Visualizzazione post con etichetta telefonate. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta telefonate. Mostra tutti i post

venerdì 30 ottobre 2020

L’incontro ignorato dai pm fra Tiziano Renzi e l’ex Ad. - Marco Lillo e Vincenzo Iurillo

 


Il 22 aprile del 2015 il padre dell’allora premier incontra il manager Casalino. È l’amico Russo a fissare l’appuntamento a Roma.

Il Tiki bar sul laghetto dell’Eur è la sede di un incontro finora inedito avvenuto il 22 aprile 2015 alle 15 tra Tiziano Renzi, Carlo Russo e Domenico Casalino, allora amministratore delegato di Consip. I tre oggi sono co-indagati con l’imprenditore Alfredo Romeo e l’ex parlamentare Italo Bocchino dalla Procura di Roma (su impulso del Gip Gaspare Sturzo) per traffico di influenze illecite e turbativa in relazione alla gara da 2,7 miliardi di euro per la pulizia dei palazzi pubblici bandita da Consip nel 2014. I carabinieri di Napoli riportano in un’informativa (depositata a Napoli dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano il 12 ottobre in un’udienza su fatti diversi) i messaggi di testo che preparano l’incontro. Abbiamo chiesto lumi ai protagonisti, ma Russo e Tiziano Renzi non ci hanno risposto sul punto. Domenico Casalino invece ha confermato.

Ma partiamo dall’informativa: Domenico Casalino – secondo i carabinieri – alle 13 e 56 del 22 aprile 2015 chiede a Russo dove può raggiungerlo e questi gli risponde che tra poco glielo avrebbe detto. A quel punto (sono le 14 e 14) Russo scrive a Tiziano Renzi che lui sta in zona Eur e chiede al padre dell’allora premier dove deve aspettarlo. Un quarto d’ora dopo è Casalino a scrivere a Russo quali sono le tre opzioni possibili: “Eur, Tiki bar viale America 117. Più verso il centro: Andreotti via Ostiense 54 oppure Rosso via Aventino 34”. Alla fine Russo scrive a Tiziano Renzi alle 14.42: “Eur Tiki Bar viale America 117”. Non ci sono messaggi tra Casalino e Tiziano e allora ci siamo chiesti: alla fine chi c’era al Tiki bar?

L’ex Ad di Consip dice al Fatto: “Sì, ho incontrato Tiziano Renzi. Me lo presentò Carlo Russo che ci teneva tanto”. Perché ai pm romani, nell’interrogatorio di giugno scorso, non lo ha raccontato? Casalino spiega: “Perché nessuno me lo ha chiesto. Non c’è niente di male in quell’incontro. Non si parlò di gare né di Consip e i due non mi chiesero nulla”. I carabinieri di Napoli ritengono dall’analisi del telefono di Russo che Casalino e Russo si siano visti molte volte. Il 26 aprile 2016 si danno appuntamento al bar per ‘il solito’ aperitivo, l’11 febbraio 2015 per un pranzo. Poi ancora appuntamenti il 6 e il 13 maggio 2015. Dopo la rimozione di Casalino ci sono appuntamenti il 22 dicembre 2015, il 20 gennaio 2016, il 2 e 9 febbraio 2016.

L’incontro al bar va inserito in una cronologia. A febbraio 2015 ci sono i primi messaggi di Russo con Casalino. In quel periodo Russo incontra anche Alfredo Romeo. Un anno dopo in una conversazione intercettata Italo Bocchino, per i carabinieri, “riferiva a Romeo che asseritamente era stato proprio Casalino (…) a farli entrare in contatto con il ‘ragazzo’” cioé Russo. Casalino nega.

Il 4 marzo 2015 Russo porta Romeo da Francesco Bonifazi. Per l’ex tesoriere del Pd si parlò genericamente di un contributo lecito di Romeo al Pd, rinviato, e non di Consip o di gare.

Il 10 aprile sempre Russo ottiene il numero di Eleonora Chierichetti da Tiziano Renzi. Poi le scrive per chiamarla. Non era intercettato quindi non sappiamo se la telefonata ci fu e cosa si dissero. Lei lavorava allora come segretaria alle dipendenze della Presidenza del Consiglio.

Il 13 aprile 2015 Russo gira a Eleonora Chierichetti un numero di telefono fisso dove contattare Romeo. Chi doveva chiamare quel numero?

Al Fatto Eleonora Chierichetti non ha risposto. I pm non le hanno chiesto nulla.

Il 22 aprile 2015, Russo incontra con Tiziano Renzi l’Ad in carica di Consip, Casalino.

Il 16 luglio 2015 Romeo va a Firenze e incontra – secondo i pm – Russo e Tiziano Renzi. Dopo l’incontro Tiziano scrive a Russo che ha avuto impressioni buone e aggiunge: “Speriamo non mi pongano ostacoli”. Il 20 luglio poi Tiziano Renzi chiede a Luigi Marroni, da poco Ad di Consip, di incontrarlo a Firenze.

Il 13 settembre Tiziano Renzi scrive a Russo di aver parlato con Marroni e il 15 settembre Russo incontra Marroni. Poi il 4 ottobre 2015 Tiziano Renzi incontra Marroni. Carlo Russo – secondo Marroni – chiede all’Ad di favorire una società nella gara Consip Fm4. Marroni dice ai pm che certamente la ditta non era la Romeo Gestioni ma non ne ricorda il nome.

