera attiva i territori e i portavoce.

Un concetto condiviso anche dai senatori Emanuele Dessì Primo Di Nicola. “Non è il momento della rissa… diamoci il tempo necessario per parlare alla nostra gente, i contenuti hanno bisogno di mesi”, ha detto Di Nicola. Le perplessità, espresse da alcuni dei parlamentari, riguardano il rischio che a un problema “politico si dia una risposta tecnica”. Per questo è stato chiesto che gli Stati generali inizino “il prima possibile” e che siano in un certo senso “permanenti”. “Se il tema”, ha detto ancora Di Nicola, “è la mancanza di identità, l’identità non te la dai facendo gli Stati generali in tre giorni”. Il gruppo ha quindi chiesto una “riflessione” su quanto fatto finora, sui successi e gli insuccessi. Una autoanalisi che, in maniera assembleare, non è mai stata fatta finora. Tra gli altri ha preso poi la parola il senatore Nicola Morra: ha parlato di “un tradimento degli ideali M5s con il metodo verticistico” e ha chiesto di rivitalizzare i Meetup.

All’assemblea non hanno partecipato molti dei big del Movimento. Non c’erano ad esempio Luigi Di Maio e Roberto Fico. Tra i pochi ministri presenti Fabiana Dadone e Federico D’Incà. E pure Lucia Azzolina che uscendo, ha commentato: “È una discussione complessa, è normale che sia così. Il Movimento ne ha bisogno”.

I malumori e le tensioni delle ultime settimane, Buffagni: “Basta fare gli struzzi” – Negli ultimi giorni l’impressione dentro e fuori il Movimento è che si sia arrivati a un punto di non ritorno: non è più possibile evitare una riorganizzazione e per farlo bisogna fare i conti con problemi troppe volte ignorati. Anche per questo, nei soli ultimi quattro giorni, molti dei principali esponenti si sono esposti più volte per chiedere un cambio di passo. Oggi lo ha ribadito Roberto Fico: “Basta con le battaglie intestine, dobbiamo avere una collegialità maggiore, perché alcuni problemi ancora vivi nel M5S derivano da verticismo troppo spinto che c’è stato”. E quelle parole, in molti, le hanno lette come un attacco all’ex capo politico (ancora molto presente) Luigi Di Maio. Un’altra riflessione che oggi ha fatto molto discutere è quella di Stefano Buffagni, viceministro M5s: “Io continuo la mia lotta”, ha scritto su Facebook, “anche se spesso è sfiancante e demotivante: l’inadeguatezza di certe scelte, di talune persone, e dei toni nel Movimento 5 stelle è alla base della situazione che stiamo affrontando. Spero finiremo di fare gli struzzi, capendo nei modi e nelle sedi giuste come cambiare, cacciando anche ‘i mercanti dal tempio'”.

Conte: “Io leader M5s? L’impegno di governo è assorbente”. E Zingaretti auspica una soluzione – In questi delicati equilibri interni, si inserisce la figura di Giuseppe Conte. Che oggi, intervistato da la Stampa, ha risposto a una domanda sulla possibilità che sia lui a guidare il Movimento. “Parliamo di una straordinaria esperienza che ha profondamente innovato la politica italiana e che ora è chiamata a compiere un salto che auspico avvenga all’esito di un confronto franco e sereno fra le varie anime. Per quanto mi riguarda, l’impegno di governo è assorbente e richiede la mia massima concentrazione”. Insomma, diventare guida del Movimento non è nei suoi piani imminenti, ma non esclude categoricamente di poter avere un ruolo (anche in vista della prossima legislatura). La principale preoccupazione dalle parti del governo è che, le dinamiche interne del Movimento, possano avere una cattiva influenza sulla maggioranza. Tanto che oggi in merito si è espresso anche il segretario Pd Nicola Zingaretti: “Non voglio fuggire alle domande”, ha detto, “ma non è corretto che sia io a mettere bocca, nel Movimento c’è dibattito ed è confermato che M5s è composito, non è un monolite da regalare alla destra di Salvini. Mi auguro che l’esito del confronto interno porti a capire che ora abbiamo una missione comune, abbiamo salvato l’Italia, ora abbiamo la missione di rilanciare l’economia, rimettere in campo un progetto, creare lavoro e combattere disuguaglianze”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/24/m5s-i-tre-scenari-che-crimi-ha-presentato-ai-parlamentari-dal-voto-online-per-la-leadership-al-percorso-per-gli-stati-generali/5942479/

Gli Stati Generici. - Marco Travaglio





                                “Portavoce, facilitatori, garanti, capi politici uscenti e aspiranti, ex pentumviri, mandati 0, mandati 1, mandati 2, mandati affanculo, scappati di casa, do inizio agli Stati generali 5Stelle: la parola alla Mozione 1”.

