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martedì 20 giugno 2023

Giuseppe Conte - Manifestazione #BastaVitePrecarie.

 

Ventimila persone sfilano a Roma con il Movimento 5 Stelle per gridare #BastaVitePrecarie. Ventimila protagonisti, ventimila cittadini provenienti da ogni angolo di Italia che hanno ascoltato la voce di chi non arriva a fine mese, di chi vive di precarietà nella totale indifferenza del Governo.
Eppure, non si è voluto dare credito a questa straordinaria mobilitazione, a questa gente che ha portato in piazza la prima, vera manifestazione contro il Governo Meloni.
I media mainstream hanno provato a ignorare la piazza di Roma - strumentalizzando una frase del discorso tenuto da Beppe Grillo sul palco di chiusura.
Una frase estrapolata dal suo contesto e criminalizzata perché, accarezzando il gusto del paradosso, incitava i presenti a indossare il “passamontagna” per compiere non già azioni violente, bensì pacifiche e utili per la propria comunità.
E così un omaggio al lavoro socialmente utile di tanti cittadini attivi, che si prendono cura in prima persona del proprio quartiere, del verde pubblico che hanno sotto casa, delle strade che attraversano ogni giorno - sostituendosi troppo spesso ad uno Stato troppo assente - ha originato un ridicolo coro di indignazione.
Ovviamente in questo coro si distinguono anche gli esponenti della falsa opposizione.
Ma cosa pensano, di intimorirci con questi comunicati allarmati?
O forse mirano a coprire con questi giochetti il grido che si è levato oggi dalla piazza romana?
Non ci riusciranno.
Come diceva Fabrizio De André, “voi non avete fermato il vento, gli avete fatto perdere tempo”.


sabato 28 novembre 2020

Parigi, disordini alla Marcia per le libertà.

 

Lacrimogeni, incendiato un cassonetto.


Tafferugli alla "Marcia per le libertà" di Parigi, dove la polizia ha lanciato alcuni lacrimogeni all'arrivo del corteo alla Bastiglia. Decine di migliaia di persone stanno manifestando pacificamente, soltanto all'arrivo del corteo nella piazza un gruppetto ha dato fuoco a un cassonetto dei rifiuti. 

La Marcia è partita da place de la République attorno alle 14, contemporaneamente a quella di Lione, Lille, Nantes, Rennes, Montpellier e almeno una decina di altre città in Francia. E' la protesta contro la legge sulla "sicurezza globale" - e in particolare sull'articolo 24 che vieta di fotografare e filmare poliziotti in azione - ma anche contro le violenze della polizia negli ultimi giorni, dall'evacuazione dei migranti al pestaggio del produttore musicale nero Michel Zecler.

A Parigi, almeno 20.000 agenti sono schierati a protezione di alcune strade piene di negozi e oggi affollate per il primo giorno di riapertura dopo il lockdown.

Per il sindacato di polizia, lo schieramento è insufficiente visti i potenziali rischi di infiltrazione della manifestazione - che arriverà a place de la Bastille - da parte di gilet gialli e black-bloc.

In testa al corteo parigino, in una giornata di sole splendente a Parigi, uno striscione portato da familiari di vittime di violenze della polizia. 

(nella foto: Parigi, disordini a manifestazione per le libertà (Ansa)

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2020/11/28/parigi-disordini-alla-marcia-per-le-liberta-_82ad4930-b303-4cb7-83a8-3e02f48c2487.html


Una cosa è certa: i francesi non si fanno posare la mosca sul naso... il loro pensiero di libertà, a torto o a ragione, lo manifestano sempre, in ogni occasione, sin dai tempi della rivoluzione francese. c.

giovedì 29 ottobre 2020

“Vattene, buffone!” I ristoratori cacciano Salvini dalla piazza. - Vincenzo Bisbiglia e Giacomo Salvini

 

La destra che soffia sul fuoco.

L’occasione per soffiare sul fuoco è ghiotta: 150 ristoratori, pasticcieri e lavoratori dello spettacolo furibondi contro il governo per le nuove restrizioni. Un piatto su cui buttarsi a capofitto. E così è: alle 11.45 di una mattinata soleggiata, Matteo Salvini si presenta in piazza del Pantheon e inizia a girovagare tra le tovaglie bianche e le stoviglie di argento piazzate per terra dagli esercenti per protesta. Molti lo ignorano, qualcuno lo riconosce, anche solo per il codazzo di telecamere alle spalle: “Ma perché è venuto Salvini? Cosa c’entra, noi in piazza non lo vogliamo”.

Lui stringe qualche mano, scatta qualche selfie, ma nessun organizzatore gli si avvicina. Ma è già tutto preparato: in fondo alla piazza fa un collegamento con le tv e poi, sempre a favore di telecamere, si ferma a parlare con un ristoratore che gli chiede se arriveranno i soldi promessi. Il leader della Lega poi accenna il solito comizio – “I 5 miliardi previsti sono una mancia, noi romperemo per vigilare che arrivino” – ma a quel punto però accade quello che Salvini non aveva previsto: prima qualche fischio, poi dalla folla dei ristoratori parte il coro “Buffone, buffone, vattene”.

