venerdì 3 luglio 2015

Spedite le raccomandate all'INPS.




Spedite le raccomandate all'INPS.

Una a Roma e l'altra a Palermo.

Non ho nessuna intenzione di rinunciare a ciò che mi spetta di diritto; oltretutto pago già tantissimo ogni mese con le ritenute Irpef, addizionali regionali e comunali, acconto addizionale Irpef, Iva su ogni cosa che compro, oltre a quello che mi fanno pagare ogni anno - e non con una tantum ridotta di dieci volte come vorrebbe fare con i miei arretrati lo Stato - ma su tutto ciò che posseggo ed ho pagato di tasca mia.


Infine, perchè abbuonare allo Stato un qualcosa quando lo Stato non mi condona niente?

Perchè rinunciare a ciò che mi spetta di diritto quando lo stato mi impone un De Luca o mi mette a capo del Governo un non eletto dai cittadini?

Perchè rinunciare ad un mio diritto se lo stato mi vieta anche di dissentire privandomi della democrazia sulla quale il mio paese si basa?

Sono stufa di rinunciare sempre a qualcosa e stringere la cintola per dare la possibilità a chi costruisce strade, ferrovie, mezzi militari, aeroporti ed altre opere della stessa portata, di guadagnare cento volte più che negli altri paesi e in assenza di sicurezza per gli utenti.

Sono stanca di dover rinunciare a qualcosa di mio per agevolare chi specula sulla povera gente, chi specula sui rifiuti tossici e non, chi si arricchisce con la sanità.

Sono stanca di dover rinunciare a qualcosa per dare a persone inqualificabili la possibilità di percepire stipendi, buonuscite e pensioni da nababbi per meriti di puro servilismo ed obbedienza verso poteri economici e, pertanto, verso la politica corrotta.

Ormai s'è bello e capito: tutto ciò che noi cittadini risparmiamo se lo spartiscono in pochi. 
Quegli stessi che hanno distrutto l'economia del nostro pese.

Cetta.

Matteo Renzi: però, in fondo, non è così male. - Andrea Scanzi

Matteo Renzi: però, in fondo, non è così male


Devo dire che, tutto sommato, forse Renzi l’ho sottovalutato. A parte avere raso al suolo la scuola pubblica. A parte non contare una mazza in Europa. A parte le bugie. A parte essersi inimicato in un colpo solo pensionati, insegnanti, lavoratori, associazioni partigiane eccetera, ovvero quello smisurato bacino elettorale che prima di lui avrebbe votato Pd a prescindere. A parte avere clamorosamente sottovalutato la questione migranti. A parte avere imposto una legge elettorale che doveva uccidere il M5S e che in realtà rischia di agevolare il M5S. A parte essersi ridotto a salvare i gigli di campo alfaniani, altrimenti il governo cade. A parte non essere andato al voto un anno fa, quando avrebbe preso percentuali bulgare. 
A parte il credersi dentro House of Cards
A parte l’essere dentro Mister Bean. A parte avere regalato al paese una classe dirigente persino più ridicola e impreparata di quella berlusconiana. A parte essere lo zerbino pingue della Merkel. A parte quel suo inglese fluente come il catrame. A parte quel suo lessico da fan ripetente dei Righeira. A parte quel suo sguardo sempre vispo e intelligente, a metà tra una trota e il Trota. A parte non avere minimamente inciso sulla ripartenza economica del Paese. A parte quella propensione appena accennata alla deriva dittatoriale. A parte avere permesso a Salvini di crescere indisturbato nei consensi. A parte scappare da ogni duello televisivo. A parte avere puntato su Paita, Moretti, Bracciali e altri droidi accattivanti elettoralmente quanto un fagiolo lesso sopra una meringa. A parte aver sottovalutato la grana Marino. A parte aver sottovalutato il bubbone De Luca. A parte riuscire a crollare nel gradimento nonostante una stampa quasi sempre azzerbinata.
Ecco: a parte tutto questo, e in realtà molto altro, Matteo Renzi non è che sia poi così male.

martedì 30 giugno 2015

Grecia, Merkel: «Se fallisce l'euro fallisce l'Europa». Italia esposta per 36 miliardi. Obama: riaprire il dialogo

Immagine Merkel avverte:
«Se fallisce l'euro
fallisce l'Europa»
Obama: riaprire dialogo

«Se fallisce l'euro fallisce l'Europa». Lo ha detto Angela Merkel, mentre la Grecia rischia di piombare nel caos e uscire dall'euro. Crollano intanto le Borse - Milano chiude in calo del 5% - e si impenna di nuovo lo spread.

