giovedì 25 marzo 2021

A Palermo meno vaccini per tagliare le code, le dosi da 3mila a mille al giorno: il piano slitta a dopo l'estate.

 

Una scelta drastica e, a quanto dicono, inevitabile. Per evitare le file da oggi a Palermo si faranno meno vaccini per non avere code e disagi all'hub della Fiera del Mediterraneo.

Il commissario straordinario all’emergenza Covid, Renato Costa, - spiega Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola - cambia idea sul ruolino di marcia della campagna vaccinale: e così a partire da oggi, il numero di prenotazioni disponibili nell’hub del capoluogo verranno notevolmente ridotte e si passerà «da tremila a mille inoculazioni di media giornaliera».

Una scelta in controtendenza con le richieste del Governo nazionale e il resto del Paese dove, invece, si chiede una accelerazione della campagna vaccinale.

Le persone interessate dallo slittamento sono state avvisate con un sms. Alternative, al momento non ce ne sono», e la soluzione che potrebbe apparire più logica, cioè mettere a disposizione altri presidi per non concentrare tutte le categorie aventi diritto in un unico hub, «è infattibile, perché per far funzionare un centro vaccinale occorrono almeno 40 operatori sanitari: personale che non abbiamo».

In questo modo si andrà oltre settembre con il piano vaccini, almeno a Palermo. In barba alle dichiarazioni del presidente della Regione, Nello Musumeci, che nelle ultime ore aveva assicurato che le somministrazioni andavano a gonfie vele e che in estate il Covid in Sicilia "sarebbe stato un lontano ricordo".

Giornale di Sicilia

Non ho parole...
Con tutti i posti che potrebbero utilizzare per accelerare, senza costringere gli anziani a sottoporsi alle sevizie di estenuanti attese di ore sotto le intemperie, risolvono il problema diminuendo drasticamente le dosi di vaccino da inoculare giornalmente.
Non ne usciremo più di questo passo.
Siamo in mano ad incapaci.
c.

Covid, nuovo vaccino russo: da primi dati efficacia al 100%. In Israele ​oltre 50% immunizzato con due dosi.

 

La Russia ha pubblicato promettenti dati di sperimentazione clinica precoce per il suo secondo vaccino Covid-19EpiVacCorona. I risultati, pubblicati in un articolo peer-reviewed sul Russian Journal of Infection and Immunity, hanno dimostrato che il vaccino era sicuro da usare e ha generato risposta immunitaria nel 100% negli individui testati. Non sono stati registrati effetti collaterali negativi, secondo la rivista scientifica. I dati provengono da un test di fase 1/2 controllato con placebo, con 86 volontari. È in corso uno studio di fase 3 in fase avanzata su circa 3.000 volontari per valutare l'efficacia del vaccino.

Una lettera aperta di questa settimana di diversi partecipanti agli studi clinici di EpiVacCorona ha affermato che il vaccino non ha generato una risposta immunitaria sufficiente. La Russia ha approvato il vaccino EpiVacCorona per l'uso in ottobre, in assenza di risultati di studi clinici pubblicati o studi su larga scala. Il vaccino a due colpi utilizza frammenti di virus, i cosiddetti antigeni peptidici sintetici, che addestrano il sistema immunitario a difendersi dal coronavirus. La Russia ha anche approvato un terzo vacino, chiamato CoviVac, sempre prima dei test su ampia scala. Gli sviluppatori del vaccino hanno oggi annunciato di star iniziando gli studi clinici di fase 3.

Lavoro, mancata vaccinazione giustifica sospensione retribuzione

In Israele.

Il 50.07% della popolazione israeliana è stata vaccinata con due dosi. Lo ha detto il ministro della sanità Yuli Edelstein, citato dai media. Ad avere avuto almeno una dose è stato invece il 55.96%. La forte campagna vaccinale ha ridotto drasticamente le nuove infezioni. Il tasso di positività nelle ultime 24 ore -- secondo il ministero della sanità - è stato dell' 1.1%, mentre questa mattina dell' 1.3%: il primo è il più basso da aprile scorso; il secondo, da giugno. Il Fattore R - quello che indica la capacità di infettare altri da parte di un positivo - è sceso a 0.55.

