giovedì 26 settembre 2019

“I due pesi di Feltri l’azzeccagarbugli”. - Massimo Fini

Su Libero del 20 settembre Vittorio Feltri, che ne è il direttore editoriale non il responsabile così le querele se le becca tutte il povero Senaldi, in un articolo intitolato “Giustiziamo i giustizialisti di sinistra” scrive a proposito di Diego Sozzani di cui la magistratura aveva chiesto l’arresto (ai domiciliari naturalmente perché questa detenzione soft è riservata a lorsignori, parlamentari e non, mentre gli altri, nelle stesse condizioni, vengono sbattuti in carcere senza tanti complimenti e anche questa è una discriminazione sociale intollerabile) ha scritto: “Troviamo assurdo privare della libertà un signore, fosse anche colpevole, prima di essere processato e condannato. La gente, di qualunque tipo, non va punita se non dopo sia stata dimostrata con regolare processo la sua partecipazione a un reato…Basta ricevere un avviso di garanzia per essere sputtanato a vita, esposto al pubblico ludibrio”.
Il Feltri si concede qui la parte del Cesare Beccaria del Dei delitti e delle pene (meglio cento colpevoli in libertà che un innocente in galera). Ma il Feltri Beccaria lo deve aver letto abbastanza di recente o forse è uno scambio di persona tanto diverso è dal Feltri che diresse l’Indipendente dal 1992 al 1994. Quell’Indipendente fu il quotidiano più “forcaiolo” della storia del giornalismo italiano. Fu Feltri a sbattere in prima pagina, con goduto compiacimento, una grande foto dell’onorevole Carra in manette. Fu sempre Feltri a coniare per Bettino Craxi, in quel momento raggiunto solo da un avviso di garanzia, il termine “cinghialone” dando a una legittima inchiesta della magistratura il sapore di una caccia sadica che non fu estranea al vergognoso lancio di monetine davanti all’hotel Raphael. Fu ancora Feltri ad attaccare pesantemente i figli di Craxi, Stefania e Bobo, come se i figli avessero le colpe dei padri. Avallò anche i suicidi che avvennero durante la stagione di Mani Pulite: “Craxi ha commesso l’errore…di spacciare i compagni suicidi (per la vergogna di essere stati colti con le mani nel sacco) come vittime di complotti antisocialisti”. Il Feltri diventò  “ipergarantista” quando nel 1994 passò alla corte di Silvio Berlusconi. Era stato l’ammiratore più fanatico dei magistrati di Mani Pulite, Di Pietro in testa, ne divenne un altrettanto fanatico accusatore. Da questo “forcaiolo”, poi pentitosi al momento in cui gli conveniva pentirsi, non accettiamo quindi lezioni postume di “garantismo”.
La carcerazione preventiva certamente dolorosa per qualsiasi indagato, soprattutto se poi risulterà innocente, si rende necessaria in tre casi: quando i magistrati ravvisino il pericolo di fuga o la possibilità di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. Ma seguiamo pure l’ultimo Feltri o il Feltri numero 2 o lo pseudo Feltri, che di diritto ne sa quanto la mi zia,  nel suo ragionamento e aboliamo quindi la carcerazione preventiva. Non si capisce allora però perché questa immunità dal gabbio lo indigni particolarmente quando di mezzo c’è un parlamentare. Non gli ho sentito emettere simili lai quando in carcere preventivo, e non ai più comodi domiciliari, sono stati sbattuti senza tanti complimenti presunti ladri di galline, presunti rapinatori, presunti stupratori. In questo caso la linea è anzi quella di madama Santanchè che fa parte del suo giro o comunque del movimento politico, la destra, cui si rifà: “In galera subito e buttare via le chiavi”. Cioè in galera senza che nemmeno ci sia un processo. Il Feltri o lo pseudo Feltri appartiene a quella linea politica, sempre la destra, che quando Pietro Valpreda era in galera da quattro anni senza processo voleva che vi rimanesse a vita.
La carcerazione preventiva è una dolorosa necessità che esiste in tutti gli ordinamenti. Ma se si vuole abolirla, come sottintende il Feltri, allora va abolita per tutti e con la stessa indignazione che Feltri riserva al parlamentare di Forza Italia. Insomma, nonostante il lacrimoso e intellettualmente disonesto articolo di Feltri, siamo alle solite: due pesi e due misure, due diritti, uno per lorsignori e gli amici degli amici l’altro per i cittadini comuni.
Mi colpisce l’inerzia di questi ultimi. I privilegi di lorsignori rimangono intatti tant’è che Feltri li difende fingendo di farlo per tutti e noi non ci ribelliamo mai. Qualsiasi partito si sia votato o non si sia votato la cittadinanza intera dovrebbe insorgere. Invece no. Siamo solo pecore da tosare, asini al basto, maiali che si fanno docilmente portare al macello senza emettere nemmeno un grugnito, preda per soprammercato degli azzeccagarbugli alla Vittorio Feltri.

