mercoledì 28 marzo 2018

Majorana, 80 anni fa scompariva il più misterioso dei fisici.

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La scienza continua a indagare sulle sue teorie.

Scomparso senza lasciare traccia in una storia che non ha mai smesso di appassionare e che ha sollevato mille domande ancora aperte: 80 anni fa svaniva improvvisamente nel nulla il fisico Ettore Majorana, il più silenzioso e schivo dei Ragazzi di via Panisperna che ruotavano intorno a Enrico Fermi. Capace di trascorrere giorni interi immerso nei calcoli, chiuso nella sua stanza, Ettore Majorana è sparito senza lasciare traccia il 27 marzo 1938. 

Fuga o suicidio: sono state le ipotesi che da allora hanno cominciato ad alternarsi senza mai trovare risposta. La sera della sua scomparsa Majorana era partito da Napoli, dove gli era stata offerta una cattedra, con un piroscafo diretto a Palermo. Aveva annunciato la sua intenzione di sparire in una lettera al suo amico di Napoli, Antonio Carrelli, ritrattata l'indomani con un'altra lettera. Aveva anche scritto alla famiglia, raccomando: "ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero". Da allora in poi non ci sono state notizie

Le indagini, scattate nei giorni successivi, non hanno portato a nulla e il suicidio è stata solo una delle innumerevoli ipotesi avanzate negli anni. Alcuni avevano pensato a una fuga in Germania, altri in Argentina sulla base di testimonianze lo avrebbero segnalato a Buenos Aires, altri lo avevano segnalato in Venezuela fra il 1955 e il 1959, tanto che su questa base la Procura di Roma aveva riaperto il caso nel 2011subito archiviato

Tra i familiari di Ettore Majorana c'è stato chi era convinto che avrebbe potuto chiudersi in un monastero. Un'altra ipotesi, rapidamente smentita, lo avrebbe identificato con un barbone particolarmente dotato per la matematica che vagava in Sicilia. Il caso, al quale aveva dedicato un libro anche Leonardo Sciascia, è tutt'altro che archiviato per i fisici, che continuano a studiare le teorie di Ettore Majorana. 

Ci sono voluti 80 anni per riuscire a vedere la particella dalle proprietà stravaganti previste nel 1937, che sono contemporaneamente il loro opposto nell'antimateria, i cosiddetti "fermioni di Majorana", visti solo nell'ottobre 2014. Un altro rompicapo è quello dei b. Per un momento nel 2011 i dati dell'esperimento Opera avevano fatto pensare ad una conferma, ma poi si sono rivelati frutto di un errore. La teoria è invece ancora lì, con l'ipotesi che in particolari condizioni le particelle possano assumere una massa 'immaginaria' che le svincolerebbe dalle equazioni imposte dalla teoria della relatività.


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Scoperto un nuovo organo nel corpo umano.

Cellule del tessuto interstiziale (fonte: National Toxicologic Program) © Ansa
Cellule del tessuto interstiziale (fonte: National Toxicologic Program)RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa

E' tra i più grandi, è legato a invecchiamento e cancro.

Rivoluzione in arrivo in anatomia, con la scoperta di un nuovo organotra i più grandi del corpo umano: si chiama interstizio e si trova diffuso in tutto l'organismo, sotto la pelle e nei tessuti che rivestono l'apparato digerente, i polmoni, i vasi sanguigni e i muscoli. E' formato da cavità interconnesse piene di liquido e sostenute da fibre di collagene ed elastina. 

Agisce come un vero e proprio ammortizzatore, ma la sua presenza potrebbe spiegare anche molti fenomeni biologici come la diffusione dei tumoril'invecchiamento della pelle, le malattie infiammatorie degenerative e perfino il meccanismo d'azione dell'agopuntura. A indicarlo è lo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports dall'Università di New York e dal Mount Sinai Beth Israel Medical Centre. 

Etichettato per decenni come semplice 'tessuto connettivo', l'interstizio era rimasto 'invisibile' nella sua complessità a causa dei metodi usati per esaminarlo al microscopio, che lo facevano apparire erroneamente denso e compatto.