“Dobbiamo ridiscutere le alleanze locali e quella di governo, perché siamo più ganzi da soli”.

“Le alleanze nazionali e locali le han votate gli iscritti. Questo governo ha più membri e punti programmatici nostri di quanti ne avranno quelli dei prossimi 30 anni. Ed è guidato da un premier scelto da noi, molto più popolare di decine di predecessori. Quindi i ganzi solitari continuino a fare le loro cosine allo specchio, ma la Mozione 1 è bocciata. La 2?”.

“Dobbiamo spingere la Raggi a ritirarsi perché è perdente, così il Pd prende Roma e ci dà il Lazio”.

“Senti, Roberta, Virginia s’è candidata a sindaco e ha stravinto. Tu ti sei candidata a presidente della Regione Lazio e hai perso. Mozione 2 bocciata. La 3?”.

“La gente non ci vota perché non abbiamo un programma”.

“Veramente la gente stravota partiti senza un programma, ma con un leader. E noi non ne abbiamo uno da quasi un anno. Partiamo di lì, visto che noi un programma ce l’abbiamo, e pure eccellente, da ancor prima di nascere, da quando andavano in giro con i meetup: ambientalismo, acqua pubblica, wi-fi gratis per tutti, tecnologie, lotta alla casta, alle mafie e alla corruzione, reddito universale. Molte cose le abbiamo fatte in due anni, l’ultima il taglio dei parlamentari, e molte restano da fare. Rivediamoci i vecchi show di Beppe, incontriamo i Verdi europei che spopolano e chiediamogli come fanno, invitiamo le migliori teste in circolazione e mettiamo su una scuola di politica per selezionare la futura classe dirigente. Mozione 3 bocciata. La 4?”.

“Ci sarebbe da discutere di Rousseau e delle nuove espulsioni dei dissidenti del No…”.

“Abbiamo problemi più seri. E non si espelle più nessuno. Mozione 4 bocciata. La 5?”.

“Noi vogliamo un capo che scaldi i cuori e riempia le piazze”.

“Noi siamo da sempre contro i capi. Abbiamo un garante, peraltro piuttosto nervosetto per le nostre beghe: ci basta. Il capo politico serviva quando c’era da indicare un premier, ma ora ce l’abbiamo e per puro culo è così bravo che non sembra neanche nostro. E, siccome noi andavamo molto meglio col direttorio, scegliamo tre persone normali tra gli eletti (inclusa Chiara: mica ha rubato, al massimo ha sbagliato una posta di bilancio), poi per due anni non vola una mosca. E tutti gli altri vanno sui territori a riorganizzare il movimento e a selezionare il meglio della società per le prossime elezioni. Mozione 5 bocciata. Adesso ci contiamo, votiamo e poi tutti al lavoro senza tante pippe. Fine degli Stati generali”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/25/gli-stati-generici/5943267/

martedì 23 giugno 2020

Conte chiude: rissa a destra e promessa di tagliare l’Iva. - Patrizia De Rubertis

