giovedì 11 maggio 2017

Le previsioni economiche dell'Ue, l'Italia resta maglia nera in Europa per crescita.



Invariate le stime di crescita invernali: +0,9% nel 2016 e 2017, e +1,1% nel 2018.


L'Italia resta maglia nera in Europa per la crescita. Secondo la Commissione Ue, che ha lasciato invariate le stime di crescita invernali (+0,9% nel 2016 e 2017, e +1,1% nel 2018), nel nostro Paese continua una "modesta ripresa".  

"L'espansione della domanda interna è stato il maggior fattore di crescita" nel 2016, spiega Bruxelles, assieme alla "ripresa degli investimenti", sostenuta dalla politica accomodante della Bce. Nel 2017 accelerano anche le esportazioni. Italia resta maglia nera per crescita 2017-2018. 

Quest'anno Bruxelles prevede anche una "leggera accelerazione" degli investimenti nelle costruzioni, anche grazie a "più risorse stanziate per gli investimenti pubblici, un assorbimento più alto di fondi europei e l'impatto del piano Juncker". Nonostante ciò, le "costrizioni finanziarie" per il settore costruzioni e per le pmi restano. Nel 2018, il pil cresce "leggermente" a 1,1% grazie a export più forti, dinamica degli investimenti sostenuta, maggiori consumi privati dovuti anche a un aumento "moderato" degli stipendi.

L'Italia, dunque, si posiziona all'ultimo posto per la crescita sia nel 2017 che nel 2018. E' il Paese europeo che cresce meno di tutti. "Da 0,9% quest'anno passa a 1,1% l'anno prossimo", perché "persistono le fragilità strutturali che conosciamo", ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici presentando le nuove stime che confermano quelle di febbraio che già vedevano l'Italia in ultima posizione. 

Nonostante gli investimenti pubblici in Italia abbiano registrato un calo, la Commissione si avvia a confermare la flessibilità ad hoc concessa nel 2016, perché riconosce in parte le motivazioni presentate dal Governo.

"Nel programma di stabilità italiano l'impatto d'insieme delle spese pubbliche sugli investimenti rappresenta lo 0,2%, che è più basso, è vero, dello 0,25% accordato all'Italia per la clausola di flessibilità", spiega il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. "Ma la Commissione riconosce che questa differenza, di circa 1,6 miliardi di euro, se la compariamo con il 2015 è stata largamente dovuta alla caduta degli investimenti finanziati attraverso la Ue, circa 3,1 nel 2015 e 0,3 nel 2016, causata dalla partenza del nuovo quadro di programmazione", ha aggiunto. Quindi, "se togliamo questi fattori e guardiamo in modo netto agli investimenti effettuati, quelli pubblici sono aumentati di 1,1 miliardi di euro". La Commissione prenderà la prossima settimana la decisione definitiva sulla flessibilità. "Ma il fattore esplicativo che ho indicato va nella buona direzione", ha concluso Moscovici.

Per Moscovici, l'incertezza che pesa sull'economia europea "dopo le elezioni in Olanda e in Francia, dovrebbe continuare a diminuire nei mesi a venire, all'avvicinarsi della conclusione dell'impressionante ciclo elettorale in Europa". Tra le consultazioni elettorali chiave previste per il 2017 restano ancora le elezioni tedesche a settembre. 

Il commissario ha anche espresso apprezzamento per Macron: "Sono lieto, e questo sentimento è condiviso all'interno della Commissione" per la sua vittoria alle elezioni francesi, in quanto ha consentito di "evitare la minaccia di un populismo xenofobo violento e antieuropeo", e questo "è un segnale molto bello, non solo per la Francia ma anche per l'Europa".  Macron, ha aggiunto, "è un europeista impegnato, che potrà realizzare progressi nella governance dell'eurozona, benvenuto".

Le previsioni della Commissione per l'Italia e gli altri paesi dell'Eurozona

Deficit Italia in calo a 2,2 nel 2017 - La Commissione Ue rivede al ribasso le stime sul deficit italiano, che scende grazie alla manovra-bis a 2,2% quest'anno (a febbraio era dato a 2,4%), e a 2,3% nel 2018 (a febbraio 2,6%). "Le misure aggiuntive prese ad aprile, soprattutto per aumentare la riscossione delle tasse, manterranno stabile il carico fiscale nonostante la riduzione della tassazione per le imprese dal 27,5% al 24%,", scrive Bruxelles. In "leggero deterioramento" il deficit strutturale.

