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lunedì 17 agosto 2015

Lucia Borsellino nell'inferno sanità. - Lirio Abbate


Quella conversazione ha rotto il silenzio ipocrita

In Sicilia l'assistenza medica vale nove miliardi l'anno. E lì si concentrano gli interessi politici e mafiosi. Ma l'opera di rigore della Borsellino è stata "aggredita" dagli amici del governatore. Fino alle dimissioni.


In Sicilia la Regione spende poco più di 9 miliardi all’anno per l’assistenza sanitaria, e per questo è la principale industria dell’isola. È una miniera d’oro in cui tanti in passato si sono lanciati per grattare, scavare e portare via a palate somme di denaro che finivano spesso nelle casse di società in mano alla mafia. E dove la politica è spesso andata a braccetto con imprenditori collusi e medici compiacenti che hanno devastato la sanità siciliana, mortificandola professionalmente, preferendo le raccomandazioni dei padrini alle tante capacità che ci sono negli ospedali per ricoprire incarichi di responsabilità nelle strutture sanitarie e in particolare nei reparti.

La politica ancora una volta spiana la strada ai raccomandati, preferendoli ai medici - e sono tanti - che invece dimostrano nelle corsie e in sala operatoria quanto sono bravi. Sono purtroppo storie di mafia, politica e sanità intrecciate, descritte in tante sentenze giudiziarie.

Del resto quello dell’assistenza sanitaria è un settore in cui il denaro non manca mai, in cui i controlli sono labili e le possibilità per i mafiosi di esercitare la loro principale vocazione, l’intermediazione privata, sono infinite. A raccontarlo è un bollettino della procura che a partire dal 1980 registra, solo a Palermo, l’apertura di decine di indagini. Uno dopo l’altro finiscono in carcere medici, farmacisti, dirigenti sanitari, politici, mafiosi per appalti pilotati, truffe e forniture mediche. È lo stesso Bernardo Provenzano, come riportano i pentiti, a decidere di investire nelle società che forniscono servizi a nosocomi e ambulatori pubblici. Mazzette a iosa circolano anche nel mondo dello smaltimento dei rifiuti ospedalieri e quasi sempre, quando scattano le perquisizioni, si scopre che molti degli indagati sono legati tra loro da vincoli di fratellanza massonica.

In questo clima la mafia ha prosperato. Tradizionalmente molti medici sono uomini d’onore, spesso capi di mandamenti. Altri sono invece considerati a disposizione dei boss. Anche i due presidenti della Regione che hanno preceduto Rosario Crocetta erano entrambi medici ed entrambi hanno avuto problemi con il mondo della Sanità. Salvatore Cuffaro è in carcere per aver favorito Cosa nostra dopo aver concordato il tariffario regionale nel retrobottega di un negozio a Bagheria con l’imprenditore della sanità privata, Michele Aiello. E Raffaele Lombardo è stato condannato in primo grado a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.

Quando Lucia Borsellino nel novembre 2012 viene nominata assessore regionale alla Salute, il passo amministrativo e le linee sulla sanità sembrano cambiare in meglio. La figlia di Paolo Borsellino in quel periodo testimoniava la “rivoluzione” politica che aveva propagandato Rosario Crocetta nella sua vincente campagna elettorale. Lei, dipendente della Regione, lavorava proprio all’assessorato alla Salute come dirigente del settore farmaceutico. E di assessori ne aveva conosciuti diversi, fino a quando nel 2010, uno degli allievi del papà, l’ex pm Massimo Russo, passato alla politica con il governo Lombardo, la porta ai vertici dell’assessorato. Poi con Crocetta diventa la responsabile della Salute.

Ha le idee chiare Lucia e punta a «una sanità libera in Sicilia». Ma non tutti sembrano seguirla su questa idea. Tanto che l’organizzazione degli ospedali inizia a zoppicare. Sulla sua strada incrocia due persone che tenteranno di dirigere alle sue spalle nomine e incarichi.

