Visualizzazione post con etichetta comportamenti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta comportamenti. Mostra tutti i post

giovedì 24 febbraio 2022

Ucraina, Draghi non va più a Mosca e Lavrov sbeffeggia Di Maio. - Salvatore Cannavò

 

Ordine Nato, pure Francia e Germania si riallineano.

Quella che inizialmente sembra una gaffe rivela invece l’inasprimento dei rapporti tra l’Italia e Russia. Effetto di un riallineamento brusco alla Nato e agli Stati Uniti che porta all’annullamento del viaggio di Draghi a Mosca.

Quando il ministro degli Esteri Luigi Di Maio relaziona al Parlamento, annuncia che “non possano esserci nuovi incontri bilaterali con i vertici russi, finché non ci saranno segnali di allentamento della tensione, linea adottata, nelle ultime ore, anche dai nostri alleati e partner europei”.

L’annuncio di Di Maio. La frase fa rumore e da Mosca arriva la replica stizzita del ministero guidato da Serghej Lavrov che definisce la sortita di Di Maio “una strana idea di diplomazia” per poi aggiungere velenosamente: “I partner occidentali dovrebbero imparare a usare la diplomazia in modo professionale” anche perché è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi in giro per Paesi e degustazioni di piatti esotici a ricevimenti solenni”.

Trattandosi di Di Maio, giovane ministro degli Esteri, per di più 5Stelle, la frase sembra costruita apposta per corroborare l’idea del politico incompetente, un “bibitaro” alle prese con le crisi internazionali. Ma dalla Farnesina (cui nel frattempo arriva la solidarietà del Pd, anche questo un fatto nuovo) replicano con fermezza confermando la frase e soprattutto sostenendo che è stata coordinata con il presidente del Consiglio, Mario Draghi. Dopo un’ora circa, arriva al Fatto la conferma di Palazzo Chigi: “Le visite bilaterali sono sospese in attesa di segnali distensivi da quella parte. Così tutti i partner europei”. Draghi, quindi, diversamente da quanto annunciato ancora nei giorni scorsi, non andrà per il momento a Mosca.

La stessa decisione viene comunicata a stretto giro da Francia e Stati Uniti, che annullano l’atteso incontro tra il Segretario di Stato, Antony Blinken e lo stesso Lavrov. Blinken avrebbe dovuto vederlo oggi a Ginevra, mentre l’incontro con il francese Jean Yves Le Drian era previsto per venerdì.

Azione concertata. A riprova dell’irrigidimento delle posizioni occidentali, Germania e Finlandia decidono di convocare l’ambasciatore russo, mentre il Dipartimento di Stato americano ci tiene nel pomeriggio a rendere noto che la vicesegretaria di Stato, Wendy Sherman, ha parlato con il segretario generale del ministero degli Esteri francese, François Delattre, il segretario di Stato del ministero degli Esteri tedesco, Andreas Michaelis, il segretario generale del ministero degli Esteri italiano, Ettore Sequi , e il ministro di Stato britannico per l’Europa e il Nord America, James Cleverly.

L’evoluzione dei rapporti tra la Russia e i Paesi europei segue il progressivo allarme che gli Stati Uniti lanciano a livello internazionale con l’imminente (di nuovo) invasione russa dell’Ucraina, stavolta nel giro di 48 ore. Gli Usa continuano nella loro strategia di compattamento occidentale con Francia, Italia e Germania che, non si sa quanto volenti o nolenti, sono costrette ad allinearsi. Tanto più se è vera la disponibilità russa di continuare il dialogo come traspare dalla risposta a Di Maio e come ripete lo stesso Vladimir Putin rispondendo agli Usa.

La difficoltà europea a tagliare i ponti con Mosca e, soprattutto, ad adattarsi alle sanzioni internazionali (finora abbastanza morbide, ma nei prossimi giorni destinate probabilmente a inasprirsi) la si può leggere non solo nell’annuncio che il 90% delle Pmi italiane continueranno a fare affari con la Russia, ma soprattutto nelle vicende della larga maggioranza che sorregge proprio Draghi. Il quale, sulle sanzioni, non può vantare una maggioranza coesa.

