sabato 20 novembre 2021

Il Paese di Sottosopra. - Marco Travaglio

 

Nel Paese di Sottosopra, una ministra vota alla Camera contro il suo governo con due partiti della maggioranza, che va in minoranza; ma il premier, anziché salire al Quirinale, fischietta. Nel Paese di Sottosopra tutti applaudirono Renzi quando fece fuori tutti i partiti dalla Rai tranne il suo; oggi, per coerenza, applaudono Draghi perché fa fuori un solo partito, quello che ha vinto le elezioni, per spartirsi la Rai con tutti gli altri, quelli che le hanno perse; e la colpa è del leader dell’unico escluso. Nel Paese di Sottosopra, le Regioni sabotano i centri pubblici per l’impiego che dovevano attivare con 1 miliardo dello Stato; il governo, anziché obbligarle a farlo o riprendersi il miliardo, licenzia i navigator dopo averli formati e s’affida alle agenzie di Confindustria; Chiara Saraceno, consulente del governo, dice che “la stretta del governo sul Reddito non si basa su dati, ma su una narrazione fantasiosa e ideologica sui beneficiari nullafacenti”.

Nel Paese di Sottosopra il governo annuncia per mesi che cercherà “casa per casa” i 3,5 milioni di over 50 non vaccinati (che rischiano più dal Covid che dal vaccino); poi, siccome non riesce a convincerne uno, prova a farlo imponendo il Green Pass per lavorare; ma i non vaccinati, non essendo obbligati dal governo, non si vaccinano e si fanno i tamponi; allora il governo, per fare numero, minaccia di vaccinare i bambini (che rischiano più dal vaccino che dal Covid). Nel Paese di Sottosopra, quando il governo impone il Green Pass per lavorare, le imprese fanno notare che perderanno manodopera con gravi danni all’economia; allora il governo non fa i controlli (mille multe in due mesi), così i No Pass continuano a lavorare senza neppure il fastidio del tampone; ma tutti restano convinti che lavori solo chi ha il Green Pass e l’Italia sia un modello per il mondo intero (che però si guarda bene dall’imitarla). Nel Paese di Sottosopra, deve avere il Green pass chi lavora da solo in un ufficio di 100 mq o a distanze siderali dai colleghi, o viaggia su un vagone Frecciarossa o Italo semivuoto (sennò l’intero convoglio viene fermato in aperta campagna); invece non deve averlo chi si ammucchia nei carnai di bus, metro e treni per pendolari e studenti; e a scuola il metro di distanza è obbligatorio “ove possibile”. Nel Paese di Sottosopra, alcuni spostati che si fanno chiamare “governatori” o “ministri” chiedono il “lockdown per i non vaccinati” (ideona già fallita in Austria), come se questi fossero fosforescenti, distinguibili a occhio nudo dalle decine di milioni di vaccinati, ergo facili da scovare e rinchiudere ai domiciliari. Nel Paese di Sottosopra, questa allegra brigata di buontemponi viene chiamata “Governo dei Migliori”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/20/il-paese-di-sottosopra/6399113/

venerdì 19 novembre 2021

Il mondo è fuori. - Marco Travaglio

 

L’altroieri, mentre Conte denunciava la spartizione della Rai fra i perditori delle elezioni che per coerenza ha escluso i vincitori, lo stato maggiore pentastellato alle sue spalle esibiva una rassegna di facce da funerale, tipo quando ti muore il gatto. Le prefiche grilline dovrebbero vedersi la commedia A che servono questi quattrini di Eduardo De Filippo: “A un contadino cinese fuggì il cavallo. E tutti vennero a fargli le condoglianze. ‘E chi vi dice che sia una disgrazia?’, rispose il contadino. Infatti il cavallo tornò con altri sette. Tutti tornarono per congratularsi. ‘E chi vi dice che sia una fortuna?’, rispose il contadino. Infatti, cavalcando uno dei sette cavalli, il figlio cadde e si ruppe una gamba. Tutti tornarono a fare le condoglianze al contadino, che rispose: ‘E chi vi dice che sia una disgrazia?’. Infatti scoppiò la guerra e il figlio, grazie alla gamba rotta, fu riformato”. Ecco: chi l’ha detto che essere sbattuti fuori dalla Rai sia una disgrazia e non, invece, un’insperata fortuna?