Il primo è Matteo Tutino, il medico personale e amico di Crocetta, arrestato lo scorso giugno per truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso che chiamava il governatore siciliano «il mio confessore». Avrebbe dovuto limitarsi a gestire il reparto di Chirurgia plastica a Villa Sofia ma di fatto si comportava come se fosse un manager della sanità. E poi l’ex dirigente dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, Giacomo Sampieri, anche lui coinvolto in questa inchiesta giudiziaria.

Sampieri e Tutino al telefono si definiscono «uomini del presidente», che operano per «la legalità» e su «mandato» di Crocetta. Davanti all’opera di sbarramento fatta da queste due persone Lucia Borsellino comincia a comprendere che la sua strada è in salita, ostacolata pure da fuoco amico. Come emerge da intercettazioni depositate dalla procura di Palermo che indaga su Tutino e Sampieri. Entrambi si davano un gran da fare per far nominare manager, tanto da stilare una lista «di fedelissimi» per consegnarla a Crocetta. Alcune delle persone citate nelle intercettazioni sono state poi nominate.

«La Borsellino un elemento di disturbo»

I verbali dell'interrogatorio dell'assessore regionale. In cui i pm le chiedono se sapeva che Tutino la metteva «in cattiva luce» con Crocetta. E le svelano lo scandalo dell'ospedale Villa Sofia. Il giorno in cui comincia il calvario della donna che voleva risanare la sanità siciliana

Sentita dai magistrati, Lucia Borsellino ha spiegato che il comportamento di Tutino era «assolutamente irrituale» e «questa irritualità la riferisco anche agli aspetti comportamentali diciamo... una persona che si relaziona direttamente con l’amministrazione... devo dire con la stessa frequenza con cui lo può fare un direttore generale o un commissario...  sicuramente altri direttori di struttura complessa non fanno altrimenti...».

Un comportamento che Tutino avrebbe avuto che superava le sue competenze di primario. Ma era l’amicizia di Crocetta a spingerlo ad avere questo comportamento tanto che Tutino e Sampieri si definivano nelle intercettazioni «pretoriani del presidente». E così mettevano alle corde Lucia Borsellino, pretendendo di guidare, da dietro le quinte, la sanità siciliana. Lei voleva nominare persone competenti ai vertici delle Asp (aziende sanitarie provinciali) e per questo non voleva alla guida di Villa Sofia Giacomo Sampieri. L’allontanamento di quest’ultimo dall’ospedale ha provocato “pressioni” politiche su Borsellino, da lei denunciate ai pm, che sarebbero state esercitate da due deputati regionali del Megafono, il movimento di Crocetta, affinché Sampieri venisse piazzato a Trapani. Sampieri era su tutte le furie per la sua rimozione: «Faccio immediatamente un esposto alla magistratura e la denuncio...  me ne sto fottendo, pure se si chiama Lucia Borsellino». E Tutino è pronto a rispondergli: «Bravo».

L’assessore ha tenuto duro a questi attacchi frontali e sotterranei per oltre un anno, e come ha detto Manfredi Borsellino, «ha portato la croce». 

«Lucia Borsellino sapeva delle offese»

Il fratello Manfredi interviene alla commemorazione della strage di via D'Amelio: «Ha portato la croce, le hanno fatto vivere lo stesso calvario di mio padre». E ha denunciato il «silenzio delle istituzioni» sulle sue dimissioni. Dichiarando: «Le rivelazioni sull'intercettazione non l'hanno turbata perché ha vissuto il clima di ostilità». L'abbraccio del presidente Mattarella
Un gruppetto di donne, parlando dell’assessore, riunite nella stanza di Tutino il 6 giugno 2014, dicono: «Crocetta se la tiene perché la Borsellino è una cosa inutile e può manovrarla come vuole». Da quando Borsellino ha iniziato a tentare di stravolgere il mondo dei manager e degli assetti dirigenziali della sanità siciliana per lei il clima si è fatto pesante, e il suo isolamento è cresciuto. Gli atti giudiziari ci consegnano uno spaccato inquietante, con Tutino che avrebbe controllato il lavoro che stava svolgendo Lucia Borsellino nei giorni in cui si discuteva della creazione di una banca dei tessuti a Villa Sofia. Ed era stato anche firmato un protocollo di intesa con un partner privato senza informare l’assessorato. E su questo punto l’assessore dice ai pm: «La procedura non è per niente conforme e poi in ogni caso sarebbe stato necessaria quanto meno una informazione preventiva».

