Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 28 giugno 2018
Scandalo Aias, nuovi guai per lady De Mita. - Pierluigi Melillo
La moglie dell'ex premier, Annamaria Scarinzi, raggiunta dalla misura dell'obbligo di firma. Arresti domiciliari per l'ex consigliere comunale Bilotta. La Procura ipotizza irregolarità nella gestione dei fondi pubblici destinati all'assistenza ai disabili.
Nuovi sviluppi nello scandalo Aias ad Avellino. E stavolta l'inchiesta ha colpito direttamente lady De Mita, Annamaria Scarinzi. Alla moglie dell'ex presidente del Consiglio Ciriaco De Mita, oggi novantenne sindaco di Nusco, la Guardia di Finanza ha notificato stamane la misura dell'obbligo di firma. Nelle stesse ore l'ex consigliere comunale Gerardo Bilotta, è stato colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Sono in tutto sei le misure restrittive della libertà personale (due arresti domiciliari e quattro obblighi di presentazione giornaliera alla pg) disposte dalla Procura della Repubblica di Avellino ed eseguite dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Avellino tra Roma e l'Irpinia. L'inchiesta si riferisce alle irregolarità nella gestione delle onlus irpine Aias e Noi con Loro specializzate nell'assistenza ai disabili. La svolta nelle indagini è arrivata dopo i sequestri delle sedi delle onlus in provincia di Avellino e dei conti correnti riferiti alla signora De Mita e alle sue due figlie, Floriana e Simona. La moglie dell'ex premier il mese scorso era stata interrogata in Procura ad Avellino e si era difesa: “Ho solo fatto del bene”, disse lasciando gli uffici giudiziari.
Sono dieci in tutto gli indagati accusati di riciclaggio, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, peculato e malversazione ai danni dello Stato. Gli inquirenti ipotizzano un sistema architettato per ottenere in maniera fraudolenta fondi pubblici destinati alle onlus per la cura e la riabilitazione dei portatori di handicap per poi trasferirli in altre società. I finanzieri hanno concentrato la loro attenzione su alcuni flussi finanziari. In particolare alcune operazioni bancarie sospette hanno fatto scoprire ai finanzieri che i fondi dai conti correnti delle due onlus venivano dirottati verso due società avellinesi – una operante nel settore informatico e un'altra impegnata nella gestione di un bar.
I pagamenti venivano alla fine smistati dai rappresentanti legali delle due società, tra cui l'ex consigliere comunale Gerardo Bilotta, un passato nella Dc, su conti correnti e carte prepagate intestati a loro stessi oppure a familiari provvedendo poi attraverso poi operazioni di prelevamento presso sportelli bancomat a far disperdere i contanti. Le somme distratte dal 2013 al 2017 ammonterebbero a un milione e 645mila euro. L'inchiesta è stata coordinata dal Procuratore della Repubblica di Avellino Rosario Cantelmo, affiancato dal pm, Vincenzo D'Onofrio, ed è nata a maggio del 2017 quando le prime operazioni sospette delle due onlus finirono nel mirino del nucleo speciale di Polizia Valutaria di Roma.
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/06/22/news/inchiesta_truffa_moglie_de_mita-199689874/
mercoledì 27 giugno 2018
Decreto dignità: nella bozza limiti ai contratti a termine, multe per chi delocalizza e stop a pubblicità azzardo.
Il primo provvedimento del governo Conte, visionato dall'agenzia Ansa, è diviso in 11 articoli e inserisce alcune misure per ridurre il precariato nei contratti di lavoro. Poi sanzioni per le imprese che lasciano l'Italia dopo aver ricevuto gli aiuti dallo Stato. Contro la ludopatia previsto il blocco di sponsorizzazioni di giochi e scommesse e di "tutte le forme di comunicazione" comprese "citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli".