E lui, dopo solo un quarto d’ora, non può che lasciare la piazza per evitare la contestazione. “Noi non avevamo invitato Salvini – spiega il presidente di Fipe Roma, Sergio Paolantoni – siamo apolitici, nessuno ci doveva mettere il cappello”. Al termine della manifestazione l’irritazione è evidente: “Non era una manifestazione dell’opposizione – spiegano gli organizzatori – ma non possiamo nemmeno impedire a un parlamentare di venire”. Insomma, Salvini si è imbucato senza che nessuno lo sapesse. Oggi a soffiare sul fuoco ci proverà Giorgia Meloni che alle 11.30 sarà davanti al Mibact per un flash mob con i lavoratori del turismo ma l’esito non potrà essere lo stesso di Salvini visto che il sit-in è organizzato da FdI. Ma la strategia di cavalcare la paura e lo scontento – anche grazie alle reti Mediaset dove il leader del Carroccio va quasi ogni sera per raccogliere la disperazione di tassisti e ristoratori, come martedì su Rete 4 da Mario Giordano – sta fallendo su tutta la linea.

Dopo la cacciata dalla piazza, ieri è scoppiato il caso dei giovani leghisti che martedì sera si sono uniti al sit-in non autorizzato di Forza Nuova in piazza del Popolo dal quale sono nati gli scontri e i danneggiamenti nel quartiere Prati. La “prova” dell’adesione è uno striscione tricolore – “L’Italia riparte dai giovani”– messo in bella vista all’appuntamento leghista in supporto degli esercenti in piazza Cavour, portato in corteo fino a piazza del Popolo al grido di “Conte Conte vaff…” e “c’avete rotto er c…” e poi esposto fra fumogeni e petardi quando a prendere il comando è stato il vicesegretario nazionale di FN, Giuliano Castellino, che ai giornalisti urlava: “Dovete andare via! È la piazza nostra! Piazza unica!”.

Quelli che in Questura definiscono “militanti trasversali” sono invece rimasti a fianco del gruppone riunitosi attorno a Castellino e al leader nazionale Roberto Fiore, con il loro striscione in bella vista, fino al primo giro di sirene e alla carica del camion idrante della Polizia sbucato da via del Corso appena sono esplose le prime bombe carta. “Non c’è stata alcuna adesione a quella manifestazione – dice Claudio Durigon, coordinatore romano della Lega, contattato dal Fatto – i ragazzi sono subito andati via appena hanno visto che la situazione stava degenerando. Non c’è stato alcun coinvolgimento. La nostra manifestazione era quella di piazza Cavour, che è stata pacifica e rispettosa”.

https://www.blogger.com/blog/post/edit/2372701819119034825/4249305988290337966

lunedì 14 settembre 2020

Roma, il No fa flop. E Santori scappa. - Tommaso Rodano

 Roma, il No fa flop. E Santori scappa

Poca gente al sit-in promosso pure dalle Sardine: il leader molla gli altri e non ci mette la faccia.

Ma Santori? Dov’è Mattia Santori? Imbarazzo nel retropalco: “Santori è venuto alla manifestazione, ma è rimasto poco, aveva impegni, è dovuto andare via”. La festa del No è un mezzo flop, Piazza Santi Apostoli è troppo grande: a terra, appiccicati sui sampietrini, ci sono migliaia di bollini rossi contro il taglio dei parlamentari (“Così No!”): servono per segnalare il distanziamento ai partecipanti. Mancano i partecipanti però. E i bollini restano inoccupati, a prendersi il sole dell’ultima domenica estiva di Roma.

Così il riccioluto ragazzo-immagine delle Sardine, quando apprende della piazza semivuota a debita distanza, decide di non farsi neppure vedere – dicono gli organizzatori – lasciando i suoi compagni da soli nel vuoto (per le Sardine ci sono, tra gli altri, Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli, per nulla spaventati dalla scarsa affluenza). Il movimento di Santori è tra gli organizzatori della manifestazione insieme ai ragazzi di Volt Italia e di NOstra, il comitato dei giovani (del Pd) per il No al referendum. Costo dell’evento tra i 4 e i 5mila euro: tutto sudato autofinanziamento. Ma il leader delle Sardine, con apprezzabile coraggio e innegabile carisma, deve aver valutato che non ci fosse molto da guadagnare in quello scenario desertico. E via.

Sul palco si alternano furori giovanili (“L’ultimo che ha provato a tagliare il Parlamento è stato Mussolini”) e pareri più ponderati e autorevoli, come quello del costituzionalista Massimo Villone. Il problema è che manca proprio la gente. Quando il compagno Jacopo Ricci di NOstra conclude il suo accorato intervento mostrando il pugno chiuso alla folla, sotto al palco ci sono Andrea Cangini e Lucio Malan di Forza Italia, Emma Bonino, Riccardo Magi e un’altra pattuglia di Radicali. Il più a sinistra rischia di essere Matteo Orfini: “Sono qui per difendere i valori della Costituzione”, dice, barricadero. Poi un po’ s’abbacchia: “La campagna elettorale è difficile, direi una sfida quasi impossibile, ma merita di essere combattuta fino all’ultimo”. Si vede anche Susanna Camusso. In un angoletto c’è Roberto Giachetti, il deputato renziano che a Montecitorio, il giorno dell’approvazione della legge, regalò la dichiarazione più fantasiosa dell’anno: “Voto a favore del taglio dei parlamentari, ma da domani raccoglierò le firme per cancellarlo con il referendum”.

