Visualizzazione post con etichetta Brescia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Brescia. Mostra tutti i post

lunedì 30 marzo 2020

GdF Brescia: maxi evasione fiscale, 22 arresti per associazione a delinquere. - 18.febb.2020

Lecco, militari della Guardia di finanza in festa: scoperti 97 ...

Scoperto un “laboratorio” di evasione fiscale a Brescia. Mezzo miliardo di euro di “false operazioni”, illeciti guadagni per circa 80 milioni. Riciclaggio internazionale dei proventi.

La Guardia di Finanza di Brescia – con il coordinamento della locale Procura della Repubblica e con il supporto del Servizio Centrale Investigativo Criminalità Organizzata (SCICO) di Roma – ha individuato, presso uno studio commercialista bresciano, una vera e propria “fabbrica” di evasione fiscale. L’indagine vede coinvolti, a vario titolo, un centinaio di persone (di varie province italiane, ovvero Brescia, Bergamo, Milano, Roma, Parma, Mantova, Perugia, Lodi, Modena, Reggio Emilia, Torino, Bari, Vicenza, Pavia, Napoli Verona) e ha per oggetto circa mezzo miliardo di euro di “false” operazioni (tra fatture per operazioni inesistenti e crediti fiscali fittizi) che hanno consentito al sodalizio di guadagnare circa 80 milioni di euro. 

Le Fiamme Gialle stanno procedendo in queste ore a dare esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Brescia: arresti nei confronti di 22 responsabili (17 in carcere e 5 ai domiciliari, dimoranti prevalentemente nelle province di Brescia, Bergamo, Milano e Roma) di svariati reati, tra cui, in particolare l’associazione per delinquere, aggravata dalla transnazionalità, finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio di denaro. Notificate anche 2 misure interdittive dalla qualità di imprenditore amministratore di società commerciale. Presso il citato “laboratorio” bresciano di evasione fiscale, i “colletti bianchi” – supportati da altri sodali, anch’essi prevalentemente dimoranti a Brescia e con precedenti penali specifici nei reati tributari – erano dediti a produrre “pacchetti evasivi”. Il sodalizio, schematicamente, aveva quattro finalità. La prima finalità consisteva nel “produrre” servizi tributari illeciti, attraverso centinaia di società “di comodo” (sia nazionali che estere) e prestanomi. Lo scopo prioritario era la produzione di crediti fittizi (da utilizzare indebitamente in compensazione), nonché di fatture per operazioni inesistenti. La seconda finalità era quella di vendere tali “servizi” attraverso una rete di distribuzione. I “colletti bianchi” individuavano i soggetti a cui “piazzare” i loro “prodotti” attingendo tra gli imprenditori loro clienti desiderosi di abbattere le imposte. La terza finalità consisteva nello sviare eventuali attività di controllo, attraverso il “traffico di influenze illecite” e le intimidazioni ad eventuali soggetti che volessero collaborare con la Guardia di Finanza. Nello specifico, infatti, gli indagati, percepita l’attenzione degli investigatori a fronte di acquisizioni documentali effettuate dai Finanzieri presso le società cartiere da loro gestite, si rivolgevano a “faccendieri” – conosciuti tramite “reti di relazioni” – al fine di ottenere informazioni privilegiate sui controlli in corso. Tra i “faccendieri” remunerati per la loro millantata attività di “intermediazione” – rivelatasi del tutto inefficace – emergono un (falso) appartenente alle Forze dell’ordine, nonché un (falso) appartenente ai servizi segreti nazionali. Non sono mancati i tentativi di intimidazione nei confronti di chi potesse fornire informazioni utili alle indagini. Tentativi, tuttavia, risultati vani anche grazie all’intervento preventivo degli investigatori che hanno attivato appositi dispositivi di tutela. Ultimo scopo del sodalizio era quello di ripulire il denaro frutto dell’evasione fiscale, immettendolo nel mercato e trasformandolo in “potere d’acquisto” apparentemente lecito da reinvestire in nuove attività. Lo spessore professionale dei soggetti coinvolti consentiva di ideare svariati e “raffinati” meccanismi di “lavaggio”, ovvero:

