giovedì 24 settembre 2015

I reni artificiali che producono ed eliminano urina.

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Li hanno ottenuti ricercatori giapponesi a partire da cellule staminali. Soprattutto, sono riusciti a farli funzionare su ratti e maiali: un risultato importante per il futuro dei trapianti.

Reni ottenuti a partire da cellule staminali embrionali, che sappiano produrre ed espellere urina come i loro "modelli" naturali: sono il risultato del lavoro di un gruppo di ricercatori giapponesi, che li ha impiantati e testati con successo in ratti e maiali. 

Lo studio pubblicato sulla rivista PNAS apre nuove speranze per quanti sono in attesa di un trapianto, anche se - avvertono gli autori - i trial sull'uomo sono lontani ancora diversi anni.

GONFI DI PIPÌ. Il numero di pazienti affetti da malattie renali è in costante aumento nel mondo, anche a causa della scarsità di donatori. Recentemente è stato possibile coltivare reni funzionanti a partire da cellule staminali umane, ma questi prototipi non riescono a crescere in modo appropriato perché incapaci di espellere urina (una condizione nota come idronefrosi). Per la pressione e il ristagno di liquido, si gonfiano come palloncini e rallentano il loro sviluppo.

UN ORGANO IN OMAGGIO. Come potenziale soluzione, un'equipe di medici e ricercatori della Jikei University School of Medicine di Tokyo ha coltivato in laboratorio, a partire da cellule embrionali di ratto, non solo reni, ma anche una vescica "extra": i tessuti dei nuovi organi ancora acerbi sono stati impiantati nei corpi di ratti adulti "ospiti".

LE VIE DELL'URINA. Dopo quattro settimane, uno degli ureteri (i condotti che convogliano l'urina prodotta dal rene nella vescica) del ratto ospite è stato collegato alla vescica trapiantata. Il nuovo apparato ha funzionato: l'urina prodotta dai reni trapiantati è passata con successo alla vescica trapiantata, e da questa alla vescica "naturale" del roditore.

BUONI RISULTATI. A otto settimane dal trapianto, i tessuti renali contenevano tutte le strutture caratteristiche dei reni maturi. La stessa tecnica (che gli addetti ai lavori chiamano stepwise peristaltic ureter, SWPU), è stata replicata con successo sui maiali.

Anche se è troppo presto per asserire che possa funzionare sull'uomo, la tecnica ha permesso importanti passi avanti nella comprensione della meccanica dell'apparato urinario.

mercoledì 23 settembre 2015

Sanità, scontro su decreto "esami inutili": medici pronti allo sciopero.



In arrivo dl sull’appropriatezza delle prestazioni sanitarie. 208 esami a rischio erogabilità. Obiettivo: evitare visite inappropriate che costano ogni anno al Servizio sanitario nazionale circa 13 mld di euro. Associazioni di cittadini e pazienti pronti a unire le loro forze con i sindacati.


E' scontro sul decreto che mira a tagliare gli esami "inutili" e quindi gli sprechi, con la revisione della spesa degli accertamenti diagnostici. I sindacati sono sul piede di guerra dopo la presentazione della lista di 208 esami a rischio erogazione, e sono pronti allo sciopero nonostante le rassicurazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin che sottolinea come non ci sarà alcuna caccia al medico e che il provvedimento sull'appropriatezza non è voluto per dare addosso ai camici bianchi.

208 esami a rischio - Dall'estrazione e ricostruzione dei denti alla radiologia diagnostica comprendente risonanze e tomografie, dalle prestazioni di laboratorio come l'esame del colesterolo alla medicina nucleare e gli esami di genetica: sono in tutto 208 le prestazioni e gli esami sotto 'stretta osservazione' con il provvedimento in preparazione al ministero della Salute e che per essere rimborsate dovranno rispondere a precisi criteri. L'obiettivo è evitare visite inutili che costano ogni anno al Servizio sanitario nazionale circa 13 mld di euro.

