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mercoledì 26 febbraio 2014

Tav: larghe intese, larghi affari. - Lirio Abbate

Tav: larghe intese, larghi affari


Nell'inchiesta di Firenze spuntano 'amici' di D'Alema, Dell'Utri, Alfano e Finocchiaro. Uniti per spartirsi tutto.


Il Commissario Ingravallo (“Quer pasticciaccio brutto de via Merulana”) «diceva anche nodo o groviglio, o garbuglio, o gnommero, che alla romana vuol dire gomitolo». E questo intreccio romanissimo che tanto colpì Carlo Emilio Gadda sembra essere diventata adesso la formula dominante dei pasticciacci contemporanei. Negli ambienti giudiziari la chiamano «larga intesa degli affari» e accomuna, di fatto, esponenti politici di destra e di sinistra. Tutti insieme appassionatamente, in un gioco abilissimo e sotterraneo di nomi e prestanome: si palesano solo i volti di professionisti e tecnici, ma le loro ombre celano segretari di partito, ministri, presidenti di gruppi parlamentari, capi correnti, deputati e senatori. I pupari. E le marionette. Per muovere affari di milioni, velocizzare pratiche di appalti pubblici, approvare decreti per favorire imprese amiche, cambiare componenti di commissioni di vigilanza e authority. Di fatto, svuotare le istituzioni e piegare le regole democratiche in uno spoil system che genera un sistema viziato. In pubblico c’è lo scontro politico o la lite dei talk show; dietro le quinte invece c’è un magma rovente che fonde gli appetiti meno nobili. Una suburra in cui tutti si scambiano favori e dialogano per concretizzare interessi senza badare a casacche e stemmi di partito.

AMICO DI LORENZETTI E FINOCCHIARO
L’inchiesta giudiziaria di Firenze sui lavori della Tav in cui è stata arrestata Maria Rita Lorenzetti, esponente del Pd, presidente di Italferr ed ex governatore dell’Umbria, ha fatto emergere la larga intesa degli affari. Prima ancora che nascesse l’esecutivo di Enrico Letta, lungo l’Alta velocità andava già in scena una “grosse koalition” tessuta da personaggi che si presentano uomini di fiducia e consulenti di esponenti politici. Amici di Massimo D’Alema e Marcello Dell’Utri, Anna Finocchiaro e Angelino Alfano: pedine che garantivano il dialogo e le spartizioni tra ex fascisti ed ex comunisti.

Al centro di questo giro c’è un geologo siciliano del Pd, Walter Bellomo, arrestato dai carabinieri del Ros di Firenze: in passato ha fatto parte del Pci, e nel 1996 è stato segretario del Pds a Palermo. Come componente della commissione Valutazione impatto ambientale del ministero dell’Ambiente, fondamentale per varare qualunque opera, oggi ha la qualifica di pubblico ufficiale. Ma per gli inquirenti il suo ruolo era strategico: facilitatore di appalti. I pm scrivono che «ha tenuto una condotta assolutamente spregiudicata, svendendo la propria funzione non in maniera occasionale ma permanente, mettendosi a disposizione del gruppo criminale (di cui faceva parte anche Lorenzetti, ndr) condividendone gli obiettivi futuri».

Per gli esponenti del Pd, fra cui l’ex governatrice umbra, quelle di Bellomo sono azioni «meritevoli di riconoscimenti» e per questo viene presentato alla senatrice Anna Finocchiaro con la quale avvia un dialogo spesso mediato dal di lei consigliere politico Paolo Quinto. L’ex capogruppo del Pd al Senato negli ultimi due anni si è mossa spesso per favorire Bellomo: intercedendo con l’allora ministro Corrado Clini perché lo riconfermasse nella commissione Via, o tentando anche un pressing sul governatore siciliano appena eletto, Rosario Crocetta, suggerendolo come assessore.
Angelino Alfano, ministro...
Angelino Alfano, ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio

“COMPARE” DI ANGELINO ALFANO"
Dalle carte degli inquirenti emergono dettagli interessanti. Si comprende che Bellomo ha mire politiche e pensa, in base alle promesse e ai complimenti che riceve dall’ambiente del Pd, di poter aspirare a un’importante carica istituzionale. Dopo le ultime elezioni ne parla con l’ingegner Mauro Patti, altro componente della commissione Via, amico e testimone di nozze del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Bellomo e Patti, come annotano gli inquirenti, «sembra che abbiano affari in comune relativi a coinvolgimenti in progetti oggetto di valutazione della stessa Via di cui fanno parte». Il Ros intercetta la loro conversazione: è dicembre 2012 e i due prima scherzano sull’esito delle primarie del Pd e poi Mauro Patti si sbilancia, ritiene molto probabile che Bellomo possa essere chiamato a ricoprire l’incarico di sottosegretario: «È capace che tu vai a fare il sottosegretario , compà! all’Ambiente». Bellomo si compiace e non esclude l’ipotesi: «Tutte le porte sono aperte, diciamo che la Finocchiaro è questo che vorrebbe che io facessi… però non è che lei ha solo me, c’è tutta una squadra da mettere in campo». Alla fine viene escluso.

