giovedì 30 settembre 2021

Mutui a tasso zero, perché l’Italia è indietro rispetto a Francia e Germania. - Vito Lops

 

Gli italiani non stanno cogliendo appieno l’era dei tassi bassi che offre l’opportunità di utilizzare la casa per ottenere una liquidità aggiuntiva.

L’Italia è considerata un Paese «cicala» quanto a debito pubblico (160% del Pil). Se però si capovolge la prospettiva e ci si concentra sul debito privato l’immagine degli italiani cambia profondamente: diventiamo delle formichine. Con un rapporto tra indebitamento delle famiglie e reddito vicino al 60%, l’Italia è sotto della media dell’area euro che secondo gli ultimi dati elaborati dalla European mortgage federation e relativi a fine 2020 si spinge oltre il 90%, con punte oltre il 100% in Francia e Spagna.

Si arriva alla stessa conclusione analizzando lo stock di mutui, il valore dei finanziamenti in essere. In Italia è pari a 391 miliardi rispetto ai 1.136 miliardi di Francia e ai 1.666 del Regno Unito, due Paesi comparabili per popolazione. Spostandoci in Germania, anche se ha 20 milioni di abitanti in più (+25%), il confronto stride comunque dato che la terra dove la parola «debito» si confonde con la parola «colpa» (difatti «schuld» vuol dire entrambe le cose) ha uno stock di mutui quattro volte superiore.

Debito pubblico e debito privato

In sostanza gli italiani utilizzano molto meno la leva del debito privato rispetto ai vicini, magari più virtuosi (si veda la Germania e il suo 60% di debito/Pil pre-pandemico) se l’asse si sposta sulle finanze pubbliche. Ma chi sta sbagliando? Quei Paesi che sono formiche nel pubblico e cicale nel privato, oppure gli italiani, cicale in pubblico e formiche in privato? Per quanto possa sembrare controintuitivo in realtà in passato era piuttosto normale aspettarsi una relazione inversa tra debito pubblico e debito privato. Perché nel momento in cui il debito pubblico – per larga parte espresso attraverso titoli obbligazionari emessi dallo Stato – si trasforma in credito privato quando viene acquistato dai cittadini/investitori è evidente che il peso delle passività domestiche cala.

Oggi però le proporzioni stanno cambiando. La quota di BTp direttamente in mano alle famiglie è scesa drasticamente: siamo sotto il 5% rispetto al 20-30% degli anni Ottanta. Compriamo meno BTp che in passato (anche perché da tempo non offrono rendimenti accettabili) ma continuiamo a mantenere un atteggiamento guardingo quando c’è da utilizzare la leva finanziaria. Come si spiega questo atteggiamento?

Tutti i risparmi nella casa.

«Molto dipende da una vecchia mentalità, ancora radicata, che ha portato tanti ad investire tutti i risparmi nella casa. Questi risparmi poi si tramandavano con l’eredità rendendo meno necessario l’indebitamento per comprare una nuova casa – spiega Alessio Santarelli, direttore generale per la divisione broking di MutuiOnline.it -. Questa mentalità però è permeata così tanto che anche chi oggi si trova a dover acquistare una nuova casa, cerca di utilizzare il più possibile la propria liquidità e il meno possibile quella offerta dalla banca. Lo dimostra il fatto che solo il 54% delle compravendite immobiliari è oggi sostenuta da un mutuo. Inoltre – prosegue Santarelli – tra i Paesi europei siamo quelli che chiedono i mutui più bassi, con un loan to value di poco superiore al 60% a fronte di una media europea superiore all’80%».Insomma, pare che ci portiamo dietro un vecchio mindset, non più adeguato ai tempi moderni, quelli in cui i tassi sono straordinariamente bassi e i prezzi delle case, fatto 100 il valore nel 2010, valgono 78.

Educazione finanziaria, siamo dietro lo Zimbabwe.

«Oggi, abbinando il concetto di mutuo a quello di investimento, è possibile difatti stipulare un mutuo a tasso 0 – sottolinea l’esperto di MutuiOnline.it -. Ma molti non lo sanno. E questo è un problema di cultura finanziaria». Su questo fronte le statistiche sono impietose. Secondo una nota ricerca a «quattro mani» di Standard and Poor’s e Banca mondiale l’Italia si colloca al 63esimo posto nel mondo in termini di educazione finanziaria, dietro lo Zimbabwe. Se ci si sposta sui giovani studenti il quadro migliora, ma resta comunque opaco dato che l’indagine Pisa dell’Ocse su un campione di 20 Paesi europei posiziona l’Italia tra il 12esimo e il 13esimo posto. Sul lato mutui, l’educazione finanziaria «svela» che i tassi sono oggi tra i più bassi in Europa con un Taeg medio dell’1,25% (dati European mortgage federation).

