venerdì 22 maggio 2015

Il grillino che salta dal Parlamento alla startup. - Luciana Maci



Luca Carabetta, ingegnere, 23 anni, è il collaboratore parlamentare di Ivan Della Valle (Movimento 5 Stelle) che ha contribuito a scrivere alcune norme dell'Investment Compact. E ora lancia una società per sviluppare un dispositivo cerca-oggetti, Trivo, che ha appena debuttato sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo. 


Dopo aver contribuito a estendere la vita delle startup innovative da quattro a cinque anni e dato la possibilità agli startupper di evitare il ricorso al notaio per la costituzione della società, ora lancia lui stesso una startup, Trivo, che ha appena debuttato sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo. Tutto questo in soli 23 anni di vita. Lui si chiama Luca Carabetta, è torinese, diplomato in Informatica, laureato in Ingegneria energetica e da marzo 2013 collaboratore parlamentare del deputato del Movimento Cinque Stelle Ivan Della Valle.
È in questo ruolo che ha lavorato dietro le quinte alla preparazione degli emendamenti presentati dal parlamentare all’Investment Compact, la legge approvata a marzo che ha introdotto la nuova categoria delle pmi innovative, ma che prevede anche novità per l’ecosistema delle startup. In particolare erano a firma di Della Valle tre emendamenti-chiave presentati insieme ad altri e successivamente approvati: uno per garantire le agevolazioni alle startup innovative fino a 5 anni di vita; un altro per consentire la costituzione di startup attraverso la firma digitale in alternativa al ricorso al notaio, norma che ha suscitato le proteste dei notai e di cui ora si attende il decreto attuativo; e infine un emendamento per aprire un mega-portale con tutti i bandi per le startup. Misure di cui potrebbe usufruire anche la startup di cui Carabetta è founder e Ceo, nata all’inizio di quest’anno per sviluppare e commercializzare un dispositivo in grado di rintracciare persone, animali e oggetti che sono stati smarriti attraverso un modulo bluetooth adatto per “setacciare” gli spazi chiusi, e un GPS, per esplorare ogni parte del globo.
“Io e altri sei ragazzi torinesi – racconta Carabetta EconomyUp – ci siamo incontrati e abbiamo deciso di creare qualcosa dal nulla, con la convinzione che in Italia si possa ancora fare qualcosa di buono, che qui ci siano ancora concrete possibilità per i giovani”.  Il suo percorso di vita ne è già testimonianza: a un’età in cui molti suoi coetanei si affannano dietro agli esami da dare all’Università lui ha contribuito a scrivere una legge. Del resto negli anni precedenti si è impegnato e, va detto, ha anche preso il treno giusto, quello di un movimento politico appena nato e quindi più aperto ai neofiti rispetto forse ad altri partiti più radicati e storici.  
Diplomato in informatica, Carabetta ha lavorato per qualche anno come consulente informatico. A 18 anni ha cominciato a frequentare i comitati locali No Tav, che si oppongono alla costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione, fornendo loro consulenza informatica gratuita. Nel movimento No Tav c’era anche Della Valle, di cui sarebbe diventato collaboratore parlamentare.
“Ho iniziato a partecipare a eventi e convegni – dice a EconomyUp - e mi sono appassionato ai temi ambientali ed energetici. Così ho deciso di iscrivermi a Ingegneria energetica al Politecnico di Torino, continuando però a lavorare”. In quel periodo faceva tre cose: il consulente, lo studente e il militante. Nel 2009 nasce il Movimento 5 stelle, nel 2010 i grillini si presentano alle elezioni regionali e in Piemonte vengono eletti due consiglieri. Carabetta è lì a dare una mano, sempre a titolo gratuito.  È così, frequentando e aiutando il Movimento, che nel 2013 gli viene chiesto di dare l’“ennesima” mano, stavolta però in Parlamento e sotto contratto. “Ho dovuto interrompere l’attività di consulente informatico, anche se con quella guadagnavo di più" sottolinea.
Con Della ValleCarabetta è il referente dei grillini in parlamento per le startup. E adesso è anche uno startupper a tutti gli effetti. “In questi mesi - spiega - abbiamo definito le specifiche del nostro dispositivo con due società di Roma, Genesi Elettronica e PWM Semiconductors. Ora puntiamo a sviluppare il prototipo definitivo, per questo abbiamo deciso di utilizzare il crowdfunding, chiedendo 100mila euro su Indiegogo: questa modalità di raccolta fondi consente ai clienti interessati di prenotare Trivo con qualche mese di anticipo, dandoci così la possibilità di strutturare l'impresa e avviare la produzione. È un modo per aiutare dei giovani a partire con un'impresa”. 