A giudicare dal colpo d’occhio della piazza, non pare esattamente una battaglia di popolo, ma Giachetti risponde ironico e stizzito: “E Madonna, daje tempo, so’ le 5 e 10” (la manifestazione iniziava alle 17, ndr). “Poi se è una battaglia di popolo lo vediamo il 21, alle urne”. Bonino invece è ottimista: “Non mi aspettavo che venisse più gente di così, molti amici e compagni sono spaventati per via degli assembramenti”. Non c’è pericolo.

In mezzo alla piccola folla – tra quelle di Volt, Anpi e +Europa – spiccano quattro bandiere col garofano del Partito Socialista Italiano e una addirittura con la falce e il martello e l’iconica barba di Che Guevara. La fa sventolare il signor Paolo Berretta, indomito comunista di Rignano Flaminio. Sul palco interviene anche Adelmo Cervi, figlio di Aldo e simbolo vivente di una famiglia distrutta dalla violenza fascista. Discorso verace, chiosa malinconica, “Inutile dire che siamo pochi ma buoni: il problema è che siamo pochi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/14/roma-il-no-fa-flop-e-santori-scappa/5930356/

domenica 6 settembre 2020

No Mask, a Roma negazionisti del Covid ed estrema destra. Speranza: “Vedere una piazza di negazionisti mi fa rabbrividire”.

No Mask, a Roma negazionisti del Covid ed estrema destra. Speranza: “Vedere una piazza di negazionisti mi fa rabbrividire”

Secondo la Questura c'erano 1500 persone, Le immagini della folla saranno analizzate dalla polizia scientifica per "accertare eventuali inosservanze". Conte: Noi vogliamo gestire una pandemia in corso. Rispondiamo con i numeri". Zingaretti e Di Maio: "Fermatevi, rispetto per famiglie delle vittime".
Negazionistiestrema destra, il “Popolo delle mamme” e poi tassisti e albergatori. I “no mask”, chi crede che la lotta al coronavirus sia una “dittatura sanitaria” e le “fake news del Covid”, si sono ritrovati in piazza a Roma, davanti alla Bocca della Verità, alle 16. Dopo il tentativo di tenere la manifestazione a piazza del Popolo, gli organizzatori attendevano circa 2mila persone al presidio. Secondo la Questura, però, sono circa 1500 i partecipanti. Il Ministro della Salute roberto Speranza, da Potenza, commenta: “Vedere una piazza di negazionisti sinceramente fa rabbrividire”.
Manifestazioni simili contro le mascherine si erano già viste nelle piazze di Berlino e Londra. “Le regole fondamentali – ha aggiunto il ministro – la mascherina e il distanziamento devono essere veramente rispettate da tutti. Il Paese sia unito rispetto a questa sfida”. Poi ha ricordato gli oltre 35mila morti per coronavirus: “L’Italia ha pagato un prezzo altissimo, anche in termini di vite umane. Il mondo e tutta l’Europa sono ancora in una situazione molto difficile”.
In piazza sventolavano bandiere tricolori, foto di Donald Trump e un grande striscione “Noi siamo il popolo“. Tra gli slogan intonati dalla piazza ‘no mask’ “Giù le mani dai bambini” e “Verità”. Un manifestante ha dato fuoco a una foto di Papa Francesco. Non sono mancati insulti al Governo, fischi per il presidente della Repubblica. Sul palco gli interventi hanno toccato i temi più disparati: da presunti errori medici, ai vaccini, dalla mutazione del campo elettromagnetico della terra ai microchip. Hanno aderito anche i No vax e gli oppositori del 5G: “Siamo in guerra e chi ce la sta dichiarando non sta risparmiando nessuno”, si legge su una delle pagine social dedicate alla manifestazione alla quale aderisce un popolo variegato, con tanta estrema destra ad iniziare da Forza Nuova agli ex forconi fino ai Gilet arancioni. A raggiungere il raduno anche la conduttrice Eleonora Brigliadori, la deputata ex M5S Sara Cunial e il leader romano di Forza Nuova Giuliano Castellino. Nonostante l’assemblea nasca come raduno di ‘no mask’ diverse persone, soprattutto anziane, hanno deciso di indossare la mascherina: “Prevenire è meglio che curare”, hanno spiegato ai giornalisti. “Il fatto che sia qui oggi non significa che debba rischiare di ammalarmi”, ha aggiunto una signora. Le immagini della folla saranno analizzate dalla polizia scientifica per “accertare eventuali inosservanze” delle regole in vigore su distanziamento e mascherina, che saranno poi sanzionate.
Una dei manifestanti – nota come ‘Nonna Maura‘, che da agosto gira l’Italia per chiedere il disconoscimento dei Dpcm anti-Covid – si è incatenata davanti al Quirinale subito dopo la manifestazione. “Credo sia a questo punto l’unico modo per avere visibilità e avere spiegazioni. Ci dicono che Mattarella non è presente e che non possiamo stare qui. Ma io non mi muovo, devono portarmi via con la forza”. La donna, intanto, è stata portata via dalla polizia.
Poche ora prima del raduno era arrivato l’appello di buona parte della politica. Il premier Giuseppe Conte, durante l’intervento alla Festa del Fatto Quotidiano, ha detto: “Noi vogliamo gestire una pandemia in corso. Oggi c’è una manifestazione a Roma di persone che pensano che non esiste. A loro rispondiamo con i numeri”, ha risposto riferendosi ai 35.518 morti da inizio emergenza. All’attacco il governatore del Lazio e segretario del Pd, Nicola Zingaretti: “Fermatevi negazionisti! La manifestazione è un errore. Siete ancora in tempo per annullarla. Rispettate vittimefamiglie, operatori della sanità, i sacrifici degli italiani”. Il Covid “non si nega, si combatte”, ha aggiunto chiedendo “a tutta la politica di prendere le distanze da questa follia”.
Sulla stessa linea anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Parlano di guerra i negazionisti, di guerra che devono fare allo Stato contro queste misure, contro la mascherina. Io invece rispondo che la guerra l’abbiamo combattuta questo inverno e abbiamo perso sul campo decine di migliaia di italiani i cui familiari stanno ancora piangendo”. Quindi l’ex capo politico del M5s si rivolge direttamente ai negazionisti: “Chiedo di portare almeno rispetto per i familiari dei morti”.
“Gli scriteriati che sono in piazza in queste ore a dire che non ci vogliono le mascherine – sostiene il commissario europeo Paolo Gentiloni dalla Festa dell’Unità a Modena – sono persone che fanno male a loro stesse e al nostro Paese”. Mentre il capogruppo Pd Marcucci auspica sanzioni per le persone ammassate senza mascherine.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/05/no-mask-a-roma-negazionisti-del-covid-ed-estrema-destra-speranza-vedere-una-piazza-di-negazionisti-mi-fa-rabbrividire/5921476/