Il mutuo e gli investimenti.

«Ciò vuol dire che se si guarda agli investimenti e ai mutui in modo congiunto è possibile chiedere, utilizzando la leva dell’ipoteca che permette di accedere al denaro a costi inferiori rispetto a un comune prestito, una liquidità aggiuntiva non da destinare alla casa ma agli investimenti», spiega Santarelli. «E con i frutti dell’investimento si può ridurre, fino ad abbattere, la quota interessi sul mutuo».

Insomma, date le condizioni di mercato, il mutuo potrebbe essere visto anche come un’occasione storica per accedere a costi bassissimi a una fonte di liquidità da utilizzare per gli investimenti. Se ci si focalizza solo sul debito non si riesce a compiere quel salto di mentalità su cui altri Paesi vicini, più preparati dal punto di vista finanziario, si sono elevati. «Questo non vuol dire che bisogna correre a super-indebitarsi. Tutt’altro – conclude Santarelli -. Ma allo stesso tempo conservare un atteggiamento da formiche, in questa fase storica ancora di più, è un’occasione sprecata per migliorare la qualità della vita».

ILSole24Ore

mercoledì 29 settembre 2021

Superbonus 110%, per la Cila i vecchi titoli abilitativi restano validi. - Giuseppe Latour e Fabrizio Pistolesi

 

In caso di lavori iniziati prima dell’attivazione della nuova Cila semplificata dedicata al superbonus bisogna fare attenzione alle date e alle diverse situazioni che possono presentarsi.

Nessun obbligo di ripresentare i titoli abilitativi. Anche se, in qualche caso, potrà essere conveniente farlo. Sono questi i principi da considerare, se parliamo di lavori iniziati prima dell’attivazione della nuova Cila semplificata dedicata al superbonus. Bisogna, però, fare attenzione alle date e alle diverse situazioni che possono presentarsi.

Il calendario.

Partiamo dalle date. Tutto ruota attorno al comma 13-ter dell’articolo 119 del Dl 34/2020, introdotto dal Dl 77/2021, in vigore dal primo giugno 2021: qui la Cila diventa il titolo abilitativo per tutti gli interventi che accedono al 110% e viene previsto che la decadenza del beneficio fiscale scatta, in sostanza, solo nel caso di mancata presentazione della Cila o di interventi realizzati in difformità della Cila.
Il 30 luglio il decreto viene convertito e il modello Cilas, dopo l’approvazione in Conferenza Unificata, viene pubblicato sul portale del ministero della Funzione pubblica il 4 agosto del 2021.

Quindi, a partire dal primo giugno 2021 tutti gli interventi che ricadono nel perimetro del superbonus, con la sola esclusione di quelli comportanti la demolizione e ricostruzione dell’edificio, devono essere avviati a seguito di presentazione di Cila. A partire, poi, dal 5 agosto tutti questi interventi devono essere avviati con la presentazione del nuovo modello unificato Cila superbonus o, più semplicemente, Cilas.

I lavori già iniziati.

Cambiamenti così radicali nelle procedure hanno generato qualche incertezza, sia nei professionisti che negli addetti delle pubbliche amministrazioni. Una su tutte, la perplessità per chi aveva già iniziato i lavori, con i titoli edilizi previsti al momento della consegna della pratica, su come muoversi.

Per fare ordine, dobbiamo considerare che le norme non possono essere retroattive: bisogna, quindi, guardare al calendario sintetizzato prima. Partendo dal caso di chi avesse degli interventi già in itinere finalizzati al superbonus in data antecedente al primo giugno, secondo la guida Anci del 29 luglio scorso, è possibile «sia proseguire con la procedura già in essere sia con la presentazione della Cila superbonus».

In questo secondo caso, il modello Cilas prevede che si possa indicare il titolo edilizio con cui sono stati iniziati i lavori e che si possa richiedere all’amministrazione comunale di tenere valida la documentazione progettuale già presente agli atti. Non c’è, però, un obbligo di presentazione della Cilas legato ad una possibile decadenza del beneficio fiscale, in quanto il titolo iniziale resta legittimo e valido.

