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domenica 13 agosto 2023

Uno strano uccello in metallo emerge da una villa romana. - Angelo Petrone

 "Un piccolo corvo con un seme nel becco è stato scoperto, in maniera del tutto fortuita, in un’antica fattoria tardo romana nel Suffolk, in Inghilterra. Ad annunciarlo è la Pre-Construct Archaeology Ltd PCA, una compagnia che si occupa di archeologia soprattutto agli scavi archeologici preventivi. Reperti simili spesso mostrano l’uccello su un globo con un buco nella base, suggerendo che fossero dei puntali. Il contesto indica la presenza di un legame religioso, perché è stato scoperto accanto ad altri elementi metallici indicando che questa area del sito avesse una destinazione differente rispetto alla parte restante della fattoria.

E’ ancora presto per indicare la struttura come un vero e proprio santuario perché è necessario ancora comprendere l’insieme, ma quell’area della casa romana ha un uso ”particolare” e ben distinto dal resto della struttura. ”L’analisi dei frammenti scoperti potrebbe consentirci di comprendere le pratiche e le credenze religiose nell’epoca tarda romana. Siamo felici di portare alla luce i segreti di questa struttura” – spiegano gli esperti. Ora l’obbiettivo degli archeologi è stabilire che significato avesse quella figura nella religiosità romana. Il corvo potrebbe aver svolto un ruolo nella religiosità cristiana? Non bisogna trascurare, infatti, che il profeta Elia venne aiutato proprio da un corvo.

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domenica 5 agosto 2018

Il mutuo per la villa di Renzi è subprime. - Vincenzo Imperatore

Il mutuo per la villa di Renzi è subprime

Renzi ha acquistato una villa a Firenze del valore complessivo di 1,3 milioni di euro con un acconto di 400mila euro e stipulando, per la restante parte, un mutuo di 900mila euro. Ma a me (e credo alla maggior parte degli italiani) non interessa assolutamente.
Come paga il mutuo? Dove ha trovato i soldi dell’acconto? Perché ha beneficiato di un prezzo di acquisto molto al di sotto delle quotazioni di mercato? Non me ne può fregar di meno! Mi incuriosisce, invece, approfondire le dinamiche di concessione creditizia seguite in questa circostanza dal sistema bancario che, cosi come gia ribadito la settimana scorsa, sembra viva ancora tutt’oggi in una “Frittole” che riporta al tempo dei disastri.
Andiamo con ordine.
Una regola universale e determinante per una efficiente gestione del conto economico di una banca si basa sulla capacità di concedere credito, sempre che si trovi, ogni volta si prestano soldi, una risposta ad una semplice domanda: come mi restituisce il denaro il beneficiario del prestito? In altri termini la concessione di un finanziamento si deve basare innanzitutto sulla capacità reddituale del richiedente (quanto guadagna) e poi, in secondo luogo (ma un luogo che “pesa” molto poco nei sistemi di rating creditizi) da una eventuale garanzia (se non mi paga, su cosa vado a rivalermi), come ad esempio l’ipoteca sull’immobile.
In tale ottica, per determinare il reddito minimo necessario che un richiedente debba avere per sopportare il pagamento delle rate di un nuovo mutuo, le banche seguono un criterio di calcolo più’ o meno standardizzato e generalizzato che presuppone che l’ammontare annuo delle rate del prestito non debba essere superiore al 30% (qualcuna arriva fino al 35%) del reddito netto dei richiedenti.
In altri termini, si suppone che con il 30% del reddito netto un cittadino possa coprire i pagamenti delle rate di ciò che ha acquistato con finanziamenti e con il restante 70% possa invece soddisfare le spese della gestione familiare corrente (fitto, utenze, alimentazione, abbigliamento, ecc…). Una delle cause che ha determinato, infatti, il disastro nel mondo finanziario e’ stata la concessione dei mutui subprime che, volendo semplificare, venivano appunto erogati a chi aveva un rapporto di lavoro non stabile e/o con un reddito variabile. Nel momento in cui il beneficiario perdeva il lavoro o guadagnava di meno, non poteva più pagare il mutuo e la banca poteva recuperare il capitale prestato solo svendendo l’immobile. Ma in un arco di tempo che, nel nostro paese, si stima in circa sette anni! E nel frattempo le banche fallivano!
Guardando il mutuo in questione, mi sono fatto due semplici, orientativi ed approssimativi calcoli. Renzi (ma potrebbe essere chiunque) ha un reddito lordo di circa 107mila euro che, al netto della tassazione (supponiamo una aliquota media del 40%), significa un introito netto di circa 65mila euro. Siccome il mutuo è stato contratto in cointestazione con la moglie, dobbiamo aggiungere anche il reddito di una insegnante di ruolo in un istituto superiore che, secondo una analisi di Economia Italia pubblicata dal Miur, può aspirare ad un guadagno medio di circa 25mila euro lordi annui che, sempre al netto delle imposte (immaginiamo un aliquota del 23%), equivale ad una entrata netta annua di circa 19mila euro annuo.
Totale dei redditi netti della famiglia 84mila euro! Ma pare che i Renzi abbiano impegni mensili (rate di altri mutui) per circa 4.250 euro, pari a 51mila euro annui che, sottratti al reddito netto, determinano un “reddito disponibile” di soli 33mila euro circa!
Come abbiamo detto precedentemente, la normativa delle banche prevede che solo il 30% (max 35%) di questo importo può essere destinato al pagamento di una nuova rata di mutuo e cioè, in questo caso, una cifra compresa tra i 10mila (30%) e i 12mila (35%) euro circa. Ora supponendo che Renzi, in virtù di una convenzione che preveda tassi agevolati per i parlamentari, abbia stipulato un mutuo alle migliori condizioni possibili e cioè a 30 anni (durata massima) e ad un tasso variabile del 0,5% (quasi in perdita per la banca visto che l’euribor ad un mese è -0,37), la rata mensile dovrebbe essere di circa 2.700 euro, cioè circa 32.400 euro annui!
Gli rimarrebbero quindi circa 600 euro all’anno per mangiare, vestirsi e accendere gli interruttori della luce! Ma, come gia’ accennato, questi sono fatti suoi!
Vorrei invece confrontarmi con chi, in quella banca, ha deliberato quel mutuo e chiedergli se questi criteri vengono applicati anche ai comuni mortali!

