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martedì 3 gennaio 2017

Il Giglio Putrido e il potere truffa del PD. - Rosanna Spadini

renzi e il giglio magico

Mentre il bullo di Palazzo Chigi è momentaneamente scomparso dai radar dei media politicamente asserviti, un altro soporifero cattokomunista si è insediato sulla poltrona del comando, sfoderando le solite bufale, più spudorate di sempre: il Jobs Act è stata un’ottima riforma e i voucher «non sono il virus che semina il lavoro nero» … intanto sono partite le lettere di licenziamento per 1666 lavoratori dell’Almaviva di Roma, i sindacati svaporano come neve al sole, la povertà è in progressivo aumento e l’Italia rischia il commissariamento dalla Troika per la storia del Monte Paschi di Siena.
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Nel frattempo Luca Lotti, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e rinominato Ministro dello Sport nel governo Gentiloni, 4° governo non votato da nessuno, è sotto indagine per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento nell’ambito dell’indagine avviata dalla Procura di Napoli sulla corruzione in Consip, la centrale di appalti della Pubblica amministrazione.
Immediatamente compare un post stranito su FB: «Sarei indagato per rivelazioni di segreto d’ufficio. È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa».
E poi continua: «Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell’autorità giudiziaria.  La verità – del resto – è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l’ora di dimostrarlo».
La famiglia Renzi, il ministro Lotti, la Consip, altissimi esponenti dei Carabinieri … insomma un giglio putrido invischiato in un caso di corruzione da 2,7 miliardi di euro, ma tutti i riflettori e le sirene del mainstream sono accese sulla giunta Raggi che «potrebbe essere indagata», sull’indagine Muraro, sulla bocciatura del bilancio, sull’arresto di Marra … vicende che vengono ripetute fino alla nausea sulle prime pagine e in tutti i tg, mentre lo scandalo napoletano è rapidamente scomparso dai radar, dopo i titoli rassicuranti sul comandante Del Sette subito ascoltato in Procura e seguito a ruota da Lotti.
Eppure anche l’inchiesta di Napoli meriterebbe qualche attenzione in più. L’appalto che i pm ritengono truccato è piuttosto consistente: acquisti per 2,7 miliardi deliberati dalla Consip (società pubblica al 100% del Tesoro) per la PA. E i personaggi coinvolti sono tra i più potenti d’Italia: Renzi, suo padre, il suo più fedele ministro, i comandanti dei Carabinieri italiani e toscani, i vertici della prima agenzia appaltante del Paese.
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I fatti … i pm Woodcock, Carrano e Parascandolo incaricano i carabinieri di riempire di microspie gli uffici Consip, dove il dirigente Marco Gasparri avrebbe promesso alcuni lotti della maxi commessa all’imprenditore Alfredo Romeo, anch’egli indagato per corruzione. Ma immediatamente l’amministratore di Consip Luigi Marroni chiama una ditta per bonificare gli uffici, che toglie le cimici due giorni dopo l’installazione. Gli inquirenti allora se ne accorgono e interrogano Marroni, il quale spiffera 4 nomi: Del Sette, Saltalamacchia, Luca Lotti e Filippo Vanoni.
Vannoni, amico da una vita di Renzi, che l’ha nominato presidente della municipalizzata Publiacqua, dichiara che non solo Lotti&C, ma anche Matteo sapeva in anticipo dell’indagine segreta. Molto strano che tutti i protagonisti dello scandalo siano fedelissimi di Renzi, sia i due generali (uno comandante in Toscana, l’altro nominato comandante generale proprio da Renzi), che i due imprenditori (Russo, compagno di viaggio di Tiziano Renzi e Romeo, finanziatore dichiarato della fondazione renziana Big Bang).