Vasta maggioranza. Il leader della Lega, Matteo Salvini, infatti, sceglie di distinguersi con un attacco frontale all’Alto rappresentante europeo per la politica estera, Josep Borrell: “Per il capo della politica estera dell’Unione europea, le sanzioni contro la Russia servono a bloccare lo shopping dei russi a Milano e i loro party a Saint Tropez… Siamo al ridicolo. O forse al tragico”. Nel pomeriggio, dopo aver incontrato il presidente Mattarella al Quirinale, Salvini stempera un po’ la dichiarazione, ma l’approccio filorusso della Lega è noto. Ma il capo leghista, almeno nella giornata di ieri, trova sponda anche in Forza Italia che si distingue per un intervento al Senato di Maurizio Gasparri che parla di sanzioni dannose per l’Italia e fa un piccolo show a base di Guerra di Crimea (del 1853) e dottrina Monroe. E poi, in serata, per una nota ispirata da Silvio Berlusconi, in cui si sottolinea che bisogna procedere secondo una via “più pragmatica” a favore di sanzioni “graduali e commisurate” mantenendo aperto il dialogo. Non fa parte della maggioranza, ma anche Giorgia Meloni invita a tener conto dell’interesse nazionale mentre parte per gli Stati Uniti invitata al meeting dei Conservatori.

La maggioranza draghiana va in ordine sparso e mentre Giuseppe Conte invita ancora a trattare – e alla Camera si nota un distinguo del capogruppo 5S Davide Crippa su un’Italia troppo schiacciata sulla Nato – ci pensa il Partito democratico a ribadire i fondamentali. Con Enrico Letta prima e poi con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, parte la batteria di fuoco che invita a non avere esitazioni sulle sanzioni, che occorre fare male alla Russia e, in soldoni, allinearsi a Joe Biden, che non a caso si congratula con Olaf Sholz per il coraggio mostrato con il North Stream 2. Mosca può aspettare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/24/ucraina-draghi-non-va-piu-a-mosca-e-lavrov-sbeffeggia-di-maio/6505396/

domenica 1 novembre 2020

Catastrofisti voluttuosi. - Marco Travaglio



Confesso un mio limite: non capisco la voluttà con cui, mentre le persone responsabili fanno tutto il possibile per scongiurare il dramma di un nuovo lockdown totale, personaggi anche rispettabili continuano a sparare cifre e giudizi a casaccio senz’alcuna attinenza con dati, fatti e i problemi reali. L’altra sera, in tv, Veltroni col librino sottobraccio ripeteva la gnagnera dell’aumento esponenziale della curva, che invece è costante da una settimana: basta guardare non il tasso di positività (rapporto positivi-tamponi): lunedì era al 13,6%, ieri al 14,7%. Che c’è di esponenziale in un punto percentuale? Idem per l’aumento dei ricoveri in terapia intensiva, che si è persino ridotto: erano 127 martedì e 125 mercoledì, poi negli ultimi tre giorni sono scesi a 115, 95 e 97. I 297 di ieri sono un dato terribile, che però risale a contagi di almeno due settimane fa. Ciò che può mandare in tilt gli ospedali sono i ricoveri ordinari, che però da una settimana aumentano anch’essi in modo costante: lunedì +991, ieri +972.

A questo ritmo, gli ospedali non reggono. Ma non reggerebbero nemmeno se fossimo il Paese più organizzato del mondo, cioè se governo e soprattutto Regioni non avessero sbagliato nulla. Perciò si spera che i medici di base superstiti (circa 40mila) aiutino gli ospedali ad alleggerire la pressione, curando i pazienti con sintomi lievi a casa. Il commissario Arcuri s’è appellato a loro e ai pediatri di libera scelta, promettendo da lunedì 10 milioni di testi molecolari rapidi antigenici per chiunque sappia di aver avuto un contatto stretto con un positivo. Speriamo che arrivino e aiutino ad abbattere l’aumento dei ricoveri, lasciando a casa i tanti paucisintomatici che oggi corrono ai pronto soccorso anche per una febbre a 38. Su questa trincea si decide se torneremo ai domiciliari o no. Fermo restando che zone fuori controllo come Milano, Brianza, Varese, Napoli, forse Genova, Torino e Cuneo vanno chiuse subito per qualche settimana. Anzi dovrebbero già esserlo da un pezzo se gli sgovernatori (e alcuni sindaci) non fossero degl’irresponsabili. Ma, anziché concentrarsi sulle questioni cruciali, il dibattito pubblico vaga nell’iperuranio: dal rimpasto al Mes, dalla crisi di governo alle larghe intese (idea geniale lasciare senza guida il Paese in piena seconda ondata). E il ritorno all’autoflagellazione compiaciuta. “Dobbiamo smetterla di dire che siamo stati bravi”, intimava Veltroni. E perché mai, visto che ce l’hanno riconosciuto tutti gli altri Paesi, la Ue, le organizzazioni e i giornali internazionali? E visto che le ultime misure del governo Conte sono state ancora una volta riprese da Francia e Germania?