«L'Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte a ogni sfida», ha aggiunto. Banche chiuse intanto in Grecia fino al 7 luglio.


«Il punto è: il referendum greco non sarà un derby tra la Commissione europea e Tsipras, ma un derby dell'euro contro la dracma. Questa è la scelta», ha scritto su Twitter in inglese il presidente del Consiglio Matteo Renzi.

L'esposizione dell'Italia nei confronti della Grecia è di «35,9 miliardi», precisa intanto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Su Twitter il ministro scrive che «circolano dati sbagliati su esposizione diretta Italia vs Grecia: tra prestiti bilaterali e garanzie (calcoli aggiornati ESM) è 35,9
miliardi».

La Grecia conferma che non pagherà domani la tranche di fondi che deve al Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Lo afferma un funzionario del governo di Atene citato dal Wall Street Journal. La Grecia conferma che «non sarà in grado di restituire al Fmi 1,73 miliardi di dollari che deve entro martedì dopo la decisione di indire un referendum» afferma il Wall Street Journal, sottolineando che con il mancato pagamento Atene farà default con il Fondo.

Il pressing per riaprire i colloqui fra i creditori e la Grecia nel frattempo si fa sempre più forte. Oggi i presidenti francese e americano, Francois Hollande e Barack Obama hanno «convenuto di unire i loro sforzi per favorire una ripresa delle discussioni» sulla crisi greca, dopo una conversazione telefonica. È quanto si è appreso dall'entourage del capo di Stato francese. «Essi hanno convenuto di unire i loro sforzi per favorire una ripresa delle discussioni, permettere il più rapidamente possibile una risoluzione della crisi e assicurare la stabilità finanziaria della Grecia» ha dichiarato la stessa fonte dell'Eliseo. Già ieri Obama aveva parlato al telefono con Merkel.

Anche la Cina «ha interesse» che la Grecia rimanga nell'Eurozona. Lo ha detto il premier cinese Li Kequiang durante la sua visita a Bruxelles. «Chiediamo - ha aggiunto - ai creditori internazionali di raggiungere un accordo con Atene».

La conferenza dei capigruppo dell'Europarlamento chiede al presidente della commissione Ue Jean Claude Juncker di tenere nelle prossime ore un Eurosummit straordinario sulla Grecia.

«Sono rattristato dallo spettacolo che si è dato in Ue, la buona volontà è evaporata, egoismi e giochi tattici o populisti hanno avuto la meglio dopo tutti gli sforzi fatti, mi sento tradito perché non si prende in considerazione gli sforzi personali e degli altri», ha detto Juncker, che ai greci chiede di votare sì al referendum di domenica sull'offerta dei creditori: «Votare no vorrebbe dire che la Grecia dice no all'Europa», un voto contrario sarebbe «disastroso».

«Se fallisce l'euro fallisce l'Europa», ha detto Merkel. «L'Europa deve essere in grado di trovare un compromesso di fronte ad ogni sfida». «Se la capacità di trovare compromessi va perduta, anche l'Europa è perduta», ha detto la cancelliera.

L'Ue è «un progetto meraviglioso», ha continuato, sottolineando che questo può durare a lungo solo se solidarietà e responsabilità individuale stanno assieme. «Per questo si deve lottare per questi principi», ha ribadito. Certo si potrebbe cedere nella lite, ha aggiunto, senza tuttavia fare riferimento esplicito alla Grecia, «ma così nel medio e nel lungo periodo ci faremmo dei danni». Parlando all'assemblea dei conservatori tedeschi, la cancelliera ha poi invitato ad avere «coraggio», e «coraggio è anche la disponibilità a cambiare qualcosa», ha spiegato.

