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giovedì 6 maggio 2021

Omicidio Cerciello Rega, ergastolo per i due americani. - Giacomo Galanti

 

Accolta la richiesta dell'accusa. Giudici in camera di consiglio per 13 ore.


Condanna all’ergastolo per gli americani Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth per l’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega e il ferimento del collega Andrea Varriale. Lo ha deciso la prima corte d’assise di Roma dopo una camera di consiglio di 13 ore. 

La vicenda. È successo tutto in poche ore nella notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. E la storia è subito apparsa ingarbugliata. O comunque non chiara. Proprio sulla non chiarezza di alcuni elementi si è giocata la sfida tra l’accusa e la difesa dei due ragazzi americani. Ci sono versioni che cambiano a seconda di chi le racconta. Testimoni oculari dati per certi e che invece non ci sono. E se ci sono stavano dormendo. Le pistole d’ordinanza dimenticate in caserma insieme al tesserino di riconoscimento. Gazzelle dei carabinieri pronte a partire in aiuto dei due colleghi, ma di cui la centrale non sa nulla. Varriale, il collega di Cerciello, che chiede aiuto scambiando gli americani per due magrebini. Per non parlare del video girato in caserma sempre dallo stesso Varriale con uno dei ragazzi bendato e legato a una sedia che ha fatto il giro del mondo. O la della presunta manomissione delle traduzioni delle intercettazioni dei due imputati.

Il caso è arrivato davanti ai giudici in tempi record, solo dopo sette mesi dal delitto. La difesa dei due americani è stata chiara: hanno aggredito Cerciello e Varriale, in abiti civili, senza sapere che fossero carabinieri. Al contrario li hanno scambiati per uomini mandati da Sergio Brugiatelli. Un tizio con precedenti che poche ore prima dell’omicidio, nel quartiere di Trastevere, si è offerto come intermediario per trovare un po’ di droga ai due giovani. Così mette gli americani in contatto con un pusher, Italo Pompei, che invece di un grammo di coca gli rifila della tachipirina. I due, dopo essersi accorti della “sòla”, rubano lo zaino di Brugiatelli e gli telefonano per fissare un appuntamento: se rivuole indietro la refurtiva dovrà portare 100 euro e un po’ di droga. Ma a quell’incontro si presentano Cerciello e Varriale, chiamati in aiuto da Brugiatelli. I due militari vengono aggrediti. Il primo muore dissanguato colpito da undici coltellate, l’altro, in stato di choc, chiama i soccorsi.

Nella sua arringa, il difensore di Elder, l’avvocato Renato Borzone ha sottolineato come “le omissioni e le menzogne da parte di alcuni carabinieri hanno confuso l’accertamento della verità”. E soprattutto, secondo il legale, a mentire è stato Varriale, quella sera aggredito insieme a Cerciello. Varriale è stato infatti indagato dalla Procura militare per il reato di “violata consegna” in quanto si era presentato senza arma all’appuntamento, mentre i militari sono obbligati a portare al seguito l’arma d’ordinanza quando sono in servizio, anche se in borghese, come quella notte. Ed è emerso il tentativo dello stesso carabiniere di accordarsi con un collega per dimostrare che aveva lo stesso la pistola. Qui si inserisce la versione di Varriale data a processo, quando afferma di aver mostrato il tesserino e di essersi qualificato come carabiniere insieme a Cerciello. Per l’avvocato, che contesta il fatto che i due militari si siano qualificati, “Varriale aveva tutto l’interesse personale a dire in aula che ha mostrato il tesserino ai due americani altrimenti avrebbe potuto essere accusato di un altro reato dinanzi al Tribunale militare”.