Le intenzioni di Draghi le conosciamo: dare a Conte e a 11 milioni di elettori l’ennesimo schiaffo, che il premier può permettersi grazie al filo diretto con i governisti a oltranza Grillo e Di Maio. Un’operazione di regime, che taglia fuori da tg e gr il partito di maggioranza relativa dopo aver escluso dal Cda l’unico partito di opposizione (FdI). Ma è tutto nella logica della vecchia politica, di cui Draghi – a dispetto della sua finta estraneità al Palazzo – è maestro da quando portava i calzoni alla zuava: chi è fuori dalla Rai muore. Era così quando il servizio pubblico era servizio ed era pubblico. Oggi è una via di mezzo fra un postribolo, un ospizio, un manicomio e una barzelletta: più ne stai lontano, più vinci. Non a caso uno dei pochi programmi d’informazione rimasti credibili, Report, i politici deve inseguirli per inchiodarli alle loro responsabilità. La Lega delle origini (quella vera di Bossi) e il M5S sfondarono anche perché avevano tutta la Rai contro. Oggi le ospitate a Saxa Rubra servono alle salme tipo bin Rignan ad allontanare un altro po’ le esequie, non a chi vuole e può vincere fra la gente normale. Che ormai si ritrova in luoghi meno malfamati: i social e le piazze. Nei loro primi 9 anni i 5Stelle hanno imparato a fare opposizione: riprendano a farla, diano battaglia per il loro ddl di riforma (giacente da tre anni per mancanza di alleati), facciano le pulci a chi gestisce i soldi del canone, chiedano le carte degli appalti esterni, denuncino sprechi e marchette. E muovano il culo per tornare in piazza. Lì giocano in casa, anche grazie a un leader che, unico insieme alla Meloni, quando esce di casa viene ascoltato e applaudito (mentre quell’altro, se mette il naso fuori, lo menano). E chi vi dice che sia una disgrazia?

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/19/il-mondo-e-fuori/6397738/

giovedì 18 novembre 2021

Lavoro sottopagato – Ecco cosa offre il mercato: stipendi da fame con la promessa di “inquadramento” e stage-truffa con il requisito di due anni di esperienza. - Charlotte Matteini

 

Per farsi un'idea delle storture basta un giro sui portali dedicati. Full time a 500 euro al mese e condizioni al limite della legalità non sono un'eccezione. E quando si chiedono chiarimenti sulle offerte fuorilegge le aziende parlano di errori durante la pubblicazione dell'annuncio. Un quadro che aiuta a mettere nella giusta prospettiva il dibattito sul salario minimo e gli strali di ristoratori o imprenditori che raccontano di non trovare dipendenti “perché i giovani non hanno voglia di lavorare” o "per colpa del reddito di cittadinanza". 

“Si tratta di un refuso: non serve esperienza pregressa”. “È stata una svista, lo modificheremo”. Sono le risposte fotocopia arrivate a ilfattoquotidiano.it da datori di lavoro che attraverso annunci online cercavano “tirocinanti” ma con uno o più anni di esperienza. Ovvero lavoratori a tutti gli effetti che queste società volevano però inquadrare con il contratto di tirocinio, che per legge è un periodo di formazione e prevede compensi molto bassi. E’ solo un esempio delle storture di un mercato in cui offerte di lavoro full time a 500 euro al mese e condizioni al limite della legalità non sono un’eccezione. Per farsi un’idea della situazione basta un giro tra gli annunci pubblicati sui portali dedicati. Il risultato aiuta a mettere nella giusta prospettiva sia il dibattito sulla necessità di fissare per legge un salario minimo sia gli strali di ristoratori o imprenditori che (smentiti dai numeri, ma molto ascoltati da alcuni partiti) raccontano di non trovare dipendenti “perché i giovani non hanno voglia di lavorare” o “per colpa del reddito di cittadinanza“.

