mercoledì 14 settembre 2016

Ok fusione Bayer-Monsanto da 66 mld dlr.

 © ANSA

Nasce big agricoltura. Gruppo tedesco alza offerta a 128 dollari.

ANSA) - ROMA, 14 SET - Accordo fatto tra Bayer e Monsanto per un'operazione valutata circa 66 miliardi di dollari incluso il debito. Le due società hanno ufficializzato l'intesa precisando che l'azienda farmaceutica tedesca pagherà 128 dollari in contanti per ogni azione Monsanto (alzandola rispetto alla precedente di 127,50 dollari) e ha aumentato da 1,5 a 2 miliardi la commissione da pagare se l'Antitrust dovesse bocciare l'operazione.

*** TERREMOTO GIUDIZIARIO NEL MATESE *** La fase un pò concitata dell’arresto del sindaco Vincenzo Cappello: “Voi non ne avete idea di chi sono io!” - Francesco Papa


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Vincenzo Cappello sindaco di Piedimonte Matese

Alle 6,30 di questa mattina i militari del Nucleo di Polizia Tributaria e dei Carabinieri hanno bussato alla porta dell’abitazione del primo cittadino di Piedimonte Matese. Alla fine lo hanno ammanettato…

Una fase un pò concitata, quella riguardante l’arresto del sindaco di Piedimonte Matese, Vincenzo Cappello, per altro comprensibile poiché non si aspettava di essere svegliato da Carabinieri e Guardia di Finanza alle 6,30 del mattino. Pare infatti che il primo cittadino, logicamente inconsapevole di essere in stato di arresto, sbigottito sulle prime non voleva seguire gli inquirenti che erano andati nel capoluogo matesino per accompagnarlo presso la Caserma di Caserta e dar corso agli adempimenti burocratici previsti nell’ambito di un’ordinanza di custodia cautelare, per altro in carcere. “Voi non ne avete idea di chi sono io!” e in quel frangente il capopattuglia gli avrebbe risposto con tranquillità: “Si lo sappiamo avvocato, lei è il sindaco di Piedimonte Matese!” Ed alla fine per accompagnarlo a Caserta si è reso necessario l’utilizzo delle manette. In quel frangente si trovavano per caso a transitare anche alcuni cittadini matesini, rimasti letteralmente allibiti nel dover constatare che il sindaco era stato arrestato e, per giunta, accompagnato ammanettato e scortato dalle auto delle forze di polizia. Difficilmente molti cittadini del posto riusciranno a metabolizzare questa giornata che segna letteralmente la fine non di un’epoca, ma di un’epopea!

La Luna è una costola Terra, strappata con violenza.

Un impatto violentissimo fra la Terra e un piccolo pianeta ha dato origine alla Luna


Nata dalle sue polveri.


La Luna è una 'costola' della Terra strappata in modo violentissimo. La conferma definitiva arriva da analisi chimiche più raffinate di quelle finora possibili pubblicate su Nature, dal gruppo coordinato da Kun Wang, dell'università americana di Harvard. Le analisi mostrano che Terra e Luna hanno composizione identica e di conseguenza quest'ultima sarebbe nata dall'aggregazione delle polveri della Terra strappate dall'impatto di un pianetino che polverizzò e vaporizzò completamente buona parte del nostro pianeta. ''I nostri risultati forniscono la prima prova concreta che l'impatto ha fatto letteralmente vaporizzare gran parte della Terra'', ha detto Wang. 

I ricercatori hanno riesaminato sette campioni di roccia lunare portati sulla Terra da diverse missioni del programma americano Apollo e hanno confrontato i risultati con le analisi di otto rocce terrestri che si sono formate nel mantello, ossia lo strato che si trova tra la crosta e il nucleo. Le analisi che sono 10 volte più precise dei metodi precedenti, hanno mostrato che tutte queste rocce hanno le stesse 'impronte digitali' cioè hanno gli stessi elementi chimici. Inoltre nelle rocce lunari è presente una forma molto pesante del potassio che potrebbe essere nata solo ad altissime temperature, come quelle che avrebbero vaporizzato parte del mantello della Terra. 

