sabato 11 gennaio 2014

Violenza sul web: altro che internet, gli insulti arrivano dal cellulare del Ministro. - Guido Scorza


“Sei una merda…Esiste Dio e con te non sarà clemente”. Non è una delle tante ignobili frasi apparse tra i commenti dei giornali online o sulle pagine di Facebook all’indomani del ricovero di PierLuigi Bersani in ospedale, né di quelle altrettanto ignobili che hanno affollato il profilo Facebook di Caterina, la studentessa di veterinaria che aveva difeso la vivisezione come strada capace salvare la vita e lei ed a tanti altri malati.
La frase in questione l’ha scritta un Ministro della Repubblica, Nunzia De Girolamo e l’ha inviata a Clemente Mastella, euro-deputato, via sms, magari attraverso un cellulare di Stato, pagato con i soldi nostri.
Nei giorni scorsi, davanti all’episodio degli auguri di morte rivolti alla giovane studentessa di veterinaria prima e a Commenti (396) poi, in molti – commentatori e politici – si sono fatti promotori del solito dibattito sulla violenza e sull’odio verbale che impazza sul web e sull’esigenza di intervenire per frenare il rischio di sicure derive.
“E’ colpa dell’anonimato online”, ha sentenziato, come sistematicamente accade, qualcuno, ignorando che difficilmente negli episodi di violenza verbale sul web c’è un effettivo problema di identificazione dell’autore della minaccia o dell’augurio di morte.
“La colpa è della diffusa impunità per ciò che accade sul web”, ha scritto qualcun altro, ignorando – o fingendo di ignorare – che online si applicano, per i reati di opinione, le stesse leggi che si applicano a quanto accade nelle strade, allo stadio, sui giornali o in TV.
La frase – a sua volta maleducata e greve – digitata dal Ministro De Girolamo sul suo telefonino e trasmessa all’On. Clemente Mastella, costituisce, probabilmente l’ennesima, ulteriore conferma, peraltro non necessaria, che è davvero inutile e fuorviante continuare a prendersela con Internet se online, ciclicamente, si registrano episodi di grave imbecillità e maleducazione verbale.
E’ evidente che siamo davanti ad un fenomeno solo ed esclusivamente culturale nell’ambito del quale il “luogo” – fisico o virtuale che sia – nel quale si dà sfogo a certe pulsioni animali è, purtroppo, un fattore secondario.
Se un Ministro della Repubblica trova “normale” augurare, via sms, la morte – o altro genere di divina sofferenza – ad un suo collega parlamentare, “solo” perché questo ha fatto notare che, in passato, per uno scandalo simile a quello che oggi la coinvolge, a lui ed alla moglie, è toccato ben più severo destino politico e giudiziario, non ci si può poi stupire se qualcuno – perché imbecille, fanatico o magari disperato dalla perdita del lavoro – decide di indirizzare analogo augurio ad un leader di partito o ad una giovane studentessa che la pensa in modo diverso sulla vivisezione animale.
Non si tratta di giustificare gli insulti e la violenza sul web perché non sono giustificabili ma solo di ricondurre le cose al loro ordine naturale: se sul web c’è anche violenza e maleducazione è perché, purtroppo, anche di violenza e maleducazione è intrisa la nostra società sino ad arrivare ai vertici delle nostre Istituzioni.
Chi lamenta la diffusa impunità sul web, dovrebbe trovare più sorprendente l’impunità di un Ministro della Repubblica che augura ad un Onorevole la morte via sms che quella di un branco di imbecilli che fa altrettanto sulle pagine di giornali e socialnetwork online.
Chi rappresenta le Istituzioni repubblicane e chi ci governa ha, tra gli altri, il difficile compito di dare il buon esempio.  

Confindustria, -10,5% prestiti da 2011, calo 1% in 2014.

Conti e stime del Centro studi Confindustria, ripresa attesa nel 2015: - 10,5% prestiti da 2011.