La sua vera natura è stata invece osservata per la prima volta grazie ad una nuova tecnica di endomicroscopia confocale laser, che consente di vedere al microscopio i tessuti vivi direttamente dentro il corpo, senza doverli prelevare e poi fissare su un vetrino. Impiegata su alcuni pazienti malati di tumore che dovevano essere sottoposti a chirurgia per rimuovere pancreas e dotto biliare, la tecnica ha permesso di osservare la reale struttura dell'interstizio, che è stato poi riconosciuto anche in tutte le altre parti del corpo sottoposte a continui movimenti e pressioni. Alla luce della sua complessità, l'interstizio si è così meritato la 'promozione' ad organo

"Questa scoperta ha il potenziale per determinare grandi progressi in medicina, inclusa la possibilità di usare il campionamento del fluido interstiziale come potente strumento diagnostico", spiega Neil Theise, docente di patologia all'Università di New York. Il continuo movimento di questo fluido potrebbe spiegare perché i tumori che invadono l'interstizio si diffondono più velocemente nel corpo: drenato dal sistema linfatico, questo sistema di cavità interconnesse è la 'sorgente' da cui nasce la linfa, vitale per il funzionamento delle cellule immunitarie che generano l'infiammazione.
Inoltre, le cellule che vivono in questi spazi e le fibre di collagene che li sostengono cambiano con il passare degli anni e potrebbero contribuire alla formazione delle rughe, all'irrigidimento delle articolazioni e alla progressione delle malattie infiammatorie legate a fenomeni di sclerosi e fibrosi. Il reticolato di proteine che sostiene l'interstizio, infine, potrebbe generare correnti elettriche quando si piegano, seguendo il movimento di organi e muscoli, e per questo potrebbe giocare un ruolo nelle tecniche di agopuntura.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2018/03/27/scoperto-un-nuovo-organo-nel-corpo-umano_3971ec0a-6438-4578-86bf-2f05126f989e.html

Alzheimer, scoperto il meccanismo che blocca la memoria.

Alzheimer, scoperto il meccanismo che blocca la memoria © Ansa


Il risultato potrebbe rivoluzionare diagnosi e cure.


Per la prima volta in uno studio su pazienti, è stato scoperto da scienziati italiani il ruolo chiave di una piccola regione cerebrale, l'area tegumentale ventrale, nella malattia di Alzheimer. Se questa area (deputata al rilascio di una importante molecola 'messaggera' del cervello, la dopamina) funziona poco, ne risente il 'centro' della memoria, l'ippocampo, quindi la capacità di apprendere e ricordare. 
Resa nota sul Journal of Alzheimer's Disease, la scoperta potrebbe rivoluzionare sia la diagnosi precoce, sia le terapie per questa forma di demenza, spostando l'attenzione su farmaci che stimolano il rilascio di dopamina. Autrice dello studio è Annalena Venneri, dello Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) in Gran Bretagna, che spiega: "la nostra scoperta indica che se l'area tegmentale-ventrale (VTA) non produce la corretta quantità di dopamina per l'ippocampo, questo non funziona più in modo efficiente" e la formazione dei ricordi risulta compromessa. Si tratta del primo studio al mondo che dimostra questo collegamento negli esseri umani.

Caso Renzi-De Benedetti, il Gip chiede altre indagini.

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(Da https://www.ilfattoquotidiano.it) – La Procura di Roma farà ulteriori indagini per presunto insider trading a carico del broker di Carlo De Benedetti, Gianluca Bolengo. A cui il 16 gennaio 2015 l’ingegnere, presidente onorario di Gedi, disse di aver saputo da Matteo Renzi che il decreto sulle banche popolari sarebbe passato a breve. Bolengo a quel punto investì 5 milioni in azioni delle popolari per conto di De Benedetti. Un’operazione che fece guadagnare a De Benedetti circa 600mila euro in seguito all’approvazione – il 20 gennaio 2015 – della riforma che disponeva la trasformazione in spa delle popolari più grandi.
Il pm Stefano Pesci, nel giugno scorso, aveva sollecitato l’archiviazione ritenendo che non esistessero elementi tali da contestare il reato di insider trading. Il gip Gaspare Sturzo ha invece chiesto, nell’ambito di un’udienza che si è svolta venerdì 23 marzo, nuovi accertamenti che dovranno essere completati entro tre mesi. Tra gli aspetti che il giudice vuole che siano approfonditi anche l’audio originale della telefonata visto che agli atti c’è solo la trascrizione.
Dal brogliaccio emerge come nella comunicazione ci siano degli “incomprensibili” e per questo il gip ha chiesto al sostituto procuratore di svolgere una consulenza tecnica. Sturzo ha, inoltre, chiesto di acquisire l’intera attività istruttoria fatta della Consob che archiviò il procedimento sotto il profilo amministrativo ma ha segnalato a piazzale Clodio una serie di operazioni sospette proprio nei giorni precedenti all’approvazione della riforma.