Discorso simile per chi, dopo il primo giugno ma prima del 4 agosto, si sia trovato a presentare la vecchia Cila senza avere a disposizione il nuovo modello unico: potrà tranquillamente procedere con i lavori senza ulteriori incombenze.

Integrazione con la nuova Cilas.

Resta, tuttavia, la facoltà del soggetto interessato di integrare la Cilas alla precedente pratica edilizia, se eventualmente più funzionale. Il motivo è che, ripresentando la Cilas, tutti gli interventi seguiranno le norme di semplificazione introdotte nei mesi scorsi: non ci sarà, per esempio, la possibilità di perdere il bonus in caso di difformità dall’assentito. Uno scudo extra sul quale sarà opportuno fare una riflessione.

In questo caso, come evidenziato anche dall’Anci, si potrà decidere se mantenere valida la documentazione progettuale già presentata oppure beneficiare di quanto stabilito nella nota dello stesso modello che recita: «L’elaborato progettuale consiste nella mera descrizione, in forma sintetica, dell’intervento da realizzare. Se necessario per una più chiara e compiuta descrizione, il progettista potrà allegare elaborati grafici illustrativi». Una condizione che rimane pertanto facoltativa.

Gli interventi misti.

Bisogna, infine, ricordare che, per gli interventi che prevedono contemporaneamente opere soggette al superbonus 110% e altre opere non rientranti in tali benefici, occorre comunque presentare sia la Cila superbonus sia attivare il procedimento edilizio relativo alle opere non comprese, anche contemporaneamente, come ricordato nello stesso quaderno Anci. In questo modo, l’agenzia delle Entrate potrà distinguere in maniera precisa la procedura relativa al 110% da quella che riguarda altri interventi che potrebbero beneficiare di bonus edilizi diversi.

Se, poi, la realizzazione degli interventi del 110% preveda anche la richiesta di atti o autorizzazioni di enti sovraordinati, la Cila superbonus non supererà la vigente normativa in materia e, in caso di immobili assoggettati a tutela, resta ferma la necessità di acquisire prima dell’inizio lavori i relativi nulla osta da parte degli enti preposti. Succede, per esempio, per gli immobili sottoposto a vincolo paesaggistico o culturale per cui lo Sportello Unico per l’edilizia dovrà, per via telematica, acquisire i relativi pareri da parte degli enti preposti prima di poter dare inizio ai lavori.

(Illustrazione di Giorgio De Marinis)

ILSole24Ore

Nadef, debito in calo al 153,5%, corre il Pil. Superbonus 110%, verso proroga al 2023. -

 

I punti chiave


Via libera del Consiglio dei ministri alla Nadef, ovvero la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza con le nuove stime relative ai conti pubblici. La previsione annuale di aumento del Pil sale al 6 per cento, dal 4,5 per cento ipotizzato nel Def in aprile. Il più alto livello di Pil e il minor deficit fanno anche sì che il rapporto tra debito pubblico e prodotto non salga ulteriormente quest'anno, come previsto nel Def, ma scenda invece al 153,5 per cento, dal 155,6 per cento nel 2020. Il deficit torna sotto il 10%, riducendo il livello rispetto alle previsioni di primavera. L’indebitamento netto nel 2021 si attesterà al 9,4% (dall’11,8 stimato nel Def). Nel 2022 il deficit sarà al 5,6%, per scendere al 3,9% nel 2023 e avvicinarsi al 3% nel 2024 (3,3%). È quanto si legge nella bozza della Nadef, la Nota di aggiornamento del Def, giunta sul tavolo della riunione dell’esecutivo.

Confermate misure 2020, da Superbonus a 4.0.