Conte chiude: rissa a destra e promessa di tagliare l’Iva

Tirata d’orecchi ai Benetton: “Da loro nessuna proposta concreta”. Lite con Lega&FdI e annuncia aiuti alle donne manager.
“Stiamo discutendo in questi giorni di ritoccare l’Iva. Abbassarla un po’ potrebbe dare una spinta alla ripresa dei consumi: è un fatto di fiducia. Poi interverremo su misure concrete, come incentivi per i lavoratori del turismo in sofferenza. Non è sufficiente riformare il Paese ma occorre reinventarlo”. Al termine delle nove giornate degli Stati generali dell’Economia, nella verde cornice di Villa Pamphilj a Roma, il premier Giuseppe Conte dà una chiara indicazione di cosa conterrà il piano di rilancio che sarà presentato entro la fine di giugno dopo un “confronto” con i singoli partiti di centrodestra che hanno sbloccato la disponibilità a sedersi a un tavolo con il governo, ma non accettano l’ipotesi di inviti separati da parte del premier (ad esclusione di Forza Italia, “pronta” a incontri singoli). Tanto che la Lega sbotta: “Il centrodestra è unito e non bisogna perdere tempo: il governo convochi la coalizione”.
Il piano di rilancio costituirà l’ossatura del Recovery plan che l’Italia presenterà a settembre all’Ue per ottenere i fondi comunitari. “Ma ci sono anche misure di più immediato impatto per le quali valuteremo un ulteriore scostamento di bilancio con risorse in deficit”, spiega Conte in conferenza stampa con la forza di chi si sente “più forte e fiducioso di concludere la legislatura”.
Dal 13 giugno, il governo si è confrontato (“nessuna passarella”) con oltre 120 interlocutori tra imprese, sindacati, associazioni e una delegazione di cittadini comuni rappresentanti di diversi settori. Un dialogo da cui sono emerse le tre direttrici che per Conte consentiranno di “riformare” il sistema-Italia: la modernizzazione del Paese, la transizione energetica e l’inclusività che passano per l’alta velocità, i pagamenti digitali, l’impulso alla rete unica per superare il divario digitale esploso con la didattica a distanza e lo smart working. Ma Conte parla anche di blockchain, investimenti in ricerca e scuola, taglio del cuneo fiscale disposto dall’ultima manovra e promette a 500 donne che aspirano a diventare manager un master Mba Executive dal valore di 35.000 euro.
Il premier torna anche sulla questione Aspi. Una “soluzione chiara arriverà a breve sulla revoca della concessione di Autostrade – dice Conte – Sul tavolo non c’è una proposta accettabile da Aspi, ci avviamo verso una soluzione obbligata”.
Ieri Conte ha ricevuto diversi personaggi del mondo della musica, del cinema, del teatro, della letteratura, dell’architettura, come Alessandro Baricco, Stefano Boeri, Massimiliano Fuksas, Stefano Massini, Elisa, Giuseppe Tornatore e Monica Guerritore. “Un settore, quello della cultura, vero punto di forza del Paese, di fondamentale importanza e a cui questo governo vuole dare la dovuta attenzione”, dice Conte. Un comparto che in queste settimane sta manifestando, perché tra i più colpiti dalla crisi, “ha ricevuto ancora troppo poco”, ha spiegato la cantante Elisa.

venerdì 12 giugno 2020

Chi lavora e chi sa solo scappare. - Gaetano Pedullà

CONTE GOVERNO

“Tu sei buono e ti tirano le pietre. Sei cattivo e ti tirano le pietre. Qualunque cosa fai, Dovunque te ne vai, Tu sempre pietre in faccia prenderai”. Ma ve la ricordate questa vecchia canzone? Non la cantava Giuseppe Conte, ma Antoine, anche se oggi nessuno saprebbe interpretarla meglio del nostro premier. Prendete gli Stati Generali dell’economia. Da sempre tutti i partiti, i professoroni, i grandi imprenditori e i loro giornalisti di complemento ci raccontano che l’Italia non possiede una politica industriale. Facciamo un po’ di tutto ma non eccelliamo in niente, se non per le singole iniziative di poche menti brillanti.
E se dovessimo rispondere a un marziano che ci domandi dove sta la nostra maggiore forza economica non sapremmo che dire, in quanto abbiamo il turismo e non lo sfruttiamo, siamo proprietari di una quantità sterminata di capolavori artistici e i nostri musei sono superati per visitatori da quelli di mezzo mondo, la manifattura ce l’invidiano tutti ma il costo del lavoro la rende sempre meno competitiva, l’agroalimentare non lascerebbe spazio a nessuno però noi stessi compriamo le arance in Israele e i pomodori in Spagna.
Siamo stati incapaci, insomma, di fare scelte nette, di puntare da qualche parte, fosse anche l’acciaio che ormai indiani e cinesi svendono a due soldi o l’automotive che chissà quando si riconvertirà interamente dai carburanti fossili a quelli ecologici. Siamo in coda in Europa per le reti materiali (strade, autostrade, ferrovie) e per quelle immateriali (la connessione web) e lo Stato ha una struttura bizantina. Perciò la priorità per rimetterci in piedi, a maggior ragione dopo il Covid, è prendere delle decisioni, in quanto non abbiamo i soldi per fare tutto e fare di tutto un po’ come in passato ci lascerà per decenni nella stessa situazione di adesso.
Gli Stati Generali, dunque, sono l’occasione per fare ciò che non si è fatto mai, e quelli che dicono a Conte di aver organizzato solo una passerella sono gli stessi che ieri gli dicevano di non aver fatto nulla di nuovo. Cantando la stessa canzone di Antonie e poi svignandosela dal confronto per motivi di bottega politica o per mancanza di idee. E nel caso di Salvini e Meloni per entrambi i motivi.

