mercoledì 15 febbraio 2017

5 errori che facciamo sull’evoluzione.


Risultati immagini per evoluzione umana

Davvero gli uomini hanno smesso di evolversi? L’evoluzione spiega l’origine della vita? Possiamo parlare di perfetti adattamenti all’ambiente? In occasione del Darwin Day ecco altri 5 errori comuni sull’evoluzione

Il 12 febbraio è l’anniversario della nascita di Charles Darwin e, come ogni anno, la ricorrenza è l’occasione per riaffermare pubblicamente l’attualità degli studi e dell’insegnamento dell’evoluzione attraverso gli eventi Darwin Day. I Darwin Day italiani sono segnalati dal portale dell’evoluzione Pikaia, mentre il sito dell’International Darwin Day Foundation mostra gli eventi in tutto il mondo.

Per gli obiettivi che si pone la celebrazione, questo Darwin Day è forse il più significativo degli ultimi anni: dopo l’elezione di Trump negli Usa si sono intensificati i tentativi di indebolire l’insegnamento dell’evoluzione, mentre anche in Europa, a lungo considerata relativamente immune a questo tipo di antiscienza, il creazionismo continua ad avanzare.

Eppure, se molto spesso fraintendiamo alcuni aspetti dell’evoluzione non è necessariamente colpa della propaganda creazionista (che di questi tempi qualcuno forse chiamare post-verità). Buona parte degli errori che facciamo sono molto probabilmente dovuti a come ragiona e comunica la nostra specie. Per esempio l’idea (errata) dell’evoluzione come progresso, che a volte ci fa paragonare gli organismi a tecnologie, è molto diffusa anche perché siamo naturalmente portati ad attribuire un fine a quello che ci circonda. In occasione del Darwin Day proviamo allora a raccontare altri 5 errori comuni che facciamo sull’evoluzione.

1. L’evoluzione NON spiega l’origine della vita.
Charles Darwin
 e Alfred Russel Wallace erano dei geni e la loro teoria, opportunamente aggiornata, è in grado di spiegare la diversità della vita sul nostro pianeta. Quello che non spiega, invece, è come sia nata la vita. Gli scienziati non hanno dubbi che i primissimi organismi terrestri siano stati immediatamente sottoposti ai meccanismi evolutivi, e che quello che vediamo intorno a noi sia il risultato di quella che Darwin chiamava “discendenza con modificazioni”. Ma senza la materia prima, l’evoluzione biologica non può avere luogo. Com’è nata allora la vita? La realtà è che ancora non lo sappiamo. In generale, gli scienziati parlano di abiogenesi: sulla Terra primordiale processi naturali hanno probabilmente portato ai composti chimici alla base della vita, e in centinaia di milioni di anni questi si sarebbero auto-organizzati in sistemi molecolari in grado di replicarsi e mantenere un metabolismo, cioè le prime forme di vita. Viene usato a questo proposito anche il termine evoluzione chimica, perché si può comunque immaginare un processo graduale, dove magari alcuni sistemi sono diventati predominanti, ma si tratta di qualcosa di ben distinto dall’evoluzione biologica di Darwin e Wallace: come detto l’origine della vita è un problema scientifico aperto.


2. NON ci siamo evoluti per caso.
Diversi creazionisti credono che secondo i biologi il cambiamento degli esseri viventi sia dovuto al puro caso, e spesso a loro supporto citano un esempio del celebre astronomo Fred Hoyle: se un tornado passasse sopra un deposito di rottami, quali sono le probabilità che il risultato sia un Boeing 747 perfettamente funzionante? In realtà l’esempio (ampiamente demolito) di Hoyle riguardava l’abiogenesi, ma argomenti di questo tipo risalgono addirittura ai tempi di Darwin. Il caso ha una grande importanza nell’evoluzione, ma dire che l’evoluzione è un processo casuale è errato; allo stesso tempo è errato affermare che è un processo dove il caso non conta nulla. Sì, le mutazioni del dna sono in genere definite casuali, nel senso che l’emergere di una certa mutazione non dipende dai bisogni dell’individuo o della specie. Ma la selezione naturale (come quella sessuale) è l’opposto del caso: l’adattamento è reso possibile da questo onnipresente filtro che nel tempo modificano il patrimonio genetico delle popolazioni. Non è affatto un caso se alcune delle (rare) mutazioni che permettono agli individui di lasciare più discendenti si diffondono.