ROMA - In Italia la caduta dei prestiti bancari alle imprese è stata finora del 10,5% dal picco del settembre 2011, pari a un calo di 96 miliardi. Lo sottolinea il Centro studi di Confindustria stimando per il 2014 un ulteriore calo dell'1% (-8 miliardi). Nel 2015, invece, si registrerà un aumento del 2,8% (+22 miliardi).
Il calo dei prestiti, spiega il Csc in una nota, ''è partito dal lato dell'offerta e perciò le previsioni si basano sull'evoluzione nei bilanci bancari del rischio di credito (oggi ai massimi), della capacità di generare utili (ai minimi), dei ratio di capitale e della raccolta''. Affinché l'inversione di tendenza si verifichi - spiega il Centro studi - ''è cruciale che la valutazione e i test effettuati dalla BCE confermino la solidità dei bilanci bancari così da infondere fiducia negli istituti italiani da parte degli investitori e da abbassare la loro avversione al rischio.
Se l'approfondita analisi della BCE non sortisse questi esiti positivi, si potrebbe materializzare uno scenario avverso, nel quale i prestiti scenderebbero del 4,9% nel 2014 (-40 miliardi) e dell'1,3% nel 2015 (-10 miliardi)''. I prestiti delle banche alle imprese, scrive il Csc, sono già diminuiti più del Pil nominale nel 2012-2013; il rapporto prestiti/PIL si è ridotto rapidamente e potrebbe scendere ancora. Il grado di indebitamento bancario delle imprese è lontano dal picco. ''In ogni caso - si legge nella nota - l'andamento dei prestiti bancari nel 2014-15 non potrà soddisfare pienamente il fabbisogno finanziario creato dal miglioramento della domanda e dell'attività economica e ciò rende urgente lo sviluppo dei canali di finanziamento non bancari''.
Se analisi della BCE sui bilanci bancari non sortisse esiti positivi, si potrebbe materializzare uno ''scenario avverso'', nel quale i prestiti alle imprese scenderebbero nel 2014 del 4,9% nel 2014 (-40 miliardi) e dell'1,3% nel 2015 (-10 miliardi). Lo rileva il Centro studi Confindustria.

giovedì 9 gennaio 2014

Anche con Enrico Letta Palazzo Chigi paga affitti d’oro: 13,4 milioni di euro nel 2013. - Carlo Tecce

Anche con Enrico Letta Palazzo Chigi paga affitti d’oro: 13,4 milioni di euro nel 2013


Lo Stato ha un patrimonio immenso di caserme, capannoni, palazzoni, allora perché Palazzo Chigi, l’essenza statale e politica, spende 13,4 milioni di euro l’anno in “locazioni di vario genere”? Ai calcoli, la giusta sentenza: le stagioni dei tecnici e lettiani, ultimo triennio, fanno risparmiare quasi 6 milioni di euro.

