lunedì 23 giugno 2014

Mafia, oltre 90 arresti a Palermo. Messineo: “Blitz su mandamento strategico”.


Associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento alcuni dei reati contestati. Una cimice ha svelato dopo più di 100 anni il killer del poliziotto italo-americano Joe Petrosino. Dal profilo Facebook un presunto capo cosca insultava i pentiti e chiedeva l'amnistia. Tra gli indagati per voto di scambio anche un candidato alle ultime amministrative che chiedeva revoca vitalizio per condannati per mafia.
A Palermo l’operazione antimafia “Apocalisse” ha  sgominato la nuova Cupola del mandamento di San Lorenzo e Resuttana portando all’arresto di 95 “uomini d’onore”, accusati a vario titolo di associazione mafiosaestorsione, danneggiamento e altri reati. Nel corso dell’operazione eseguita dai carabinieri, polizia e guardia di finanza di Palermo sono anche stati sequestrati complessi aziendali per diversi milioni di euro. 
Le indagini, che sono state coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno consentito di ricostruire il nuovo organigramma dello storico mandamento mafioso alla periferia occidentale della città. Gli investigatori hanno individuato capi e gregari, accertando numerose estorsioni praticate in modo capillare e soffocante da cosa nostra ai danni di imprese edili ed attività commerciali del territorio e riscontrando un diffuso condizionamento illecito dell’economia locale.
Secondo le indagine a capo del mandamento di San Lorenzo e Resuttana c’era Girolamo Biondino, fratello di Salvatore, l’autista di Totò Riina. L’uomo era stato da poco scarcerato ed era già tornato alla guida del clan; per evitare di tornare nuovamente in prigione, Biondino faceva il pensionato, girava solo in autobus ed evitava di farsi vedere in giro con altri uomini d’onore. Dopo la scarcerazione, infatti, l’uomo doveva ancora scontare un residuo di pena con la misura di prevenzione della ‘casa lavoro’ al Nord. Secondo gli investigatori era lui a tenere le fila e imporre il pizzo a tappeto nel mandamento. 
A distanza di oltre un secolo l’operazione “Apocalisse” ha portato alla luce anche il nome dell’assassino di Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano venuto a Palermo per sgominare una banda di mafiosi, ucciso il 12 marzo 1909. Il particolare è emerso da una conversazione telefonica captata da una delle cimici degli investigatori.  A rivelarlo è stato Domenico Palazzotto, 29 anni, che si vantava con gli amici che il killer di Petrosino era stato uno zio del padre: “Ha fatto lui l’omicidio del primo poliziotto ucciso a Palermo. Lo ha ammazzato lui Joe Petrosino”, aveva detto agli amici mentre le microspie lo registravano. Joe Petrosino venne ucciso alle 20.45 del 12 marzo 1909, tre colpi di pistola in rapida successione e un quarto sparato subito dopo, suscitarono il panico nella piccola folla che attendeva il tram al capolinea di piazza Marina a Palermo. 
Gregorio Palazzotto, secondo gli investigatori il capo della cosca dell’Arenella che si trova in carcere, aveva aperto un profilo Facebook da dove insultava i pentiti. “Non ho paura delle manette, ma di chi per aprirle si mette a cantare”. Attraverso la pagina sui social faceva rivendicazioni contro il sovraffollamento delle carceri e chiedeva l’amnistia.
“È un’operazione molto importante, perché incide su un mandamento da sempre strategico per Cosa nostra e un tempo regno incontrastato dei Lo Piccolo e da sempre al centro delle attività di controllo di Cosa nostra” dice all’Adnkronos il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo commentando la più grande operazione antimafia degli ultimi anni a Palermo. “Si tratta di un’operazione interforze gestita di comune accordo e in piena sintonia e condivisione delle tre più importanti forze di polizia – dice ancora Messineo -. È la dimostrazione di un forte impegno dello Stato e della totale assenza di divisioni e conflitti e di un efficace coordinamento assicurato dalla Dda”. Nell’operazione non ci sono stati contributi dei pentiti: “Ciò non vuol dire che i collaboratori non siano importanti, ma questa è un’operazione gestita con metodi assolutamente tradizionali, con accertamenti diretti sul campo”.
Tra gli indagati c’è anche un candidato alle ultime amministrative per l’Udc (non eletto) che chiedeva con forza la revoca del vitalizio dei deputati e senatori condannati per mafia e che adesso si ritrova indagato per voto di scambio. Nei giorni scorsi aveva parteicpato al flashmob organizzato davanti a Montecitorio per chiedere la revoca del vitalizio ai condannati per reati mafiosi, come l’ex senatore Salvatore Cuffaro. La Procura aveva chiesto il suo arresto ma il gip ha concesso il divieto di dimora a Palermo. Secondo gli investigatori avrebbe chiesto i voti alla cosca mafiosa dell’Arenella.