Secondo gli autori, la collisione avrebbe vaporizzato e polverizzato gran parte della Terra, che allora era in formazione, come capita a un'anguria colpita con violenza da un martello. Queste misure smentiscono anche l'ipotesi finora prevalente sull'origine della Luna, secondo la quale il nostro satellite sarebbe nato dalla fusione dei materiali sia della Terra sia del pianetino che l'ha colpita. Questo modello, hanno spiegato gli autori, ha cominciato a vacillare sin dal 2001, quando è stato scoperto che molte rocce terrestri e lunari hanno elementi identici.

Tir si incastra sotto torre medievale.



Camionista, 'tradito dal gps', a sera camion ancora incagliato.

(ANSA) - VENEZIA, 13 SET - Un autoarticolato italiano è rimasto incastrato questo pomeriggio nello stretto passaggio di una porta delle mura medievali di Noale (Venezia), quella sotto la torre campanaria. Il conducente del Tir, nonostante i molti cartelli di divieto, ha sperato che il mezzo riuscisse a passare ma si è trovato bloccato, il muso del camion oltre il varco, il rimorchio dall'altra parte. A sua discolpa ha detto d'essere stato tradito dalle indicazioni del sistema gps. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Noale e la polizia locale, che verso sera stava ancora coordinando le operazioni per 'disincagliare' il Tir da sotto la torre e poter così verificare i danni causati alle mura. (ANSA).

http://www.ansa.it/veneto/notizie/2016/09/13/tir-si-incastra-sotto-torre-medievale_59ea11f8-9cd1-4373-a951-6fcbb9cd183c.html

Referendum, gli apocalittici che mettono in guardia contro il No: da Confindustria a Goldman Sachs, da Fitch a Marchionne. - Marco Pasciuti

Referendum, gli apocalittici che mettono in guardia contro il No: da Confindustria a Goldman Sachs, da Fitch a Marchionne

L'endorsement sul referendum costituzionale firmato dall'ambasciatore Usa in Italia, John Phillips, sorprende ma non troppo: numi tutelari della politica e vertici della finanza nostrana e mondiale si sono a più riprese espressi a favore delle riforme del governo Renzi. Il più delle volte con toni da day after, prefigurando 'caos politico', recessione e tracolli dell'occupazione.

