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mercoledì 17 luglio 2024

Fusione nucleare: energia del futuro ma non del presente. - Dénise Meloni

La fusione nucleare è la fonte di energia più promettente dell’intero Universo, dalle stelle massicce sparse in tutto lo Spazio fino ai piccoli reattori qui sulla Terra. Attualmente sono allo studio tre approcci principali, tutti e tre sempre più vicini al Sacro Graal della produzione di energia: il punto di pareggio.

Restano ancora enormi sfide e la ricerca di base rimane ampiamente sottofinanziata. Nonostante numerose aziende facciano promesse irrazionali, è improbabile che assisteremo a una fusione commerciale in tempi brevi.

L’energia nucleare è unica. È letteralmente da centinaia di migliaia a milioni di volte più efficiente, in termini di frazione di massa convertita in energia, di tutte le reazioni chimiche. Ecco cos’è la fusione nucleare e perché è il futuro, ma non il presente, della generazione di energia qui sulla Terra.

La fusione, d’altro canto avviene in tutte le stelle con temperature del nucleo superiori a ~4 milioni di K ed è la reazione primaria che alimenta il nostro Sole. Quando si crea una bomba a fusione, la sua resa energetica è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi bomba a fissione: la prima è solitamente misurata in megatoni, mentre la seconda è misurata solo in chilotoni.

Controllare una reazione di fusione nucleare.

In linea di principio, se riuscissimo a controllare una reazione di fusione nucleare con la stessa efficienza con cui attualmente controlliamo le reazioni di fissione, estraendo energia alla velocità che preferiamo, questa sostituirebbe tutte le altre forme di generazione di energia come fonte dominante di energia sul pianeta Terra.

L’energia da fusione nucleare è il sogno di un’energia sostenibile. Se riusciamo a controllare la velocità di una reazione di fusione, possiamo sfruttarla per produrre energia su richiesta, praticamente senza sprechi. Il suo combustibile, l’idrogeno e i suoi isotopi, sono incredibilmente abbondanti qui sulla Terra.

Non c’è “esaurimento” del combustibile da fusione nucleare, non per miliardi di anni. E mentre la fusione può produrre piccole quantità di prodotti radioattivi come il trizio, non c’è mai il rischio di una fusione del reattore o di danni ambientali a lungo termine.

Rispetto persino all’energia solare, che richiede l’estrazione di elementi rari e l’uso di sostanze chimiche e risorse scarse per creare pannelli solari, la fusione è la scelta energetica più sostenibile.

Non è una questione banale creare una reazione di fusione nucleare. Finché ci si limita a lavorare con materiali come idrogeno, deuterio, elio-3 e altri elementi leggeri stabili e isotopi, sono necessarie temperature ed energie enormi per far sì che una reazione di fusione nucleare si verifichi. Controllare e sostenere questi ambienti non è un compito facile e sono necessarie energie importanti anche all’inizio per creare le condizioni necessarie per la fusione.

In secondo luogo, non ci si può semplicemente approcciare a questo con l’obiettivo di creare più energia tramite fusione di quanta ne metti nel sistema per far partire la reazione: questo è quello che è noto come una bomba. Invece, quello che bisogna fare è produrre energia a una velocità sufficientemente lenta da poterla usare per produrre quantità utili di energia: energia nel tempo.

Per raggiungere il tanto decantato punto di pareggio è necessario sia produrre più energia dalle proprie reazioni di quanta se ne immetta nel sistema per avviare tali reazioni, sia estrarre tale energia e utilizzarla. Finora, entrambi i problemi restano irrisolti in tandem, ma ci sono tre approcci principali che i ricercatori stanno adottando nel tentativo di rivoluzionare il rapporto dell’umanità con l’energia.

Approccio n. 1: Fusione a confinamento magnetico. Il combustibile per fusione nucleare non è costituito solo da atomi, ma dai nuclei atomici nei nuclei degli atomi. Un approccio alla fusione è quello di ionizzare completamente gli atomi, strappando via i loro elettroni, finché non rimangono solo i nuclei atomici. Creando questo plasma surriscaldato di nuclei atomici che possono fondersi insieme, l’idea è quindi quella di riunire quei nuclei, superando la forza elettricamente repulsiva tra loro, per avviare reazioni di fusione.

Approccio n. 2: fusione a confinamento inerziale. Invece di armeggiare con i campi magnetici, perché non provare semplicemente l’approccio della forza bruta? È che la fusione a confinamento inerziale tenta di fare. Prendendo un pellet di materiale che può essere fuso, una serie di laser ad alta potenza su tutti i lati vengono sparati sul pellet bersaglio, aumentando rapidamente la sua temperatura e densità fino a quando non può essere innescata una reazione di fusione nucleare. Sebbene richieda di immagazzinare un’enorme quantità di energia per il “colpo laser” che comprime il pellet, è possibile che la reazione di fusione generata rilasci ancora più energia, consentendoci un giorno di superare il punto di pareggio.