Fimmg: questo decreto uccide la professione - Questo decreto è "sbagliato e inutile, uccide la professione del medico e espropria la sua funzione nel sistema sanitario e nella società", per questo i medici di famiglia "sono pronti allo sciopero insieme a tutte le realtà della Sanità italiana" afferma Giacomo Milillo, segretario della Fimmg, la federazione più rappresentativa dei medici di medicina generale"

Cgil nazionale: serve confronto - Per Stefano Cecconi, responsabile Politiche della salute della Cgil nazionale, "le prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale devono essere appropriate ma è inaccettabile scaricare la responsabilità e il costo sulle spalle del cittadino che viene costretto a pagare. Così come l'appropriatezza non si realizza 'per decreto'". E aggiunge che "Quella che il ministro Lorenzin sta compiendo è un'operazione delicatissima, che riguarda la garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed è condizionata pesantemente dai tagli alla Sanità. Per questo il confronto con i sindacati medici è utile ma non basta: è inconcepibile che una questione così rilevante venga trattata senza un confronto".

Associazione medici - Totale contrarietà, poi, viene espressa da parte dell'Anaao Assomed"ad affrontare il tema dell'appropriatezza clinica per via amministrativa". Per l'Associazione, "non è, infatti, compito della politica - commenta il Segretario Costantino Troise - definire i criteri dell'appropriatezza clinica, valore in cui pure ci riconosciamo, invadendo l'autonomia e la responsabilità dei Medici". Il Suami-Assoprof, invoca invece lo "stop a politiche sanitarie che ricadono sui medici e sui cittadini. E il Decreto sull'appropriatezza prescrittiva va in questa direzione rischiando di minare, con il suo sistema sanzionatorio, ancora di più il rapporto tra medico e il paziente". Secondo il segretario Roberto Lala, "per questo, e ancora con più forza rilanciamo la mobilitazione generale indetta dalla Fnomceo. I medici radiologi invece, esprimono un parere fortemente positivo sulla iniziativa del ministro Lorenzin: "Si tratta, pur con tutte le modifiche necessarie sulle sanzioni, di un primo passo importante che consente di mettere il tema della appropriatezza, ed in particolare di quella prescrittiva, al centro di un tavolo fatto di soluzioni pratiche e non solo di discussioni filosofiche" ha dichiarato Corrado Bibbolino, segretario nazionale SNR.

Equinozio d'autunno, 3 cose da sapere.

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Davvero oggi la durata del giorno sarà uguale a quella della notte? Per quale ragione cade il 23, e non il 21 settembre? E perché l'estate sembra essersi protratta più a lungo?

Dalle 10:21 ora italiana di oggi, 23 settembre, l'estate potrà dirsi definitivamente archiviata. L'autunno - astronomicamente parlando - inizia oggi, e non il 21 come si suole tradizionalmente credere.

In questo giorno dell'anno (e nell'equinozio di primavera), i raggi del Sole colpiscono il nostro pianeta in modo perpendicolare all'asse di rotazione terrestre. Il terminatore o zona crepuscolare, la linea che divide la parte illuminata (diurna) dalla parte in ombra (notturna) del nostro pianeta, passa esattamente per il Polo Nord e il Polo Sud terrestri, e il giorno e la notte hanno quasi la stessa durata in tutto il pianeta.

NON PROPRIO UGUALI. Il quasi, tuttavia, è d'obbligo: anche se l'origine latina del nome (aequinoctium, "notte uguale") indica un uguale numero di ore - 12 - per notte e giorno, durante l'equinozio il dì dura qualche minuto in più. Questo avviene perché, se è vero che durante gli equinozi, il centro geometrico del Sole rimane sopra all'orizzonte per 12 ore, i raggi del Sole iniziano a inondare la Terra prima che il disco solare sia completamente visibile (all'alba), e la abbandonano dopo che il suo centro geometrico è scomparso dalla vista.

LUCE OMAGGIO. In pratica, i minuti che precedono e seguono la completa comparsa o il completo tramonto del Sole vanno a sottrarsi a quelli della notte. A questo prolungamento dei minuti di luce contribuisce anche la rifrazione dei raggi solari da parte dell'atmosfera. La deviazione dei raggi solari operata dall'atmosfera terrestre fa in modo che il bagliore della nostra stella appaia prima, e scompaia dopo il suo sorgere o il suo tramonto e ci regala ogni giorno - inclusi i giorni degli equinozi - circa 6 minuti di luce in più.