Il Messaggero

Covid, report Gimbe: grazie alle restrizioni iniziano a calare i contagi. Aumentano gli ospedalizzati. Vaccini, immunizzato solo il 19% degli over 80: “Siamo tra i peggiori in Ue”.

 

La Fondazione ha monitorato l'andamento della pandemia nel nostro Paese nella settimana dal 17 al 23 marzo. Hanno contato oltre 7mila contagi in meno, un calo del 4,8% "seppur con notevoli differenze regionali". In 12 regioni, però, le terapie intensive hanno superato la soglia critica del 30% di letti occupati, mentre in dieci si è sforato anche il 40% di posti negli altri reparti Covid.

Si iniziano a vedere i primi risultati delle restrizioni applicate in tutta Italia, con un lieve calo dei contagi da coronavirus nel Paese. Ma adesso, nel caso in cui la curva dovesse continuare a scendere, il principale problema sarà quello di gestire le entrate dei pazienti nei reparti Covid degli ospedali italiani, dove il numero di posti letto occupati continua ad aumentare, soprattutto nelle terapie intensive. Troppo lente le vaccinazioni, con solo il 19% degli over 80 che è stato immunizzato. È questa la fotografia scattata dall’ultimo report diffuso dalla Fondazione Gimbe sul monitoraggio dal 17 al 23 marzo.

Rispetto alla settimana precedente, gli esperti della Fondazione hanno contato oltre 7mila contagi in meno, passando da 157.677 a 150.033, un calo del 4,8% “seppur con notevoli differenze regionali“, specificano nel report: “Per la maggior parte delle Regioni – spiega il presidente Nino Cartabellotta – è evidente la netta correlazione tra variazione percentuale dei nuovi casi e il ‘colore’ delle Regioni di 3 settimane fa”. Infatti, nella maggior parte delle regioni che erano in zona rossa o arancione o avevano comunque attuato rigorose restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca.

Il calo c’è stato anche nel numero di decessi che sono diventati 2.327 contro i 2.522 della settimana precedente, con la diminuzione che è nell’ordine del 7,7%.

Continuano ad aumentare, invece, tutti gli indicatori ospedalieri. Sono 290 i posti in più occupati in terapia intensiva nell’ultima settimana di monitoraggio, un +8,9% che appare ancora più allarmante se si pensa che in 12 regioni italiane il livello di allerta del 30% è già stato superato. Situazione simile a quella riguardante i ricoveri negli altri reparti adibiti alla cura dei pazienti Covid: anche in questo caso, l’aumento registrato è dell’8,9%, con 2.330 pazienti in più e dieci regioni che hanno superato la soglia di rischio del 40% dei letti occupati. A questi si aggiungono i 21.919 in più che si trovano in isolamento domiciliare (+4,3%) e anche una costante crescita (+4,6%) degli attualmente positivi, +24.539. “Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un ‘altopiano’ molto elevato di posti letto occupati”.

Negativa anche la valutazione sui vaccini, visto che, a sette giorni dalla fine del trimestre, non erano state consegnate un terzo delle dosi previste e solo il 19,1% degli over 80 è stato immunizzato, mentre il 27,4% ha ricevuto la prima dose del farmaco anti-Covid. Questo fa dell’Italia uno dei Paesi agli ultimi posti in Europa per la vaccinazione delle categorie più fragili, sia a causa dei ritardi che della necessità di vaccinare personale non sanitario e altre categorie.

Al 24 marzo, hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2,6 milioni di persone (4,4% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 3,4% di Sardegna e Calabria al 5,7% del Friuli-Venezia Giulia. “Sul fronte AstraZeneca – spiega Gili – nessun contraccolpo dopo lo stop della scorsa settimana. Infatti, nelle giornate di domenica 21, lunedì 22 e martedì 23, il numero di somministrazioni ha superato quello dei giorni corrispondenti della settimana precedente”. Ma “questi dati – spiega Cartabellotta – certificano l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo della Commissione europea di immunizzare almeno l’80% degli over 80 entro fine marzo, sia perché la loro vaccinazione è iniziata solo a metà febbraio, sia perché le Regioni hanno dato priorità a categorie non previste dal Piano vaccinale. Il ‘personale non sanitario’ e il non meglio spiegato ‘altro’, le somministrazioni continuano a crescere”.

IlFattoQuotidiano

Covid, un farmaco intrappola il virus bloccandone la diffusione.