mercoledì 3 giugno 2020

Destre incapaci di manifestare in sicurezza. E volevano gestire l’emergenza. Salvini, Meloni e Tajani danno vita a un pericoloso assembramento. - Giorgio Iusti

TAJANI, MELONI, SALVINI

Deve essere terribile per uno che pensava di avere il potere in tasca e chiedeva pieni poteri essersi ritrovato in meno di un anno senza un minimo di potere e in calo vertiginoso nei sondaggi. Va da sé che Matteo Salvini non resiste. Sa che la sua forza arriva con selfie e bagni di folla. E ieri ha quindi dato vita a una manifestazione a Roma con migliaia di persone, un mega assembramento, una delle cose peggiori da fare per far ripartire la sinistra catena dei contagi da coronavirus. Dettagli a cui non bada chi pensa solo a fare cassa elettorale, o meglio spera, nonostante durante il lockdown abbia in continuazione omaggiato i medici definiti eroi. E quanto accaduto è la migliore risposta su cosa avrebbero rappresentato le destre e in particolare i sovranisti se si fossero trovati alla guida del Paese, nel momento in cui l’Italia si è trovata a fare i conti con la crisi sanitaria ed economica peggiore nella storia della Repubblica.
IRRESPONSABILE SPOT. In piazza del Popolo il leader leghista ha avuto una sola ossessione: ritrovare il suo popolo e sentirsi nuovamente Capitano. Con la mascherina rigorosamente tricolore, ma abbassata, Salvini si è abbandonato a invettive e foto. Tanto, come ha detto lui, “gli esperti dicono che il virus sta morendo”. Abbastanza da far provare imbarazzo persino a Giorgia Meloni, l’altra sovranista di lotta, dopo essere stata per anni di governo con Silvio Berlusconi, votando provvedimenti che ora dichiara ogni secondo di osteggiare. E all’azzurro Antonio Tajani, che in mezzo a quella folla urlante, appariva un pesce fuor d’acqua.
La leader di Fratelli d’Italia aveva invitato tutti a seguire l’appuntamento via social, ha tenuto naso e bocca ben coperti con la mascherina patriottica, ma appariva evidente che non sapeva come smarcarsi da una situazione improbabile, dove chi come lei aspira alle elezioni e a un Governo delle destre, il cosiddetto buon governo, da contrapporre a quello quotidianamente criticato di Giuseppe Conte, è finita per trovarsi alla guida di tutto quello che non va fatto per evitare al Paese di precipitare nuovamente nel baratro del Covid. Imbarazzo comune a quello delle forze dell’ordine. Non deve essere stato semplice infatti per chi indossa una divisa non poter bloccare quel pericoloso assembramento dopo aver fatto maxi sanzioni a coppiette e pensionati sorpresi a non rispettare l’ormai noto distanziamento sociale.
DURA VERITAS. I Verdi hanno annunciato un esposto alla Procura della Repubblica contro la manifestazione del centrodestra, per il mancato rispetto delle misure di sicurezza. “E’ un fatto vergognoso – ha dichiarato il coordinatore nazionale Angelo Bonelli – in sfregio a chi ha combattuto contro la pandemia”. ‘’Il sentimento di unità oggi è stato cancellato dalle immagini di una piazza vergognosamente strumentalizzata dal centrodestra con Salvini, Meloni e Tajani”, ha aggiunto la deputata pentastellata Anna Macina. Ma, oltre all’enorme rischio legato ai danni che può aver provocato un simile assembramento, a far tristemente riflettere c’è un dato: Salvini & C. non hanno saputo neppure gestire una manifestazione di piazza ai tempi del Covid-19 e per tutto il lockdown hanno sparato contro i giallorosa e in particolare contro Conte, sostenendo che l’approccio dell’esecutivo era sbagliato.
I sovranisti vorrebbero mettersi alla guida del Paese, che deve ancora difendersi da un punto di vista sanitario e far ripartire il tessuto economico ridotto a brandelli, quando non riescono neppure a tenersi la mascherina sul volto e a gestire i loro simpatizzanti. Passi il folklore, seppure pericoloso, dell’estrema destra e dei gilet arancioni del generale Antonio Pappalardo con la giacca da ufficiale Aperol. Passino quelle provocazioni sul virus che non esiste, i rappresentanti delle istituzioni da arrestare e tutto il repertorio del populismo più becero. Un film già visto. Di quelli che non verranno mai girati dentro le Camere o a Palazzo Chigi. Non sono quelle le forze presenti in Parlamento. Ma per la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, quella che dovrebbe essere l’alternativa, è diverso. Ieri a Roma hanno abbassato davvero la mascherina, ma non solo quella che serve a evitare di diffondere il virus: hanno mostrato il loro vero volto con quanto sanno fare e le troppe cose che non sanno fare. Il Paese ora ha uno strumento in più per capire a cosa andrebbe incontro saltando sul Carroccio.