Contanti, frontiere Ue colabrodo. Preso uno «spallone» ogni 83 milioni di viaggiatori. - Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi

Risultati immagini per spalloni

Un “trafficante” di contanti ha lo 0,0012% di probabilità di essere scoperto dalle autorità di frontiera.

Ha più possibilità un giocatore di vincere il primo premio di una lotteria milionaria che uno “spallone” giramondo di essere colto in flagranza mentre fa viaggiare illegalmente contanti dentro e fuori dalle frontiere dell'Unione europea. C’è solo una possibilità su 83 milioni di essere sorpresi con le mani nel sacco. Detto in altro modo, un “trafficante” di contanti ha lo 0,0012% di probabilità di essere scoperto dalle autorità di frontiera.
L'eccezione però non manca. L'Italia, con l'azione di contrasto della Guardia di finanza, in un Paese in cui i valichi frontalieri abbondano, si colloca all'avanguardia nel numero di controlli.

I controlli ai valichi.
Lo dimostrano i risultati conseguiti in 18 mesi, dal 1° gennaio 2018 a giugno 2019.
Le Fiamme Gialle hanno eseguito 24.389 controlli – con una media di 44 al giorno – sul rispetto delle norme sulla circolazione transfrontaliera di valuta in entrata e in uscita dal territorio nazionale, che hanno avuto ad oggetto movimenti di capitali per oltre 243 milioni di euro e hanno condotto all'accertamento di oltre 8.000 violazioni nonché al sequestro di circa 19,6 milioni di euro, di cui circa 12,1 milioni per violazioni di carattere penale e circa 7,5 milioni di euro per violazioni amministrative.

Estate al top.
Da metà giugno al 13 agosto 2019 la Gdf ha effettuato 2.556 interventi presso i valichi di frontiera, riscontrando complessivamente 845 violazioni. Ammonta a oltre 20 milioni di euro – di cui 324 mila euro sequestrati – il valore della valuta e dei titoli non dichiarati e intercettati al seguito dei viaggiatori.

“Millepiedi” a Palermo.
Particolarmente rilevante è stata l'operazione “Millepiedi”, eseguita dal Gruppo di Palermo il 24 settembre 2018, scaturita da controlli di valuta effettuati all'aeroporto “Falcone – Borsellino”. Ad una famiglia cinese, che periodicamente effettuava viaggi in partenza e che commerciava abbigliamento, è stato sequestrato un valore complessivo di circa cinque milioni di euro.

Cinque anni a Gorizia.
Le operazioni si susseguono, anche se è come fermare le onde con le mani. La Compagnia della Gdf di Gorizia negli ultimi 5 anni, ha contestato 625 violazioni all'obbligo di dichiarazione. L'ammontare del denaro irregolarmente trasportato in entrata o in uscita è di oltre 13 milioni di euro, mentre le sanzioni e i sequestri hanno consentito di far entrare nelle casse dello Stato circa 2,1 milioni.