3. L’evoluzione È osservabile. 
Si dice che l’evoluzione sia lenta e graduale, e che per questo non è possibile osservarla direttamente. In realtà è vero che l’evoluzione è graduale e molti cambiamenti avvengono nella scala dei tempi geologici, ma esistono molti casi nei quali è possibile osservare l’evoluzione in diretta, o quasi. Usando organismi che si riproducono molto velocemente, come i batteri, gli scienziati possono osservare in laboratorio la selezione naturale e le altre forze dell’evoluzione, come nel caso del E. coli Long-Term Evolution Experiment (Ltee) cominciato dal microbiologo Richard Lensky (Michigan State University) nel 1988. Rapidi adattamenti sono osservabili anche fuori dai laboratori: la resistenza dei batteri agli antibiotici è forse l’esempio più immediato, ma tutti i patogeni, dagli insetti ai funghi, sviluppano rapidamente ceppi resistenti a tutte le nostre contromisure. Anche i vertebrati possono cambiare nel giro di pochi decenni, e in tutto il mondo stiamo già assistendo agli adattamenti dovuti al cambio climatico.

4. Gli esseri umani NON hanno smesso di evolversi. 
Nel 2013 il divulgatore britannico David Attenborough ha affermato che, almeno nei paesi più sviluppati, l’evoluzione umana si sarebbe fermata: medicina ed elevati livelli di benessere avrebbero eliminato la lotta per la sopravvivenza, e di conseguenza l’evoluzione. Non è chiaro come un divulgatore tanto preparato abbia potuto fare un tale scivolone, ma i biologi non hanno tardato a replicare. Sì, indiscutibilmente la specie umana sta continuando a evolversi, anche nelle società dove quasi tutti raggiungono tranquillamente fino all’età riproduttiva. Non è infatti necessario che molti individui non sopravvivano perché l’evoluzione avvenga: finché alcuni faranno più figli di altri, finché continueremo a scegliere (quindi in maniera non casuale) se e con chi riprodurci, e finché l’ambiente intorno a noi continuerà a mutare, il dna delle popolazioni continuerà a cambiare e l’evoluzione continuerà la sua strada.

5. L’adattamento perfetto NON esiste.
Quante volte guardando un documentario abbiamo sentito il narratore affermare che un certo organismo era “perfettamente adattato”? Sicuramente i risultati della selezione naturale possono farci rimanere a bocca aperta, ma i biologi sanno che la perfezione non è un concetto applicabile agli esseri viventi. Come spiega Marco Ferrari nel libro l’Evoluzione è ovunque (Codice, 2015) anche i più stupefacenti adattamenti sono frutto di compromessi, non c’è spazio per assoluti: “Per diventare una macchina da predazione, l’evoluzione del ghepardo ha dovuto obbedire a numerosi compromessi che derivano da spinte evolutive differenti. Quelle che portano alla velocità evolverebbero strutture per farlo correre il più rapidamente possibile, ma “coabitano” con altre, come robustezza o capacità riproduttiva. Il risultato sono caratteristiche a metà strada tra le une e le altre. […] Non può esistere, quindi, un ghepardo velocissimo e fortissimo”. Le stesse considerazioni sono valide per qualunque specie, anche la nostra. Basta pensare alla nostra postura eretta con andatura bipede, celebrata come un traguardo nella celebre (e antiscientifica) icona La marcia del progresso: rispetto alle altre scimmie gli umani hanno pelvi più strette, una caratteristica che rende il parto più rischioso, anche a causa della grandezza del nostro cervello. Un bacino ancora più stretto, spiega Ferrari, potrebbe faciliterebbe la corsa, ma renderebbe impossibile la riproduzione, quindi quello che osserviamo è il risultato di un compromesso tra diverse spinte evolutive.

http://pikaia.eu/5-errori-che-facciamo-sullevoluzione/

martedì 14 febbraio 2017

Addio al traffico: nei cieli di Dubai arriva il drone-taxi.