Limiti per i contratti a termine, multe alle aziende che incassano aiuti di Stato e poi delocalizzano e stop totale alla pubblicità di giochi e scommesse, non solo in televisione. Sono questi alcuni dei punti che saranno toccati nel Decreto dignità, primo atto del governo Conte e che è previsto in discussione del consiglio dei ministri tra il 27 e il 28 giugno. Il provvedimento, la cui bozza è stata visionata dall’agenzia Ansa, è diviso in 11 articoli e all’interno ci sono alcuni dei temi su cui si sono concentrati gli annunci di Luigi Di Maio dal momento dell’insediamento dell’esecutivo e in campagna elettorale. Innanzitutto sono previste misure per limitare il precariato, quindi modificando la disciplina dei contratti a termine liberalizzati dal decreto Poletti approvato nel marzo 2014. Poi gli interventi per contrastare la ludopatia e il pacchetto fiscale, che comprende tra le altre cose, il rinvio della fattura elettronica per i benzinai e l’abolizione del redditometro.
Contratti a termine più cari, tetto quattro proroghe – Si interviene innanzitutto sui contratti a termine. Non viene toccato il limite massimo di durata che resta di 36 mesi, ma ogni rinnovo a partire dal secondo avrà un costo contributivo crescente dello 0,5 per cento. Inoltre si stabilisce che le proroghe non potranno essere più di 4 (attualmente si può arrivare fino a cinque). Viene anche aumentato a 270 giorni il termine per impugnarlo.
Tornano le causali, anche somministrazione in tetto 20% – Ci saranno tre tipologie di causali per giustificare il contratto a termine: esigenze temporanee e oggettive, connesse a incrementi temporanei, significativi e non programmabili, o relative a picchi di attività stagionali. Le causali dovranno essere indicate al primo rinnovo o per quelli oltre i 12 mesi. Anche i contratti in somministrazione andranno conteggiati nel limite del 20% previsto per contingentare le assunzioni a termine.
Multe per chi delocalizza da 2 a 4 volte i benefici – Alle aziende che hanno ricevuto aiuti di Stato che delocalizzano le attività prima che siano trascorsi dieci anni arriveranno sanzioni da 2 a 4 volte il beneficio ricevuto. Previsto anche che lo stesso beneficio venga restituito con gli interessi maggiorati fino a 5 punti percentuali. Andrà recuperato, con un meccanismo di ‘recapture’, anche l’iperammortamento in caso di delocalizzazione o cessione degli investimenti.
Tutela occupazione con aiuti di Stato – Nel caso la concessione di aiuti di Stato preveda una valutazione dell’impatto occupazionale, i benefici vengono revocati in tutto o in parte a chi riduca “i livelli occupazionali degli addetti all’unità produttiva o all’attività interessata dall’aiuto nei dieci anni successivi alla data di conclusione dell’iniziativa”.
Stop totale a pubblicità giochi e scommesse, multe da 50mila euro – Nel documento è stato anche inserito un intervento per contrastare la ludopatia. Ovvero si prevede il blocco totale agli spot sul gioco d’azzardo, che dal 2019 scatterà anche per le sponsorizzazioni e “tutte le forme di comunicazione” comprese “citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli”. A chi non rispetterà il divieto arriverà una sanzione del 5 per cento del valore della sponsorizzazione o della pubblicità” comunque di “importo minimo di 50.000 euro”. Gli incassi andranno al fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico. Restano le sanzioni da 100mila a 500mila euro per chi viola il divieto durante spettacoli dedicati ai minori.
Doppio binario benzinai, spesometro cumulato a fine anno – Come preannunciato da Di Maio, nel pacchetto fiscale è previsto il rinvio al primo gennaio 2019 dell’obbligo di fattura elettronica per l’acquisto di carburanti da parte delle partite Iva, che potranno mantenere fino a fine anno anche la carta carburante. La misura dovrebbe valere solo per la vendita al dettaglio e non per tutta la filiera (con un costo stimato tra i 30 e i 50 milioni di euro). Tra i correttivi allo split payment possibile lo stop per i professionisti (circa 35 milioni) e una accelerazione dei tempi dei rimborsi Iva. Prevista anche l’abolizione del redditometro, visto l’uso “davvero limitato” dello strumento, e un rinvio al 31 dicembre dell’invio cumulato dei dati dello spesometro (la prossima scadenza sarebbe settembre).
Latina, inferno dei centri migranti privati Il gestore intercettato: per farli mangiare ‘spendo 1,6 euro al giorno, pranzo e cena’. - Marco Pasciuti
E' solo la porta dell'inferno spalancato dall'inchiesta della Procura di Latina sulla gestione di alcuni Cas, Centri di accoglienza straordinaria, di Fondi, nel sud pontino. L'indagine ha portato all'arresto di 6 persone, tra cui i gestori di due onlus: facevano mangiare gli ospiti con poco più di un euro, ma dalla Prefettura ne percepivano 32,5 al giorno. E puntavano ad abbassare ancora i costi.