La pressione fiscale scenderà di circa 0,9 punti percentuali rispetto al 2020, collocandosi al 41,9% del Pil nel 2021. Il prossimo anno «si manterrà pressoché stabile, al 42%, mentre per gli anni seguenti è atteso un calo medio di circa 0,2 punti di pil all'anno, fino a raggiungere il 41,5 per cento del pil nel 2024». L’inflazione salirà all’1,5% quest’anno, quindi all’1,6% nel 2022, all’1,5% nel 2023 e all’1,7% nel 2024. Tra le misure delineate nel pacchetto Nadef, il prolungamento di alcune soluzioni adottate nel corso del 2020 come il Superbonus 110% (al 2023), Transizione 4.0 e il potenziamento del Fondo Centrale di Garanzia per le PMI. «Il sentiero programmatico per il triennio 2022-2024 - si legge nell’introduzione al documento - consente di coprire le esigenze per le cosiddette politiche invariate e il rinnovo di numerose misure di rilievo economico e sociale, fra cui quelle relative al sistema sanitario, al Fondo di Garanzia per le PMI e agli incentivi all'efficientamento energetico degli edifici e agli investimenti innovativi». Secondo quanto si è appreso dopo la cabina di regia tra il premier Draghi e i capidelegazione delle forze politiche di maggioranza, che si è tenuta martedì 28 settembre, la proroga dovrebbe essere inserita in manovra.

Una volta ottenuto il via libera del Consiglio dei ministri - la riunione a Palazzo Chigi è durata un’ora e quaranta circa -, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, alle 16 terrà una conferenza stampa insieme al ministro dell'Economia e delle Finanze, Daniele Franco, presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio. «A partire dal 2024 - si legge in un passaggio della premessa al documento, a firma del responsabile del Tesoro -, la politica di bilancio mirerà a ridurre il deficit strutturale e a ricondurre il rapporto debito/Pil intorno al livello precrisi entro il 2030».

Ok Cdm a decreto su proroghe referendum,assegno unico,Irap.

Prima di approvare la Nadef, il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto legge con norme di giustizia e di proroga di un mese dei termini in scadenza per i referendum, l’assegno unico e l’Irap. Lo si è appreso da fonti governative a Cdm in corso. La Lega non ha partecipato al voto sulla norma che riguarda i referendum, esprimendo dissenso sulla scelta di prorogare i termini per la presentazione delle firme.

Avvio prima fase riforma Irpef e assegno unico a regime.

La Nadef fornisce indicazioni sulla strategia di politica economica che l’esecutivo intende mettere in campo. «Gli interventi di politica fiscale che il governo intende adottare - si legge ancora nel documento - determinano un rafforzamento della dinamica espansiva del Pil nell’anno in corso e nel successivo. Rilevano in particolare la conferma delle politiche invariate e il rinnovo di interventi in favore delle Pmi e per la promozione dell’efficientamento energetico e dell’innovazione. Si avvia inoltre la prima fase della riforma dell’Irpef e degli ammortizzatori sociali e si prevede che l’assegno unico universale per i figli sia messo a regime».

Politiche espansive fino a 2024, pieno recupero lavoro.

La Nadef, così come giunta sul tavolo del Consiglio dei ministri, spiega che «ipotizzando che il grado di restrizione delle attività economiche e sociali legato al Covid-19 si vada via via riducendo, l’intonazione della politica di bilancio resterà espansiva fino a quando il Pil e l’occupazione avranno recuperato non solo la caduta, ma anche la mancata crescita rispetto al livello del 2019. Si può prevedere che tali condizioni saranno soddisfatte dal 2024 in avanti». Nel documento l’esecutivo precisa che «a partire dal 2024, la politica di bilancio mirerà a ridurre il deficit strutturale e a ricondurre il rapporto debito/Pil intorno al livello precrisi entro il 2030».

Saldi migliori delle attese.

Saldi di finanza pubblica migliori delle attese, dunque. Se la Nota di aggiornamento del Documento di economia e di finanza (Nadef) fosse un articolo, sarebbe probabilmente questo il titolo del documento di politica economica giunto sul tavolo del governo Draghi, un documento che come tutti gli anni fa da cartina di tornasole delle risorse che saranno a disposizione per la copertura delle misure previste nella manovra, la legge di Bilancio .

Da extradeficit 2022 spazio manovra da 22 miliardi.

In particolare, stando alle indicazioni contenute nel documento, lo spazio di manovra per il 2022 aperto dalla differenza tra deficit tendenziale e programmatico ammonta a circa 22 miliardi. Il deficit programmatico è infatti fissato al 5,6% del Pil e il tendenziale al 4,4%. La differenza pari a 1,2 punti si traduce in risorse comprese tra i 21 e i 22 miliardi. Per la legge di bilancio, che poggerà su una crescita 2022 stimata al 4,2% e che per la prima volta da molti anni non poggerà su una richiesta di scostamento, i tempi sono stretti: entro il 20 ottobre il Governo dovrà presentare il ddl di Bilancio alle Camere. Il cantiere della manovra è aperto.