Equinozi a parte, esistono giorni in cui la durata della notte e quella del dì si equivalgono, ma variano in base alla latitudine in cui ci si trova: in questa tabella trovate un'indicazione su quando ciò accade.

RITARDO CRONICO. Oltre al (piccolo) equivoco sulla durata di notte e dì, c'è quello della data: perché da qualche anno a questa parte si ha l'impressione che l'autunno inizi "in ritardo"? L'apparente discrepanza tra l'inizio "convenzionale" dell'autunno - il 21 settembre - e l'avvio della stagione astronomica ha a che fare con la differenza, reale, tra l'anno tropico (o solare) su cui si basa il calendario gregoriano che usiamo, e l'anno siderale (il periodo orbitale della Terra) che è pari a 365 giorni, 6 ore, 9 minuti e 10 secondi.

Il nostro calendario si ferma a 365 giorni, lasciando fuori, ogni anno, un po' più di sei ore: un ritardo che si ripercuote anche sulle date di equinozi e solstizi e che si recupera, ogni 4 anni, con l'aggiunta di un giorno a febbraio (anno bisestile). Per questo motivo, fino al 2020 l'equinozio di autunno cadrà tra il 23 e il 22 settembre (mentre quello di primavera sarà, fino a quella data, il 20 e non il 21 marzo).

UNA LUNGA, CALDA ESTATE. Se avete comunque l'impressione che l'estate duri più a lungo delle altre stagioni, non vi sbagliate: nel nostro emisfero, l'estate dura 93 giorni e 14 ore, l'inverno 89 giorni e 1 ora. Ciò è facilmente spiegabile se si considera la forma ellittica dell'orbita terrestre: per la seconda Legge di Keplero, d'inverno, quando si trova in perielio (nel punto più vicino al Sole), la Terra ha una velocità orbitale massima.

In estate, quando raggiunge l'afelio (il punto più lontano dal Sole) si muove più lentamente lungo eclittica, e impiega pertanto qualche giorno in più. Nell'emisfero australe, vale l'opposto.


Schumacher, il tempo scorre e non si vede l'uscita dal tunnel. - Leo Turrini

Michael Schumacher (Ansa)

Mesi di assenza di informazioni ufficiali. E si condolida la sensazione che un recupero del sette volte campione del mondo sia ormai un'ipotesi da escludere.

Bologna, 22 settembre 2015 - Purtroppo anche dall’Inghilterra giungono conferme ai sospetti di chi ha sempre avuto Michael Schumacher nel cuore. Mi è capitato spesso di raccontare lo sgomento che accompagna il silenzio sullo stato di salute del sette volte campione del mondo di Formula Uno. Ventuno mesi dopo il terribile schianto contro le rocce dell’Alta Savoia, nulla di preciso e di confortante conosciamo a proposito delle condizioni del Campionissimo.
O meglio. Il protrarsi della assenza di informazioni ufficiali e attendibili consolida, dolorosamente, la sensazione che un recupero, almeno parziale, dell’illustre paziente sia ormai ipotesi da escludere. Schumi non si è mai ripreso. Le timidissime speranze autorizzate (nel giugno 2014!) dal trasferimento nella residenza di famiglia in Svizzera si basavano su un ottimismo non suffragato dai fatti.
L’uomo che ha riscritto la storia dell’automobilismo sopravvive attaccato a macchine che nulla hanno in comune con quelle che ha meravigliosamente guidato sui circuiti di tutto il mondo, collezionando un incredibile numero di trionfi, addirittura 91. La discrezione della famiglia è encomiabile, nonché pienamente legittima. Del resto, che mai si potrebbe dire? Il tempo scorre inesorabile e non si intravvede uscita dal tunnel.
Per quanti hanno vissuto, come testimoni oculari, la straordinaria carriera in pista del personaggio, dal 1991 al definitivo ritiro del 2012, si tratta di una sofferenza sottile, di una angoscia permanente, di un’ansia senza appelloPerché questa è una corsa dal traguardo segnato, purtroppo.