mercoledì 10 giugno 2020

Le 2 sorprese Lagarde e Georgieva (Fmi) Invitati Piano e Fuksas- Salvatore Cannavò

Le 2 sorprese Lagarde e Georgieva (Fmi) Invitati Piano e Fuksas

Anche la Nobel Esther Duflo, grande esperta di povertà.
A differenza del cacao, Vittorio Colao non è meravigliao. Il suo piano, fitto di analisi e proposte dettagliate, non scalda i cuori. Nemmeno di quelli che invece dovrebbero trovarci sostegno e rappresentanza, basti guardare allo spazio risicato che gli ha riservato Il Sole 24 Ore.
Il punto è che al suo piano manca l’idea-forza, quello spunto che possa scaldare gli animi e indicare una strada. Ora Conte, con il programma dei “suoi” Stati generali, compie uno scarto rispetto alla task-force di Colao pur senza giungere a una sconfessione. Il manager sarà presente agli Stati generali, ma ci saranno talmente tanti e variegati attori economici, sociali, intellettuali da modificare ampiamente il campo di gioco.
La mossa a sorpresa è la presenza di Christine Lagarde accanto a Ursula von der Leyen, oltre alla direttrice del Fmi, Kristalina Georgieva. Il governo Conte era nato nel segno di “Ursula” con il premier che si spese in prima persona per favorire il voto del M5S alla nuova presidente della Commissione europea. Ma, finora, l’aiuto più diretto e concreto all’Italia è giunto dalla Bce che, dopo l’iniziale gaffe di Lagarde – “Non siamo qui a chiudere lo spread” – ha iniettato miliardi di euro sui mercati obbligazionari per rastrellare titoli del debito pubblico. E dopo la decisione di aumentare il piano anti-pandemia, Pepp, di 600 miliardi oltre i primi 750, lo spread tra i Btp italiani e il Bund decennale tedesco si è effettivamente ridotto.
Lagarde è l’emblema della politica europea che serve a qualche cosa. Il suo ruolo è invocato anche dai sovranisti che spingono per la monetizzazione del debito. Conte riesce nell’impresa di farsi accompagnare così da due figure chiave dell’attuale snodo europeo e la loro presenza agli impegnativi Stati generali serve a sostenere le ragioni italiane. La presenza viene condita dall’invito rivolto anche alla Georgieva e al segretario dell’Ocse, l’Organizzazione di cooperazione sociale ed economica composta da 36 membri, Angel Gurrìa. Sia la Georgieva sia Gurrìa sono esponenti di un pensiero liberale e conservatore, ma Conte ha voluto pure Olivier Blanchard, già capo economista del Fmi negli anni più duri della crisi post-2008, esponente di un pensiero mainstream che però ha dovuto recitare in seguito più di un mea culpa. Invito ancora più interessante quello rivolto al premio Nobel, Esther Duflo che ha ricevuto il riconoscimento grazie agli studi sulla povertà globale.
Conte vuole parlare con tutti, le opposizioni, gli interlocutori internazionali, tutte le organizzazioni sociali. Per capirsi: non solo Confindustria e i tre sindacati principali. E dunque Confcommercio, Confapi ma anche, in linea con l’invito alla Duflo, l’Alleanza contro la povertà, con esponenti del Terzo settore e molte altre realtà di società civile.
Accanto a Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e finora duro avversario del governo, ci saranno molti esponenti delle più importanti industrie nazionali, a partire da Eni, Enel o Poste, singoli imprenditori. Come a dire, l’impresa è più ampia dell’attuale Confindustria. Anche sulle personalità si gioca su un fronte più largo: sono invitati Renzo Piano, ma anche gli architetti Stefano Boeri e Massimiliano Fuksas.
Conte punta così a spazzare via le polemiche degli ultimi e ai presunti screzi con i Dem: agli Stati generali, del resto, ci saranno anche Paolo Gentiloni e David Sassoli, esponenti del Pd in Europa. In tal modo il partito di Zingaretti avrà meno occasioni di smarcarsi.
Se ricostruzione deve essere, però, servirà uno scatto, un’idea-forza, un orizzonte. In questi giorni è uscito il libro di Thomas Piketty in cui l’economista fa una proposta shock: tassare i patrimoni per erogare una “dote” di 120 mila euro a tutti i giovani di 25 anni. Magari Piketty è troppo socialista, la sua proposta è irrealizzabile e non è di questo che si parla. Ma la sua idea è di quelle che esattamente esprimono un’idea-forza. Anche al governo ne servirà una.