L’amico di Finocchiaro e il compare di Alfano puntano la loro conversazione sugli affari e passano a parlare della progettazione affidata allo studio King e Roselli di Roma, per la realizzazione di un villaggio turistico Club Med su un’area di 160 mila metri quadrati a Cefalù. Bellomo e Patti, come emerge dalle intercettazioni, hanno rapporti «molto stretti e cordiali» anche se arrivano da due aree politiche diverse: i due professionisti siciliani nel periodo in cui Alfano è stato ministro della Giustizia hanno ricevuto incarichi dall’ufficio del commissario delegato sul piano carceri. Patti è nominato per svolgere l’attività di soggetto attuatore tecnico, per un compenso lordo annuo di centomila euro; Bellomo è stato scelto per gli studi geologici del nuovo padiglione della casa Circondariale di Siracusa, per un compenso complessivo di quasi 19 mila euro.


GIANNI LETTA FOREVER
L’esponente del Pd Lorenzetti, intercettata, rivela incosapevolmente che durante il governo Monti alcune nomine istituzionali venivano decise ancora da Gianni Letta, l’ex sottosegretario di Berlusconi. Ne parla con il consigliere politico della senatrice Finocchiaro il quale non appare scandalizzato. I due trattano la questione della nomina dei componenti dell’Authority sui trasporti che non riesce a passare al Consiglio dei ministri. Lorenzetti si è auto-candidata e afferma al telefono di aver saputo da Enrico Letta che la situazione di stallo si è creata in quanto lo zio Gianni «non recede per quanto riguarda la candidatura di De Lise». L’ex sottosegretario appoggiava l’allora presidente del Consiglio di Stato Pasquale de Lise. Lorenzetti dice al consigliere della Finocchiaro: «Secondo me devono acchiappare qualcuno del Pdl. Se la linea è quella che diceva Anna (Finocchiaro ndr) che Letta le ha detto, bisogna che chiappino questi del Pdl, ma in particolare Gianni Letta. Me lo diceva ieri durante una telefonata imbarazzata Enrico Letta. Da parte sua ovviamente l’imbarazzo, che suo zio, Gianni Letta, non vuole sentire ragioni a mollare De Lise».
TRA L’AMICO DI D’ALEMA E DELL’UTRI
Walter Bellomo lo scorso gennaio è intenzionato a giocarsi tutto pur di trovare un posto in lista per le elezioni nazionali. In Sicilia il Pd ha eliminato dalle candidature per una questione etica Wladimiro Crisafulli - che Bellomo conosce bene e al quale aveva inviato diversi sms nei mesi precedenti quando voleva andare a fare l’assessore di Crocetta - e Antonio Papania. Il geologo pensa che con tutti i favori politici che ha fatto è la volta buona per approdare in Parlamento, e per questo sceglie una strada diversa. Punta su un referente nuovo che prima non era emerso e con il quale sembra avere un rapporto attraverso un collega della commissione del ministero dell’Ambiente, Giuseppe Chiriatti. L’uomo da contattare è Roberto De Santis, un imprenditore considerato molto vicino a Massimo D’Alema. Chiriatti assicura il suo interessamento per procurare il contatto con De Santis: «Faccio io».

Dopo un paio di ore è tutto fatto. L’amico di D’Alema è disponibile a incontrare Bellomo. Gli inquirenti sottolineano che dalle intercettazioni «emerge l’esistenza tra i due di un rapporto di confidenzialità se non di amicizia». De Santis non è un politico, ma avrebbe potuto introdurre Bellomo a D’Alema. E a proposito di grandi alleanze, occorre ricordare che nel consiglio di amministrazione della società svizzera Avelar che commercializza metano Roberto De Santis sedeva accanto a Massimo De Caro, che le cronache giudiziarie indicano molto vicino a Marcello Dell’Utri.