Scoperto il meccanismo che regola malattie come Sla, sclerosi multipla ed epilessia. - Sara Strippoli

Scoperto il meccanismo che regola malattie come Sla, sclerosi multipla ed epilessia

Lo studio su centinaia di pazienti, è durato 5 anni e sarà presentato domani in un convegno a Torino.

E' stato scoperto un meccanismo regolatorio fondamentale di neuro-ossidazione (Nox) nel processo patologico di malattie quali la Sla, l'epilessia e la sclerosi multipla.  E sarà presentato in anteprima a partire da domani, a Torino durante il simposio internazionale progetto europeo Neurinox. Un  convegno incentrato sui risultati di un progetto che è durato 5 anni e che ha portato significative novità nella conoscenza dei meccanismi delle patologie studiate, correlati alla neurossidazione.

La proteina Nox2 l’abbiamo tutti, malati e sani, ma la sua attività varia da persona a persona. L’eccezionale scoperta arriva al termine di un progetto finanziato dall’Unione europea con 12 milioni di euro e ha coinvolto 8 nazioni diverse, dimostra adesso che modificando l’attività di questo enzima si modifica anche il decorso delle malattie. Lo studio, guidato da Ginevra, ha riguardato quattro patologie neurologiche, la Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, la sclerosi multipla, l’epilessia e le polineuropatie infiammatorie. In tutte è stato scoperto un  meccanismo regolatorio fondamentale di neuro-ossidazione, Nox 2 appunto.  Il meccanismo correlato all’alterazione dell’attività dell’enzima porta uno squilibrio nella produzione dei radicali dell’ossigeno, molecole dell’attività ossidativa particolarmente aggressive nei confronti dei neuroni.


Spiega Adriano Chiò, che ha guidato il team che ha lavorato sulla parte dello studio sulla Sla e sulla polineuropatie degenerative: "Abbiamo scoperto che se  varia l’attività di questo enzima, che produce ossigeno ossidante,  cambia anche il livello di gravità della malattia. Nella Sla, ad esempio, se l’attività dell’enzima è bassa, il pazienta sta meglio. Nelle polineuropatie infiammatorie, invece, il paziente sta meglio se l’attività dell’enzima è alta. Un meccanismo opposto dunque". Come modificare allora l’attività dell’enzima  per influenzare positivamente il decorso della malattia?  Chiò chiarisce che sono allo studio farmaci in grado di ottenere questo scopo,  abbassare o alzare l’attività di Nox2, ma ancora non sono in commercio: "Quando sarà possibile utilizzarli, allora si avranno risultati concreti".


Lo studio dimostra che sempre più si sta andando verso una medicina personalizzata. "Anche il presidente degli Stati Uniti Obama ha parlato di recente di “medicina di precisione” e stiamo andando sempre più in questa direzione, intervenire direttamente in modo più selettivo tenendo conto delle caratteristiche di ciascun paziente".  Con Adriano Chiò, responsabile del Centro regionale esperto per la Sla della Città della Salute di Torino, hanno lavorato da Andrea Calvo e i biologi Federico Casale e Giuseppe Marral


A Torino sono stati coinvolti 130 pazienti affetti da Sal, 70 affetti da polineuropatie, confrontati con 130 persone sane.

http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/09/22/news/scoperto_il_meccanismo_che_regola_malattie_come_la_sla_sclerosi_multipla_ed_epilessia-123419117/

SbSkin, come funziona il mattone solare inventato a Palermo.



Sono di vetro, sono colorati, ma soprattutto intelligenti, perché dotati di cinture termiche e celle fotovoltaiche di terza generazione che producono energia. Si tratta dei mattoni fotovoltaici che potrebbero cambiare il volto delle città del futuro. Marco Morini, dottorando in architettura, appartiene alla "generazione Lego", quei bambini a cui bastavano dei mattoncini assemblabili e un po' di fantasia per costruire qualsiasi cosa. Alcuni anni dopo, grazie all'incontro con Luisa Pastore, ricercatrice in architettura, e Rossella Corrao, architetto e professore associato all'Università di Palermo, quei lego si sono trasformati nei vetro-mattoni "intelligenti": cubetti ad alta tecnologia che, assemblati in pannelli, producono energia e schermano la luce mantenendo contenuti i costi di produzione. È questa la scommessa e l'invenzione brevettata da SBskin - letteralmente Smart Bulding Skin- startup e spin-off accademico della facoltà di Architettura di Palermo, nata e cresciuta tra le mura dell'edificio 8 di Viale delle Scienze, che ora volerà al Mit di Boston per il salone EmTech. 