giovedì 21 maggio 2015

Il tragico e miope errore che Winston Churchill non avrebbe mai fatto. - Sergio Di Cori Modigliani

churchill

Sir Winston Churchill, un errore così marchiano, miope, ottuso e politicamente volgare, non lo avrebbe mai commesso. Mi riferisco a ciò che si è verificato il 9 maggio del 2015. Un evento geo-politico di fondamentale importanza strategica, che in Italia non ha suscitato alcun interesse ma che in Usa, Australia, Gran Bretagna, Argentina, Brasile, Cina, da quel giorno sta alimentando discussioni, forum, scambi di opinioni.
Vediamo di che cosa si tratta.
All’alba del 9 Maggio 1945, l’alto comando militare dell’esercito tedesco del Terzo Reich, firmava davanti ai plenipotenziari di Usa, Gran Bretagna e Urss, la propria resa incondizionata. Si concludeva così la più grande carneficina degli ultimi duemila anni, soltanto in Europa circa 45 milioni di morti (45.000.000 di persone scomparse) circa il 2% dell’intera popolazione planetaria di allora, corrispondente a circa 150 milioni di oggi. La resa venne firmata alle 7 del mattino. Alle 9, due ore dopo, veniva firmato un decreto surreale e folle, prova lampante della totale pazzia umana del concetto di guerra: americani, inglesi, russi e tedeschi furono d’accordo nel ricostituire e riconoscere da subito l’omicidio come reato, chiunque fosse la vittima, chiunque fosse l’omicida. Come dire, se alle 5 del mattino del 9 Maggio prendevate a randellate sulla testa (uccidendolo) il vicino di casa perché vi stava antipatico, ve la cavavate con una scusa qualunque, ma se lo facevate sei ore dopo venivate arrestati e condannati a morte. L’omicidio, infatti, veniva punito, in quel momento, in tutta l’Europa dell’est, in Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Danimarca, con la pena capitale. Basterebbe questo fatto per comprendere che cosa abbia rappresentato per l’immaginario collettivo il ventennio del nazifascismo: Adolf Hitler e Benito Mussolini sdoganarono l’omicidio, nascondendo l’assassinio e l’eliminazione fisica degli oppositori sotto la veste dell’ideologia. E’, quindi, incomprensibile come, ancora oggi, in Europa -e il numero sta aumentando in maniera allarmante anche in Italia- dei giovani e giovanissimi possano aderire a una interpretazione del mondo e della società che non contempla l’omicidio politico come reato.
Il 9 Maggio, per tutta l’Europa, è la giornata simbolo del ritorno alla pratica del Diritto Civile.
Quest’anno si celebravano i 70 anni da quei lontani e sanguinosi eventi.
Vladimir Putin, per l’occasione, aveva stabilito di organizzare una parata militare sulla Piazza Rossa, invitando tutti i più importanti leader politici del pianeta, con una zona vip destinata esclusivamente a russi, americani e britannici, i tre alleati vincitori di allora. 
Circa un mese prima, pare che Hollande avesse telefonato a Cameron per proporgli di fare il viaggio insieme e chiedere se aveva deciso di andarci anche la regina Elisabetta. Così aveva saputo che nessun inglese sarebbe andato a Mosca. Neppure la Merkel, neanche la regina d’Olanda, il re del Belgio, il re di Spagna. Naturalmente neppure gli americani. C’è stata (così ci informano i media statunitensi in genere molto ben informati) una lunga discussione tra francesi e inglesi, e alla fine Hollande si è arreso, non ci è andato neppure lui. Ma, da uomo di compromesso quale è, ha proposto una scelta che consentisse un minimo di decoro: ha mandato