Manifestare è un diritto. - Massimo Erbetti



Si manifestare è un diritto, lo dice l'articolo 21 della Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure".

Per cui bene hanno fatto ieri a scendere in piazza tutti quelli che ritengono di avere qualcosa da dire.
Hanno fatto bene anche perché ci hanno dato la possibilità di vedere la loro inadeguatezza ad affrontare i problemi e a dare soluzioni adeguate. Fino a 24 ore prima la Meloni assicurava che non ci sarebbero stati assembramenti, che si sarebbero mantenute le distanze di sicurezza e che tutti avrebbero indossato le Mascherine, ma come abbiamo visto così non è stato, sono state violate le più basilari norme per evitare il contagio. 
Vogliamo poi parlare degli slogan contro il Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio? Mattarella vaffa... Conte vaffa... e non contenti di ciò, c'è stato perfino chi gridava "la mafia ha ucciso il fratello sbagliato"...complimenti, veramente complimenti...una vergogna assoluta, inneggiare all'assassinio di un uomo è quanto di più abominevole si possa fare...e per giunta un assassinio di mafia.

Al momento, non mi sembra che i leader della protesta, abbiano preso le distanze da certe dichiarazioni, nessuna parola di condanna e questo fa di loro dei complici.
Per cui è un bene che ieri queste persone siano scese in piazza, perché per l'ennesima volta hanno dato dimostrazione del fatto che predicano bene, ma razzolano veramente male. Non bastava la malagestione della sanita lombarda nell'affrontare la pandemia, non bastava non aver votato contro il Recovery Fund in Europa, non bastavano le fake news messe in circolazione, no a loro non bastava tutto questo, avevano la necessità di farci vedere ancora una volta che non sono in grado di gestire nulla, nemmeno una manifestazione con poche persone...e pensare che questa gente vorrebbe governare un paese intero.
P. S. e se non fosse per il fatto che ieri è stata messa a rischio la salute degli italiani, ci sarebbe anche da ridere...ma purtroppo non c'è niente da ridere...

domenica 16 febbraio 2020

Riveder le stelle - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 16 Febbraio

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La piazza strapiena contro i vitalizi di ritorno e la restaurazione strisciante non risolve nessuno dei problemi drammatici in cui si è avvitato il M5S. Ma è un segnale. Anzitutto di vita. E poi del fatto che chi smette di guardarsi l’ombelico parlandosi addosso su questioni interne e sventola bandiere di principio e non di bottega trova sempre migliaia di cittadini pronti a impegnarsi. Il sentimento dominante, in piazza Santi Apostoli, era l’orgoglio per le cose fatte da un movimento vilipeso e combattuto da tutti che ha mantenuto molte promesse, ma non è stato ripagato, anzi paradossalmente è stato punito dagli elettori. I militanti sono cambiati e maturati come i loro eletti. Hanno rinunciato alle battaglie impossibili, sia quelle magari giuste ma irrealizzabili, sia quelle sbagliate e velleitarie del complottismo e dell’antieuropeismo. La sfida del governo ha fatto bene a tutti, dalla base ai vertici, costretti a diventare in fretta uomini di governo e molti – anche se non tutti e fra mille errori – ci sono riusciti. Tant’è che da due anni, altro paradosso, il “movimento del vaffa” è diventato il principale fattore di stabilità, prima contro il cazzaro verde, poi contro il cazzaro rosé. Ha espresso un premier, Conte, che ha imparato più in fretta di tutti. E un capo politico, Di Maio, che ha traghettato nelle istituzioni il più grande movimento di protesta mai nato in Italia, fino al gesto raro e dignitoso delle dimissioni.

Se i 5Stelle si riappropriano delle piazze, accanto a quelle delle Sardine che per prime ne hanno meritoriamente strappato il monopolio a Salvini, è un bene per loro e per tutti: anche perché la nuova piazza non è più contro il governo di turno (sarebbe autofagia), ma per alcune battaglie. A partire da quelle sulla legalità che hanno portato all’anticorruzione, al carcere per gli evasori, alla blocca- prescrizione e all’accorcia- processi, grazie anche alla santa pazienza di Bonafede, accolto ieri come una star. Ora però, anziché crogiolarsi nel primo bagno di folla dopo mesi di cicuta, il M5S dovrebbe far tesoro di quella piazza. La smetta di discutere di regolette interne e dispettucci ombelicali. Faccia alleanze nelle regioni dove può vincere un candidato presentabile. Fissi al più presto questo benedetto congresso degli “stati generali”, lo apra a tutti i contributi esterni possibili, si dia una leadership seria e credibile e un pacchetto di nuovi traguardi da tagliare. La casta gli ha regalato lo sdegno contro i nostalgici dei vitalizi e dell’impunità, oltre al demenziale referendum di marzo contro il taglio dei parlamentari. La casta lavora per i 5Stelle. I 5Stelle la smetteranno di giocare contro se stessi?