(Tullio Filippone)

http://m.repubblica.it/mobile/r/repubblicatv/edizione/palermo/sbskin-come-funziona-il-mattone-solare-inventato-a-palermo/212431/211600?refresh_ce

martedì 22 settembre 2015

STIGLITZ: LA FED DEVE PREOCCUPARSI DELLA DISUGUAGLIANZA, NON DELL’INFLAZIONE.


La politica di austerità che la Germania promuove è una politica pericolosa. Joseph Stiglitz


Il Guardian riporta l’ultimo articolo di Joe Stiglitz, in cui l’economista Nobel torna a criticare l’asimmetria con cui la Fed persegue i suoi due obiettivi: a fronte dell’eccessiva attenzione riservata alla lotta all’inflazione, mostra minore sensibilità per la disoccupazione reale e la correlata, crescente diseguaglianza negli Stati Uniti. Se la Fed alza i tassi di interesse ogni volta che c’è un segno di crescita dei salari per evitare che salga l’inflazione, la quota salari non recupererà mai quanto è andato perso nella crisi, la ripresa continuerà ad esserci solo per Wall Street e per l’1%, le disuguaglianze cresceranno assieme alla distorsione del sistema finanziario.
di Joseph Stiglitz, lunedì 7 settembre 2015
Alla fine di ogni agosto, i banchieri centrali e i finanzieri di tutto il mondo si incontrano a Jackson Hole, nel Wyoming, per il simposio economico della Federal Reserve degli Stati Uniti. Quest’anno, i partecipanti sono stati accolti da un ampio gruppo di persone per lo più giovani, tra cui molti afro-americani e ispanici.
Il gruppo non era lì tanto per protestare quanto per informare. Volevano far sapere ai decisori politici lì riuniti che le loro decisioni influenzano la gente comune, non solo i finanzieri preoccupati per quello che fa l’inflazione al valore dei loro titoli o per quello che il rialzo dei tassi d’interesse potrebbe fare ai loro portafogli azionari. E le loro magliette verdi erano decorate con il messaggio che per questi americani non c’è stata alcuna ripresa.
Anche ora, sette anni dopo che la crisi finanziaria globale ha innescato la Grande Recessione, la disoccupazione “ufficiale” tra gli Afro-Americani è oltre il 9%. Secondo una più ampia (e più appropriata) definizione, che comprende i dipendenti part-time in cerca di posti di lavoro a tempo pieno e i lavoratori impiegati marginalmente,il tasso di disoccupazione negli Stati Uniti complessivamente è del 10,3%.
Ma, per gli afro-americani – soprattutto i giovani – il tasso è molto più elevato. Ad esempio, per gli afro-americani di età compresa tra 17 e 20 anni che hanno un diploma di scuola superiore, ma non sono iscritti al college, il tasso di disoccupazione è superiore al 50%. Il “divario occupazionale” – la differenza tra l’occupazione attuale e quella che ci dovrebbe essere – è di tre milioni.
Con così tante persone senza lavoro, la pressione al ribasso sui salari si sta rivelando anche nelle statistiche ufficiali. Finora quest’anno, i salari reali dei lavoratori che non hanno mansioni di controllo sono scesi di quasi lo 0,5%. Questo fa parte di una tendenza a lungo termine che spiega perché i redditi delle famiglie nel mezzo della distribuzione dei salari sono più bassi rispetto a un quarto di secolo fa.
La stagnazione dei salari aiuta anche a spiegare perché le dichiarazioni dei funzionari della Fed secondo le quali l’economia è praticamente tornata alla normalità sono accolte dal dileggio. Forse è vero nei quartieri dove vivono i funzionari. Ma, con il grosso della crescita dei redditi che da quando è iniziata la “ripresa” negli Stati Uniti sta andando all’1% in cima alla piramide dei redditi, non è vero per la maggior parte delle comunità. I giovani a Jackson Hole, che rappresentano un movimento nazionale chiamato, naturalmente, “Fed Up” [stufi, in italiano, NdT], potrebbero confermarlo.
