Siamo ormai ai film riciclati, alle copie sbiadite, al già visto e digerito. Approfittando dell’Alzheimer sociale italiano, caratteristica principale di questa nostra nazione priva di memoria, pensano di potersela cavare riproponendo un copione che appartiene a una sceneggiatura già vista, che nel passato ha prodotto un film fallimentare. E quando dico “passato” non sto parlando del 1932, neppure del 1978. Intendo dire il 2011, cioè (quantomeno nella mia mente) l’altro ieri. Mi riferisco qui all’iniziativa della Confindustria di acquistare una pagina pubblicitaria sul quotidiano la Repubblica (e da domani su tutti gli altri quotidiani) apparsa oggi, mercoledì 10 aprile 2013, in cui si vede una clessidra con la polverina tricolore e lo slogan “Il tempo è scaduto”, a metà tra l’annuncio necrologico e una velata minaccia non si sa bene rivolta a chi. Pagina identica all’editoriale pubblicato su Il sole 24 ore ai primi di ottobre del 2011 con il titolo “fate presto”, che poi produsse il governo Napolitano/Monti, il peggiore che l’Italia abbia mai avuto dal 1946 a oggi. Editoriale che faceva da “sequel” alla pagina pubblicitaria acquistata e pubblicata sul corriere della sera da parte dell’imprenditore Diego Della Valle nel mese di settembre del 2011.
Considerando la questione dal punto di vista della comunicazione, mi sembra di capire due cose ormai, ahinoi, molto chiare:
A). Stanno per varare uno straccio di governo (proprio come nel novembre del 2011) che esalterà lo spirito democratico della cupola mediatica e dei giornalisti televisivi, la variante di Monti/Passera, riadattata alle esigenze del 2013, con applausi in tutta Europa, salamelecchi di varia natura, magari qualche laurea honoris causa. Il tutto condito con espressioni del tipo “i mercati hanno reagito benissimo” e diversi articoli dei corrispondenti da New York, Washington e Londra dove importanti finanzieri, banchieri, economisti di fama, spiegheranno che finalmente l’Italia ha davvero svoltato e stanno per arrivare fiumi di danaro di investimenti. Traghetteranno il paese dalle olgettine di Arcore -via professoroni supercompetenti della Bocconi- al nuovo orizzonte luminoso del caro leader presidenziale, chiunque egli sia, il quale ci regalerà la bella pensata che stanno cucinando in questi giorni. E’ chiaro come il sole. Il copione è identico. Le comparse pure. Lo sceneggiatore anche. Così come il regista e il produttore. Ah, dimenticavo di aggiungere “i finanziatori”: neanche a dirlo, sono sempre gli stessi, saremo noi cittadini che paghiamo le tasse. Tanto per rinfrescare la memoria, ricordo che nel maggio del 2012 –soltanto undici mesi fa- Mario Monti dichiarò di ritorno dal suo secondo viaggio in Usa (raccontato su tutta la stampa mainstream come “il trionfo del premier a Wall Street” con applausi e lacrime da parte del PDL e del PD) “il successo del decreto salva-Italia e l’avvio del grande piano di ripresa dell’economia è stato salutato con tale favore dai mercati americani e dai grandi investitori, da potermi consentire di vedere, oggi, con chiarezza e ottimismo, la luce in fondo al tunnel. Grazie all’azione del mio governo, già nell’ultimo trimestre di quest’anno, l’Italia, grazie ai suoi conti messi a posto, si avvierà verso una nuova, e lasciatemi dire, luminosa ripresa economica. Stiamo sulla strada giusta”. Non contento di questa bella pensata, invitò il supertecnico multi laureato extra professore hightech Grilli a dir la sua; eccola: “Possiamo davvero respirare una nuova aria, soprattutto le imprese, perché i dati parlano chiaro e ci confortano; alla fine di quest’anno la ripresa segnerà una netta inversione di tendenza producendo un aumento positivo del pil intorno a un +1,2% per avviare poi già nel primo trimestre del 2013 un aumento del pil intorno a un sicuro +2%”. Risultato reale al 31 dicembre 2012: pil crollato a un -3%. Elezioni anticipate. Crollo dei consumi con una economica ritornata ai livelli del 1993. Produzione industriale crollata a un -7,8%. 1 milione di licenziamenti. 8 milioni di italiani al di sotto della soglia di povertà. Il 20% delle famiglie italiane considerate “tecnicamente” povere. Dati che inchiodano l’Italia identificandola come un paese definitivamente declinante. Un aumento dei suicidi del 24% rispetto all’anno precedente. L’azzeramento del settore micro-imprese con il fallimento di decine di migliaia di aziende e l’avvio di un nuovo trend “ufficiale”: in Italia chiudono, falliscono, e restituiscono la partita IVA, una azienda ogni 15 minuti, ovverossia 4 all’ora, che corrisponde a 100 al giorno. Alla fine dell’anno saranno all’incirca 40.000 imprese di meno. Nei primi tre mesi del 2013 hanno chiuso 10.150 aziende che comporteranno un abbassamento del gettito fiscale e quindi un aumento della spesa pubblica. Hanno sbagliato tutti i conti, tutte le previsioni. Eppure, sono le stesse identiche persone che oggi stanno formando un nuovo potenziale e possibile “governo di emergenza”.
