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giovedì 12 maggio 2022

Draghi a mani vuote. Usa: sempre più armi. - Wanda Marra

 

NEL COMUNICATO CONGIUNTO IL “NEGOZIATO” SPARISCE - “Biden non lo giudico”. Il premier: “Alleati con visioni diverse”. Ma non dice la sua. “Costruire la pace”. Ma non dice come. Usa: più armi che a Kabul.

Mentre Mario Draghi si stava addentrando a spiegare che “bisogna riflettere sugli obiettivi di questa guerra”, viene decretata la fine della conferenza stampa all’Ambasciata italiana a Washington. Eppure il ragionamento sull’Europa che è “l’alleato degli Usa, quindi le sue visioni non sono in contrasto ma stanno cambiando e dobbiamo parlarne” sarebbe stato effettivamente cruciale per leggere la visita del premier italiano negli States.

Ieri un Draghi visibilmente stanco ha risposto (da solo, perché la Casa Bianca non ha voluto fare una conferenza stampa congiunta) alle domande dei giornalisti italiani, raccontando i contenuti del bilaterale con il presidente degli States, Joe Biden. Più di un’ora, con gli ultimi 10 minuti di faccia a faccia. Ne aveva dato già notizia un comunicato congiunto della Casa Bianca e di Palazzo Chigi. Nel testo salta agli occhi soprattutto un’assenza: non compare la parola negoziato. Si parla di “pace” che però va ricercata “attraverso il sostegno all’Ucraina e l’imposizione alla Russia dei costi”. Nessun impegno comune per il dialogo.

Davanti alla stampa italiana, il premier mette una serie di punti fermi: non si può più considerare la Russia come “Golia” davanti a Davide. E dovranno essere gli ucraini a decidere cosa considerare vittoria. Un modo per chiarire anche che non spetta agli States decidere. Implicito, però. Perché poi alla domanda se abbia condiviso i toni di Biden (che ha evocato il “regime change”) risponde: “Non siamo venuti qui per giudicarci a vicenda”. Anche a fini interni, parlando con la stampa italiana, Draghi il negoziato lo mette sul tavolo. Genericamente, però. “Bisogna cominciare a pensare come costruire la pace”, dice, a due mesi e mezzo dall’inizio della guerra. Poi, chiarisce che anche gli Usa devono fare uno sforzo per sedersi a un tavolo e che “bisogna riattivare i contatti a tutti i livelli” (rispondendo a chi gli chiede se serve una telefonata di Biden a Putin per sbloccare la chiusura dei porti alle navi che trasportano grano).

Nelle sue parole si sente il bisogno sia di rappresentare le ragioni dell’Europa, più schierata sul negoziato rispetto agli Usa, sia di non distanziarsi troppo dall’Alleato americano. Per inciso, le affermazioni di Draghi non bastano a Giuseppe Conte, che ribadisce la richiesta al premier di riferire in Parlamento. Draghi lo farà giovedì prossimo con un’informativa (e non con un question time) su richiesta di FdI, ma comunque senza voto. Mentre il terzo decreto interministeriale per l’invio di artiglieria pesante appare imminente e quello per le missioni richieste da Biden in Ungheria e Bulgaria arriverà in Parlamento tra qualche settimana.

Sul fronte energetico, Draghi non sembra portare a casa troppe garanzie dagli States. Nessun cenno davanti alla stampa a prezzi e quantità del Gas liquido da acquistare dagli Usa per sostituire la dipendenza dal gas russo. Anche se parla della necessità di investire su rigassificatori e rinnovabili. L’ipotesi di un tetto al prezzo del gas – battaglia dell’Italia a Bruxelles – è stata “accolta con favore”, dice. Ma deve precisare: “L’Amministrazione Usa sta riflettendo più su un tetto al prezzo del petrolio, ma ne riparleremo presto”. Poi svela l’ipocrisia europea sul pagamento di gas in rubli, che si sta già facendo. C’è “una zona grigia”, con “il più grande importatore, la Germania”, che “ha già pagato in rubli e la maggior parte degli importatori di gas che hanno già aperto dei conti” con la moneta di scambio russa. Non senza aver rassicurato sul fatto che non teme l’inflazione, Draghi conclude la visita con un incontro con la speaker della Camera, Nancy Pelosi e poi all’Atlantic Council, che assegna a lui il riconoscimento di uomo politico dell’anno, mentre Claudio Descalzi, ad dell’Eni, quello di imprenditore.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/05/12/guerra-il-negoziato-non-ce-draghi-diviso-tra-usa-e-europa/6588741/

giovedì 17 marzo 2022

Guerra Russia-Ucraina, dalla normalizzazione fallita alla nuova crisi: i 5 mesi di colloqui Mosca-Washington prima dell’invasione.

 

L'inizio di questo processo, che ha anticipato di pochi mesi l'escalation militare con l'invasione russa dell'Ucraina, può essere individuato nell'incontro di metà giugno a Ginevra tra Joe Biden e Vladimir Putin. A questo sono seguiti il viaggio a Mosca del 'falco' Victoria Nuland e del direttore della Cia, William Burns. E' in questo lasso di tempo che, forse, il conflitto poteva essere evitato: ma i colloqui non hanno portato a risultati concreti.

16 giugno, 11 ottobre, 2 novembre 2021. Tre date che corrispondono ad altrettanti incontri di vario livello tra rappresentanti americani e russi e che, in poco meno di 5 mesi descrivono la breve parabola di un tentativo di riavvicinamento tra Washington e Mosca conclusosi, però, con un’escalation militare senza precedenti in Europa dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. È una storia di meeting di alto livello tra presidenti che non hanno mai nascosto la reciproca avversione, tra ‘falchi’ ai quali è stato chiesto di trasformarsi, senza successo, improvvisamente in ‘colombe’ e di spie inviate come ultimo tentativo di riallacciare rapporti (o a lanciare un ultimatum) con quello che, nel frattempo, era diventato, di nuovo, il principale avversario a livello internazionale.