Massimo Gramellini, sul Corriere, scrive che “politici e amministratori hanno passato l’estate a farci la predica, mentre loro vivevano alla giornata e discettavano di banchi a rotelle”. Forse non ricorda che, mentre alcune Regioni riaprivano le discoteche, il governo non faceva prediche né discettava di banchi a rotelle (piccola porzione dei 2,4 milioni di nuovi banchi acquistati per le scuole): si batteva in Europa per avere la fetta più grossa del Recovery Fund e la otteneva (209 miliardi), assumeva 34 mila medici e infermieri, stanziava 8 miliardi per la sanità (che purtroppo è regionale, infatti non ne ha speso neppure 1), organizzava la riapertura delle scuole in sicurezza da tutti ritenuta impossibile (anche dal Corriere) e prorogava lo stato d’emergenza con tutti contro (incluso il Corriere con Giucas Cassese). Faceva errori, certo: per esempio sui trasporti, anche se è impossibile acquistare decine di migliaia di autobus in pochi mesi. Ma ora Veltroni vuol sapere perché quest’estate non si è ricostruita la medicina di base sul territorio: come se in tre mesi si potesse rimediare a 30 anni di tagli e privatizzazioni, quando lui non faceva ancora il giallista, il regista e il giornalista, ma il vicepremier e il segretario del Pd.

Ecco: è questa voluttà catastrofista un tanto al chilo che dà l’orticaria anche più del “Covid governo ladro” delle opposizioni di ogni colore, anche perché non serve a nulla, salvo forse a vendere qualche libercolo. La stessa voluttà che porta una persona seria come Carlo Verdelli a scrivere sul Corriere che abbiamo “la curva peggiore d’Europa” (invece abbiamo la meno peggiore, dopo quella tedesca). E che “non è come a marzo, è molto peggio”. Ma a marzo finiva in ospedale il 50% dei positivi, oggi il 6% (0,6% in terapia intensiva), mentre il 94% è asintomatico e sta a casa. E i ricoverati sono, sì, troppi. Ma le degenze durano la metà (7-9 giorni contro i 15-17 della prima ondata), grazie a diagnosi precoci, età media più bassa e progressi nelle cure; quindi la capienza dei posti letto è raddoppiata. E ora il prof. Rino Rappuoli annuncia per marzo la cura con gli anticorpi monoclonali. Secondo Verdelli, Conte deve scusarsi per “l’imperdonabile errore” di annunciare “un vaccino che non arriverà a dicembre”. E allora perché il governo Merkel prepara un piano per distribuirlo già da fine 2020? E se poi fosse a gennaio, cosa cambierebbe? Se si riuscisse ad averne abbastanza per mettere in sicurezza anziani e personale sanitario, gran parte del problema sarebbe risolta: i giovani positivi sono quasi tutti asintomatici. Per questo, con buona pace dei catastrofisti voluttuosi, oggi è molto meglio che a marzo: perché si intravede il traguardo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/01/catastrofisti-voluttuosi/5987161/

lunedì 12 ottobre 2020

Covid, restiamo umani. Pazienti dimenticati, visite negate. “Mai usciti dalla prima ondata”. - Selvaggia Lucarelli

 