Debito Italia sale ancora, pesa sostegno a banche - Ci sarà ancora un "leggero aumento" del debito italiano nel 2017, che salirà al 133,1% dal 132,6% del 2016, "dovuto anche alle risorse aggiuntive stanziate per il sostegno pubblico al settore bancario e agli investitori retail". Lo scrive la Commissione Ue spiegando che il debito scenderà poi al 132,5% nel 2018. Le nuove stime sono comunque leggermente migliorative di quelle di febbraio, quando il debito era visto a 133,3% per quest'anno e 133,2% per il prossimo.

Incertezza politica e banche pesano su pil Italia - "L'incertezza politica e il lento aggiustamento nel settore bancario rappresentano rischi al ribasso alle prospettive di crescita italiane": lo scrive la Commissione Ue nelle previsioni economiche di primavera. Bruxelles rileva anche che, dall'altra parte, "l'elevata fiducia nella manifattura potrebbe implicare una domanda esterna più forte di quella data dalle previsioni".

Giù disoccupazione eurozona,2018 record da 2009 - Continua a scendere la disoccupazione, che nell'eurozona dopo il calo a 9,4% del 2017 arriverà all'8,9% nel 2018, il livello più basso dal 2009. Stesso trend per l'Ue a 28: dopo la discesa all'8% quest'anno, il prossimo sarà record da fine 2008 con 7,7%. Sono le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, dove si sottolinea però che, nonostante il calo complessivo, la disoccupazione "resta alta in molti Paesi". Il calo arriva grazie a riforme strutturali, domanda interna e altre politiche.

Crescita salda, pil eurozona su a +1,7%  - Una "crescita salda" che continuerà con un "ritmo stabile", con un pil rivisto al rialzo per l'eurozona all'1,7% per il 2017 (1,6% nelle previsioni d'inverno), e invariato all'1,8% per il 2018. Ritoccato in su anche il pil per l'Ue a 28 a 1,9% per entrambi gli anni da 1,8%. Sono le previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, secondo cui l'Europa entra così nel suo quinto anno consecutivo di ripresa, che sta ora raggiungendo tutti gli stati membri.

Sulla ripresa rischi più bilanciati ma ancora ribasso -  "L'incertezza che circonda le previsioni economiche resta elevata" ma "nel complesso i rischi sono diventati più bilanciati che in inverno anche se restano al ribasso". Così le previsioni di primavera della Commissione Ue, secondo cui i rischi possono venire "dalla futura politica economica e commerciale Usa e più ampie tensioni geopolitiche", ma anche "dall'aggiustamento economico della Cina, la salute del settore bancario in Europa e gli imminenti negoziati con la Gran Bretagna" per la Brexit.

Deficit Francia a 3%, pil stabile a 1,4% - Il deficit della Francia per il 2017 sarà del 3%, in calo dal 3,4% del 2016 ma in peggioramento dal 2,9% delle previsioni d'inverno a causa di "risultati inferiori alle attese su stato e sicurezza sociale, in parte compensate dai surplus di amministrazioni locali le cui spese hanno rallentato". Il pil resta a 1,4% nel 2017 e 1,7% nel 2018 in linea con le previsioni di febbraio. E' quanto emerge dalle previsioni economiche di primavera della Commissione Ue, secondo cui "una ripresa graduale dell'export fa salire la crescita".

In Germania avanzo commerciale in calo, crescita stabile - In Germania "la crescita della domanda interna si è rafforzata nel 2016 e le importazioni sono aumentate più delle esportazioni", quindi "l'avanzo commerciale dovrebbe cominciare a diminuire gradualmente". Inoltre si prevede "una crescita delle spese correnti" e "la continuazione dell'aumento della spesa per investimenti", e quindi "una diminuzione dell'avanzo primario". Il surplus scenderà allo 0,6% nel 2017 e allo 0,3% nel 2018. La crescita resta "forte", con il pil all'1,6% nel 2017 e all'1,9% nel 2018.

Crudeltà e sevizie', arrestati cinque trafficanti in due diverse operazioni.