D’altro canto, Elder, autore materiale del delitto, è stato definito imputabile dai periti nominati dal Tribunale, i professori Stefano Ferracuti e Vittorio Fineschi, perché “capace di intendere o di volere al momento del fatto”. Anche se, sempre secondo la la perizia, il giovane californiano “presenta un disturbo di personalità borderline-antisociale di gravità medio elevata, una storia di abuso di sostanze (in particolare Thc) e un possibile disturbo post-traumatico da stress”. Nelle sue dichiarazioni spontanee a processo ha raccontato così quella notte: “In un attimo si sono girati e si sono avventati su di noi senza dire una parola, senza qualificarsi. L’uomo più grande, era una montagna, mi ha buttato per terra e ha messo tutto il suo peso su di me. Ho provato panico e ho pensato volesse uccidermi”. E ha aggiunto: “In America i poliziotti si comportano in maniera diversa, si identificano e tirano fuori le armi. Non ho mai pensato che uno spacciatore potesse chiamare la polizia, questo non accade in America”.

Huffpost

sabato 12 settembre 2020

Willy, l'ultimo saluto. Conte alla famiglia: 'L'Italia è con voi, vi vuole bene.

 

Per i quattro arrestati ora l'accusa è di omicidio volontario.

Si sono svolti nel campo sportivo di Paliano i funerali di Willy Monteiro Duarte, il giovane assassinato a calci e pugni a Colleferro. Ad assistere alla cerimonia anche il premier Giuseppe Conte, arrivato in camicia bianca per rispettare la richiesta della famiglia. A Capoverde, dove è originaria la famiglia di Willy, il bianco è anche simbolo di lutto quando si riferisce a un giovane.  Nel campo sportivo erano presenti moltissimi ragazzi sulle sedie in plastica disposte sul manto erboso con maglie bianche e la scritta 'Ciao Willy'.

Il premier al termine del rito funebre ha confortato la famiglia di Willy. Commosso, si è avvicinato al padre, alla madre e alla sorella di e ha detto: "L'Italia è con voi, vi vuole bene". Poi ha aggiunto:  "Ora ci aspettiamo condanne severe e certe". "Abbiamo seguito tutti questa vicenda di efferata violenza. Non possiamo minimizzarla né sottovalutarla. Non possiamo degradarla a singolo episodio. Dobbiamo guardarci in faccia e capire che ci sono alcune frange, alcune sacche sociali che coltivano la mitologia della violenza".

"Mio figlio non è morto invano se è vero che ha tentato di salvare un'altra vita". E' quanto avrebbe detto il padre di Willy, Armando, all'ambasciatore di Capo Verde Jorge José de Figueiredo Goncalves, che ha reso visita alla famiglia nel pomeriggio a Paliano. A riferirlo è il diplomatico lasciando l'abitazione della famiglia.

L'omelia - "Perché la morte barbara e ingiusta di Willy non cada nell'oblio impegnamoci tutti, istituzioni, forze dell'ordine, uomini e donne della politica, della scuola, dello sport e del tempo libero, Chiesa, famiglie e quanti detengono le chiavi di un potere enorme, quello dei media e in particolare dei media digitali, a comprometterci insieme, al di là di ogni interesse personale‎ e senza volgere lo sguardo altrove fingendo di non vedere, a riallacciare un patto educativo a 360 gradi". Così il vescovo di Tivoli e Palestrina monsignor Mauro Parmeggiani, nell'omelia.

"Chiediamo a Dio anche la forza per saper un giorno perdonare chi ha compiuto l'irreparabile. Perdonare ma anche chiedendo che essi percorrano un cammino di rieducazione secondo quanto la giustizia vorrà disporre e in luoghi, come ad esempio le carceri, che devono essere sempre più ambienti di autentica riabilitazione dell'umano", ha proseguito il vescovo. "Questo giovane ci lascia un grande insegnamento che non vorrei che trascorsi questi giorni pieni di coinvolgimento emotivo, di giusta compassione per Willy e la sua famiglia, di sdegno verso coloro che hanno compiuto un gesto inumano, cadesse come troppo spesso accade nell'oblio o nel fermarsi a qualche targa, monumento commemorativo, intitolazione di qualche torneo di calcio o cose del genere". 