«Abbiamo presentato una buona offerta», ha sottolineato ancora Merkel rispondendo a una domanda sulla rottura delle trattative tra creditori internazionali e governo di Atene. Ma in vista del referendum con cui il 5 luglio il popolo ellenico si dovrà pronunciare su questa offerta, Merkel ha tenuto a precisare: «Nessuno vuole da fuori influenzare un popolo fiero come il popolo greco».

Gli «effetti sull'eurozona» dall'interruzione dei negoziati con la Grecia «sono limitati», ha scritto il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble in una lettera ai parlamentari tedeschi, visionata dall'agenzia Ansa. «I membri dell'eurozona hanno detto chiaramente che faranno di tutto per assicurare la stabilità dell'eurozona nella sua interezza».


http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/grecia-europa-eurogruppo-merkel/1437053.shtml

 

Non condivido il pensiero della Merkel, perchè la UE non è un "progetto meraviglioso" come lo ha definito, ma un progetto incompleto, nato male. Una unione che si rispetti non riguarda solo la sfera economico monetaria, ma prevede la libera circolazione in un territorio unico senza frontiere, la fusione di culture, un reciproco aiuto, un unico governo, una lingua unica, ...ma stiamo solo farneticando, perchè la tendenza è quella di separare gli uomini tramite frontiere, ideologie e religioni per renderli schiavi di regole che di logico o democratico hanno poco o nulla.
La UE è stata creata con scopi che poco hanno a che vedere con il benessere delle popolazioni che compongono le nazioni che hanno aderito, è stata creata per accrescere il benessere di chi è legato all'economia bancaria e borsistica, per chi paga poco e guadagna molto.
Infatti, le regole impartite dalla UE alle nazioni aderenti sono quelle dell'austerità imposta alla popolazione che opera e lavora, la parte produttiva, mai alla parte passiva e parassita.
Cetta.

Grecia, la Bce congela la liquidità di emergenza. Tsipras annuncia: banche e Borsa resteranno chiuse. - Flavio Bini



Banche e Borsa chiuse. Alla fine tutti i peggiori incubi delle ultime settimane si stanno materializzando. Prima il mancato accordo, poi lo strappo con il referendum convocato per la prossima domenica, quindi lo scenario che tutti avrebbero voluto evitare, e che ora è diventato ineludibile. Lunedì porte chiuse agli istituti di credito e controlli di capitali, ha annunciato Tsipras in un accorato discorso alla nazione in diretta Tv, dopo che il consiglio per la stabilità finanziaria greco ha raccomandato la chiusura degli istituti di credito per i prossimi 6 giorni lavorativi. "L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa", ha detto ha detto il premier ellenico, citando l'ex presidente usa Franklin Delano Roosevelt.

In these critical hours, we must remember that the only thing to fear is fear itself. #Greece

Una mossa quasi obbligata, quella di Tsipras, dopo che nel pomeriggio la Banca Centrale Europea aveva deciso di mantenere invariato il tetto della linea di liquidità di Emergenza (Ela) disponibile per Atene. 
Dopo la massiccia corsa agli sportelli di questo weekend, l'unico modo per tenere in vita le banche elleniche sarebbe stato quello di concedere un nuovo innalzamento, scelta che invece Francoforte ha ritenuto di non potere adottare dopo la rottura dei negoziati andata in scena sabato.
Così per Tsipras non è rimasta che la strada di appellarsi all'unità del popolo, contro i nemici di Bruxelles. "Le recenti decisioni dell'Eurogruppo e della Bce hanno un solo obiettivo: cercare di soffocare le volontà del popolo greco", ha detto in tv. "Non ci riusciranno. Accadrà il contrario: il popolo greco rimarrà fermo con ancora maggiore caparbietà" e "i tentativi di cancellare il processo democratico sono un insulto e una vergogna per le tradizione democratiche in Europa".
Il premier greco ha quindi provato a rilanciare in extremis la richiesta di una proroga, bocciata nel corso dell'ultimo Eurogruppo, ribadendo però la volontà di volere andare fino in fondo con la consultazione programmata. 
"I tentativi di cancellare il processo democratico sono un insulto e una vergogna per le tradizione democratiche in Europa", ha aggiunto Tsipras, che ha invitato la popolazione alla calma sottolineando che "i depositi dei greci sono al sicuro". Ma nè l'Eurotower nè altri, ha aggiunto, "fermeranno il processo del referendum". Se i partner dell'Eurozona vogliono, ha affermato ancora, "possono dare alla Bce la libertà di ripristinare la liquidità delle banche anche stanotte stessa". La decisione di respingere la richiesta greca "per una breve estensione del programma", ha rilevato, "è un atto senza precedenti per gli standard europei e mette in questione il diritto di un popolo sovrano di decidere".