L’inizio di questo processo, che ha anticipato di pochi mesi l’escalation militare con l’invasione russa dell’Ucraina, può essere individuato nell’incontro di metà giugno a Ginevra tra Joe Biden e Vladimir Putin. Il presidente americano era in carica da appena 6 mesi, ma i rapporti con Mosca si erano deteriorati già dall’inizio del suo mandato, dopo la stagione di distensione nell’era Trump. A marzo, il capo della Casa Bianca aveva definito il suo omologo “un killer”, mentre tra i due Paesi si stava ormai consumando una crisi diplomatica che aveva portato a espulsioni di diplomatici e soprattutto a un pericoloso, dal punto di vista americano, avvicinamento della Russia alla Cina di Xi Jinping. Un incontro che portava sul tavolo anche altri temi fondamentali, dal Nord Stream 2 alla vicenda Navalny, dall’Ucraina, appunto, agli attacchi cibernetici fino, ovviamente, alle sanzioni alla Russia imposte da Washington. Un tentativo di iniziare a ricucire i rapporti gravemente deteriorati, dopo il ritorno al governo dei Dem americani, che da quanto era trapelato al tempo si era concluso senza trionfalismi.

Appuntamento a 4 mesi dopo, l’11 ottobre, quando a Mosca vola la sottosegretaria di Stato Usa, Victoria Nuland. Non un nome qualsiasi. Nuland è considerata un ‘falco’ tra le file democratiche, sostenitrice della linea della fermezza nei confronti della Federazione russa. Fu lei, da Assistant Secretary of State dell’amministrazione Obama con incarico diplomatico in Ucraina, nel 2014, a pronunciare quelle parole poi finite in un leak diffuso poco dopo in cui sbottò con un “Fuck Eu”“fanculo la Ue”, parlando con l’allora ambasciatore americano a Kiev, Geoffrey Pyatt. Il riferimento era proprio all’indecisione, dovuta alle divisioni interne, dell’Europa sull’assumere un atteggiamento duro nei confronti di Mosca nell’ambito della crisi politica in Ucraina seguita alle proteste di EuroMaidan.

Ma il suo arrivo nella capitale russa venne visto in quei giorni come un importante segnale di distensione. Dal 2019, infatti, Nuland era stata inserita nella blacklist del Cremlino che le era costata un divieto di viaggio nel Paese. Questo travel ban è stato cancellato proprio per permetterle di recarsi in Russia a novembre, dove nell’arco di tre giorni ha incontrato Yuri Ushakov, ex ambasciatore russo negli Stati Uniti, Sergei Ryabkov, viceministro degli Esteri, e Dmitrij Kozak, vicecapo dello staff presidenziale. Gli Stati Uniti, dal canto loro, avevano compiuto il proprio passo in avanti togliendo dalla lista dei russi colpiti dalle sanzioni diversi cittadini della Federazione proprio pochi giorni prima dell’arrivo di Nuland nel Paese, come comunicò al tempo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.

Le premesse erano, quindi, tutt’altro che negative, ma sull’esito dei vertici, ancora una volta, le dichiarazioni finali erano state di basso profilo. Da Washington si era parlato di incontro positivo, ma progressi concreti, di fatto, non sembrano essercene stati. Anzi, secondo alcuni osservatori è stato proprio in quell’occasione che i tentativi di pacificazione tra i due Paesi sarebbero di nuovo naufragati. Lo testimonierebbe anche il terzo e ultimo incontro, di un valore ben diverso, del 2 novembre, nemmeno un mese dopo. In quell’occasione, a volare a Mosca non è stato un diplomatico, bensì il direttore della Cia in persona, William Burns, che, facendo valere il suo passato da alto diplomatico, ha incontrato un alto consigliere del presidente Putin, Nikolai Patrushev, insieme al sottosegretario di Stato per gli Affari Europei ed Eurasiatici Usa, Karen Donfried. Anche in questo caso, i funzionari Usa fecero sapere in maniera informale che si trattava di un incontro sulla scia del processo di normalizzazione avviato a giugno a Ginevra.

Da lì in poi, però, la situazione si è rapidamente deteriorata. Biden e Putin si parleranno un’altra volta il 7 dicembre, ma a quel punto la situazione era probabilmente già arrivata a un punto di non ritorno: la Russia aveva iniziato ad ammassare le truppe al confine con l’Ucraina, lo scambio di messaggi tra i due leader si era fatto più teso col passare dei giorni, fino all’ultimo vertice mai avvenuto tra i due. Joe Biden si era detto disponibile a incontrare di nuovo il presidente russo se questi non avesse invaso il Paese di Volodymyr Zelensky. Era il 21 febbraio, i carri armati russi stavano entrando nei territori autoproclamati indipendenti del Donbass: tre giorni dopo i razzi di Mosca colpivano Kiev e altre città ucraine dando così inizio all’invasione su larga scala del Paese.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/17/guerra-russia-ucraina-dalla-normalizzazione-fallita-alla-nuova-crisi-i-5-mesi-di-colloqui-mosca-washington-prima-dellinvasione/6527893/?utm_content=petergomez&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR1-64grvp-5FoSOZVF97gJ5sQeUau1NAxx1Cn7XP19B_PZJPDKHpypfFkY#Echobox=1647501697-1

martedì 8 maggio 2018

“Tocca All’Europa” – Paul Craig Roberts – Cosa si può fare per salvare il mondo. - Paul Craig Roberts



Starà all’Europa dire l’ultima parola, se la Terra finirà o no per una Catastrofe nucleare. 