"Un fatto esecrabile che stamane ci vede riuniti insieme e per il quale il nostro cuore è profondamente scosso e colpito". Così il vescovo di Tivoli e Palestrina monsignor Mauro Parmeggiani, nell'omelia ai funerali di Willy. ‎Il giovane nel ricordo del vescovo aveva "passione per lo sport ma senza fanatismi, nel rispetto per gli altri e nell'impegno per loro che, lungi da quegli atteggiamenti di indifferenza che spesso chi si dice adulto assume, ha portato Willy nella notte tra sabato e domenica scorsa a intervenire a favore di un amico per sedare una lite e perdere la vita in quella forma grande che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo: 'non c'è amore più grande di questo, dare la vita per gli amici'". Gesù, ha detto ancora, "non ci ha liberati con la forza dei muscoli ma donando la propria vita sulla croce per amore e assicurando a tutti coloro che come Willy tentano di praticare il suo Vangelo, la vita eterna".

Le offerte raccolte nel corso della messa per i funerali di Willy saranno devolute, per volere della famiglia del giovane, alla Caritas. Lo ha detto durante la cerimonia il vescovo di Tivoli e Palestrina monsignor Mauro Parmeggiani.‎ La celebrazione è accompagnata da musica e cori.

"Il nostro pensiero è rivolto a Willy. Alla sua famiglia, a tutte le persone che lo hanno amato e che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Non si può morire così, non è giusto. È un dolore troppo grande. Oggi preghiamo ancora per lui. Per quel sorriso giovane e sincero. Ciao ragazzo, sei entrato nel cuore di tutti. Ci hai insegnato il coraggio. Noi ti daremo giustizia. È una promessa". Lo scrive su Facebook il ministro Luigi Di Maio.

"Ora bisogna solo far sentire alla famiglia la vicinanza di tutti e pretendere presto giustizia. La Regione pagherà e sosterrà la famiglia per le spese legali e uno degli istituti alberghieri della nostra regione sarà dedicato al nome di Willy". Lo ha detto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti a margine del funerale di Willy Monteiro Duarte, il giovane ucciso a Colleferro.

"Da italiano e da papà chiedo giustizia e preghiera per Willy, galera a vita per gli infami assassini". Lo scrive su facebook il leader della Lega Matteo Salvini nel giorno dei funerali di Willy.

Intanto, ieri, la procura di Velletri, sulla base degli accertamenti autoptici, ha cambiato capo imputazione per i 4 arrestati per l'omicidio di Willy: da omicidio preterintenzionale in omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2020/09/10/omicidio-di-willy-sabato-i-funerali-a-paliano-nuovi-indagati_86b4bbdb-efc1-4c30-86c6-d21a52a132ac.html

venerdì 11 settembre 2020

Omicidio Willy, i magistrati valutano l’accusa di omicidio volontario per gli arrestati. I testimoni: “A terra con le convulsioni”. - Vincenzo Bisbiglia

 Omicidio Willy, i magistrati valutano l’accusa di omicidio volontario per gli arrestati. I testimoni: “A terra con le convulsioni”

Belleggia, i fratelli Bianchi e Pincarelli

Serviranno 60 giorni prima che gli esami istologici possano confermare le cause del decesso, al quale ha contribuito la frattura delle ossa dello sterno. "Ci sono lesioni importanti di natura traumatica", spiegano fonti inquirenti a Ilfattoquotidiano.it.

“Dopo il calcio Willy era a terra rantolante”. “Aveva degli spasmi, tipo convulsioni”. “Perdeva sangue dalla bocca, era inerme”. Le testimonianze ci sono tutte e vanno oltre quelle contenute nell’ordinanza di convalida degli arresti per i fatti avvenuti la notte fra il 5 e il 6 settembre a Colleferro, in provincia di Roma. Ma serviranno 60 giorni prima che gli esami istologici possano confermare i sospetti fondati dei magistrati di Velletri, che stanno valutando se indagare i presunti assassini di Willy Monteiro Duarte per un omicidio “volontario” e non più “preterintenzionale”.