COME I NAZI-MAOISTI
Per costringere Sergio Santoro a lasciare la poltrona di presidente dell’Authority sugli appalti perché considerato finiano, politici di destra e sinistra stringono un accordo. Lo fanno lo scorso novembre a Roma. Il Ros intercetta la Lorenzetti, con due componenti dell’autorità di vigilanza Piero Calandra, vicino al Pd, e Alessandro Coletta, area di destra. L’occasione è l’incontro per festeggiare la nomina di Lorenza Ponzone a direttore dell’Authority ed è qui che Calandra segnala alla Lorenzetti la sua “aspirazione” a diventare presidente, pianificando l’attività «per indurre l’attuale presidente Santoro a lasciare l’incarico ovvero a “smammare”». Il piano viene messo in pratica coinvolgendo i consiglieri del Pd e gli “storaciani” che fanno capo a Storace. Calandra dice: «Con lo storaciano abbiamo commissariato il presidente, noi due estremi. Eh, be’, come i nazi-maoisti, ti ricordi, praticamente cerchiamo di fare il grosso del lavoro noi insomma, lo storaciano è quello che si è candidato a succedere a marzo 2014, quindi gradisce moltissimo con me stare in coppia».

NO, I TAGLI NON LI VOGLIAMO
Lorenzetti & C. vanno in fibrillazione nel luglio 2012 perché si ventila il taglio dei posti dei cda nelle società parastatali. È una persona molto vicina a Renato Schifani (all’epoca presidente del Senato) ad avvertire la presidente di Italferr della manovra del governo. Lorenzetti sembra nel panico e chiama subito il consigliere politico della senatrice Finocchiaro al quale espone “il pericolo” a cui vanno incontro: il taglio di manager nella pubblica amministrazione. Il consigliere della Finocchiaro tenta di consolare Lorenzetti: «Ho parlato con Anna e ho due novità: uno che si interesserà personalmente con Schifani per sapere se questa cosa è vera però lei non ne sa nulla. Sicuramente nel partito non c’è stata nessuna discussione e quindi non è una linea del partito. È una linea del governo Monti, di Bondi, il superconsulente di taglio delle spese degli enti pubblici. Il partito non ha fatto assolutamente nulla. Assolutamente non è niente di certo».

lunedì 23 settembre 2013

Arrestata ex governatrice Pd dell’Umbria, già accusata di corruzione. - Finocchiaro all’arrestata Lorenzetti: “All’Authority ci piazzo te”. E lei: “Grazie amore mio”.

La due volte governatrice con il Pd, ai domiciliari: pericolo di reiterazione del reato.Maria Rita Lorenzetti, attuale presidente di Italferr, è stata arrestata questa mattina e condotta ai domiciliari, coinvolta nell’inchiesta sul nodo fiorentino dell’alta velocità. Per due volte presidente della Regione Umbria con il Partito Democratico, la donna – stando a quanto spiegato in un primo momento dal suo legale, Luciano Ghirga – era accusata di inquinamento probatorio. È poi emerso che la misura cautelare è stata decisa per evitare il rischio di reiterazione del reato. L’indagine portata avanti dalla procura di Firenze ha coinvolto 31 persone e portato a molte perquisizioni su tutto il territorio italiano. La Lorenzetti aveva già ricevuto un avviso di garanzia, dove si ipotizzavano i reati di corruzione, associazione a delinquere e abuso di ufficio. Secondo l’accusa, la presidente di Italferr avrebbe spinto perché venissero pagate due società impegnate nei lavori che ancora non avevano visto quanto spettava loro. In cambio avrebbe ottenuto alcuni favori professionali per il marito. La difesa sostiene invece che i “vantaggi per il marito” siano “assolutamente inesistenti”.Provvedimenti sono stati notificati anche al geologo Valter Bellomo, a Furio Saraceno (Nodavia), Valerio Lombardi (Italferr), al consulente Alessandro Coletta e a Aristodemo Busillo della Seli.
Un caso in sordina, quello della Lorenzetti, ex governatrice Pd dell’Umbria, arrestata pochi giorni fa per corruzione. Del suo rapporto privilegiato con la Finocchiaro abbiamo già detto. Ma passano i giorni e abbiamo sempre più particolari sul sistema Pd. La Lorenzetti voleva finire in un authority, quella dei trasporti. E si attivava con tutti. Maria Rita Lorenzetti, come riporta Il Fatto, dopo aver tentato inutilmente di fare pressioni sull’attuale presidente del Consiglio per pilotare la sua nomina alla guida dell’autorità dei trasporti, muove ogni casella possibile. Si affida all’amica Anna Finocchiaro che la rassicura dicendole, fra l’altro, di aver già fatto il suo nome a Pier Luigi Bersani, all’epoca segretario del Pd; e a Vito Riggio, dal 2003 presidente dell’Enac, candidato alla guida dell’Authority che si mostra sostenitore di Lorenzetti: “Rita non fare casino (…) a noi non ci serve il tuo ritiro perché comunque il Pd uno lo deve mettere (…) e l’unica donna che può andare per il Pd sei tu”. La Finocchiaro il 14 settembre dice alla Lorenzetti: “Io ho suggerito a Bersani che se torna in ballo l’Autorità sui Trasporti… ci metto te”. Lorenzetti ribatte: “Ci metti me? Amore mio, ti ringrazio”. La nomina non arriverà per poco… ma l’unione di intenti è chiara…