Morire di quarantena: 87 anni, negativo, se ne va senza la moglie

Cara Selvaggia, sono assistente sociale in un piccolo comune, vicino Verona. Seguo gli anziani e vorrei mostrarle un’altra faccia dell’emergenza Covid, raccontando una vicenda davvero triste, che mi ha toccato molto dal punto di vista professionale e soprattutto umano. Una coppia di anziani, lui 80 anni, lei 87. Insieme da una vita, niente figli, niente nipoti, niente parenti prossimi. Si sono arrangiati finché hanno potuto, poi li ho affiancati per consentire loro una vita dignitosa nella propria casa. Fino a quando bussa la bestia nera, il Covid. Loro due terrorizzati, barricati in casa. Certo non lasciati soli, ma comunque soli. Con l’isolamento arriva anche la demenza senile di lui, prepotente, velocissima. Spaventosa per lei, che non sa più a un certo punto come gestire il marito, che ogni tre per due si mette in testa di fare cose assurde e lei non riesce a dissuaderlo; lui si mette in pericolo e cade spesso. Di notte non si dorme. Arriva settembre e lei è esausta, nonostante gli aiuti domiciliari. Serve un periodo di sollievo in una struttura protetta (in questo caso è una casa di riposo), per consentire a lei di recuperare le forze e a lui di essere curato. Arriva il giorno del ricovero (dopo il tampone negativo): li accompagna la nostra ragazza di Servizio civile. L’accoglienza è traumatica, prendono lui e lo portano subito nella sua stanza. Non li fanno nemmeno salutare. Lei torna a casa, spaesata, inizia subito a telefonare in struttura per sapere come sta il marito, se ha mangiato, se ha dormito. Non hanno cellulari e gli operatori non glielo passano al telefono. A lui fanno un altro tampone appena arrivato, anche questo negativo: ma deve stare in isolamento, ancora, per 15 giorni. A tratti è lucido, ma in generale non sa bene dove si trova. Non può vedere nessuno. Lei insiste (e anche io) perché glielo facciano vedere anche per 5 minuti, da dietro un vetro, per mostrargli che sua moglie c’è ancora, non l’ha abbandonato. Impossibile, prima visita consentita dopo 3 settimane (15 giorni più il tempo dell’esito del 3º tampone). Ecco, lui non ci è mai arrivato a rivederla: dopo 13 giorni di “prigionia” si è semplicemente lasciato andare. Senza avere nessuna patologia tale da causare un decesso. Lo comunicano a lei quella notte alle 2, era sola. E disperata. È stato protetto eccellentemente dal Covid, ma è stato ucciso dalla mancanza di umanità. Forse stiamo perdendo di vista qualcosa. Grazie per l’attenzione.

Silvia

“No-mask irresponsabili, e io che speravo dopo il lockdown…”

Ciao Selvaggia, sono un’infermiera e durante la prima ondata di pandemia ho lavorato nel reparto Covid della mia clinica (un istituto del gruppo ospedaliero San Donato). Io, infermiera di cardiochirurgia da anni, di colpo sono stata catapultata in una realtà nuova! Ho pianto tanto: vedevo ammalarsi colleghi medici, infermieri e operatori socio sanitari, senza sapere se ce l’avrebbero fatta. Ho pianto con gli anestesisti quando abbiamo dovuto scegliere chi attaccare al respiratore (che erano sempre molto pochi) e chi accompagnare verso la fine. Ho pianto con i pazienti, che mi guardavano negli occhi chiedendomi se ce l’avrebbero fatta! Ho pianto da sola perché avevo sempre paura di infettare mio marito, ho pianto per i mesi trascorsi lontana da genitori e affetti. Quando la situazione è migliorata ho davvero sperato che fossimo tutti consapevoli della gravità della pandemia, e che si riuscisse (per una volta) a seguire le regole! Ma ora per colpa dei negazionisti, dei “no mask” e di tutti quelli che se ne fregano, non posso più fare il mio lavoro, il lavoro che amo. Nella mia clinica (100 posti letto circa) ci sono 6 pazienti positivi, ed io sono obbligata in casa per via di un branco di irresponsabili! E per fortuna sono una di quelle che non ha mai pensato che “andrà tutto bene”. Almeno, sono rimasta sorpresa a metà.

L.