http://www.huffingtonpost.it/2015/06/28/grecia-bce-liquidita_n_7681396.html?ir=Italy&utm_campaign=062815&utm_medium=email&utm_source=Alert-italy&utm_content=FullStory

La Grecia non è un puntino sulla carta geografica, la Grecia è composta da persone, esseri viventi, che pensano, soffrono amano come tutti gli esseri viventi sulla terra; 
nello stesso modo di chi, invece, pensa di poter decidere della loro vita, quei servi-bastardi che governano le nazioni tutelando gli interessi di altri pochi esseri viventi il cui unico scopo è arricchirsi a dismisura, senza regole, appropriandosi di tutte le risorse che la terra offre gratuitamente.
Questo sta succedendo: poche persone ordinano al altre poche persone di legiferare in loro favore promettendo loro, in cambio, briciole del loro enorme patrimonio.
Abbiamo il dovere di impedire che queste poche persone portino a termine il loro infame progetto; se non agiamo, e subito, perderemo ogni diritto, non potremo più ribellarci, come già sta succedendo quando ci opponiamo alle loro assurde imposizioni.

Cetta.

lunedì 29 giugno 2015

Villa Sofia, arrestato il primario Tutino Ecco chi sono gli altri indagati. - Riccardo Lo Verso



Matteo Tutino, primario del reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, si trova agli arresti domiciliari per truffa, peculato, abuso d'ufficio e falso
La nota di Villa Sofia.

PALERMO - I carabinieri del Nas sono andati stamani a notificargli un ordine di arresto. Matteo Tutino, primario del reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, si trova agli arresti domiciliari per truffa, peculato, abuso d'ufficio e falso.

L'inchiesta è la stessa che un anno fa portò alla notifica di un avviso di garanzia non solo per Tutino, ma anche per l'allora commissario straordinario dell'ospedale, Giacomo Sampieri, per il direttore sanitario Maria Concetta Martorana e per Damiano Mazzarese, primario della Rianimazione e per un periodo responsabile delle Chirurgie dell'ospedale palermitano.

Oggi per Tutino, vicino al presidente della Regione Rosario Crocetta di cui è medico personale, il giudice per le indagini preliminari Giovanni Francolini ha disposto gli arresti domiciliari su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell'aggiunto Leonardo Agueci e del sostituto Luca Battinieri. Nonostante l'inchiesta risalga alla fine del 2013 il provvedimento è giustificato dalla necessità di garantire le esigenze cautelari.

Tutto partì nel 2012 quando la direzione generale del Policlinico di Palermo raccolse i dati relativi a ventuno interventi chirurgici nell'ambito di un procedimento disciplinare a carico di Tutino. Dati che furono trasmessi alla Procura della Repubblica di Palermo, a quella regionale della Corte dei Conti, all'assessorato regionale alla Salute, ai carabinieri del Nas, alla Finanza e all'Azienda sanitaria di Caltanissetta. Gli interventi chirurgici in questione furono eseguiti fra il 21 aprile 2005 e il 24 agosto 2011 come risulta dai registri operatori e dalle copie delle ricevute fiscali. Secondo gli investigatori, Tutino non avrebbe potuto e dovuto entrare nella sala operatoria nissena perché risultava in servizio al Policlinico. Nell'ospedale universitario palermitano era arrivato nel novembre 1997. Successivamente, dal 10 settembre 2007 e fino al 9 settembre 2009, era stato comandato presso gli ospedali Galeazzi e San Raffaele di Milano. Ed ancora: dal 10 settembre 2009 risultava in aspettativa senza assegni per via di un impegno come consulente del Senato nella Dodicesima Commissione Igiene e Sanità presieduta dal senatore Antonio Tomassini. Infine, dal 4 ottobre 2012 era approdato all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta fino al giorno del trasferimento a Villa Sofia.