I pm chiedono: «Lei ha avuto modo di percepire un particolare interesse da parte di Tutino e Sampieri in relazione al buon fine di questa convenzione?». E Borsellino risponde: «Sì, era evincibile proprio dalla frequenza con la quale gli stessi chiedevano anche lumi all’assessorato circa la possibilità di portare a buon fine questo obiettivo». Come pure quello di introdurre la chirurgia estetica, passione di Tutino, in ospedale. Per l’assessore «la normativa nazionale nonché gli atti assunti dall’amministrazione regionale non hanno mai previsto questa possibilità».

E così Tutino attaccava violentemente Lucia Borsellino con telefonate infuocate dirette al suo “confessore” Rosario Crocetta. Per difendere il suo amico Sampieri il 27 marzo 2014 Tutino chiama il governatore, che alcuni giorni prima aveva subito un intervento chirurgico, e dice: «Presidente, Lucia sta facendo la revoca». Crocetta risponde: «No. No, ho chiarito...» e aggiunge subito dopo: «Più tardi mi devi togliere i punti eh!!». Tutino: «Certo, gli hai parlato? Che sta succedendo un...» e il governatore: «già fatto... per... che è dimissionario (Sampieri ndr)...». E Crocetta insiste: «mi devi togliere i punti eh!!». Il governatore sembra non far caso all’attacco di Tutino all’assessore. A Crocetta interessava in quel momento solo che il suo medico gli togliesse i punti «perché già sono due settimane... ok».

I magistrati ascoltano in procura Lucia Borsellino, la quale «censura in toto il connubio Tutino-Sampieri» e con le sue dichiarazioni «sconfessa il tenore di numerose conversazioni intercorse (ed intercettate) tra i due principali indagati» scrivono i pm, e aggiungono: «Criticava aspramente l’opera del consolidato binomio, col quale non era affatto in sintonia a dispetto di quanto millantato» da Tutino e Sampieri.

Così, dopo l’arresto del medico personale di Crocetta, il 2 luglio scorso Lucia Borsellino consegna al suo presidente una lettera dai contenuti molto critici nei confronti dell’operato del governatore, e con questa si dimette dall’incarico di assessore alla Salute.

Lucia Borsellino, ecco le dimissioni-denuncia

«Aggredita l'istituzione e la mia persona». Il testo della lettera di addio dell'assessore alla Sanità: «Deluse le aspettative dei siciliani, lascio per ragioni di ordine etico e morale». Un j'accuse rimasto nel silenzio fino alle rivelazioni de "l'Espresso"

Ma, come ha detto il fratello di Lucia, Manfredi Borsellino, davanti al Capo dello Stato alla vigilia della commemorazione della strage di via d’Amelio a Palermo: «Quella lettera ha prodotto solo il silenzio sordo delle istituzioni, soprattutto regionali. È una lettera che dice tutto...».

È una lettera di addio al governo regionale, contraddistinta dalla sobrietà di chi la scrive che però fissa nero su bianco alcuni passaggi chiave. L’ex assessore parla di «prevalenti ragioni di ordine etico e morale e quindi personale» alla base della sua decisione. Lucia Borsellino sceglie proprio quelle parole «etica» e «morale» per fare esplicito riferimento alle motivazioni che stanno alla base del suo addio e che hanno reso incompatibile la sua permanenza in giunta.

Intervistata da “Repubblica” ha detto di essere stata «tradita» da Crocetta. L’etica e la morale di Lucia Borsellino non potevano più trovare posto al fianco del governatore. Non solo, in un altro passaggio l’ex assessore fa riferimento al «valore morale e civico» del suo impegno, aspetti fortemente messi in discussione dagli «accadimenti che hanno aggredito la credibilità dell’istituzione sanitaria che sono stata chiamata a rappresentare e quindi, della mia persona». Usa un termine di chiara durezza: «aggredito». Che anche in questo caso è stato esplicitato e amplificato dal fratello Manfredi: «Da oltre un anno mia sorella Lucia era consapevole del clima di ostilità e delle offese che le venivano rivolte».