 

Già usato nell'uomo, può essere sperimentato rapidamente.


E' possibile intrappolare il virus SarsCoV2 impedendogli di uscire dalle cellule infettate per diffondersi a tutti i tessuti del corpo: questo grazie a un composto naturale e ben tollerato dall'organismo umano, chiamato I3C (Indolo-3 Carbinolo), che nei primi test in provetta si è dimostrato capace di inibire gli enzimi che favoriscono l'evasione del virus. Il prodotto è già utilizzato per altri trattamenti e dunque potrebbe essere avviato rapidamente ai test clinici contro la Covid-19. Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease da un gruppo internazionale coordinato dai genetisti Giuseppe Novelli (Università di Tor Vergata, Università del Nevada) e Pier Paolo Pandolfi (Università di Torino, Università del Nevada).

Allo studio, cofinanziato dalla Fondazione Roma, hanno collaborato anche l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, l'Istituto Spallanzani e l'Università San Raffaele di Roma, insieme a diverse istituzioni americane (Harvard, Yale, Rockfeller, NIH, Mount Sinai, Boston University), canadesi (Università di Toronto) e francesi (INSERM Parigi, Hopital Avicenne).

I ricercatori hanno identificato una classe di enzimi (E3-ubiquitin ligasi) che servono al virus SarsCoV2 per uscire dalle cellule infettate e diffondersi a tutti i tessuti dell'organismo: questi enzimi sono espressi a livelli elevati nei polmoni dei pazienti Covid e in altri tessuti infettati dal virus. In un sottogruppo di pazienti gravi sono state identificate anche delle alterazioni genetiche rare che aumentano l'attività degli enzimi favorendo l'evasione del virus infettante.

Test in vitro hanno dimostrato che questo processo può essere bloccato con il composto I3C, che dunque si candida a essere usato come antivirale da solo o in combinazione con altre terapie.

"Dobbiamo testare il farmaco in studi clinici con pazienti Covid-19 per valutare rigorosamente se può prevenire la manifestazione di sintomi gravi e potenzialmente fatali", sottolinea Novelli. "Avere opzioni per il trattamento, in particolare per i pazienti che non possono essere vaccinati, è di fondamentale importanza per salvare sempre più vite umane e contribuire a una migliore condizione e gestione della salute pubblica".

"Dobbiamo pensare a lungo termine", aggiunge Pandolfi. "I vaccini, pur essendo molto efficaci, potrebbero non esserlo più in futuro, perché il virus muta, e quindi è necessario disporre di più armi per combatterlo". In futuro "sarà importante valutare se I3C possa anche ridurre le gravissime complicazioni cliniche che molti pazienti sperimentano dopo aver superato la fase acuta dell'infezione. Questo rappresenterà un grave problema negli anni a venire, che dovremo gestire".

ANSA

Vaccino anti-bava. - Marco Travaglio

 

Diversamente dal suo governo, Draghi ispira simpatia. Sia per quel che ha fatto per l’euro, sia per la gatta da pelare che s’è preso. L’altro giorno poi, quando ha confessato alla stampa di temere “future delusioni pari all’entusiasmo di oggi”, la simpatia è diventata empatia. Perciò ci permettiamo di suggerirgli un messaggio chiaro e netto alle penne alla bava: “Ragazzi, piantatela di leccarmi i piedi e tutto il resto”. Passare dal servo encomio al codardo oltraggio è un attimo. Ma purtroppo il vaccino anti-saliva è di là da venire. La Stampa titola: “Draghi vuole riaprire le scuole”. E ci mancherebbe. Purtroppo, essendo il capo del governo e non un passante o un Bertolaso, se vuole riaprire le scuole le riapre. O non era lui che “parla solo di fatti e non di annunci”? Sui vaccini, il problema è noto: ne arrivano pochi; e i medici rispondono alle Asl, che dipendono dalle Regioni. Quindi il mantra del “cambio di passo” perché “Draghi accelera”, “accentra”, “striglia le Regioni”, “mobilita i farmacisti”, “schiera l’esercito”, “vaccina nelle aziende” è un pessimo servizio alla verità, ma pure a lui. Accentrare non può, salvo abolire le Regioni con una riforma costituzionale (tempo minimo un anno): può raccomandare ai presidenti di fare i bravi e seguire le linee guida del governo. Accelerare è un bel verbo per titoli di giornale e di tg, ma se Big Pharma ci tiene in pugno grazie agli euroaccordi-capestro e molte Regioni sono un casino, bisogna solo sperare che col tempo le cose migliorino (quando Arcuri lasciò, 210 mila vaccinati al giorno; l’altroieri 218 mila). Mobilitare l’esercito, già peraltro mobilitato dal governo precedente per i compiti logistici, non ha alcun senso: nessuno si farebbe vaccinare da uno solo perché è maresciallo o generale o esibisce qualche mostrina in meno di Figliuolo (di più è impossibile). I farmacisti non sono abilitati a vaccinare senza formazione, serve sempre un medico. Idem per le aziende.