I trasferimenti sottosoglia.
L'attività svolta dalla Gdf di Gorizia ha consentito inoltre, di censire 927 casi di trasferimenti di denaro contante “sottosoglia”, cioè per importi inferiori a 10mila euro, per un totale di oltre 5,6 milioni di euro.
L'importo totale dei trasferimenti irregolari e sotto soglia nel quinquennio è stato dunque di oltre 18,6 milioni di euro. Il trend delle violazioni è in costante aumento: dalle 50 violazioni del 2014 si è passati alle 156 del 2018. Sono già 73 le contestazioni nei primi otto mesi del 2019.

La calamita dei casinò sloveni.
Sempre negli ultimi cinque anni la Compagnia della Gdf di Gorizia ha accertato 625 violazioni valutarie, nei confronti di vari soggetti: spalloni (25) che attraversavano il confine trasportando denaro contante per conto proprio o per conto terzi, frequentatori di case da gioco slovene (63) spesso a bordo di auto di proprietà degli stessi casinò sloveni, acquirenti di auto, moto e natanti da diporto usati (163) diretti principalmente nel centro-nord Italia.
I dati raccolti nel corso dei controlli hanno originato oltre 2.000 segnalazioni per possibili illeciti di natura amministrativa, tributaria, penale.

Il ruolo delle badanti.
Non mancano acquirenti di prodotti tessili (90) diretti prevalentemente verso i distretti toscani, acquirenti di prodotti alimentari (27) diretti verso i principali mercati ortofrutticoli del Nord Italia, badanti straniere (28) che portano nei Paesi d'origine i guadagni del lavoro svolto in Italia, turisti (208), altro (21).

Mille trucchi per frodare.

I trasgressori una ne fanno e mille ne pensano per nascondere il denaro: scarpe, calzini, indumenti intimi, automobili (all'interno di cassetti, braccioli, schienali portaoggetti, casse radio posteriori), sacchetti di plastica sottovuoto per diminuire il volume delle banconote e sfuggire anche ai controlli dei “cash dog” (l'unità cinofila antivaluta).

Il report della Commissione europea.
Una risposta sulla pericolosa volatilità delle banconote viene anche dalla Commissione europea che – è quasi pleonastico sottolinearlo – ha deciso di mettere ancora una volta sotto la lente il contante perché i rischi di finanziamento del terrorismo e del riciclaggio attraverso il suo utilizzo sono ai massimi livelli.

Rischio nelle transazioni.
«Nell'Unione europea – si legge in un report del 24 luglio – il ricorso al contante è ancora la principale ragione che solleva sospetti all'interno delle transazioni nel sistema finanziario, per una percentuale del 34%».

Il nuovo obbligo dal 2021-
Solo dal 3 giugno 2021 scatterà l'obbligo comune per chi entra o esce dai Paesi della Ue (“Cash control regulation” adottatata nell'ottobre 2018) di dichiarare alla frontiera il denaro contante di valore pari o superiore ai 10 mila euro e di metterlo a disposizione ai fini del controllo.

Pochi controlli alle frontiere Ue.

Tra le pieghe del rapporto si leggono poche righe che lasciano senza parole. Ogni anno, in media, nella Ue vengono effettuate 90mila dichiarazioni volontarie alle autorità doganali con le quali i viaggiatori comunicano di trasportare denaro liquido. Queste dichiarazioni movimentano flussi per 52 milioni di euro.
I controlli delle polizie di frontiera, dai quali si evince una mancata dichiarazione di contanti sopra la soglia nei 28 Stati – da parte del viaggiatore europeo – sono invece in media 12mila e rappresentano una cifra di circa 345 milioni di euro. La Commissione europea non specifica il periodo di riferimento dal quale trae le medie.

Oltre un miliardo di viaggi nel mondo.
Il dato dei 12 mila controlli dai quali emerge la mancata (e obbligatoria) dichiarazione, se confrontato a quelli dei viaggi turistici che ogni anno vengono effettuati “da” e “verso” i 28 Paesi dell'Unione europea – almeno un miliardo – portano alla luce un paradosso: nella migliore delle ipotesi ogni 83 milioni di viaggi, i controlli delle polizie di frontiera fanno emergere una mancata dichiarazione doganale di contanti (la cui soglia, al momento, cambia da Paese a Paese).