I governi europei non si rendono conto del potenziale di cui dispongono per salvare il mondo dall’aggressione di Washington, perché gli europei occidentali, dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono abituati ad essere Paesi- vassalli di Washington, mentre gli europei centro-orientali hanno accettato di diventare vassalli di Washington dopo il crollo dell’URSS.
Il Vassallaggio paga bene però solo se non si mettono in conto tutti i costi.
Con l’adesione alla NATO, l’Europa centro-orientale permise a Washington di sistemare la sua presenza militare ai confini della Russia. Questa presenza militare ai confini della Russia ha dato a Washington una indebita fiducia che anche la Russia avrebbe potuto essere costretta a diventare un suo stato vassallo. Malgrado il terribile destino dei due migliori eserciti mai messi insieme  – la Grande Armata di Napoleone e la Wehrmacht tedesca - Washington non ha ancora imparato che in guerra ci sono due regole da rispettare: 
(1) Non marciare sulla Russia. 
(2) Non marciare sulla Russia.
Per effetto della sottomissione dell’Europa a Washington, è difficile che Washington impari questa lezione prima che Washington avrà marciato sulla Russia.
Washington, nella sua idiozia olistica, ha già fatto un pezzetto di questa marcia prima con il colpo di stato in Ucraina e poi con i suoi attacchi alle posizioni militari siriane. Come ho scritto all’inizio di questa settimana, Washington sta facendo una escalation nella crisi siriana.
Ciò che può fermare questa escalation prima che esploda una guerra è una decisione dell’Europa centro-orientale di disimpegnarsi e tirarsi indietro dall’aggressione di Washington.
L’Europa non ci guadagna niente a stare nella NATO. Gli europei non sono minacciati da una aggressione russa, ma sono minacciati dalla aggressione di Washington contro la Russia. Se i neo-conservatori americani e i loro alleati israeliani riusciranno a provocare una guerra, tutta l’Europa verrebbe distrutta. Per sempre.
Ci sarà qualcosa che non va nei politici europei se si permettono di far correre questo rischio ai popoli che governano?
L’Europa è ancora il posto della bellezza che gli uomini hanno creato nel corso dei secoli – architettura, arte e intelletto – l’Europa è un museo che non dovrebbe essere distrutto. Una volta liberatasi dal vassallaggio di Washington, l’Europa potrebbe persino tornare a vivere una vita creativa.
L’Europa sta già soffrendo economicamente per le sanzioni illegali imposte da Washington contro la Russia – sanzioni che Washington fa gravare sugli europei –  e per i milioni di rifugiati non europei che stanno inondando i paesi europei in fuga dalle guerre illegali di Washington contro i popoli musulmani, guerre che gli americani sono costretti a combattere per il bene di Israele .
Che cosa resta agli europei per il gran sacrificio che devono sopportare per essere vassalli di Washington? Non resta altro che la minaccia di un Armageddon.  Pochi “leader” europei  si accaparrano enormi sussidi da Washington per appoggiare la sua agenda illegale. Basta dare un’occhiata all’enorme fortuna accumulata da Tony Blair, che non è certo frutto della normale remunerazione di un primo ministro inglese.
Gli europei, inclusi i loro “leader”, avrebbero molto più da guadagnare se facessero parte del progetto russo-cinese sulla Via della Seta. È l’Oriente che sta sorgendo, non l’Occidente. La via della seta collegherebbe l’Europa al Sol Levante. In Russia c’è un territorio non ancora sviluppato pieno di risorse, la Siberia, che è più grande degli USA. In base al suo potere d’acquisto, la Cina è già la più grande economia del mondo. Militarmente l’alleanza russo-cinese è molto più di un avversario per Washington.
Se l’Europa avesse buonsenso e se avesse una qualsiasi leadership, direbbe addio a Washington.
Quanto vale per l’Europa l’egemonia di Washington sul mondo? Che ci guadagnano gli europei – al contrario di quella manciata di politici che prendono pacchi di soldi da Washington – per il loro vassallaggio a Washington?  L’Europa non si riesce a trovarne uno di beneficio. Gli apologeti di Washington dicono che l’Europa ha paura di essere dominata dalla Russia. E allora perché gli europei non hanno paura dei 73 anni di dominio che ha esercitato Washington sull’Europa, un dominio che li sta portando ad conflitto militare con la Russia?
A differenza di europei e russi, gli americani hanno poca esperienza con i morti in tempo di guerra. Solo una delle battaglie della prima guerra mondiale, la Battaglia di Verdun, ha causato più vittime in battaglia di quanti gli Stati Uniti ne hanno subito in tutte le guerre della sua esistenza a partire dalla Rivoluzione per l’indipendenza dalla Gran Bretagna.
La battaglia di Verdun della prima guerra mondiale, avvenuta prima dell’entrata in guerra degli Stati Uniti, fu la battaglia più lunga e dolorosa della storia umana, nel 2000 si è calcolato che le vittime furono un totale di 714.231, 377.231 francesi e 337.000 tedeschi, circa 70.000 morti al mese; altre stime dicono che il numero di vittime durante la battaglia fu 976.000  e che durante tutta la guerra i morti a Verdun furono 1.250.000.
Al contrario, le vittime americane della prima guerra mondiale dopo l’entrata degli Stati Uniti furono 53.402 morti in battaglia e 200.000 feriti.
Ecco l’elenco dei morti in guerra degli Stati Uniti a cominciare dalla Rivoluzione fino alla “guerra globale al terrore” (ad agosto 2017):
  • Rivoluzione Americana: 4,435
  • Guerra del 1812: 2,260
  • Guerre contro i Nativi Americani (1817-1898): 1,000
  • Guerra Messicana: 1,733
  • Guerra di Aggression del Nord :
  • Nord: 104,414
  • Sud   : 74,524
  • Guerra Ispano-Americana: 385
  • Seconda Guerra Mondiale: 291,557
  • Guerra di Corea: 33,739
  • Guerra del Vietnam: 47,434
  • Guerra del Golfo: 148
Tutto insieme si arriva a  561.629 morti in guerra
Se aggiungiamo i morti nelle battaglie per la guerra globale al terrorismo, fino a Agosto 2017 –  altri 6,930 – arriviamo a 568.559 morti USA in tutte le guerre finora combattute.
Questo numero è paragonabile con le 714.231 vittime, di cui in questo momento non posso dire quanti siano stati i morti e quanti i feriti, in una sola battaglia della prima guerra mondiale che non coinvolse soldati statunitensi.
In altre parole, eccetto che nella guerra contro gli Stati confederati e contro i nativi americani, con tutti i loro enormi crimini di guerra, gli Stati Uniti non hanno altra esperienza di guerra. Quindi Washington può entrare in guerra leggermente. Solo che,  se ci sarà una prossima ,volta succederà un Armageddon, una catastrofe e Washington non esisterà più. E neanche noi.
I morti USA nella prima guerra mondiale furono pochi perché gli Stati Uniti entrarono in guerra solo nell’ultimo anno. Allo stesso modo nella seconda guerra mondiale il Giappone fu sconfitto perché perse la sua flotta e la sua aviazione nei bombardamenti di Tokyo e di altre città giapponesi, che richiesero poche battaglie mortali per gli Stati Uniti. Gli attacchi nucleari su Hiroshima e Nagasaki furono ingiustificati e avvennero quando il Giappone chiedeva solo di arrendersi. Sono morti 200.000 civili giapponesi in quegli attacchi nucleari e nessun americano tranne i prigionieri di guerra detenuti in quelle città. In Europa, come nella prima guerra mondiale, gli Stati Uniti non entrarono in guerra contro la Germania fino all’ultimo anno, quando la Wehrmacht era già stata annientata e sconfitta dall’esercito rosso sovietico. Anche l’invasione della Normandia ebbe scarsa opposizione perché tutte le forze tedesche erano sul fronte russo.
Se ci fosse una terza guerra mondiale, gli Stati Uniti e tutto il mondo occidentale sarebbero immediatamente distrutti, perché non c’è niente che si frappone tra l’Occidente e la straordinaria capacità nucleare della Russia,  se non la probabilità di una distruzione completa e totale. Se la Cina si mettesse dalla parte della Russia, come previsto, il mondo occidentale potrebbe essere distrutto per sempre.
Perché l’Europa accetta questo scenario? Non c’è rimasto niente di umanità o di intelligenza in nessun posto in Europa? Possibile che l’Europa sia diventata una mandria di bestiame in attesa di essere massacrata dalle macchinazioni di folli neo-con americani? Non ci sono leader politici, in Europa, a cui sia rimasto un briciolo di buon senso, un briciolo di integrità?
Se è così, attendiamo il nostro destino, perché a Washington non esiste nessuna umanità e nessuna intelligenza.
E’ l’Europa che deve prendere l’iniziativa ed in particolare sono gli europei dell’Europa-centrale. E’ gente che i russi liberarono dai nazisti e che nel XXI secolo è stata aggredita molto più da Washington, quando cercava di imporre la sua egemonia nell’est-Europa,  che non da Mosca.
Se l’Europa riuscirà a liberarsi dal controllo di Washington, c’è ancora speranza per la vita.  Altrimenti, già siamo come morti. 