Il padre del premier Matteo Renzi, Tiziano, fotografato a Roma, 23 Dicembre 2014. La procura di Genova ha chiuso le indagini per la vicenda che vedeva coinvolto il padre del premier, Tiziano Renzi, accusato di bancarotta fraudolenta ed ha chiesto l'archiviazione. Il gip decidera' se accoglierla o meno. L'indagine era nata dopo il fallimento della società Chil Post srl, che distribuiva giornali e volantini. ANSA/GIUSEPPE LAMI
(Tiziano, il padre dell’ex premier Matteo Renzi. La procura di Genova ha chiuso le indagini per la vicenda che lo vedeva coinvolto, accusato di bancarotta fraudolenta ed ha chiesto l’archiviazione. L’indagine era nata dopo il fallimento della società Chil Post srl, che distribuiva giornali e volantini.)
E Renzi perché non smentisce e non querela Vannoni? Forse perché dice la verità? L’unico che sembra aver avuto un briciolo di dignità sembra essere il generale Del Sette, che ha chiesto di non essere confermato nel suo incarico, che scade tra poco … e invece il governo Gentiloni ha deciso di prolungare l’incarico per altri due anni. (Marco Travaglio, 28 dicembre 2016). Perché i generali avvertono subito l’entourage di Renzi, rischiando grosso, se nessuno del Giglio Putrido era indagato? Forse sanno che nel gioco ad incastro sono tutti coinvolti e cercano di proteggere il premier e la sua famiglia. Lotti e Del Sette dicono naturalmente che è tutto falso, allora perché non querelano Marroni per calunnia e non lo fanno licenziare dalla Consip? Forse perché dice la verità?
Luca Lotti e compagni sono innocenti fino a prova contraria e Tiziano Renzi non è indagato, però resta una domanda: Marroni è amico dei Renzi, padre e figlio, allora perché l’amministratore di una società nominato dal governo Renzi dovrebbe accusare gli amici di Matteo Renzi di avergli rivelato l’esistenza di un’indagine nelle cui carte potrebbero esserci elementi imbarazzanti su Tiziano Renzi?
Del resto il fatto che esistesse un sistema corruttivo all’interno di Consip era già stato rivelato da una puntata di Report del dicembre 2013.  Cos’è dunque Consip ? È una società partecipata al 100 per cento dal Ministero dell’economia e delle finanze, istituita in origine per la gestione di attività informatiche riservate allo Stato in materia di contabilità e finanza pubblica, poi diventata centrale di committenza nazionale, con il fine di razionalizzare gli acquisti nella pubblica amministrazione.
L’inchiesta di Report mostrava una malata connessione tra poteri politici e affari, e denunciava il cosiddetto “sistema Romeo”, che fa capo all’imprenditore campano Alfredo Romeo, proprietario della Romeo Gestioni, una società di servizi che si era aggiudicata una larga fetta del miliardo e 34 milioni di euro di appalti gestiti da Consip per conto di svariati enti pubblici. Tali servizi riguardavano la gestione di pulizia, facchinaggio e manutenzione di enti, quali il Senato della Repubblica, la Presidenza del Consiglio, comuni, province e regioni, tribunali e altri. Tale sistema si fonderebbe sulla capacità del Romeo, condannato in secondo grado per corruzione in concorso e turbativa d’asta dalla Corte d’appello di Napoli (assolto poi in Cassazione nel maggio 2016 con formula piena), accusato di tessere strette relazioni con influenti politici locali e nazionali, le quali garantirebbero un occhio di riguardo nei confronti delle società dello stesso Romeo per l’aggiudicazione di alcune gare di appalto (sintesi dell’Interpellanza presentata alla Camera da Luigi Gallo deputato del M5S).
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Gruppo Romeo Gestioni
Fatto sta che nel 2014 la società pubblica bandisce un’altra gara d’appalto di facility management, suddivisa in più lotti, forniture pluriennali a università e pubbliche amministrazioni, per un valore totale di circa 2,7 milioni di euro. Ora, tre di questi lotti se li aggiudicano le società di Alfredo Romeo. Dunque a distanza di nove anni Romeo torna nell’occhio del ciclone, per un presunto reato di corruzione, in quanto avrebbe offerto somme consistenti di danaro in contanti a Marco Gasparri, alto dirigente Consip, in cambio dell’assegnazione di appalti alle sue società. Già da tempo i pm monitoravano le attività del gruppo Romeo e avevano predisposto una serie di intercettazioni ambientali, facendo innestare un virus spia Trojan sul cellulare di Romeo e di altri indagati.