Questi i fatti. Come è un fatto che Tiziano, Casalino e compagni per i pm dovevano essere prosciolti. Ed è un fatto che a processo ieri è finito il capitano Gianpaolo Scafarto, quello che ha avviato le indagini.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/30/lincontro-ignorato-dai-pm-fra-tiziano-renzi-e-lex-ad/5985005/

martedì 21 maggio 2013

Stato-mafia, Napolitano non sarà sentito sulle telefonate con l'ex ministro Mancino. - Salvo Palazzolo


Stato-mafia, Napolitano non sarà sentito sulle telefonate con l'ex ministro Mancino


La decisione è della corte d'assise di Palermo che ha rigettato la richiesta presentata nei giorni scorsi da Salvatore Borsellino e da Sonia Alfano costituite parte civile nel processo "trattativa".

La richiesta di citazione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al processo "trattativa" è "legittima", ma l'eventuale audizione non potrà mai riguardare le conversazioni con l'ex ministro Nicola Mancino, intercettate nell'ambito dell'inchiesta e poi distrutte. E' quanto ha deciso questa mattina il presidente della Corte d'assise di Palermo Alfredo Montalto esaminando la lista dei testimoni presentata da due parti civili, Salvatore Borsellino e Sonia Alfano. Il fratello del giudice ucciso il 19 luglio 1992 e la presidente dell’Associazione familiari vittime di mafia, avevano chiesto l'audizione di Napolitano per riferire "le eventuali confidenze riferitegli da Mancino nel corso delle plurime conversazioni telefoniche intercorse fra i due e intercettate dalla Procura". Così aveva scritto l'avvocato Fabio Repici nelle istanze delle due parti civili.  

Il legale ha chiesto l'audizione del capo dello Stato anche "per riferire sui contenuti della lettera da lui pubblicamente rivolta il 29 gennaio 2013 alla figlia dell’ex presidente della Repubblica Scalfaro". In quella lettera, Napolitano scriveva di avere "accompagnato" l’allora capo dello Stato "nei momenti decisivi di quel periodo". All'epoca Napolitano era presidente della Camera. E adesso Scalfaro è sotto accusa nell’impostazione della Procura di Palermo, perché avrebbe sostenuto la linea dell’alleggerimento del carcere duro ai mafiosi dopo le prime bombe del 1993. Su quella lettera a Scalfaro, l’avvocato Repici ha già ottenuto la citazione di Napolitano al processo quater per la strage Borsellino, in corso a Caltanissetta.

Anche la corte d'assise di Palermo non ha avuto nulla da osservare su questo punto. Ma è arrivato uno stop sulla richiesta di sentire Napolitano a proposito delle telefonate con Mancino, che sono state oggetto di un conflitto di attribuzione fra il Quirinale e la Procura di Palermo, concluso con la distruzione di quattro telefonate. 

Ieri, la Corte d'assise aveva invece dato un prima via libera alla lista della Procura, che fra i 176 testimoni ha inserito pure Napolitano, "per riferire in ordine alle preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18 giugno 2012", così hanno scritto i pm Di Matteo, Del Bene e Tartaglia.

Si tratta di un primo vaglio di ammissibilità, secondo i canoni previsti dall’articolo 468 del codice di procedura penale. Non è solo una questione di tecnicismi giuridici, il codice impone al giudice di "escludere" le testimonianze "vietate dalla legge e quelle manifestamente sovrabbondanti". Dunque, la lista dei 176 testimoni, con il nome del capo dello Stato in bella vista, è ammissibile, ma non potrà mai avere ad oggetto le conversazioni telefoniche distrutte. In una delle prime udienze la corte d’assise esaminerà nel merito le liste presentate dalle parti, per decidere se citare il presidente della Repubblica e tutti gli altri testimoni richiesti da pm e avvocati.

venerdì 19 aprile 2013

Quirinale, la Forleo avverte D’Alema: “Se vai al Colle, pubblico le telefonate Antonveneta”.

forleo


19 apr – A rendere ancora più infuocata la corsa al Quirinale mancava solo lei: Clementina Forleo. La gip del caso Unipol-Antonveneta, che all’epoca vide coinvolti anche i vertici del Pd, seppur senza conseguenze penali. Un’acerrima nemica dei Ds dunque, ma soprattutto di uno dei suoi dirigenti più rappresentativi: Massimo D’Alema, che è tutt’altro che fuori dalla partita per il Colle.
La vendetta della Forleo – E’ così profondo l’astio che la Forleo nutre nei confronti del Lider Maximo, che l’ha attaccato sul proprio profilo facebook, annunciando di pubblicare tutte le telefonate di quell’indagine che lo riguardano. Scrive la Forleo: “Promessa del tardo pomeriggio: se eleggono D’Alema a Capo dello Stato, ogni sera su questa bacheca una puntata delle sue conversazioni intercettate e un solenne grazie alla Procura di Milano”.
Parole di fuoco, per una vendetta che la Forleo attendeva da chissà da quando. Considerando il ‘tono’ del post, le telefonate devono essere di quelle che scottano. D’Alema, e i 34 che l’hanno votato alla terza votazione di oggi, sono avvisati.