In principio fu Jp Morgan. Hanno costituzioni “influenzate da idee socialiste”, “esecutivi deboli”, tutele dei diritti dei lavoratori”, ma anche “la licenza di protestare contro modifiche sgradite dello status quo”, si legge in un report di 16 pagine, datato 28 maggio 2013. La banca d’affari annoverata tra le protagoniste della finanza creativa, e quindi della crisi dei subprime che dal 2008 ha inceppato l’economia mondiale, giudicava così i “sistemi politici dei paesi europei del Sud e in particolare le loro costituzioni”, definendole “inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”. In questo contesto l’endorsement sul referendum costituzionale firmato dall’ambasciatore degli Stati Uniti in Italia,John Phillips, sorprende ma non troppo: numi tutelari della politica e vertici della finanza nostrana e mondiale si sono a più riprese espressi a favore di riforme di respiro liberista come quelle del governo Renzi.
I toni si fanno spesso apocalittici, degni del più cupo dei day after gli scenari prefigurati in caso di fallimento: la vittoria del “No” al referendum, rilevava il 1° luglio l’ufficio studi di Confindustria, causerebbe un “caos politico” e lo scenario economico interno “sarebbe caratterizzato da cinque eventi ciascuno dei quali foriero di recessione“. Tradotto in numeri: “L’effetto complessivo della vittoria del “No” è stato quantificato per il triennio 2017-2019: il Pil cala dello 0,7% nel 2017 e dell’1,2% nel 2018, salendo dello 0,2%nel 2019. In totale si riduce dell’1,7%“. E il Pil pro capite, “una misura di benessere, calerebbe di 589 euro. Ciò porterebbe a un aumento di 430mila persone in condizione di povertà“. Senza contare la perdita di posti di lavoro: “L’occupazione diminuisce complessivamente di 258mila unità, mentre altrimenti salirebbe di 319mila”. “Noi siamo per il sì – ribadiva quindi il 20 luglio al Meeting di Rimini il presidente Vincenzo Boccia, eletto il 25 maggio – perché riteniamo che la governabilità e la stabilità siano la precondizione per una politica economica di lungo termine”.
Apocalittici anche i toni usati da Fitch, che esprimeva il proprio parere nelle stesse ore in cui Phillips spiegava che una vittoria del “No” sarebbe un “passo indietro” per attrarre gli investimenti stranieri in Italia: “Ogni turbolenza politica o problemi nel settore bancario – ha spiegato il responsabile rating sovrani per Europa Medio Oriente Edward Parker – che si possano ripercuotere sull’economia reale o sul debito pubblico, potrebbe portare a un intervento negativo sul rating dell’Italia. Se ci fosse un voto per il No, lo vedremmo come uno shock negativo per l’economia e il merito di credito italiano”. Più o meno lo scenario delineato anche da Goldman Sachsche in un rapporto di 14 pagine mette in rilievo i rischi che un fallimento del referendum comporterebbe per le banche: “Una fase di turbolenza politica e uno stop al percorso riformista ridurrebbe le probabilità di arrivare a una soluzione di mercato per le banche in difficoltà, aumentando per contro quelle di un intervento del governo”.