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(Alfredo Romeo)
Nell’indagine è coinvolto anche un personaggio non comune. Si chiama Carlo Russo, 33 anni, imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi e in ottimi rapporti con l’imprenditore Alfredo Romeo. Sarebbe interessante capire se ci sono rapporti triangolari tra Tiziano Renzi, Carlo Russo e Alfredo Romeo. Ma l’ipotesi probabilmente non potrà avere riscontro dalle microspie in Consip che sono state neutralizzate dalla soffiata.
Non è la prima volta che il nome del padre dell’ex premier, Tiziano Renzi, da agosto scorso segretario del PD di Rignano sull’Arno, si trova coinvolto in indagini giudiziarie, all’inizio dell’anno era stato sfiorato dalla triste vicenda di Banca Etruria. Solo la scorsa estate era arrivata per lui l’archiviazione circa l’indagine che lo vedeva accusato di bancarotta fraudolenta nel quadro del fallimento della società di distribuzione editoriale Chil Post. Sembra che avesse chiesto agli ospiti che andavano a trovarlo di lasciare il cellulare dentro casa e di appartarsi con lui in un bosco vicino per parlare: segno che avrebbe temuto la presenza di cimici in casa.
Sarebbe dunque necessario riflettere sul diffuso malaffare che coinvolgerebbe importanti membri del Giglio Magico, che troverebbe la sua naturale matrice in terra toscana, dove il Partito Democratico sostanzialmente ha un potere incontrastato dal secondo dopoguerra, attraverso un’odissea paradossale che passa dal PCI, PDS, DS fino al PD renziano, un partito sfacciatamente neoliberista.
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Un potere accumulatosi nel tempo anche grazie allo stretto intreccio tra cooperative rosse e bianche, supermercati Coop, Arciconfraternita della Misericordia, clero progressista e banche locali. Un potere che inizia molto prima di Renzi, che spicca il volo proprio grazie alla promessa di rottamare una classe politica invischiata in affari con la famiglia Ligresti o garante della nomina di Mussari a MPS, uomo molto vicino a D’Alema. Insomma il sistema piovra del PD toscano ha progressivamente allargato i tentacoli sul territorio italiano fino ad arrivare a Palazzo Chigi. Ma niente paura, molto meglio parlare di terrorismo e della sindaca Raggi.
Semplicemente perché i mezzi di distrazione di massa orientano le opinioni dell’elettorato verso notizie irrilevanti rispetto all’agenda dettata dall’establishment finanziario, e dunque la gestione truffaldina del potere avviene sotto gli occhi di tutti i cittadini spettatori, senza che questi però se ne possano accorgere, perché quello che non serve alle élites deve essere taciuto e oscurato.
La corruzione politica del paese dunque non è un problema minimamente marginale rispetto alla sudditanza europea e alla perdita di senso dello stato, dato che sono le tre componenti necessarie per la conduzione a buon fine del processo di dissoluzione della sovranità politica italiana in quell’organismo sovraordinato che si chiama Unione Europea.
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Del resto il giglio, le fleur-de-lys, è una figura ambivalente della simbologia araldica (informazione di sanpap) … a partire dal Medioevo  divenne l’emblema della regalità, ma dietro l’immagine stilizzata del fiore cela l’ombra di un rospo o di una rana, abitanti della palude, che sguazzano volentieri tra il fango … come tra il fango dell’ipocrisia e della truffa sguazzano i componenti del giglio putrido del renzismo italiano.