Prodotto in Cina, l'EHang 184 sarà pilotato a distanza. Con un solo posto a bordo, percorrerà un massimo di 50 km a viaggio.


Sembrava un lontanissimo sogno da film di fantascienza e invece volare sulle città sta per diventare una solida realtà. Introdurre un servizio drone adibito al trasporto passeggeri entro luglio 2017: è l'intenzione di Mattar al Tayer, responsabile della Roads & Transportation Agency di Dubai, che al Al World Government Summit ha fatto l'annuncio. I droni potranno ospitare una sola persona e trasportare pendolari tra punti di controllo prestabiliti. L’agenzia - secondo quanto riportato dall'Associated Press - ha mostrato il veicolo ad un evento. “Questo non è solo un prototipo”, ha detto al-Tayer. “Abbiamo effettivamente sperimentato con questo veicolo il volo nei cieli di Dubai.”


EHang 184, il drone elettrico made in China
È completamente elettrico, è fabbricato in Cina, ha debuttato al CES 2016 ed è stato testato in volo a Las Vegas la scorsa estate. Si tratta del drone EHang 184, un aereo personale di 500 chili, con spazio per un passeggero di peso fino a 100 kg e una piccola valigia in un vano separato. Può coprire una distanza di circa 50 chilometri con una singola carica e arrivare ad una velocità massima di 160 km orari. Per il servizio di taxi proposto da Dubai, i droni saranno pilotati e monitorati da un “centro di comando a distanza.”


Da Airbus a Uber, la sfida del trasporto aerospaziale è iniziata
Come già anticipato da Evening News (n. 662 del 25/01), anche Tom Enders, Ceo della compagnia aerea Airbus, ha annunciato un prototipo di taxi volante che sarà svelato entro la fine del 2017. L’anno scorso il colosso dei cieli a questo scopo ha creato la divisione Urban Air Mobility. L’obiettivo è ipotecare la rivoluzione che cambierà il nostro stile di vita urbano. E non solo, si apre così la sfida del far sharing aerospaziale. Obiettivo di Airbus sono i taxi volanti elettrici, con decollo e atterraggio verticali, da uno o più posti, che si prenotano via smartphone attraverso un'app. Un guanto di sfida lanciato ad altre case come Uber, attualmente all’opera per testare un servizio simile chiamato Uber Chopper, che consente di prenotare un elicottero. Senza dimenticare Larry Page (creatore di Google) e il suo investimento di 100 milioni di dollari per la startup Zee.Aero, la divisione nella Silicon Valley specializzata in veicoli volanti. L'obiettivo di tutti questi progetti? Eliminare il traffico urbano.

domenica 12 febbraio 2017

Un secolo fa 'la più grande cantonata' di Einstein.

Rappresentazione artistica dell'energia oscura (fonte: Maxwell Hamilton) © Ansa

La costante cosmologica oggi è la chiave per capire l'energia oscura.


Compie un secolo ed è ancora un incredibile rompicapo. La costante cosmologica introdotta da Albert Einstein nel febbraio 1917 per rimediare a un errore della sua teoria della relatività e confermare che l'universo era stazionario era stata bollata dallo stesso Einstein come la "più grande cantonata" della sua vita, ma poi è stata riabilitata dalla fisica moderna e oggi è la chiave per capire l'energia oscura, ossia quella sorta di misterioso motore che fa espandere l'universo e che lo occupa per il 70%.