“Un euro e 66 centesimi a testa, pranzo e cena”. Per ospitare i richiedenti asilo nelle sue strutture. A fronte dei 35 che la Prefettura garantiva alla onlus per ogni migrante ospitato. E’ solo la porta dell’inferno spalancato dall’inchiesta della Procura di Latina sulla gestione di alcuni Cas, Centri di accoglienza straordinaria, di Fondi, nel sud pontino. L’indagine coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano ha portato all’arresto di 6 persone, tra cui i gestori di due onlus, La Ginestra e L’Azalea, che gestivano diverse strutture di accoglienza nel piccolo centro laziale. I reati ipotizzati nei confronti dei presunti responsabili sono, a vario titolo, falso, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture, maltrattamenti.
Lunghissima la lista delle irregolarità emerse dagli accertamenti effettuati dagli uomini della squadra mobile di Latina e quelli del Commissariato di Fondi. Rasenta il grottesco la condotta del presidente de L’Azalea, Luigi Pannozzo, che era riuscito a farsi assegnare la convenzione per 20 migranti fornendo nella richiesta un indirizzo cui non corrispondeva alcuna struttura di accoglienza: nell’appartamento in via Vespasiano Gonzaga 35, in pieno centro storico a Fondi, infatti, abitava la sua nonna materna e al pian terreno c’era il suo studio legale.
I 20 richiedenti asilo che la Prefettura gli aveva affidato erano ospitati, invece, in un centro in via dei Martiri Fondani, che oltre a presentare “carenze igienico-sanitarie” era situato in un immobile abusivo (“realizzato in assenza di permesso a costruire“, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare), risultava “privo di sanatoria di certificato di agibilità” e su una delle sue strutture usate come alloggio per i richiedenti asilo “era posto dell’eternit danneggiato“. Servizi per i quali tra il novembre 2016 e il giugno 2017 Pannozzo aveva percepito 630mila euro.
Sono i dati relativi alle spese che danno l’idea della scarsa qualità dei servizi forniti ai richiedenti asilo. Il 4 aprile 2017 Orlando Tucci – rappresentante legale e socio amministratore di un’altra onlus, la Philia, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di spartirsi la gestione dei richiedenti asilo con Pannozzo senza le dovute comunicazioni alla Prefettura – fa i conti con tale Giuseppe su quanto L’Azalea spende per il cibo da somministrare ai suoi ospiti: 5mila euro al mese per 100 persone. “Tu devi fare 5.000 diviso 30 e sono i soldi che tu spendi al giorno… e sono?”, domanda Giuseppe. “Sono cento e rotti”, replica Orlando. “Tu stai a spendere “un euro e 66 a testa, pranzo e cena” per ogni migrante. Quando la Prefettura di Latina, ricordano i magistrati, “corrisponde a tal fine l’importo di 32,50 euro al giorno per ciascun immigrato effettivamente ospitato”, oltre ai cosiddetti pocket money per 2 euro e 50.
Ma i due non si accontentano e così, non soddisfatti del lauto guadagno, avevano programmato anche una revisione dei menu per abbattere ulteriormente i costi. “Possiamo rifare un po’ il menù e arrivare ad un euro e cinquanta… ma non è che puoi abbattere del 50, se abbatti del 50% arrivi a…”. “80 centesimi“, risponde Tucci. E Giuseppe si fa una risata.
E’ questo il capitolo che illustra al meglio il modo in cui centri venivano gestiti. La Ginestra, altra onlus finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, aveva percepito 4,1 milioni di euro tra il 1° gennaio 2015 e il 6 settembre 2017. E teneva i richiedenti asilo ammassati come bestie: nella sede di Villa Luda, si legge nell’ordinanza, “venivano ospitate 39 persone mentre la capienza prevista era di 11 persone“. Nella struttura denominata Piccola Africa che poteva ospitare 21 migranti ne vivevano invece 67, mentre presso La Ginestra “erano ospitate 84 persone per una capienza di 24“.
martedì 26 giugno 2018
La Sinistra. - Marco Cristofoli
Grazie alla campagna elettorale di Saviano, Santoro, Vauro, Jovanotti, Orfini, Boschi, Fedeli, Pinotti, Rotta, Morani, Martina, Renzi, Del Rio, Serracchiani, Balottelli e Corona, il PD è stato definitivamente spazzato via dalla scena!