I viaggi verso la Ue.
Gli ultimi calcoli effettuati nel 2018 su dati 2017 dall'Organizzazione mondiale per il turismo (Unwto) indicano che il totale dei soli arrivi turistici nei 28 Paesi della Ue è stato di 538 milioni (includendo dunque ogni combinazione, a partire da quella che prevede che una stessa persona o lo stesso nucleo familiare o lo stesso gruppo possa avere effettuato più di un viaggio nell'anno).
Eurostat, con dati meno aggiornati e non sempre riferibili a tutti i Paesi dell'Unione, giunge più o meno alle stesse conclusioni ma ha il pregio di calcolare, seppure per difetto, anche i viaggi di affari (con la stessa avvertenza delle possibili combinazioni) che invece non figurano nell'ultima statistica dell'Organizzazione mondiale per il turismo.

E quelli fuori dalla Ue.
Quanto ai viaggi effettuati fuori dall'Europa, la stessa Unwto stima 634,6 milioni di arrivi in giro per il mondo ma in questo caso non disaggrega il dato riferito ai soli 28 Paesi dell'Unione (che sono però la stragrande maggioranza, Russia a parte).
Complessivamente, dunque, tra entrate e uscite dalla Ue i viaggi annui stimabili nel 2017 sono circa un miliardo che, diviso per le 12mila dichiarazioni scovate dalle polizie di frontiera, portano alla emersione di una mancata dichiarazione di trasporto di contanti o gni 83 milioni di viaggi. Una stima probabilmente per difetto.

Economia turistica sempre più ricca.
Una goccia nell'oceano, verrebbe da dire, solo che si pensi anche alla cifra emersa dai controlli frontalieri, di poco superiore in media a 345 milioni di euro annui. Nulla in confronto al volume di affari generato dal turismo, che in Europa è stato nel 2017 di 519 miliardi dollari. In Asia ha generato profitti per 390 miliardi di dollari, nelle Americhe per 326 miliardi, in Africa per 37 miliardi e in Medio Oriente 68 miliardi. Complessivamente, nel mondo, la cifra toccata è di 1.340 miliardi di dollari (+ 5% rispetto al 2016).

Mancata conoscenza delle regole.
Va da se che non tutti i contanti non dichiarati si riferiscono a “spalloni”. Anzi. Milioni di viaggiatori non sono ancora del tutto informati sulle soglie da dichiarare Paese per Paese e, dunque, va dato atto di una buona fede che non esime però da responsabilità penali o amministrative. Fatto sta che le maglie sono larghissime e per evasori, riciclatori e semplici “spalloni” è facilissimo infilarsi. Come dire, il viaggio vale la candela.

https://www.ilsole24ore.com/art/contanti-frontiere-ue-colabrodo-preso-spallone-ogni-83-milioni-viaggiatori-AC0HEbm

Scissione, ecco come Renzi e Italia Viva portano via al Pd oltre 3 milioni di euro. - Claudio Bozza

Scissione, ecco come Renzi e Italia Viva portano via al Pd oltre 3 milioni di euro

Con l’addio dei 41 parlamentari, Camera e Senato verseranno oltre 2 milioni in meno di rimborsi annui ai gruppi dem. E al Nazareno arriverà un milione di contributi in meno dagli eletti. Lo spettro dei licenziamenti a Montecitorio e Palazzo Madama.

Non solo i 41 parlamentari. Con la scissione dal Pd, l’ex segretario Matteo Renzi porta via al Nazareno oltre 3 milioni di euro l’anno. Una cifra enorme. Sul piatto mancheranno i rimborsi annuali (2 milioni e 150 mila euro) che Camera e Senato versano ai gruppi in base al numero di eletti. E a questi va aggiunto il milione che non arriverà direttamente nelle casse del Partito democratico, visto che il regolamento dei dem impone ad ogni eletto un contributo mensile di 1.500 euro, che moltiplicato per 51 parlamentari e poi per 12 mesi dà un ammanco totale di 918 mila euro.