martedì 27 marzo 2018

Caso ex spia russa, l'Italia ha espulso i diplomatici russi obtorto collo. - Umberto De Giovannangeli


SOCHI, RUSSIA MAY 17, 2017: Italys Prime Minister Paolo Gentiloni (L) and Russias President Vladimir Putin attend a press conference following their meeting at the Bocharov Ruchei residence. Mikhail Metzel/TASS (Photo by Mikhail Metzel\TASS via Getty Images)

Il nostro Paese non vuole mettere all'angolo la Russia, Lega e Fratelli d'Italia parlano di grave errore. Silenzi da M5s e Pd. I sospetti del Nyt sulla linea di Roma.


Obtorto collo. Il latino corre in aiuto per spiegare come l'Italia stia affrontando la "guerra diplomatica" ingaggiata dall'Europa contro la Federazione Russa e il suo presidente-padrone: Vladimir Putin. Ufficialmente, tutti negheranno. Ma fuori dall'ufficialità, e con la garanzia dell'anonimato, fonti diplomatiche alla Farnesina e a Bruxelles, raccontano una storia più complessa e meno idilliaca di quello che parrebbe dalla conta di funzionari e/o spie russe che i Paesi dell'Unione hanno deciso di rispedire a casa, in risposta all'avvelenamento della ex spia russa Sergey Skripal e della figlia Yulia avvenuto lo scorso 4 marzo a Salisbury, nel Regno Unito, con un agente nervino.
A concordare la risposta europea, raccontano le fonti ad HP, sono state le premier di Germania, Angela Merkel, e Regno Unito, Theresa May assieme al presidente della Francia, Emmanuel Macron. Le prime due, racconta ancora la fonte, avrebbero voluto andar giù ancor più pesantemente, inasprendo le sanzioni economiche e commerciali contro Mosca, rispetto a quelle attuate al seguito dell'(irrisolta) crisi ucraina. "Ma su questo – dicono alla Farnesina – il premier Gentiloni ha fatto resistenza, riuscendo a stoppare l'iniziativa anglo-tedesca, ben vista dall'altra parte dell'Oceano". Di diplomatici, Francia e Germania ne hanno espulsi quattro a testa, così come la Polonia. Tre ciascuno da Repubblica Ceca e Lituania, mentre due da Italia, Spagna, Danimarca e Olanda. Uno a testa, per il momento, da Lettonia, Romania, Croazia, Ungheria ed Estonia. I Ventotto hanno anche richiamato l'Ambasciatore dell'Ue a Mosca per consultazioni. Il capo della delegazione dell'Ue nella Federazione Russa, Markus Ederer, è giunto a Bruxelles nel fine settimana, e ieri è stato a colloquio con l'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini. Quanto alle misure adottate oggi, dall'entourage di "Lady Pesc" si ribadisce che tali misure sono conseguenziali a quanto deciso, unanimemente, al Consiglio europeo del 22 e 23 marzo.
Un riferimento che si ritrova nella nota diffusa dalla Farnesina, in cui si legge che "a seguito delle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 e 23 marzo scorso, in segno di solidarietà con il Regno Unito e in coordinamento con partner europei e alleati Nato, il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale ha notificato oggi la decisione di espellere dal territorio italiano entro una settimana due funzionari dell'ambasciata della Federazione russa a Roma accreditati in lista diplomatica". Sono 14 gli Stati membri della Ue ad aver preso finora il provvedimento "come seguito" di quanto deciso al vertice Ue della settimana scorsa, ha affermato il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, aggiungendo che "altre espulsioni non sono da escludere nei prossimi giorni e settimane". Farnesina e Palazzo Chigi non confermano né smentiscono, ma la linea che s'intende seguire sarebbe quella della "prudenza". In altri termini, vorremo fermarci a due cartellini rossi, peraltro sventolati a due funzionari non propriamente "apicali".
Tutti gli espulsi hanno una settimana di tempo per lasciare i relativi Paesi. Un'azione congiunta per la quale esulta il governo britannico, dal ministro degli Esteri Boris Johnson a quello della Difesa Gavin Williamson. "La straordinaria risposta internazionale dei nostri alleati – ha detto Johnson – rappresenta la più grande espulsione collettiva di agenti dell'intelligence russa nella storia e ci aiuterà a difendere la nostra sicurezza. La Russia non può violare impunemente le norme internazionali". L'Italia è tra i Paesi europei che più hanno patito le conseguenze sanzionatorie. Ma la ragione del nostro freno non è solo dettata da interessi, economici e commerciali, nazionali. E le fonti diplomatiche spiegano i perché: "Restiamo convinti – dicono – che la Russia è un partner cruciale per la stabilizzazione di aree esplosive come il Nord Africa e il Medio Oriente, e a questo va aggiunto che le conseguenze negative della corsa al riarmo ingaggiata da Usa e Russia ricadrebbero soprattutto sull'Europa". Su questo, rimarcano ancora le fonti, c'è una visione "trasversale" comune alle maggiori forze politiche italiane: ognuna con le proprie motivazioni e accenti, il Movimento 5 Stelle, la Lega di Salvini, il Pd e Forza Italia convergono nel ritenere la Russia un interlocutore che non può e non deve essere messo all'angolo. Un punto di vista che non è particolarmente gradito nelle altre cancellerie europee che contano e tanto meno alla Casa Bianca.