Lassù, tra le nubi che circondano i resti di quello che fu Olimpo della grande industria italiana, le riforme piacciono anche a Sergio Marchionne, che con Matteo Renzi ha dimostrato di avere un feeling particolare: “Quello che interessa a noi come azienda è la stabilità del sistema”, spiegava il 27 agosto a margine di un convegno alla Luiss l’amministratore delegato di Fca, dicendosi ”a livello personale per il sì” al referendum. ”Non voglio – tentava quindi un distinguo – prendere una posizione. Ma personalmente condivido alcune delle scelte che sono state fatte per cercare di alleggerire il costo di gestione di questo Paese. Non voglio giudicare se la soluzione è perfetta, ma è una mossa che va nella direzione giusta”.
Più in basso, nella Castalia della politica nostrana, il nome che spicca per qualità e quantità degli interventi in favore delle riforme è quello di Giorgio Napolitano: “Sosterrò la conferma della legge di riforma approvata dal Parlamento e mi auguro che le opposte parti politiche si confrontino sul referendum nella sua oggettività”, rompeva gli indugi il presidente emerito in un’intervista al Corriere della Sera il 6 gennaio, per poi esprimere il 5 luglio un invito direttamente agli italiani: “Auspico che la stragrande maggioranza dei cittadini non faccia finire nel nulla gli sforzi messi in atto in questi due anni in Parlamento”, fino all’ultimo appello, datato 10 settembre: “Bocciare la revisione della Carta sarebbe un’occasione mancata“. Difficile, comunque, quantificare le occasioni in cui l’ex capo dello Stato ha sponsorizzato le riforme firmate da Maria Elena Boschi, ampiamente ricambiato con l’iscrizione a caratteri cubitali (secondo i maligni, un epitaffio) che il premier ha scolpito loro in calce: “Portano la sua firma“. Con tutte le conseguenze che in termini di giudizio storico da questa affermazione potrebbero discendere.
Per un certo periodo, più o meno corrispondente alla durata del patto del Nazareno, le riforme hanno riscosso successo anche negli ambienti berlusconiani: “In un Paese che ha bisogno di riforme – argomentava il 2 luglio 2014 Pier Silvio Berlusconi, vicepresidente di Mediaset, alla presentazione dei palinsesti autunnali – come italiano e come imprenditore io tifo per Renzi, e chi non lo farebbe con chi ha preso il 40% (alle elezioni europee di quell’anno, ndr)? Abbiamo bisogno innanzitutto di stabilità e in secondo luogo di riforme che facciano ripartire l’economia“. Perché è “indispensabile” intervenire su “giustizia, lavoro, tasse”. Poi però, sottolineava il delfino, “è importante vedere come sono le riforme, perché vanno fatte bene, e con chi si fanno”. Renzi le avrebbe fatte con suo padre Silvio, fino a che quest’ultimo, scottato dall’inversione a “U” fatta dal premier in occasione dell’elezione di Sergio Mattarella al Colle, non aveva fatto crollare il patto. Passando quindi l’ideale staffetta a Denis Verdini. Ma questa è un’altra storia.
La lista degli insospettabili tifosi delle riforme arriva fino a Jyrki Katainen, implacabile fustigatore delle mollezze amministrative di Atene. Il 15 gennaio 2015, nella prima tappa a Roma del suo tour per lanciare il fondo Juncker per gli investimenti, il vicepresidente della Commissione europea parlava di un “programma di riforme coraggioso”, promuovendo a pieno voti il Jobs Act: “Aiuterà soprattutto i giovani a trovare un impiego”, assicurava il falco finlandese la cui affabilità nei confronti di un’Italia che chiedeva flessibilità era giustificata dalla necessità di Bruxelles di dare un segnale di distensione a quei Paesi che rischiavano di essere attratti come mosche dal miele dalle ricette greche di Syriza. Che prometteva ai greci, prima di auto-normalizzarsi, un’Unione Europea meno ostaggio del partito dell’austerity.