L’agenzia per il lavoro Gesfor, con sede a Salerno, cercava attraverso Indeed un manutentore che avesse almeno un anno di esperienza alle spalle per un’azienda operante nel settore della produzione e commercializzazione di prodotti dolciari, offrendo un tirocinio. Contattata, si è difesa sostenendo che l’annuncio fosse stato pubblicato per errore e che su LinkedIn si poteva trovare il testo corretto. In realtà, anche su LinkedIn la richiesta era identica. E’ stata cancellata e sostituita da altre – senza la richiesta di esperienza pregressa – solo dopo la segnalazione de ilfattoquotidiano.it. Idem con l’associazione Consaf di Torino, che era alla ricerca di un barista con pregressa esperienza per un tirocinio full time dal lunedì al sabato in orario pomeridiano e serale. Anche in questo caso, contattata telefonicamente, l’agenzia formativa ha dichiarato di aver pubblicato l’annuncio per sbaglio, promettendo che avrebbe provveduto a modificare il testo dell’offerta.

Cambiando settore, i problemi restano gli stessi. Dealflower è una testata giornalistica di Milano nata lo scorso giugno che da mesi cerca attraverso LinkedIn uno stagista con almeno due anni di esperienza per un tirocinio formativo in redazione. “Essendo appena nati non abbiamo le risorse per aggiungere un’altra persona con alto livello di seniority e questo spiega l’offerta di stage”, spiega la direttrice Laura Morelli. Comunque l’esperienza “non è assolutamente obbligatoria” e “uno o due anni può significare molte cose, come una piccola o saltuaria collaborazione con qualsiasi realtà editoriale, la frequentazione di una scuola di giornalismo o di qualche stage nell’ambito del percorso di studi. Serve per trovare qualcuno che sa almeno riconoscere come è fatto un comunicato stampa e ha un minimo di infarinatura della professione”. Nessuna risposta è arrivata alle domande sul trattamento economico previsto.

Non sono solo le offerte di stage a presentare le peggiori storture. Nell’ambito della cura della persona, le vette sono spesso inarrivabili. A Nola, per esempio, si ricerca una donna delle pulizie che lavori per 400 euro mensili – 500 euro in caso sia automunita – dalle 6.45 del mattino alle 14.30 dal lunedì al sabato. Il datore di lavoro, non pago dell’offerta, sottolinea: “Astenersi perditempo. Siete pregati di contattarmi solo se avete voglia di lavorare. Siete pregati di non dare fastidio. Evitate di essere mandati a quel Paese”. Chissà se è questo che intendono imprenditori e politici quando parlano della necessità di “soffrire e mettersi in gioco”.

Passiamo alla ristorazione? Nulla cambia. A Napoli, la pizzeria Pizza&Sfizi cerca un cameriere di sala per 8 turni settimanali – suddivisi dalle 10:00 alle 17:00 dal lunedì al sabato e il venerdì e il sabato dalle 18:00 a chiusura – per 120 euro a settimana. “Con possibilità di essere inquadrato”. E avverte: “Attenzione: il lavoro è adatto a un ragazzo con poca esperienza, ma con tanta voglia di lavorare”. Com’è umano, lei, verrebbe da replicare. Ilfattoquotidiano.it ha provato a chiedere conto dell’offerta, ma nessuno ha voluto rispondere alle domande. Sempre a Napoli, la caffetteria l’Oro Nero cerca “una figura femminile per consegne esterne più aiuto all’interno del locale”. La paga? 500 euro mensili più mance per un full time che prevede una settimana alternata di sei giorni lavorativi dalle 7.30 alle 14 o dalle 13.30 alle 20.00. Sempre meglio che stare sul divano, no? Raggiunti al telefono, hanno dapprima tergiversato e poi dichiarato trattarsi di uno stage. Tutto regolare, nessun lavoro nero, sostengono.

Uno spaccato illuminante nei giorni in cui il tema del salario minimo è tornato al centro del dibattito pubblico. Pd e M5s sono favorevoli all’introduzione di una legge che fissi un minimo sotto il quale un datore di lavoro non può scendere. Ma la misura – che attualmente è in vigore in 21 dei 27 Paesi dell’Unione Europea – trova il muro di Confindustria e non solo. In particolare, i sindacati confederali sostengono che il salario minimo depotenzierebbe lo strumento dei CCNL andando a comprimere i diritti dei lavoratori. Attualmente in Italia esistono oltre 900 contratti collettivi nazionali diversi e, nonostante questo, sono milioni i lavoratori che rimangono fuori dalla contrattazione collettiva nazionale, esposti a proposte di sfruttamento illegittime con stipendi bassissimi e zero diritti, come dimostrano le decine di offerte di aziende, commercianti e ristoratori che cercano manodopera al massimo ribasso. Se così tanti datori di lavoro non hanno remore a pubblicare annunci che fanno a pugni con il buon senso e le normative, non è che il problema non sono i giovani che non hanno voglia di mettersi in gioco ma la qualità delle offerte lavorative?