In manovra più fondi a sanità e rinnovo contratti Pa.

«Con la prossima Legge di Bilancio 2022-2024- si legge nella bozza dela Nadef giunta sul tavolo del Cdm - sarà rafforzato il sistema sanitario nazionale, al fine di migliorare l’accesso alle cure e incoraggiare la prevenzione. Risorse aggiuntive saranno destinate ai rinnovi dei contratti pubblici e al rifinanziamento delle politiche invariate non coperte dalla legislazione vigente, tra cui missioni di pace, taluni fondi di investimento e il rinnovo di alcune politiche in scadenza».

La corsa del Pil.

Il primo semestre dell'anno in corso - si legge ancora nel documento - ha registrato un recupero del Prodotto interno lordo (Pil) nettamente superiore alle attese. Ad un lieve incremento nel primo trimestre (0,2 per cento sul periodo precedente) è infatti seguito un aumento del 2,7 per cento nel secondo. Si prevede che il terzo trimestre segnerà un ulteriore recupero del PIL, con un incremento sul periodo precedente pari al 2,2 per cento».

Revisione sussidi dannosi per ridurre carico imprese.

Nel testo viene inoltre anticipato che «le entrate derivanti dalla revisione delle imposte ambientali e dei sussidi ambientalmente dannosi andranno utilizzate per ridurre altri oneri a carico dei settori produttivi». «Le risorse di bilancio - si legge ancora - verranno crescentemente indirizzate verso gli investimenti e le spese per ricerca, innovazione e istruzione».

Un mese in più per ottenere gli arretrati dell’assegno unico.

La Nadef è stata dunque accompagnata da un Dl che si concentra sulle proroghe. In base al provvedimento approvato dal Governo, ci dovrebbe essere un mese in più per le domande retroattive dell'assegno unico, nuovi tempi supplementari per le imprese che devono pagare l'Irap sospesa nel 2020 dopo aver superato i limiti Ue sugli aiuti di Stato e un intervento per consentire ai Comuni di certificare le firme digitali raccolte per il referendum sulla cannabis. Le misure fiscali più importanti sul piano dei conti pubblici dovrebbero invece intervenire successivamente.

Ok governo a ddl concorrenza entro fine 2021.

Nel documento il Governo conferma la legge per la concorrenza entro quest’anno. «Tra le riforme abilitanti del Pnrr - spiega la bozza giunta sul tavolo del Consiglio dei ministri - il Governo si è impegnato a presentare, con cadenza annuale, la legge per la concorrenza. Quella per l’anno 2021, verrà presentata al Parlamento entro fine anno e approvata definitivamente nel 2022».

Decreto giudice per acquisire tabulati telefonici.

Cambio delle regole in senso garantista nelle inchieste penali sull’acquisizione dei dati telefonici e telematici dai fornitori: potrà essere disposta solo con un decreto motivato del giudice. In caso di urgenza il pm potrà procedere, ma ci dovrà essere la convalida del giudice. Lo ha stabilito il Consiglio dei ministri con il decreto legge approvato su proposta della ministra Marta Cartabia e con cui l’Italia si adegua al diritto comunitario e in particolare alla sentenza della Corte di Giustizia Ue del 2 marzo 2021.

IlSole24Ore

Abracartabia. - Marco Travaglio

 

In attesa del prossimo film di Woody Allen, chi vuol farsi qualche sana risata può vedersi le audizioni alla Camera sul dlgs Cartabia per “rafforzare la presunzione di innocenza”. Cioè per abolire la cronaca giudiziaria. Ormai, fra depenalizzazioni, prescrizioni, improcedibilità, cambi di giurisprudenza à la carte, minacce ai giudici e altre porcherie, il rischio che un potente sia condannato è inferiore a quello che Italia Viva superi il 3%. Infatti ciò che spaventa lor signori non è più di finire in galera, ma sui giornali: cioè che si sappia quel che fanno. Quindi i pm e le forze dell’ordine potranno parlare delle loro inchieste “solo quando è strettamente necessario per la prosecuzione delle indagini o ricorrono altre rilevanti ragioni di interesse pubblico”. Cioè: meglio per loro se si stanno zitti, così i media non scrivono più nulla e la gente non sa più una mazza. Ogni tanto – abracadabra! – sparirà qualcuno da casa, parenti e amici penseranno al peggio e chiameranno Chi l’ha visto?, i giornali segnaleranno il curioso fenomeno dei desaparecidos come nell’Argentina anni 70: anni dopo si scoprirà che era stato arrestato, ma non era strettamente necessario dirlo.