Giulio Tremonti e pure Silvio Berlusconi: “Vendiamo gli immobili pubblici”. Mario Monti e la truppa di ministri con il loden: “Vendiamo gli immobili pubblici”. Enrico Letta e i collaboratori di larghe intese: “Vendiamo gli immobili pubblici”. Non va buttato il tempo per notare le differenze: non ci sono. Vendere per fare cassa, non fa difetto il buon proposito, però affittare perché?
Lo Stato ha un patrimonio immenso di caserme, capannoni, palazzoni, allora perché Palazzo Chigi, l’essenza statale e politica, spende 13,4 milioni di euro l’anno in “locazioni di vario genere”? Ai calcoli, la giusta sentenza: le stagioni dei tecnici e lettiani, ultimo triennio, fanno risparmiare quasi 6 milioni di euro.
La crescita, esponenziale e incontrollata, l’aveva provocata il Cavaliere: 2011, a ogni sottosegretario veniva affidato un appartamento di lusso. Esempio: Daniela Santanchè, Attuazione del programma, occupava un panoramico ufficio in piazza di Montecitorio. Il governo di Berlusconi sforava con leggerezza i 20 milioni di euro. Più di un terzo degli odierni 13,4 milioni di euro sono per la Protezione civile: via Vitorchiano di proprietà di Roberto Amodei e famiglia (editori del Corriere dello Sport), un cubo di cemento e vetrate, in zona a rischio allagamenti, costa 4,454 milioni di euro. I mezzi sono adagiati in via Affile; scrutato un groviglio di numerose società, s’arriva a banca Bnl: vale 1,219 milioni di euro.
Va segnalato che il professor Mario Monti, che pure aveva ridotto di parecchio la spesa in locazioni, ha stipulato un contratto da 1,6 milioni di euro con Unicredit per palazzo Verospi, storico e centrale, via del Corso. Propri lì, fra affreschi e capitelli, il sottosegretario Giovanni Legnini (editoria) riceve, e le foto lo testimoniano, illustri ospiti e delegazioni.
In via dell’Umiltà, non lontano dall’ex sede dei berlusconiani, il governo ospita la stampa estera: 1,8 milioni di euro, considerati troppi dai dirigenti governativi. Il segretario generale di Chigi, sfruttando l’articolo di legge inserito con fatica nel Milleproroghe contro gli affitti d’oro, vuole disdire gli accordi pluriannuali per via della Vite e via dei Laterani: una limatura da 870.000 euro. E grazie a quel comma che il Movimento Cinque Stelle ha proposto e il Partito democratico ha compreso con ritardo, Palazzo Chigi vorrebbe ridiscutere le tariffe per (almeno) tre palazzi. Anche i 310.000 euro per il parcheggio di Pozzo Pantaleo potrebbe traslocare altrove (e gratis) scegliendo una nuova e vicina destinazione fra le infinite proprietà dello Stato: Palazzo Chigi vuole comprare dal demanio militare. Disperso fra la lista d’acquisti per caffè, acqua minerale effervescente o naturale e tende con ricami, mister spending review Cottarelli ancora non ha toccato la pratica immobili di Chigi (o dei ministeri).
Dai 20 milioni di Berlusconi ai 13,4 milioni di Letta, che l’anno prossimo saranno 12: lo spreco diminuisce, però resta. Così non sarà credibile per un presidente del Consiglio, affiancato con seriosità dal ministro di turno, far notare che “il patrimonio pubblico è troppo, inutilizzato e va dismesso”. Non s’è mai visto un ricco immobiliarista che prende qua e là palazzi in affitto.

Rifiuti Roma, 7 arresti: ci sono il patron di Malagrotta Cerroni e dirigenti regionali. - Nello Trocchia

Rifiuti Roma, 7 arresti: ci sono il patron di Malagrotta Cerroni e dirigenti regionali


Inchiesta per associazione a delinquere. Sequestro da 18 milioni. Ai domiciliari "l'imperatore dell'immondizia", monopolista nel Lazio. Con lui anche l'ex presidente della Regione Landi e due funzionari confermati di recente da Zingaretti: Fegatelli (che è arrivato a ricoprire 10 incarichi) e De Filippis (già condannato dalla Corte dei conti per un danno erariale da 750mila euro).