Nelle sue dimissioni, l’assessore che voleva risanare la sanità siciliana parla di «deluse aspettative» in questa esperienza di governo regionale. Delusa per non aver visto quella rivoluzione tanto urlata in campagna elettorale dal presidente. E in questa lettera prende le distanze dal presidente Crocetta, fino ad affrontare il «caso del primario di chirurgia plastica e maxillo-facciale dell’Azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello», Matteo Tutino. Vicende giudiziarie che secondo l’ex assessore ledono «l’immagine dell’istituzione sanitaria e dell’intera Regione siciliana». E in conclusione indirizza al presidente le sue riflessioni «con l’auspicio che inducano a scelte responsabili».

Ma come ha detto Manfredi Borsellino, questa lettera ha prodotto solo il «silenzio sordo» delle istituzioni regionali. Un silenzio che è stato spezzato dopo due settimane dalle rivelazioni de “l’Espresso” sull’intercettazione tra Crocetta e Tutino (smentita dalla Procura di Palermo), rivelazioni che, come ha dichiarato Manfredi, «non hanno turbato l’interessata, mia sorella Lucia per una semplice ragione: perché da oltre un anno, perché l’ho vissuto da fratello, era consapevole del clima di ostilità in cui operava, delle offese che le venivano rivolte per adempiere nient’altro che il suo dovere, purtroppo sono corsi e ricorsi storici drammatici».

giovedì 23 luglio 2015

"Titolo falso per fare il primario" Tutino, s'indaga per danno erariale. - Riccardo Lo Verso

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Dopo la Procura ordinaria si muove anche quella regionale della Corte dei Conti. L'ipotesi è che l'azienda ospedaliera Villa Sofia abbia provocato un danno erariale, assegnando al chirurgo plastico il ruolo di primario senza che ne avesse i titoli.

PALERMO - La Procura regionale della Corte dei Conti irrompe nel caso Tutino. I pubblici ministeri contabili ipotizzano che l'azienda ospedaliera Villa Sofia abbia provocato un danno erariale assegnando al chirurgo plastico il ruolo e di conseguenza lo stipendio di primario senza che ne avesse i titoli.

Negli uffici di via Filippo Codova sono iniziati gli interrogatori. L'impressione è che i pm contabili abbiano atteso gli esiti delle indagini della Procura ordinaria - Tutino è finito ai domiciliari e sotto inchiesta c'è pure l'ex commissario dell'azienda ospedaliera Giacomo Sampieri - prima di attivarsi.

Si parte dal tanto contestato curriculum del medico personale del governatore Rosario Crocetta che Sampieri volle accanto a sé, chiamandolo in comando da Caltanissetta dove si erano conosciuti quando era direttore sanitario del Sant'Elia. Poi, fu bandito il concorso per primario di Chirurgia plastica e maxillo facciale. Tutino vinse la concorrenza di altri candidati che fecero ricorso al Tar, sostenendo che il collega  non avesse i titoli. Il Tribunale amministrativo, però, dichiarò il ricorso inammissibile senza entrare nel merito.

Infine è arrivata l'inchiesta dei pubblici ministeri ordinari che contestano a Tutino il reato di falso. Avrebbe, infatti, omesso di avere riportato una condanna penale. Un precedente giudiziario che avrebbe bloccato la sua nomina, così come il procedimento disciplinare per alcuni interventi eseguiti senza autorizzazione a Caltanissetta. Il procedimento fu trasmesso a Palermo dove rimase, secondo l'accusa dolosamente, nel cassetto di Sampieri, fino a fare scadere i termini.

Agli atti dell'inchiesta c'è il parere che l'azienda sanitaria chiese al ministero dell'Istruzione sul “titolo conseguito da Tutino all'Albert Einstein College of Medicine” di New York. “Trattandosi di titolo conseguito a seguito di un percorso formativo della durata di cinque mesi - scrissero dal Miur - non può trovare corrispondenza con titoli accademici rilasciati da università italiane e pertanto non può essere oggetto di riconoscimento”. Insomma, non poteva essere utilizzato in Italia anche perché l'eventuale riconoscimento doveva passare dal ministero della Salute. Da qui l'inchiesta per il presunto danno erariale avviata ora dalla Procura regionale della Corte dei Conti.


http://livesicilia.it/2015/07/22/matteo-tutino-primario-falso-titolo-inchiesta-palermo-ospedale-villa-sofia-danno-erariale_649961/

sabato 18 luglio 2015

Crocetta: telefonate medico e manager, insulti a Borsellino.