(foto di archivio) © ANSA

Ad uno è contestato il concorso nell'assassinio di un 21enne migrante della Sierra Leone, ucciso con colpo di arma da fuoco perché si era rifiutato di dargli il cappellino.

Due libici, presunti scafisti, arrivati a Catania il 6 maggio scorso con nave Phoenix, assieme a 394 migranti, sono stati fermati da Polizia di Stato e Guardia di finanza perché ritenuti appartenenti a un organizzazione di trafficanti di esseri umani. A uno dei due è contestato anche il concorso nell'assassinio di un 21enne migrante della Sierra Leone, ucciso con colpo di arma da fuoco perché si era rifiutato di dargli il cappellino. Il cadavere era stato recuperato da nave Phoenix. L'indagato non è l'esecutore del delitto. Sono indagati dalla Procura distrettuale per per associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Uno anche per concorso in omicidio. Il fermo, disposto dalla Procura, fa seguito a indagini del pool di investigatori della Squadra Mobile di Catania e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza, con la collaborazione della Sezione operativa navale.
Tre nigeriani sono stati invece fermati dalla polizia di Stato di Agrigento per associazione per delinquere finalizzata alla tratta ed al traffico di esseri umani, sequestro di persona a scopo di estorsione, violenza sessuale, omicidio. Erano sbarcati a Lampedusa lo scorso 16 aprile. Il provvedimento emesso dalla Dda della Procura di Palermo ed eseguito dalla squadra mobile di Agrigento contesta anche alcune aggravanti, tra cui la transnazionalità del reato, la disponibilità di armi, l'agire con crudeltà e sevizie per futili motivi.

mercoledì 10 maggio 2017

Renzi e i suoi segreti: "Quella scenata a tavola che imbarazzò Agnese". - Ferruccio de Bortoli



De Bortoli nel suo libro stronca l'ex premier: "Se Berlusconi avesse minacciato il cronista..."