Approccio n.3: approcci di terza via. È qui che si stanno intromettendo molte iniziative private, alcune legittime, altre sospette e altre ancora che sono ciarlatani indiscutibili. Esistono due principali approcci alternativi ai metodi tradizionali, ed entrambi possono effettivamente creare reazioni di fusione.

A quanto pare, non è poi così difficile far partire la fusione nucleare, ma è notevolmente difficile arrivare il più vicino possibile al punto di pareggio come fanno la fusione a confinamento inerziale o quella a confinamento magnetico.

Finora, purtroppo, nessuno è particolarmente vicino al punto di pareggio, e questa è la domanda che ci si dovrebbe sempre porre quando si parla della fattibilità della tecnologia della fusione nucleare nel sostituire altre fonti di energia su cui l’uomo può contare.

“È possibile produrre più energia di quella necessaria per avviare la reazione?”
•”Quanta dell’energia prodotta puoi sfruttare per produrre energia utilizzabile?”
•”E quanto sei vicino, quantitativamente, al raggiungimento del punto di pareggio?”

Quando si parla dell’Universo, non esiste reazione più vivificante o che sostenga la vita della fusione nucleare. È letteralmente al centro non solo di ogni stella, ma anche delle innumerevoli nane brune, ovvero stelle fallite, che subiscono la fusione del deuterio durante la loro vita.

Quando elementi leggeri si legano insieme, il nuovo elemento che producono ha una massa più leggera dei reagenti iniziali e quella reazione di fusione rilascia quindi energia proporzionale alla differenza di massa: tramite E = mc 2 di Einstein.

In termini di metriche di disponibilità di energia, disponibilità di fonti di combustibile e impatti ambientali, la fusione nucleare è di gran lunga la scelta migliore tra tutte le opzioni disponibili per generare energia.

Conclusioni.

Sfortunatamente, un investimento insufficiente di oltre 60 anni in questa tecnologia ci ha fatto arretrare in modo eclatante su questo importante fronte scientifico, e ora gli avvoltoi si sono radunati: pieni di grandi sogni e promesse vuote, senza nulla da mostrare se non quantità simboliche di fusione che sono di molti ordini di grandezza lontane anche solo dall’avvicinarsi al punto di pareggio.

Se c’è una tecnologia promettente che merita un investimento di livello lunare, è l’energia della fusione nucleareÈ il percorso più promettente per mitigare l’attuale crisi climatica ed energetica.

Non sarà la tecnologia di oggi, ed è improbabile che diventi quella di domani a meno che non rivoluzioniamo radicalmente il modo in cui finanziamo e conduciamo la ricerca e lo sviluppo di base qui sulla Terra.

https://reccom.org/fusione-nucleare-energia-futuro-non-del-presente/

giovedì 2 maggio 2024

La collisione tra la Via Lattea e M31 è già iniziata. - Giuseppe Donatiello


Andromeda





















Andromeda (M31) è una galassia spirale di dimensioni simili alla nostra e si trova a circa 2,4 milioni di anni luce. È considerata l’oggetto più lontano visibile a occhio nudo, sebbene da siti adatti, sia possibile scorgere anche la sua vicina M33, leggermente più lontana. In figura, una ripresa eseguita da Giuseppe Donatiello con teleobiettivo da 300 mm f/4,5 dal Parco Nazionale del Pollino, in tre sessioni (17, 18 e 20 agosto 2020), integrando dati per 1,7 ore.

Tra circa 4 miliardi di anni, la nostra Galassia si scontrerà con M31 e inizierà una tumultuosa fase di fusione da cui nascerà una grande galassia ellittica di cui abbiamo già il nome: Milkomeda. Ma questa collisione è già iniziata, almeno a livello dei gas che circondano le galassie.

Immensi aloni di gas si estendono per circa 1,5 milioni di anni luce attorno ad Andromeda e alla Via Lattea. Questo ambiente si studia sfruttando la luce proveniente dai quasar per cercare nei loro spettri gli elementi attribuibili all’alone. I quasar sono sorgenti lontanissime che presentano righe spettrali fortemente spostate verso il rosso, perciò discriminare quelle prodotte dagli elementi presenti nell’alone di Andromeda è piuttosto facile.

Un gruppo di astronomi ha utilizzato il Telescopio Spaziale Hubble per mappare l’involucro, prevalentemente costituito da plasma caldo, della nostra grande vicina galattica, scoprendo che si estende mediamente per circa 1,3 milioni di anni luce, arrivando in alcuni punti sino a 2 e che è composto da due gusci principali ben distinti.