Autore della traduzione Bosque Primario.

martedì 28 marzo 2017

L’America rischierà la terza guerra mondiale per prevenire l’emergere di un superstato UE-Russia. - MIKE WHITNEY

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“La Russia è parte organica e inalienabile dell’Europa in senso allargato e della civiltà Europea. I nostri cittadini si considerano Europei. Per queste ragioni la Russia propone un movimento verso la creazione di uno spazio economico comune che vada dall’Atlantico al Pacifico, una comunità a cui gli esperti Russi si riferiscono come “l’Unione di tutta Europa”, che rafforzerà il potenziale Russo nel suo sforzo economico verso la ‘Nuova Asia’. ” – Presidente della Russia Vladimir Putin, “La Russia e il Mondo in cambiamento”, Febbraio 2012.
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L’inarrestabile demonizzazione di Vladimir Putin è soltanto una parte della multiforme strategia di Washington per fare arretrare il potere Russo in Asia centrale e mettere la parola fine al sogno di Putin di “Una più grande Europa”. Insieme al tentativo di liquidare il Presidente Russo come “bandito del KGB”, o “dittatore”, i media hanno inoltre insinuato che Mosca abbia avuto ingerenze sulle elezioni USA e che la Russia sia un pericoloso aggressore seriale che pone una crescente minaccia alla sicurezza della UE e degli USA. Il mattatoio mediatico, che si è pure intensificato dopo l’elezione di Donald Trump nel Novembre 2016, è stato accompagnato da pesanti sanzioni, attacchi asimmetrici ai mercati Russi e alla valuta, l’armamento e addestramento di antagonisti della Russia in Ucraina e Siria, la soppressione calcolata dei prezzi del petrolio greggio e il ripetuto tentativo di sabotare le relazioni commerciali Russe in Europa. In breve, Washington sta facendo qualsiasi cosa in suo potere per prevenire che Europa e Russia possano fondersi nella più grande area di libero scambio mondiale, che verrebbe inevitabilmente a rappresentare il centro della crescita e della prosperità mondiale per il prossimo secolo.
Ecco per quale motivo il Dipartimento di Stato si è unito alla CIA per rovesciare il governo Ucraino nel 2014. Washington confidava nel fatto che annettendo un ponte terrestre vitale tra EU e Asia, i manovratori di potere USA potessero riuscire a controllare i gasdotti fondamentali che stanno avvicinando sempre di più i due continenti in una alleanza che escluderà gli Stati Uniti. La prospettiva che la Russia soddisferà i crescenti bisogni energetici Europei, mentre il sistema di ferrovie ad alta velocità Cinesi faranno arrivare ancora più prodotti a basso costo, suggeriscono che il centro di gravità dell’economia mondiale si sta spostando rapidamente, e con esso l’irreversibile declino degli USA. E quando il dollaro verrà inevitabilmente cestinato come mezzo di scambio primario tra i partner commerciali in una emergente area di libero scambio EU-Asia, il riciclaggio di ricchezza sotto forma di debito USA crollerà rapidamente, precipitando i mercati USA nell’abbisso, mentre l’economia intera affonderà in una palude. Impedire a Putin di creare una “armoniosa comunità di economie che vada da Lisbona a Vladivostok” non è un compito secondario per gli USA, è una questione di vita o di morte.
Ricordiamo la dottrina Wolfowitz“Il nostro obbiettivo primario è prevenire l’emergere di un nuovo rivale, sia esso sul territorio della fu Unione Sovietica o in altro luogo, ogni rivale che possa costituire una minaccia come quella precedentemente costituita dall’Unione Sovietica. Questa è una considerazione fondamentale che definisce la nuova strategia di difesa regionale, ed essa richiede che noi non perdiamo mai di vista la necessità di prevenire che ogni potere ostile possa dominare una regione le cui risorse possano, sotto controllo consolidato, rivelarsi sufficienti a generare dominio globale”.
Le relazioni di Washington con la Russia saranno sempre problematiche perchè la Russia pone una perenne minaccia alle ambizioni degli Stati Uniti di dominare il mondo. La geografia è destino, e la geografia Russa contiene vastissime riserve di petrolio e gas naturale, delle quali l’Europa ha bisogno per riscaldare le sue case e fornire energia alla sua economia. La relazione simbiotica tra fornitore e utilizzatore finale porterà a un certo punto all’abbandono delle barriere commerciali, l’abbassamento delle barriere tariffarie e il progressivo integrarsi delle economie nazionali in un mercato comune di tutta la regione. Questo potrebbe rappresentare il peggiore incubo di Washington, ma è anche la massima priorità strategica di Putin. Ecco ciò che egli stesso sostiene:
“Dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di una cooperazione più estesa nella sfera energetica, comprendente l’aspirazione a un comune complesso energetico Europeo. Il gasdotto Nord Stream sotto il Mar Baltico, e il gasdotto South Stream sotto il Mar Nero costituiscono importanti passi in questa direzione. Questi progetti hanno l’appoggio di molti governi e coinvolgono le massime compagnie Europee del settore energetico. Una volta che i gasdotti iniziano ad operare a piena capacità, l’Europa avrà un flessibile ed affidabile sistema di approvvigionamento energetico che non dipende dai capricci politici di un solo Stato. Ciò rafforzerà la sicurezza economica del continente non soltanto nella forma, ma specialmente nella sostanza. Ciò è particolarmente importante in luce della decisione di alcuni Stati Europei di ridurre o rinunciare del tutto all’energia nucleare”.
Se l’Europa vuole un socio affidabile in grado di soddisfare i suoi bisogni energetici, la Russia corrisponde alla descrizione. Sfortunatamente gli USA hanno tentato ripetutamente di sabotare entrambi i gasdotti allo scopo di mettere a repentaglio i rapporti Europa-Russia. Washington preferirebbe che l’Europa riducesse drammaticamente il suo utilizzo di gas naturale o che si rivolgesse ad altre fonti più costose che non passano per la Russia.In altre parole, i bisogni naturali Europei vengono sacrificati agli obiettivi geopolitici USA, tra i quali il maggiore è prevenire la formazione di una Più Grande Europa.
La guerra di Washington contro la Russia è sempre più militarizzata. Di recente il pentagono ha stanziato più truppe da combattimento in Siria e Kuwait, suggerendo che i pianificatori bellici USA intendono muoversi dalla strategia attuale di armamento di milizie jihadiste (per rovesciare il governo Siriano legittimo di Bashar Al Assad) a un uso più diretto della forza marziale per conquistare e controllare territorio nell’Est della Siria. Ci sono segni di un esacerbarsi della violenza anche in Ucraina, dal momento che il Presidente Trump sembra determinato soltanto a usare un approccio più duro per dirimere le controversie regionali rispetto al predecessore Barack Obama.