Matteo Renzi è un grande comunicatore. È una delle sue tante qualità. Ma forse lo è persino troppo. Il brillante ex sindaco di Firenze ed ex premier si è avviluppato in una bulimica bramosia di presenzialismo e di gestione del potere nel dedalo infinito dei propri messaggi, sms, WhatsApp, Facebook, Twitter.
Ha creato egli stesso un gigantesco groviglio del quale alla fine è rimasto prigioniero(...). L'insieme della sua comunicazione studiata in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 con l'inutile e costosa consulenza del guru Jim Messina è risultato invece eccessivo, sovratono, insincero. Un torrenziale discorso pubblico che ha prodotto una cacofonia indigesta. Dopo tre anni al governo, l'immagine del rottamatore sbiadisce inevitabilmente. Si è un po'meno giovani, non si è più outsider. E da palazzo Chigi si è poco credibili nell'usare con disinvoltura il linguaggio dell'antipolitica.
Renzi ha la leadership nel sangue, la alimenta sin da giovane, ma dà l'impressione costante di non riconoscere radici né di preparare eredità. Nella sua simbologia politica non c'è una storia cui ispirarsi nemmeno la Dc di La Pira , non c'è un'eredità da lasciare, di cui farsi carico. C'è lui e basta. Quello che c'era in precedenza è tutto da buttare, la Prima Repubblica, i partiti, il consociativismo e in parte non si può che dargli ragione , ma nel dopoguerra il Paese è diventato, pur con un governo ogni anno, la settima potenza industriale al mondo. Per fortuna, dunque, c'è stato un prima. Qualche merito andrebbe riconosciuto. E, parallelamente, quello che verrà dopo di lui non gli interessa più di tanto. Il governo Gentiloni è espressione della sua maggioranza, una costola del renzismo. Lo si potrebbe definire un esecutivo su procura renziana. Ma fin dal momento della sua formazione, la preoccupazione di Renzi è stata solo quella di garantirsi una quota di potere personale, esercitabile con i suoi più fidati collaboratori, Maria Elena Boschi e Luca Lotti, non di far sì che il governo retto dal suo ministro degli Esteri, espressione del partito di cui è segretario, sia messo nella condizione di fare il meglio possibile. È un atteggiamento da statista? Non mi sembra. (...). L'ossessione dell'istante, la concentrazione sul presente e la visione tolemaica del potere, sono tratti significativi anche della comunicazione di Renzi. (...). 
L'Italicum (ma tutti quelli che l'hanno votato non hanno nulla da dire?) era una legge perfetta: «Sarà copiata da mezza Europa» (marzo 2015). I titoli del Monte dei Paschi, ormai risanato, erano assolutamente da comprare nel gennaio del 2016. Un premier che dà consigli di Borsa non s'era mai visto. Per non parlare della catastrofe economica di cui sarebbe stato vittima il paese se avesse vinto il No al referendum.(...)
Anche il Corriere ha sempre visto con una certa simpatia e con l'adesione di alcuni suoi commentatori e giornalisti l'ascesa di Renzi alla segreteria del partito, sia nelle primarie perse, nel novembre-dicembre 2012, sia in quelle poi vinte l'8 dicembre 2013. Se ne lamentarono i bersaniani. Renzi appariva l'espressione della modernità, il coraggio della rottura, seppure già allora con qualche uscita temeraria e un solipsistico complesso del potere personale.
Perché allora i rapporti si sono poi così irrimediabilmente deteriorati? Non escludo di aver avuto qualche colpa personale. Avrei dovuto chiamarlo, chiedergli un incontro (cosa che feci in seguito, quando era già segretario del Pd, ma non fu mai possibile). Avendolo definito un «maleducato di talento», devo ammettere che un po' maleducato con lui sono stato anch'io. Un giorno arrivò in via Solferino, era il 22 novembre 2012, per essere intervistato dal Corriere.it. C'erano le primarie che avrebbe perso al ballottaggio con Bersani. Io non sapevo che sarebbe arrivato. Mi avvisarono solo all'ultimo momento. E, nella preoccupazione di non far tardi al mio appuntamento, parlai con lui solo qualche minuto nel corridoio. Un po' in fretta, lo riconosco. Avrei dovuto invitarlo nella mia stanza e trattarlo con maggior riguardo. Con Renzi c'era Maria Elena Boschi. Sono stato scortese anche con lei.
(...)
L'episodio che mi lasciò di stucco accadde in occasione delle sue brevi vacanze siamo nell'agosto del 2014 in un albergo di Forte dei Marmi di proprietà di un suo amico. Il collega Marco Galluzzo, che lo seguiva con professionalità e rispetto, prese una stanza nello stesso albergo. Niente di male. L'albergo era aperto a tutti. Non riservato solo a lui. Il messaggio del presidente, particolarmente piccato, lamentava una violazione inaccettabile della sua privacy. Aveva incontrato Galluzzo nella hall e il collega lo aveva salutato. Tutto qui. Io stavo al mare, in Liguria, non sapevo assolutamente nulla. Al telefono, Galluzzo mi spiegò di essere stato avvicinato dalla scorta del premier che gli aveva intimato di lasciare subito l'albergo. 
Questo il suo racconto: 
«Mi avvicinai al tavolo del ristorante dove cenava, nella terrazza dell'albergo, con la moglie e i figli. Mi fu possibile solo salutarlo e per un attimo stringergli la mano, poi cominciò a gridare, lasciando di stucco i tavoli degli altri ospiti, gruppi francesi, tedeschi e russi. E anche Agnese, che mi rivolse uno sguardo di comprensione, quasi di vergogna. Gridava talmente forte, inveendo contro il Corriere che invadeva la sua privacy, che la scorta accorse come se lui fosse in pericolo. Venni anche strattonato. Dovetti alzare la voce per dire al caposcorta di non permettersi. Lui reagì minacciandomi. Mi disse che tutta la mia giornata era stata monitorata, dal momento in cui avevo prenotato una camera nello stesso albergo, e che di me sapevano tutto, anche con sgradevoli riferimenti, millantati o meno conta poco, alla mia vita privata». Insomma, intollerabile. Se Berlusconi avesse fatto una cosa simile saremmo tutti insorti. Quella fu l'unica volta nella quale risposi a un sms di Renzi, dicendogli in sostanza che non volevamo assolutamente attentare alla privacy della sua famiglia era sempre in un luogo aperto al pubblico non era accettabile che il collega venisse minacciato dalla sua scorta. E con quella frase sibillina sul giornalista spiato, poi. Seguì sms di risposta. Più morbido. Per tagliar corto. Il 24 settembre 2014 uscì sul Corriere il mio editoriale dal titolo «Un nemico allo specchio» nel quale criticavo la gestione del potere renziano.
(...)
Renzi doveva guardare il suo nemico allo specchio: se stesso. La sua bramosia di potere, il suo protagonismo esasperato che aveva ridotto alcuni ministri a deboli comparse. La sua tendenza a circondarsi di amici, più fedeli che leali.
(...)
Il passaggio del mio articolo che ha fatto più discutere è quello sull'odore stantio di massoneria. Preciso: non ho mai scritto e nemmeno pensato che Renzi sia un massone in una regione nella quale un po' tutta la classe dirigente lo è. Mi chiedevo soltanto, parlando del patto del Nazareno che teoricamente avrebbe dovuto riscrivere le nuove norme della Costituzione ed eleggere il nuovo presidente della Repubblica, se le vicinanze tra esponenti dei due schieramenti, in terra toscana, fossero spiegabili anche con quell'appartenenza. Una domanda legittima. Una richiesta di trasparenza nel momento in cui si metteva mano addirittura alla Costituzione. Non c'è nulla di male nell'essere iscritti. Non nego i meriti storici della massoneria, anche se ho visto da vicino le sue deviazioni. (...) Ho esagerato, forse, ma nulla mi toglie dalla testa che nel dedalo di rapporti di quella che Ernesto Galli della Loggia sul Corriere ha chiamato «consorteria toscana», le appartenenze massoniche un ruolo lo abbiano giocato e continuino a giocarlo.