Sette persone sono state arrestate dai carabinieri del Noe di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti del Lazio. Tra questi anche l’imperatore dei rifiuti di Roma, “l’ottavo re” che ha vissuto negli anni di centrodestra e centrosinistra come il padrone, il monopolista nella gestione del pattume sia nella capitale che nel Lazio: Manlio Cerroni, proprietario dell’area della discarica di Malagrotta, è finito ai domiciliari. Un’inchiesta, quella della Procura di Roma, che scompagina un sistema di potere giocato in forza del controllo della catena di comando a rischio di lasciare la Città eterna inondata di rifiuti. Sistema che ha fatto comodo alla politica, incapace di scelte e di governare il ciclo.
Con Cerroni agli arresti domiciliari altre 6 persone: imprenditori, ma anche funzionari pubblici. Si tratta in questo caso dei dirigenti regionali Luca Fegatelli (“l’uomo dei 10 incarichi”) e Raniero De Filippis. Agli arresti Francesco Rando, uomo di fiducia dell’avvocato e gestore della Pontina Ambiente. Rando gestisce anche la E.giovi srl che, insieme al Consorzio Co.la.ri., è tra le aziende principali dell’avvocato che fatturano in media 150 milioni di euro all’anno. Non è l’unico collaboratore di Cerroni coinvolto nell’inchiesta: anche altri due storici assistenti dell’avvocato sono finiti ai domiciliari, Pino Sicignano (direttore della discarica di Albano Laziale) e Piero GioviAssociazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti e truffa sono tra i reati contestati a vario titolo agli indagati. La Guardia di Finanza di Roma ha nel frattempo sequestrato beni mobili ed immobili per 18 milioni di euro. 
L’inchiesta da VelletriNe ha fatta di strada Cerroni, una vita in sella dai tempi della sindacatura nel piccolo paese di Pisoniano, in provincia di Roma, anni Cinquanta – quando si faceva immortalare vicino a Giulio Andreotti - fino all’ascesa da imprenditore. Cerroni ha costruito un impero controllando la mega discarica di Malagrotta che per 30 anni ha ingoiato i rifiuti di Roma, di Fiumicino e della città del Vaticano. Società in tutta Italia e anche all’estero, un patrimonio sconfinato e impianti costruiti in mezzo mondo. Ora l’epilogo dei domiciliari.
L’inchiesta è partita nel 2009, condotta dai carabinieri del Noe di Roma agli ordini del colonnello Ultimo e del capitano Pietro Rajola PescariniLa Procura di Velletri, pm Giuseppe Travaglini, aveva chiesto gli arresti, ma il gip nell’aprile 2012 ha trasferito gli atti per competenza alla Procura capitolina. Sotto accusa era finita la gestione del polo industriale di Albano Laziale, dove Cerroni, con la Pontina Ambiente, gestisce una discarica e un Tmb, impianto di produzione del cdr, le balle dei rifiuti da incenerire. Secondo l’accusa veniva prodotto cdr in misura inferiore rispetto a quanto veniva poi fatto pagare ai Comuni conferitori, con risparmio per il privato che spendeva di meno per smaltirlo in discarica, che in tanto si esauriva prima, piuttosto che per incenerirlo. I Comuni pagavano per un servizio che non ricevevano procurando così un vantaggio alla società di Cerroni. L’inchiesta per competenza si è spostata a Roma, i pm Alberto Galanti e Maria Cristina Palaia sotto la guida del procuratore Giuseppe Pignatone, hanno chiesto le misure cautelari, accolte dal gip Massimo Battistini.
Il funzionario a disposizione