Conoscere le caratteristiche dell’alone è come possedere una macchina del tempo, poiché questa enorme bolla di gas ionizzato conserva memoria degli eventi passati ed è il serbatoio da cui sarà attinto il gas che formerà le future generazioni di stelle. In esso troviamo anche le tracce delle esplosioni stellari che l’hanno arricchito di elementi pesanti, perciò il suo studio fornisce informazioni riguardanti l’evoluzione della galassia, la cosiddetta “archeologia galattica”.

Da tale ricerca, chiamata Project Amiga (Absorption Map of Ionized Gas in Andromeda), è emerso che il guscio più interno si estende per circa mezzo milione di anni luce e coesiste con l’alone stellare esterno di Andromeda, popolato da ammassi globulari, galassie nane satelliti e stelle isolate. Il guscio esterno è più esteso, rarefatto e più caldo, forse perché risente meno degli effetti prodotti dalle esplosioni stellari. A riprova, c’è la relativa abbondanza di elementi pesanti proprio nel guscio più interno.

Gli spettri dei quasar sono stati studiati nell’UV con lo spettrografo Cosmic Origins di Hubble, ricavandone composizione e densità del gas interposto dagli assorbimenti prodotti.

Da un sito molto buio, M31 appare estesa per circa 6° (12 lune affiancate!) ma se fossimo in grado di scorgere il suo alone gassoso, occuperebbe in cielo l’equivalente di una costellazione (figura).

L’alone di M31 è probabilmente molto simile a quello presente intorno alla nostra Galassia, che però è più difficile da studiare, perché ci troviamo nel suo interno ed è difficile discriminare la “firma” dei gas nell’alone da quelli presenti in abbondanza nel disco. Come spesso accade, essere all’interno non è una posizione privilegiata, quindi si guarda lontano per saperne di più dell’ambiente in cui ci troviamo.

https://cosmo2050.com/2020/08/28/la-collisione-tra-la-via-lattea-e-m31-e-gia-iniziata/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR3sDeEFXN-z4SQB51BS5Geu4qiaiToauT_YqMZgkEzaL_yuSFUMNKzNtWM_aem_AUsFWF7Af7dxOGwLzeyEzkpAFA_xwSqU6ZWkJQPh8GwO2hMj9TxDEMhmB_NSx9C9llw4I5jt47GnBK12IZEFjM1O

giovedì 7 aprile 2022

Fusione nucleare, Oxford ce l’ha fatta! La svolta energetica confermata anche dall’Aeia. - Rosita Cipolla

 

Svolta storica per l'energia pulita che imita le stelle! Una startup britannica fondata dall'Università di Oxford ha raggiunto la fusione nucleare usando un approccio innovativo.

Dal Regno Unito arriva una splendida notizia sul fronte dell’energia pulita: la fusione nucleare non è più un’utopia, è già realtà. Ad annunciare di averla raggiunta la società First Light Fusion, fondata dall’Università di Oxford. Per raggiungere lo straordinario traguardo – che è stato convalidato dall’Autorità per l’energia atomica del Regno Unito (UKAEA) – è stato utilizzato per la prima volta un approccio innovativo, più semplice e più efficiente: la cosiddetta tecnologia dei proiettili. 

Per ottenere questo risultato di fusione, First Light ha utilizzato il suo grande cannone a gas iperveloce a due stadi per lanciare un proiettile su un bersaglio, contenente il combustibile di fusione. – spiega la startup – Il proiettile ha raggiunto una velocità di 6,5 km al secondo prima dell’impatto. 

First Light ha chiarito di essere riuscita a raggiungere la fusione spendendo meno di 45 milioni di sterline “e con un tasso di miglioramento delle prestazioni più veloce di qualsiasi altro schema di fusione in storia”.

Con questo approccio più semplice che riutilizza la tecnologia esistente, l’analisi condotta da First Light mostra che la fusione dei proiettili offre un percorso verso un costo dell’energia livellato (“LCOE”) molto competitivo di meno di $50/ MWh. – sottolinea la società energetica – L’attrezzatura di First Light è relativamente semplice, costruita in gran parte con componenti prontamente disponibili. First Light ritiene che questo approccio acceleri il viaggio verso l’energia da fusione commerciale poiché esiste una grande quantità di ingegneria che può essere riutilizzata per realizzare il progetto dell’impianto proposto.

Adesso la First Light ha in programma di avviare delle collaborazioni con i produttori di energia esistenti per sviluppare un impianto pilota, utilizzando il suo approccio unico alla fusione nucleare. 

Risultati incoraggianti anche dall’AIEA

Recentemente in Europa è stato raggiunto anche un altro traguardo incoraggiante nel settore dell’energia che imita le stelle. Il team internazionale di scienziati, che sta lavorando da tempo al Joint European Torus (JET) – il più grande reattore a fusione nucleare – è riuscito infatti ad ottenere una quantità record di energia: 59 megajoule nel giro di 5 secondi (l’equivalente di 11 megawatt). Il precedente primato risaliva al 1997, quando era stata prodotta meno della metà dell’energia.