730 precompilato



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E noi, sapendo di che cosa sono capaci, dovremmo fidarci?

Vita da ex sindacalista.



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sabato 21 giugno 2014

Senato: nell’accordo tra Pd, Forza Italia e Lega c’è l’immunità per sindaci e consiglieri.

Tra gli emendamenti depositati da Calderoli e Finocchiaro c'è la soppressione dell'articolo 6 del testo dell'esecutivo che applicava solo ai deputati l'articolo 68 della Costituzione sulle "Prerogative dei parlamentari". Quindi, niente arresto e niente intercettazioni se non autorizzate per i membri del 'nuovo' Senato.

Niente arresto e niente intercettazioni se non autorizzate. Tra gli emendamenti depositati venerdì dal vicepresidente del Senato Roberto Calderoli e dalla presidente della Commissione affari costituzionali a Palazzo Madama Anna Finocchiaro c’è anche questo: rispunta l’immunità per i senatori, a differenza di quanto scritto nel testo del governo. L’emendamento dei relatori sopprime infatti “l’articolo 6″ del testo dell’esecutivo che applicava solo ai deputati l’articolo 68 della Costituzione sulle “Prerogative dei parlamentari”.
Gli emendamenti, frutto dell’intesa tra Partito democratico, Forza Italia e Lega, definiscono la nuova composizione di Palazzo Madama, dove siederanno 100 senatori, anzi di 95 più 5: i primi eletti dai consigli regionali in rappresentanza di Regioni e Comuni, i secondi nominati dal presidente della Repubblica (tra questi rientrano gli attuali senatori a vita). Tra i 95 “territoriali” 74 sono scelti tra i consiglieri regionali, gli altri 21 tra i sindaci. Ogni Regione eleggerà un numero di senatori in proporzione al proprio peso demografico. L’intesa non scioglie il nodo del metodo di elezione, rinviando a una successiva legge ordinaria. I senatori decadono nel momento in cui decade l’organo in cui sono stati eletti (Comune o Regione). Ciò vuol dire che il Senato sarà rinnovato mano mano che si rinnoveranno le assemblee territoriali.
Emendamenti che Calderoli ha annunciato con soddisfazione (“E’ stata trovata la quadra”, ha detto) e che sono stati accolti favorevolmente anche da Renzi. Nessuno porta la firma del Movimento 5 Stelle che incontrerà il presidente del Consiglio mercoledì 25 giugno. Proprio il giorno in cui, alle 12, scade il termine per i subemendamenti agli emendamenti dei relatori al ddl costituzionale di riforma del Senato e titolo V. Due ore dopo, alle 14, l’ufficio di presidenza della commissione si riunirà per la programmazione dei lavori. Per questo, come scrive Repubblica, i 5 Stelle vogliono anticipare di 24 ore l’incontro
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/21/senato-nellaccordo-tra-pd-forza-italia-e-lega-ce-limmunita-per-sindaci-e-consiglieri/1035266/

Mi spiegate che c'azzecca la norma salva sindaco e consiglieri infilata nelle riforme che il governo dovrebbe approvare e varare per agevolare il libero cittadino secondo la norma del governare per il bene comune?

Bomba di Imposimato: "legge elettorale porterà alla dittatura".


Ferdinando Imposimato è un magistrato e politico italiano. È 
presidente onorario della Corte Suprema di Cassazione.

Governo vuole cancellare il Senato e l'indipendenza della magistratura. "Con liste bloccate corte, tra tre e sei candidati si viola Costituzione".

ROMA (WSI) - Di fronte all'offerta del leader del M5S, Il premier Renzi mostra imbarazzo. Prima pretende lo streaming, poi irride Grillo. In realtà Renzi non vuole interferenze nel patto occulto col pregiudicato Berlusconi. Varato l'Italicum, vuole cancellare il Senato e l'indipendenza della magistratura con la legge sulla responsabilità civile.

