venerdì 26 marzo 2021

Il condono sgonfia Draghi, l’ex premier il più apprezzato. - Lorenzo Giarelli

 

Il consenso del governo Draghi, complice la recente approvazione del condono, si sgonfia. Spianando la strada a Giuseppe Conte, nettamente il leader più amato dagli italiani nonostante sia rimasto vittima del ribaltone a Palazzo Chigi.

Questo dicono i sondaggi annunciati due sere fa da Nando Pagnoncelli a Dimartedì, su La7, a conferma di una tendenza che pareva già manifestarsi nell’ultimo paio di settimane.

I dati, allora. La prima rilevazione è sul gradimento di Mario Draghi, che convince il 48 per cento degli italiani, con il 28 per cento che si dice “deluso” e un italiano su quattro che non esprime un’opinione. Negativi i giudizi sul condono appena approvato: il 40 per cento degli intervistati lo reputa una “ingiustizia”, contro il 34 che invece ritiene sia “accettabile”. Più nel dettaglio, il 35 per cento lo riterrebbe ricevibile se si restituisse l’equivalente della quota condonata a chi ha pagato tutte le tasse, mentre un 27 per cento lo reputa “sempre inaccettabile” e solo il 17 considera il condono giustificabile in ogni caso.

Nella classifica sul consenso dei leader, poi, domina Giuseppe Conte, davanti a tutti col 61 per cento di gradimento. Il secondo, Roberto Speranza, è lontano di 20 punti, mentre Giorgia Meloni si ferma al 37 per cento e Matteo Salvini al 32. Il neo segretario dem Enrico Letta debutta anche lui al 32 per cento, mentre ultimo in graduatoria c’è ancora Matteo Renzi, immobile al 12 per cento.

Un quadro condizionato, come ovvio, dalla gestione della pandemia e dall’atteggiamento dei leader nei confronti dell’emergenza. Non a caso ieri Dagospia dava conto di un clamoroso sondaggio commissionato da Forza Italia in Lombardia che vedrebbe la Lega perdere il 7 per cento dei consensi nella sua Regione, dove governa con Attilio Fontana e dove la giunta è sotto accusa per i disastri nella gestione vaccinale.

IlFattoQuotidiano

B. ricoverato: dall’uveite alla “Spinellite”, diserta l’udienza del Ruby ter. - Gianni Barbacetto

 

Strategia - Non si avvale del “legittimo impedimento” ma evita l’incontro con il “cassiere”.

Prima di tutto la salute. E sulla salute non si scherza. Silvio Berlusconi negli ultimi mesi ha avuto più d’un problema medico, il Covid, il ricovero al San Raffaele per infezione da coronavirus, poi la degenza all’ospedale di Monaco per disturbi cardiaci. Ieri era di nuovo al San Raffaele di Milano. È stato il suo avvocato, Federico Cecconi, a spiegarlo davanti ai giudici che lo devono giudicare, insieme a 28 suoi coimputati, per corruzione giudiziaria nel processo Ruby 3. “Voglio dare atto a verbale che Berlusconi per problematiche di salute è da lunedì mattina ospedalizzato”, dice Cecconi nella grande aula approntata causa Covid nei padiglioni della Fiera di Milano. Ma il difensore ha “deciso di non avanzare istanza di legittimo impedimento”, dunque il processo è proseguito comunque. E nel pomeriggio, a udienza conclusa, il paziente è stato per fortuna dimesso dall’ospedale.