L'equazione che bloccava l'espansione dell'universo
"La costante cosmologica di un secolo fa non cessa di essere un grande rompicapo" e adesso "sta avendo un'insospettata nuova giovinezza", ha osservato ha osservato il vicepresidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Antonio Masiero. La storia di questo concetto fondamentale della fisica era cominciata nel 1916 con una brutta sorpresa: l'equazione alla base della teoria della relatività descriveva un universo in espansione, ma questo concetto era in aperta contraddizione con l'immagine tradizionale di un cosmo stazionario e immobile. Tuttavia nella teoria della relatività "c'era comunque spazio per aggiungere un valore che non varia nel tempo. Così - ha aggiunto Masiero - decideva di introdurre una costante", un'equazione capace di bloccare l'espansione dell'universo.
Bollata come errore
Tuttavia nel 1929 le osservazioni fatte dall'astrofisico Edwin Hubble dimostravano in modo inappellabile che stelle e galassie in effetti si allontanavano progressivamente. Davanti a quei dati Einstein non poteva che definire la costante cosmologica come ''la più grande cantonata" della sua vita. Dopo avere bollato quell'equazione come un errore, decideva di cancellarla.
La riabilitazione
Per decenni, però, i fisici hanno continuato a interrogarsi sul significato di quel concetto finchè nel 2001 si è scoperto che l'universo si espande in modo accelerato. "A quel punto - ha detto Masiero - si è deciso di reintrodurre la costante cosmologica in quanto era in grado di spiegare l'espansione accelerata dell'universo". Questo non significa che ogni problema teorico sia risolto. Si ritiene per esempio che la costante cosmologica possa spiegare il comportamento dell'energia oscura oppure che possa spiegare l'energia del vuoto così come lo concepisce la fisica quantistica: un vuoto non fatto di nulla, ma di continue creazioni e distruzioni di particelle: "è un vuoto dinamico, al quale potrebbe essere associata un'energia".

sabato 11 febbraio 2017

Cgia: da settembre ad erario 1,8 miliardi da accise per ricostruzioni sisma.

Cgia: da settembre ad erario 1,8 miliardi da accise per ricostruzioni sisma

Dall’inizio di settembre del 2016 fino al 31 gennaio di quest’anno gli italiani hanno versato all’erario 1,8 miliardi di euro interamente ascrivibili alle accise sui carburanti introdotte per finanziare la ricostruzione di 5 aree colpite da altrettanti terremoti avvenuti in Italia in questi ultimi 50 anni. 
A calcolarlo è la Cgia di Mestre. Accise, ricorda, che ancora adesso, sebbene siano state rese permanenti, i cittadini pagano perché dovrebbero finanziare i lavori del dopo-sisma del Belice (avvenuto nel 1968), del Friuli (1976), dell’Irpinia (1980) dell’Abruzzo (2009) e dell’Emilia Romagna (2012).
Visto che buona parte di queste ricostruzioni sono terminate da molti anni, “almeno in linea puramente teorica – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo - possiamo affermare che per i primi interventi di messa in sicurezza e di avvio dei lavori di ricostruzione nelle aree del centro Italia colpite dal terremoto del 24 agosto scorso e dalle scosse che si sono abbattute successivamente, in soli 5 mesi gli italiani hanno versato nelle casse dello Stato 1,8 miliardi di euro".
"Pertanto, sostenere che non è facile trovare le risorse economiche per affrontare queste emergenze - afferma Zabeo - non corrisponde al vero. Pur sapendo che queste entrate provenienti dall’applicazione delle accise non hanno alcun vincolo di spesa e in larga parte finiscono nel capitolo delle uscite pubbliche, resta il fatto che gli italiani continuano a pagare delle imposte che sono state introdotte per fronteggiare gli effetti negativi provocati da calamità naturali che, in massima parte, sono stati risolti".
"Preso atto di ciò, correttezza vorrebbe che queste risorse, che continuiamo a pagare ogni qual volta ci rechiamo ad una stazione di servizio con la nostra auto, fossero utilizzate per fronteggiare le nuove emergenze come quelle che hanno colpito il centro Italia a partire dal 24 agosto scorso e non voci di spesa che nulla hanno a che vedere con le finalità per cui sono state introdotte”, evidenzia ancora Zabeo.
Come si è stimato l’importo di 1,8 miliardi di euro? Prendendo a modello i dati e le stime dei consumi di gasolio per autotrazione e di benzina registrati a partire dall’1 settembre 2016 fino al 31 gennaio 2017, l’Ufficio studi della Cgia ha stornato dal prezzo alla pompa la quota riconducibile alle 5 accise introdotte per la ricostruzione post-sisma e gli effetti sull’Iva incassati dal fisco.