Con un editoriale sul New York Times, Frank Bruni, una delle firme più autorevoli del NYT, ha dato voce e visibilità esattamente a un timore che non investe solo l'amministrazione Trump: : lo spostamento dell'asse di riferimento del Paese a netto favore di Vladimir Putin. "L'Italia ha abbandonato l'America. Per la Russia", il titolo eloquente. Una forzatura, certo, ma che mette in rilievo il rischio di una "etichettatura" negativa per l'Italia da parte, interessata, di Washington e, sia pure in modo meno esplicitato, di Londra, Parigi e Berlino: quello del Paese più "putiniano" del Vecchio Continente.
Un passo indietro nel tempo. "Abbiamo sostenuto la fiducia delle imprese italiane nelle aziende russe e in questo Paese". Mosca, 17 maggio 2017. Così il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni in una conferenza stampa con il presidente russo Vladimir Putin commentava i rapporti diplomatici tra il nostro Paese e la Russia. Poi Gentiloni fissò un obiettivo: "Tra Italia e Russia ci sono aree di cooperazione nella lotta al terrorismo e nella gestione di alcuni crisi regionali. Penso alla Libia, alla Siria e all'Afghanistan nelle quali Italia e Russia possono e devono collaborare", disse il premier italiano. "Abbiamo minacce in comune e dobbiamo rispondere in comune", aggiunse il premier. A questo punto, Gentiloni ha anche parlato delle sanzioni alla Russia: Dal nostro punto di vista lo sforzo che abbiamo sempre fatto e continueremo a fare è quello di sottolineare che non può esserci un automatismo nel rinnovo delle sanzioni alla Russia. Bisogna fare una discussione seria, con l'obiettivo di mantenere unita l'Unione europea ma maturando queste decisioni, facendo un ragionamento serio".
L'Italia è per "attuare gli accordi di Minsk, ma dobbiamo dirci come stanno le cose. L'Italia - aggiunse - è interessata a questo dossier. Nessuno pensi che l'Italia romperà in solitaria con i suoi alleati ma nessuno creda che le decisioni sul rinnovo delle sanzioni possano essere prese con il pilota automatico", concluse Gentiloni. "E' questa la linea su cui continuiamo ad attestarci – rimarcano ancora alla Farnesina – fino a nuovo ordine". E al nuovo primo ministro. Se dovesse toccare a Matteo Salvini, c'è da chiedersi se manterrà fede al "patto di amicizia" firmato a Mosca da Lega Nord e Russia Unita, il partito di Putin, definito di "cooperazione e collaborazione". Un accordo, spiegò in quell'occasione lo stesso Salvini, che mette in luce unità di intenti su "lotta all'immigrazione clandestina e pacificazione della Libia, lotta al terrorismo islamico e fine delle sanzioni contro la Russia, che sono costate all'Italia 5 miliardi di euro e migliaia di posti di lavoro persi". Era il 6 marzo 2017. E la linea è rimasta la stessa. Tanto da meritare un elegiaco pezzo di Sputnik Italia, il sito "putiniano, solerte nell'indicare chi sono nel Belpaese i "veri amici" di Mosca.
"Al governo non avrei fatto una scelta del genere", ha detto Matteo Salvini commentando l'espulsione dall'Italia di diplomatici russi in risposta all'avvelenamento della ex spia russa Sergey Skripal e della figlia avvenuto lo scorso 4 marzo a Salisbury nel Regno Unito. "Leggere che invece che riannodare i fili del dialogo il governo italiano subisce la richiesta, che arriva da altri, ed espelle diplomatici russi - ha concluso a margine del consiglio comunale di Milano - mi sembra una cosa poco utile a un futuro di dialogo e convivenza". Non da meno gli è Giorgia Meloni. "E' inaccettabile che un Governo dimissionario decida di espellere due funzionari dell'ambasciata russa", dichiara la leader di Fratelli d'Italia che parla degli "ultimi colpi di coda di un Governo asservito alla volontà di Stati esteri che per fortuna sarà messo presto nelle condizioni di non nuocere più gli interessi nazionali italiani". Chissà che ne pensano dalle parti di Washington e di Berlino.