È la difesa a collegare salute e processi, con Cecconi che a fine gennaio dice in aula che è in corso “una sorta di monitoraggio processuale delle condizioni di salute” di Berlusconi. Di udienza in udienza. Ieri mattina, Silvio avrebbe dovuto incontrare in aula un suo fedele dipendente, il ragionier Giuseppe Spinelli, il cassiere personale, il suo portafoglio umano, quello che gli allunga i soldini di cui ha bisogno. E che allungava buste gialline gonfie di banconote da 500 euro a Karima El Mahroug detta Ruby e alle decine di ragazze che affollavano le feste del bunga-bunga ad Arcore. L’incontro non c’è stato. Assente Berlusconi, assente anche il ragionier Spinelli, che ha presentato, lui sì, istanza di legittimo impedimento, chiedendo che la sua testimonianza sia rimandata a una prossima udienza. L’incontro Spinelli-Berlusconi davanti ai giudici non riesce mai a verificarsi. Una volta era l’uveite a tenere lontano Silvio dal processo Ruby. Era l’8 marzo 2013, quando gli occhialoni neri, l’infezione agli occhi, la diagnosi di uveite e il ricovero al reparto D del San Raffaele erano serviti a Silvio per saltare le udienze del primo processo Ruby. Allora i giudici del Tribunale non erano stati teneri e avevano disposto una visita fiscale, che aveva scatenato la più clamorosa delle proteste mai viste a Palazzo di giustizia, con decine di parlamentari che avevano marciato sul Tribunale, avevano tentato di occupare l’aula del processo, fatta però sigillare dal pm Ilda Boccassini, e poi erano sostati a lungo, a favor di telecamera, sulla scalinata davanti al Palazzo. Guarita l’uveite, scatta la spinellite. Silvio e il suo portafoglio non si devono incrociare in aula. Vedremo che cosa succederà nelle prossime udienze e se lo storico incontro finalmente ci sarà. L’ultimo anno è stato duro per tutti, anche per Silvio Berlusconi. Il 9 febbraio 2021, si era mostrato in gran forma a Palazzo Chigi, all’incontro con l’allora presidente incaricato Mario Draghi alle prese con le consultazioni per formare il nuovo governo. Ma è stato un attimo: pochi giorni dopo, sono tornati a prevalere i problemi di salute.

Il 14 gennaio, convocato dalla Procura di Roma per essere sentito come persona informata sui fatti (indagine sull’audio registrato ad Arcore del giudice Amedeo Franco), l’ex presidente del Consiglio non si era potuto presentare perché ricoverato nel Principato di Monaco per aritmia cardiaca. Quello stesso giorno era stato convocato anche a Siena, dove è in corso uno dei tre tronconi del processo Ruby 3. Anche lì era arrivata un’istanza dei legali di Berlusconi che avevano presentato richiesta di legittimo impedimento. Il processo era stato bloccato. Per fortuna, il paziente era stato felicemente dimesso dall’ospedale 24 ore dopo ed era tornato nella sua villa in Costa Azzurra. Poi, il 27 gennaio, il legale dell’ex presidente del Consiglio aveva depositato certificazione medica nella quale diceva ai giudici che il leader di Forza Italia, dopo il Covid e il ricovero per problemi cardiaci, aveva bisogno di “riposo assoluto”. Pandemia e aritmia stanno costringendo Silvio a stare lontano dai tribunali. Ieri è scattata anche la spinellite.

IlFattoQuotidiano

Antitrust, multa da 5 milioni per Autostrade: “Non ha ridotto pedaggi sui tratti in condizioni critiche per gravi carenze nella gestione.”

 

Secondo l'authority questa pratica commerciale scorretta è stata attuata sulle autostrade A/16 Napoli-Canosa, A/14 Bologna-Taranto, A/26 Genova Voltri-Gravellona Toce e, per le parti di sua competenza, A/7 Milano-Serravalle-Genova, A/10 Genova-Savona-Ventimiglia e A/12 Genova-Rosignano. Rilievi sui "forti disservizi" causati dalla riduzione delle corsie di marcia e sulle informazioni "omissive, inadeguate, intempestive, insufficienti" date agli automobilisti.

L’Antitrust ha sanzionato con una multa da 5 milioni di euro Autostrade per l’Italia per pratica commerciale scorretta. Secondo l’Autorità, la società concessionaria a cui sono affidati oltre 3mila chilometri di rete autostradale “non ha adeguato né ridotto il pedaggio nei tratti in cui si registrano critiche e persistenti condizioni di fruibilità del servizio autostradale con lunghe code e tempi di percorrenza elevati, causati dalle gravi carenze da parte della società nella gestione e nella manutenzione delle infrastrutture che hanno richiesto interventi straordinari per la messa in sicurezza“. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ritiene di aver accertato questa pratica commerciale scorretta sulle autostrade A/16 Napoli-CanosaA/14 Bologna-TarantoA/26 Genova Voltri-Gravellona Toce e, per le parti di sua competenza, A/7 Milano-Serravalle-GenovaA/10 Genova-Savona-Ventimiglia e A/12 Genova-Rosignano.

In particolare, l’Autorità ha appurato una consistente riduzione delle corsie di marcia e/o specifiche limitazioni – per lunghi tratti – della velocità massima consentita. Ciò ha comportato un notevole disservizio e un forte disagio ai consumatori in termini di code, di rallentamenti e quindi di tempi di percorrenza molto più elevati, senza prevedere un adeguamento o una riduzione dell’importo richiesto a titolo di pedaggio ai consumatori. L’Agcm ha poi rilevato che sono risultate inadeguate le modalità informative sulle eventuali procedure di rimborso, come emerso in relazione all’Autostrada A/14 Bologna-Taranto, allorché le informazioni fornite sono rivelate omissive, inadeguate, intempestive, insufficienti quanto al modo di diffusione e non idonee a compensare i disagi arrecati agli utenti.