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mercoledì 20 novembre 2019

I Beccafichi. - Anna Lombroso



Il saòr è un tipo di marinatura da sempre usata a Venezia, che somiglia al condimento delle sarde a beccafico, con lo scopo di conservare gli alimenti durante le lunghe traversate. È talmente efficace che, narra una leggenda cara a Hemingway, quando morì un alto prelato di Torcello considerato alla stregua di un santo, si volle seppellirlo in Basilica. Ma imperversava da giorni una tremenda tempesta con trombe marine che impedivano il trasporto, così per mantenere l’augusta salma si pensò di coprirla con l’antico bagnetto di cipolle, aromi e aceto e il feretro giunse in perfette condizioni in San Marco pronto per le celebrazioni e l’adorazione di fedeli.

E cosa c’è di meglio per le sardine del saòr, come vuole la ricetta tradizionale, che aggiunge sapore ma soprattutto raggiunge lo scopo di conservare le pietanze, le carni e i pesci, compresi quelli in barile. Si moltiplicano in questi giorni i paragoni tra gli intrepidi banchi marini e altre espressioni movimentiste del recente passato: il popolo viola, gli schizzinosi girotondi, le madamine Si-Tav, eredità approssimative di quel situazionismo che concepiva la politica come costruzione di eventi e momenti di vita collettiva destinati a creare una qualche forma di comunicazione effimera tra la gente, egemonizzata dalla spettacolarità e unita dalla musica, da slogan, da parole d’ordine, da performance creative senza sceneggiatura e copione.

E infatti senza perdere troppo tempo a definire questo “agire” e i suoi attori – e chi li vuole sinistra sommersa, e chi li vuole riscatto di popolo purché non populista, e chi li vuole  intrinsecamente rivoluzionari, e chi li vuole post qualunquisti – viene bene il paragone con un’altra “situazione”, il plebiscito su scala nazionale del Se non ora quando, contro il Berlusconi puttaniere, fedifrago nei confronti della paziente consorte che ebbe l’onore non delle lettere alla posta del cuore, ma delle prime pagine, volgare e spudorato nelle sue esternazioni maschiliste proprio come un cumenda incarnazione della maggioranza silenziosa.

Scesero in piazza allora insieme a centinaia di migliaia di signore inviperite, al seguito di alcune penne intinte in quota rosa,  numerose perfino per la questura, anche tanti uomini della società civile e della politica, che non avevano mai manifestato  e non lo fecero nemmeno dopo, contro il golpista, contro il deus ex machina delle leggi ad personam che avevano trasformato l’interesse generale in occupazione privata della società imponendo la corruzione in forma di legge, contro l’amico dei mafiosi, contro l’utilizzatore finale di ragazze ma pure di deputati e senatori, oltre che di intellettuali pronti a mettersi in vendita nel mercato delle vacche dell’editoria e delle tv.

È facile da spiegare, vien meglio una manifestazione di dissenso che preveda l’incendio in piazza di un simulacro riconoscibile, che potrà risorgere dalle ceneri, se, una volta dato alle fiamme il gattopardo, tutto può andare avanti come prima, permettendo in quel caso la più mesta e iniqua austerità, la rinuncia definitiva alla sovranità statale, il sopravvento delle lobby delle privatizzazioni, lo smantellamento dell’edificio costituzionale e democratico perfino per via di referendum.

E allora si capisce l’entusiasmo per questi vispi ragazzotti, ben attrezzati di buone conoscenze e di un certo istinto per lo spettacolo che va ben oltre la recita della poesia sullo sgabello a Natale davanti a nonno Romano e prima che arrivino in tavola i tortellini fumanti.

Il fantoccio da bruciare per esorcizzarne l’oscuro potere era pronto, preceduto da una fama a lungo confezionata a tavolino per farne un Hannibal Cannibal, come incarnazione dell’eversione fascista.

Se  fascista lo è di sicuro, è meno certo che si tratti di un sovvertitore dell’ordine costituito e dell’establishment: appena ha fatto irruzione sulla scena governativa, ha dimostrato nelle parole e nei fatti la sua adesione alla irriducibilità e incontrastabilità dell’Ue, ha testimoniato la sua fidelizzazione al modello di sviluppo rappresentato emblematicamente dai suoi monumenti e altari: Tav, Mose, trivelle, Muos, ponti e piramidi, ha  riconfermato la volontà di essere ammesso alla cerchia padronale multinazionale. E diciamo la verità, sulla questione immigrazione non ha spostato di un centimetro il già pensato e fatto dai predecessori in qualità di ministri e legislatori, da Bossi e Fini, a Turco e Napolitano, a Alfano e Minniti, seguito dagli attuali esecutori come dimostra il rinnovo degli accordi con la Libia e il prolungamento delle serrate dimostrative dei porti.