A Londra strade asfaltate con le bottiglie di plastica riciclata. - Belloni

A Londra strade asfaltate con le bottiglie di plastica riciclata

L'esperimento nel quartiere di Enfield: materiale di recupero come collante al posto del bitume preso da combustibili fossili.
La guerra contro la plastica adesso ha una nuova frontiera: utilizzare bottiglie e altri scarti per costruire le strade. In Gran Bretagna questo sogno ecologico è giù diventato realtà e di recente ha raggiunto Londra, grazie all’amministrazione del quartiere di Enfield. Per adesso gli amministratori si sono concentrati su una via, ma nel mirino ci sono altre strade e spazi da sottoporre al riciclo creativo.
L’intervento pilota ha riguardato una parte di Green Dragon Lane (nella foto in alto) ed è stato così positivo che Transport for London ha deciso di erogare un finanziamento per i lavori e ha suggerito di ripetere l’esperimento anche per alcune fermate degli autobus nella stessa zona. Anche perché la nuova miscela “amica della Natura” risulta vantaggiosa pure sotto altri aspetti: è più resistente all’usura e quindi dura molto più a lungo dell’asfalto tradizionale consentendo un risparmio di costi significativo.
Il responsabile dell’ambiente del consiglio di Enfield, Daniel Anderson, si è detto soddisfatto dei risultati e soprattutto felice di sapere che mari e oceani soffrono meno grazie alle scelte organizzative del suo quartiere. La sua idea è quella di ridurre al minimo l’impronta di carbonio che ogni ente produce con le sue scelte. Perché non tutti riflettono sul fatto che ogni persona lascia una traccia di inquinamento con le sue scelte.
La strada che è stata selezionata per l’asfaltatura innovativa è molto trafficata, visto che rappresenta lo snodo per tre diverse linee di trasporto pubblico e viene sfruttata anche da molte auto private. Fino ad ora i risultati sembrano positivi e questo apre un nuovo orizzonte nell’ambito dei lavori pubblici.
Prodotto dalla società MacRebur, che ha sede a Lockerbie, questo asfalto speciale contiene un mix di plastiche riciclate. Per ogni tonnellata di asfalto si usano tra i tre e i dieci chili di materiale di recupero, che servono come agente collante al posto del bitume preso da combustibili fossili.
La società ha ottenuto un milione di sterline attraverso il crowfounding e nel 2016 si è aggiudicata il premio della Virgin di Richard Branson come start up guadagnando un finanziamento da 50mila sterline e una campagna di marketing da 250mila sterline.
Il suo primo intervento sul suolo britannico è stato in Cambria, con un programma di asfaltature da 200mila sterline per l’autostrada A7 nel Lake District, che ha utilizzato l’equivalente di 500mila bottiglie di plastica. Ma la MacRebur ha anche realizzato una strada di servizio al Carlisle City Airport e vanta progetti da completare con i consigli di Fife e Cambridgeshire.
L’intervento di Enfield, però, è il primo nella capitale e anche il primo ad aver ottenuto l’appoggio di Transport for London, il che potrebbe portare ad alzare il tiro dei lavori a anche a una ribalta di tipo internazionale.
Va segnalato che l’idea di riciclare la plastica per costruire strade non è del tutto nuova. La Kws, una società del gruppo edilizio VolketWessel, ha avviato un progetto chiamato Plasticroad, che si basa su principi per certi versi analoghi. A Rotterdam è stata costruita un paio d’anni fa la prima strada modulare con questo sistema, che ricorda una specie di Lego, con strutture fisse fatte in plastica riciclata, che si possono disporre rapidamente e sollevare altrettando velocemente per fare riparazioni e intervenire su perdite di acqua o gas, che invece oggigiorno richiedono blocchi di giorni prima di essere risolti.

sabato 24 marzo 2018

Trovato un gene per riparare il cuore dopo un infarto.