il suo ministro degli esteri accompagnato dal ministro degli esteri italiano, Gentiloni, i quali, sono stati fatti sedere da Putin (giustamente) in quarta fila. In prima fila i capi di stato, cinesi, indiani, pakistani, argentini, brasiliani, cileni, e un’altra cinquantina. Putin è riuscito addirittura a mettere insieme -seduti accanto- palestinesi e israeliani entrambi presenti; in seconda fila i generali e gli ufficiali dell’epoca ancora vivi e/o i loro figli; in terza fila i giovani ufficiali di oggi e in fondo, un po’ di lato, i francesi e gli italiani. Da soli, come hanno scelto di stare. Accanto a loro non era seduto nessuno.
Flavia Mogherini, che era stata invitata formalmente a partecipare a nome dell’Europa, ha declinato l’invito con un secco no grazie, senza ritenere opportuno indire una conferenza stampa, poiché dato il suo ruolo, può prendere anche iniziative, parlare, manifestarsi.
E così, la parata del 9 Maggio 2015 a Mosca, che celebrava la fine della seconda guerra mondiale, paradossalmente, per scelta degli europei occidentali, è diventata il macabro aperitivo che preannuncia quella che potrebbe essere la terza guerra mondiale.
Un gravissimo errore di miopia strategica e di ottusità da trogloditi della politica.
Churchill non l’avrebbe mai fatto, a costo di andarci da solo in visita privata, rassicurato dal fatto che sarebbe comunque finito in prima fila. Ma Churchill conosceva l’Europa e sapeva far politica. Non a caso è stato l’autore del primo gigantesco scandalo mediatico televisivo internazionale, nella primavera del 1952.
Ecco cosa accadde allora, in occasione delle celebrazioni per il settimo anniversario della fine della guerra: un giornalista americano che, da autentico pioniere, era passato dalla carta stampata alla televisione, sostenendo che fosse un medium che avrebbe avuto un futuro, un certo Walter Cronkite, aveva convinto i dirigenti della NBC a produrre un ciclo di interviste con personaggi famosi della Storia, proprio quell’anno. La prima era stata Eleanor Roosevelt, la seconda Charles De Gaulle, la terza Pablo Picasso, la quarta era dedicata a Winston Churchill, co-prodotta insieme alla BBC. La trasmissione durava circa un’ora e mezza. Nel corso dell’intervista, a un certo punto il giornalista chiedeva a Churchill la sua opinione sui comunisti, su Stalin e sui sovietici. E la risposta di Churchill fu: considero Josif Stalin davvero un tipo simpatico, direi un vero e proprio amico. –  Il giornalista, piuttosto colpito, non si lasciò fuggire la preda e lo incalzò, chiedendogli di elaborare il concetto.  E Churchill spiegò: io sono inglese. Sono un liberale conservatore. Ho servito per tutta la vita la Corona cercando di svolgere il mio servizio pubblico per il bene comune della collettività, quindi, come inglese conservatore non posso che dire Stalin è mio amico, ed è amico degli inglesi. Ben altra cosa è il comunismo che considero una vera e propria truffa, una illusione che un gruppo di burocrati, che fanno affari con i nostri banchieri, alimenta per manipolare della povera gente che ha bisogno di credere in qualcosa. Un giorno si sveglieranno e capiranno. Sono quindi furiosamente anti-comunista. Ma difendo la mia amicizia con Stalin. Perchè sono inglese e fedele alla Union Jack. Tra il giugno del 1941 e l’aprile del 1945 la grande madre Russia ha perso 27 milioni di persone per fermare Hitler. E ci sono riusciti. Se non fosse stato per l’Armata