A essere maligni, non può che venir bene un po’ di saòr, che copra lo squalo fritto e conservi tutto com’è e dov’è. Non a caso le sardine piacciono al movimento 5Stelle costretto a una riservatezza coatta e prona alla tracotanza degli alleati di governo di oggi ancora più subordinata che a quello del passato, che hanno nostalgia dei rave party dell’opposizione opposizione, che sognano di riprendere consenso facendo casino, sì, ma anche stando sulle poltrone irrinunciabili dei trascurabili dicasteri concessi loro.

E perché dovremmo aspettarci che le sardine dettino una linea se sono come i pesci pilota che precedono l’arrivo degli squali, e se la linea politica c’è ed è quella del progressismo perbenista che accoglie e integra purché in crestina e grembiulino, in tuta sull’impalcatura incerta, con le forbici da giardiniere o la cesta per le olive i pomodori, quella del politicamente coretto che cede su lavoro, sulla scuola, sulle delocalizzazioni, sulle svendite,  sulla privatizzazione dello stato sociale per fare il muso duro sul minimo accettabile dello isu soli, che doveva essere obbligatorio almeno cinque governi fa, quella del sindacalismo dei patronati senza lotta di classe ormai assimilata all’odio da censurare tramite commissione parlamentare.

Le sardine, vezzeggiate da tutti,  piacciono alla gente che piace, ecologisti che fanno giardinaggio, femministe che vogliono che l’altra metà del cielo si conquisti mediante al sostituzione di stronzi maschi al potere con altrettante stronze femmine nei ruoli di comando, agli antifascisti sì, purchè non antisistema, quelli che pensano che sia sufficiente togliere di mezzo la ferocia in felpa per addomesticare il totalitarismo che si esprime con i metodi criminali di sempre per ridurci a Ausmerzen vite indegne di essere vissute.

E infatti eccoli a Bologna contro Salvini, ma non contro il Global Compact di Merola fotocopia della cooperazione secondo Renzi, quel neo colonialismo che dovrebbe normalizzare  l’invasione fornendo un esercito di riserva al padronato in modo che il potere di ricatto di una concorrenza avvilita e intimidita faccia recedere da conquiste e diritti del lavoro i lavoratori locali. Si esibiscono in tutta l’Emilia, la loro culla, senza riservare una parola di dissenso  nei confronti della pretesa di autonomia divisiva e quella si, eversiva, patrimonio indiscusso della Lega. Oggi ci sono anche in Puglia, dove non abbiamo visto manifestazioni di piazza di una qualsiasi specie ittica, nemmeno le cozze pelose,  per dare appoggio alla città martire di Taranto. Ci sono in Sardegna dove resistono da anni quelli che si battono contro la militarizzazione dell’isola, o in Sicilia dove i No Muos sono ridotti al silenzio dalla repressione e censurato dalla stampa.

Eppure sono ben altri l’argento vivo del paese, quello che non dovremmo lasciare solo perchè fa paura e viene tacitato e emarginato,  quello che si muove per noi e che non si piega a essere costretto dentro al vecchio termometro che non registra mai la febbre di chi vorrebbe davvero rovesciare il tavolo e cambiare le cose.

https://infosannio.wordpress.com/2019/11/20/i-beccafichi/

sabato 28 gennaio 2017

Brexit: maxi dimostrazione contro uscita dall'Ue il 25 marzo.

Il Big Ben © EPA


Prevista una 'marcia sul Parlamento', si punta ad almeno 750mila manifestanti.

Il gruppo anti-Brexit Unite for Europe sta organizzando per il prossimo 25 marzo a Londra quella che promette di essere una tra le più grandi proteste di piazza che il Regno Unito abbia mai visto nella sua storia: l'iniziativa prevede una 'marcia sul Parlamento' e gli organizzatori puntano a raggiungere un'affluenza di almeno 750mila persone, riporta il quotidiano britannico The Guardian.

    L'iniziativa e' prevista per l'ultimo fine settimana prima della scadenza imposta dalla premier Theresa May per avviare il processo che porterà all'uscita del Regno Unito dall'Ue. "Non ci illudiamo che la marcia possa fermare l'articolo 50 - ha detto Peter French, un esponente di Unite for Europe -. Si tratta di dimostrare la forza delle opinioni contro la Brexit".

    La dimostrazione contro la guerra in Iraq nel 2003, con 750mila persone secondo la polizia e fino a due milioni secondo gli organizzatori, e' finora la più grande tenuta nella storia recente del Paese.


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E' una nuova moda quella di manifestare contro il volere della maggior parte della popolazione? 
Mi pare che al referendum hanno votato per l'uscita dalla UE, hanno cambiato idea?
In USA dimostrano contro Trump vincitore alle elezioni;
in Italia, dopo il referendum contrario al cambiamento della Costituzione, hanno messo al governo un tizio che non è altri che un sosia del precedente e che sta continuando a fare ciò che aveva cominciato il suo predecessore. 
Non contiamo più nulla?
Se non contiamo più nulla perchè ci fanno andare a votare?
E la Consulta, un organo di stato che dovrebbe far rispettare la Costituzione, la stessa che sedicenti servi del potere costituito volevano cambiare, perchè ha dichiarato che il premio di maggioranza è legittimo se, invece, è quanto di più illegittimo si possa concepire?
Perchè si da la possibilità ai capolista di presentarsi anche in 10 circoscrizioni?
Mi rifiuto di accettare queste regole confuse, raffazzonate, che danno luogo a varie interpretazioni a seconda dei casi.
Le leggi debbono essere chiare e semplici e non debbono prestarsi alle libere interpretazioni.
Siamo seri!!!!!