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Il testo di alcune intercettazioni del Nas agli atti inchiesta.


(ANSA) - PALERMO, 18 LUG - Mentre continua ad essere avvolta dal mistero la presunta conversazione shock tra il medico Matteo Tutino e il Governatore Rosario Crocetta, smentita dalla Procura di Palermo e confermata dal settimanale L'Espresso, cominciano a venir fuori alcune intercettazioni depositate agli atti dell'inchiesta che riguarda il chirurgo plastico, arrestato tre settimane fa con l'accusa di truffa. 
Stralci delle telefonate vengono pubblicate oggi dal Giornale di Sicilia. Nel marzo 2014, dopo la notifica di avvisi di garanzia allo stesso Tutino e al commissario straordinario dell'ospedale Villa Sofia di Palermo Giacomo Samperi, alcune intercettazioni telefoniche tra i due rivelano quanto conflittuale fosse il loro rapporto con l'allora assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. 

  Samperi, il cui mandato era stato revocato da Borsellino, parla con Tutino e dice di voler fare un esposto contro l'assessore: "La denuncio per illecito... Me ne sto fottendo, pure che si chiama Lucia Borsellino". e Tutino risponde: "Bravo". Il quotidiano riporta anche una frase che Crocetta avrebbe riferito a Tutino a proposito della revoca di Samperi dal suo incarico: "Ora ma viru io cu Lucia" (ora ci penso io, ndr).

    Il 27 marzo 2014 Samperi e Tutino parlano al telefono: "Io credo che ci sia qualcosa sotto in tutto questo e Lucia e il presidente sono in disaccordo...". "Sì, totale - dice Tutino - ma mi ha detto (il presidente, ndr) stai tranquillo".
    I due si definiscono "uomini del presidente" che operano "per la legalità. La legalità prima di tutto - osserva Tutino - E Samperi aggiunge: "Ma a noi quello interessa, prima di tutto...
    Siamo troppo seri noi".

    Dopo la revoca di Samperi, un dipendente del pronto soccorso di Villa Sofia va da Tutino e gli dice di aver saputo dal fratello che "tutto viene da quella b... della Borsellino e il presidente non la vuole fare muovere da lì". E parla di un dirigente dell'assessorato alla Salute "messo lì appositamente perché dà fastidio alla Borsellino".

    Il 25 Marzo 2014 è il periodo in cui sono in ballo le nomine nella sanità e Tutino, parlando con il segretario particolare di Crocetta, Giuseppe Comandatore, dice: "Senti, lui (Crocetta, ndr) mi ha detto che domani gli devo portare la lista dei pretoriani del presidente". "Sì - dice Comandatore - la porti, vieni al palazzo... lo visiti, gli guardi cose e via". "Avremo bisogno di mezz'ora - dice Tutino - perché gli parlerò di ognuno con il curriculum in modo molto... Sono fedelissimi". (ANSA).

venerdì 17 luglio 2015

Il dottore di Crocetta intercettato: la Borsellino va fatta fuori come il padre. Bufera sul governatore.



Le frasi choc di Matteo Tutino al telefono con il presidente della Regione Sicilia. Lui prova a difendersi: non ho sentito, sono sconvolto. La figlia del magistrato: mi vergogno per loro.


«Lucia Borsellino va fermata, fatta fuori. Come suo padre». Come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Sono parole pesantissime, intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle non è un boss, ma un medico di successo: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia arrestato nei giorni scorsi e medico personale di Rosario Crocetta. All’altro capo del telefono c’è proprio il governatore della Sicilia, che ascolta e tace. Non si indigna, non replica: nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore alla Salute della sua giunta (dimessasi qualche giorno fa), scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. Lo rivela L’Espresso nel numero in edicola domani, anticipato sul sito on line del settimanale. 