“Ogni qual volta ci rechiamo a fare il pieno alla nostra autovettura – sottolinea il segretario della Cgia Renato Mason – 12 centesimi di euro al litro ci vengono prelevati per finanziare la ricostruzione delle zone che sono state devastate negli ultimi decenni da questi eventi sismici. Con questa destinazione d’uso gli italiani continuano a versare all’erario circa 4 miliardi di euro all’anno. Se, come dicono gli esperti, questi fenomeni distruttivi avvengono mediamente ogni 5 anni, è necessario che queste risorse siano impiegate in particolar modo per realizzare gli interventi di prevenzione nelle zone a più alto rischio sismico e per fronteggiare i primi interventi nelle zone appena colpite”.
La Cgia, inoltre, ritorna sul tema delle accise anche per ribadire la sua contrarietà al possibile aumento che queste ultime potrebbero subire nelle prossime settimane per far fronte alle richieste dell’Ue di correzione del nostro disavanzo per un importo complessivo di 3,4 miliardi di euro.
“Se oggi Bruxelles ci chiede di rivedere i nostri conti pubblici – conclude Zabeo - ciò è in parte dovuto al fatto che il Parlamento ha approvato una legge di Bilancio per il 2017 molto generosa sul fronte della spesa. I vari bonus erogati con una certa magnanimità e l’innalzamento della no tax area per i pensionati, ad esempio, ci costeranno poco più di 1,3 miliardi di euro. Quasi lo stesso importo che il Governo Gentiloni vuole recuperare con il ritocco all’insù delle accise sui carburanti”.
La Cgia, infine, ricorda che entro la fine di quest’anno il Governo dovrà recuperare 19,5 miliardi di euro, altrimenti dal 1° gennaio 2018 scatterà la clausola di salvaguardia che “provocherà” l’innalzamento dell’aliquota ordinaria dell’Iva dal 22 al 25 per cento e quella ridotta dal 10 al 13 per cento. Se non evitati, questi aumenti faranno salire alle stelle anche i prezzi dei carburanti.
Un motivo in più, afferma, per non anticiparne l’aumento già dalla fine di questo mese visto che, tra le altre cose, continuiamo a pagare le accise introdotte per la guerra di Abissinia (1935), per la crisi di Suez (1956), per il disastro del Vajont (1963), per l’alluvione di Firenze (1966), per la missione in Libano (1983), per la missione in Bosnia (1996) e per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri (2004).

Onde gravitazionali, nuove sorprese a un anno dalla scoperta.

Rappresentazione grafica delle onde gravitazionali emessa dalla collisione fra due buchi neri  (fonte: S. Ossokine, A. Buonanno (Max Planck Institute for Gravitational Physics) / Scientific visualization: W. Benger (Airborne Mapping Hydro GmbH) © Ansa
Rappresentazione grafica delle onde gravitazionali emessa dalla collisione fra due buchi neri (fonte: S. Ossokine, A. Buonanno (Max Planck Institute for Gravitational Physics) / Scientific visualization: W. Benger (Airborne Mapping Hydro GmbH)

Ha incuriosito tutti, ha riempito d'entusiasmo il mondo della fisica e dell'astronomia, ha aperto nuove frontiere ed e' in odore di Nobel: la scoperta delle onde gravitazionali compie un anno, ma l'esplorazione di questo aspetto completamente nuovo dell'universo e' appena agli inizi e scalda i muscoli per andare a conoscere da vicino gli aspetti piu' misteriosi della materia, come quelli che sono all'origine dei buchi neri o delle stelle di neutroni.

La scoperta compie un anno
L'11 febbraio 2016 aveva fatto il giro del mondo l'annuncio della possibilita' di ascoltare le increspature dello spazio-tempo previste un secolo prima da Albert Einstein e causate dalla deformazione provocata dalla gravita' di corpi celesti giganteschi. Il segnale era stato catturato dal rivelatore americano Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) e analizzato dalle collaborazioni internazionali Ligo e Virgo. Quest'ultima fa capo allo European Gravitational Observatory (Ego), fondato e finanziato da Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs).