Se c’è l’imprenditoria non può mancare il funzionario regionale, anche lui ai domiciliari, si tratta di Luca FegatelliNotizie riguardo l’indagine, che oggi ha portato all’esecuzione delle misure cautelari, erano già state pubblicate eppure Fegatelli, anche quando Nicola Zingaretti è stato eletto presidente della Regione, è rimasto in sella con una sfilza di incarichi (ilfattoquotidiano.it ne contò 10). Tra questi anche quello didirettore dell’agenzia regionale per i beni confiscati. Fegatelli è stato dirigente della direzione regionale energia e rifiuti fino al 2010 prima di passare a capo del dipartimento istituzionale e territorio, ruolo che oggi ricopre. Per gli inquirenti è stato a disposizione del gruppo imprenditoriale, è risultato il vero regista, l’uomo chiave della strategia “cerroniana” in Regione. Insieme a Cerroni ai domiciliari finiscono i suoi uomini di sempre, i fedelissimi che da anni sono stati ai vertici della galassia di imprese dell’avvocato. 
Poi c’è Raniero De Filippis. Prima direttore del dipartimento del territorio (dal 2007 al 2010), poi attualmente alla guida della direzione regionale ambiente e politiche abitative. De Filippis, con Fegatelli, fu tra i “fortunati” che vide il suo incarico prorogato da Renata Polverini in extremis del suo mandato da governatrice (che stava esaurendosi sotto i colpi degli scandali). E lo stesso funzionario si è “distinto” anche per la coincidenza di avere come collega – funzionario in Regione Lazio – il nipote Alessandro. Anche De Filippis è stato confermato da Zingaretti nonostante tutto. Nonostante la Corte dei Conti lo avesse condannato a risarcire la Regione accertando un danno erariale di 750mila euro. E nonostante nel 2002 avesse già patteggiato 5 mesi per abuso d’ufficio e falso ideologico per vicende legate ad una comunità montana di cui era stato commissario liquidatore.
L’assessore al telefono
Ai domiciliari anche Bruno Landi, ex presidente della Regione Lazio negli anni Ottanta, craxiano di ferro, presidente di Federambiente Lazio, che ha ricoperto diversi ruoli nelle società dell’avvocato da Viterbo a Latina. Landi è stato il punto di contatto con il mondo della politica. Quella politica che ha sempre acconsentito alle richieste dell’avvocato per lo spettro della spazzatura in strada e l’incapacità dei partiti di avviare un ciclo di gestione dei rifiuti. Negli atti, l’informativa dei carabinieri del Noe inviata alla Procura di Velletri, anche una telefonata con l’attuale assessore regionale Michele Civita (estraneo all’inchiesta), quando era assessore in Provincia. Conversazioni che raccontano il ruolo e il potere di Cerroni. Era il 2010. I carabinieri scrivono nell’informativa: “L’assessore, sebbene in un primo momento sembra tenere testa alle pretese dell’avvocato, alla fine soccombe dietro la paura di creare un problema igienico-sanitario simile a quello vissuto dalla città di Napoli, così come paventato dal Cerroni stesso”. Un potere e un ruolo chehanno affascinato anche Goffredo Sottile (pure lui estraneo all’indagine), ultimo commissario per l’emergenza rifiuti a Roma, che anche in pubblico aveva espresso apprezzamenti per l’avvocato. Nonostante l’indagine in corso a carico di Cerroni – nota già dallo scorso anno – Sottile ha insistito per affidargli la gestione della nuova discarica che avrebbe servito Roma dopo Malagrotta. Ipotesi poi tramontata. Tramontata come la rete di potere dell’anziano avvocato.