«Non ho sentito la frase su Lucia, forse c’era una zona d’ombra, non so spiegarlo. tant’è che io al telefono non replico. Se avessi sentito quella frase, non so... avrei provato a raggiungere Tutino per massacrarlo di botte, forse avrei chiamato subito i magistrati. Non so... sono sconvolto. Provo un orrore profondo», prova a difendersi Crocetta. E replica a chi chiede se ha intenzione di dimettersi: «Dimettermi? Sono accusato di qualcosa? Ho fatto qualcosa? Il destino della Sicilia può essere legato a una frase, che non ho sentito, pronunciata dal mio medico? Non lo so».  

La stessa Lucia Borsellino ha commentato al giornale radio della Rai: «Mi sento intimamente offesa e provo un senso di vergogna per loro». Alla domanda su cosa pensi della giustificazione di Crocetta, Lucia Borsellino ha risposto glaciale: «Non spetta a me fare commenti al riguardo». La Borsellino si era dimessa il giorno dopo l’arresto di Tutino, medico personale di Crocetta. Al suo posto il governatore ha nominato assessore il capogruppo del Pd all’Ars, Baldo Gucciardi. 

lunedì 29 giugno 2015

Villa Sofia, arrestato il primario Tutino Ecco chi sono gli altri indagati. - Riccardo Lo Verso



Matteo Tutino, primario del reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, si trova agli arresti domiciliari per truffa, peculato, abuso d'ufficio e falso
La nota di Villa Sofia.

PALERMO - I carabinieri del Nas sono andati stamani a notificargli un ordine di arresto. Matteo Tutino, primario del reparto di Chirurgia plastica dell'ospedale Villa Sofia di Palermo, si trova agli arresti domiciliari per truffa, peculato, abuso d'ufficio e falso.

L'inchiesta è la stessa che un anno fa portò alla notifica di un avviso di garanzia non solo per Tutino, ma anche per l'allora commissario straordinario dell'ospedale, Giacomo Sampieri, per il direttore sanitario Maria Concetta Martorana e per Damiano Mazzarese, primario della Rianimazione e per un periodo responsabile delle Chirurgie dell'ospedale palermitano.

Oggi per Tutino, vicino al presidente della Regione Rosario Crocetta di cui è medico personale, il giudice per le indagini preliminari Giovanni Francolini ha disposto gli arresti domiciliari su richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, dell'aggiunto Leonardo Agueci e del sostituto Luca Battinieri. Nonostante l'inchiesta risalga alla fine del 2013 il provvedimento è giustificato dalla necessità di garantire le esigenze cautelari.

Tutto partì nel 2012 quando la direzione generale del Policlinico di Palermo raccolse i dati relativi a ventuno interventi chirurgici nell'ambito di un procedimento disciplinare a carico di Tutino. Dati che furono trasmessi alla Procura della Repubblica di Palermo, a quella regionale della Corte dei Conti, all'assessorato regionale alla Salute, ai carabinieri del Nas, alla Finanza e all'Azienda sanitaria di Caltanissetta. Gli interventi chirurgici in questione furono eseguiti fra il 21 aprile 2005 e il 24 agosto 2011 come risulta dai registri operatori e dalle copie delle ricevute fiscali. Secondo gli investigatori, Tutino non avrebbe potuto e dovuto entrare nella sala operatoria nissena perché risultava in servizio al Policlinico. Nell'ospedale universitario palermitano era arrivato nel novembre 1997. Successivamente, dal 10 settembre 2007 e fino al 9 settembre 2009, era stato comandato presso gli ospedali Galeazzi e San Raffaele di Milano. Ed ancora: dal 10 settembre 2009 risultava in aspettativa senza assegni per via di un impegno come consulente del Senato nella Dodicesima Commissione Igiene e Sanità presieduta dal senatore Antonio Tomassini. Infine, dal 4 ottobre 2012 era approdato all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta fino al giorno del trasferimento a Villa Sofia.