Rossa, adesso a Buckingham Palace ci sarebbe Joseph Goebbels. Io sarei stato impiccato e Sua Maestà sarebbe in esilio, magari in Australia. Quei 27 milioni di morti hanno salvato la libertà della Gran Bretagna, e come inglese non lo dimenticherò mai. A parte la truffa del comunismo, a me i russi stanno anche simpatici. Sono i crucchi che non sopporto. Loro, sono sempre stati il problema dell’Europa. Ne riparliamo tra cinquant’anni quando avranno rialzato la testa: i gravi problemi per le future generazioni verranno da Berlino e non da Mosca, glielo dice uno che li conosce tutti come le proprie tasche.
Non appena finita l’intervista, Walter Cronkite era entusiasta del risultato. Ma non durò molto. Il mattino dopo, molto presto (si era allora in campagna elettorale) il comandante in capo dell’esercito americano, generale Dwight Eisenhower, telefona al presidente Harry Truman e gli racconta il succo dell’intervista. Il leader americano rimane indifferente. Il generale, che era ossessionato dall’idea di andare a bombardare Mosca, gli dice: dovrebbe telefonare al Re d’Inghilterra e far bloccare quell’intervista.  E Truman gli rispose: è’ un po’ tardi, poveretto. Il re è morto sei mesi fa d’infarto, non lo sapeva? Adesso c’è una regina, una giovane di 25 anni.  E Eisenhower di rimando: ebbene, chiami questa ragazzina e le ordini di non  mandare in onda il video.  Truman tentò di placare l’ira del generale, ma la telefonata si concluse male. Fu il presidente a chiuderla: generale –  gli disse – a lei sembra realistico il fatto che io telefono alla Regina d’Inghilterra per ordinarle di non mandare in onda una intervista al più importante eroe nazionale del suo regno ancora in vita? Non mi scocci con le sue paturnie, se vuole la chiami lei. – L’aspetto più esilarante fu che Eisenhower la chiamò. La giovanissima Elisabetta ascoltò e poi gli rispose: non ho la minima idea di che cosa lei stia parlando, dato che non ho la televisione e non la guardo. Lei è un ottuso maleducato. Qualunque cosa abbia detto sir Winston Churchill, per principio, mi trova d’accordo. Io sono la regina d’Inghilterra. Non si permetta mai più di telefonarmi e importunarmi con i suoi ridicoli isterismi. E gli sbattè giù il telefono.
L’intervista andò in onda a Londra, a Parigi, a Mosca, in tutta l’Europa dell’est. Venne trasmessa anche in Olanda, Belgio, Danimarca, Svezia e Norvegia. In Germania e in Italia no.
Da allora sono passati 70 anni.
Siamo ancora a quel punto.
A quel livello di stupidità militarista.
Chi mi conosce e mi segue sa che non sono affatto un sostenitore di Putin, ma non è questo il punto. E’ ben altro.
L’aspetto tragico, da cui l’esigenza di scrivere questo post, sta nel fatto di aver certificato la totale latitanza dei media europei riguardo questa informazione.
Tempi duri, non c’è che dire.
E poi la gente crede che ai tempi odierni si sa tutto di tutto.
Si sa soltanto ciò che vogliono che si sappia.
Il punto è questo.
E soltanto questo.
Winston Churchill, il 9 Maggio 2015, a Mosca, eccome se ci sarebbe andato! 
P.S. L’intervista si concludeva con un gustoso episodio di umorismo inglese. Il giornalista, commentando il fatto che negli ultimi sei mesi Churchill era andato a cinque funerali di suoi amici, gli chiese quale fosse il segreto della sua longevità. L’inglese si versò un’abbondante dose di whisky nel bicchiere e lo tracannò. Poi tirò due boccate di sigaro dal suo avana e disse: “No sport!”