mercoledì 8 gennaio 2014

I 10 cibi più salutari del mondo.


Quali sono i cibi più salutari del mondo? Una domanda a cui sarebbe importante dare una risposta precisa, se vogliamo badare al nostro benessere generale. Ci sono molti studi scientifici sull’argomento, ma non c’è un accordo fra tutte queste ricerche, perché ciascuna di esse ci propone alimenti differenti, che si distinguono per proprietà benefiche varie. In ogni caso proviamo a fare una classifica dei cibi più in grado di apportare benefici alla salute. Andiamo nello specifico.
1. Mirtilli
I cibi più salutari
mirtilli hanno delle proprietà antiossidanti, che li rendono dei frutti adatti per combattere iradicali liberi e per esercitare un’adeguata azione di prevenzione nei confronti dell’invecchiamento cellulare. Da questo punto di vista sono davvero un elisir di giovinezza. Inoltre sono ricchi di fibre e per questo aiutano la digestione e la motilità intestinale. Il succo di mirtilli nella dieta è utile per dimagrire.
2. Semi di chia
I cibi più salutari
semi di chia sono davvero ricchi di proprietà curative e dovrebbero rientrare come elementi d’eccellenza nell’ambito di un’alimentazione sana. I semi di chia infatti contengono molti omega 3,proteine e fibre. Ci sono anche delle bevande proprio a base di chia, che rendono facile l’assunzione delle sostanze nutritive.
3. Noci
I cibi più salutari
Anche se può sembrare strano e apparentemente inspiegabile, le noci fanno parte di questa classifica dei cibi più salutari al mondo. Tutto merito degli acidi grassi omega 3, che permettono di agire contro l’invecchiamento. Le noci sono anche un’importante fonte naturale di melatonina, quella sostanza che ci aiuta a dormire bene.
4. Kiwi
I cibi più salutari
Di solito, pensando alla frutta che fa bene, ci vengono in mente le arance, che abbondano divitamina C. Dobbiamo però sapere che i kiwi contengono il doppio della vitamina C di quella contenuta dalle arance. Inoltre i kiwi apportano al nostro organismo la stessa quantità di potassioche assumeremmo attraverso il consumo delle banane.
5. Quinoa
I cibi più salutari
La quinoa, oltre ad essere un cibo particolarmente versatile, è molto salutare, perché rappresenta una di quelle soluzioni che permettono di ottenere proteine, senza ricorrere al consumo della carne. La quinoa è ideale da aggiungere alle zuppe.
6. Tè verde
I cibi più salutari
Il tè verde riesce ad apportare nel nostro organismo molte sostanze antiossidanti. Si tratta delle catechine, che agiscono in modo essenziale nella prevenzione dei tumori. Tra l’altro è anche una bevanda deliziosa. Bisognerebbe berne tre tazze al giorno.
7. Avena
I cibi più salutari
La caratteristica che rende l’avena un cibo particolarmente salutare è la notevole quantità di fibra solubile che essa contiene. La fibra solubile è utile per ridurre il colesterolo e per prevenire le malattie cardiache. Inoltre contribuisce a darci un senso di sazietà e pertanto è ideale se stiamo seguendo una dieta ipocalorica.
8. Broccoli
I cibi più salutari
broccoli sono salutari grazie all’azione svolta dagli indoli, sostanze vegetali, che si sono dimostrate in grado di ridurre il rischio di incorrere in alcune forme di tumore. I broccoli contengono anche flavonoidi, che sono degli efficaci antinfiammatori.
9. Salmone
I cibi più salutari
Il salmone è utile all’organismo, perché è in grado di apportare proteine magre. Inoltre abbonda di omega 3 e antiossidanti. Fra questi possiamo ricordare l’astaxanthin, che conferisce al salmone il tipico colore rosa.
10. Spinaci
I cibi più salutari
Gli spinaci contengono molti antiossidanti, in grado di proteggere la salute degli occhi. Fra questi ci sono la luteina e la zeaxantina. Molti di questi antiossidanti riescono anche a prevenire i tumori. Gli spinaci nell’alimentazione sono utili anche contro il diabete.

martedì 7 gennaio 2014

Ricetta: pitta 'nchiusa calabrese.


Pitta nchiusa

  • DifficoltàDifficoltà:
    Facile
  •  
  • TempoTempo:
    1 h e 15 min 
  •  
  • PersonePersone:
    6
  •  
  • CalorieCalorie:
    400 kcal/Porz.
La pitta ‘nchiusa (o pitta ‘mpigliata) è un piatto calabrese, tradizionale per le festività natalizie soprattutto nelle province di Catanzaro e di Cosenza. Le numerose roselline in pasta sfoglia al vino bianco, sono farcite e addolcite con spezie, miele e frutta secca: un mix eccellente in grado di esaltare ogni sapore! La ricetta prevede una preparazione leggermente complessa e lunga ma non preoccupatevi, con i nostri suggerimenti tutto sarà molto più facile! Vediamo insieme come procedere.