Anche la NATO ha stanziato truppe e armamenti sul fianco Occidentale Russo, mentre gli USA hanno disseminato basi militari in Asia centrale. La NATO non ha mai smesso di spingere verso Est dal momento in cui il Muro di Berlino cadde nel Novembre 1989. L’accumulo di mezzi bellici ostili sul perimetro Occidentale della Russia è una fonte di crescente preoccupazione a Mosca, e per ottime ragioni. I Russi conoscono la loro storia.
Al tempo stesso, gli Stati Uniti stanno costruendo un sistema terrestre di difesa missilistica antiaerea in Romania (Star Wars), che integra l’arsenale missilistico USA in un luogo a soli 900 km da Mosca. Il sistema missilistico USA, che è stato “certificato per le operazioni” nel Maggio 2016, cancella il deterrente nucleare Russo e distrugge l’equilibrio strategico di potere in Europa. Putin ha risposto con appropriate contromisure. Ecco i suoi commenti sull’argomento:
“Sembra che i paesi NATO, in primo luogo gli Stati Uniti, abbiano sviluppato una particolare visione della sicurezza, molto diversa dalla nostra. Gli Americani sono ossessionati dall’idea di ‘assoluta invulnerabilità’ per loro stessi. Ma l’assoluta invulnerabilità di una nazione significa assoluta vulnerabilità per tutti gli altri. Non possiamo assolutamente essere d’accordo”.
La settimana scorsa l’amministrazione Trump ha annunciato che impiegherà il sistema Terminal High Altitude Area Difense (THAAD) in Corea del Sud, citando la necessità di rispondere alle provocazioni da parte della Corea del Nord. In realtà gli USA sfruttano il Nord come pretesto per poter minacciare Russia e Cina come “limiti assiali” dell’ Heartland Eurasiatico, come mezzo per contenere la vasta massa di terre emerse che Sir Halford Mackinder ha chiamato “l’area fondamentale, che si estende tra il golfo Persico e il fiume Yang Tze in Cina”.
Washington spera che controllando le rotte marine critiche, circondando la regione con basi militari, e inserendosi aggressivamente dove necessario, possa riuscire a prevenire l’emergenza di un colosso economico che possa sminuire l’importanza degli Stati Uniti come superpotenza globale. Il futuro dell’America dipende dalla sua capacità di fare deragliare l’integrazione economica del centro del Mondo e riuscire nel grande gioco nel quale tutti gli altri hanno fallito. Ecco un estratto da un articolo di Alfred W. McCoy intitolato “La geopolitica del declino globale Americano”, il quale aiuta a illuminare la natura della contesa che sta avendo luogo in questo momento per il controllo della cosiddetta “Isola-Mondo”.
In seguito alla seconda guerra Mondiale gli USA si sono ritrovati “Prima potenza nella storia a controllare i punti strategici assiali di entrambe le estremità dell’Eurasia”. Con la paura dell’espansione Russa e Cinese come “catalizzatore della collaborazione”, gli USA hanno guadagnato bastioni strategici sia in Europa Occidentale che in Giappone. Con questi punti assiali come ancoraggio, Washington ha proceduto a creare un arco di basi militari basate sul modello marittimo precedente della Gran Bretagna, visibilmente concepite per circondare l’ “Isola-Mondo”.
“Avendo preso possesso dei limiti assiali dell’ Isola-Mondo, sottraendoli alla Germania nazista e al Giappone Imperiale nel 1945, per tutti i 70 anni successivi gli Stati Uniti si sono affidati a strati sempre più fitti di potenziale bellico per contenere Cina e Russia nei limiti dell’ Heartland Eurasiatico. Spogliata del suo rivestimento ideologico, la grande strategia di Washington del contenimento anti-comunista nella guerra fredda, non è stato molto altro che un processo di successione imperiale”.
Alla fine della guerra fredda nel 1990, l’accerchiamento della Cina comunista e della Russia richiedevano 700 basi in territori stranieri, una potenza aerea di 1763 jet da combattimento, un vasto arsenale nucleare, oltre 1000 missili balistici, una potenza navale di 600 navi, tra cui 15 portaerei nucleari, tutti unificati dall’unico sistema al mondo di comunicazione globale satellitare”. – (La geopolitica del declino Americano globale, Alfred W. McCoy)
Negli ultimi 70 anni la strategia Imperiale ha funzionato senza contrattempi, ma adesso la rinascita Russa e l’esplosiva crescita Cinese minacciano di liberarsi dal giogo dell’abbraccio costrittivo di Washington. Gli alleati Asiatici hanno iniziato a puntellare l’Asia e l’Europa con gasdotti e ferrovie ad alta velocità che uniranno insieme i vari staterelli distanti dispersi nelle steppe, attirandoli nell’ Unione Economica Euroasiatica, collegandoli a un superstato prospero e in espansione, epicentro del commercio e dell’industria globale. L’uomo della “grande scacchiera”, Zbigniew Brzezinski, ha riassunto l’importanza dell’Asia centrale nel suo classico del 1997 sostendendo che:
“L’Eurasia è il maggiore continente del globo e la sua importanza geopolitica è assiale. Una potenza che domina l’Eurasia controllerebbe due tra le tre regioni più avanzate ed economicamente produttive. Circa il 75% della popolazione mondiale vive in Eurasia e la maggior parte della ricchezza fisica effettiva si trova anche essa in questa area, sia nelle sue imprese che nel suo suolo. L’Eurasia conta per il 60% del PIL mondiale e per circa tre quarti delle risorse energetiche note del globo” (La Grande scacchiera:  La supremazia Americana e i suoi imperativi geostrategici, Zbigniew Brzezinski, pag.31).
Un nuovo impero globale sta gradualmente emergendo in Asia Centrale e mentre l’impatto trasformazionale dell’integrazione economica dell’area non si è ancora realizzato, gli sforzi da parte degli USA per fermare questa possibile alleanza nella sua fase embrionale appaiono sempre più inefficaci e disperati. L’iperbolica propaganda sul presunto “hacking Russo” dell’elezione presidenziale USA è solo uno tra i numerosi esempi di ciò, armare i militanti Nazi a Kiev ne è un altro.
Il punto è che sia la Russia che la Cina si stanno servendo dello sviluppo dei mercati e della semplice ingenuità per avere la meglio su Washington, mentre Washington si basa quasi esclusivamente sull’inganno, attività occulte, forza militare bruta. In parole povere gli ex comunisti stanno stracciando i capitalisti nel loro stesso gioco. Ancora McCoy:
“La Cina si sta affermando in modo profondo nell’ ‘Isola-Mondo’ in un tentativo di dare una forma completamente nuova ai fondamentali geopolitici del dominio globale. Per fare ciò sta usando una fine strategia che fino a questo momento ha eluso la comprensione da parte delle elites al potere in USA.
 