“Io, malato di cancro, un numero nella fredda macchina sanitaria”

Cara Selvaggia, col Covid l’Italia si è dimenticata di chi i problemi di salute li affronta ogni giorno. Io, tumore a 22 anni, infarto e problemi cardiorespiratori (provocati dalle radioterapie), ora ho 35 anni. Mi sono costruito una famiglia, un lavoro impegnativo, affetti, desideri, gioie, dolori, piccoli successi e molti insuccessi. Nonostante tutto. Ho vissuto. In questo periodo, accedere in ospedale per le mie piccole emergenze o per i controlli di routine è divenuto un’impresa. La macchina sanitaria avanza in modo sbrigativo perché c’è il Covid: da paziente cronico mi sento sempre più un numero, un codice di un esame, un “ci rivediamo al prossimo controllo” e via. Non va. Persone senza mascherina ti tossiscono accanto, ti arrivano addosso; ragazzini ti guardano con atteggiamento di sfida senza indossare la mascherina. Questo, è tanto altro. Ho sempre desiderato vivere, oltre i miei problemi. Oggi voglio solo sopravvivere per i miei figli.

M.

Queste tre lettere indicano con chiarezza che al di là dei numeri, delle statistiche, della situazione ad oggi (poco) più rassicurante che in altri Paesi europei, nulla è finito. E che forse non si può parlare di seconda ondata. La verità è che sia da un punto di vista psicologico che sanitario, non siamo mai usciti dalla prima.

Selvaggia Lucarelli

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/12/covid-restiamo-umani-pazienti-dimenticati-visite-negate-mai-usciti-dalla-prima-ondata/5962639/