De Bortoli accusa Boschi su Banca Etruria. Lei,è fango. - Cristina Ferrulli


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"Chiese a Ghizzoni acquistarla".Banca smentisce. M5S, si dimetta.


Maria Elena Boschi finisce ancora una volta nella bufera per la vicenda di Banca Etruria, di cui il padre Pierluigi era vicepresidente. L'ex direttore del Corriere Ferruccio De Bortoli nel libro 'Poteri forti (o quasi)' denuncia che l'allora ministro delle Riforme, nel 2015, chiese all'ad di Unicredit Federico Ghizzoni "di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria". Un'accusa pesante che Boschi respinge al mittente: "Mai fatto una richiesta del genere, è un'ennesima campagna di fango" si indigna la sottosegretaria che dà mandato ai legali. Ma Beppe Grillo crede alla versione del giornalista e chiede le dimissioni della fedelissima di Renzi alzando uno scontro politico con il Pd.
De Bortoli dedica un capitolo delle sue memorie giornalistiche a "Matteo Renzi, ovvero la bulimia del potere personale", ammettendo, anche per colpa sua, rapporti personali "difficili" e sostenendo che "l'attacco al 'Corriere' faceva parte di una sorta di strategia contro i cosiddetti poteri forti". Poi, a pagina 209, accusa la ministro di pressioni sui vertici di Unicredit.
"Non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit", scrive De Bortoli, per chiedere di valutare la possibile acquisizione della banca, dove aveva lavorato il padre, ma la richiesta non andò in porto perchè Ghizzoni, dopo valutazioni patrimoniali, decise di lasciar perdere. Ma fonti vicine alla banca chiariscono che Unicredit non ha subito pressioni politiche per l'esame di dossier bancari compreso quello di Banca Etruria. Boschi nega ogni denuncia e si rivolge agli avvocati "a tutela del suo "nome" e del suo "onore": "Ho incontrato Ghizzoni come tante altre personalità del mondo economico e del lavoro ma non ho mai avanzato una richiesta di questo genere".
Indignata e "stupita per questa ennesima campagna di fango" la ministra renziana che sfida "chiunque a dimostrare il contrario". Come prevedibile, il caso dà fuoco alle polveri dello scontro politico. Ma tra i renziani, se l'attacco politico viene messo in conto, l'accusa dell'ex direttore del Corriere fa montare i sospetti. "Ci stanno provando in tutti i modi" a far fuori Matteo Renzi, è la tesi che gira tra i fedelissimi convinti che i poteri forti vogliano evitare in ogni modo il ritorno dell'ex premier a Palazzo Chigi. L'accusa invece fa presa sui 5 stelle. Di Maio, prima, e Beppe Grillo dopo chiedono le dimissioni della sottosegretaria e il leader M5S annuncia che si valuteranno "anche possibili azioni sul fronte giudiziario". Ma Boschi, come i vertici del Pd, va all'attacco della "strumentalizzazione" dei grillini fatta solo per nascondere "le proprie difficoltà sui rifiuti a Roma o per l'audio a Palermo". E in serata il tesoriere dem Francesco Bonifazi annuncia un esposto contro Grillo. "Si occupino dei problemi della gente e non di fare gli aspiranti pm - attacca Ettore Rosato - visto che non hanno nè i criteri morali nè le capacità giuridiche".