Il primo passo è consistito in un sensazionale progetto di creazione di una infrastruttura che assicuri l’integrazione economica del continente. Stendendo un elaborata e complessa rete di ferrovie ad alto volume ed alta velocità, come anche gasdotti ed oleodotti, nelle vaste distese Eurasiatiche, la Cina potrebbe rendere realtà l’intuizione di Mackinder in un modo imprevisto. Per la prima volta nella storia il rapido movimento transcontinentale di carichi di materie prime fondamentali: petrolio, minerali, prodotti, sarà possibile su una scala prima impensabile, unificando così potenzialmente la grandissima estensione di terre in questione in una unica zona economica che si estende per 6500 miglia da Shangai a Madrid. In tal modo la leadership Pechinese spera di spostare il baricentro del potere geopolitico via dalla periferia marittima e fin dentro all’ Heartland continentale.” (Tomgram: Alfred McCoy, Il gran gioco di Washington e perchè sta fallendo, TomDispatch).
Washington di certo non lascerà che il piano Russo-Cinese vada avanti senza lottare contro. Se sanzioni economiche, attività occulte e sabotaggio economico non funzioneranno, i manovratori di potere USA passeranno a strategie più letali. I recenti stanziamenti di truppe in Medio Oriente suggeriscono che i legislatori ritengono che un confronto militare diretto possa essere la migliore opzione disponibile, dopotutto una guerra contro la Russia combattuta in Siria o in Ucraina non necessariamente potrebbe degenerare in una guerra nucleare a tutto campo. Nessuno vuole arrivare a questo. Ma se la guerra può essere contenuta entro i confini Siriani, ciò sarebbe un modo pratico per chiamare a raccolta gli alleati Europei, abbattere definitivamente il piano Russo di “integrazione economica” e immobilizzare la Russia in un lungo pantano che ne prosciugherebbe le risorse. Forse i pianificatori militari USA potrebbero avere in mente questo?
E’ un piano rischioso, ma non dubitiamo che Washington potrebbe tentarlo volentieri se ciò fosse necessario a rafforzare la supremazia globale Americana.
Traduzione per www.comedonchisciotte.org  a cura di  CONZI

venerdì 11 marzo 2016

ITALIA, LIBIA, GUERRA, INTELLIGENCE. - Marco Della Luna

ArtiglieriaCammellataItaliana


Stupidamente in questi giorni ci chiediamo se, quando e come l’Italia debba andare a combattere in Libia.
Stupidamente, perché, in forza dei trattati di pace con gli USA e del fatto che i banchieri yankee controllano il sistema bancario italiano, sarà Washington (con al più Londra e Parigi) a decidere che cosa farà l’Italia, anche questa volta, come già ha fatto con Kuwait, Jugoslavia, Iraq, Afghanistan, Gheddafi. E lo deciderà senza riguardo agli interessi italiani e alla vita degli Italiani.

La storica stabilità della politica estera italiana malgrado la storica mutevolezza dei suoi governi, dipende dal semplice fatto che, a seguito della resa incondizionata agli angloamericani l’8 settembre 1943, sono stati imposti protocolli che stabiliscono che l’Italia obbedisca agli USA in materia di politica estera (e in altre materie, comprese quella finanziaria), al disopra delle norme costituzionali che proibiscono che l’Italia faccia guerre.

Quando personaggi istituzionali italiani e non, preposti alla sicurezza e alla difesa, dicono che si cerca di evitare la guerra e che il problema è in mano all’intelligence, intendono che i servizi segreti militari di paesi Nato, tra cui l’Italia, stanno eseguendo serie di uccisioni mirate di capi “nemici” mediante droni armati, mediante tiratori scelti trasportati con velivoli silenziati o stealth, mediante commandos di Legione Straniera o di corpi simili dei paesi Nato e di Israele. 
In questi giorni Renzi ha firmato e subito segretato un decreto che estende ai corpi speciali dell’esercito le coperture riservate ai servizi segreti. Il che vuol dire, esplicitamente, che manda le forze armate italiane a uccidere, cioè a fare la guerra, in Libia. Se qualcuno di quei militari sarà catturato dall’Isis, probabilmente sarà torturato e ucciso, oppure scambiato con armi o prigionieri, ma la sua cattura e uccisione (così come lo scambio) saranno tenute segrete anche ai suoi familiari, non solo alla stampa. Il decreto in questione, essendo in contrasto con l’art. 11 della Costituzione, è illegittimo.

La guerra è già in corso, in segreto, non dibattuta, non dichiarata, non autorizzata dal parlamento, decisa da Washington. E così andava anche con le altre guerre in cui l’Italia ha partecipato: anche i nostri governi mandavano militari sotto copertura a uccidere i capi dei gruppi considerati nemici da Washington. Ma queste pratiche segrete sono da sempre la norma nella politica estera di tutti i paesi. 
E’ soltanto l’opinione pubblica ignorante, sistematicamente educata dai media a una visione cosmetica della realtà, che si stupisce e scandalizza.