I maggiori problemi si sono verificati nell’area ligure e abruzzese-marchigiana, determinando anche gravi danni all’economia, soprattutto nell’industria, nei servizi e per le imprese di trasporto, dati i maggiori tempi di percorrenza degli operatori e i riflessi sulle imprese destinatarie delle merci.

Per l’Antitrust tutto questi è pienamente ascrivibile alla responsabilità di Aspi e integra una pratica commerciale scorretta in violazione degli articoli 20, 22, 24 e 25 del Codice del Consumo. Per questo l’Autorità ha applicato una sanzione – pari al massimo edittale – di 5 milioni di euro. Autostrade per l’Italia dovrà anche pubblicare un estratto del provvedimento sul proprio sito internet e su uno dei quotidiani a maggiore tiratura nazionale.

IlFattoQuotidiano

Draghì Tirabusciò. - Marco Travaglio

 

La rubrica quotidiana “Draghi fa cose” si arricchisce ogni giorno di nuovi prodigi. Essi già trasvolano e accendono i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano. Solo ieri, per dire, abbiamo scoperto quanto segue. Sul Foglio: “Le vaccinazioni arriveranno a quota 500mila al giorno, le scuole riapriranno, in estate ci sarà un passaporto per viaggiare, l’Italia ce la farà”, sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno. Nei ritagli di tempo, c’è “la lezione di Draghi”, seguita dalle “condizioni di Draghi per il certificato verde digitale europeo”. Sul Giornale: già noto per il famoso “cambio di passo”, il premier fa pure un “cambio di registro”, “alza la voce”, “bacchetta le Regioni e il governo Conte” (senza mai nominarlo, ma neppure pensarlo), insomma è “interventista”, non neutralista. “Sul tavolo”, accanto alle foto dei congiunti, cosa tiene? “L’ipotesi commissariamento”. Poi assesta “lo schiaffo di Anagni” e “blocca 29 milioni di dosi Astrazeneca” (poi le sblocca perché andavano in Europa e di lì anche in Italia, ma fa niente). Sul Messaggero mette “Astrazeneca sotto assedio” (sempre ad Anagni), fa un “affondo in Senato” e, sul commercio, ha una “visione”. Medjugorje? Fatima? Lourdes? No, “il nodo commercio”. Già che c’è, “road map per i governatori: 672 iniezioni al giorno negli hub”, non una di meno né di più.

L’“affondo” campeggia anche sul Corriere, mentre sul manifesto Draghi “bacchetta” e su Repubblica “spinge la Ue”. Ma lo spingitore di europei non si limita al continente, eh no: “Scommette su Biden”, pure. Poi c’è l’Africa: “Draghi allontana i turchi dalla Libia e si prepara a trattare il caso Egitto” (Verità). E come farà? Sempre spingendo. Con la sola imposizione delle mani. Tornando in Italia, c’è la “persecuzione contro Berlusconi” su mafia e stragi, infatti Libero lo inchioda: “Che farà Draghi?”. Ah saperlo. Però qualcosa farà. Nei giorni scorsi, oltre ad “accelerare” con “pressing”, “spinte”, “svolte”, “cambi di passo”, “piani”, “task force”, “assi”, “sprint”, “scosse all’Europa” (Molinari, Rep), anzi a “L’altra Europa di Draghi” (Folli, Rep), col risultato di fare gli stessi vaccini di prima, aveva sistemato l’annosa questione meridionale con la sola forza del pensiero: “Draghi, missione Sud: ‘La ripresa dell’Italia passa dal Meridione’” (Rep). Non solo: “Draghi chiama Erdogan su Ue e diritti umani” (Corriere) e anche questa è fatta. E la plurisecolare questione femminile? Risolta ieri: “Draghi: ‘Le mamme non dovranno più scegliere tra figli e lavoro’” (Messaggero, inserto Molto Donna). Dove troverà il tempo? Mistero. Poi, certo, ogni tanto si riposa anche lui: “La mossa di Draghi” (Corriere). Ecco: ci fa pure la mossa, come Ninì Tirabusciò. Non è un amore?