Nel caso in cui un pm o un agente temerario si ostinino a informare di un’indagine, dovranno astenersi dall’“indicare pubblicamente come colpevole” l’indagato o l’imputato. Uno spasso: per legge il pm che chiede al gip di arrestare tizio deve indicare i “gravi indizi di colpevolezza” a suo carico: ora dovrà aggiungere che sembra colpevole, ma è sicuramente innocente. Anche se l’ha colto in flagrante o filmato o intercettato mentre accoltellava la moglie, o spacciava droga, o frugava negli slip di un bambino. E persino se ha confessato. Formula consigliata: “È innocente, arrestiamolo”. Severamente vietato poi “assegnare ai procedimenti denominazioni lesive della presunzione di innocenza”. Retata di narcotrafficanti, mafiosi, terroristi, scafisti, papponi, pedofili, tangentisti? Operazione “Giglio di Campo” o “Tutta Brava Gente”. Anche fra i reati da contestare, evitare quelli che fanno pensar male: non più “associazione per delinquere”, ma “sodalizio conviviale”. La stampa dovrà cospargere le pagine di vaselina, evitando termini colpevolisti quali “criminalità organizzata” (tutt’al più disorganizzata, ecco). Ma questo già avviene su larga scala, infatti ieri l’Ordine dei giornalisti e la Fnsi han dato buca alla Camera. Se già i media chiamano statisti i pregiudicati, esuli i latitanti e perseguitati i colpevoli prescritti, il dlgs Cartabia è pleonastico. Anche grazie ai giudici che si portano avanti col lavoro e cancellano brutture come la trattativa Stato-mafia, condannando solo i mafiosi. Che trattavano sì, ma da soli. Infatti ora si chiama “trattativa mafia-mafia”.

ILFQ

Luca Morisi, l’ammissione dei due ragazzi romeni dopo il controllo: “Nel flacone c’è Ghb”. Salvini ora va all’attacco: “Schifezza mediatica”.

 

I due giovani fermati dai carabinieri riferiscono di avere avuto la droga "gratuitamente" dal guru social della Lega. Il suo avvocato smentisce: "Quel flacone con del liquido non era di Luca Morisi". Il legale nega anche la presenza di un quarto uomo (il 50enne presente nella mansarda) e annuncia che c'è un altro indagato nell’inchiesta, "di nazionalità rumena".

Nel cascinale di Belfiore le ore che hanno con ogni probabilità messo fine alla carriera di Luca Morisi nella Lega sono quelle che corrono tra il 13 e il 14 agosto. Lo spin doctor di Matteo Salvini – che adesso attacca la stampa che mette “il mostro in prima pagina” – è nella sua mansarda, sembra in compagnia di un 50enne. Lo raggiungono due ragazzi: sono di nazionalità romena, hanno circa 20 anni e vivono fuori dalla provincia di Verona, secondo le indiscrezioni convergenti di diversi quotidiani. I quattro restano in casa per almeno dodici ore. Un festino, probabilmente. Almeno a mettere insieme i racconti dei vicini che hanno riferito di “rumori per tutta la notte”.

Quando i due giovani vanno via vengono fermati dai carabinieri per un “controllo di routine”, come ha evidenziato per tutta la giornata di lunedì la procuratrice di Verona, Angela Barbaglio. Nella loro auto viene ritrovato un flacone: i due ammettono subito di fronte ai militari dell’Arma. “È Ghb”, la cosiddetta “droga dello stupro” usata anche per amplificare l’effetto della cocaina e spesso utilizzata durante rapporti consenzienti. Come riporta La Repubblica, i due riferiscono anche di averla “gratuitamente” da Luca Morisi, ora indagato per cessione di stupefacenti in attesa che i riscontri di laboratorio sulla sostanza – i risultati arriveranno almeno ad ottobre – confermino o meno quanto dichiarato dai giovani.