Le conseguenze della scissione di Italia Viva non sono quindi solo politiche, ma anche economiche. Un aspetto, quest’ultimo, che non riguarda solo il «Palazzo», perché il Pd subirà un danno operativo concreto. I rimborsi ai gruppi servono infatti per finanziare l’attività politica sul territorio e soprattutto per pagare i dipendenti assunti a Montecitorio e Palazzo Madama: sono loro, dietro le quinte, che portano avanti tutta la parte legislativa, di relazioni e di gestione di tutta la macchina parlamentare. E adesso i dirigenti dei gruppi dem sono impegnati in una complicata operazione di “taglia e cuci” per scongiurare la possibilità di dover licenziare qualcuno a causa della mancanza di fondi per gli stipendi.

Prima dello strappo di Renzi, al Senato il Pd percepiva 3,3 milioni di rimborsi annui. Con l’addio dei 15 senatori arriveranno 900 mila euro in meno, dirottati verso il nuovo gruppo di Italia Viva, presieduto da Davide Faraone. A Palazzo Madama, dopo il crollo alle Politiche del 4 marzo 2018, i dipendenti del partito sono 39, che nella precedente legislatura erano ben 54. Adesso, per provare a scongiurare i licenziamenti, scatterà una pesante sforbiciata alla voce “consulenze”, poi si vedrà. Di certo, a rendere almeno un po’ meno ostica la situazione, c’è il fatto che con il Pd di nuovo al governo almeno una parte dei dipendenti potrà essere accolta tra Palazzo Chigi ed i vari ministeri.

Alla Camera, sempre prima della scissione, il Pd riceveva 5,4 milioni di rimborsi. Oggi sono diminuiti di 1 milione e 250 mila euro, che andranno al gruppo guidato da Maria Elena Boschi. Nella scorsa legislatura, i dipendenti del gruppo a Montecitorio erano 120-130: oggi sono calati a 70. E anche in questo caso, bilancio alla mano, i dirigenti del gruppo sono impegnati notte e giorni ad individuare le voci da tagliare per evitare di toccare i lavoratori.

https://www.corriere.it/politica/19_settembre_26/scissione-ecco-come-renzi-italia-viva-portano-via-pd-oltre-3-milioni-euro-94af0012-df75-11e9-aa5f-fbca0c81b7c9.shtml

Scioglimento dei ghiacciai, oceani sempre più caldi e cicloni: l’allarme dell’Onu sul riscaldamento climatico. - Sara Gandolfi

Scioglimento dei ghiacciai, oceani sempre più caldi e cicloni: l'allarme dell'Onu sul riscaldamento climatico

Il rapporto dell’Ipcc avverte che i mari rischiano di salire di oltre un metro entro fine secolo. In alcune regioni montuose, rischia di sparire l’80 per cento dei ghiacciai.

A due giorni dal vertice sul clima dell’Onu, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha pubblicato un nuovo drammatico rapporto, dedicato agli oceani e alla criosfera — le parti congelate del pianeta — intitolato Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate. Annunciato al termine di una sessione plenaria di quattro giorni, nel Principato di Monaco, il rapporto è una sintesi di 7000 papers scientifici di 36 paesi diversi, e non lascia margine al dubbio sulla crisi climatica in atto. Oceani sempre più caldi e acidi, ondate di calore, piogge e cicloni più devastanti, isole sommerse.

L’innalzamento del livello del mare (finora + 16 cm) sta accelerando: senza un drastico taglio delle emissioni climalteranti, gli oceani entro il 2100 si alzeranno oltre dieci volte più velocemente di quanto sia avvenuto nel XX secolo. Ovvero 15 millimetri all’anno contro i 3,6 mm annui di oggi e l’1,4 mm del secolo scorso. Significa che il mare potrebbe sollevarsi di altri 84 centimetri entro fine secolo (secondo le stime più catastrofiche, addirittura 1,1 metri). Nello scenario migliore, con drastici tagli alle emissioni, si potrebbe limitare tale innalzamento a 43 cm.