§ monetizzazione di denaro contante con prelievi da conti correnti esteri. Il sodalizio si avvaleva di una squadra di “cash courier” specializzati nel trasporto, su autovettura, di denaro contante in vari Paesi europei (Slovenia, Croazia, Ungheria, ecc.). Le indagini hanno permesso di sequestrare, ad oggi, banconote “cash” per un valore complessivo di 2,1 milioni di euro, attraverso operazioni internazionali di polizia, anche con interventi effettuati direttamente in territorio estero, grazie alla diretta collaborazione della locale Autorità giudiziaria e delle forze di polizia straniere. Particolare rilievo, infatti, assumono i sequestri effettuati oltreconfine, con la presenza dei Finanzieri in territorio estero (Umago, Croazia). Oltre 1 milione di euro in contante è stato rinvenuto presso le cassette di sicurezza di una filiale di una banca croata. L’operazione è stata possibile grazie alla tempestiva predisposizione di più Ordini di Indagine Europei emessi dalla Procura di Brescia che hanno consentito di attivare prontamente le Autorità estere. Altri sequestri sono stati effettuati dai Finanzieri in ingresso Stato, controllando le autovetture, all’atto della “reimportazione” dei profitti illeciti da altri Paesi europei, ove erano stati appositamente occultati;

§ contributo di un “colletto bianco” estero. Un professionista estero (ungherese) aveva lo specifico compito di occultare il denaro proveniente dall’evasione fiscale, aprendo e gestendo – per conto dei promotori del sodalizio – conti correnti accesi in Ungheria e in altri Paesi;

§ reimpiego del profitto nelle proprie attività economiche. L’attività di indagine ha permesso di rilevare come i sodali abbiano reimpiegato parte degli illeciti proventi nelle loro attività economiche, capitalizzandole ed acquisendo asset patrimoniali;

§ conti correnti nello Stato del Vaticano presso l’Istituto per le Opere di Religione (I.O.R.). Sono stati individuati tentativi, da parte dei principali professionisti indagati, di aprire conti correnti presso lo IOR, istituto di credito vaticano, ove depositare il profitto del reato. La cooperazione con la Polizia vaticana – coordinata dal II Reparto (“Coordinamento informativo e relazioni internazionali”) del Comando Generale della Guardia di Finanza – ha consentito di ricostruire tutti i passaggi dei tentativi di “pulizia” del denaro sporco, scongiurando il travaso dei profitti oltre confine;

§ utilizzo di trust simulati. Al fine di occultare parte dei “fondi neri”, i promotori del sodalizio hanno costituito un trust simulato. Tra gli asset nascosti all’interno del trust anche beni immobili situati fuori dal territorio dello Stato.

L’indagine ha, dunque, consentito di ricostruire le fasi, i ruoli, i trasferimenti e i passaggi di denaro dell’associazione per delinquere, permettendo di smantellare il gruppo criminale e di recuperare i patrimoni illeciti con il sequestro del “maltolto”.

https://www.liberoreporter.it/2020/02/cronaca/gdf-brescia-maxi-evasione-fiscale-22-arresti-per-associazione-a-delinquere.html?fbclid=IwAR3qxSqAkK5IWfxV5Ix9f0ycPCv2eXFIlm_Czo3zLNLLTTDMBWEJYjyYgxs

domenica 12 maggio 2013

Brescia, il ‘sovrano’ Berlusconi e l’assordante silenzio di Napolitano. - Domenico Valter Rizzo


