Ordine Nato, pure Francia e Germania si riallineano.
Quella che inizialmente sembra una gaffe rivela invece l’inasprimento dei rapporti tra l’Italia e Russia. Effetto di un riallineamento brusco alla Nato e agli Stati Uniti che porta all’annullamento del viaggio di Draghi a Mosca.
Quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio relaziona al Parlamento, annuncia che “non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi, finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata, nelle ultime ore, anche dai nostri alleati e partner europei”.
L’annuncio di Di Maio. La frase fa rumore e da Mosca arriva la replica stizzita del ministero guidato da Serghej Lavrov che definisce la sortita di Di Maio “una strana idea di diplomazia” per poi aggiungere velenosamente: “I partner occidentali dovrebbero imparare a usare la diplomazia in modo professionale” anche perché è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi in giro per Paesi e degustazioni di piatti esotici a ricevimenti solenni”.
Trattandosi di Di Maio, giovane ministro degli Esteri, per di più 5Stelle, la frase sembra costruita apposta per corroborare l’idea del politico incompetente, un “bibitaro” alle prese con le crisi internazionali. Ma dalla Farnesina (cui nel frattempo arriva la solidarietà del Pd, anche questo un fatto nuovo) replicano con fermezza confermando la frase e soprattutto sostenendo che è stata coordinata con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Dopo un’ora circa, arriva al Fatto la conferma di Palazzo Chigi: “Le visite bilaterali sono sospese in attesa di segnali distensivi da quella parte. Così tutti i partner europei”. Draghi, quindi, diversamente da quanto annunciato ancora nei giorni scorsi, non andrà per il momento a Mosca.
La stessa decisione viene comunicata a stretto giro da Francia e Stati Uniti, che annullano l’atteso incontro tra il Segretario di Stato, Antony Blinken e lo stesso Lavrov. Blinken avrebbe dovuto vederlo oggi a Ginevra, mentre l’incontro con il francese Jean Yves Le Drian era previsto per venerdì.
Azione concertata. A riprova dell’irrigidimento delle posizioni occidentali, Germania e Finlandia decidono di convocare l’ambasciatore russo, mentre il Dipartimento di Stato americano ci tiene nel pomeriggio a rendere noto che la vicesegretaria di Stato, Wendy Sherman, ha parlato con il segretario generale del ministero degli Esteri francese, François Delattre, il segretario di Stato del ministero degli Esteri tedesco, Andreas Michaelis, il segretario generale del ministero degli Esteri italiano, Ettore Sequi , e il ministro di Stato britannico per l’Europa e il Nord America, James Cleverly.
L’evoluzione dei rapporti tra la Russia e i Paesi europei segue il progressivo allarme che gli Stati Uniti lanciano a livello internazionale con l’imminente (di nuovo) invasione russa dell’Ucraina, stavolta nel giro di 48 ore. Gli Usa continuano nella loro strategia di compattamento occidentale con Francia, Italia e Germania che, non si sa quanto volenti o nolenti, sono costrette ad allinearsi. Tanto più se è vera la disponibilità russa di continuare il dialogo come traspare dalla risposta a Di Maio e come ripete lo stesso Vladimir Putin rispondendo agli Usa.
La difficoltà europea a tagliare i ponti con Mosca e, soprattutto, ad adattarsi alle sanzioni internazionali (finora abbastanza morbide, ma nei prossimi giorni destinate probabilmente a inasprirsi) la si può leggere non solo nell’annuncio che il 90% delle Pmi italiane continueranno a fare affari con la Russia, ma soprattutto nelle vicende della larga maggioranza che sorregge proprio Draghi. Il quale, sulle sanzioni, non può vantare una maggioranza coesa.
Vasta maggioranza. Il leader della Lega, Matteo Salvini, infatti, sceglie di distinguersi con un attacco frontale all’Alto rappresentante europeo per la politica estera, Josep Borrell: “Per il capo della politica estera dell’Unione europea, le sanzioni contro la Russia servono a bloccare lo shopping dei russi a Milano e i loro party a Saint Tropez… Siamo al ridicolo. O forse al tragico”. Nel pomeriggio, dopo aver incontrato il presidente Mattarella al Quirinale, Salvini stempera un po’ la dichiarazione, ma l’approccio filorusso della Lega è noto. Ma il capo leghista, almeno nella giornata di ieri, trova sponda anche in Forza Italia che si distingue per un intervento al Senato di Maurizio Gasparri che parla di sanzioni dannose per l’Italia e fa un piccolo show a base di Guerra di Crimea (del 1853) e dottrina Monroe. E poi, in serata, per una nota ispirata da Silvio Berlusconi, in cui si sottolinea che bisogna procedere secondo una via “più pragmatica” a favore di sanzioni “graduali e commisurate” mantenendo aperto il dialogo. Non fa parte della maggioranza, ma anche Giorgia Meloni invita a tener conto dell’interesse nazionale mentre parte per gli Stati Uniti invitata al meeting dei Conservatori.
La maggioranza draghiana va in ordine sparso e mentre Giuseppe Conte invita ancora a trattare – e alla Camera si nota un distinguo del capogruppo 5S Davide Crippa su un’Italia troppo schiacciata sulla Nato – ci pensa il Partito democratico a ribadire i fondamentali. Con Enrico Letta prima e poi con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, parte la batteria di fuoco che invita a non avere esitazioni sulle sanzioni, che occorre fare male alla Russia e, in soldoni, allinearsi a Joe Biden, che non a caso si congratula con Olaf Sholz per il coraggio mostrato con il North Stream 2. Mosca può aspettare.