La legge elettorale è un groviglio che farà saltare l'intero sistema democratico, portando alla dittatura. Si avvera così , grazie a Renzi, il sogno di Berlusconi di un sistema elettorale , che sfoci nella elezione diretta del Capo dello stato. La legge elettorale, incoerente con la sentenza della Consulta, prevede un premio abnorme alla coalizione che supera il 37%, portando il vincitore al 55% dei seggi. In mancanza del 37%, andrebbero al ballottaggio le due coalizioni più votate, con la probabile esclusione del M5S, superato da FI, Lega, NCD e partiti minori, avvantaggiati dal controllo di TV pubbliche e private, grazie al conflitto di interessi che Renzi e i professoroni ignorano. Altro vulnus è l'assenza di preferenze . 

Con liste bloccate corte, tra tre e sei candidati si viola l'art 48 della Costituzione "Il voto é personale ed uguale e libero ". Il voto passa alle segreterie di partiti, penalizzando i partiti che vanno da soli.

Concludendo, una minoranza del 40 per cento di votanti , pari al 50 per cento degli aventi diritto al voto , e cioè al 20% degli italiani , privi di libertà, eserciterà un potere assoluto , con la falsa opposizione di Forza Italia e il perpetuarsi delle larghe intese , che controllano i mezzi di informazione . Abolito il Senato, con una sola Camera, tutte le riforme liberticide saranno possibili, anche quella presidenziale e della giustizia da sottoporre al controllo del Governo. Berlusconi propone un referendum sull'elezione diretta del Capo dello Stato nel silenzio di Renzi. Prima di approvare la legge elettorale al Senato, intervenga il Presidente della Repubblica, per le palesi violazioni della Carta. E ci pensino bene i parlamentari del Senato. Potrebbero favorire il ritorno di un condannato o cogliere l'occasione per rivelarsi capaci di salvare l'Italia dal regime. 

Gli archeologi scoprono più vecchi pantaloni DAI nel mondo nella Regione Turfan, Cina.

Ecco i pantaloni più antichi della storia: hanno 3000 anni.
n foto: M. Wagner, Deutsches Archäologisches Institut

In Cina un gruppo di archeologi si è imbattuto in alcuni reperti molto singolari.

Sono tra i capi d’abbigliamento più diffusi al mondo, un tempo indiscutibili simboli di virilità, poi progressivamente adattatisi alle esigenze pratiche di un mondo femminile occidentale in costante emancipazione: i pantaloni non hanno mai smesso di servire l’uomo nelle circostanze più differenti, con quella loro forma che, benché non sia insolita dato che ricalca precisamente la forma delle gambe, risulterebbe quanto meno di difficile realizzazione per un sarto alle prime armi.
Ma a chi per primo sarà venuto in mente di seguire alla perfezione l’anatomia umana per creare un abito che si adatta al corpo, lasciandolo libero di muoversi? Probabilmente ad una popolazione che aveva grande necessità di ricorrere al cavallo, magari un gruppo umano non sedentario che dell’animale era costretto a fare il proprio migliore amico: tale ipotesi, piuttosto logica, oggi è suffragata da una scoperta molto interessante, opera di un gruppo di archeologi impegnato in una campagna di scavo in Cina nell'area dell’oasi di Turfan, regione dello Xinjiang.

Pastori-cavalieri

Ulrike Beck e Mayke Wagner del Deutsches Archäologisches Institut sono infatti incappati, assieme ai loro colleghi, in ben due paia di pantaloni antichissimi che, grazie agli esami al radiocarbonio, è stato possibile collocare cronologicamente in un arco di tempo compreso tra il tredicesimo ed il decimo secolo avanti Cristo: un’età che ne farebbe i più antichi pantaloni di cui siamo in possesso e che corrisponderebbe proprio con un periodo di espansione della pastorizia presso i popoli nomadi dell’Asia centro-orientale. I dettagli della scoperta sono stati resi noti attraverso un paper pubblicato da Quaternary International. I reperti erano parte dell'abbigliamento funebre di due uomini, morti a circa quarant'anni di età e sepolti nel cimitero di Yanghai: entrambi presentavano un corredo di oggetti collegati alla vita equestre e a quelle che dovevano essere le loro attività di pastori nomadi, come una briglia decorata, un arco, una frusta, un'ascia per i combattimenti.