domenica 11 settembre 2016

"Nessuno" smaschera Renzi - La Gabbia


COUNTERPUNCH: L’AMERICA HA IMPARATO AD AMARE LA GUERRA AL TERRORE. - SAINT SIMON

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(La realtà che ci viene raccontata è quella decisa dalle elite al potere, tra manipolazioni e sinistre analogie col mondo descritto da Orwell in 1984. Questo è quel che lascia la lettura dell’articolo, ironicamente leggero e sottilmente disturbante, di C.J. Hopkins, autore satirico americano, sul deciso “cambio di narrazione” avvenuto in tutto il globo con l’attentato delle Torri Gemelle – dalla Guerra al Comunismo alla Guerra al Terrore. Da Countepunch, in occasione del quindicesimo anniversario delle Torri Gemelle.)
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La “guerra al terrorismo”, che l’ex presidente George W. Bush ha lanciato ufficialmente alla fine di settembre del 2001, e che il presidente Obama ha ufficialmente rinominato  “la serie di persistenti sforzi mirati a smantellare specifiche reti di estremisti violenti che minacciano l’America” nel maggio 2013 , a questo punto (cioè dopo quindici anni che ci siamo dentro), è diventata la nostra realtà consensuale ufficiale … o in altre parole, “è come stanno le cose”. Un’intera generazione ha raggiunto la maggiore età nel corso dello “Stato di Emergenza Nazionale rispetto ad Alcuni Attacchi Terroristici “, che il presidente Obama ha recentemente esteso. Per la maggior parte di questa generazione sfortunata (che alcuni chiamano “Generazione Patria”), la vista di soldati in armatura, coi fucili tenuti anteriormente a tracolla pronti per l’uso, che pattugliano le strade delle loro cittadine o città, le assurde “procedure di sicurezza” all’aeroporto, l’isteria pompata dai media mainstream, la commemorazione bigotta di qualsiasi cosa anche lontanamente collegata ad “Alcuni Attacchi Terroristici” in questione, e tutto il resto, è del tutto normale, il modo in cui il loro mondo è sempre stato.
Naturalmente, questa è anche la prima generazione per la quale gli attentati di New York e Washington dell’11 settembre 2001 non sono altro che vaghi ricordi d’infanzia, o eventi storici che hanno imparato a conoscere a scuola, o in televisione o su Internet. E’ probabile che ciò che hanno imparato su di essi è che “l’America” quel giorno è stata attaccata da un gruppo di terroristi fondamentalisti islamici, per nessuna ragione logica apparente che non sia “odiano la nostra libertà”. E’ anche probabile che abbiano imparato che le invasioni di Iraq e Afghanistan da parte degli Stati Uniti, il bombardamento e la destabilizzazione di numerosi altri paesi (ad esempio Libia, Pakistan, Siria, Yemen, e gli eventuali altri che ho dimenticato di menzionare), le detenzioni indefinite, gli omicidi, le torture, la sorveglianza illegale di massa, la militarizzazione della società in generale, e tutte le altre caratteristiche familiari dello “stato di emergenza” che è stato in vigore tanto a lungo quanto chiunque di quella età riesce a ricordare… che tutto questo abbia qualcosa a che fare con il “proteggere gli americani” o gli “interessi dell’America “.
Il mio cuore va a questa generazione … o almeno a tutti coloro da poco ventenni che sono stati bombardati con questa versione ufficiale da più o meno il giorno in cui sono nati, eppure in qualche modo sono riusciti a mantenere la loro sanità mentale (e che continuano a lottare giornalmente per riconoscere, analizzare, scomporre, e comunque respingere l’incessante fuoco di fila di stronzate ideologiche puntate alla loro testa). Resistere alla forza della narrazione ufficiale è faticoso, e di solito poco gratificante, almeno in termini professionali e finanziari (a meno che, naturalmente, piaccia essere emarginati). E’ molto più facile fare come il re della Parabola del Re e del Pozzo Avvelenato, bere il Kool-Aid, e abbracciare la follia. Non importa che la narrazione ufficiale in realtà non abbia molto senso, o non abbia a che fare con… be’… la storia… o i fatti, o altre cose del genere.
Secondo questa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà stanno conducendo una sorta di guerra santa fanatica, il cui scopo è quello di distruggere l’Occidente, prendere il controllo di tutto il mondo, e imporre la sharia a tutti. Hanno lanciato questa guerra il 9/11. Lo hanno fatto con l’invio di un gruppo di quindici terroristi sauditi (e quattro altri provenienti da Egitto, Emirati e Libano) per dirottare aerei con taglierini da tre dollari e pilotarli contro degli edifici emblematici, uccidendo il maggior numero di persone possibile. Questi attacchi avevano lo scopo di provocare l'”America”, e presumibilmente il resto degli infedeli occidentali, per far bombardare il Medio Oriente fino all’oblio, e radunare i musulmani in tutto il mondo, cosa che avrebbe innescato una sorta di jihad globale che avrebbe spazzato via la civiltà occidentale, e a quel punto i terroristi si sarebbero riversati fuori dai loro buchi nascosti e avrebbero preso il controllo di tutto.