I ghiacciai perderanno in media più di un terzo della loro massa nello scenario più grave (alte emissioni); alcune catene montuose potrebbero perdere oltre l’80 per cento dei propri ghiacciai entro fine secolo e molti sparirebbero completamente. Il ritiro dei ghiacciai di montagna modifica la disponibilità e la qualità dell’acqua a valle, con pesanti implicazioni per l’agricoltura e l’energia idroelettrica da cui dipendono le comunità locali.

La vita marina, già colpita duramente dal riscaldamento degli oceani, continuerà a declinare, anche se un taglio delle emissioni potrebbe ridurre il danno. Gli oceani si sono riscaldati senza interruzione dal 1970 e hanno assorbito più del 90% del calore in eccesso del sistema climatico. Dal 1993, il tasso del riscaldamento dell’oceano è più che raddoppiato. Tra l’84 e il 90 per cento di tutte le ondate marine di calore è oggi attribuibile alla crisi climatica: e le ondate sono due volte più frequenti, più calde e di maggior durata rispetto al periodo pre-anni Ottanta. La loro frequenza sarà di 20 volte più elevate se nel 2100 l’aumento delle temperature si fermerà a 2 ° C rispetto ai livelli preindustriali. Ma sarebbe 50 volte maggiore se le emissioni continuassero ad aumentare. Il riscaldamento dell’oceano riduce la miscelazione tra gli strati d’acqua e, di conseguenza, l’apporto di ossigeno e sostanze nutritive per la vita marina.

L’oceano ha assorbito tra il 20 e il 30% delle emissioni di biossido di carbonio indotte dall’uomo dagli Anni ‘80, causando l’acidificazione degli oceani, destinata ad aumentare negli anni a venire. Il pH potrebbe crollare di altri 0,3 gradi entro il 2100, e questo implicherebbe un aumento dell’acidità di circa il 150 per cento. Fino all’80 per cento della parte superiore dell’oceano potrebbe perdere ossigeno già intorno al 2050. In conseguenza di ciò, la massa totale degli animali nell’oceano potrebbe diminuire del 15 per cento e la capacità massima di pesca crollare fino al 24 per cento entro fine secolo. I coralli sono particolarmente a rischio, anche nello scenario più roseo. Il riscaldamento e l’acidificazione degli oceani, la perdita di ossigeno e i cambiamenti nelle scorte di nutrienti stanno già influenzando la distribuzione e l’abbondanza della vita marina nelle zone costiere, in mare aperto e sul fondale marino.

I cambiamenti in atto negli oceani a loro volta generano fenomeni meteorologici estremi, destinati a peggiorare. Cicloni, uragani e tifoni diventeranno più potenti anche in un mondo a +2 C, causando maggiori danni alle coste, secondo il rapporto degli esperti Onu sul clima. L’«intensità media» dei cicloni tropicali e la percentuale dei cicloni di categoria 4 e 5, che è già aumentata negli ultimi decenni, «dovrebbe aumentare», anche se i cicloni in generale non dovrebbero essere più frequenti. Le correnti atlantiche – o Atlantic Meridional Overturning Circulation – che hanno un ruolo chiave nella redistribuzione del calore sul pianeta, sembrano destinate a indebolirsi, con il rischio di un aumento delle tempeste nell’Europa del Nord, di maggiori siccità in Sahel e Asia del Sud, e livelli del mare più alti nel nord est dell’America settentrionale.