sabato 11 febbraio 2017

Il mistero della villa di Renzi: la Finanza non trova le fatture. - Chiara Giannini



I pm indagano sulle ricevute dei lavori di ristrutturazione fatti dall'amico Andrea Bacci, già vittima di un agguato. 

Nei giorni scorsi qualcuno aveva esploso dei colpi di pistola contro la Mercedes di Andrea Bacci, l'imprenditore fiorentino amico dell'ex premier Matteo Renzi, indagato peraltro dalla Guardia di Finanza per una questione legata al ricorso abusivo al credito.
Uno dei proiettili era rimbalzato e aveva infranto il vetro di una finestra della sua ditta di pelletteria, non procurando fortunatamente alcun ferito. Ora la storia si fa più intricata, perché gli inquirenti avrebbero messo sotto la lente di ingrandimento proprio i rapporti tra l'uomo e l'ex capo del governo.
L'attenzione sarebbe puntata in modo particolare sulla ristrutturazione alla villa di Renzi, di cui proprio Bacci si occupò nel 2004. Che fine hanno fatto le fatture relative ai lavori? Fonti vicine a chi indaga fanno sapere che non si troverebbero. Il dubbio è quindi lecito: sono semplicemente sfuggite a un occhio attento o l'imprenditore ha fatto le manutenzioni alla casa dell'amico gratis o al nero? C'è chi in passato ha avuto guai per essersi fatto installare una parabola senza pagare la manodopera, figuriamoci se si parla della ristrutturazione di un'intera villa. Peraltro, sono anche al vaglio i legami di Bacci con ambienti connessi con la malavita locale. Quegli spari prima alla sua auto, poi a un cartello della Ab Florence, azienda di pelletteria da 130 dipendenti di proprietà dell'uomo, fanno sorgere molti dubbi.
Negli ambienti dell'imprenditoria toscana si vocifera che l'amico di Renzi abbia contratto numerosi debiti e sia stato costretto a chiedere dei soldi agli strozzini. La mancata restituzione avrebbe fatto irritare i creditori. Ecco perché Bacci è attualmente sotto scorta, su decisione della Procura. La notizia, comunque, è passata quasi sotto silenzio ed è stata riportata da pochi quotidiani, per lo più locali. Se fosse accaduto in Sicilia o in Calabria, con ogni probabilità, sarebbero partite indagini della Dia, ma nel Granducato, terra comunque in cui le infiltrazioni di cosche mafiose sono comprovate, l'attenzione è rimasta puntata solo sugli spari.
Bacci, che è anche patron della Lucchese calcio, risulta indagato con altre sei persone, proprio per l'emissione di fatture false e ricorso abusivo al credito, quale amministratore della Coam, una società che si occupa di edilizia che ha sede, guarda caso, a Rignano sull'Arno, paese di Renzi, attualmente in regime fallimentare.
L'amicizia con l'ex premier risale ai tempi in cui lo stesso era presidente della Provincia e, quindi, sindaco. Bacci deteneva, infatti, una quota della Nikila invest, che possedeva il 40 per cento della Party, società al cui vertice c'era Tiziano Renzi, padre del politico, al quale lo stesso prestò 75mila euro, assieme ad altre persone, per riscattare l'ipoteca sulla casa. Fu proprio Matteo Renzi a nominare l'imprenditore nel cda della Centrale del latte di Firenze, la Mukki e in altre partecipate. «Ancora una volta - spiega il capogruppo in consiglio regionale di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli - diventa più urgente e necessario che si chiarisca chi ha sparato a Bacci e quali sono i motivi. I suoi strettissimi legami con il capo del partito di governo in Italia costringono gli italiani a chiedere trasparenza completa sulle persone frequentate e i rapporti tra eventuali personaggi malavitosi e Bacci».