domenica 22 settembre 2013

Differenze comportamentali...



La differenza di comportamento sta nel fatto che la Merkel non ha paura di ritorsioni, governa bene e il popolo lo sà, la Finocchiaro è in parlamento solo per curare i propri interessi e quelli del partito in cui milita.

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=673100572700128&set=a.529504540393066.124899.438277562849098&type=1&theater

mercoledì 18 settembre 2013

Amato, le tre scimmiette Pd: ‘Dimissioni? Non abbiamo letto o sentito nulla’



Oggi il giuramento dell’ex premier, Giuliano Amato, come giudice della Consulta. Dopo la bufera che si è scatenata sulla registrazione in cui l’ex vicesegretario Psi chiedeva alla vedova di un dirigente del partito, chiamata a testimoniare, di non fare nomi con i magistrati che indagavano su un giro di tangenti, è scattata la linea difensiva dei vertici del Pd. Tra questi: Massimo D’Alema, Guglielmo Epifani e Anna Finocchiaro con la loro serie di: “Non so…non ho letto…e comunque lo stimo”. Tutto raccontato nel videomontaggio di David Marceddu, Samuele Orini e Gisella Ruccia.

http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/09/18/amato-tre-scimmiette-del-pd-dimissioni-non-abbiamo-letto-o-sentito-nulla-su-di-lui/245204/

Etica, onestà mentale, onore...questi sconosciuti...

Epifani, D'Alema e Finocchiaro proteggono se stessi ed i loro privilegi.

mercoledì 22 maggio 2013

Il dinamico duo. - Stefano Davidson



Ma se Anna Finocchiaro (ben coadiuvata da Luigi Zanda) invece che pensare a soluzioni "fasciste" o "staliniste" (a seconda dei punti di vista) per eliminare il M5S con la scusa dell'art.49 della Costituzione, avesse pensato prima all'articolo 3 della stessa (se non altro per una questione numerica!... Sempre che al PD ci sia rimasto qualcuno che sappia leggere i numeri oltre che a darli): 

"TUTTI I CITTADINI HANNO PARI DIGNITÀ SOCIALE e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È COMPITO DELLA REPUBBLICA RIMUOVERE GLI OSTACOLI DI ORDINE ECONOMICO E SOCIALE, CHE, LIMITANDO DI FATTO LA LIBERTÀ E L'EGUAGLIANZA DEI CITTADINI, IMPEDISCONO IL PIENO SVILUPPO DELLA PERSONA UMANA E L'EFFETTIVA PARTECIPAZIONE DI TUTTI I LAVORATORI ALL'ORGANIZZAZIONE POLITICA, ECONOMICA E SOCIALE DEL PAESE."