A rafforzare questo sospetto, il racconto dei presenti, che hanno descritto i colpi sferrati da uno dei fratelli Bianchi, Marco e Gabriele (a quanto pare, non entrambi) come una mossa di arti marziali. Disciplina di cui i “gemelli” – come vengono definiti per la loro somiglianza fisica – sono entrambi esperti.

Il pm Luigi Paoletti non ha alcuna fretta. I Bianchi e Mario Pincarelli sono in carcere e ci resteranno almeno fino ad una eventuale udienza al tribunale del Riesame, che tuttavia non è stata ancora richiesta. Nei prossimi giorni, il magistrato sentirà i testimoni portati dalla difesa, che hanno già registrato la loro deposizione di fronte agli avvocati Massimiliano e Mario Pica. Poi attenderà gli esami istologici e i “ragionamenti” messi nero su bianco da Saverio Potenza, il medico legale di Tor Vergata perito della procura.

“Ci sono lesioni importanti di natura traumatica, va approfondito, ma abbiamo un quadro chiaro di quale sia stata la causa della morte”, spiegano fonti inquirenti a Ilfattoquotidiano.it. Un decesso al quale ha contribuito la frattura delle ossa dello sterno. In base alle testimonianze, possono essere due gli eventi che lo hanno provocato: un calcio forte, diretto e mirato al busto – dunque frutto di un colpo di arti marziali – oppure l’accanimento sul corpo del ragazzo a terra, che viene invece attribuito a Pincarelli e (ma questo va verificato) forse anche a qualcun altro del “branco” fra le persone non arrestate.

E proprio il “gruppo di Artena” è sotto i riflettori degli inquirenti in queste ore. In particolare Michele Cerquozzi, al momento non iscritto nel registro degli indagati, nominato dai fratelli Bianchi come colui che li avrebbe chiamati in soccorso di Pincarelli e Francesco Belleggia. Sui social network Cerquozzi mostra una forte vicinanza alla famiglia Bianchi e sembra essere molto amico anche di Alessandro, il terzo fratello, ristoratore, alla cui compagna apparteneva l’Audi QZ presa da Marco e Gabriele per intervenire nella disputa di piazza Santa Caterina. Cosa ha detto Cerquozzi di così “allarmante” da far precipitare i Bianchi sul posto e da dare il là al pestaggio “alla cieca”? Soprattutto, Cerquozzi ha partecipato alla rissa? E con lui l’altro passeggero dell’Audi, Omar Shabani, di cui si sa poco? Fatto sta che alcuni testimoni affermano che “quattro o cinque ragazzi si sono accaniti su Willy”. Determinante potrebbe essere la testimonianza di Matteo Bucci, un ottavo arteniese intervenuto, secondo tutti, per fare da paciere e placare la furia dei fratelli Bianchi.

Come detto, si sta muovendo anche la difesa dei ragazzi in carcere. L’avvocato Mario Pica ha denunciato “un accanimento mai visto da parte dei media” e la “presenza di parecchi mitomani che stanno parlando a vanvera in televisione”. La difesa dei Bianchi conferma che non sono stati avviati esami tossicologici sui ragazzi in carcere: “I due sono astemi e non fanno uso di droghe”, ha spiegato ancora Pica. Diverso il discorso per Pincarelli, il cui padre ieri all’AdnKronos ha detto che “quando esce beve e non capisce più niente”: dai suoi apprezzamenti a una ragazza è scaturito il tragico sabato sera di Colleferro. È stato lui, secondo la testimonianza di Belleggia, ad aver “colpito a terra Willy”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/09/11/omicidio-willy-i-magistrati-valutano-laccusa-di-omicidio-volontario-per-gli-arrestati-i-testimoni-a-terra-con-le-convulsioni/5928234/

Delitto Willy omicidio volontario? Importanti le abitudini degli indiziati.

 Il dolore per la morte di Willy

Gentile Fatto, non sono un giurista. Sono un cittadino come tanti. E tuttavia io penso che se più persone picchiano in modo brutale un ragazzo, con calci e pugni, in faccia, in testa e in altre parti del corpo, ripetutamente anche col ragazzo ormai a terra, fino a provocargli la morte quasi immediata, il reato di cui gli assassini dovrebbero essere accusati è “omicidio volontario” e non “omicidio preterintenzionale” (non volevamo ucciderlo). Come semplice cittadino attendo il processo. Povero ragazzo e povera famiglia. Tutta la mia solidarietà. Cordiali saluti.