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/20/lavoro-sottopagato-ecco-cosa-offre-il-mercato-stipendi-da-fame-con-la-promessa-di-inquadramento-e-stage-truffa-con-il-requisito-di-due-anni-di-esperienza/6338427/

Irene Pivetti, chiusa l’inchiesta sul caso delle mascherine per l’ex presidente della Camera. Sequestro da 4 milioni di euro.

 

L'indagine, condotta dal sostituto procuratore Giovanni Tarzia, si concentra su una serie di operazioni commerciali, in particolare la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, che - secondo la ricostruzione della Procura - sono servite per riciclare proventi di un’evasione fiscale.

Il pasticcio – diventato un’inchiesta penale sulle mascherine importate dalla Cina e che ha coinvolto l’ex presidente della Camera Irene Pivetti – ha un primo punto fermo. La Guardia di finanza di Milano ha sequestrato 4 milioni di euro all’ex esponente leghista. Pivetti e un suo consulente sono indagati per riciclaggio e frode fiscale. L’indagine, condotta dal sostituto procuratore Giovanni Tarzia, si concentra su una serie di operazioni commerciali, in particolare la compravendita di tre Ferrari Gran Turismo, che – secondo la ricostruzione della Procura – sono servite per riciclare proventi di un’evasione fiscale. Le stesse accuse sono contestate, tra gli altri, anche al pilota di automobilismo Leonardo Isolani, alla moglie e alla figlia. La somma sequestrata dalle Fiamme gialle coincide con il profitto dei reati ipotizzati.

Nell’inchiesta è contestato anche l’autoriciclaggio, ipotizza il ruolo di intermediazione del gruppo Only Italia, presieduto da Irene Pivetti, in operazioni delle società di Isolani per nascondere appunti al fisco alcuni beni, tra cui le tre Ferrari, una delle quali è stata sequestrata dalle Fiamme Gialle tempo fa. Secondo la ricostruzione emersa dagli accertamenti i fatti risalgono al 2016. Isolani, che ha un suo “team racing”, avrebbe venduto tutti i beni (attrezzature, marchio e sito web) di una sua società indebitata con l’erario per diversi milioni di euro al fine di svuotarla. Beni che sarebbero andati ad un’altra sua società con base a San Marino, la quale avrebbe venduto di nuovo tutti i beni, e in più le tre Ferrari, ad una società di Hong Kong riferibile a Pivetti. Società quest’ultima che, poi, avrebbe rivenduto ancora gli asset al Gruppo Daohe, del magnate cinese Zhou Xi Jian.

La cessione è stata festeggiata con un evento a Palazzo Brancaccio a Roma organizzato proprio dall’ex esponente leghista. Nelle varie fasi dell’operazione di riciclaggio sono coinvolti anche un notaio e due imprenditori (di cui uno cinese). Gli indagati sono in tutto sette. Il 9 giugno dell’anno scorso c’erano state perquisizioni e nell’ottobre successivo un sequestro da 1,2 milioni a carico del pilota. Il sequestro di oggi è stato emesso in via d’urgenza dal pm Tarzia e riguarda 3,5 milioni di euro quale profitto della frode fiscale e 500.000 euro circa quale profitto delle condotte di riciclaggio dei proventi delittuosi dell’evasione fiscale. Oltre al sequestro preventivo da 4 milioni di euro il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf milanese sta notificando gli avvisi di conclusione dell’indagine e in vista della richiesta di rinvio a giudizio, a carico dell’ex presidente della Camera Irene Pivetti, del pilota di rally Leonardo Leo Isolani e di altre 5 persone. Le indagini sono state estese, negli ultimi mesi, a “decine di giurisdizioni estere” attraverso rogatorie (verso Hong Kong, Cina, Macao, Svizzera, San Marino, Malta, Monaco, Gran Bretagna, Polonia e Spagna), ed è emerso che “parte del profitto della frode fiscale” era stato movimentato “sempre estero su estero”. Nell’inchiesta sono indagati anche la moglie di Isolani, Emanuela Mascoli e la figlia di lei Giorgia Giovannelli.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/11/18/irene-pivetti-chiusa-linchiesta-sul-caso-delle-mascherine-per-lex-presidente-della-camera-sequestro-da-4-milioni-di-euro/6396812/