Dopo l'astronomia gravitazionale ...
Da allora sono stati intercettati complessivamente due segnali e il lavoro da fare e' ancora moltissimo e affascinante. Se da allora l'astronomia gravitazionale e' diventata una realta', fisici e astrofisici si stanno preparando a fare il passo ulteriore. "Siamo alle porte dell'astronomia multimessaggero", ha detto Giovanni Losurdo, leader del progetto avanzato Virgo e ricercatore dell'Infn.

... arriva l'astronomia multimessaggero
Vale a dire che nel momento in cui i rivelatori di onde gravitazionali intercettano un segnale e ne localizzano la provenienza in un punto del cielo, altri strumenti da Terra, diversi fra loro, possono guardare in quella stessa direzione per catturare informazioni diverse. E' come se un medico confrontasse le immagini ottenute ai raggi X con quelli di un'ecografia e di una Tac: sicuramente avrebbe un quadro molto piu' preciso. La scommessa e' poterne sapere di piu' su comportamenti insoliti della materia.

Un grimaldello per scoprire i segreti della materia
"Attualmente non abbiamo la piu' pallida idea di che cosa sia un buco nero", ha osservato Gianluca Gemme, coordinatore di Virgo. "Probabilmente - ha aggiunto - le onde gravitazionali sono l'unico mezzo per scalfire il mistero che avvolge i buchi neri".

Messaggeri cosmici
Diventa sempre piu' chiaro che le onde gravitazionali sono messaggeri cosmici che "sicuramente potrebbero aiutarci a raccogliere dati sugli stati della materia ancora sconosciuti e impossibili da riprodurre in laboratorio. L'unico modo per studiarli e' osservarli con questi strumenti sofisticati".


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2017/02/11/-onde-gravitazionali-nuove-sorprese-a-un-anno-dalla-scoperta_aba76260-d371-4def-8cd5-3a828875084a.html

#10FallimentiDiSala e del Pd a Milano (censurati dai giornali) - Gianluca Corrado, Patrizia Bedori, Simone Sollazzo - consiglieri M5S Milano

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Sei mesi di giunta Sala a Milano. Che ha fatto Mister Expo, a parte la farsa dell'autosospensione in seguito all'avviso di garanzia? Nessuno lo sa. I giornali non si sono mai curati di lui, neppure quando è stato indagato: la città è un buco nero dell'informazione. Qui potrebbe succedere di tutto senza che nessuno se ne accorga. Per esempio una notizia censurata da tutti i media: ieri la Finanza è entrata al Comune di Milano, dove ha sequestrato tutta la documentazione afferente le opere Expo realizzate al Palazzo di giustizia. 
Qualcuno di voi l'ha saputo? No. 
Nessun giornale o tg ne ha parlato. Ora immaginate per un istante cosa sarebbe successo se la stessa cosa fosse successa a Roma. Non si sarebbe parlato d'altro per mesi. Ma cosa ha fatto quindi in questi mesi? Di seguito 10 punti: dal conflitto di interesse con l'assessore suo socio all'assessora che non vuole pubblicare il suo reddito come prevede la legge. Buona lettura e fate un'opera buona per l'informazione: diffondete il più possibile!

1) I confilitti di interesse: a parte quelli personali del sindaco, derivanti dai suoi pregressi incarichi, ve ne sono parecchi, almeno potenziali, all’interno della giunta. Roberto Tasca si occupa delle casse del Comune dopo aver fatto affari con Sala (entrambi sono fondatori di Medhelan Management & Finance e soci di Kenergy, impresa che produce energia fotovoltaica), essere vicepresidente di Webank e di Bpm e presidente dell'organismo di vigilanza del Fondo Strategico Italiano e della Simest. Molti dei più stretti collaboratori di Sala sono stati scelti dal sindaco proprio dal mondo bancario: Arabella Caporello (Banca popolare di Milano) come direttore generale del Comune, Cesare Ferrero (ex Bnp Paribas) alla presidenza di SoGeMi, Giovanni Gorno Tempini (da Cassa Depositi e Prestiti) come presidente di Fondazione Fiera.