Una manifattura di 3000 anni fa

Il procedimento per confezionare i pantaloni non doveva essere particolarmente complesso: i ricercatori hanno infatti appurato che ciascuno è composto da due pezzi di tessuto lanoso di forma rettangolare, i quali seguono la gamba in tutta la sua lunghezza, e da un terzo che serve da raccordo tra i primi due. Tuttavia la tessitura veniva realizzata direttamente sul telaio, in modo da adattarsi perfettamente alle forme e alla taglia della specifica persona che avrebbe indossato il capo, senza ricorrere ad alcun taglio della stoffa.
La stessa forma dei calzoni denuncia con una certa evidenza da quale genere di necessità potrebbe essere nato questo capo di abbigliamento, confermando l'ipotesi di un legame con il mondo equestre. Stretti sulle gambe, con un cavallo morbido e provvisto di un rinforzo, i pantaloni si presentavano come un irrinunciabile strumento per cavalcare, decisamente più funzionale delle tuniche e dei mantelli dei quali si hanno testimonianza in riferimento ad epoche così remote, spesso associati a perizoma e gambali che non dovevano risultare particolarmente comodi per stare "in sella" durante lunghe marce. Ma oltre ad accontentare le esigenze dei pastori nomadi di oltre 3000 anni fa, i pantaloni rinvenuti avevano anche alcuni motivi decorativi che ne facevano un oggetto molto accurato: i disegni geometrici all'altezza delle gambe soddisfacevano evidentemente anche le esigenze estetiche del fruitore.
http://scienze.fanpage.it/ecco-i-pantaloni-piu-antichi-della-storia-hanno-3000-anni/



Ognuno di noi ha un paio di pantaloni nel vostro armadio. Ma da quando ci sono in realtà i pantaloni, dalla vita in giù alle gambe attraverso casi biforcuto, e che lo ha inventato? Entro la metà del 3 ° millennio aC, uomini e donne in Asia e in Europa sembrano essere prevalentemente di gonne, cappotti o abiti, leggings e perizomi. 
, 2011, da un team tedesco-cinese primi pantaloni di lana da tombe a Turfan , Cina occidentale, ha indagato e ha scoperto il seguente: Sono composti da tre parti, due pezzi di gambe e una parte di cavallo gradini che sono state fatte separatamente su un telaio. I pezzi sono stati cuciti insieme con una grande larghezza nella biforcazione, in modo che un lato diffusione delle gambe era possibile. I creatori di questi pantaloni erano state gettate le briglie e le armi tipiche dei guerrieri equestri alla tomba. I pantaloni sono stati effettuati circa 3.200 anni fa, cioè nel periodo in cui le steppe dell'Eurasia, il primo guerriero apparso a cavallo. Gli studi confermano l'ipotesi che lo sviluppo del pantalone tagliato come lo conosciamo oggi, è stato strettamente associato con l'insorgenza di guida.

Le indagini sono nell'ambito del progetto "Via della Seta Fashion: la comunicazione attraverso i vestiti del 1 ° millennio aC in Ostzentralasien" , invece. Il progetto cerca un composto di cinque partner tedeschi in collaborazione con l'Accademia Cinese dei Beni Culturali e l'Ufficio Patrimonio del Xinjiang (Cina) da agosto 2013, la ricostruzione di tecnologia e di conoscenze, strutture sociali, la disponibilità delle risorse e reti commerciali in Ostzentralasien intorno al 1200 aC . -300 dC. Metodi di archeologia, tessile e cuoio di ricerca, analisi tintura, analisi dei clienti-sectional Ornament, paleopatologia, la vegetazione e il clima di ricerca, antropologia culturale e linguistica sono applicati agli indumenti e attrezzature in Xinjiang.
Maggiori dettagli sul progetto Silk Road Moda a pagina 38 dell'ultimo rapporto di e-research o leggere la pubblicazione scientifica dei più antichi pantaloni del mondo nel nuovo numero del Quaternario internazionale .
Quando il contatto è il Prof. Dr. Mayke Wagner (Responsabile Filiale di Pechino del DAI) sotto mayke.wagner @ dainst.de felice di aiutarvi. 
Il progetto è parte del finanziamento "linguaggio degli oggetti" mirata del BMBF: http://www.bmbf.de/de/21609.php .