mercoledì 20 maggio 2015

Vaccino anticancro, “con microparticelle silicio risultati positivi sui topi”. - Davide Patitucci

Vaccino anticancro, “con microparticelle silicio risultati positivi sui topi”

Il team sino-americano ha dimostrato che, introducendo l’antigene tumorale “HER2” all’interno dei microcanali delle particelle di silicio, è possibile potenziare la risposta del sistema immunitario. “Con questa nuova strategia - afferma Haifa Shen, che coordina il team di ricerca - dopo una sola dose di vaccino anticancro, siamo riusciti a inibire completamente la crescita tumorale nei topolini di laboratorio.

L’efficacia di un vaccino contro il cancro può essere sensibilmente aumentata grazie all’uso di microparticelle di silicio. Lo dimostra uno studio, pubblicato su Cell Reports, frutto della collaborazione tra un team di ricercatori Usa dello Houston Methodist research institute e del Weill Cornell medical college di New York, e scienziati cinesi della Huazhong University of science and technology.
Il team sino-americano ha dimostrato che, introducendo l’antigene tumorale “HER2” all’interno dei microcanali delle particelle di silicio, è possibile potenziare la risposta del sistema immunitario. Le difese dell’organismo sono, infatti, stimolate a riconoscere, e distruggere selettivamente, le cellule cancerose che producono lo stesso tipo di antigene. “Abbiamo dimostrato per la prima volta, non solo che le microparticelle possono essere utilizzate come vettori antitumorali – afferma Haifa Shen, che coordina il team di ricerca -, ma che sono anche in grado di stimolare la produzione di interferone. Inoltre – aggiunge lo scienziato – queste microparticelle possono trasferirsi da una cellula all’altra, garantendo così una risposta immunitaria duratura da parte dell’organismo aggredito dal tumore”.
L’utilizzo dei vaccini nel contrasto al cancro sta diventando sempre più diffuso negli ultimi anni, ad esempio contro melanoma,cancro alla prostata e ai polmoni. Secondo la Food and drug administration (Fda), l’ente americano per la regolamentazione dei farmaci, sono attualmente una dozzina, solo negli Usa, i trial clinici in corso di valutazione basati su vaccini anticancro. Lo studio appena descritto su Cell Reports, in particolare, è incentrato su un recettore ormonale, HER2, sintetizzato in quantità superiore al normale nel 15-30% dei casi di carcinoma alla mammella. Non è la prima volta che questo antigene antitumorale viene utilizzato come cavallo di troia contro il cancro, ma finora i tentativi di amplificare la risposta immunitaria si sono rivelati poco efficaci.
“Con questa nuova strategia – afferma Shen – dopo una sola dose di vaccino anticancro, siamo riusciti a inibire completamente la crescita tumorale nei topolini di laboratorio. Si tratta – sottolinea lo studioso – del più sorprendente risultato che abbiamo mai visto in uno studio su un trattamento anticancro”. Il prossimo passo dei ricercatori Usa sarà utilizzare le microparticelle con diversi tipi di antigeni. “Questa tecnologia – conclude Shen – potrà essere adoperata da altri scienziati per sviluppare vaccini  per il trattamento contemporaneo di varie forme di cancro”.

Game of Thrones: il cast canta con i Coldplay.



La star del Trono di Spade Peter "Tyrion" Dinklage è anche il protagonista del musical-teaser per il "Red Nose Day" insieme ai Coldplay.
Potete trovare il filmato qui a fianco!

I Coldplay sono dei grandi fan di Game of Thrones, ricordate la partecipazione di Will Champion nella puntata delle “Nozze Rosse”? 
l trailer  è stato pubblicato sul canale ufficiale dei Coldplay, per ora, solo con l’esibizione di Tyrion Lannister attendiamo il 21 maggio per vedere l'integrale durante la giornata  del "Red Nose Day".

Il Red Nose Day è una giornata nazionale di beneficenza a sostegno per i diritti dell'infanzia organizzata dall'associazione Comic Relief.
Cosa ne dite?