lunedì 19 maggio 2014

Expo 2015, l’intercettazione: “Alfano mi ha offerto un ruolo di consigliere”. -

Expo 2015, l’intercettazione: “Alfano mi ha offerto un ruolo di consigliere”


Dagli atti dell'inchiesta su Expo 2015 - che ha portato a una raffica di arresti per le manovre occulte sugli appalti - continuano a venire fuori intercettazioni in cui si evocano o si fa riferimento a ministri del governo Renzi. Dopo Maurizio Lupi, che smentisce di aver avuto mai a che fare con la "squadra", viene fuori il nome del ministro dell'Interno. A parlare è l'ex senatore Grillo.


La cupola e i politici. Dagli atti dell’inchiesta su Expo 2015 – che ha portato a una raffica di arresti per le manovre occulte sugli appalti - continuano a venire fuori intercettazioni in cui si evocano o si fa riferimento a ministri del governo Renzi. Dopo Maurizio Lupi, che smentisce di aver avuto mai a che fare con la “squadra”, viene fuori il nome di Angelino Alfano
Grillo: “Alfano mi ha offerto ruolo di consigliere economico”. In una telefonata intercettata, lo scorso 24 marzo l’ex senatore di FI e del Pdl Luigi Grillo raccontava, parlando con Cesare Previti, che il ministro dell’Interno “gli avrebbe offerto il ruolo di ‘consigliere economico’ personale”, col “fine di ‘seguire anche un po’ le nomine”. Argomento che è molto discusso dagli indagati. In una annotazione della Guardia di Finanza del 31 marzo si spiega che Grillo, che davanti al gip ha negato di aver preso soldi o turbato gare, nella telefonata racconta a Previti dell’incontro con il responsabile del Viminale che a suo dire “gli avrebbe offerto il ruolo di ‘consigliere economico personale, nella qualità di ‘capo delegazione dell’Ncd al Governo’”
Tra l’altro si legge ancora, Grillo “dice che gli avrebbe parlato di ‘Giuseppe’ (Nucci)”, ex manager di Sogin, “e su quest’ultimo, Alfano avrebbe risposto ‘sì sì va bene lo mettiamo in conto di dargli uno … poi te ne parlerà anche Cesare’”. Grillo poi, scrive ancora la Gdf, “aggiunge, sempre parlando di Nucci, che avrebbe sentito anche Giuseppe, gli ho detto guarda ci vediamo domani, con Cesare c’abbiamo sempre a cuore la tua vicenda, non dubitare. Adesso sto andando da Alfano e poi ti dico…”.
”Ah c’è Lusetti (…) Bene! Devo sentire che nomine fanno quelli lì”. 
Ah c’è Lusetti (…) Bene! Devo sentire che nomine fanno quelli lì, di quella banda lì, del Governo”. Così in un’intercettazione del 28 marzo scorso, l’ex parlamantare Dc Gianstefano Frigerio commentava il fatto che la sua segretaria aveva fissato per lui “una cena” con “l’Onorevole Renzo Lusetti”, ex parlamentare del Pd e dell’UdcLa segretaria di Frigerio infatti, come spiega la Gdf in una delle annotazioni, lo “avvisa” che per il “prossimo 2 aprile” ha fissato una cena con Lusetti, “e Frigerio commenta: “Ah c’è Lusetti a cena. Bene!“’. E così, scrive la Finanza, evidenzia “il movente principale dell’incontro con il parlamentare” proprio “nell’argomento delle nomine dei vertici ‘pubblic’, tanto strategico” per i “progetti del sodalizio”.