Ingredienti

  • 1 bicchiere di olio d’olivo
  • 1 bicchiere di vino moscato
  • 2 uova
  • 500 gr di farina
  • 1 bustina di lievito per dolci
  • 1 pizzico di sale
  • 50 gr di pinoli
  • 100 gr di uva passa
  • 250 gr di miele
  • zucchero q.b.
  • un po’ di cannella
  • fichi secchi spezzettati

Preparazione

  1. Iniziate a preparare la pasta sfoglia: intiepidite il vino moscato e l’olio per poi versarli in una ciotola molto capiente. Aggiungete quindi le uova, un pizzico di sale e la farina. Cominciate a impastare il tutto con le mani aggiungendo, laddove necessario, un po’ di farina per facilitare la lavorazione. Il risultato deve essere un impasto compatto e omogeneo.
  2. Non appena avrete raggiunto un impasto compatto e omogeneo, unite il lievito, continuando a lavorare la pasta ancora per qualche minuto. Successivamente fatelo riposare per un’ora e mezzo in un posto caldo e non umido. Finito il tempo di riposo, dividete l’impasto totale in tre pezzi che vi serviranno per realizzare una sfoglia tonda e due quadrate.
  3. Procedete ora a creare il ripieno del vostro dolce. All’interno di un tegame unite i pinoli, l’uva passa, lo zucchero, i fichi secchi (precedentemente spezzettati) e il pizzico di cannella; mischiate utilizzando un cucchiaio e aggiungete il miele. Ponete tutto su fuoco molto lento e aggiungete un goccio di vino moscato, continuando a mescolare bene per amalgamare gli ingredienti tra loro.
  4. Ponete la sfoglia rotonda su una teglia della stessa forma (già unta e infarinata) e cospargetela con un po’ di zucchero, cannella e miele.Tagliate le due sfoglie quadrate in striscioline e stendete all’interno di ogni fascia, il ripieno creato in precedenza. Iniziate ora ad “arrotolare” le diverse strisce su loro stesse, come per creare delle rose. Ponete ogni singola rosa nella teglia avendo l’accortezza di aprire leggermente l’orlo superiore, per dare la forma dei petali.
  5. Infornate a 180 °C per circa un’ora. Se durante la cottura la pitta vi sembra un po’ asciutta aggiungete del miele, questo contribuirà ad ottenere il colore finale molto scuro. Servite ai vostri ospiti e non preoccupatevi di terminarla, la sua conservazione è abbastanza lunga.

Erba benedetta




Erba benedetta

L’erba benedetta, il cui nome scientifico è “Geum Urbanum” è una pianta molto diffusa in tutta Europa, anche in Italia. Oltre che col nome di “erba benedetta”, essa è conosciuta anche come “garofanaia”, “cariofillata” oppure “ambretta selvatica”, tutti nomi che rimandano a delle sue particolari caratteristiche. Appartenente al gruppo delle “Rosaceae”, l’erba benedetta è una pianta erbacea che si trova durante tutto l’anno, poiché resiste alle intemperie così come al caldo eccessivo. Si trova sia sulla costa, in prossimità di spiagge e mare, sia nell’entroterra, anche in collina e in montagna, fino però a un’altezza di 1600 metri. Si tratta di un’erba molto resistente che si sviluppa di frequente sulle strade, tra le crepe dei muri, nei boschi, sui marciapiedi delle città e tra la vegetazione: per quanto resistente al caldo, preferisce luoghi freschi ma umidi, dove prolifera creando a volte anche disagi poiché molto difficile da estirpare. Il fusto – molto ramificato e ricco di arbusti – ha un’altezza che varia dai quaranta ai sessanta centimetri; la maggior parte delle foglie sono piccole (misurano infatti pochi centimetri), mentre ve ne sono alcune più grandi che generalmente si trovano sulla sommità della pianta. Questa pianta erbacea presenta anche dei fiorellini gialli caratterizzati da un numero fisso di petali (cinque), e dei frutti di colore rosso scuro. La fioritura si verifica tra la fine della primavera e l’estate: è possibile infatti vedere i fiori dell’erba benedetta solo tra maggio e la metà di luglio. È molto diffusa nei giardini poiché richiede poche cure e in genere resiste alle intemperie, tuttavia è bene non lasciarla troppo a lungo esposta al sole cocente e garantirle una certa umidità, poiché non tollera il clima secco, particolarmente arido.