Secondo questa stessa versione ufficiale, questi terroristi islamici che odiano la nostra libertà sono apparsi magicamente dal nulla, più o meno completamente formati, appena prima del 2001. Tutta la storia moderna del Medio Oriente, la caduta dell’impero ottomano, il colonialismo occidentale, due guerre mondiali, il gioco a scacchi della Guerra Fredda, e la fine della stessa, per non parlare della diffusione ormai senza ostacoli del capitalismo globale in tutto il mondo … niente di tutto questo ha a che fare con qualcosa. No, secondo la nostra versione ufficiale, questi terroristi si sono materializzati dall’etere. Hanno dato uno sguardo, hanno visto l’America seduta tranquillamente che badava ai propri affari, mentre godeva dei suoi cari valori, e così, sono stati sopraffatti da un odio fanatico, e hanno iniziato a legarsi addosso le loro cinture esplosive.
L’unico modo per impedire a questi terroristi (la maggior parte dei quali erano sauditi, ricordo) di conquistare il mondo intero è stato quello di invadere accidentalmente l’Iraq, che non aveva nulla a che fare con niente, e uccidere e torturare un sacco di iracheni, e smantellare tutto il suo esercito, in modo che potesse formare gruppi terroristici che avrebbero terrorizzato l’intera regione, e la Francia, e aiutato a destabilizzare la Siria, che a quel punto potevamo anche bombardare. Inoltre, avevamo bisogno di invadere l’Afghanistan, perché i terroristi avevano i loro buchi nascosti lì, così potevamo avere una sorta di mezza giustificazione per l’Iraq. Oh, e la Libia. Avevamo bisogno anche di bombardare la Libia, di farla finita con il malvagio Gheddafi, perché… uh… non ricordo bene. Aveva qualcosa a che fare con la primavera araba, che aveva qualcosa a che con Al Qaeda, o l’ISIS… o qualunque cosa… penso che abbiate afferrato il messaggio.
Ora, prima che i miei amici complottisti diventino tutti entusiasti per dove sto andando a parare, non sto suggerendo che gli attacchi del 9/11 sono stati una sorta di complotto del governo degli Stati Uniti, o un complotto di rettiliani extraterrestri, o che qualunque attacco terroristico che è seguito – gli attacchi terroristici reali, cioè non quelli fatti da individui squilibrati che giuravano fedeltà all’ISIS su Facebook – non si è verificato più o meno come riportato. (Francamente, non importa come sia andata. L’effetto complessivo rimane lo stesso). Quella che sto mettendo in discussione, o esaminando, o ridicolizzando, è la narrazione ideologica che circonda questi attacchi, e il Terrorismo, e la Guerra al Terrore, o in qualunque modo la stiamo chiamando questa settimana, e l’ipocrisia che circonda questo racconto, con il quale la “Generazione Patria” è cresciuta.
Quelli di noi che sono un po’ più grandi (va bene, ammettiamolo, un bel po’ più vecchi, e si, mi riferisco ai “baby boomer”, la generazione della quale tecnicamente faccio parte, avendo appena compiuto 55 anni lo scorso mese) sono stati indottrinati con una narrazione diversa. La “realtà” in cui siamo nati, e che ci è stata spinta giù per le nostre gole a scuola quando eravamo bambini, e poi rafforzata da praticamente ogni aspetto della nostra vita da adulti, è stata il Comunismo contro la Democrazia. E’ andato in modo un po’ simile…
L’America, il paese che aveva recentemente salvato il mondo dai nazisti e dall’Impero giapponese, è stata impegnata in una lotta eterna contro i Comunisti, e i simpatizzanti Comunisti, che volevano conquistare l’intero pianeta, e … in fondo, portarci via tutte le nostre cose. Questa lotta eterna, o stallo orwelliano, era destinata ad andare avanti o per sempre o fino a quando i comunisti avrebbero lanciato le loro armi nucleari, o fino a che non l’avremmo fatto noi, cosa che si sarebbe risolta nella fine di tutto. Poi avremmo passato il tempo con Gesù (noi americani, cioè… non i comunisti). Nel corso di questa lotta eterna (che l’ex presidente Ronald Reagan concluse definitivamente, nel 1987, ordinando a Gorbaciov di “abbattere questo muro”), l’America e i suoi alleati amanti della libertà, e i Comunisti senza Dio e loro spietati gregari, sterminarono milioni e milioni di persone, per lo più in luoghi lontani ed esotici (ad esempio, l’Indocina, la Corea, il Vietnam, la Birmania, l’Algeria, Nicaragua, El Salvador, Honduras, la Palestina… e l’elenco potrebbe continuare).