Al momento un nuovo progetto di ricerca coordinato dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) sta cercando di approfondire i materiali da usare per la realizzazione dei reattori a fusione.

“I risultati del progetto potrebbero contenere risposte importanti a domande relative a costi, efficienza e rifiuti prodotti da grandi esperimenti di fusione e reattori, come ITER e DEMO, nonché future centrali elettriche a fusione” chiarisce l’AIEA. 

Perché la fusione nucleare rappresenta la svolta. 

Ma cosa si intende esattamente per fusione nucleare e perché è considerata l’energia del futuro? Si tratta un processo complesso che avviene nel Sole e nelle altre stelle e che produce una quantità di energia. La fusione non è altro che la sorgente d’energia del sole e delle stelle. Per soddisfare le necessità di una popolazione mondiale in continua crescita, la ricerca sul campo sta dimostrando che questa fonte di energia può essere usata per produrre elettricità in modo sicuro, rispettoso dell’ambiente e con risorse di combustibile abbondanti. In pratica è l’opposto della fissione nucleare – la reazione utilizzata oggi nelle centrali nucleari – in cui l’energia viene rilasciata quando un nucleo si divide per formarne altri più piccoli.

La fusione nucleare non produce emissioni di carbonio. Infatti gli unici sottoprodotti delle reazioni di fusione sono piccole quantità di elio, un gas inerte che può essere rilasciato in sicurezza, senza provocare danni ambientali.

https://www.greenme.it/ambiente/energia/fusione-nucleare-oxford-first-light-fusion/?fbclid=IwAR3OPooH0gxsKXNkTi-5Gs_8auRyN62-B0vaaq1pp9QY_be0-IDym_0B1is

sabato 5 settembre 2020

Tra 10 miliardi di anni la fusione tra Via Lattea e Andromeda: nascerà la supergalassia Milkomeda.

Collisione Andromeda - Via Lattea - Amici della Scienza
Collisione tra Andromeda e la Via lattea.

Lo studio dell'Università La Sapienza di Roma è stato pubblicato sulla rivista Astronomy and Astrophysics.

Un nuovo studio internazionale, coordinato da un team del Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma, in collaborazione coi colleghi dell'Università tedesca di Heidelberg e della Northwestern University americana, ha realizzato sofisticate simulazioni numeriche per prevedere i tempi cosmici nei quali la nostra Galassia si scontrerà con Andromeda fino a fondersi in un'unica "supergalassia". 

I risultati del lavoro, che gettano nuova luce sul destino del nostro sistema stellare, sono stati pubblicati sulla rivista Astronomy and Astrophysics.  Dallo studio emerge che tra 10 miliardi di anni la Via Lattea si fonderà con la vicina Andromeda formando una supergalassia che hanno battezzato 'Milkomeda'. 

Per Roberto Capuzzo Dolcetta, della Sapienza, tra i coordinatori della ricerca, "la prima collisione tra le due galassie avverrà tra 4 miliardi di anni e la fusione tra circa 10 miliardi, tempo simile alla stima dell'età del cosmo dal Big Bang a oggi".  La Via Lattea e Andromeda fanno parte di un gruppo di una settantina di galassie, il Gruppo Locale, il cui centro di massa si trova proprio tra le due galassie. Lo studio ha permesso ai ricercatori di predire che, in seguito alla collisione galattica e alla fusione, i buchi neri giganti al centro delle due galassie, con massa milioni di volte il Sole, si troveranno a orbitare uno vicino all'altro.  

"Questo aspetto - conclude Roberto Capuzzo Dolcetta - implica che in un tempo mille volte più breve di quello necessario alla collisione delle galassie madri, anche i loro buchi neri si scontreranno. Dando, così, origine a una esplosione di onde gravitazionali di potenza inimmaginabile, miliardi di volte maggiore di quelle individuate negli ultimi cinque anni dai grandi osservatori della collaborazione internazionale Ligo-Virgo, negli Stati Uniti e in Italia". 

https://www.rainews.it/dl/rainews/media/Via-Lattea-e-Andromeda-si-fonderanno-tra-10-miliardi-di-anni-e-formeranno-la-supergalassia-Milkomeda-2ce29357-24bd-4c22-a597-fbed4f2b40d2.html?fbclid=IwAR2yA_9GxIeM6o94hk02HOlTed17WKaxmBul-1keA5Y769dgPuQjv0On1xM#foto-10