Prof. Luigi Roselli

Gentile professore, è verosimile che la questione da lei sollevata se la porranno, sviluppando l’indagine, anche i magistrati competenti. Come sempre, si tratta di applicare le norme generali sull’omicidio adattandole al caso specifico, cioè alla ricostruzione del fatto materiale commesso. Stando alle brutali modalità con le quali è stata provocata la morte del giovane Willy Monteiro Duarte (che lei ha ben riassunto in base alle cronache), sarebbe assurda ogni ipotesi di semplice imprudenza, negligenza o imperizia e quindi di omicidio colposo. L’alternativa principale è fra omicidio preterintenzionale (quando si colpisce a morte qualcuno che però non si voleva uccidere) e omicidio volontario o doloso , che si ha quando si colpisce per uccidere. C’è però un’altra possibilità, quella dell’omicidio volontario con dolo cosiddetto eventuale o indiretto. Nella graduazione dell’intensità del dolo in relazione alla rappresentazione volitivo-conoscitiva del soggetto, dottrina e giurisprudenza hanno individuato la fattispecie della “accettazione del rischio”. Vale a dire che quando si accerta che il soggetto si è rappresentato seriamente la possibilità che si verifichi l’evento morte e tuttavia ha deciso di agire lo stesso, accettando tale rischio, l’omicidio può ritenersi doloso e quindi volontario, ma con dolo – appunto – eventuale. Un peso nelle valutazioni dei magistrati potrà indubbiamente avere anche la circostanza che due degli indiziati sono esperti praticanti di una disciplina “sportiva” etichettata come MMA: un mix di calci , pugni , colpi di karate e arti marziali assortite, che poco si confà con il ruolo di pacieri che i due si sono ritagliati nel primo interrogatorio. Sta di fatto che l’immenso sdegno e il ribrezzo suscitati dalla vicenda sono sacrosanti. E tuttavia persino nel tremendo e orribile caso cui si riferisce la lettera, è giocoforza ricordare – tecnicamente – la presunzione di non colpevolezza.

Gian Carlo Caselli

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/11/delitto-willy-omicidio-volontario-importanti-le-abitudini-degli-indiziati/5927880/

martedì 1 settembre 2020

Sabrina Beccalli, nell’auto anche ossa umane? -

Sabrina Beccalli, nell’auto anche ossa umane?

Potrebbe essere Cristina Cattaneo a mettere il punto sul caso di Sabrina Beccalli, la 39enne di Crema scomparsa dal giorno di Ferragosto. Al medico legale, nota per essersi occupata, tra l'altro, della vicenda di Yara Gambirasio, saranno consegnati nelle prossime ore i reperti trovati nella Fiat Panda nera di Sabrina e data alle fiamme da Alessandro Pasini, il 45enne amico della donna, che si trova in carcere con l’accusa di omicidio e distruzione di cadavere. A Cattaneo l'incarico verrà conferito a mezzogiorno di domani.

All’interno dell’auto di Sabrina gli inquirenti avevano trovato delle ossa di un cane, come accertato da due veterinari. Ma l’avvocato di Pasini, Paolo Sperolini, ha illustrato il parere di un altro medico legale secondo il quale tra le ossa ritrovate ci sarebbe una clavicola dello scheletro umano.
La Procura di Cremona ha dunque accolto il riesame, disponendo una nuova perizia. A fare luce sulla vicenda sarà anche il responso del Dna che potrà così chiarire se quelle ritrovate sono effettivamente ossa di un cane o se appartengono a Sabrina. "Aspettiamo l’esito della perizia - spiega all’Adnkronos il tenente colonnello dei carabinieri di Cremona, Lorenzo Carlo Maria Repetto -. Non escludiamo più niente ormai. Noi carabinieri abbiamo conservato i resti ritrovati in auto. Le certezze di prima non ci sono più anche se suffragate da certificati medici veterinari. La Procura ha deciso di riesaminare quella parte di reperti, posso dire che quello che c’era in macchina non ricordava vagamente un corpo umano”.