Manca solo Rondolino. - Marco Travaglio

 

Peggio della lottizzazione Rai c’è solo la sua versione ipocrita: l’occupazione di regime spacciata per meritocrazia. Era accaduto con Monti e l’Innominabile, ora si replica con Draghi&Draghetti. Il governo dei migliori, tramite l’ad-dg-tanguero Carlo Fuortes, caccia il direttore del tg migliore, Giuseppe Carboni del Tg1 (più 2% di share), reo di essere stato nominato dal M5S, pur non essendo un grillino. Al suo posto riciccia l’ex presidente della Rai monocolore renziana, Monica Maggioni, fedelissima di Gentiloni sponsorizzata dal generone draghiano dei Garofoli&Funiciello. Alla punizione del campione d’ascolti seguono, per coerenza, le promozioni o i salvataggi dei soliti sugheri multiuso. Moiro Orfeo, dopo aver guidato Rai, Tg1, Tg2 e Tg3 in quota un po’ a tutti, dirigerà addirittura l’Approfondimento (da Report a Vespa, da Berlinguer ad Annunziata). Simona Sala, draghiana con ascendente Pd e una spruzzata di Di Maio (così almeno crede lui), passa al Tg3, rimpiazzata al Gr dal pd Vianello; il leghista-meloniano Sangiuliano, che almeno qualche libro l’ha letto e scritto, resta al Tg2; il leghista Casarin rimane alle Tgr; il FdI Petrecca va a Rainews col nuovo portale d’informazione (quello che doveva dirigere la Gabanelli prima che Orfeo la conciasse per le feste). Si sperava che lo scandalo Open inducesse Fuortes o chi per lui a risparmiarci almeno i dirigenti più citati nelle carte, dalla Maggioni (vedi pag. 4) a Orfeo, quello dell’“accordo” col portavoce renziano Agnoletti. Infatti: entrambi promossi.

Manca qualcuno nella grande abbuffata? Ma sì, solo il partito di maggioranza relativa: il M5S, tagliato fuori alla vigilia delle Presidenziali e delle Politiche. Tutti scrivevano che Conte aveva piazzato i suoi parlando con Fuortes al compleanno di Bettini: infatti il M5S non tocca palla, come già nel governo Draghi, nato apposta per sterminarlo, anche se Di Maio e altri draghetti Grisù seguitano ad aiutare gli sterminatori. Conte, oltreché dalla sua correttezza che lo rende inabile a certi giochetti, è stato indebolito dalle contromanovre di Di Maio, che ha avallato le nomine antigrilline, mentre le destre difendevano i loro avamposti. Il risultato è la totale estinzione del punto di vista 5Stelle (come l’impronta ambientalista del Tg1) e la ricomparsa dei revenant renziani e gentiloniani in salsa draghista. Una restaurazione asimmetrica, una lottizzazione inversamente proporzionale ai consensi: vedi il peso spropositato di Zerovirgola e di Er Moviola che, l’ultima volta che si candidò a qualcosa, alle primarie Pd del 2013 per il sindaco Roma, arrivò terzo su tre. Ora infatti punta dritto al Quirinale, con una bella Rai vista Colle. Spiace solo per Rondolino: una nomina la meritava anche lui, ad honorem.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/18/manca-solo-rondolino/6396371/

mercoledì 17 novembre 2021

Dal parrucchiere.

 

La mia è una parrucchiera e la frequento una volta ogni tre mesi per avere sempre i capelli a posto e non troppo allungati.

La sua bottega è un mondo a parte stipato in uno spazio piccolissimo, forse 50mq, ma ben strutturato. 

Entrando si notano le poltroncine per 6 persone, tre da un lato, tre dall'altro;

- nel lato sinistro c'è un unico casco asciugacapelli munito di un braccio mobile;

- a distanza di un metro, in fondo ci sono a sinistra la manicure, a destra un'unica poltroncina con lavandino per lo shampoo;

- nel corridoietto che divide la zona della messa in piega e colore dalla zona lavaggio e manicure, sul lato destro, c'è una porticina che dà accesso ad un un altro vano, sempre al buio, ove, suppongo, si trovino bagno e magazzino per conservare tutto ciò che occorre alla bottega.