Ricordate le famigerate Primule di Arcuri, pensate per dare a ogni città un grande padiglione-hotspot per concentrare vaccinatori e vaccinati in aggiunta ai 3mila punti indicati dalle Regioni, risparmiando risorse, personale, tempo ed energie? Tutti giù a ridere e a strillare allo spreco, senza sapere quante fossero né quanto costassero (il prezzo l’avremmo scoperto dopo la gara: il bando ne prevedeva da un minimo di 21, una per Regione, a un massimo di 1500). Ora Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile dei Migliori, tomo tomo cacchio cacchio si vende al Corriere l’ideona di “un hotspot per i vaccini in ogni città”. Ma tu guarda: è primavera e rispuntano le Primule. Il grande cambio di passo sarà chiamarle Margherite, o Gerani, o Tulipani, o Narcisi Tromboni.

IlFattoQuotidiano

Il Covid fa tardare il 730 precompilato: come prepararsi per non perdere i rimborsi. - Cristiano Dell’Oste e Giovanni Parente

 


La dichiarazione predisposta dal Fisco arriverà solo il 10 maggio ma già oggi si possono riscontrare i pagamenti tracciati e verificare le credenziali d’accesso al sito delle Entrate

I punti chiave



Il Covid fa slittare anche nel 2021 il calendario del 730 precompilato. Per il secondo anno consecutivo i contribuenti (ma anche i Caf e i professionisti abilitati all’invio delle dichiarazioni) dovranno attendere la data del 10 maggio per accedere al 730 predisposto dalle Entrate. È l’effetto domino prodotto dalle altre proroghe contenute nel decreto Sostegni (articolo 5 del Dl 41/2021) adottate – come annunciato dal ministero dell’Economia nel comunicato che le anticipava – per venire incontro alle difficoltà degli operatori chiamati a inviare i dati che servono a predisporre la precompilata.

Tra le scadenze interessate dalla proroga dal 16 al 31 marzo c’è anche il termine entro cui i sostituti d’imposta (datori di lavoro ed enti pensionistici) devono trasmettere all’agenzia delle Entrate e consegnare a lavoratori e pensionati i dati delle certificazioni uniche relative ai redditi del 2020.

Bonus in condominio, mutui, spese scolastiche

Dello stesso differimento temporale (dal 16 al 31 marzo) possono usufruire tutti quei soggetti che sono chiamati a inviare i dati relativi alle spese detraibili o deducibili. Come ad esempio le banche per gli interessi passivi sui mutui, gli amministratori di condominio per i bonus sui lavori effettuatsulle parti comuni o ancora le scuole (per cui però l’invio resta facoltativo).

Si tratta, in pratica, delle informazioni che il Fisco userà per preparare le dichiarazioni dei redditi precompilate, che nel 2020 hanno sfiorato la cifra di un miliardo di dati, costituiti per la maggior parte dalle spese mediche trasmesse da farmacie, medici e altri operatori sanitari.

Controlli su immobili e familiari.

In attesa del 10 maggio, ci sono una serie di attività che i contribuenti possono svolgere già oggi per arrivare preparati. Direttamente dal sito delle Entrate, è possibile accedere a una sezione che consente di verificare i dati relativi a fabbricati e terreni (una delle sezioni in cui - storicamente - si annida il maggior numero di errori nell’inserimento delle informazioni precaricate dal Fisco).

Nella stessa sezione era possibile fare la cosiddetta “opposizione”, per non far arrivare alcune informazioni alle Entrate (ad esempio, per ragioni di privacy in ambito sanitario). Ma i termini sono oggi scaduti.