Lo scioglimento del permafrost e del ghiaccio marino potrebbe provocare un aumento del riscaldamento marino, in un circolo vizioso che si auto-alimenta. Sta già avvenendo. Il disgelo in Groenlandia e Antartico sta rilasciando oltre 400 miliardi di tonnellate d’acqua all’anno. E a Nord l’area dell’Artico coperta dalla neve in estate si restringe di oltre il 13 per cento a decennio. Lo scongelamento del permafrost potrebbe rilasciare enormi quantità di diossido di carbonio e metano in atmosfera. Senza un drastico taglio delle attuali emission, si teme il rilascio di decine o centinaia di miliardi di tonnellate di CO2 entro fine secolo, con un’ulteriore accelerazione del riscaldamento climatico. Stessa conseguenza per lo scioglimento della neve e del ghiaccio.

Alcune isole sono destinate a diventare inabilitabili a causa dell’innalzamento degli oceani. Nello scenario peggiore, anche molte regioni costiere sono ad altissimo rischio: entro il 2300 il livello del mare potrebbe arrivare a +5,4 metri. Entro il 2050, molte megalopoli costiere e piccole nazioni insulari subiranno ogni anno catastrofi climatiche, anche con un’aggressiva riduzione delle emissioni di gas serra. Costruire una protezione contro l’innalzamento del livello dell’acqua potrebbe ridurre il rischio di inondazioni da 100 a 1.000 volte, se si investisse «da decine a centinaia di miliardi di dollari all’anno»,ma gli stati insulari non ne avranno i mezzi.

«L’oceano non può sostenere all’infinito il nostro attuale stile di vita — commenta Rebecca Hubbard di «Our Fish» — Stiamo spingendo ben oltre i limiti. L’Unione europea può lanciare un nuovo Green Deal prendendo subito misure per porre fine all’overfishing». E il sindaco di Parigi Anne Hidalgo, che presiede il gruppo C40 Cities, contro il cambiamento climatico le ha fatto eco: «Il rapporto è una lettura scioccante. Le coste del pianeta sono la casa di circa 1,9 miliardi di persone e di oltre la metà delle megacittà del mondo, e tutte sono in grave pericolo se non agiamo subito per impedire l’innalzamento delle temperature e del livello del mare».

L’oceano e la criosfera svolgono un ruolo fondamentale per la vita sulla Terra. Un totale di 670 milioni di persone nelle regioni di alta montagna e 680 milioni di persone nelle zone costiere dipendono direttamente da questi sistemi. Quattro milioni di persone vivono permanentemente nella regione artica, e gli Stati in via di sviluppo delle piccole isole ospitano 65 milioni di persone. «Il mare aperto, l’Artico, l’Antartico e le alte montagne possono sembrare lontani a molte persone», ha dichiarato Hoesung Lee, presidente dell’IPCC. «Ma dipendiamo da loro e ne siamo influenzati direttamente e indirettamente in molti modi: per tempo e clima, cibo e acqua, energia, commercio, trasporti, attività ricreative e turismo, per la salute e il benessere, per la cultura e l’identità».


Suicidio assistito, la svolta della Consulta: è lecito l'aiuto in casi come quello di dj Fabo. - Sandra Fischetti


Dj Fabo


Ma c''è il 'no' dei medici cattolici, in quattromila obietteranno.