Quindi nulla è realmente cambiato più di tanto, in termini di tutti che sterminano tutti. Quella che è cambiata, tuttavia, è la nostra narrazione ufficiale (cioè la realtà consensuale). Quelli di noi che sono abbastanza vecchi da ricordare la “realtà” pre-9/11 hanno guardato questo cambio del racconto ufficiale più o meno come il protagonista di Orwell, Winston, in 1984, guarda l’Ingsoc effettuare il passaggio dalla guerra con l’Eurasia alla guerra con l’Estasia proprio nel bel mezzo del raduno di quella Settimana dell’Odio … va bene, non è successo proprio così bruscamente. Tuttavia, vederlo è stato abbastanza impressionante. Nei quindici anni dal 9/11 (che non è un periodo così lungo per i tempi storici) lo Spettro del Comunismo è stato sostituito senza soluzione di continuità con lo Spettro del Terrorismo Islamico, e la Guerra Fredda soppiantata dalla Guerra al Terrore.
Dopo il crollo dell’URSS nel 1991, era inevitabile. Il Capitalismo (non l'”America”), dopo aver vinto, o essere sopravvissuto a, il suo unico e solo avversario (cioè il Dispotismo, non il “Comunismo” o “Socialismo”), è stato finalmente libero di ristrutturare, privatizzare e sfruttare quei mercati che gli erano stati negati durante tutti i 50 anni di stallo della Guerra Fredda. Le classi dirigenti capitaliste globali (che non hanno alcuna reale fedeltà a nessuna nazione) adesso erano libere di iniziare ad eliminare gli ornamenti di Socialismo che avevano mantenuto in Occidente per evitare che i lavoratori occidentali diventassero sempre più insoddisfatti di passare tutta la loro vita a lavorare di modo che non dovessero farlo le classi dirigenti capitaliste. Questa Privatizzazione di Praticamente Tutto, anche se si sta verificando più gradualmente in Europa Occidentale (a parte l’eccezione controcorrente della Grecia, naturalmente), sta avendo un successo strepitoso negli Stati Uniti e nel Regno Unito, che sono più o meno totali plutocrazie a questo punto. Come lo è la Russia, e gli ex paesi del blocco orientale, e la Cina, e la maggior parte del resto del mondo.
E poi c’è il Medio Oriente… che, dopo la fine della situazione di stallo della guerra fredda stava giusto seduto là, vulnerabile, nuotando nel petrolio e irradiando importanza strategica, e mercati potenziali, e investimenti, e così via. L’unico piccolo problema erano i baathisti in Iraq e Siria, e Gheddafi, e il suo marchio di nazionalismo arabo, e quei Wahabiti che gli Stati Uniti avevano sostenuto per resistere all’occupazione sovietica dell’Afghanistan, e tutti gli altri che non giocavano come noi.
Così le classi dirigenti capitaliste globali avevano bisogno di arrivare lì e ristrutturare tutto, che è quello a cui stiamo assistendo dalla fine della guerra fredda… ma questa non è una buona narrazione ufficiale. Per prima cosa, è troppo complicata, e queste narrazioni ufficiali devono essere semplici. Inoltre, non c’era nessun avversario malvagio, cosa che, nel business dei racconti, è un grave problema. Si deve avere un avversario malvagio. In quale altro modo si potrà ingannare le masse per inviare i loro figli a combattere le vostre guerre, o a sciamare sul National Mall a Washington, e in Times Square, sventolando bandiere e gridando fanaticamente “USA! USA!” quando le vostre squadre speciali Seal uccidono qualche spauracchio terrorista?
Fortunatamente per le classi dirigenti capitaliste globali, i terroristi islamici si sono fatti avanti esattamente in quel momento e hanno assunto il ruolo di avversario malvagio. Non c’era davvero nessun altro per farlo. Con la scomparsa della minaccia comunista, loro (cioè le classi dirigenti capitaliste globali) avevano perso il loro ultimo nemico esterno. Quello di cui avevano bisogno, e hanno ottenuto, è stato un nemico interno, un nemico interno che non può mai essere sconfitto.
Il terrorismo è quel nemico. Nella nostra coraggiosa nuova era unipolare (un’epoca in cui il capitalismo transnazionale, e non l'”America”, o la Russia o la Cina, o qualsiasi altro Stato nazionale, domina l’intero pianeta e determina ciò che è e non è “realtà”), non ci possono più essere nemici esterni, perché non c’è più alcun “fuori”. Siamo qua dentro tutti insieme, adesso… nella nostra realtà consensuale del capitalismo globale, per accettare e adeguarsi alla quale la maggior parte delle persone in tutto il mondo sta facendo del suo meglio.
Il problema con questi terroristi islamici (e con tutti gli altri fanatici religiosi, fanatici socialisti, fanatici ambientalisti, e qualsiasi altro tipo di persone che ha o che sposa “punti di vista estremisti”) è che non hanno ancora accettato questa “realtà”. Io stesso ho problemi a farlo, come presumo sia abbastanza ovvio a questo punto. Da quello che ho capito, però, l’industria farmaceutica offre una varietà di rimedi per questo… o forse sarebbe d’aiuto se facessi un pellegrinaggio a New York per pregare nel Santo Reliquiario dei Martiri dell’11 settembre, e prendessi uno di quei cappelli-souvenir, o le bottiglie d’acqua del NYPD, e cercassi di dimenticare tutta questa roba folle della realtà consensuale e della storia.