Ulteriori informazioni possono essere trovate sul lati del BMBF, sotto http://www.bmbf.de/press/3500.php , e l'Istituto Archeologico Germanico, Pechino ramo laterale del Dipartimento Eurasia, in http://bridging- eurasia.org / .
http://www.dainst.org/it/node/33836?ft=all

Riforme, Boschi: “Pronti a vedere proposte M5S, ma non si ricomincia da capo”


Il ministro per le riforme in conferenza stampa ribadisce l'intesa con Forza Italia: "Siamo interessati a vedere le proposte dei 5 stelle, ma sulla legge elettorale si parte dall'Italicum e ogni modifica dovrà essere approvata da Fi". L'incontro sarà alla Camera il prossimo 25 giugno. Napolitano: "Valuterà l'esecutivo l'apertura di Grillo". Calderoli: "Berlusconi si sfilerà dal patto"

Per vedersi, M5S e Pd, si vedranno, ma il rischio è che diventi solo una chiacchierata a tavolino. A mettere i paletti del prossimo incontro (che sarà il 25 giugno alla Camera con una delegazione Pd) è il ministro Maria Elena Boschi: il governo non ha intenzione di cambiare partner in corsa nella danza per le riforme e ogni eventuale cambiamento dovrà essere approvato da Forza Italia e dalle altre forze politiche di maggioranza. Insomma, vogliono ascoltarli e qualche proposta si potrebbe azzardare ( ad esempio per le liste bloccate dell’Italicum), ma su Senato e modifica della legge elettorale l’accordo con Silvio Berlusconi non si tocca. ”Non sono stati dati punti precisi da parte dei 5 stelle”, dice Boschi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri, “e quindi penso sia giusto aspettare l’incontro di mercoledìSiamo interessati a vedere le loro proposte e quindi vedremo. Valuteremo, ma non credo che sia pensabile dopo mesi di lavoro ricominciare da capo perché non sarebbe serio sia nei confronti dei parlamentari che nei confronti dei cittadini che hanno scelto un modello e lo hanno confermato con il voto di maggio”. Il patto con Forza Italia resiste, anzi sembra uscire rafforzato dalle ultime consultazioni. Il rischio è che il Movimento 5 stelle sia arrivato tardi in quella che è una lunga trattativa che Renzi i suoi non hanno intenzione di far saltare: “Esiste un accordo“, continua Boschi, “fra le forze di maggioranza e Fi ed eventuali modifiche saranno prese in considerazione solo se ci sarà condivisione con chi ha già contribuito a questo percorso. Non si cambia partner all’ultimo momento in percorso”. Intanto la ministra annuncia le prossime scadenze: il 30 giugno in Consiglio dei ministri discuterà la riforma della giustizia e il provvedimento sul terzo settore.