Trovato un gene per riparare il cuore dopo un infarto
Gabriele D'Uva e Mattia Lauriola 

La scoperta è di un team internazionale di scienziati guidato dal ricercatore Gabriele D’Uva, con il contributo di una giovane scienziata dell'Ateneo di Bologna.

BOLOGNA - Identificato un gene chiave capace di riparare il cuore danneggiato da un infarto. A effettuare la scoperta è un team internazionale di scienziati, guidato dal ricercatore italiano Gabriele D’Uva, laureato all'Alma Mater, nel laboratorio del professor Tzahor del Weizmann Institute of Science di Rehovot, in Israele. Lo studio, pubblicato il 6 aprile sulla rivista Nature Cell Biology (e ripreso oggi in Nature - News & View), ha individuato il motivo per il quale il muscolo cardiaco non riesce a rigenerarsi e scoperto un gene chiave che, una volta attivato, consentirebbe di “aggiustarlo”. Hanno contribuito alla scoperta la dottoressa Mattia Lauriola del dipartimento di Medicina specialistica, diagnostica e sperimentale dell’Università di Bologna, lo Sheba Medical Center (Israele) e l’Università del South Wales.

Durante un infarto miocardico le cellule del muscolo cardiaco muoiono e sono sostituite da tessuto cicatriziale, il quale, non avendo la capacità di contrarsi, determina una funzione ridotta del cuore e spiana la strada per l’insufficienza cardiaca, purtroppo spesso letale. Le "malattie cardiache sono una delle principali cause di morte in tutto il mondo, in parte perché il nostro organo più importante non è in grado di rigenerarsi", spiegano i ricercatori. Gli autori di questo studio hanno scoperto che l’incapacità del muscolo cardiaco di rigenerarsi sarebbe dovuta alla scarsa presenza di un gene, chiamato ERBB2, che è necessario per la proliferazione delle cellule muscolari del cuore durante lo sviluppo embrionale, ma che si riduce drasticamente dopo la nascita.


Trovato un gene per riparare il cuore dopo un infarto

I ricercatori hanno ipotizzato che l’induzione del gene ERBB2 potesse spingere le cellule cardiache del topo adulto a proliferare. Un’idea avvalorata dal fatto che il gene è anche ben noto nel campo dell’oncologia, perché promuove la crescita cellulare in svariati tipi di cancro. “Perché non imparare dai tumori?”  ha suggerito la dottoressa Lauriola – Dopotutto una delle caratteristiche chiave dei tumori è proprio la proliferazione incontrollata”. Si è applicato dunque uno degli stimoli più potenti, responsabile della proliferazione dei tessuti tumorali, in un contesto come quello cardiaco in cui la proliferazione cellulare è pressoché assente.

L’induzione di ERBB2 nel cuore di un topo adulto, grazie a sofisticate tecniche di biologia molecolare, ha infatti determinato la regressione delle cellule muscolari cardiache a uno stadio embrionale. L’effetto è stato cosí forte che ha portato alla “gigantizzazione” del cuore, più grande del normale di 2-3 volte. Successivamente, il team di ricercatori ha riattivato provvisoriamente il gene in alcuni topi che avevano subito un infarto, per il tempo sufficiente a indurre la giusta quantità di proliferazione di cellule muscolari cardiache necessaria per riparare il cuore. Al termine, è emerso che il segnale indotto da ErbB2 era riuscito, nel giro di poche settimane, a rigenerare il muscolo cardiaco.

”Secondo questi risultati, le persone colpite da infarto cardiaco potrebbero migliorare le condizioni del cuore - spiega Gabriele D’Uva - se nel futuro si riuscisse a trovare un modo per aumentare i livelli di ERBB2 nelle cellule muscolari cardiache”. Come? Questa è la sfida successiva, che potrebbe aiutare milioni di pazienti in tutto il mondo.


http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/04/23/news/scoperto_un_gene_chiave_per_riparare_il_cuore_dopo_un_infarto-112643227/