martedì 14 luglio 2020

Rumori fuori scena. - Marco Travaglio

Dissonanza Cognitiva: Contraddizioni, Incoerenze, Comportamento
L’altroieri, mentre Giuseppe Conte rispondeva alle mie domande sulla faccenda Autostrade facendo a pezzi i Benetton con la durezza ponderata e documentata che tutti i lettori hanno potuto constatare, si accavallavano un bel po’ di pensieri.
1) Mai un presidente del Consiglio italiano aveva detto parole così nette e definitive contro uno dei veri poteri forti che ammorbano l’Italia dalla notte dei tempi.
2) Chi dipinge Conte come un democristiano indeciso a tutto fuorché ai rinvii, che tira a campare a ogni costo senza mai decidere nulla per non scontentare nessuno, non ha capito nulla.
3) Forse non avevamo tutti i torti quando, in beata solitudine, tentavamo di spiegare a un Paese che ha digerito di tutto che l’attuale presidente del Consiglio, pur con i suoi errori, è la figura che più si avvicina a ciò che dovrebbe essere un presidente del Consiglio.
4) Per queste ragioni, il rischio di una crisi di governo è concretissimo, perché è su questioni di sostanza – quelle che toccano gli interessi privati e le pretese di impunità del Partito degli Affari&Malaffari, non le chiacchiere politichesi dei retroscenisti da giornalone – che in Italia cadono i governi: il Conte1 venne giù sul Tav e la prescrizione; il Conte2 sarebbe caduto sulla prescrizione se non fosse arrivato il Covid-19; ora le concessioni autostradali miliardarie ai prenditori trevigiani sono un’ottima ragione per un ribaltone (basta misurare i litri di bava alla bocca di Sabino Cassese, grande sponsor dei Benetton dopo aver fatto parte del Cda del gruppo autostradale dal 2000 al 2005, per poi uscirne – secondo dati mai smentiti – con 700 mila euro fra gettoni di presenza e consulenze). Così come potrà esserlo il Mes, il prestito europeo (da restituire) che tutti dipingono come manna dal cielo perché troppi sognano di mettere le mani su quei 37 miliardi destinati alla sanità: i ras delle cliniche private (spesso editori di giornali), i presidenti di Regione e i loro partiti a caccia di un bancomat per le loro campagne elettorali, non avendo fra l’altro capito che quei soldi non andrebbero comunque in spese e debiti aggiuntivi (i nuovi investimenti nella sanità sono già stati finanziati dal governo e il Mes, se mai arriverà, andrà a coprire tutt’altre spese).
5) Il vero discrimine che fende trasversalmente la politica italiana non è né quello tra destra e sinistra, né quello fra populisti e antipopulisti, ma quello fra chi persegue l’interesse pubblico e chi gli interessi privati. E qui, oltre alle reazioni ampiamente prevedibili del Pd (svenimenti e pigolii in ordine sparso) e dell’Innominabile (Forza Benetton) all’intervista di Conte, colpisce quella dei 5Stelle. Che non hanno proprio reagito: encefalogramma piatto.
Fra i big solo Di Battista – quello che nel fumettone retroscenistico sarebbe il più anti-Conte e comunque non sta né nel Parlamento né al governo – plaude al premier, notando che parla come dovrebbe parlare un 5Stelle, ma come nessun 5Stelle parla più. Dagli altri, solo silenzi: come se Conte non l’avessero scelto loro, con formidabile ritorno di immagine e di sostanza che ha spazzato via tutti i luoghi comuni sul M5S inaffidabile e incompetente. Se il premier, anche due mesi dopo la fine del lockdown, mantiene consensi così alti (ben oltre il recinto la coalizione giallorosa), chi lo ha scelto dovrebbe sventolarlo come una bandiera. Invece, anziché vantarsene e appropriarsene, è come se i 5Stelle non lo sentissero come il “loro” premier e temessero la sua popolarità: un “premier amico” e nulla più, per usare la gelida definizione che De Gasperi diede nel 1953 del governo Pella per prenderne le distanze (“governo amico”). Anche quando Conte parla la loro lingua delle origini e mette la testa sul tagliere di una loro battaglia identitaria come quella su Autostrade. Colpisce soprattutto il silenzio di Luigi Di Maio. Non che il suo nuovo stile di ministro degli Esteri sia sbagliato, anzi. Un anno fa inseguiva il Cazzaro Verde nelle gare di rutti e perdeva sempre, perché il campione nazionale di quello sport è solo uno. Ma un conto è parlare poco e soprattutto di affari internazionali, un altro è incontrare Mario Draghi e Gianni Letta senza spiegare il perché. Che c’entra l’ex governatore Bankitalia ed ex presidente Bce con la Farnesina? E che ci azzecca il vecchio lobbista del Partito Mediaset, privo d’incarichi politici e istituzionali? Lo sanno anche i bambini scemi che Draghi è suo malgrado il candidato dei poteri forti per il governo di larghe imprese che nei loro sogni dovrebbe rovesciare il Conte 2; e che Letta sr. è l’emissario (reo confesso di una tangente e salvato dalla prescrizione) del pregiudicato B., delle sue aziende e delle sue trame per rientrare in gioco, farsi gli affari suoi nelle tv e nella fibra e magari scegliersi pure gli arbitri dell’Agcom.
Due anni fa Di Maio si giocò la premiership per non stringere la mano pubblicamente né parlare privatamente a B.. Ora si scopre che, tra il lusco e il brusco, stringe la mano e parla segretamente al braccio destro di B.. Intanto, da dieci giorni, né lui né alcun altro big M5S dicono una parola contro la vergognosa riabilitazione di B. a opera di mezzo Pd, dell’Innominabile e dei giornaloni al seguito. Gli elettori, se non alle mitiche dirette streaming, avrebbero diritto almeno a una spiegazione. Diceva Agatha Christie: “Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.

giovedì 19 marzo 2020

Il COVID-19 sta cambiando l'Europa? - Massimo Erbetti

Risultato immagini per conflitti

A quanto pare un virus, un organismo invisibile sta cambiando i burocrati europei, ci voleva una pandemia per cambiare rotta? Dopo aver ridotto la Grecia alla fame e dopo aver indotto centinaia di migliaia di cittadini europei ad odiare la BCE, nella notte il cambio totale di rotta. Christine Lagarde che giovedì scorso, in quattro schifose parole ha affondato l'economia europea, ha visto traballante il suo ruolo di potente, ha avuto paura e ha dichiarato:

"Tempi straordinari richiedono un’azione straordinaria. Non ci sono limiti al nostro impegno per l’euro. Siamo determinati a sfruttare tutto il potenziale dei nostri strumenti, nell’ambito del nostro mandato". Ma non solo la Lagarde si è espressa, il consiglio direttivo della BCE, in una nota scrive:

"Il Consiglio direttivo farà tutto ciò che sarà necessario nei limiti del suo mandato. Il Consiglio direttivo è pienamente preparato a incrementare il volume dei suoi programmi di riacquisto titoli e a modificarne la composizione, per quanto e fino a quando sarà necessario. Esplorerà tutte le opzioni e tutti gli strumenti per sostenere l’economia durante questo choc. Il Consiglio direttivo della Bce è impegnato nel giocare il suo ruolo di supporto di tutti i cittadini dell’area euro in questo periodo estremamente difficile. A questo scopo la Bce si assicurerà che tutti i settori economici possano beneficiare delle condizioni finanziarie di supporto che permettano loro di assorbire questo choc. E ciò si applica ugualmente a famiglie, aziende, banche e governi"

Non facciamoci illusioni, non crediamo veramente che questi soggetti si siano ravveduti e che da domani l'Europa diventi un paradiso, questo non accadrà, ma una cosa è certa, quando gli interessi diventano comuni, quando, come in questo caso tutti gli stati hanno lo stesso problema, quando tutti sono costretti a remare in una sola direzione, le cose cambiano radicalmente. Ci voleva un virus per mettere tutti sulla stessa barca. L'Europa non può e non deve essere un contenitore di vari stati, ognuno con i propri interessi economici, l'Europa deve essere altro, l'Europa deve essere solidale...questo, spero sia il primo passo per diventarlo..e se ciò non accadrà, se i burocrati continueranno ad essere lontani dai popoli, se il loro scopo primario rimarrà quello cinico e spietato che abbiamo visto fino ad oggi, l'Europa morirà...riuscirà un virus in quello che l'uomo non è riuscito?...vedremo...intanro 750 miliardi non era riuscito nessuno a metterli in campo...

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216867272459738&set=a.2888902147289&type=3&theater
La Ue è nata male. E' una scopiazzatura degli Stati Uniti d'America, stato di stati che funzionano malissimo perchè hanno in comune solo la moneta e, pertanto, una banca centrale, mentre tutto il resto è affidato ai vari governi molto spesso in antitesi tra loro sia ideologicamente che materialmente. E' come mettere insieme persone con idee diametralmente opposte tra loro e costringerle ad uniformarsi solo monetariamente. Non credo che fosse questa l'idea mazziniana di una giovine Europa. 
C'è da domandarsi: a chi giova avere un'Europa unita solo economicamente?
Cetta

mercoledì 11 marzo 2020

L'ITALIOTA. - Roberta Labonia

L'immagine può contenere: folla e spazio al chiuso

C'è un virus, in Italia, che sta facendo più danni della grandine. Molti ma molti più danni che, da solo, farebbe 'sto maledetto coronavirus (covid-19). È il suo migliore alleato. Praticamente vivono in simbiosi. Si spalleggiano. Sono come il gatto e la volpe, Diabolik ed Eva Kant, Albano e Romina. È il virus dell'italiota.

È un virus maledetto quello che porta con sé l'italiota, perchè boicotta, vanifica, azzera, buona parte dei sacrifici che tanti italiani responsabili, con il loro corretto comportamento e il cervello in modalità "on", stanno affrontando in queste ore in nome di un nemico comune. Un nemico che non lo vedi, che è invisibile, ma che in questo momento ci sta attaccando di brutto. Ci ha scelto, a noi italiani, il Covid-19, più che i francesi, i tedeschi, gli spagnoli e gli inglesi. Sì, proprio uno stronzo 'sto virus. E mi monta il sospetto che ci ha scelto proprio perché lo sa che da noi può contare su questo formidabile alleato. L' italiota, appunto. Senza l'italiota il signor virus di nome e corona di cognome, noi italiani brava gente ce lo leveremmo dalle palle non dico domani o fra una settimana, ma certamente dopo 2/3 settimane lo vedremmo già col fiato corto. Tutti a casa e gli taglieresti le gambe. Roba che a noi i cinesi ci spiccerebbero casa.