Tra le altre attività preparatorie, può essere utile comunicare al datore di lavoro i dati del coniuge o dei familiari a carico.

Come accedere alla precompilata.

Tra i preparativi utili c’è anche quello delle credenziali d’accesso al sito dell’agenzia delle Entrate da cui consultare la precompilata. Al momento il Fisco non rilascia più i Pin Fisconline. Chi ne ha già uno, potrà continuare a usarlo, ma tutte le utenze verranno dismesse definitivamente il 30 settembre 2021, quindi è bene iniziare a un metodo alternativo. Chi non ce l’ha ancora, invece, dovrà dotarsi dello Spid oppure utilizzare la Carta nazionale dei servizi (Cns), la nuova carta d’identità elettronica o il Pin dispositivo dell’Inps (anch’esso, però, in via dismissione e di sostituzione con lo Spid).

Pagamenti tracciati: come documentarli.

La vera novità di quest’anno, però, riguarderà il riscontro sulle spese detraibili al 19%, che - dal 1° gennaio 2020 - devono essere pagate con mezzi tracciabili se si vuole mantenere l’agevolazione fiscale (fanno eccezione medicinali, dispositivi medici e le prestazioni sanitarie effettuate presso strutture pubbliche o convenzionate con il Servizio sanitario nazionale). Rientrano nell’obbligo di pagamento tracciato - tra le altre - le spese veterinariefunebri, le spese per attività sportive dei ragazzi, gli affitti degli studenti fuori sede, le spese di intermediazione immobiliare. In questi casi la regola è semplice:

1. se il pagamento è stato fatto in contanti, la spesa non è detraibile, anche se il contribuente ha conservato la ricevuta, lo scontrino o la fattura;

2. se il pagamento è stato fatto con un mezzo tracciabile (ad esempio, bancomatcarta di credito o app di pagamento), la spesa è detraibile, ma bisogna aver conservato la prova del mezzo di pagamento. E potrebbe essere utile iniziare a fare in queste settimane un primo riscontro per evitare di arrivare troppo a ridosso della dichiarazione dei redditi. L’agenzia delle Entrate offre un’alternativa: al posto della documentazione di pagamento, si può inserire sul documento - come la fattura - un’attestazione del destinatario del pagamento, che certifica di aver ricevuto il denaro con un pagamento tracciato.

Spese rimborsate per Covid.

Nell’anno del Covid molte spese detraibili sono state in parte rimborsate. Pensiamo ad esempio alla retta della mensa scolastica pagata in anticipo e poi in parte restituita. O all’iscrizione dei figli in palestra. Anche in questo caso può essere utile rimettere in ordine per tempo la documentazione, perché è detraibile soltanto la spesa rimasta effettivamente a carico del contribuente.

Attenzione poi al disallineamento degli anni scolastici. Le persone fisiche seguono il principio di cassa, perciò la spesa per la mensa dell’anno scolastico 2019-20, pagata in unica soluzione a novembre 2019, doveva essere detratta nel modello 730 presentato nel 2020. Se poi nel corso del 2020 c’è stato un rimborso per la chiusura delle scuole dovuto a Covid-19, ci potranno essere due situazioni diverse:

1. il rimborso è già stato scomputato dalla spesa detraibile riportata nel 730 2020, e allora nel 730 presentato quest’anno non occorre fare nulla;

2. il rimborso non è stato scomputato nel 730 2020, e allora nel 730 presentato quest’anno bisognerà indicarlo come reddito soggetto a tassazione separata nel quadro dei Redditi diversi.

Il tutto facendo attenzione a eventuali intrecci con i pagamenti della mensa scolastica - per restare al nostro esempio - relativa all’anno scolastico 2020-21 già pagati nel 2020 (che finiranno nel 730 di quest’anno) e agli eventuali rimborsi legati alle chiusure delle scuole nella seconda ondata del Covid-19.

IlSole24Ore


mercoledì 24 marzo 2021

“Bertolaso scelse Aria senza consultarci, non siamo attrezzati.” - Andrea Sparaciari

 

Lo sfogo. Da dentro il cda.