giovedì 27 febbraio 2020

Un mistero sotto il Sombrero. - Davide Coero Borga



Sopra la calotta e la tesa della galassia a forma di cappello M104, il telescopio spaziale Hubble fotografa una straordinaria abbondanza di stelle ricche di elementi pesanti. Un’anomalia forse prodotta dalla fusione di enormi galassie e di cui oggi sembra non restare traccia.
Un’inspiegabile abbondanza di stelle ricche di elementi pesanti. E un altrettanto anomala mancanza di vecchie stelle anemiche che, al contrario, è comune trovare in aloni di grandi galassie come questa. 
M104, ribattezzata dagli astronomi Sombrero per via della forma a tesa larga tipica del copricapo messicano, è un’anomalia
L’alone di luce che circonda la calotta della galassia a forma di cappello, fotografato in dettaglio dal telescopio spaziale Hubble ed evidenziato nell’immagine dal riquadro bianco, mostra una miriade di stelle, migliaia di singole stelle (riquadro giallo). Una popolazione che va aumentando man mano che ci si avvicina al disco della galassia (riquadro blu).
Nelle galassie simili a Sombrero gli ammassi globulari di questo tipo contengono stelle povere di metalli (i corpi ricchi di metalli pesanti si concentrano nel disco di una galassia e nel rigonfiamento centrale). Qui, viceversa, le stelle ne sono ricche, come se la galassia che le ospita fosse figlia di una fusione fra enormi galassie avvenuta qualche miliardo di anni fa. Un genere di spiegazione che mal si adatta a quanto si può vedere attraverso un telescopio: un disco galattico e un alone privo di segni di discontinuità.
Eppure, sotto l’elegante Sombrero dalla larga tesa e dai bordi lisci, potrebbe nascondersi un passato turbolento
D’altra parte «Sombrero è sempre stata una galassia un po’ particolare, ed è anche questa sua particolarità a renderla interessante», confessa Paul Goudfrooij dello Space Telescope Science Institute (Stsci) di Baltimora, nel Maryland. «L’abbondanza di elementi pesanti nelle stelle che compongono l’alone della galassia ci conferma che Sombrero ha ancora molto da svelare circa la sua formazione ed evoluzione».
La galassia Sombrero mal si adatta alle definizioni, dunque. Né ellittica, né spirale. Bensì un ibrido che gli astronomi devono tener d’occhio e che potranno studiare più approfonditamente grazie al Wide Field Infrared Survey Telescope o al James Webb.
Nel frattempo i dati raccolti da Hubble sono stati dati in pasto ai computer, che grazie a sofisticati modelli qualche risposta l’hanno prodotta: Sombreroa differenza della nostra Via Lattea, non ha avuto un processo di accrescimento regolare e distribuito nel tempo ma è il prodotto di una fusione di due o più galassie gigantesche. C’è un bel trambusto nel passato di Sombrero, insomma. Anche se non si vede.

mercoledì 14 settembre 2016

Ok fusione Bayer-Monsanto da 66 mld dlr.

 © ANSA

Nasce big agricoltura. Gruppo tedesco alza offerta a 128 dollari.

ANSA) - ROMA, 14 SET - Accordo fatto tra Bayer e Monsanto per un'operazione valutata circa 66 miliardi di dollari incluso il debito. Le due società hanno ufficializzato l'intesa precisando che l'azienda farmaceutica tedesca pagherà 128 dollari in contanti per ogni azione Monsanto (alzandola rispetto alla precedente di 127,50 dollari) e ha aumentato da 1,5 a 2 miliardi la commissione da pagare se l'Antitrust dovesse bocciare l'operazione.

domenica 8 maggio 2016

Anas-Ferrovie, ecco la fusione da 10 miliardi. - Umberto Mancini

Immagine


Sarà un colosso da oltre 10 miliardi di fatturato. Gestirà non meno di 42 mila chilometri di reti, tra strade e ferrovie, con circa 75 mila dipendenti. 

Avrà il ruolo di playmaker, dando una regia unica alle infrastrutture per «individuare la migliore risposta alla domanda di mobilità» del Paese, evitando sovrapposizioni, colmando gap storici e mettendo fine a mille gelosie locali.

I numeri e, soprattutto, la filosofia della fusione tra Anas e Fs sono sul tavolo del ministero dell’economia, Pier Carlo Padoan, e di quello delle Infrastrutture, Graziano Delrio. Dettagli, cifre e mission di un matrimonio che va celebrato, almeno nelle intenzioni di Palazzo Chigi, entro l’anno per dar vita ad un soggetto nuovo, «un gruppo infrastrutturale di respiro internazionale», capace di fare massa critica e dunque di competere anche nelle gare all'estero con i big del settore.