Ci sono forti prove che le economie hanno prestazioni migliori con un mercato del lavoro a piena occupazione e, come ha dimostrato il Fondo Monetario Internazionale (FMI), minore disuguaglianza (e la prima conduce normalmente alla seconda). Naturalmente, i finanzieri e dirigenti aziendali che pagano 1.000 dollari per partecipare alla riunione di Jackson Hole vedono le cose in modo diverso: salari bassi significano alti profitti, e bassi tassi di interesse significano alti prezzi delle azioni.
La Fed ha un duplice mandato – promuovere la piena occupazione e la stabilità dei prezzi. Ha avuto più che successo con il secondo, in parte perché non ha avuto molto successo col primo. Allora, perché i decisori politici prenderanno in considerazione un rialzo dei tassi di interesse nel corso della riunione della Fed a settembre?
L’argomento usuale per l’aumento dei tassi di interesse è quello di raffreddare un’economia in surriscaldamento, in cui le pressioni inflazionistiche sono diventate troppo alte. Ovviamente non è questo il caso oggi. Infatti, data la stagnazione dei salari e il dollaro forte, l’inflazione è ben al di sotto al target della Fed del 2%, per non parlare del tasso del 4% sostenuto da molti economisti (tra cui l’ex capo economista del FMI).
I falchi dell’inflazione sostengono che il drago dell’inflazione deve essere ucciso prima che si veda il bianco dei suoi occhi:  se non agite subito vi brucerà in un anno o due. Ma, nelle attuali circostanze, un’inflazione più alta sarebbe un bene per l’economia. Essenzialmente non c’è alcun rischio che l’economia si surriscaldi così rapidamente che la Fed non possa intervenire in tempo per prevenire eccessiva inflazione. Qualunque sia il tasso di disoccupazione a cui le pressioni inflazionistiche diventano significative – una questione chiave per i decisori politici – sappiamo che è di gran lunga inferiore al tasso di oggi.
Se la Fed si concentra eccessivamente sull’inflazione, peggiora la disuguaglianza, che a sua volta peggiora le prestazioni economiche complessive. I salari vacillano durante le recessioni; se la Fed alza i tassi di interesse ogni volta che c’è un segno di crescita dei salari, la quota salari diminuirà – non recupererà mai quanto è andato perso nella crisi.
L’argomento per aumentare i tassi di interesse non si concentra sul benessere dei lavoratori, ma su quello dei finanzieri. La preoccupazione è che in un ambiente a basso tasso di interesse, l’irrazionale “ricerca di rendimento” degli investitori alimenta le distorsioni del settore finanziario. In un’economia ben funzionante, ci si sarebbe aspettato che il basso costo del capitale fosse la base di una crescita sana. Negli Stati Uniti, i lavoratori sono invitati a sacrificare i propri mezzi di sussistenza e il proprio benessere per proteggere i finanzieri benestanti dalle conseguenze della propria imprudenza.
La Fed dovrebbe contemporaneamente stimolare l’economia e domare i mercati finanziari. Una buona regolamentazione non significa solo evitare che il settore bancario danneggi il resto di noi (anche se la Fed non ha fatto un ottimo lavoro in questo senso prima della crisi). Significa anche l’adozione e l’applicazione di regole che limitino il flusso di fondi verso la speculazione e incoraggino il settore finanziario a svolgere il ruolo costruttivo che dovrebbe avere nella nostra economia, fornendo capitali per fondare nuove imprese e consentire alle aziende di successo di espandersi.
Spesso sento una grande simpatia per i funzionari della Fed, perché devono effettuare manovre molto pericolose in un contesto di notevole incertezza. 
Ma la manovra in questo caso non è affatto pericolosa. Al contrario, è talmente vicina ad una stupidaggine per quanto può esserla una decisione del genere: adesso non è il momento di dare una stretta al credito e rallentare l’economia.
http://vocidallestero.it/2015/09/19/stiglitz-la-fed-deve-preoccuparsi-della-disuguaglianza-non-dellinflazione/