E invece no. Conte chiude i voli da e per la Cina? L'italiota di rientro da un viaggio d'affari da quelle parti si pensa paraculo e torna a casa facendo scalo prima in Thailandia piuttosto che in Cambogia. Di autodenunciarsi al rientro e mettersi in quarantena volontaria non ci pensa proprio. Scorazza per le strade, l'italiota proveniente da zone a rischio, magari positivo ma asintomatico, e unge moglie, figlie, nonna, il barista sotto casa e buona parte del suo quartiere, quando gli ospedali dalle sue parti già stanno in over booking. 

L'italiota è quello che con febbre e una tosse da cani, invece di chiamare i numeri d'emergenza, che ormai li conoscono anche i muri, si presenta direttamente in pronto soccorso e manda in quarantena i malcapitati medici ed infermieri che incrociano la sua strada.
L'italiota è il ragazzotto che "ma che palle" stare a casa e smanetta con gli amici di vedersi al solito posto all'insegna di "dammi il cinque" e abbracci. Quello che, seduto al bar del Paese, pomicia con la sua ganza che c'ha papà portantino all'ospedale come non ci fosse un domani. Che poi torna a casa e fa le coccole a zia Assunta che, porella, sta sempre da sola. Ma sì, pensa l'italiota medio, tutte "cazzate"! Io c'ho un esercito di anticorpi che levate, e poi lo sanno tutti, sto corona attacca i matusa, quelli che già stanno più di là che di qua.

L'italiota è quel giornalista traffichino che s'e fatto amico la segretaria/o del sottopanza del sottopanza di qualche pezzo grosso a Palazzo Chigi e che gli passa la bozza di un decreto d'urgenza che un Presidente del Consiglio deve ancora finire di concordare con le parti istituzionali. E lo porta trionfante al suo direttore di redazione che, italiota più di lui, lo pubblica in anteprima. Addirittura testate estere ne vengono in possesso prima di tutti. Contiene misure che di fatto isolano la Lombardia e altre 14 province, quel decreto. Quelle con il maggior numero di contagi. Tutto a puttane. Neanche il tempo, poche ore dopo, che venga firmato da Giuseppe Conte, che già decine di migliaia di italioti fuori sede, dal nord si spostano al sud. In piena notte è assalto all'ultimo treno prima della mezzanotte. Si calcolano oltre 20 mila persone. E ora vagli a mettere il sale sulla coda. Li aspettiamo al varco questi, quando, dio non voglia, mamma, papà e parenti vari, a Roma, Napoli, Reggio Calabria o Palermo, non dovessero trovare uno straccio di posto in terapia intensiva libero. Guardarsi allo specchio e darsi degli italioti, non gli servirà a molto.

L'italiota è il politico all'opposizione che manco un'emergenza nazionale come quella che stiamo vivendo induce alla collaborazione. Non ci pensa nemmeno a far fronte comune il politico italiota all'opposizione. Dice che è pronto a fare la sua parte, si fa venire la lacrima ad uso telecamere sproloquiando di un Paese in ginocchio, elogia l'abnegazione dei nostri medici ed infermieri che, h24, stanno affrontando la più grave crisi sanitaria che l'Italia ricordi, invoca l'unità nazionale, ma intanto semina discordia, tifando intimamente per lo sfascio del Paese. Lui, passata la tempesta, ne raccoglierà i cocci alla prima occasione. Il Governo? Come fa fa male. Adotta misure in linea con l'espandersi dei contagi? Sbaglia. "Chiudere subito i confini!" il Governo cintura le zone a rischio? "Danneggia l'economia, venite tutti in Italia. Giuseppe Conte? "un criminale! ". Basta dire il contrario no? Basta gettare fango. Facile no? Il culo mica lo sta rischiando lui, l'italiota all'opposizione. Egli semina il becchime della discordia in attesa che i polli, italioti pure loro, frastornati da tante voci ad capocchiam, gli portino qualche decimale di consensi in più. Una pole position nei sondaggi val bene lo sfascio di un intera Nazione. Che poi sia la sua, di Nazione, per l'italiota all'opposizione è un dettaglio.

Guardo fuori le strade, semideserte, della mia bella Roma e penso che quando questa epidemia da coronavirus sarà sconfitta, perchè sarà sconfitta, all'Italia resterà ancora di combattere la sua battaglia più difficile. Quella di riconvertire l'italiota in un cittadino responsabile.