I benefici dell’integrazione sono scritti nero su bianco nelle dossier recapitato ai Trasporti e al Tesoro. E verranno evidenziati nei piani industriali che stanno mettendo a punto gli amministratori delegati di Fs e Anas, Renato Mazzoncini e Gianni Vittorio Armani. Il nuovo colosso dovrà in primo luogo definire i fabbisogni di infrastrutture ferroviarie-terrestri secondo un disegno unitario. Coordinare strettamente le strategie di investimento in una «ottica di integrazione e non di competizione». Mettendo in soffitta i conflitti e le gelosie del passato. E’ evidente che tutto questo permetterà di gestire secondo le migliori regole di best practice gli appalti. Anche la progettazione sarà integrata, come chiesto dal ministro Delrio, per migliorare l’intermodalità e l’ottimizzazione della costruzioni dei nodi di interscambi. Insomma, ferrovie, strade, porti e aeroporti dovranno essere sempre più connessi, eliminando i colli di bottiglia.

martedì 15 settembre 2015

La fronda del Pd in Sicilia: “Quelli di Articolo 4 non li vogliamo”. E il partito perde 10.000 euro al mese…

Alta tensione nel Partito Democratico in Sicilia dopo la comunicazione dell’avvenuta “fusione” con Articolo 4, il partito degli autonomisti che a sua volta ingloba molti ex Mpa, persone che hanno una storia a volte lontanissima, se non contrapposta, a quella dei democratici. Alla faccia della rottamazione….
L’ingresso di Articolo 4 nel Pd assume poi un valore particolare a Trapani dove Articolo 4 è, essenzialmente, Paolo Ruggirello, uomo dalle migliaia di preferenze, che alle ultime elezioni regionali è stato eletto con il centrodestra. “Lo abbiamo saputo da Roma” dicono i dirigenti locali del Pd dopo la notizia dell’accordo con Articolo 4. Nel fine settimana è stato un rincorrersi di riunioni, telefonate, incontri. Nessuno vuole Ruggirello nel Pd, ma nessuno vuole fare la prima mossa. “Non è una questione di voti e di peso elettorale – dice un dirigente trapanese del Pd – ma di rispetto del territorio, dei ruoli. Noi e Ruggirello abbiamo storie diversissime”. E mentre c’è chi ricorda le ultime vicende giudiziarie che hanno coinvolto esponenti di Articolo 4, come il consigliere comunale di Castelvetrano Lillo Giambalvo arrestato per mafia, proprio da Castelvetrano e da Marsala vengono due nodi politici difficili da risolvere: a Castelvetrano il Pd è appena uscito dalla Giunta del Sindaco Felice Errante, che ha contribuito a fare eleggere, perchè quest’ultimo ha preferito l’abbraccio del suo ex avversario Giovanni Lo Sciuto, supportato proprio da Articolo 4. Paradossalmente, dunque, in questo momento a Castelvetrano il Pd è all’opposizione di un Sindaco che però ha fatto eleggere nel 2012, mentre un altro pezzo di Pd – Articolo 4 è in giunta. E che dire di Marsala, dove Alberto Di Girolamo ha vinto le primarie del Pd per la scelta del candidato Sindaco di centrosinistra, chiudendo di fatto l’alleanza elettorale con Articolo 4, che insiste per candidare Enzo Sturiano, presidente del consiglio comunale. In questo momento il Pd avrebbe due candidati Sindaci… A Tremestieri Etneo, Santi Rando (Articolo 4), proprio ieri, ha annunciato la sua candidatura a sindaco. Anche a Bronte, Marsala e Gela potrebbero nascere i primi conflitti. Intanto, sabato e domenica prossimi è in programma a Palermo la «Leopolda siciliana» che avrà 24 tavoli tematici a cui parteciperanno circa mille persone.