Ed è nell'ospedale palermitano che avrebbe commesso altre irregolarità. Il cardine della sanità italiana sono i "Livelli essenziali di assistenza (Lea)". E cioè l'insieme delle attività e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza. Nessuno, insomma, può essere escluso dalle cure. L'ipotesi di chi indaga è che Tutino abbia fatto passare per essenziali interventi che, invece, nulla c'entrerebbero con i Lea. Gli investigatori ne avrebbero individuato una decina. Tra questi alcuni interventi di rinoplastica spacciati per settoplastica. La differenza è fondamentale. La rinoplastica è un intervento di chirurgia estetica e serve a rimodellare il naso. La settoplastica, invece, non si occupa di fattori estetici, ma interviene quando ci sono problemi funzionali e solo dopo il parere di un otorinolaringoiatra. Non è tutto. Tra gli interventi eseguiti da Tutino e spacciati per funzionali ce ne sarebbero alcuni di liposuzione e di ginecomastia, cioè di riduzione del seno dell'uomo. Si sarebbe, dunque, trattato di interventi estetici fatti rientrare fra le prestazioni previste dal Servizio sanitario nazionale. Insomma, lo Stato non poteva e doveva rimborsarli. Da qui l'ipotesi di truffa.

Il peculato sarebbe, invece, legato all'utilizzo da parte di Tutino di risorse e strumenti dell'ospedale pubblico. Sembrerebbe, infatti, che sotto i ferri sarebbero finiti pazienti che si erano rivolti al Tutino chirurgo plastico e libero professionista piuttosto che al Tutino medico ospedaliero. Il medico si sarebbe fatto pagare compensi non dovuto dai pazienti, camuffanfoli per prestazioni post operatorie, ad esempio le medicazioni. Gli stessi pazienti, inoltre, grazie alle cartelle compilate da Turino avrebbero ottenuto il rimborso delle prestazioni dal servizio sanitario. Non è ancora chiaro se ci siano sviluppi investigativi sul capitolo che riguarda i titoli presenti nel curriculum di Tutino. In particolare, le attenzioni del militari del Nas si era concentrata su una “sub specialità in Chirurgia cranio-facciale” conseguita fra aprile e settembre 1997 all'Ospedal General Gonzalez di Mexico City. Sulla nomina di Tutino si era aperto un contenzioso al Tar e alla fine il medico era rimasto al suo posto.

Tutino reagì alla notizia dell'avviso di garanzia sostenendo che fosse una risposta alle sue denunce sul malaffare in ospedale. Denunce che nei mesi scorsi il giudice che ha archiviato l'inchiesta su un collega di Tutino ha definito "strampalate". E parlò di invidie per la sua bravura - "sono il numero uno" - spazzando via il sospetto di chi riteneva che il suo arrivo a Palermo fosse stato spinto dalla politica.

Gli altri indagati
Nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Matteo Tutino, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica e Maxillo Facciale dell'ospedale Villa Sofia di Palermo sono coinvolti anche Damiano Mazzarese dirigente del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell'Azienda Ospedaliera l'ex commissario dell'azienda sanitaria Giacomo Sampieri e il direttore sanitario Maria Concetta Martorana.

La nota di Villa Sofia
"La Direzione strategica dell’Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello ha appreso dagli organi di stampa la notizia del provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo nei confronti del Responsabile dell’Unità di Chirurgia Plastica e Maxillo facciale, dr. Matteo Tutino, e attende, con il dovuto rispetto che si deve nei confronti di un’indagine così delicata e complessa, gli ulteriori sviluppi della vicenda. La Direzione adotterà gli opportuni provvedimenti che il caso richiede, per assicurare la continuità dell’attività assistenziale e tutelare l’immagine dell’Azienda e dei tanti professionisti che ogni giorno con coscienza e impegno lavorano per offrire all’utenza i migliori servizi sanitari.


http://livesicilia.it/2015/06/29/villa-sofia-arrestato-il-primario-tutino_643318/

Roma, ecco il metrò più caro: 160 milioni al chilometro. - Giacomo Galeazzi


L’intoppo. Il primo viaggio (ieri alle 5,30) si è fermato dopo 4 fermate per un problema tecnico. Alle 10 l’inaugurazione ufficiale

Apre la terza linea: era attesa per il Giubileo. Ma il primo convoglio si ferma.