Cancellata Aria e con l’arrivo di Poste, la Lombardia è pronta a infrangere ogni record vaccinale. È il racconto che da ieri si ripete nella Regione sommersa dagli errori dei suoi vertici. Una favola alimentata da Guido Bertolaso che ieri è tornato col solito cliché di annunci e responsabilità scaricate su altri. Il fuoco di fila è partito con l’intervista al Corriere: “Mi ero accorto che qualcosa in Aria non funzionava il giorno che abbandonarono 300 anziani convocati per errore. Era un sistema che funzionava male e andava cambiato”. E ancora: “Qui non sono nessuno: non posso firmare un pezzo di carta, non posso stanziare un euro. Dovrei stare all’ultimo piano di Palazzo Lombardia a dire cosa mi sembra giusto o sbagliato. Invece sono qui a incastrare numeri”. Ed è continuato in tv (Mattino Cinque): “Quando questa parte informatica lavorerà perfettamente, qui vaccineremo più velocemente che nel resto d’Europa”.

Ieri si è rifatto vivo persino l’ex assessore Giulio Gallera: “Io non ho nulla da rimproverarmi. Alla fine l’unico problema oggettivo che ho avuto io è stato quello dei vaccini antinfluenzali, come sempre decisi dalla società Aria che aveva sbagliato completamente il percorso di acquisizione”. Niente errori, colpa di Aria e della Lega: “C’è questa società, Aria, fortemente voluta dall’assessore Caparini e dalla Lega che si è dimostrata una realtà non efficiente e al di sotto delle aspettative. Il management non è all’altezza. Io me ne sono accorto subito, Aria ha sbagliato tutto fin dal primo momento”, ha aggiunto compiaciuto. Quindi, eliminata Aria, eliminati i problemi. Ma c’è chi racconta un’altra verità. È Mario Mazzoleni, professore di Economia Aziendale alla Bocconi di Brescia e membro dimissionario del cda di Aria: “Si è scelto di nascondere gli errori sotto il tappeto, trovando un capro espiatorio. Aria è il paravento dietro il quale si rifugia chi ha preso le decisioni politiche”. Quella che racconta Mazzoleni è una storia che parla di inefficienze: “Aria ha problemi di organizzazione, perché è nata male, è stata realizzata con superficialità”. E svela come il Pirellone stesse trattando con Poste già da gennaio per usare la sua piattaforma, “ritenendo inadeguata quella di Aria”.

Una trattativa interrottasi il 7 febbraio, quando Poste aveva comunicato l’impossibilità di governare il modello di campagna vaccinale ideato dal Pirellone, ingestibile perché differente da quello delle altre Regioni. “Qualcuno a gennaio ha pensato a un sistema molto accentrato e di realizzarlo attraverso Poste. Facendo due errori: 

1) accentrare tutto in una Regione dove c’è un caos organizzativo di deleghe tra Ats, Asst; 

2) legare tale accentramento a un portale che è venuto meno. 

Così si è perso un mese intero”. Per capirci, se la Lombardia avesse fatto gestire gli appuntamenti alle singole Asst con l’appoggio di Poste, sarebbe forse andato tutto liscio. Invece ha deciso di controllare ogni passaggio. Opzione alla quale Poste ha detto “no grazie”. Ma la cosa grave è che l’8 febbraio, svanite Poste, “Bertolaso indica in Aria la soluzione, in un portale che non era nato per gestire questa complessità! Vorrei che qualcuno lo chiedesse a Bertolaso se ha valutato solo per un minuto che il portale era nato con altri scopi. Ha deciso da solo, senza aspettare i tempi tecnici per adeguare la piattaforma. Dopo 10 giorni è partito con gli over 80. Un portale dove c’è tanta parte manuale per l’inserimento dati è sottoposto a ovvii rischi di errore. Vedi cap errati, agende vuote ecc…”, dice Mazzoleni. Perché il cda ha taciuto? “Sentivamo il fiato sul collo di Bertolaso e Caparini. Una pressione diventata molto più pesante dopo la vicenda dei camici (quelli venduti al Pirellone dalla società della famiglia Fontana, ndr)! Il nostro errore è stato di non aver parlato prima”.

E oggi aprirà l’hub vaccinale nel Palasport di Codogno, la cittadina del Lodigiano dove è stato identificato il primo caso di coronavirus, ma a un centinaio di over 80 è arrivato un messaggio che li invitava ad andare ieri a vaccinarsi: hanno trovato chiuso. C’è stato un errore dell’Asst di Codogno che aveva indicato ad Aria l’apertura da ieri e invece che da oggi.

IlFQ