Con una sentenza storica la Consulta apre al suicidio assistito. E stabilisce che non è punibile chi agevola il suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo, rimasto cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale e attaccato ad un sondino per sopravvivere, vittima di atroci sofferenze per la sua patologia, ma pienamente consapevole della sua volontà di considerare quelle condizioni di vita non compatibili con la sua dignità.
Ma ribadisce come resti "indispensabile" l'intervento del legislatore, che già aveva sollecitato inutilmente l'anno scorso sospendendo per 11 mesi la sua decisione sulla costituzionalità dell'articolo 580 del codice penale, una norma introdotta 90 anni fa e che pone sullo stesso piano aiuto e istigazione al suicidio, con la reclusione sino a 12 anni.
"Da oggi in Italia siamo tutti più liberi anche quelli che non sono d'accordo - commenta entusiasta Marco Cappato, il tesoriere dell'associazione Coscioni che accompagnò in una clinica svizzera per il suicidio assistito Fabiano Antoniani e che ora sarà certamente assolto nel processo a suo carico a Milano -. Ho aiutato Fabiano perché ho considerato un mio dovere farlo. La Corte costituzionale ha chiarito che era anche un suo diritto costituzionale per non dover subire sofferenze atroci". Anche il pm di quel processo, Tiziana Siciliano, che già aveva chiesto l'assoluzione per Cappato, parla di un passo molto importante. Tra chi esulta c'è Mina Welby, che ora chiede una "legge per la libertà di decidere fino alla fine".
E pure Beppino Englaro, il papà di Eluana, invita il parlamento a legiferare "secondo le indicazioni della Corte". Ma la sentenza divide. Non piace affatto al mondo cattolico. "Con la decisione di non punire alcune situazioni di assistenza al suicidio, la Corte costituzionale italiana cede ad una visione utilitaristica della vita umana", attacca Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita (Cei). E preoccupa i medici. Il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, prevede una "forte resistenza" e pone una condizione: "chi dovesse essere chiamato ad avviare formalmente la procedura del suicidio assistito, essendone responsabile, sia un pubblico ufficiale rappresentante dello Stato e non un medico".
Si divide anche la politica. "Sono e rimango contrario al suicidio di Stato imposto per legge", dice il segretario della Lega Matteo Salvini. Dalla maggioranza è il vice segretario del Pd Andrea Orlando che chiede di seguire la strada indicata dalla Consulta, nella stessa giornata in cui diversi senatori della maggioranza hanno presentato una proposta di legge per il suicidio assistito. La Corte in particolare ha ritenuto non punibile a determinate condizioni, chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da "trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Ma ha posto dei paletti. In attesa dell' indispensabile intervento del legislatore, ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017). Non solo: la verifica delle condizioni richieste (come la irreversibilità della patologia e la natura intollerabile delle sofferenze) e delle modalità di esecuzione deve essere compiuta da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. Si tratta di cautele adottate "per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili", un'esigenza già sottolineata nell'ordinanza 207 con cui un anno fa aveva sospeso la sua decisione.

Luoghi magici.

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Meteore, Grecia

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Pammukale (castello di cotone) Turchia

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Parco nazionale dei laghi di Plitvice, Croazia

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Grand Canyon, Nationale Park, Usa

mercoledì 25 settembre 2019

Mafia, Silvio Berlusconi indagato nel procedimento stragi.

Mafia, Silvio Berlusconi indagato nel procedimento stragi

L'inchiesta della procura di Firenze sugli attentati del 1993. Una certificazione che consentirà all’ex premier di non rispondere al procedimento che vede imputato Marcello Dell’Utri.

PALERMO- Silvio Berlusconi è indagato nel procedimento aperto dalla procura di Firenze sulle stragi mafiose del 1993. La notizia si apprende a Palermo. I legali di Marcello Dell'Utri, imputato nel processo d'appello sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, hanno depositato alla corte d'assise d'appello, che celebra il dibattimento, la certificazione da cui risulta che l'ex premier è indagato a Firenze. Una mossa, quella della difesa che aveva citato a deporre Berlusconi, che gli consentirà di non rispondere.

La nuova indagine su Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri, accusati di essere i mandanti occulti delle stragi mafiose del 1993, che colpirono Firenze, Roma e Milano, è stata avviata nel 2017. La procura di Firenze aveva ottenuto dal giudice delle indagini preliminari la riapertura del fascicolo, archiviato nel 2011, e aveva delegato nuovi accertamenti alla Direzione investigativa antimafia.

Obiettivo della nuova indagine era passare al setaccio le parole pronunciate in carcere dal boss Giuseppe Graviano, intercettato dai pubblici ministeri palermitani del processo 'Trattativa Stato-mafia' mentre parlava dell'ex presidente del Consiglio e dall'ex senatore di Forza Italia in carcere per scontare una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.

https://www.repubblica.it/cronaca/2019/09/25/news/mafia_silvio_berlusconi_indagato_nel_procedimento_stragi-236894685/