Per il momento il governo Renzi sembra voler continuare sulla sua strada. L’apertura a Grillo non provoca terremoti, almeno per il momento, e lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano riserva all’esecutivo ogni valutazione in merito: “Vedremo”, commenta, “vedrà e valuterà questa possibilità chi ne ha la responsabilità, cioè il governo, il presidente del Consiglio e i gruppi di maggioranza”.L’incontro tra 5 stelle e Pd nasce zoppo, in ritardo e con troppe condizioni da considerare. “Diamo a Renzi”, commenta Manlio Di Stefano, deputato M5S, “l’opportunità di uscire da quel ricatto di Berlusconi che lui stesso disse esserci quando affermò che non c’era alternativa. Noi gli diamo un’alternativa: chiarisca se preferisce continuare con lui o aprirsi ad un percorso nuovo”. Parole a cui si associa Alessandro Di Battista: “Forza Italia, lo ricordo e non temo alcuna querela, è un partito nato con il beneplacito della mafia in particolare dell’organizzazione più pericolosa, ‘Cosa Nostra’ che, grazie all’intermediazione di Dell’Utri (per questo condannato e detenuto in carcere) ha concluso svariati patti di non belligeranza con Berlusconi”. Più fiducioso invece il capogruppo grillino al Senato Maurizio Buccarella: “Non ci lasciamo scoraggiare, il nostro approccio rimarrà improntato sulla voglia di confronto“. 
La porta in casa Pd resta aperta al dialogo, ma a molte condizioni: “Bisogna capire”, continua Boschi, “nella sostanza se da parte del Movimento 5 Stelle è condiviso il percorso delle riforme, se vuole partecipare al cambiamento del Paese o se rimangono su posizioni di conservazionecome sulle riforme. Il presidente del Consiglio ha risposto alla lettera del M5S perché era stata indirizzata direttamente a lui, ma nel testo c’era un po’ di confusione, non si capiva se il M5S era interessato a confronto con il governo o con il Partito democratico“. La risposta è arrivata dopo qualche ora direttamente sul blog di Beppe Grillo: “La delegazione composta da Luigi Di Maio, Danilo Toninelli e i capigruppo Giuseppe Brescia e Maurizio Buccarella intendono incontrare il Partito democratico in quanto forza parlamentare”.
In particolare Boschi blinda la legge elettorale sulla quale i 5 stelle avevano chiesto una mediazione. “Le proposte di modifica alla legge elettorale saranno prese in considerazione solo se c’è condivisione con le altre forze che hanno approvato le legge alla Camera”. In particolare, Boschi ha parlato della questione delle liste bloccate: “Diversi punti possono essere messi in discussione e eventualmente anche questo. Ma c’è un impegno che il Pd ha preso con maggioranza e Fi, dobbiamo rispettare quell’impegno”. Rispetto invece al testo iniziale del governo sul nuovo Senato, Boschi annuncia che “ci sarà una riduzione della componente dei sindaci e aumenterà la componente dei consiglieri regionali”. Il ministro delle Riforme non anticipa quale sarà il numero dei componenti del nuovo Senato, ma dice: “Sarà ridotto il numero complessivo dei membri del Senato” e anche il numero dei senatori nominati dal presidente della Repubblica.
Ma l’accordo nella maggioranza sembra ormai pronto. “Questa notte”, dice il senatore Roberto Calderoli, “con la presidente Finocchiaro e altri volenterosi riformisti abbiamo percorso l’ultimo miglio. Ci manca solo l’ultimo millimetro e poi si parte per cambiare finalmente questo paese”. Intanto però qualche ora prima profetizzava che sarebbe stata Forza Italia a sfilarsi all’ultimo minuto dal patto. “Le riforme costituzionali”, aveva detto in un’intervista a La Stampa, “partiranno, ma non arriveranno al traguardo con la maggioranza dei due terzi che consente di evitare il referendum. Alla fine, nelle ultime due letture, quando sarà necessaria la maggioranza qualificata, qualcuno si sfilerà”, “la Lega certo di no. La prima cosa che mi viene in mente è Forza Italia”. E’ la convinzione del senatore del Carroccio: “Nella primavera del 2015 – spiega – può succedere di tutto. Ci potranno essere disgregazioni varie. Già assistiamo a quella di Sel. Non escludo che qualcosa del genere possa accadere in Forza Italia. Sarà il periodo in cui si comincerà a ragionare seriamente di legge elettorale e per i partiti scatterà la logica del ‘primum vivere’, delle convenienze. Non credo che Berlusconi voglia veramente regalare le riforme a Renzi”.
Nel pomeriggio sono ricominciate le consultazioni dell’esecutivo. Ncd dice sì all’elezione indiretta del Senato, e giudica “equilibrato e coerente” il testo delle riforme che emergerà dagli emendamenti dei relatori. Il ministro Boschi ha incontrato (di nuovo), Gaetano Quagliariello del Nuovo centrodestra per parlare della formazione del nuovo Senato. Anche in questo caso si è concordato sul fatto che i senatori saranno “100, più una piccola quota nominati dal Presidente della Repubblica, credo cinque”, secondo gli emendamenti dei relatori.  “Dei 13 emendamenti che abbiamo presentato”, dice Quagliariello, “più della meta cadono perché assorbiti dalle modifiche dei relatori. Però vogliamo avere ancora degli approfondimenti”.  Tra i “pochi” emendamenti Ncd che rimarranno in piedi – conclude il capogruppo Ncd al Senato, Maurizio Sacconi – c’è quello del ‘Fallimento politico degli amministratori locali’. “Il che vuol dire – ha spiegato – che se l’ente viene commissariato per ragioni di squilibrio finanziario, gli amministratori saranno ineleggibili in qualsiasi amministrazione pubblica”.