Ora occorreranno ancora dei giorni per poter risolvere almeno parte del giallo, per il quale i carabinieri sono stati da subito in prima linea grazie alla prontezza nelle ricerche. "L’importante per noi è stato trovare subito un responsabile - fa notare Repetto - era fondamentale dal nostro punto di vista. Il responsabile in casi del genere va trovato entro 48-72 ore altrimenti poi diventa difficile. Fortunatamente da questo punto di vista il bandolo della matassa è stato trovato subito". Al momento le ricerche del cadavere di Sabrina sono state sospese, in attesa di avere un riscontro dalla perizia che Cattaneo inizierà nelle prossime ore assieme a un pool di esperti.

https://www.adnkronos.com/fatti/cronaca/2020/09/01/sabrina-beccalli-nell-auto-anche-ossa-umane_DMTPhNYUeVzgZEMW7r0W3H.html?refresh_ce

Arguisco da tale domanda che in Italia siamo mostruosamente indietro in quanto ad anatomia patologica... non saper distinguere le ossa di un animale da quelle di un umano è da ignoranti o superficiali... In ogni caso, scusate il gioco di parole, tutto è affidato al caso!

martedì 9 giugno 2020

Ucciso a colpi pistola, trovato legato e imbavagliato.

 © ANSA

Un consulente finanziario sessantenne è stato ucciso nel Torinese. Poco prima della mezzanotte i carabinieri lo hanno trovato nella sua auto, una Bmw, imbavagliato e con le mani legate, sulla collina di Moncalieri. Dai primi rilievi dei militari della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo investigativo del Comando provinciale, l'uomo è stato ucciso con 5 colpi di arma da fuoco calibro 6.35 alla tempia sinistra.
La vittima, Luciano Ollino, si era allontanata dalla sua abitazione nel pomeriggio di ieri.
La Bmw di colore bianco era parcheggiata lungo una traversa sterrata di strada Comunale da San Vito, a Revigliasco. A dare l'allarme era stata una delle figlie, che non vedendo il padre rientrare a casa ha avvisato i carabinieri. L'uomo era residente a Moncalieri. Le modalità in cui è stato ucciso Ollino fanno pensare ad una esecuzione. Al momento nessuna pista viene esclusa.

venerdì 22 febbraio 2019

Raptus omicida, uccide moglie a coltellate.

Raptus omicida, uccide moglie a coltellate

Uxoricidio in piena notte a Marghera (Venezia). Alle 3.25 della scorsa notte le forze dell'ordine si sono recate in piazza Mercato, in seguito alla chiamata di un uomo che affermava di aver ucciso la propria moglie in preda ad un raptus. Le parole dell'uomo sarebbero state: "Ho fatto una cavolata". Una volta giunti sul posto, gli agenti si sono trovati davanti una scena agghiacciante. La donna, che era ancora viva, era stata colpita con un vistoso taglio alla gola e da più ferite al torace.


L'uomo, che non era fuggito, aveva atteso l'arrivo dei poliziotti ed è stato subito identificato. Si tratta di un 43enne di Venezia arrestato per omicidio. Al momento sono in corso le indagini degli investigatori della squadra mobile e i rilievi degli specialisti della polizia scientifica, allo scopo di raccogliere ogni utile fonte di prova per risalire alla dinamica e alla causa dei fatti. A quanto pare, secondo le indicazioni fornite dai vicini, quella della scorsa notte sarebbe stata l'ennesima lite in un rapporto fra i due che negli ultimi giorni si era fatto sempre più difficile.