Tenta di gettare acqua sul fuoco il segretario siciliano del Pd, Fausto Raciti: “Il Partito democratico è aperto a tutte le soggettività senza mai perdere la “bussola”, ha detto in occasione della direzione regionale del Partito. Il segretario regionale ha spiegato come i democratici propendano per un modello di allargamento ed irrobustimento del partito che va, comunque, governato dal punto di vista politico:  “E un processo che va gestito politicamente in maniera serena, fuori dai giochi di corrente, fuori dai meccanismi interni del PD e con assoluta serietà. La bussola del Pd è la capacità di ritrovarci con queste realtà, a volte soggetti politici, altre volte amministratori, a volte ancora singoli deputati, in una condizione dove loro riconoscano il percorso del Pd e in cui questa volontà di costruire un cammino insieme non diventi un tentativo di “occupazione” del Pd. Lo spirito di disponibilità con cui Articolo 4 si sta approcciando a questa vicenda, è quello giusto. Una forza politica che si mette a disposizione del Pd e del suo processo di allargamento è un fatto significativo ma la forza politica deve necessariamente cessare la propria attività”. Raciti insiste sul criterio da adottare che deve essere “equanime e politico. Laddove siamo in grado di costruire un percorso politico comune, dobbiamo procedere al tentativo di allargare l’esperienza del Partito democratico”.
La preoccupazione è rappresentata dal fatto che nuovi soggetti politici possano disturbare i rapporti di forza interni e portare ad una frammentazione che mini l’identità del partito ma Raciti è molto chiaro, non vuol sentir parlare di divisioni e afferma che occorre partire dal punto fermo che lui chiama “bussola, ovvero la capacità di stare insieme alle realtà che offrono la loro disponibilità ad unirsi al PD riconoscendosi nel progetto democratico. Spero e auspico che ci sia un approccio di tutte quelle soggettività che vogliano intraprendere un percorso insieme, un percorso di inclusione del PD”.
PD SICILIANO SENZA SOLDI. Nessuno paga la sua quota e chi lo fa invoca almeno una rateizzazione. Nel Pd siciliano scoppia il caso dei deputati morosi. «Pubblicherò a breve i nomi di quei deputati iscritti al Pd che non hanno pagato quanto dovuto al partito in Sicilia, mentre non solleciterò più agli assessori Pd freschi di nomina, perché altrimenti mi potrebbero denunciare per estorsione…».
È lo sfogo del tesoriere del Partito democratico siciliano Tuccio Alessandro, che è intervenuto stamane alla direzione regionale del Pd a Palermo.
«Abbiamo una perdita mensile secca di diecimila euro – dice Alessandro – Così non possiamo continuare. La situazione finanziaria del partito è drammatica. Io fino a ora, anche per salvaguardare l’immagine del partito, non ho tirato i nomi dei deputati che non pagano quanto spetta loro come previsto, perché non è una bella cosa andare sulla stampa con i nomi e i cognomi. Ma li pubblicherò sul sito non appena approverete i bilanci».
E spiega che «ognuno dei deputati che non pagano da le sue motivazioni: c’è chi dice che già contribuisce al Circolo, c’è chi dice che deve non vuole finanziare una fazione opposta alla sua perché poi le risorse vengono usate contro di lui».
Il contributo previsto per i deputati nazionali è di 25 mila euro per la campagna elettorale. «Alcuni hanno pagato, altri hanno chiesto la rateizzazione e stanno pagando, altri non hanno mai iniziato i versamenti e nonostante qualche sollecitazione vengo considerato lo schiavo della serva. Anche questi saranno pubblicati sul sito non appena approveremo i bilanci, perché è un dovere». Parlando poi dei dipendenti del Pd in cassa integrazione, Alessandro annuncia: «Se non viene riapprovata la cassa integrazione, saremo costretti a licenziare».