Brunetta vuole sapere cosa dice Sel delle proprie bandiere  tra i manifestanti che a Brescia contestavano il senatore Silvio Berlusconi. Il senatore Berlusconi era in quella piazza e in quella città, che forse dovrebbe rispettare un po’ di più per via del passato, per rivendicare un assunto contenuto nella Fattoria degli Animali, scritto da George Orwell, ovvero che “tutti gli Animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
In buona sostanza il senatore Berlusconi (non risultano altre cariche istituzionali) rivendica il diritto di essere al di sopra della legge, in quanto capo di uno schieramento politico. Ritiene di essere, come i sovrani dell’Ancien Regime, irresponsabile di fronte alla legge. Un’idea balzana, se fosse espressa dal signor Rossi al bar del Giambellino, ma che sostenuta da un parlamentare che è anche capo assoluto di un partito, in una piazza con accanto membri del governo in carica, assume un carattere eversivo. Eversivo non nei confronti dei magistrati, ma nei confronti di un principio che accettiamo tutti; che hanno accettato persino il vituperato Giulio Andreotti e l’esiliato Bettino Craxi.Ovvero che tutti siamo uguali di fronte alla legge. Tale principio, che sta alla base della democrazia liberale, ci impone, se siamo chiamati a rispondere di un reato, di presentarci davanti ai giudici, esercitando, in quella sede e solo in quella sede, nel migliore dei modi il diritto a difenderci. Diritto assai largo nel nostro ordinamento, tra i più garantisti del continente.
Berlusconi lamenta due cose. In primis che qualcuno lo abbia portato in tribunale, atto che considera una indebita intromissione della magistratura nella politica. Si potrebbe rispondere, in maniera quasi ovvia, che sarebbe bastato non porsi nella condizione di commettere reati per evitare  questa imbarazzante posizione. Non è certo colpa dei magistrati, se lui e i suoi sodali hanno truccato le carte nella vicenda Mondadori, hanno barato sui diritti tv, se qualcuno del suo entourage ha mollato una consiste e cifra a senatori dell’opposto schieramento per tradire Romano Prodi, e l’elenco potrebbe continuare. I magistrati se riscontrano una notizia di reato, hanno il dover di procedere, ma secondo Berlusconi, se tali reati lo coinvolgono, i pubblici ministeri dovrebbero arrestarsi come avveniva davanti ai sovrani assoluti.
La seconda cosa che Berlusconi lamenta è che i giudici non gli hanno consentito di truccare il processo, non hanno accolto le sue scuse da scolaretto impreparato per allungare il dibattimento fino alle Calende greche, arrivando all’agognata prescrizione. Si sono invece permessi di applicare la legge, emettere una sentenza e condannarlo. Berlusconi non contesta un solo fatto processuale. Dice solo i maniera apodittica: “io subisco una persecuzione” e si accosta a Enzo Tortora, finendo per essere trattato da miserabile dalle figlie del povero Tortora. 
Brescia è dunque un momento eversivo al quale si sono uniti, con atto gravissimo il vice presidente del Consiglio, Angelino Alfano e altri membri dell’esecutivo. Brunetta vuole, sapere cosa dice Sel delle sue bandiere tra i contestatori.
Io vorrei invece sapere cosa dice il Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Giorgio Napolitano, della presenza del Ministro dell’Interno e degli altri ministri ad una manifestazione che attacca la Costituzione e la Magistratura. Giorgio Napolitano ha il dovere di parlare e ha il dovere di farlo adesso, dicendo cose forti e chiare. Il suo silenzio sarebbe complicità, verso chi oggi attenta palesemente ad uno dei capisaldi di quella Carta Costituzionale che questo signore poche settimane fa ha di nuovo giurato di difendere. 
Ebbene  lo faccia!

Il memoriale di Marco Travaglio su Il Fattoquotidiano


berlusconi-contestato

Bella l'idea del pellegrinaggio nella sua Medjugorje privata, Brescia, dove da vent'anni sogna di traslocare i processi da Milano.Purtroppo per lui, anziché dai giudici amici, il Cainano ha trovato ad accoglierlo migliaia di contestatori col dito medio alzato, cori "In galera" e cartelli con scritto "Hai le orge contate"

Il pretesto della scampagnata era sostenere un tal Adriano Paroli, il solito ciellino candidato a sindaco. Il quale, a cose fatte, è salito sul palco affiancato - per peggiorare la sua già penosa condizione - dalla Gelmini. E si è scusato di esistere: "Non era previsto un mio saluto...". 

Intanto il Popolo delle Libertà - qualche migliaio di poveretti - sfollava rapidamente la piazza, come alla fine dei concerti quando arrivano gli elettricisti e i facchini a portar via gli strumenti. Il meglio era accaduto prima, quando l'anziano delinquente (parola del Tribunale e della Corte d'appello), aveva intrattenuto i complici sull'imprescindibile tema dei cazzi suoi. Raramente s'erano viste scene più paradossali (a parte il silenzio di Pd, Letta e Napolitano, troppo impegnati contro i 5Stelle per accorgersi di quanto accade a Brescia). 