Perdere 52 comuni su 59 è stato un grande lavoro !
Perdere 52 comuni su 59 è stato un grande lavoro !
ESCLUSIVO. Svincoli Perpignano addio? Dopo il danno, la beffa: “Cariboni vuole essere risarcita”. - Davide Guarcello
I 3 appalti ex Cariboni: sottovia Perpignano, Raddoppio Ponte Corleone e Collettore Sud-Orientale © D.G.
PALERMO. In una terra, quella Sicula, terra del Gattopardo e di Pirandello, dove tutto spesso funziona al contrario, capita pure questo: un’intera città (il Capoluogo di Regione, Palermo) danneggiata da oltre un decennio per il mancato completamento di ben 3 opere pubbliche fondamentali (il Sottopasso di via Perpignano, il raddoppio del Ponte Corleone e il Collettore fognario Sud-Orientale) vede oggi combattere una lunghissima battaglia giudiziaria con l’impresa cui furono rescissi i contratti d’appalto.
Stiamo parlando della celebre “Cariboni strade e gallerie spa” di Rocca di Caprileone (Messina). Dopo anni e anni di silenzio emerge oggi una verità inquietante, a tratti imbarazzante: l’impresa (contrariamente alle voci di corridoio di quegli anni) non è mai fallita e oggi sta portando avanti ben 3 cause civili contro il Comune di Palermo per essere risarcita del danno subito.
«Sono state emesse le tre sentenze nei processi di 1° grado; mentre in un caso siamo già in fase di appello», rivelano dal Polo Tecnico di via Ausonia. E – udite udite – pare che la magistratura non abbia dato ragione esclusivamente al Comune, ma abbia riconosciuto danni e risarcimenti «ad entrambe le parti». Un paradosso, se si pensa che, proprio a causa dei ritardi e presunti guai finanziari dell’impresa messinese, uno dei tre appalti addirittura non fece neppure in tempo a partire. E oggi un’intera città è rimasta sotto scacco, tanto da aver perso perfino i fondi statali, andati quasi certamente in perenzione.
Il vecchio cartello col rendering del sottovia Perpignano
Stiamo parlando del Sottopasso di via Perpignano(valore 23,8 milioni di euro, oggi costerebbe 34,1 mln) che avrebbe consentito di decongestionare una volta per tutte il traffico in viale Regione Siciliana, la Circonvallazione cittadina, meglio nota come “strada più trafficata d’Italia”, liberandola da quell’odioso attraversamento pedonale semaforico. Un’anomalia tutta palermitana quella di avere dei semafori in una tangenziale. I “tappi” di via Evangelista Di Blasi e del “Palazzo dei Sogni” per fortuna oggi non esistono più; restano da eliminare gli attraversamenti semaforici di piazzale Giotto e via Perpignano.
Il Comune di Palermo nel 2008 (all’epoca c’era il sindaco Cammarata) si vide costretto a rescindere i 3 appalti per «ingiustificata inattività dell’impresa». Oggi non v’è più traccia di quei cartelli (vedi FOTO sopra) che un tempo annunciavano l’inizio di quell’opera fondamentale per Palermo, colpita dalla famigerata piaga del “traffico“.
Cartello lavori raddoppio Ponte Corleone
Per il raddoppio del ponte Corleone – opera da 14 milioni di euro (oggi lievitati a 21) – invece i cartelli ci sono ancora, arrugginiti per la verità, a pochi metri dall’ormai vetusta struttura esistente. Lì la Cariboni avviò i lavori, fermandosi però ad un misero 15% (costruzione delle “spalle” su un lato).
Per il sottovia Perpignano uno sconfortante 0%; mentre si fermò al 40% il cantiere del Collettore emissario Sud-Orientale (fondamentale opera fognaria oggi rifinanziata dalla delibera Cipe 60/2012) da 33,6 milioni di euro.