La peculiarità del posto, in ogni caso, è l'ambiente prodotto dall'interazione che si crea tra le frequentatrici che, almeno così pare, si conoscono tutte e sanno tutto di ognuna di loro.

Quindi si assiste, involontariamente, a discorsi, a volte anche intimi, riguardanti la famiglia, i figli, i mariti, il rapporto con i genitori e via dicendo.

E, anche se in un primo momento la situazione potrebbe sembrare inopportuna, alla fine ci si fa l'abitudine, e, riflettendoci su, si può cogliere l'occasione di trarre vantaggio dai discorsi ascoltati, per migliorare noi stessi e correggere quei difetti che facciamo finta di ignorare quando interagiamo con gli altri.

Tutte le esperienze servono a fornirci conoscenza e vanno, pertanto, valorizzate.

E poi c'è la vecchietta che, anche se ottuagenaria, vuole i suoi capelli colorati di un biondo oro, o castano chiaro; la giovanetta tredicenne che vuole le unghia lunghe e colorate alla moda; la ventenne che vuole tagliati i capelli, ma solo alle punte perchè li vuole mantenere lunghi ed è eternamente indecisa se cambiare il colore dei capelli da biondo a tiziano, che va tanto di moda.

Nel frattempo entra la signora, proprietaria della boutique accanto, e porta la gonna da fare provare all'amica che ha poco tempo per recarsi in negozio ma ha visto un abitino da indossare per una comunione che le piacerebbe tanto avere...

E, in tutto ciò, c'è la parrucchiera che tra una taglio di ciocche e l'altro ti tiene con i capelli bagnati perchè deve rispondere al telefono, deve prendere l'altro spazzolino dalla stanza segreta, deve dilungarsi su consigli da dare all'amica che ha dubbi atroci su cosa regalare al fidanzato per il suo compleanno, alla mammina che ha partorito da poco e che non sa cosa fare con il piccoletto quando piange, quale pannolini usare....

Alla fine ho i capelli tagliati e asciutti, pago e, compiaciuta, saluto tutti e me ne vado, contenta di aver goduto di un pizzico di esperienza in più..

cetta

Facce da culona. - Marco Travaglio

 

Proseguono le lezioni di giornalismo al Fatto da “colleghi” che non hanno mai visto una notizia vera. Il rag. Cerasa, sul Foglio, ci accusa senza nominarci (tanto nessuno gli domanderà con chi ce l’ha, non avendo lettori) di aver costruito “il principale cluster italiano della macchina del fango”: altro che la Bestiola renzian-rondolina. Non sa, perché ai tempi ciucciava ancora il biberon, che il Foglio nacque nel ’96 coi soldi di B. (pardon, della moglie) e nel ’97 col falso scoop su un’indagine farlocca del Gico contro Di Pietro, imperniata su un’intercettazione manipolata col taglia-e-cuci: quella che faceva dire al banchiere Pacini Battaglia “Io da Mani Pulite sono uscito perché ho pagato” e “Di Pietro e l’avvocato Lucibello mi hanno sbancato”, cioè estorto una tangente (seguiva la frase “Io a Di Pietro i soldi non glieli ho dati”, ma fu sapientemente tagliata). Uno scoop su parole mai dette (il verbo era “sbiancato”) e su un delitto mai avvenuto, infatti l’ex pm fu prosciolto da ogni accusa. Su quella patacca l’allora direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, imbastì tutta la sua campagna elettorale di candidato del centrodestra nel Mugello contro Di Pietro (centrosinistra), appellandolo graziosamente “scespiriana baldracca”, “troia dagli occhi ferrigni”, “protettore di biscazzieri”, “megalomane golpista”. Risultato: Di Pietro 68%, Ferrara 16%.