IlFQ



giovedì 25 marzo 2021

A Palermo meno vaccini per tagliare le code, le dosi da 3mila a mille al giorno: il piano slitta a dopo l'estate.

 

Una scelta drastica e, a quanto dicono, inevitabile. Per evitare le file da oggi a Palermo si faranno meno vaccini per non avere code e disagi all'hub della Fiera del Mediterraneo.

Il commissario straordinario all’emergenza Covid, Renato Costa, - spiega Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola - cambia idea sul ruolino di marcia della campagna vaccinale: e così a partire da oggi, il numero di prenotazioni disponibili nell’hub del capoluogo verranno notevolmente ridotte e si passerà «da tremila a mille inoculazioni di media giornaliera».

Una scelta in controtendenza con le richieste del Governo nazionale e il resto del Paese dove, invece, si chiede una accelerazione della campagna vaccinale.

Le persone interessate dallo slittamento sono state avvisate con un sms. Alternative, al momento non ce ne sono», e la soluzione che potrebbe apparire più logica, cioè mettere a disposizione altri presidi per non concentrare tutte le categorie aventi diritto in un unico hub, «è infattibile, perché per far funzionare un centro vaccinale occorrono almeno 40 operatori sanitari: personale che non abbiamo».

In questo modo si andrà oltre settembre con il piano vaccini, almeno a Palermo. In barba alle dichiarazioni del presidente della Regione, Nello Musumeci, che nelle ultime ore aveva assicurato che le somministrazioni andavano a gonfie vele e che in estate il Covid in Sicilia "sarebbe stato un lontano ricordo".

Giornale di Sicilia

Non ho parole...
Con tutti i posti che potrebbero utilizzare per accelerare, senza costringere gli anziani a sottoporsi alle sevizie di estenuanti attese di ore sotto le intemperie, risolvono il problema diminuendo drasticamente le dosi di vaccino da inoculare giornalmente.
Non ne usciremo più di questo passo.
Siamo in mano ad incapaci.
c.

Covid, nuovo vaccino russo: da primi dati efficacia al 100%. In Israele ​oltre 50% immunizzato con due dosi.

 

La Russia ha pubblicato promettenti dati di sperimentazione clinica precoce per il suo secondo vaccino Covid-19EpiVacCorona. I risultati, pubblicati in un articolo peer-reviewed sul Russian Journal of Infection and Immunity, hanno dimostrato che il vaccino era sicuro da usare e ha generato risposta immunitaria nel 100% negli individui testati. Non sono stati registrati effetti collaterali negativi, secondo la rivista scientifica. I dati provengono da un test di fase 1/2 controllato con placebo, con 86 volontari. È in corso uno studio di fase 3 in fase avanzata su circa 3.000 volontari per valutare l'efficacia del vaccino.

Una lettera aperta di questa settimana di diversi partecipanti agli studi clinici di EpiVacCorona ha affermato che il vaccino non ha generato una risposta immunitaria sufficiente. La Russia ha approvato il vaccino EpiVacCorona per l'uso in ottobre, in assenza di risultati di studi clinici pubblicati o studi su larga scala. Il vaccino a due colpi utilizza frammenti di virus, i cosiddetti antigeni peptidici sintetici, che addestrano il sistema immunitario a difendersi dal coronavirus. La Russia ha anche approvato un terzo vacino, chiamato CoviVac, sempre prima dei test su ampia scala. Gli sviluppatori del vaccino hanno oggi annunciato di star iniziando gli studi clinici di fase 3.

Lavoro, mancata vaccinazione giustifica sospensione retribuzione

In Israele.

Il 50.07% della popolazione israeliana è stata vaccinata con due dosi. Lo ha detto il ministro della sanità Yuli Edelstein, citato dai media. Ad avere avuto almeno una dose è stato invece il 55.96%. La forte campagna vaccinale ha ridotto drasticamente le nuove infezioni. Il tasso di positività nelle ultime 24 ore -- secondo il ministero della sanità - è stato dell' 1.1%, mentre questa mattina dell' 1.3%: il primo è il più basso da aprile scorso; il secondo, da giugno. Il Fattore R - quello che indica la capacità di infettare altri da parte di un positivo - è sceso a 0.55.

Il Messaggero

Covid, report Gimbe: grazie alle restrizioni iniziano a calare i contagi. Aumentano gli ospedalizzati. Vaccini, immunizzato solo il 19% degli over 80: “Siamo tra i peggiori in Ue”.