Ma andiamo con ordine. Ecco po’ di storia di quest’Odissea senza fine:
Renzi e Orlando alla firma del“Patto per Palermo”
Patto per Palermo, tabella fondi per incompiute Cariboni (SCARICA QUI IN HD)
Ponte Corleone.
Collettore sud orientale
lunedì 25 giugno 2018
I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila.
I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila
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Il Partito Democratico ha speso nel 2017 circa 10 milioni di euro per il personale. Lo si evince nell'ultimo bilancio approvato dai revisori: tra le spese 158mila euro per telefonate, 373mila euro per sondaggi e 633mila euro per campagne comunicazione.
I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila
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http://www.today.it/politica/bilancio-pd-2017.html
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Il Partito Democratico ha speso nel 2017 circa 10 milioni di euro per il personale. Lo si evince nell'ultimo bilancio approvato dai revisori: tra le spese 158mila euro per telefonate, 373mila euro per sondaggi e 633mila euro per campagne comunicazione.
I deputati del Pd ci sono costati quasi 14 milioni di euro, il treno di Renzi 130mila
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Nel 2017 il gruppo del Partito Democratico ha ricevuto dalla Camera, in base al regolamento di Montecitorio, quasi 14 milioni di euro: 13.702.968 euro per la precisione. Nel rendiconto di fine anno, approvato dai revisori alcune settimana fa, risulta un avanzo di 397.202 euro. Una chiusura in attivo, insomma.
Ma come ha speso il Pd il contributo della Camera?
Andando alle spese, emerge che la voce di gran lunga più consistente è quella dei costi del personale: 10.592.918 euro."Le spese sostenute per il personale dipendente assorbono l'80% del contributo erogato dalla Camera dei deputati", si legge nel rendiconto.
Al 31 dicembre 2017 i dipendenti erano 143, più 8 distaccati dal partito. Di questi, molti non hanno visto confermato il contratto di lavoro per via della significativa riduzione del numero dei parlamentari dopo la sconfitta del 4 marzo. Ora i deputati Pd sono 111. A fine 2017 erano 282. E fino all'anno precedente erano ben 301, prima che in 9 lasciassero il gruppo ovvero Pier Luigi Bersani e gli altri confluiti in Mdp.
Il resto del contributo Camera è stato speso in vari modi, ma la maggior parte dei costi rientra nella categoria 'servizi': 1.991.120 euro. Qui rientrano le diverse attività del gruppo dall'organizzazione di convegni alla pubblicazione di materiale, gli stand alla Festa de L'Unità. C'è anche un contributo per il treno di Matteo Renzi: 130.133 euro. Una 'miseria' rispetto al contributo che diede il gruppo Pd l'anno precedente per il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016: quasi un milione e mezzo di euro, 1.416.384 per la precisione.
La campagna informativa nazionale, in collaborazione con il gruppo parlamentare Pd del Senato, sulla attività parlamentare svolta da deputati e senatori nei quattro anni di legislatura trascorsi, partecipando all'evento organizzato dal Pd denominato 'Treno Destinazione Italia'. L'onere complessivo riguardante la locazione di uno spazio apposito in una carrozza del treno, la stampa e la distribuzione del materiale di comunicazione è stato di 130.133 euro".
Nel 2017, poi, il gruppo dem di Montecitorio ha speso 373.320 euro nel capitolo 'studio' per "indagini demoscopiche commissionate a due società specializzate per rilevare informazioni e pareri dell'opinione pubblica su argomenti e materie trattate dal gruppo nelle commissioni permanenti e in aula".
Per quanto riguarda il capitolo 'editoria', il gruppo ha speso 107.216 euro per "l'acquisto di quotidiani e riviste per la presidenza del gruppo" e abbonamenti ad agenzie di stampa, a riviste specializzate. Tra queste ultime figurano pubblicazioni sul mondo del lavoro come 'Plus plus lavoro' del Sole24Ore, la 'Notizie Agenzia Agricoltura' di Agricolae e 'Ristretti Orizzonti' di Granello di Senape, associazione di volontariato che si occupa del mondo carcerario.
La voce di rendiconto oneri della 'comunicazione', pari a 1.203.744 euro, "si riferisce principalmente alle attività svolte per favorire e divulgare il lavoro prodotto dal Gruppo (...) Tra le principali iniziative -si legge nel rendiconto- ricordiamo: la creazione della campagne di comunicazione e informazione tv e radio locali e sui social network (633.197 euro); la partecipazione, con un proprio stand istituzionale, alla Festa nazione de L'Unità a Imola (129.588 euro)".