Gli usi dell’erba benedetta

L’erba benedetta viene utilizzata sia in cucina, per condire primi, secondi e piatti a base di pesce e carne, sia come rimedio medicamentoso in virtù delle sue notevoli proprietà curative. Della pianta si usano prevalentemente le foglie – “l’erba” vera e propria – e le radici, le quali per sapore, odore e aroma ricordano moltissimo i chiodi di garofano. Le foglie vanno raccolte col caldo, in estate, mentre le radici nel periodo che va da marzo agli inizi di giugno: dopo la raccolta, sia le une che le altre vanno lasciate essiccate al sole.

Le proprietà benefiche dell’erba benedetta

fiore Erba benedetta Sia le foglie che le radici di erba benedetta contengono sostante estremamente preziose per l’organismo come tannini, glucosidi e vari oli essenziali, le quali sono le principali depositarie delle proprietà benefiche di cui gode la pianta. Tuttavia la concentrazione più elevata del principio attivo si trova nelle radici, le quali sono molto usate nella fitoterapia, una branca di medicina “alternativa” che per curare patologie più o meno gravi si avvale dell’uso di piante, erbe e fiori dalle riconosciute proprietà medicamentose. Le foglie, invece, vengono usate soprattutto in cucina, come condimento. Tra le proprietà benefiche dell’erba benedetta vi è la capacità di regolare il flusso mestruale e quella di fermare possibili emorragie interne, soprattutto uterine. Della sua azione positiva risente anche l’apparato gastro-intestinale, che viene purificato. Non solo: l’erba benedetta aiuta anche a regolarizzare l’attività intestinale e la digestione, scongiurando problemi come stipsi o diarrea (quest’ultima, soprattutto, viene arginata grazie alle proprietà astringenti di cui gode l’erba benedetta). Quest’erba combatte inoltre l’inappetenza, favorendo il ripristino di un ciclo alimentare regolare.

Come utilizzare l’erba benedetta

Erba benedetta In cucina, le foglioline di erba benedetta, generalmente molto tenere, dal sapore delicato, possono essere usate per preparare o arricchire delle ottime insalate, oppure, lessate, possono essere consumate da sole come contorno di secondi a base di pesce o carne. Per quanto riguarda le radici, essendo molto simili per aroma e composizione ai fiori di garofano, l’uso che se ne fa in cucina è molto simile: in questo caso, infatti, l’era aromatica viene utilizzata prevalentemente come spezia, per insaporire le pietanze oppure alcune bevande alcoliche (soprattutto vini e liquori). L’erba benedetta può essere usata anche come tisana, per aiutare la regolarità intestinale; in questo senso, il suo uso è molto simile a quello della genziana, una pianta caratterizzata da effetti e proprietà molto simili. Per preparare una tisana a base si erba benedetta è sufficiente comprare della radice essiccata in erboristeria, tagliarla a pezzetti e unirla a dell’acqua bollente. Dopo averla lasciata in infusione per un quarto d’ora, si procede a filtrarla e si beve come una qualsiasi tisana. L’erba benedetta si presta anche a essere usata sotto forma di tintura madre e di decotto, usando sempre le radici. La tintura di erba benedetta viene preparata usando il vino come solvente: per questo motivo risulta piuttosto alcolica e infatti si consiglia di consumarla come un liquore vero e proprio, magari due volte al giorno, dopo pranzo e dopo cena. La gradazione consigliata non è altissima: il rapporto erba-vino, infatti, generalmente è di uno a venti, ossia cinque grammi di erba benedetta per cento millilitri di vino bianco oppure rosso, a seconda della preferenza.
http://www.giardinaggio.it/erboristeria/rimedi-naturali/erba-benedetta.asp