 

La Fondazione ha monitorato l'andamento della pandemia nel nostro Paese nella settimana dal 17 al 23 marzo. Hanno contato oltre 7mila contagi in meno, un calo del 4,8% "seppur con notevoli differenze regionali". In 12 regioni, però, le terapie intensive hanno superato la soglia critica del 30% di letti occupati, mentre in dieci si è sforato anche il 40% di posti negli altri reparti Covid.

Si iniziano a vedere i primi risultati delle restrizioni applicate in tutta Italia, con un lieve calo dei contagi da coronavirus nel Paese. Ma adesso, nel caso in cui la curva dovesse continuare a scendere, il principale problema sarà quello di gestire le entrate dei pazienti nei reparti Covid degli ospedali italiani, dove il numero di posti letto occupati continua ad aumentare, soprattutto nelle terapie intensive. Troppo lente le vaccinazioni, con solo il 19% degli over 80 che è stato immunizzato. È questa la fotografia scattata dall’ultimo report diffuso dalla Fondazione Gimbe sul monitoraggio dal 17 al 23 marzo.

Rispetto alla settimana precedente, gli esperti della Fondazione hanno contato oltre 7mila contagi in meno, passando da 157.677 a 150.033, un calo del 4,8% “seppur con notevoli differenze regionali“, specificano nel report: “Per la maggior parte delle Regioni – spiega il presidente Nino Cartabellotta – è evidente la netta correlazione tra variazione percentuale dei nuovi casi e il ‘colore’ delle Regioni di 3 settimane fa”. Infatti, nella maggior parte delle regioni che erano in zona rossa o arancione o avevano comunque attuato rigorose restrizioni mirate, la variazione percentuale dei nuovi casi è in riduzione: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Lombardia, Marche, Molise, P.A. Bolzano, P.A. Trento, Umbria. Viceversa, lo stesso dato è in aumento in Calabria, Lazio, Liguria, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta e Veneto, che 3 settimane fa erano in area gialla o bianca.

Il calo c’è stato anche nel numero di decessi che sono diventati 2.327 contro i 2.522 della settimana precedente, con la diminuzione che è nell’ordine del 7,7%.

Continuano ad aumentare, invece, tutti gli indicatori ospedalieri. Sono 290 i posti in più occupati in terapia intensiva nell’ultima settimana di monitoraggio, un +8,9% che appare ancora più allarmante se si pensa che in 12 regioni italiane il livello di allerta del 30% è già stato superato. Situazione simile a quella riguardante i ricoveri negli altri reparti adibiti alla cura dei pazienti Covid: anche in questo caso, l’aumento registrato è dell’8,9%, con 2.330 pazienti in più e dieci regioni che hanno superato la soglia di rischio del 40% dei letti occupati. A questi si aggiungono i 21.919 in più che si trovano in isolamento domiciliare (+4,3%) e anche una costante crescita (+4,6%) degli attualmente positivi, +24.539. “Nonostante la lieve flessione della curva dei contagi – commenta Renata Gili, Responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – peggiora la situazione sul versante ospedaliero, anche perché la terza ondata è partita da un ‘altopiano’ molto elevato di posti letto occupati”.

Negativa anche la valutazione sui vaccini, visto che, a sette giorni dalla fine del trimestre, non erano state consegnate un terzo delle dosi previste e solo il 19,1% degli over 80 è stato immunizzato, mentre il 27,4% ha ricevuto la prima dose del farmaco anti-Covid. Questo fa dell’Italia uno dei Paesi agli ultimi posti in Europa per la vaccinazione delle categorie più fragili, sia a causa dei ritardi che della necessità di vaccinare personale non sanitario e altre categorie.

Al 24 marzo, hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 2,6 milioni di persone (4,4% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 3,4% di Sardegna e Calabria al 5,7% del Friuli-Venezia Giulia. “Sul fronte AstraZeneca – spiega Gili – nessun contraccolpo dopo lo stop della scorsa settimana. Infatti, nelle giornate di domenica 21, lunedì 22 e martedì 23, il numero di somministrazioni ha superato quello dei giorni corrispondenti della settimana precedente”. Ma “questi dati – spiega Cartabellotta – certificano l’impossibilità di raggiungere l’obiettivo della Commissione europea di immunizzare almeno l’80% degli over 80 entro fine marzo, sia perché la loro vaccinazione è iniziata solo a metà febbraio, sia perché le Regioni hanno dato priorità a categorie non previste dal Piano vaccinale. Il ‘personale non sanitario’ e il non meglio spiegato ‘altro’, le somministrazioni continuano a crescere”.

IlFattoQuotidiano