Si è guadagnato il titolo di incompiuta più costosa d’Europa. Ieri il metrò del Giubileo è partito con quattordici anni di ritardo e un imprevisto: il convoglio delle 5,30 si è bloccato quattro fermate prima del capolinea di Pantano-Montecompatri (zona Castelli romani). Uno stop di 11 minuti alla stazione Due Leoni-Fontana Candida. «Il treno si è fermato alcuni minuti per consentire la soluzione di un problema tecnico proprio per evitare limitazioni e completare la corsa», si è poi giustificata l’Atac.  

C’è sempre stato troppo ottimismo sulla linea C. Quando negli Anni 90 fu messo a punto il progetto in preparazione dell’Anno Santo, nelle periferie romane le case guadagnarono subito valore. Errore. C’era ancora da scavare quasi un quarto di secolo dribblando scandali e bocciature tecniche degli standard di qualità. Sarà forse per lo stupore che ieri centinaia di curiosi hanno immortalato con selfie l’esordio della metro C. Un’opera all’avanguardia gravata da due inchieste: una dei pm della Capitale, una della Corte dei Conti per un danno erariale di 364 milioni di euro. Tra polemiche e carte bollate, i suoi cantieri sono parte del paesaggio delle borgate romane. L’obiettivo è aprire la seconda tratta (Centocelle-Lodi) nei primi mesi del 2015 e poi fino a San Giovanni. Poi ancora Colosseo, piazza Venezia fino a San Pietro. L’opera, ultimata, potrebbe raggiungere i 4 miliardi di costi e i 25 km di percorso: 160 milioni a chilometro. Ma è comunque una svolta storica per la mobilità urbana: i pendolari non dovranno più districarsi tra coincidenze di autobus e tragitti alternativi.  

Una rivoluzione per i popolosissimi quartieri-dormitorio attorno all’Urbe. Per curiosa coincidenza Roma inaugura con 14 anni i di ritardo la sua terza linea metropolitana (la più lenta e costosa d’Europa), mentre Milano festeggia il mezzo secolo della «mm rossa».  

La linea doveva essere pronta per il Giubileo, ma tra ritardi, variazioni di percorso, inchieste della magistratura, costi schizzati (per ora) a due miliardi di euro, solo ora migliaia di passeggeri possono viaggiare sul tratto che collega Pantano sulla Casilina a Centocelle, periferia est. Ieri ha aperto i battenti la strada ferrata finora paralizzata da stop della commissione tecnica del ministero dei Trasporti e inchieste della procura. Un calvario burocratico: autorizzazioni del ministero, convocazioni della direzione generali per il trasporto pubblico locale, verifiche sul campo, passaggi alle commissioni sicurezza e agibilità, abilitazione dei dipendenti, sopralluoghi dell’ufficio Ustif delle Infrastrutture. Sono collegati quartieri finora confinati ai margini della capitale. 

Centocelle, Alessandrino, Torre Spaccata, Torre Maura, Borghesiana, Finocchio. L’intero tracciato si sviluppa parallelo alla via Casilina. I treni non hanno conducente e sono controllati da una postazione remota. Ma prima di essere inaugurata, la C si era allagata con il nubifragio che ha colpito Roma la scorsa settimana: l’acqua è arrivata negli atri delle stazioni Giardinetti e Grotte Celoni. Il procuratore della Corte dei Conti del Lazio ha contestato un danno per l’erario tra il 2006 e il 2010 a causa del rinvio dei lavori e di un aumento dei costi di 364 milioni. Negli snodi di San Giovanni e Colosseo, Italia Nostra certifica ritrovamenti archeologici nel sottosuolo e rischi per la stabilità del monumento più famoso di Roma.