Tornando alla Libia, che si dovrebbe fare per stabilizzarla? Il paese chiamato “Libia” comprende 3 regioni storicamente differenti: Fezzan, Tripolitania, Cirenaica, abitate da molte tribù da secoli in competizione o guerra tra loro. Un paese con una popolazione tribale, senza senso civico e democratico, più abituata a combattere che a lavorare, e con un’enorme ricchezza petrolifera che attira gli appetiti armati di potenze occidentali, le quali ricorrono alla guerra per assicurarsi pozzi e porti, e per toglierli agli altri (all’Eni, in particolare – vedi l’assassinio di Mattei). Come stabilizzare un siffatto paese e un siffatto popolo? E’ ovvio: bisogna che Washington, Londra e Parigi si accordino per spartirsi quelle risorse, che distruggano le forze in campo (usando l’ONU e lo pseudo-governo di Tobruk per deresponsabilizzarsi e dando il comando militare alla serva Italia), che mettano al potere un dittatore armato e finanziato da loro, col duplice incarico di reprimere ogni opposizione o disordine col terrore, e di consentire lo sfruttamento delle risorse petrolifere.

Mutatis mutandis, è quello che stanno realizzando in Italia mediante Renzi e le sue riforme elettorale e costituzionale, che concentrano nel premier i tre poteri dello Stato, limitano la rappresentatività del parlamento e neutralizzano la funzione dell’opposizione.

Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2016/03/04/italia-libia-guerra/
4.03.2016

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=16312

martedì 21 aprile 2015

WASHINGTON CI UCCIDERA' TUTTI ? - Paul Craig Roberts



Lo sapevate che Washington possiede 450 ICBMs (InterContinental Ballistic Missile) in una situazione di “Hair-Trigger Allert” (cioè che i missili sono pronti per il lancio immediato in caso di allarme)?
Pensano che questo ci renda più sicuri. La ragione, se si può chiamare ragione, è che essendo capaci di lanciare missili in pochi minuti, nessuno cercherà di attaccare gli Stati Uniti con armi nucleari.

I missili statunitensi sono in grado di entrare in orbita prima che quelli dei nemici possano raggiungere gli Stati Uniti per distruggerli. Se questo vi fa sentire più sicuri, dovrete leggere il libro di Eric Schlosser “Command and Control”.

Il problema con il sistema “Hair-Trigger” è che commette dei lanci erronei, accidentali, non autorizzati con più probabilità rispetto ad altri missili.
Schlosser ci fornisce la storia di “quasi lanci” che avrebbero potuto portare l’Armageddon sulla terra.

In “Catalyst”, una pubblicazione dell’ “Union of Concerned Scientists”, Elliott Negins racconta la storia del Colonnello sovietico Stanislav Petrov. Appena dopo mezzanotte nel 1983 il sistema satellitare di allerta precoce sovietico fece partire  l’allarme riguardo al lancio di 5 ICBM degli USA indirizzati verso l’Unione Sovietica.

Il Colonnello Petrov avrebbe dovuto informare il leader sovietico, il quale avrebbe avuto 8-10 minuti per decidere se autorizzare un lancio di rappresaglia. Nessuno sa cosa avrebbe deciso, in quanto il Colonnello usò il proprio giudizio.

Non c’era ragione da parte degli USA di attaccare l’URSS, ed inoltre ragionò sul fatto che, se avessero voluto attaccare, avrebbero usato centinaia se non migliaia di ICBM; controllò dunque se il radar posto a terra avesse individuato degli ICBM in arrivo, ma non fu cosi. Dunque Petrov capì che si trattava di un falso allarme e lasciò perdere. Dopo poco venne fuori che il sistema di rilevamento precoce aveva confuso come missili un riflesso dei raggi solari sulle nuvole.
Negin riporta che “un errore nei chip del computer e un’installazione impropria della scheda di circuito” sono i colpevoli che possono iniziare una guerra nucleare. In poche parole, le fonti di falsi allarmi sono numerose.
Andando avanti veloce fino ad oggi, immagina un ufficiale degli Stati Uniti che sta monitorando il sistema di rilevamento precoce: questo ufficiale ha assistito a 15 anni di propaganda di guerra accompagnata dalle invasioni e i bombardamenti di ben 8 Paesi. Gli allarmi terroristici e gli avvisi di sicurezza abbondano, come richiamato dalla politica di USA e Israele per bombardare l’Iran; i media lo hanno convinto che la Russia abbia invaso l’Ucraina e sia sul punto di farlo con le Repubbliche Baltiche e la Polonia; i carri armati statunitensi e le truppe sono stati trasportati al confine con la Russia; si parla di armare l’Ucraina; Putin è pericoloso e sta minacciando di avviare una guerra nucleare, portando i suoi bombardieri strategici vicini ai confini americani e continuando a compiere esercitazioni nucleari.
L’ufficiale americano ha assistito ad un programma di Fox News che esponeva la volontà di uccidere i russi. I Repubblicani lo hanno convinto che Obama stia svendendo l’America all’Iran, con il senatore Tom Cotton che avverte riguardo alla possibilità di una guerra nucleare come conseguenza, “saremo tutti uccisi perché c’è un musulmano nella Casa Bianca”.
“Perché nessuno si alza in piedi per l’America?” si chiede l’ufficiale patriottico quando l’allarme arriva: ICBM in arrivo: sono russi o iraniani? Dopo tutto Israele aveva ragione? Si tratta di un programma nucleare iraniano segreto? O Putin ha forse deciso che gli Stati Uniti sono un ostacolo alla ricostruzione dell’ Impero sovietico, che i media americani affermano sia il suo scopo?
Non c’è spazio per il giudizio nella mente dell’ufficiale, essa è stata posta in uno stato di allerta a causa dell’ incessante propaganda che gli americani chiamano “notizie”.
Dunque egli trasmette l’allarme al Presidente: i membri neocon del National Security Advisor di Obama stanno urlando
“Non puoi permettere che Putin faccia questo” “Può essere un falso allarme” risponde il nervoso e agitato Presidente.
“Stupido liberale, non lo sai che Putin è pericoloso?! Premi il bottone!”

E in questo modo il mondo finisce.