2) Expo: considerato un successo planetario dallo stesso sindaco e da tutto il Pd, in realtà è stato ben altra cosa. Basti pensare che, secondo i calcoli della Magistratura contabile, l’esercizio 2015 si è chiuso con una perdita di 23,8 milioni di euro a fronte di un miliardo e 200 milioni di ricavi. Molte le criticità messe in luce dai giudici contabili: in primis, la «alterazione del principio della concorrenza in molti appalti» dovuta alle deroghe riservate ad Expo dalle norme per la necessità di terminare le opere.

3) Le indagini
: Sala è indagato nell’inchiesta sulla piastra Expo. Durato poco il teatrino dell’autosospensione a dicembre, al sindaco sarebbero contestati reati quali il falso ideologico e il falso materiale. Le indagini della Procura Generale proseguiranno fino a giugno.

4) Cascina Merlata: bisogna fare un passo indietro nel 2011, quando si decide di costruire il nuovo quartiere di Cascina Merlata e, in un'area attigua, un albergo. Nel 2013, però, a Expo 2015 Spa si accorgono che non è stato previsto uno spazio per il parcheggio dei pullman turistici. L'area che dovrebbe diventare un albergo sembra perfetta: abbastanza grande e abbastanza vicina al sito di Expo. Cascina Merlata Spa, proprietaria dei terreni, per realizzare il parcheggio temporaneo sulla sua area chiede a Expo s.p.a., di intercedere con il Comune per ottenere una integrazione dell'accordo di programma. A dicembre 2016, il Consiglio Comunale approva la delibera, consentendo così l'estensione sull'area dell'ennesimo centro commerciale monstre. Il sindaco Sala scappa dall’aula al suono della campana che annuncia il voto.

5) Patto parasociale A2A:
 la firma del nuovo parasociale tra il Comune di Milano e il Comune di Brescia in merito alla partecipazione detenuta in A2A risponde a un interesse tutto partitico, contrario all’interesse e al bene dei cittadini. La Giunta Sala, con l'appoggio della maggioranza a guida PD, senza alcuna oggettiva ragione, ha deciso di consentire la cessione di un ulteriore 8% delle quote tra Milano e Brescia, preservando così solo il 42% e non più la maggioranza assoluta.

6) Trasparenza: Se è vero che Sala si è prodigato nel costituire il Comitato Trasparenza affidato a Gherardo Colombo, e' anche vero che la sua assessora alla Trasformazione digitale e servizi civici non ha ancora reso nota la sua situazione reddituale e patrimoniale sul sito del Comune, non ottemperando agli obblighi di legge, anzi, ha proprio detto di non volerlo fare! Attendiamo l’esito dell’istruttoria dell’Anac, anche considerato che l'assessora Cocco proviene da un'azienda che fornisce prodotti e servizi al Comune di Milano.

7) Servizi tassati: welfare, educazione e scuole sono le voci maggiormente colpite dal bilancio previsionale. Nella proposta di bilancio, in questi giorni in discussione, sono stati previsti 3 milioni di euro in meno alla voce educazione infantile, e decine di milioni in meno per l'edilizia scolastica, salvo poi trovare milioni per il marketing, 5 milioni in favore della digitalizzazione, e 5,5 milioni annui per le consulenze esterne. Perchè investire 5milioni nella digitalizzazione ma inserire una ulteriore tassa per l’iscrizione alle materne di 52 euro ? Prima di parlare di bilancio, la giunta dovrebbe ridiscutere quali sono le priorità per i cittadini.

8) Scali Ferroviari: con l’accordo che il Sindaco Sala si appresta a firmare, gli scali ferroviari, un patrimonio inestimabile per i milanesi, diventeranno solo un asset di FS Sistemi Urbani, un patrimonio di cui disfarsi per fare cassa. La società, con l'appoggio del Comune, ha già dato incarico a 5 architetti di fama internazionale di ridisegnare quei luoghi. Perché non con un concorso internazionale di architettura ? Purtroppo, al di là delle parole spese, il rischio di una cementificazione selvaggia pare sempre più probabile.