B). La situazione reale è ben più drammatica di quanto non dicano, non scrivano, non raccontino. Se non fosse così non si comporterebbero come nell’ottobre del 2012. Eppure, leggendo le notizie di oggi, si comincia a respirare una strana e curiosa aria che fa comprendere come –quantomeno in Europa- Milano e Roma non siano poi così distanti da Pyongyang. Così come i nord-coreani non sono al corrente della situazione reale del loro paese, nonostante siano alla fame vera e alla disperazione; così, noi italiani non ci rendiamo conto di ciò che sta accadendo, nonostante tutti i chiari sintomi. Entrambi i popoli sono innocenti. I nord-coreani, a dire il vero, molto più di noi. Loro non hanno sistemi di comunicazione, sono un paese povero, non hanno accesso per Legge a internet e non sanno neppure che esista. Ma una volta tanto, devo spezzare una lancia a favore del mio popolo, che considero mediamente innocente nel proprio abbrutimento analfabeta. Con una argomentazione che è la seguente: sono stati pubblicati dieci giorni fa i dati ufficiali delle 4 agenzie dell’ONU che, a nome delle 174 nazioni che hanno aderito al programma, stilano una classifica relativa a tre voci:
a) libertà di stampa e di comunicazione;
b) livello di corruzione della classe politica dirigente e amministrativa;
c) libertà di accesso al mercato da parte dei singoli cittadini suddivisi per categorie professionali.
Ebbene, in tutti e tre i campi, si registra un crollo verticale. Tradotto vuol dire: poiché questi dati sono il pane di qualunque investitore internazionale, che usufruisce di tali tabelle per identificare e definire ciò che loro chiamano “rischio paese”, si capisce perché non arriveranno i soldi, non ci sarà nessun investimento, e non esisterà alcuna ripresa. Stanno raccontando delle bugie, delle frottole. Dei Falsi. Per quanto riguarda la libertà di stampa, nel 1996 l’Italia era al 23esimo posto al mondo e già c’era da vergognarsi; nel 2008 eravamo arrivai al 47esimo; 50 nel 2009; 51 nel 2011; 57 nel glorioso 2012, e gli osservatori internazionali riferiscono che alla fine del 2013 (se prosegue questo trend) toccheremo la cifra di 65: veniamo dopo l’Iran, dopo l’Arabia Saudita, dopo l’Azerbaijan. La nostra nazione è stata identificata come maestra nella costruzione di falsi, nella pubblicazione di notizie false, nella produzione mediatica di attività tese a delegittimare concorrenti, oppositori, antagonisti, e nella presentazione di elementi che non fanno riferimento alla realtà. Come dire: siamo “ufficialmente” un paese di mitomani. Quantomeno i giornalisti. Noi lo sapevamo già, se è per questo, ma forse non lo sapevano tanti investitori potenziali. Siamo la nazione dell’emisfero occidentale che vanta il primato del paese con la minor libertà di stampa esistente e con la pubblicazione del più alto numero di falsi, notizie inattendibili, con il più basso indice di indipendenza dai partiti politici che controllano il paese. Siamo la Corea del Nord d’Europa.
Questo siamo. Così ci vedono. Così ci percepiscono.
E hanno ragione. Anche per questo non investiranno da noi. Per quanto riguarda la corruzione non siamo gli ultimi in Europa. Ci battono i bulgari. In compenso abbiamo superato i greci e gli spagnoli: sono molto meno corrotti di noi, il che è tutto dire. Qui il calcolo va fatto in maniera inversa, perché al primo posto c’è il più onesto, limpido e virtuoso (il Canada, beati loro!) mentre al 174esimo posto si trova lo Zimbabwe. Nel 2008 (e non era certo una delizia) eravamo al 44esimo posto con somma vergogna degli spiriti più puri nudi e crudi. Nel 2012 abbiamo toccato il livello 72: Sopra di noi la Romania (che era nel 2011 al posto 79) e al 70 la Turchia (che nel 2011 era al posto 84); i turchi stanno facendo passi da gigante: là ogni giorno mettono in galera funzionari pubblici e hanno avviato un processo di pedagogia sociale per incitare al disprezzo sociale nei confronti degli amministratori che rubano. E in galera (non credo che le carceri turche siano una meraviglia) lì li lasciano, non finiscono in un convento a fare le marmellate passeggiando tra le rose, come nel caso del senatore Luigi Lusi, il quale seguita a percepire il suo solido stipendio mensile di 22.000 euro perché a nessuno è venuto in mente di chiederne l’espulsione dal Senato per indegnità e ignominia, e le recenti cronache giornalistiche italiane (lo capite adesso che cosa vuol dire la libertà di stampa?) ci hanno spiegato che è diventato un adorabile intellettuale credente, adorato dai fraticelli perché il bravo Lusi sembra si impegni davvero tanto a mandare a memoria le liriche immortali di San Francesco d’Assisi, che declama tra una passeggiata e l’altra. In teoria, e a norma di Legge, dovrebbe stare in carcere, a condividere il suo triste destino con altri poveretti. Lui, invece, passeggia e canta le lodi del Signore. Nessuno ha spiegato come sia possibile. Ciò che conta: nessun giornalista è mai andato a chiederlo al giudice. Un paese da squallida operetta, consentitemi lo sfogo.