giovedì 5 giugno 2014

A Galan un milione all'anno e villa sui colli Euganei ristrutturata Baita si lamentava: «È esoso» - Beatrice Mani


Giancarlo Galan e la villa ristrutturata sui colli Euganei

Appuntamenti negli hotel per consegnare i contanti, ma non solo: quote societarie e altri "regalini". L'ex presidente del Veneto "pagato" anche quando non era più in carica.

VENEZIA - È Claudia Minutillo, l'ex fidatissima segretaria, a raccontare come funzionava il sistema corruttivo nel quale sarebbe coinvolto anche l'allora presidente del Veneto (lo è stato per ben 15 anni) e attualmente parlamentare di Forza Italia Giancarlo Galan. È proprio lei - come si legge nell'ordinanza - a confermarela "piena partecipazione" del politico (e anche dell'assessore alle Infrastrutture Renato Chisso): somme ingenti versate più volte durante l'anno, racconta, delle quali aveva saputo direttamente da Piergiorgio Baita che si era sfogato con lei: «È esoso».

Quel denaro serviva "per agevolare il Gruppo Mantovani nella presentazione e nell'iter burocratico relativi ai project financing che le società del gruppo Serenissima Holding presentavano in Regione". "Quando Galan era presidente - ricorda la Minutillo - il controllo delle commissioni e degli assessorati era praticamente totale".

STIPENDIO ANNUALE DA CAPOGIRO PER GALAN E CHISSO
Sempre nell'ordinanza si legge di una sorta di "stipendio" annuo, dato a Giancarlo Galan, di circa un milione di euro. Cifre da capogiro: 900mila euro tra il 2007 e il 2008 "per il rilascio nell'adunanza della Commissione di Salvaguardia del 20 Gennaio 2004, del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo del "Sistema MOSE"". Ma non bastano: tra il 2006 e il 2007 ancora 900mila euro erano state versate "per il rilascio dell'adunanza del novembre 2002 e del gennaio 2005 del parere favorevole della COmmissione VIA della Regione Veneto si progetti delle scogliere esterne alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia".

Renato Chisso riceve di meno, ma gli viene garantito uno stipendio annuale oscillante tra i 200mila e i 250mila euro, dalla fine degli anni '90 - si legge ancora nell'ordinanza - fino ai primi del 2013. Non solo, secondo le contestazioni fatte dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza, lo "stipendio" è stato consegnato "anche all'interno degli uffici della Regione Veneto". Secondo l'ordinanza, il presidente del Consorzio Nuova Venezia Giavanni Mazzacurati avrebbe corrisposto "personalmente e nell'ultimo periodo per il tramite di Sutto, anche all'interno degli uffici della Regione Veneto, uno stipendio annuale oscillante tra i 200mila e i 250mila euro". 