Migranti, la procura di Trapani: «Indagini su appartenenti ong». - Chiara Marasca

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Lo ha detto il procuratore facente funzioni, Ambrogio Cartosio, sentito in audizione alla commissione Difesa del Senato.


Non è più solo, il procuratore capo di Catania, a sostenere la possibile esistenza di contatti tra scafisti di migranti e persone appartenenti alle ong. A dare in qualche modo sostegno alle sue affermazioni, che hanno sollevato un vespaio di polemiche, arrivano oggi le parole di un altro magistrato siciliano, il procuratore facente funzioni di Trapani, Ambrogio Cartosio. In audizione alla commissione Difesa del Senato Cartosio ha detto che «la procura di Trapani ha in corso indagini sull’ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolgono non le ong come tali, ma persone fisiche appartenenti alle ong». Il magistrato ha anche spiegato che, secondo quanto accertato dalla sua Procura, «le ong hanno fatto qualche intervento di salvataggio in mare anche senza informare la nostra Guardia costiera». «Allo stato delle nostre acquisizioni», ha detto Cartosio, «registriamo casi in cui soggetti a bordo delle navi delle ong sono al corrente del luogo e del momento in cui si troveranno imbarcazioni di migranti: evidentemente ne sono al corrente da prima e questo pone un problema relativo alla regolarità di questo intervento». «Allo stato delle nostre indagini escludo che ci siano elementi per poter dire che i finanziamenti ricevuti dalle ong possano essere di origine illecita ed escludo anche che gli interventi di soccorso delle organizzazioni abbiano finalità diverse da quello umanitarie», ha poi specificato, Ambrogio Cartosio.


Zuccaro aveva detto: «Non tutti filantropi nelle ong».


Nelle scorse settimane le parole del procuratore capo di Catania Zuccaro hanno aperto un vero e proprio caso. Da un lato si sono schierati le ong e quanti hanno scelto di difenderne valore sociale e reputazione, all’altra la rabbia social e molti politici di centrodestra che hanno invece gridato allo scandalo di fronte alla possibilità di contatti tra alcune organizzazioni non governative e i trafficanti di esseri umani. Zuccaro, che in un’intervista aveva parlato di questa possibilità, oggetto di attenzione da parte della sua Procura, affermando però di non avere al riguardo prove utilizzabili in sede processuale, sentito in commissione Difesa al Senato, ha poi confermato la sua opinione secondo la quale non tutti nelle organizzazioni non governative «hanno profili che collimano con quelli dei filantropi». In quella sede Zuccaro ha fatto appello alla politica perché possano essere incrementati gli «strumenti per poter meglio lavorare e riprendere quell’azione investigativa che in passato ha dato qualche successo». A cominciare dalla possibilità di intercettare tutte le comunicazioni, telefoniche e telematiche, delle navi che si trovano nella zona di ricerca e soccorso, comprese quelle delle ong.

Il procuratore capo di Siracusa Paolo Giordano, invece, anche lui sentito in commissione difesa, aveva spiegato che, al suo ufficio inquirente, «non risulta nulla per quanto riguarda presunti collegamenti obliqui o inquinanti tra ong o parti di esse con i trafficanti di migranti. Nessun elemento investigativo». 

martedì 9 maggio 2017

Migranti: Zuccaro, ci sono prove interessi mafie sull'accoglienza.

 © ANSA

Audizione in commissione Antimafia: 'I clan attratti da fondi, con polizia su navi trafficanti in galera'.


"C'è una massa di denaro destinata all'accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative". Lo ha ribadito il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, in audizione alla Commissione Antimafia sottolineando comunque come "sia sbagliato ritenere che la mafia operi dovunque, perché così rischiamo di aumentare l'aurea di onnipotenza".