9) Gestione e organizzazione personale comunale: a fronte di dipendenti comunali che non si vedono rinnovare il contratto da 7 anni, e che a fronte di un piano assunzioni palesemente inadeguato, la Giunta ha disposto l'assunzione ex art. 90 e 110 TUEL di parecchi soggetti esterni, di certo non estranei agli ambienti PD. Perché Sala non investe nella valorizzazione delle risorse interne piuttosto che continuare ad assumere dirigenti e quadri? Questo è un tema importante sul quale la Giunta continua a non essere trasparente.

10) L'inquinamento atmosferico: 
migliaia i morti ogni anno a Milano a causa dell'inquinamento atmosferico. Valori di P.M 10 e PM 2,5 pari a tre volte la soglia di pericolo, e cosa fa il Sindaco? Propone un piano per impedire l'accesso a veicoli che quando non potranno più accedere in città avrammo più di 15 anni, senza alcuna visione del futuro, tanto da destinare zero euro, nella proposta di bilancio alla missione 17, ovvero gli stanziamenti per le energie ecosostenibili.

http://www.beppegrillo.it/2017/02/10fallimentidisala_e_del_pd_a_milano_censurati_dai_giornali.html

Disoccupazione dei collaboratori e Co.co.co, Governo: nessuna bocciatura, verifiche in corso.



La norma istituita nel 2015 con il Jobs Act è stata prorogata nel 2016.

Si va verso una soluzione per la proroga della Dis-coll, l’indennità di disoccupazione per i collaboratori che perdono involontariamente il lavoro. Questa mattina l’Inps aveva annunciato di non poter accettare le domande per il sussidio dato che la Dis-coll, misura introdotta in modo sperimentale dal Governo Renzi per il 2015 e poi prorogata nel 2016, non è stata rinnovata per quest’anno. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti ha assicurato che il Governo è impegnato per una soluzione che passerà per una norma nel Milleproroghe per avere poi una misura strutturale nel testo sul lavoro autonomo non imprenditoriale all’esame della Camera. E in serata la capogruppo della Commissione lavoro al Senato, Anna Maria Parente, annuncia di aver presentato un subemendamento «con adeguata copertura finanziaria» per prorogare l’indennità in questione. 

Prima della nota ufficiale di Poletti da più parti erano arrivate richieste di proroga, dai sindacati ai movimenti politici. Di fatto la misura appare come una bandiera dato che nel primo anno di sperimentazione (il 2015, l’unico per il quale l’Inps ha diffuso i dati), grazie anche ai requisiti stringenti, ha riguardato solo 11.600 persone a fronte di quasi 400.000 collaboratori a progetto. Nell’anno sono state spese meno di un quarto delle risorse stanziate (28,7 milioni su 114 milioni). 

I sindacati hanno chiesto al Governo la proroga della Dis-coll sottolineando che l’introduzione di un ammortizzatore nel provvedimento sul lavoro autonomo non dà garanzie di tempestività. La Cgil afferma che «non è pensabile che la mancata proroga sia stata determinata dalle misure strutturali contenute nel ddl lavoro autonomo, un provvedimento ancora in itinere e i cui tempi di approvazione sono incerti». 

«Abbiamo scritto una lettera con Cgil e Uil - afferma la Cisl ricordando che i collaboratori hanno ormai un’aliquota contributiva del 32% - per sollecitare l’inserimento di una norma ad hoc nel decreto Milleproroghe in fase di conversione in legge, che, oltre a prorogare l’indennità per i collaboratori, la estenda anche ai professionisti con partita Iva, iscritti alla stessa Gestione separata». 

I sindacati si fanno sentire anche sul tema degli esodati, per chiedere a Poletti e al presidente dell’Inps Tito Boeri «una proroga alla data limite» per la presentazione della domanda di accesso all’ottava salvaguardia per gli esodati, fissata al primo marzo, «in considerazione del ritardo da parte dell’Inps nel rendere disponibili le procedure necessarie per il corretto invio delle domande stesse».