Non bastano le leggi a fermare la mano violenta dell'uomo, che la tradizione ha posto in una posizione di supremazia rispetto alla donna, è necessario, pertanto, rieducarlo al rispetto di colei che, con la gravidanza, durante la quale cresce e sviluppa nel grembo il nuovo essere umano, dimostra di essere l'unica e vera custode della vita sulla terra.

giovedì 17 marzo 2016

Omicidio al coca party, Foffo: “Ho fatto una cosa agghiacciante, non so come potrò mai scusarmi con i genitori di Luca”. -


Luca Varani

«Ho fatto una cosa terribile e agghiacciante, non so come potrò mai scusarmi con i genitori di Luca». È quanto detto oggi da Manuel Foffo al pm di Roma nel terzo interrogatorio in carcere sull’omicidio di Luca Varani. L’atto istruttorio durato quasi 4 ore.   
Al termine dell’interrogatorio l’avvocato Michele Andreano, difensore del giovane, ha spiegato che il ragazzo «appare molto provato». «Ancora non ricorda perfettamente i dettagli di questo terribile delitto e quindi abbiamo sospeso ma ci saranno ulteriori incontri con il pm. Manuel ha spiegato bene la sua posizione. Ricorda chiaramente cosa è accaduto in quella casa ma ci sono ancora dei vuoti. Ha ribadito la sua versione, sulla dinamica non ci sono grandi variazioni siamo ora ai dettagli su quanto successo», ha aggiunto.  
In carcere si è svolto anche un confronto tra Manuel Foffo e il padre, Valter. «Ma è vero che mi volevi uccidere?». «Sì, papà, è vero». I due, poi, sono scoppiati a piangere e si sono abbracciati. Il padre era rimasto molto colpito dalle dichiarazioni rese al pm dal figlio che parlando dell’omicidio di Luca aveva detto che sullo sfondo aleggiava questo suo desiderio di eliminare il genitore per il quale «provava una forte rabbia interiore». 


Scusarti? Si chiede scusa quando si fa una marachella, quando si offende qualcuno con parole o gesti.....ma quando si uccide un essere umano con tanta ferocia si chiede "PERDONO".

Ma credo che la colpa di ciò che hai fatto non sia tutta tua, ma di chi ti ha dato tutto e non si è mai curato di punirti quando lo meritavi, facendoti credere che eri immortale, intoccabile, furbo al punto di poter uccidere senza essere scoperto.

La vita non è come nei videogiochi dove c'è il "game over", nella vita, quando si muore, si è morti per sempre!
Cetta.

mercoledì 7 novembre 2012

Uccide i figli a coltellate per punire la moglie che non voleva portare il velo.



Perugia - (Adnkronos) - Il duplice delitto a Umbertide, Mustafa Hajjiji, 44 anni di nazionalità marocchina. I bambini di 8 e 12 anni vivevano con la madre in un appartamento a Umbertide, provincia di Perugia, da poco tempo dopo la separazione dei due.

Perugia, 7 nov. (Adnkronos) - Un uomo di 44 anni di nazionalità marocchina, Mustafa Hajjiji, ha ucciso a coltellate ieri sera i suoi figli di otto e dodici anni. I piccoli, il maschio più piccolo, di 8 anni e la femmina di poco più grande (12), vivevano con la madre in un appartamento a Umbertide, provincia di Perugia, da poco tempo. L'uomo dopo il gesto ha tentato il suicidio.
A quanto emerge dalle indagini dei carabinieri coordinati dal pubblico ministero Mario Formisano, la madre dei due bambini uccisi, aveva litigato con il convivente per questioni legate al velo. Secondo quanto si apprende, la volontà della donna di non indossare il velo e di essere più indipendente, potrebbe essere l'antefatto alle angherie del convivente Mustafa Hajjiji, denunciato per maltrattamenti dalla donna il mese scorso. La donna aveva riferito ai carabinieri della stazione di Città di Castello, che l'uomo le aveva puntato un coltello contro minacciandola.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Uccide-i-figli-a-coltellate-per-punire-la-moglie-che-non-voleva-portare-il-velo_313868341826.html

Quando l'uomo si renderà conto del fatto che le donne non sono cose ma esseri umani come loro?
L'uomo è fondamentalmente stupido! Tranne qualche eccezione.