GALAN E LE MAZZETTE NELL'HOTEL
Soldi in contanti, ricevuti e intascati, ecco nel dettaglio quanto gli inquirenti contestano all'ex presidente del Veneto Giancarlo Galan: avrebbe ricevuto 200mila euro nel 2005 all'Hotel Santa Chiara di Venezia da Piergiorgio Baita attraverso la Minutillo (per finanziare la campagna elettorale). E ancora, 50mila euro nel 2005 versati in un c/c presso S.M International Bank Spa di San Marino (più cospicui finanziamenti per le campagne elettorali consegnati sempre da Baita alla Minutillo).

MAZZETTE ANCHE PER CHISSO
A Renato Chisso è contestata la ricezione di 250mila euro tra fine 2011 e inizio primavera 2012 all'Hotel Laguna Palace di Mestre, più centinaia di migliaia di euro consegnate annualmente da Sutto, Minutillo; Baita e Buson anche attraverso il segretario di Chisso, Enzo Casarin.

DENARO LIQUIDO MA NON SOLO
Baita corrompeva e lo sapeva fare in molti modi, come "intestare quote di società che avrebbero guadagnato ingenti somme dalla realizzazione dei project financing a prestanome dei politici di riferimento", gli amici, insomma. Ed ecco che alcune "quote di Adria Infrastruttire sono state intestate alla stessa Minutillio - racconta lei stessa - e alla P.V.P Sri, del Venuti che erano riconducibili rispettivamente a Chisso e Galan".

ANCHE BAITA CONFESSA: GALAN COINVOLTO
Interrogato, anche Piergiorgio Baita ha confermato il pieno coinvolgimento dell'ex presidente nel meccanismo fornendo dettagli sconvolgenti: i versamenti a Galan sono continuati anche quando il politico ha cessato di essere il presidente del Veneto: era lui, comunque, il politico di riferimento.




LA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA DI GALAN
Fra le contestazioni a Galan ce n'è una particolare: quella di aver ottenuto il pagamento della ristrutturazione della propria villa di Cinto Euganeo, nel Padovano. Nel 2007/2008 venne ristrutturato il corpo principale e nel 2011 la barchessa dal Tecnostudio Srl a portarli a termine "che sovrafatturava alla Mantovani alcune prestazioni effettuate presso la sede Mantovani e presso il Mercato Ortofrutticolo di Mestre". Insomma, la casa diventava una reggia e Galan non sborsava un soldo: con le fatture false l'unica a pagare era la Mantovani. E non si parla di briciole: per la ristrutturazione la Mantovani ha sborsato 1.100.000 euro.

martedì 18 settembre 2012

Scandalo nella Regione Lazio, spunta una villa da 800mila euro pagata in contanti da Fiorito.


L'immobile "in sanatoria" costruito abusivamente nel cuore del parco del Circeo.

Potevano bastare otto fabbricati e cinque terreni nel cuore della Ciociaria all'ex capogruppo del Pdl nella Regione Lazio, Franco Fiorito? Assolutamente no. Secondo quanto riporta il quotidiano Repubblica, l'uomo, indagato per peculato dalla procura di Roma, avrebbe comprato una villa da sogno nel cuore del Circeo per un totale di 800mila euro, pagati in contanti.
Se l'acquisto, vista la vicenda, potrebbe non sorprendere, a impressionare è tutto quello che sta dietro la compravendita. L'immobile, infatti, è stato costruito abusivamente nel cuore della riserva naturale e il 28 novembre, giorno in cui è stato firmato l'atto di vendita, è "in sanatoria". Un particolare non da poco, perché permette di escludere che le banche abbiano finanziato l'acquisto concedendo un mutuo. Fiorito quindi avrebbe sborsato in contanti gli 800mila euro richiesti.

Nessuno scrupolo, poi, a smantellare l'area del parco intorno alla villa, prima per un parcheggio, poi per una bella piscina panoramica. Due progetti che non vedranno mai la luce: il primo per l'intervento della magistratura che mette i sigilli al cantiere, il secondo per un dietrofront immediato quando lo scandalo finisce sulle prime pagine dei giornali.