Considerando l’estrema russofobia creata tra gli americani  dal Ministero della Propaganda, la demonizzazione di Vladimir Putin – considerato il “nuovo Hitler” o “Vlad l’Impalatore”  – la propagandistica creazione della “minaccia russa”, il folle desiderio neocon per l’egemonia mondiale degli Stati Uniti, l’odio verso la Russia e la Cina in quanto rivali capaci di esercitare politiche indipendenti, la perdita  dell’ unipolarismo statunitense e della relativa capacità di agire unilateralmente.
Nel mezzo di queste emozioni e pensieri dimostrati non dai fatti ma dalla propaganda, dall’ insolenza e dall’ideologia, c’è una grande possibilità che la risposta di Washington ad un falso allarme possa portare all’estinzione della vita sulla Terra.
Quanta fiducia riponete nel Governo degli Stati Uniti? Quante volte Washington – specialmente i folli neocon – erano in errore? 


Ricordate la “passeggiata” di 3 settimane in Iraq costata 70 miliardi di dollari che sarebbe stata pagata dai ricavi del petrolio iracheno? 
Ora il costo è di 3000 miliardi di dollari e cresce, e dopo 12 anni i radicali dello “Stato Islamico” controllano metà del Paese.

Per finanziare le guerre i Repubblicani vogliono privatizzare, vale a dire togliere di mezzo la previdenza sociale e il sistema sanitario statale. 

Ricordate “Missione Compiuta” in Afghanistan? 12 anni dopo i talebani controllano nuovamente il territorio e l’esercito USA (dopo aver ucciso donne, bambini, anziani dei villaggi durante i funerali, matrimoni,  …) è stato cacciato da poche migliaia di talebani armati in maniera leggera.
La frustrazione di queste sconfitte è montata a Washington e nell’esercito. Il mito a cui si ricorre è quello secondo il quale non hanno utilizzato tutta la loro potenza a causa dell’intimidazione dell’opinione pubblica, delle proteste dei “dannati studenti”, oppure a causa di un Presidente senza fegato e descritto come un “gattino liberale”: per l’ala destra del Congresso la rabbia è una ragione di vita.
I neocon’s sono fermamente convinti del fatto che la Storia li abbia designati come padroni del mondo e invece vengono sconfitti da guerriglieri vietnamiti, tribali afghani, fondamentalisti islamici e ora Putin ha mandato i suoi missili a finire il lavoro. Chiunque sia lo stolto che guida la Casa Bianca, spingerebbe quel bottone.

La situazione sta peggiorando, non migliorando: i russi, sperando in qualche segno di intelligenza in Europa, contraddicono le bugie russofobiche di Washington che ha ordinato al “Broadcasting Board Governors” (un’agenzia degli Stati Uniti guidata da Andrew Lack, ex presidente di NBC news) di neutralizzare un presunto, ma inesistente, esercito di “troll della rete” del Cremlino che sta silurando le prostitute occidentali e perpetuando il dialogo pro-Russia su internet.
Nel caso non ve lo ricordiate, Lack è quell’idiota che dichiarò che RT (Russia Today) è un’organizzazione terroristica; in poche parole, chi racconta i fatti reali è, secondo Andrew Lack, un terrorista.

Lack incarna bene il punto di vista di Washington per quanto riguarda il riportare la verità: se non serve alla propaganda USA, si tratta di terrorismo!
Per agire contro una Russia revanscista e il suo esercito di “Internet Trollers”, l’amministrazione Obama ha stanziato un budget di 15.400.000$ al folle Lack, da usare per screditare ogni sentenza veritiera che emerge dalla versione in lingua inglese del portale russo.
Questa quantità, certamente, crescerà drammaticamente: presto si tradurrà in miliardi di dollari, mentre i cittadini americani saranno sfrattati dalle loro case o mandati in prigione per i loro debiti. Lack (il quale sembra non avere alcun segno di umanità, intelligenza, integrità, e moralità) giustifica la richiesta, che sarà concessa, di avere il denaro (ottenuto con il duro lavoro dei cittadini, che hanno uno standard di vita sempre più basso) con la furiosa affermazione che la Russia “minaccia i suoi vicini e per estensione gli Stati Uniti e gli alleati occidentali”.
Lack promette di fare molto altro: “i media internazionali degli Stati Uniti sono in questo momento posti a confutare la propaganda russa e la sua influenza nelle menti dei russi e dei russofoni nei territori della ex Unione Sovietica, dell’ Europa e in qualsiasi parte della Terra”. In poche parole Lack sta iniziando a fare propaganda contro la Russia all’interno della Russia stessa!
Certamente, le organizzazioni della CIA – il NED (National Endowment for Democracy), Radio Free Europe e Radio Liberty – saranno arricchite da queste campagne di propaganda anti-Russia e le supporteranno con tutto il cuore.
Dunque una risposta positiva alla richiesta dell’ “Union of Concerned Scientists” di collaborare con la Russia in modo da eliminare il sistema “Hair-Trigger” togliendo gli ICBM è improbabile che si verifichi. Come possono affievolirsi le tensioni nucleari quando Washington sta costruendo tensioni il più velocemente possibile?  

Il Ministero della Propaganda sta dipingendo Putin come il nuovo Osama Bin Laden, il nuovo Saddam Hussein, figure demonizzate, spauracchi che evocano paura nelle menti delle pecore americane che hanno subito il lavaggio del cervello. La Russia viene trasformata in al-Qaeda, bramando di attaccare nuovamente il Wolrd Trade Center e di far scorrazzare l’Armata Rossa (molti americani credono che la Russia sia ancora comunista) per tutta l’Europa.

Gorbachev era un trucco, ha illuso il vecchio attore di film. Gli americani ingannati sono bersagli, e qui entrano in gioco gli ICBM; il folle punto di vista dei politici, militari e del popolo statunitense non è in grado di comprendere la verità o di riconoscere la realtà. I media propagandistici made in USA e i pazzi “neoconservatori” stanno portando l’umanità nella via della distruzione.
L’ “Union of Concerned Scientists”, della quale io faccio parte, hanno bisogno della ragione: è impossibile lavorare per una riduzione nella mincaccia nucleare dal momento in cui una delle due parti cerca di demonizzare l’altra. La demonizzazione della Russia e del suo leader da parte del New York Times, Washington Post, CNN, Fox News e il resto del Ministero della Propaganda USA, da parte della quasi totalità del Senato e del Congresso americano e della Casa Bianca, rende la riduzione della minaccia nucleare una cosa impensabile.
Il popolo americano e la gente di tutto il mondo devono capire che la minaccia alla vita sulla Terra risiede a Washington e che fino a che Washington non sarà totalmente e fondamentalmente cambiata a partire dalle sue radici, questa minaccia rimarrà tale da essere la peggiore minaccia della vita sulla Terra. Il riscaldamento globale può scomparire istantaneamente in un “Inverno nucleare”.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=14944