“La cupola si attivò anche per appalto Termomeccanica”. Secondo gli investigatori la cupola si sarebbe “attivamente” adoperata per favorire una delle società legate ai componenti della a ipotizzata associazione per delinquere anche in “una gara” d’appalto “riguardante Termomeccanica spa”, storica azienda del settore metalmeccanico con sede a La Spezia. Secondo la Gdf, in particolare, Grillo, ora in carcere e che era consigliere nel Cda di Termomeccanica, e Sergio Cattozzo, il presunto ‘corriere’ delle tangenti, si sarebbero mossi per favorire la Prisma Impianti spa di Valerio Alfonso, una delle società che avrebbero avuto “collegamenti” con gli indagati  che puntava a Termomeccanica che stava “procedendo alla selezione/individuazione dei fornitori”. Nel contesto di un lavoro tra “la stazione appaltante”, che era l’azienda spezzina, “e la società Prisma Spa”, si legge nell’annotazione, Grillo “fornisce ad Alfonso il recapito telefonico del responsabile (di Termomeccanica) della commessa”. Il titolare della Prisma, inoltre, intercettato al telefono con Cattozzo il 25 ottobre 2013, diceva: “Abbiamo individuato subito un filone proprio bello chiaro e … ‘io ti do questo, tu mi dai quello, io ti dò”. 
“Una cooperativa mise a disposizione auto per Greganti”. Una delle cooperative, che sarebbero state legate alla cosiddetta ‘cupola degli appalti’, avrebbe noleggiato e messo a disposizione di Primo Greganti, l’ex funzionario del Pci che al gip ha dichiarato di occuparsi di legno, un’auto “in ragione della sua opera ‘mediatoria’ a favore dell’impresa”. Secondo le Fiamme Gialle il 18 febbraio del 2014, infatti, la coop Viridia, società che sarebbe stata molto ‘vicina’ al ‘Compagno G’ e avrebbe lavorato anche nell’appalto per la ‘Piastra’ dell’Expo, mandò, scrive la Gdf, una e-mail a Greganti con la “copia di un’ offerta di noleggio relativa ad un’autovettura Audi A4”, scrivendogli anche: “In attesa di un cortese riscontro per definire il contratto”. L’auto, secondo la Gdf, è stata “trattata dalla cooperativa Viridia per una diretta utilità di Greganti“. 

Expo, paralisi e tangenti a Milano. Smirne “la sconfitta” realizza il dossier e rinasce. - Thomas Mackinson

Expo, paralisi e tangenti a Milano. Smirne “la sconfitta” realizza il dossier e rinasce


E' la città cui l'Italia ha soffiato l'occasione dell'Esposizione Universale. Ma la perla dell'Egeo, anche senza la pioggia di milioni, in sette anni ha realizzato le opere del dossier di candidatura: aeroporti, porti, autostrade, università. Tanto che il suo rating è superiore a quello di Milano. E perfino in mezzo alla tragedia di Soma, c'è chi dice: "L'Italia non meritava questa figuraccia planetaria".

C’è l’aeroporto nuovo di zecca da sette milioni di passeggeri. Il porto allargato, la nuova autostrada per Ankara, 96 km di metropolitana e ben nove università. Tutto, rigorosamente, no ExpoA duemila chilometri da Milano in questi giorni c’è poco da ridere dopo la strage di Soma, con gli operai intrappolati nella miniera a mezz’ora d’auto da Smirne. Ma ai turchi non è sfuggito quanto accaduto in Italia, l’inchiesta su tangenti e appalti che ha azzerato i vertici Expo e rischia ora di far naufragare l’evento che sette anni fa han perso, per una manciata di voti, a favore di Milano. La notizia li ha riportati al 31 marzo del 2008, quando la città sull’Egeo fu sconfitta dalla superiore attività di lobbying dell’Italia, che non risparmiava nulla per ottenere il voto degli ambasciatori dell’Unesco: ambulanze, trattori e orologi compresi.