"Sabato scorso - ha detto ancora Zuccaro - è arrivata a Catania una nave con 498 migranti soccorsi ed il cadavere di un giovane ucciso a freddo su un barcone da un trafficante perché non si era tolto il cappello. Se sulla nave della Ong che ha fatto l'intervento vi fossero state unità della nostra polizia giudiziaria avremmo già preso i trafficanti e li avremmo già nelle nostre galere". 
Zuccaro ha concluso che "l'obiettivo delle indagini non sono le Ong ma i trafficanti ed alcune recenti modalità del traffico li stanno favorendo". Questi criminali, ha aggiunto, "sono autori di violenze inaudite e del tutto gratuite".
http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2017/05/09/migranti-zuccaro-prove-interessi-mafie_699cad6f-d626-49b2-8dab-0ea161172f7a.html

Interessi favoriti da chi gira la testa dall'altro lato per non vedere? Le leggi vanno fatte rispettare, non basta farle per mettere a posto la coscienza.

Consip, inchiesta sulle consulenze. Tra i legali che hanno avuto incarichi il presidente della cassaforte di Renzi.

Consip, inchiesta sulle consulenze. Tra i legali che hanno avuto incarichi il presidente della cassaforte di Renzi

La magistratura contabile ha messo nel mirino i contratti con professionisti esterni, ritenuti eccessivi sia per quanto riguarda il numero degli incarichi sia per il valore degli importi pagati. Soprattutto perché la centrale acquisti della pubblica amministrazione ha una direzione 'Legale e Societario' con 49 persone in organico. Alberto Bianchi dal 2012 ha incassato da Consip 290mila euro.

Nuova inchiesta su Consip. Stavolta a muoversi è stata la Corte dei Conti, che ha messo nel mirino le consulenze affidate dalla centrale acquisti della pubblica amministrazione a professionisti esterni. I militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno eseguito un decreto di esibizione e sequestro di documenti nella sede della società in house del Tesoro. L’inchiesta, non collegata con quella che ha portato in carcere l’imprenditore Alfredo Romeo (accusato di aver pagato tangenti al responsabile dell’ufficio acquisti di Consip Marco Gasparri per avere informazioni sulle gare), punta a verificare la regolarità di diversi incarichi. Consulenze eccessive, secondo gli investigatori, sia per il numero sia per il valore degli importi pagati, considerato che Consip può contare su una una direzione ‘Legale e Societario’ con 49 persone in organico.
Nei mesi scorsi era emerso che tra gli avvocati che lavoravano per Consip c’era anche Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open, la cassaforte di Matteo RenziBianchi a partire dal 2012 ha incassato dalla società pubblica compensi per un totale di 290mila euro. L’ad di Consip Luigi Marroni ha affidato tra l’altro a Bianchi – che a marzo ha ottenuto dal ministero dell’Economia la riconferma come consigliere di amministrazione dell’Enel – la difesa dell’azienda nel contenzioso con Consorzio nazionale servizi (Cns) e Manutencoop facility management (Mfm) per le “scuole belle” di Renzi: le due coop, che avevano vinto otto lotti su 13 dell’appalto da 1,6 miliardi del 2012, erano poi state multate dall’Antitrust per condotta anticoncorrenziale e Consip voleva escluderle dalle gare. Peraltro nella manovrina recentemente varata dal governo Gentiloni quell’affidamento viene prorogato per la quarta volta, nonostante la sanzione e la censura dell’Anac.
Ma Bianchi, oltre a lavorare per Consip, ha difeso in numerosi contenziosi anche Siram, azienda società specializzata in servizi energetici e facility management che si è aggiudicata in via provvisoria uno dei lotti della gara Fm4 al centro dell’inchiesta che ha portato all’arresto di Romeo. Interpellato dal Fatto, ha spiegato che si trattava “non di conflitto“, ma di “convergenza, perché “non difendo mai né Siram né altri quando c’è conflitto con Consip, e non assumo mai incarichi per società che hanno a che fare con Consip senza esplicita autorizzazione di Consip”. E ancora: “Nessuno finora mi ha saputo dire dove e quando in concreto mi sono trovato in conflitto di interessi. Come se quando difendo Consip in contenziosi nati da concorrenti di Siram contro aggiudicazioni di Consip lo faccia con l’occhio strabico di chi tutela gli interessi di Siram anche quando tutela Consip. Solo pensarlo è offensivo”.