Un vecchietto di 77 anni coi capelli bicolori - gialli sulla calotta asfaltata, neri ai lati -, gli occhi che non si aprono più, la dentiera che fischia e una preoccupante emiparesi al labbro superiore, annuncia un piano ventennale per salvare l'Italia da lui governata per 10 anni su 12 (un premier con qualche potere in più di Mussolini, un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli, una Consulta e una Giustizia a sua immagine e somiglianza). Un monumentale evasore promette a quelli che pagano le tasse al posto suo di ridurgliele, dopo averle votate (così come Equitalia). Il politico più ricco del mondo lacrima il suo "struggimento per chi ha perso il lavoro" a causa dei suoi governi. 

Un imputato recidivo che da vent'anni si trincera dietro l'immunità e le leggi ad personam suam per non farsi processare, si paragona a Tortora che rinunciò all'immunità per farsi processare. Il leader del terzo partito dà ordini al primo, da vero padrone del governo Letta ("ci ho lavorato a lungo, l'ho voluto io, è un fatto storico, epocale"). E quando gli iloti sotto il palco urlano "chi non salta comunista è", ridacchia: "Io non posso saltare perché coi comunisti ci governo insieme!". Il vicepremier e ministro dell'Interno Alfano, col ministro Lupi, noti moderati non divisivi e fautori della pacificazione, sfilano contro un altro potere dello Stato. Molto applaudite le parole dello spirito di mamma Rosa: "Mi diceva che sono troppo buono per far politica: da bambino mi impediva di legarmi campanelli alle caviglie per avvertire le formichine del mio passaggio e non schiacciarle". 

Due sole volte il Cainano perde il buonumore. Quando evoca Grillo, la mascella si contrae, gli occhi a fessura saettano, la gente tumultua. Quando cita "gli eventi drammatici di questi giorni" si pensa alle donne uccise o sfigurate con l'acido, ai morti di Genova, alla guerra in Siria. 

Invece lui parla della sua condanna, "me lo chiedono tutti". 

Segue la solita sbobba piduista sulla responsabilità civile dei giudici (che c'è già dal 1988), la separazione delle carriere, i pm ridotti ad "avvocati dell'accusa che vanno dai giudici col cappello in mano" (come Previti quando andava da Squillante col cappello pieno di banconote), le intercettazioni (non gli piacciono, a parte quella Consorte-Fassino), la carcerazione preventiva (non si arresta uno prima del processo: se scappa o delinque ancora, tanto meglio). Poi viene finalmente al punto: "Le carceri sono un inferno". Lo sanno bene i suoi guardagingilli Castelli, Alfano e Palma, che le hanno ridotte così. Prossima mossa: una bella amnistia. Così escono un po' di delinquenti e soprattutto non ne entrano altri, tipo lui. Ma questo non lo dice, non è ancora il momento: "Mi fermo qui, sono sopraffatto dalla commozione". Appena pensa alla sua cella, gli vien da piangere. 

Marco Travaglio

http://www.cadoinpiedi.it/2013/05/12/berlusconi_a_brescia_travaglio_lo_distrugge_con_questo_pezzo.html

mercoledì 31 ottobre 2012

Sequestrati venti money transfer, violazioni per 3 miliardi.


Controlli della guardia di finanza in un money transfer


Eseguite 30 milioni di operazioni: denaro proveniente da traffico di droga, immigrazione clandestina e attivita' finanziaria abusiva.

ROMA - I finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria stanno sequestrando 21 agenzie di money transfer di Brescia dopo aver accertato violazioni alla normativa antiriciclaggio per tre miliardi euro. Nelle 21 agenzie sono state eseguite 30 milioni di operazioni di trasferimento di denaro proveniente, secondo le indagini, da traffico di droga, immigrazione clandestina e attivita' finanziaria abusiva.
Secondo quanto accertato dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria, da parte delle agenzie di money transfer ci sono state sistematiche violazioni delle norme antiriciclaggio con l'obiettivo di rendere impossibile l'identificazione dei proprietari dell'enorme flusso di denaro passato per le agenzie. Si tratta di ben 10 miliardi di euro solo tra il 2010 e il 2011, di cui il 35% e' risultato proveniente da reati.