Quanto sta accadendo ora, a sette anni di distanza, per molti è una sorta di rivincita. Non tanto sul piano morale, che pure la Turchia ha le sue beghe di corruttela e tanta strada da fare sulla tutela dei diritti. E tuttavia un dato è ineludibile: mentre la Milano che ha vinto è rimasta al palo, tra ritardi e tangenti, Smirne “la sconfitta” è andata avanti, realizzando da sola gran parte degli investimenti che si era prefissata nel 2008, senza i fondi che sarebbero arrivati dal governo centrale di Ankara. E ha avviato una stagione di nuova e sorprendente prosperità. Lo spread tra Smirne e Milano, del resto, era emerso subito. Dopo l’aggiudicazione, di fronte all’impasse milanese segnata da conflitti politici sull’asse Roma-Milano, più volte si è ipotizzato di “cedere” l’evento alla seconda classificata. Il sindaco Azız Kocaoglu, oggi alla miniera per coordinare i soccorsi, già nel 2008 profetizzava: “Perché mai gli Stati dovrebbero scegliere Smirne? Perché è una città che vuole e può crescere, rispetto a chi il proprio cammino verso lo sviluppo lo ha già percorso da un pezzo e faticherà ad andare oltre”. Ecco la nuova Izmir, allora, un punto geografico non banale nella cartografia dei ragionamenti sulla necessità dell’Expo. 
Investimenti e credibilità. Così rinasce una “metropoli AA+”Un colpo d’occhio su cosa sia diventata nel frattempo Smirne lo si può avere con due click. Basta confrontare il video della candidatura ufficiale per il 2015 con quello per il 2020. Perché Smirne ci ha riprovato e perso ancora, a favore di Abu Dhabi. Ma qui se ne fanno una ragione. Perché in sette anni la terza metropoli turca ha fatto passi da gigante, Expo o non Expo, a smentire la teoria per cui solo i grandi eventi internazionali possono trasformare le moderne metropoli. Il presidente della Camera di Commercio Italo-Turca è Rebii Akdurak. Al tempo era in prima linea per conquistare i delegati del BIE. “Quella retata per le tangenti, mi spiace per l’Italia che non si merita tanto scandalo”, dice. Due mesi fa è stato sui cantieri milanesi ed è rimasto di sasso: “Mi aspettavo grandi cose, a un anno dall’evento ho visto solo cumuli di terra, camion, strade per aria. Si fatica perfino a raggiungere il sito dell’esposizione”. 
Mentre Smirne ne ha fatta di strada. Non a caso il rating Fitch inchioda Milano a un modesto BBB+ mentre quello della città turca corre con un AA+, dovuto alla “capacità della municipalità di auto finanziare gli investimenti e diminuire i debiti”. E il perché è presto detto. “A parte la zona a dieci km dal centro, individuata per gli eventi internazionali che non vinciamo mai, la città in sette anni è rinata sotto tutti i punti di vista. Abbiamo allargato il porto: nel 2008 aveva zero passeggeri, oggi ne accoglie 600-700mila l’anno. Attraccano qui, per dire, anche Costa Crociere e Smc dopo aver fatto il giro delle isole greche che stanno a 8 miglia da qui”. Grazie al finanziamento per 110,8 milioni di euro di grandi banche internazionali (la francese French Development Bank, la Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) e ING Bank sotto la guida del World Bank Finance Board IFC) si sta stanno realizzando tre ferryboat, 15 navi, nuovi porti e aree di manutenzione marittima con cui rafforzare i trasporti nel Golfo. 
Nel frattempo, è stata completata la metropolitana che ormai copre una distanza di 96 km, due in più di quella milanese la cui estensione è stata via via decurtata negli anni, sempre a causa della mancanza di fondi. A regime, quella turca raggiungerà i 302 km con nuove linee sotterranee, metropolitana di superficie, tram e monorotaia. “Tra i progetti più importanti la linea che collegherà la zona di NarlıdereIstihkam con Urla, percorrendo 30 km. Verrà esteso il percorso della metro con una nuova linea di 9,5 km che collegherà la zona di Üçyol con il campus universitario a Buca”, spiega Simone Favaro, che tre anni fa ha fondato un sito per gli italiani a Izimir (Il Nuovo Levantino). Il piano di mobilità urbana ha poi visto l’impiego di 33 milionidi euro per l’acquisto di 300 nuovi autobus. Si sta anche completando l’autostrada Izmir-Cesme, che tra un anno permetterà di raggiungere la capitale Ankara in tre ore anziché in sei. Ma l’elenco non è finito, per la gioia dei milanesi che ancora non sanno come raggiungere l’area espositiva di Rho-Pero con mezzi pubblici e strade di raccordo (Tem, Pedemontana, Brebemi) che non arriveranno in tempo, così come le nuove metropolitane promesse. Lo stesso aeroporto di Malpensa è “congelato” nella trattativa Alitalia-Ethiad, con la “Terza Pista” che non decolla mai. 