Ed è nell'ospedale palermitano che avrebbe commesso altre irregolarità. Il cardine della sanità italiana sono i "Livelli essenziali di assistenza (Lea)". E cioè l'insieme delle attività e delle prestazioni che il Servizio sanitario nazionale eroga a tutti i cittadini gratuitamente o con il pagamento di un ticket, indipendentemente dal reddito e dal luogo di residenza. Nessuno, insomma, può essere escluso dalle cure. L'ipotesi di chi indaga è che Tutino abbia fatto passare per essenziali interventi che, invece, nulla c'entrerebbero con i Lea. Gli investigatori ne avrebbero individuato una decina. Tra questi alcuni interventi di rinoplastica spacciati per settoplastica. La differenza è fondamentale. La rinoplastica è un intervento di chirurgia estetica e serve a rimodellare il naso. La settoplastica, invece, non si occupa di fattori estetici, ma interviene quando ci sono problemi funzionali e solo dopo il parere di un otorinolaringoiatra. Non è tutto. Tra gli interventi eseguiti da Tutino e spacciati per funzionali ce ne sarebbero alcuni di liposuzione e di ginecomastia, cioè di riduzione del seno dell'uomo. Si sarebbe, dunque, trattato di interventi estetici fatti rientrare fra le prestazioni previste dal Servizio sanitario nazionale. Insomma, lo Stato non poteva e doveva rimborsarli. Da qui l'ipotesi di truffa.

Il peculato sarebbe, invece, legato all'utilizzo da parte di Tutino di risorse e strumenti dell'ospedale pubblico. Sembrerebbe, infatti, che sotto i ferri sarebbero finiti pazienti che si erano rivolti al Tutino chirurgo plastico e libero professionista piuttosto che al Tutino medico ospedaliero. Il medico si sarebbe fatto pagare compensi non dovuto dai pazienti, camuffanfoli per prestazioni post operatorie, ad esempio le medicazioni. Gli stessi pazienti, inoltre, grazie alle cartelle compilate da Turino avrebbero ottenuto il rimborso delle prestazioni dal servizio sanitario. Non è ancora chiaro se ci siano sviluppi investigativi sul capitolo che riguarda i titoli presenti nel curriculum di Tutino. In particolare, le attenzioni del militari del Nas si era concentrata su una “sub specialità in Chirurgia cranio-facciale” conseguita fra aprile e settembre 1997 all'Ospedal General Gonzalez di Mexico City. Sulla nomina di Tutino si era aperto un contenzioso al Tar e alla fine il medico era rimasto al suo posto.

Tutino reagì alla notizia dell'avviso di garanzia sostenendo che fosse una risposta alle sue denunce sul malaffare in ospedale. Denunce che nei mesi scorsi il giudice che ha archiviato l'inchiesta su un collega di Tutino ha definito "strampalate". E parlò di invidie per la sua bravura - "sono il numero uno" - spazzando via il sospetto di chi riteneva che il suo arrivo a Palermo fosse stato spinto dalla politica.

Gli altri indagati
Nell'inchiesta che ha portato all'arresto di Matteo Tutino, direttore dell'Unità Operativa Complessa di Chirurgia Plastica e Maxillo Facciale dell'ospedale Villa Sofia di Palermo sono coinvolti anche Damiano Mazzarese dirigente del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione dell'Azienda Ospedaliera l'ex commissario dell'azienda sanitaria Giacomo Sampieri e il direttore sanitario Maria Concetta Martorana.

La nota di Villa Sofia
"La Direzione strategica dell’Azienda Ospedali Riuniti Villa Sofia Cervello ha appreso dagli organi di stampa la notizia del provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo nei confronti del Responsabile dell’Unità di Chirurgia Plastica e Maxillo facciale, dr. Matteo Tutino, e attende, con il dovuto rispetto che si deve nei confronti di un’indagine così delicata e complessa, gli ulteriori sviluppi della vicenda. La Direzione adotterà gli opportuni provvedimenti che il caso richiede, per assicurare la continuità dell’attività assistenziale e tutelare l’immagine dell’Azienda e dei tanti professionisti che ogni giorno con coscienza e impegno lavorano per offrire all’utenza i migliori servizi sanitari.


http://livesicilia.it/2015/06/29/villa-sofia-arrestato-il-primario-tutino_643318/