Renzi e l’amnesia sulla legge Fornero. - Luisella Costamagna





Suona paradossale la critica in bocca di chi l’ha votata: noi facevamo altri mestieri, io tappavo le buche a Firenze. È il colmo che ora dicano che bisogna restituire tutto, è ridicolo. Noi siamo qui a correggere errori di altri”. Così il premier Renzi dopo l’ok in cdm al decreto legge sulle pensioni, per la bocciatura da parte della Consulta del blocco dell’indicizzazione voluta dall’ex ministro Elsa Fornero.
Errori di altri?”. Siamo già un paese senza memoria e anche Renzi dà il suo personale contributo alla rimozione del ricordo (pratica peraltro condivisa con buona parte della politica nostrana). Ci tocca rivitalizzare le funzioni mnemoniche.
A proposito degli “errori” della legge Fornero sulle pensioni è bene ricordare quanto diceva lo stesso Renzi che, nel 2012 e 2013, oltre a “tappare le buche” da sindaco di Firenze (sognando la segreteria del Pd e Palazzo Chigi), tappava anche la bocca a chi criticava la riforma con queste parole: La riforma Fornero è giusta, a parte gli esodati(ansa 28 novembre 2012); La riforma delle pensioni della Fornero è seria, quella del lavoro timida e inefficace. Bene sulle pensioni, maluccio sul lavoro (ansa 29 novembre 2012); La riforma Fornero andava bene, perderò qualche voto (primarie 2013, ndr) ma lo dico. La riforma non era sbagliata ma va trovata una soluzione per gli esodati (ansa 29 ottobre 2013). Insomma: altro che errori, Renzi promuoveva a pieni voti la legge, e la rimandava solo per gli esodati.
Quanto agli “altri” che avrebbero sbagliato ad approvarla, stupisce che Renzi non ricordi che a votare la riforma Fornero fu, se non lui direttamente, visto che non era (e non è mai stato) in Parlamento, certamente il suo partito, il Pd, sostenitore convinto del governo Monti.
O meglio, non stupisce affatto. Non che Renzi non ricordi – perché il ragazzo è giovane e fresco e in realtà ha una memoria prodigiosa – ma che faccia di tutto perché non lo ricordino gli italiani.

LUISELLA COSTAMAGNA SUL “FATTO” INCALZA LA MORETTI SULLA FONDAZIONE "KAIROS". - Luisella Costamagna



Cara Alessandra Moretti, le campagne elettorali costano, ma lei sembra avere un rapporto singolare col vil denaro. I suoi sostenitori alle Europee le avevano dato qualche grattacapo – dai mille euro di Matteo Marzotto, sotto processo per un’evasione da 70 milioni di euro, all’endorsement del cognato (non indagato) di Enrico Maltauro, 2 anni e 10 mesi patteggiati per Expo –; così per le Regionali ha detto basta: “Chi è indagato, sotto processo o condannato, è preferibile non faccia donazioni”, parola del suo ufficio stampa. Ottimo.

Ma a un curioso potrebbe non bastare. Potrebbe andare a vedere come raccoglie fondi nel suo sito. Dico subito che il primo punto del suo programma è proprio “Costi della politica e trasparenza”, e sono pubblicati i nomi dei donatori privati e di 6 aziende, tra cui 2 imprese edili (una le ha versato ben 80mila euro). Ri-ottimo e nulla di strano. Almeno al primo sguardo. E al secondo?

Al fondo della pagina dei donatori si legge: “La raccolta fondi e le spese per la campagna elettorale di Alessandra Moretti fino al 27 marzo 2015 sono state sostenute dalla Fondazione Kairos”. Una fondazione? Perchè una fondazione? L’affare si complica: non solo perché, se uno prova a farle una donazione, risulta ancora che il versamento è alla Kairos (e siamo ben oltre il 27 marzo); ma soprattutto per le caratteristiche della fondazione. Perché il curioso di cui sopra potrebbe spulciare anche quel sito: nella home della Kairos, oltre a una frase di Gandhi, campeggiano 3 link: “Chi siamo”, “Trasparenza” (ancora) e “Donazioni”, e gli intenti, che va da sé parlano di “un progetto di rinascita per il Paese”.