Questo articolo dottoressa Finocchiaro e avvocato Zanda è infatti molto, ma molto più importante, considerato lo scempio che ne è stato fatto da tutti i governi (strano che due che hanno studiato la giurisprudenza e quindi il Diritto Costituzionale non se ne siano resi conto. Sic!).
La nostra Costituzione infatti in questo articolo, non si limita soltanto al riconoscimento dell’uguaglianza formale dei cittadini (e anche voi, Finocchiaro e Zanda, ricordatevi magari ogni tanto che altro non siete che cittadini anche se vi sentite semi-dei): essa va oltre e assegna allo Stato il compito di creare azioni positive per rimuovere quelle barriere di ordine naturale, sociale ed economico che non consentirebbero a ciascuno di noi di realizzare pienamente la propria personalità. Questo passaggio concettuale è pregnante, perché consente di affermare che le differenze di fatto o le posizioni storicamente di svantaggio possono e devono essere rimosse anche con trattamenti di favore che altrimenti sarebbero discriminatori. In Italia, le azioni positive sono state utilizzate soprattutto per le discriminazioni di genere, ad esempio contro le donne (vero Finocchiaro? Mentre lei "dimentica" di tutto ciò, insieme al suo compare, discrimina non solo donne, ma otto milioni di persone che vivono in situazione di emergenza sociale. Che non hanno lavoro o solo contratti a termine o ricevono soltanto una pensione minima. Molti di loro vivono sotto la soglia di povertà, ovvero il 13 % della popolazione italiana. A questi otto milioni si aggiungono molte famiglie i cui redditi spesso non bastano per arrivare alla fine del mese. E tutto questo per dare priorità alla lotta disperata del suo "Partito cadavere" contro un Movimento neonato - che ad ogni modo, a prescindere dal "non statuto", uno Statuto vero e proprio ce l'ha, diversamente come avrebbe potuto concorrere alla tornata elettorale del 24 e 25 febbraio? - ).
Attraverso l’uguaglianza sostanziale, lo Stato e le sue articolazioni si assumono l’impegno di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza dei cittadini: questo non significa che il compito dello Stato sia quello di tendere verso un malinteso egualitarismo, inteso come uguaglianza dei punti d’arrivo, dove l’individuo finirebbe per essere annichilito, schiacciato dal peso di una società di eguali. Il compito dello Stato è invece quello di agire concretamente per metter tutti nelle stesse condizioni di partenza, dotando ognuno di pari opportunità per sviluppare e realizzare pienamente e liberamente la propria personalità.

Voi invece partite dall'art.49, per fare giustizia sommaria, per tentare di eliminare gli unici che stanno facendo una politica di "sinistra" (sempre che sappiate cosa si intende con questa accezione) e che fondamentalmente sono gli unici che rispettano la Costituzione e chiedono che ne siano applicati i principi.

Perché vi dico questo? Ma qualcuno di voi nel PD, ma anche nel PDL, in Parlamento, o tra chi legge queste mie righe, sa qual'è l'obiettivo primario del M5S? Quello dichiarato per iscritto? No?
Bene eccolo allora qui, chiarito dalle parole dello Statuto:

“OBIETTIVO PRIMARIO DEL MOVIMENTO 5 STELLE È LA CONVIVENZA ARMONIOSA TRA GLI UOMINI, ATTRAVERSO LO SVILUPPO DEL TALENTO E DELLE CAPACITÀ PERSONALI DELL’INDIVIDUO, CHE DEVE TROVARE PIENA POSSIBILITÀ DI COGLIERE TUTTE LE OPPORTUNITÀ REALIZZABILI ALL’INTERNO DELLA SOCIETÀ CIVILE, NEL RISPETTO DELLE REGOLE ISTITUITE DALLO STATO NELLA SUA FONDAZIONE”

E allora dottoressa Finocchiaro e avvocato Zanda, io credo che prima di "montare" casi sui Movimenti e, soprattutto, sul libero arbitrio di quasi nove milioni di persone che uno di questi Movimenti hanno votato, sia il caso di fare prima pulizia in casa propria, magari partendo proprio dal polverone più grosso, quello che tutti voi del Pd cercate di nascondere sistematicamente sotto al tappeto e cioè l' "affair MPS".
Poi, magari, bisognerebbe occuparsi della legalità all'interno delle fila dei vostri alleati e magari dichiarare qualche ineleggibilità eccellente (ma questo ovviamente vi terrorizza, significherebbe dover andare al volo alle elezioni con il risultato che ben conoscete, e questa volta le previsioni non le potreste sbagliare nemmeno volendo).
In ultima istanza, ma questo riguarda solo lei dottoressa Finocchiaro, sarebbe il caso di finirla di usare la scorta da noi pagata per andare a fare shopping (tra l'altro non le è bastato essere "sgamata" una volta all'Ikea, ma ha reiterato il suo comportamento anche alla SMA neanche 10 giorni fa, con disprezzo a chi non arriva a fine mese per pagare quelle tasse che le consentono di avere i "carrelli umani"), cosa che sicuramente farà felici Gramsci ed altri che hanno dato la vita per un ideale di sinistra che lei offende quotidianamente solo alzandosi dal letto e cominciando a pensare. Dulcis in fundo, considerata la delicatezza della sua posizione io mi occuperei un po' di più di suo marito Melchiorre Fidelbo come sappiamo rinviato a giudizio per abuso d’ufficio e truffa aggravata.



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