lunedì 1 ottobre 2012

La Cassa degli Statali manda in rosso l'Inps. - Enrico Marro



L'impatto della fusione con Inpdap e Enpals.


ROMA - Quando a dicembre, col decreto salva Italia, il governo Monti varò il SuperInps sembrò davvero una buona idea. Di mettere insieme l'Inps, che gestisce le pensioni dei lavoratori privati, l'Inpdap, che pensa invece ai dipendenti pubblici, e l'Enpals, il piccolo istituto del settore sport e spettacolo, se ne parlava da molti anni. E forse solo un governo tecnico poteva riuscire a vincere le mille resistenze politico-corporative. Sembrava davvero una bella idea inglobare nel più efficiente Inps, guidato da Antonio Mastrapasqua, il carrozzone Inpdap e tagliare gli sprechi. Tanto che la relazione tecnica al salva Italia quantificava in «non meno di 20 milioni di euro» i risparmi ottenibili già nel 2012, per poi salire a 50 milioni nel 2013 e a 100 milioni nel 2014. Solo che ora si scopre che l'accorpamento ha effetti devastanti sul bilancio del SuperInps.
Patrimonio a rischio
Nel giro di «pochi anni» si potrebbe arrivare all'«azzeramento» del patrimonio netto, aprendo «un problema di sostenibilità dell'intero sistema pensionistico». Colpa dell'Inpdap che, entrando nell'Inps, scarica sul bilancio ben 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di euro di passivo per l'esercizio 2012. Lo si legge nella nota di assestamento al bilancio 2012 dell'Inps, un documento di 38 pagine che sarà esaminato, probabilmente giovedì, nella riunione del Consiglio di indirizzo e vigilanza presieduto da Guido Abbadessa. Ma vediamo come si è arrivati a tanto.
Recessione più dura
La nota di assestamento si è resa necessaria per tener conto del peggioramento del quadro economico e della confluenza dei bilanci dell'Inpdap e dell'Enpals nell'Inps. A dire il vero, per quanto riguarda gli effetti della recessione, l'adeguamento contenuto nella nota è insufficiente. Le previsioni di bilancio sono state infatti riviste alla luce del Def (Documento di economia e finanza) presentato dal governo lo scorso aprile e non del suo recente aggiornamento. In pratica la nota di assestamento Inps è ottimistica perché formulata sulla base di una stima del prodotto interno lordo (quella di aprile) in calo dell'1,2% nel 2012 mentre le ultime previsioni del governo indicano un -2,4%. Un'economia che decresce significa meno posti di lavoro e meno entrate contributive per l'Inps, con conseguente peggioramento dei conti. Ma i guai veri non sono questi, bensì arrivano dall'assorbimento del bilancio dell'Inpdap.
Lo Stato evadeva i contributi
L'istituto di previdenza dei dipendenti pubblici ha infatti portato in dote, si fa per dire, un disavanzo patrimoniale quantificato al primo gennaio 2012 in 10 miliardi e 269 milioni. Perché? Due le cause, si legge nella nota di assestamento. 1) La riduzione dei dipendenti pubblici nel corso degli anni, che ha ridotto le entrate mentre le spese per pensioni continuavano ad aumentare. 2) Il fatto che, fino al 1995, le amministrazioni centrali dello Stato non versavano i contributi alla Ctps, la Cassa dei trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era una delle 10 casse fuse nell'Inpdap nel 1996 proprio perché le normative europee richiedevano la creazione di un istituto con un bilancio trasparente. Ma anche dopo il '96, spiega la nota, le amministrazioni dello Stato hanno versato «solo la quota della contribuzione a carico del lavoratore (8,75%, ndr ) e non la quota a loro carico» pari al 24,2%.
L'unificazione degli Enti
Per far fronte ai crescenti buchi di bilancio e al conseguente peggioramento del deficit patrimoniale, lo Stato ha disposto per il 2012 un trasferimento all'Inpdap di 6,4 miliardi. Nonostante ciò, si legge nel documento all'esame del Civ, «si prevede per l'Inpdap un disavanzo economico di 5 miliardi e 789 milioni» che porterà il risultato complessivo dell'esercizio 2012 del SuperInps in rosso di 8 miliardi e 869 milioni, contro un - 2,2 miliardi dell'esercizio 2011. Ma gli effetti peggiori si hanno sullo stato patrimoniale. Prima dell'incorporazione di Inpdap e Enpals, l'Inps aveva chiuso il 2011 con un avanzo di 41 miliardi. Tolti i 10,2 miliardi di passivo Inpdap e aggiunti i 3,4 miliardi di attivo portati invece dall'Enpals, il patrimonio di partenza del SuperInps, all'inizio del 2012, era di circa 34 miliardi. Ma alla fine dell'anno, sottratta la perdita d'esercizio di 8,8 miliardi, si scenderà a 25 miliardi: 16 miliardi in meno nel giro di un anno.
L'allarme del Civ
Anche nei prossimi anni, si osserva nella nota di assestamento, i conti dell'ex Inpdap chiuderanno in forte disavanzo, tanto più che il governo ha appena deciso una nuova riduzione dei dipendenti pubblici (secondo il ministro Patroni Griffi scenderanno di 300 mila nei prossimi tre anni). Tutto ciò si ripercuote «negativamente sul patrimonio netto dell'Inps con il rischio di un suo azzeramento in pochi anni». Per questo il Civ raccomanda almeno «una incisiva attività di vigilanza diretta ad accertare il corretto versamento dei contributi da parte delle pubbliche amministrazioni e in particolare degli enti locali». Ma la preoccupazione principale delle parti sociali (sindacati e imprese) presenti nello stesso Civ è che, se lo Stato non interverrà a sanare il disavanzo pregresso dell'Inpdap, a colmare i buchi saranno chiamate le gestioni in attivo, come per esempio quella dei parasubordinati (80 miliardi di avanzo patrimoniale) e delle prestazioni temporanee (ammortizzatori sociali, assegni familiari, malattia), che finora hanno compensato i fondi in rosso dello stesso Inps (trasporti, elettrici, telefonici, dirigenti d'azienda, coltivatori diretti e lavoratori autonomi).
Il welfare dell'Inpdap
Fin qui il Civ. Ma quando la fusione di Inpdap ed Enpals sotto l'Inps sarà completata è probabile che verranno passate al setaccio anche le molte provvidenze che l'Inpdap ha finora assicurato ai lavoratori e ai pensionati pubblici: in tutto 5 milioni e mezzo di cittadini con le loro famiglie. Ogni anno l'istituto concede prestiti e mutui agevolati (nel 2011, 100 mila prestazioni) e indice bandi per: «Case albergo», «Soggiorni senior», borse di studio, ospitalità nei suoi convitti per studenti e residenze per anziani, vacanze in Italia e all'estero per lo studio delle lingue, soggiorni termali, contributi sulle spese sanitarie. Un universo di prestazioni finanziato da un contributo obbligatorio in capo ai dipendenti pubblici pari allo 0,35% della retribuzione e allo 0,15% per i pensionati. L'Inpdap si faceva vanto di aver sviluppato negli anni «un modello di welfare integrativo di eccellenza». Ma è chiaro che la musica potrebbe cambiare.