La beffa degli aeroporti. Malpensa ferma da anni, Izmir decollaQuello di Izmir, l’aeroporto Adnan Menderes, nel frattempo è diventato uno scalo d’importanza mondiale: con 7 milioni di passeggeri l’anno ha decuplicato i clienti rispetto ai 700mila del 2008. Il progetto di ampliamento e ristrutturazione era un pilastro del dossier di candidatura per il 2015. E nonostante l’evento sia saltato, in soli 21 mesi è stato terminato con un investimento di 250 milioni di euro. Il nuovo terminal può contare su una superficie coperta di 200 mila metri quadri e su due parcheggi, uno coperto da 2.350 veicoli e uno scoperto che può ospitare fino a tremila veicoli. A questi si aggiungono: 64 postazioni per il check-in, 40 ascensori, 30 scale mobili e 666 metri di tapis roulant. Roba grossa, insomma. Anche la nuova Fiera era un progetto targato Expo. Sembrava anzi scimmiottare le scelte del capoluogo lombardo che, nella prima decade del nuovo millennio, ha spostato il polo fieristico dall’area di San Siro a Rho. “Ma la stanno facendo davvero”, racconta Favaro. Costerà 220 milioni di dollari e avrà una collocazione più strategica rispetto all’attuale Külturpark Fuarı, situata nel centro città. Infatti, sebbene spostata dal centro, disterà solo 7 km dall’aeroporto, 10 dal centro città e a 3 dalla metropolitana di superficie che la collega al centro e ai quartieri collocati a nord di Izmir. Non come a Rho, che per essere raggiunta da Milano richiede un viaggio. 
Università, turismo e giovani. A Milano si fugge, qui si viene a vivere 
Ora c’è pure l’università. Anzi sono nove in tutto. Nel 2008 è stata anche creata quella di raccordo, la Izmir Universities Platform, per posizionare la metropoli come “città delle università”, attraverso collaborazioni con altri atenei (tra gli aderenti l’Università Ege, l’Università Dokuz Eylul, L’Istituto di Tecnologia di Izmir, Izmir University of Economics, Yasar University, Gediz University, Izmir Katip Celebi University  e Sifa University. Nei laboratori di Izmir si fa sopratutto ricerca avanzata: si sta progettando la prima auto a energia solare mentre sono già una realtà i guanti digitali in grado di interpretare il linguaggio dei segni e di trasformarlo in voce. 
A Milano siamo ancora fermi al primato della Bocconi, alla gloria novecentesca del grande Politecnico. Per chiudere, mentre l’eredità di Milano che ha vinto è tutta da scrivere, quella di Smirne che ha perso è li da vedere, nei saldi positivi e negativi delle due metropoli. Uno per tutti. Mentre il capoluogo lombardo, sempre meno vivibile, continua a “spalmare” i suoi residenti nell’area vasta della “città metropolitana” e delle periferie dormitorio della sua provincia, la nuova Smirne si sta popolando, soprattutto di giovani attratti da lavoro, commercio e turismo. I residenti erano 3,7 milioni nel 2008, a dossier Expo ancora caldo. Da allora sono aumentati del 17,7% e ora superano i 4 milioni. 
La gente a Smirne ci va a vivere, anche senza Expo. 
Dalla Milano delle banche e delle bustarelle, invece, continua a scappare. 
Anche con Expo.