Cetta.

martedì 13 gennaio 2015

HANNO FINTO DI PARTECIPARE ALLA MANIFESTAZIONE FRANCESE TENUTASI A PARIGI…

manifestazione



Naturalmente la loro era una manifestazione "separata"...

Non avrebbero mai osato confondersi tra la folla...la coscienza sporca e, di conseguenza, la paura di eventuali, possibili ritorsioni, non permettono loro di unirsi a noi con naturalezza e tranquillità.

Infatti, chi ha la colpa di ciò che è successo, se non loro?

domenica 12 maggio 2013

Il memoriale di Marco Travaglio su Il Fattoquotidiano


berlusconi-contestato

Bella l'idea del pellegrinaggio nella sua Medjugorje privata, Brescia, dove da vent'anni sogna di traslocare i processi da Milano.Purtroppo per lui, anziché dai giudici amici, il Cainano ha trovato ad accoglierlo migliaia di contestatori col dito medio alzato, cori "In galera" e cartelli con scritto "Hai le orge contate"

Il pretesto della scampagnata era sostenere un tal Adriano Paroli, il solito ciellino candidato a sindaco. Il quale, a cose fatte, è salito sul palco affiancato - per peggiorare la sua già penosa condizione - dalla Gelmini. E si è scusato di esistere: "Non era previsto un mio saluto...". 

Intanto il Popolo delle Libertà - qualche migliaio di poveretti - sfollava rapidamente la piazza, come alla fine dei concerti quando arrivano gli elettricisti e i facchini a portar via gli strumenti. Il meglio era accaduto prima, quando l'anziano delinquente (parola del Tribunale e della Corte d'appello), aveva intrattenuto i complici sull'imprescindibile tema dei cazzi suoi. Raramente s'erano viste scene più paradossali (a parte il silenzio di Pd, Letta e Napolitano, troppo impegnati contro i 5Stelle per accorgersi di quanto accade a Brescia). 

Un vecchietto di 77 anni coi capelli bicolori - gialli sulla calotta asfaltata, neri ai lati -, gli occhi che non si aprono più, la dentiera che fischia e una preoccupante emiparesi al labbro superiore, annuncia un piano ventennale per salvare l'Italia da lui governata per 10 anni su 12 (un premier con qualche potere in più di Mussolini, un Parlamento ridotto a bivacco di manipoli, una Consulta e una Giustizia a sua immagine e somiglianza). Un monumentale evasore promette a quelli che pagano le tasse al posto suo di ridurgliele, dopo averle votate (così come Equitalia). Il politico più ricco del mondo lacrima il suo "struggimento per chi ha perso il lavoro" a causa dei suoi governi. 

Un imputato recidivo che da vent'anni si trincera dietro l'immunità e le leggi ad personam suam per non farsi processare, si paragona a Tortora che rinunciò all'immunità per farsi processare. Il leader del terzo partito dà ordini al primo, da vero padrone del governo Letta ("ci ho lavorato a lungo, l'ho voluto io, è un fatto storico, epocale"). E quando gli iloti sotto il palco urlano "chi non salta comunista è", ridacchia: "Io non posso saltare perché coi comunisti ci governo insieme!". Il vicepremier e ministro dell'Interno Alfano, col ministro Lupi, noti moderati non divisivi e fautori della pacificazione, sfilano contro un altro potere dello Stato. Molto applaudite le parole dello spirito di mamma Rosa: "Mi diceva che sono troppo buono per far politica: da bambino mi impediva di legarmi campanelli alle caviglie per avvertire le formichine del mio passaggio e non schiacciarle". 

Due sole volte il Cainano perde il buonumore. Quando evoca Grillo, la mascella si contrae, gli occhi a fessura saettano, la gente tumultua. Quando cita "gli eventi drammatici di questi giorni" si pensa alle donne uccise o sfigurate con l'acido, ai morti di Genova, alla guerra in Siria. 

Invece lui parla della sua condanna, "me lo chiedono tutti". 

Segue la solita sbobba piduista sulla responsabilità civile dei giudici (che c'è già dal 1988), la separazione delle carriere, i pm ridotti ad "avvocati dell'accusa che vanno dai giudici col cappello in mano" (come Previti quando andava da Squillante col cappello pieno di banconote), le intercettazioni (non gli piacciono, a parte quella Consorte-Fassino), la carcerazione preventiva (non si arresta uno prima del processo: se scappa o delinque ancora, tanto meglio). Poi viene finalmente al punto: "Le carceri sono un inferno". Lo sanno bene i suoi guardagingilli Castelli, Alfano e Palma, che le hanno ridotte così. Prossima mossa: una bella amnistia. Così escono un po' di delinquenti e soprattutto non ne entrano altri, tipo lui. Ma questo non lo dice, non è ancora il momento: "Mi fermo qui, sono sopraffatto dalla commozione". Appena pensa alla sua cella, gli vien da piangere. 

Marco Travaglio

http://www.cadoinpiedi.it/2013/05/12/berlusconi_a_brescia_travaglio_lo_distrugge_con_questo_pezzo.html

martedì 16 aprile 2013

Ci pisciano addosso e dicono che piove



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E c'è altro ancora: hanno approvato l'addizionale irpef regionale e comunale, hanno approvato ed introdotto il contributo di solidarietà, decurtando ulteriormente le entrate dei cittadini e diminuendo il loro potere d'acquisto...