Nessun riferimento a lei. E né l’atto costitutivo (del 27 gennaio 2015, a due mesi dalle primarie), né lo statuto (che parla, tra molte altre cose, di “promuovere, supportare e conoscere la realtà economica italiana attraverso elaborazioni di ricerche, analisi, studi e proposte”, “promuovere, nella cultura politica e nell’attività politica italiana, un ricambio generazionale e novità di idee”... ed è paro paro a quello della Fondazione Open di Renzi; tutti i renziani hanno una fondazione con lo stesso statuto?), né la causale per le donazioni (un neutro “erogazione liberale”), né una banale fotina, permettono di capire che la fondazione è riconducibile a lei, che quel “progetto di rinascita” è incarnato dalla Moretti del Pd.

L’unico riferimento diretto si trova nelle fatture delle spese – ma solo in alcune, e chi le va a leggere? – che per “trasparenza” sono pubblicate, e in cui si legge, ad esempio, “ufficio comitato elettorale Alessandra Moretti” o “affissione poster per candidato on. Moretti”. Per il resto nulla.

O meglio, il solito curioso può verificare che l’elenco dei donatori della fondazione ricalca esattamente il suo, oppure che il Presidente della Kairos è Roberto Ditri (uno dei Paperoni del Veneto, ex presidente della Fiera di Vicenza prima di Marzotto – rieccoci –, ex ad della Marelli, componente del consiglio direttivo di Federmeccanica e pure cacciatore, chissà che ne pensano i suoi sostenitori animalisti), consigliere è suo fratello (e spin doctor) Carlo, e a dar vita alla fondazione è anche Franco Frigo (ex DC, ex Presidente del Veneto, ora europarlamentare PD).

Insomma, per trovare qualche riferimento a lei e al suo partito, bisogna davvero essere ostinati. Sia chiaro: tutto questo è legale. Ma qualche dubbio sulla tanto sbandierata “trasparenza” lo fa venire. Il commissario anticorruzione Cantone ha detto: “Le fondazioni ottengono, spesso attraverso altre mediazioni, i quattrini che sono il vero motore delle campagne elettorali. Possono intascare centinaia di migliaia di euro senza darne conto. Oggi sono fuori da ogni possibilità di controllo”.

E godono anche di agevolazioni fiscali. Sarà anche per questo che ormai quasi ogni politico ha la sua bella fondazione. Però, cara Moretti, se uno cerca “Italianieuropei” di D’Alema trova che il presidente è lui, e lo stesso vale per “Costruiamo il Futuro” di Lupi, e pure “Open” di Renzi apre il sito con la sua foto e ha la Boschi segretario generale. Quanto ai suoi avversari in Veneto, Zaia non ha fondazioni e non accetta contributi da privati; mentre la fondazione di Tosi “Ricostruiamo il paese” scrive a chiare lettere in home: “Il nostro principale obiettivo è far conoscere il Progetto politico di Flavio Tosi”, ed è dichiarato che le donazioni vanno a lui. Con la Kairos no.

Cara Moretti, non voglio pensare male, e che ad esempio questa fondazione sia nata per ragioni fiscali e solo per la sua campagna elettorale ed evaporerà subito dopo. Le chiedo però di essere trasparente prima del voto: la Kairos fa capo a lei? Se è così – come sembra – perché non lo esplicita nel sito, in modo che chi ci incappa e vuole fare una donazione sappia chiaramente che finanzierà lei e non una generica fondazione politica?

Infine, se non è nata apposta per le regionali, e vuole essere davvero un think- tank di elaborazione politica, ricerche, convegni…come mai finora sembra essersi occupata solo di raccolta fondi e di spese per lei? Magari può chiederlo a suo fratello.

Un cordiale saluto.

L'intervista ad Alessandro Di Battista.



L'intervista ad Alessandro Di Battista su pensioni, corruzione e Scuola.