"Quindi altri 16.615 euro per altre iniziative come Scuola Dem e 65.951 per "opuscoli, manifesti e locandine su 'La verità sulla morte di Aldo Moro'".
Poi 26.241 euro per "attività di divulgazione del lavoro parlamentare sul territorio". E ancora i rimborsi delle spese sostenute dai deputati in rappresentanza del gruppo: 8.584 per attività svolte all'estero e 19.649 in Italia. Per il sito, l'app del tablet e i telefoni cellulari sono stati spesi 55.864 euro. La voce di rendiconto oneri 'altri servizi' riguarda l'ammontare di tutte le spese di gestione del gruppo ovvero 301.840. Di questi, 158.282 euro sono andati in spese telefoniche.
Il bilancio 2017 del Partito Democratico
Il bilancio del Partito democratico per il 2017 si è chiuso con un avanzo di 555.329 euro, un passo in avanti rispetto al buco da 9.465.745 euro registrato solo un anno fa. Un risultato, come si legge nella nota integrativa, "principalmente dovuto a tre fattori": le somme derivanti dal 2xmille, "l'intensa azione di recupero delle quote dovute dai parlamentari morosi" e la "riorganizzazione del partito avviata nel corso del 2017".
Le cifre del 2xmille sono da record, il Pd è stato il partito più 'gettonato' in assoluto in Italia con 7.999.885 euro di donazioni. Per quel che riguarda invece il recupero delle somme dovute da deputati e senatori dem, la vicenda per il Nazareno è stata più rocambolesca. il tesoriere Francesco Bonifazi ne ha fatto una vera e propria crociata, lavorando su due fronti con una sorta di 'Equitalia interna' sui parlamentari del Pd e rivolgendosi alla magistratura per gli ex.
60 decreti ingiuntivi contro gli ex a partire da Grasso
Alla voce "contributi provenienti da parlamentari" il Pd ha potuto così annotare la somma di 9.099.749 euro e Bonifazi, nella sua relazione al bilancio, sottolinea che questa somma comprende "l'importo di euro 1.667.640 relativo a crediti vantati dal Partito non ancora incassati alla data di chiusura dell'esercizio 2017 e per i quali è stata promossa relativa azione di recupero". Si tratta di circa 60 decreti ingiuntivi nei confronti di diversi ex come Pietro Grasso (il Nazareno vanta un credito di 80mila euro nei suoi confronti), Simone Valiante (50mila), Gugliemo Vaccaro (43mila), Marco Meloni (10mila), tra i tanti.
L'altra iniziativa determinante per il salvataggio dei conti dem è stato il taglio delle spese. La nota integrativa promette una "ulteriore razionalizzazione dei costi di struttura, attraverso una riorganizzazione del Partito e connessa riduzione dei costi". L'intervento chiave in questo caso è stata la cassa integrazione per i dipendenti. Scrive ancora Bonifazi nella sua relazione: "Al fine di tutelare i lavoratori, il Partito chiederà una proroga della Cigs per ulteriori 12 mesi e costituirà un ufficio ad hoc al fine di facilitare la ricollocazione dei dipendenti".
Il partito resta in Cassa Integrazione
A bilancio, il Pd dichiara alla voce "costi per il personale dipendente" (150 persone) la somma di 6.724.225 euro. Tra le altre uscite, i dem hanno dichiarato come 'spese collaboratori e consulenze' 633.318 euro; come 'spese elettorali (propaganda, organizzazione eventi, sondaggi)' 2.576.621 euro; come spese 'per godimento beni di terzi afferenti le sedi operative' 712.170 euro; come spese 'per manifestazioni, eventi e servizi elettorali in genere' 282.522 euro.
Per il futuro dei conti del Nazareno, la nota integrativa sottolinea: "E' stato predisposto un Piano di risanamento per il biennio 2018-2019, il quale prevede di conseguire negli anni di piano dei risultati economici in avanzo tali da ricostituire il Patrimonio netto del partito, assicurando allo stesso la capacità di continuare ad operare come una entità in funzionamento".
“http://www.today.it/politica/bilancio-pd-2017.html
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