Altre lezioni ci giungono da un noto portatore di chatouche che, sull’autorevole Libero, mi accusa di aver inventato “la fake news propagandistica più falsa e dannosa del Dopoguerra: la famosa intercettazione in cui Berlusconi definiva la Merkel ‘culona inchiavabile’… mai esistita… balla inescusata”. Naturalmente non abbiamo mai pubblicato la suddetta intercettazione, né affermato che esistesse: forse faceva parte di quelle penalmente irrilevanti distrutte dalla Procura di Bari nell’inchiesta Puttanopoli su Tarantini&B., forse era solo una voce di Transatlantico. E come tale la registrò una nostra collaboratrice in un trafiletto di curiosità nell’ottobre 2010. In Parlamento non si parlava d’altro tra i forzisti terrorizzati dall’uscita di qualche conversazione contenente il soprannome che B. aveva affibbiato alla Merkel, convinto com’era che la cancelliera complottasse contro di lui. Infatti la stessa voce fu raccolta da Selvaggia Lucarelli (che ancora non scriveva sul Fatto) nel suo blog. E rimbalzò sui giornali tedeschi, dalla Bild al Die Welt, senza che da B.&C. arrivassero smentite. Un anno più tardi, subito dopo la celebre risata congiunta di Merkel e Sarkòzy, il Caimano perse la maggioranza e si dimise. Poi prese ad accusare apertamente la Merkel di aver ordito un “golpe” contro il suo governo a colpi di spread.

E i suoi giornali, parlando con cognizione di causa e sapendo di fargli cosa gradita, iniziarono a chiamare la cancelliera con quel leggiadro vezzeggiativo. Libero: “Angela è davvero una culona. Il primo a dirlo fu Kohl” (27.11.2011). Giornale: “La caduta di Berlusconi: è stata la culona” (31.12.’11). E così via, persino sugli eventi sportivi. Tipo quando la Nazionale azzurra eliminò la Germania agli Europei del 2012: “Ciao ciao culona” (Giornale, 29.6.’12). “Vaffanmerkel”, “Due calci nel culone” (Libero, 29.6.’12). Quando Angela rivelò il suo passato di ragazza squatter, Libero la fulminò: “Balla paraculona della Merkel: ‘Da ragazza occupavo le case’” (4.9.’13). Quando si schiantò sulle nevi dell’Engadina, Libero sparò: “Il lato B più potente d’Europa si frattura sulle piste di fondo” (7.1.’14). E quando perse 10 chili di peso, Libero si congratulò: “Merkel a dieta: anche lei si vede culona” (7.5.’14). E ancora quattro anni dopo, quando il ministro Horst Seehofer la contestò sulla politica migratoria, Libero titolò: “Chi è il Salvini tedesco, che manda la Germania a culona all’aria” (3.7.’18).
Il soprannome made in Arcore era ormai un fatto notorio a livello mondiale. Finché il 20 maggio 2014, intervistando l’ex Cavaliere per la Bbc, il giornalista Jeremy Paxman osò dove i colleghi italiani mai avevano osato: “Scusi, è vero che ha definito Angela Merkel ‘culona inchiavabile’?”. L’interrogativo sortì sul gentiluomo brianzolo lo stesso effetto del gas paralizzante: una lunga, interminabile paresi, tipo fermo-immagine (il tempo per l’interprete di riaversi dallo choc e trovare le parole per tradurre un’espressione non proprio tipica del linguaggio diplomatico), seguita da un moto ondulatorio e sussultorio della mano destra che invitava l’intervistatore di passare alla domanda successiva. Anche lì nessuna smentita. Anzi, un anno dopo arrivò la conferma: ad Alan Friedman, che lo intervistava per l’agiografia My Way, B. rivendicò la paternità della geniale definizione e raccontò che l’ex cancelliere Gerhard Schröder se n’era complimentato con lui: “Hai fatto benissimo: è totalmente vero!”. Ma, nella fretta, si scordò di avvertire il mèchato.
Ps. A proposito di bufalari. Ieri l’Innominabile, dopo aver condannato ai playoff la Nazionale di calcio con il beneaugurante “Forza Italia!” di venerdì, ha sostenuto che B. “iniziò a recuperare” dopo la famosa ospitata da Santoro con spolverata di sedia il 14 gennaio 2013: “Travaglio fu il principale sponsor della ripresa di Berlusconi che arrivò a tanto così dal vincere le elezioni”. Per la cronaca, alle elezioni del 2013, B. perse 6,5 milioni e mezzo di voti e 178 seggi. E senza nemmeno gli auguri di bin Rignan.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/11/17/facce-da-culona/6395080/