Non ho la minima idea di che cosa si siano detti Berlusconi e Bersani ieri sera. Che cosa abbiano deciso, stabilito, per il nostro futuro. Preferisco seguire i dati dell’Onu. So soltanto che oggi sui giornali economici italiani compare la notizia che “il MPS sembra aver ben digerito le recenti travagliate vicissitudini” (così presentano i padreterni della cupola mediatica il più grande scandalo finanziario italiano degli ultimi 120 anni: una vicissitudine). La medaglia spetta all’agenzia nazionale Teleborsa, che lavora per Milano Finanza e Il Sole 24 ore, che spiega ai propri abbonati come le cose in Italia vadano davvero bene, con la borsa al rialzo che va su che è una meraviglia, perché stanno arrivando milioni a palate da parte di investitori che si gettano a Piazza Affari (purtroppo non è vero niente) grazie al fatto che l’import in Cina è in aumento. La follia di notizie come queste non necessita commenti. Ecco l’estratto.
Notizie Teleborsa – Finanza
Banche in rally a Piazza Affari e in Europa.
(Teleborsa 10 aprile 2013. Ore 11.15) – Piovono acquisti sulle banche quotate a Piazza Affari. Il clima disteso sui mercati e l’allentamento delle tensioni sulle periferie dell’Eurozona sta favorendo un ritorno di interesse degli investitori sui finanziari tricolori, stamane in gran fermento, ma anche sull’intero comparto europeo, al momento in rialzo del 2% sul relativo DJ Stoxx. Di grande aiuto al sentiment generale anche il balzo dell’import in Cina, segno di una possibile accelerazione della domanda interna. Maglia rosa al Banco Popolare, in rialzo di quasi 5 punti percentuali a 0,9705 euro con volumi sostenuti. Tra gli altri Istituti quotati a Piazza Affari, ancora in forte rialzo Mediobanca di riflesso alle speculazioni sull’aggregazione tra Telecom Italia e 3 Italia. Piazzetta Cuccia è, assieme a Intesa Sanpaolo e Generali, tra i soci di Telco, a sua volta azionista di riferimento dell’operatore di tlc. Anche Intesa sta correndo con un rialzo del 3% mentre il Leone di Trieste segna un +2%. Volano anche Unicredit, la BPER, UBI e soprattutto MPS. Quest’ultima sembra aver messo da parte le vicende giudiziarie legate allo scandalo sui derivati e all’operazione Antonveneta lanciandosi verso la propria ricapitalizzazione.
Fine della nota d’agenzia.
Tutte le altre agenzie specializzate italiane sono sulla stessa lunghezza d’onda. Questa sera, il bravo Enrico Mentana, aprendo il suo telegiornale, sarà costretto a raccontarci che in borsa va benissimo e che le nostre banche sono davvero solide. Che cosa deve fare, poveretto! Lui legge le notizie da fonte ufficiale e le riferisce, è il suo mestiere: non le produce lui. E le notizie che oggi il sistema produce, sono queste. Il che vuol dire che, evidentemente, Giorgio Squinzi è un pazzo pessimista. Seguendo i giornalisti economici italiani, all’improvviso si legge che va tutto a meraviglia. Il post finisce qui, con la notizia del giorno: “MPS ha superato le sue vicissitudini”. Siamo contenti. Non spiegano come, ma non ha importanza; bisogna pur sempre rispettare il fatto che stiamo al 57esimo posto come libertà di stampa e al 72esimo come livello di corruzione. Ignoro totalmente che cosa sia avvenuto ieri sera, alle ore 18, nell’incontro tra l’on. Pierluigi Bersani e il senatore Silvio Berlusconi. In compenso so che cosa pubblica oggi la stampa economica. Che va tutto bene, che milioni a palate piovono a Piazza Affari e che il Monte dei Paschi di Siena ha risolto le sue vicissitudini. Forse, a breve, è in cantiere un gemellaggio Milano-Pyongyang. Prima di ironizzare sul bambino delirante asiatico, pensateci due volte. Non siamo poi tanto distanti da loro.
La Corea del Nord è vicina.
Noi siamo, niente di più, che una sua copia sbiadita, si intende, modello europeo.