A quel punto, scatta la perquisizione nel cascinale. Dentro l’abitazione di Morisi vengono ritrovati circa 2 grammi di cocaina, non occultati. Il guru dei social leghisti viene segnalato in Prefettura, il possesso di quella modica quantità è un semplice illecito amministrativoPerò il racconto dei due romeni fa partire l’inchiesta della procura di Verona e, dopo 40 giorni in cui la vicenda è rimasta avvolta dal silenzio, viene a galla il vero motivo dell’addio di Morisi alla “Bestia”, avvenuto già agli inizi di settembre. Ai magistrati spetterà ricostruire non solo gli aspetti legati alla cessione da Morisi ai due giovani, ma anche ricostruire chi sia stato il fornitore delle due sostanze stupefacenti.

Ma la difesa dell’ex social media manager – dimessosi il primo settembre scorso dal suo ruolo – punta già a chiarire un aspetto fondamentale: “Quel flacone con del liquido non era di Luca Morisi, il quale – evidentemente – non può averlo ceduto a terzi”. L’avvocato Fabio Pinelli, difensore di Luca Morisi, in una nota, fornisce ulteriori chiarimenti, smentendo la presenza di un quarto uomo (il 50enne presente nella mansarda di Morisi) e annunciando che c’è un altro indagato nell’inchiesta. “Nel corso della perquisizione a casa di Luca Morisi non è stato sequestrato materiale informatico: né smartphone né pc. Risulta indagata anche un’altra persona di nazionalità rumena, che era in compagnia di un connazionale al momento sconosciuto”. Tre persone quindi, sostiene il legale, e “nessun quarto uomo” nell’alloggio dell’ex spin doctor di Salvini.

Nel frattempo la questione è politica. Innanzitutto perché la vicenda sconfessa diverse battaglie leghiste, ad iniziare da quella sull’uso delle droghe. E l’indagine piove sulla testa di Salvini, già alle prese con la bagarre tutta interna al Carroccio. Il leader si schiera accanto al suo “amico”, promette che lo aiuterà a “rialzarsi”. Dopo passa all’attacco della stampa, dicendosi “spiaciuto” della “schifezza mediatica” che “condanna le persone prima che sia un giudice, un tribunale a farlo”. Un paradosso dopo anni di campagne social su vicende giudiziarie in itinere legate ai temi degli stupefacenti. “Non conosco la vicenda, sono vicende personali”, ha aggiunto ripetendo che “Luca è una gran brava persona, un amico”. Ci sono giornalisti che sbattono “il mostro in prima pagina”. In un “Paese civile prima di condannare qualcuno, prima di sputtanare qualcuno – ha proseguito il segretario del Carroccio – si aspetta che sia la giustizia a fare il suo corso”.

ILFQ

“Il marocchino è affogato?”, poi le faccine che ridono. Voghera, la frase della sindaca e i dialoghi nella chat della giunta di centrodestra.

 

Il messaggio di Paola Garlaschelli e le risposte degli assessori nella chat pubblicati oggi si riferiscono allo scorso 12 marzo, prima della morte di Youns El Boussettaoui, ucciso in piazza da un colpo di pistola dell’allora assessore leghista alla sicurezza, Massimo Adriatici.

“Ma in tutto ciò il marocchino che chiedeva l’elemosina è affogato?“. È una delle frasi che appare nella chat della giunta di centrodestra di Voghera e pubblicata oggi sui sociali, a ormai più di due mesi di distanza dalle polemiche per la morte lo scorso 20 luglio di Youns El Boussettaoui, 39 anni, marocchino, ucciso in piazza da un colpo di pistola dall’allora assessore leghista alla sicurezza, Massimo Adriatici. La frase è stata scritta dalla sindaca di Voghera, Paola Garlaschelli, seguita dalle risposte della vice-sindaca Simona Virgilio e dell’assessore all’Urbanistica e Patrimonio, William Tura, con delle emoticon che ridono. Adriatici si è poi dimesso dall’incarico ed è indagato dalla Procura di Pavia per eccesso colposo di legittima difesa.

I dialoghi via chat pubblicati oggi si riferiscono allo scorso 12 marzo. L’argomento è sempre quello dei migranti. L’assessore Giancarlo Gabba, già al centro di numerosi attacchi per una sua frase in una conversazione del 26 giugno sempre in chat – “Finchè non si comincerà a sparare, sarà sempre peggio!” – lo scorso 12 marzo aveva scritto: “Purtroppo ormai non bastano più i nostri vigili! Ci vuole ben altro!“: un’affermazione accompagnata dall’immagine stilizzata di una bomba.

La sindaca Garlaschelli, dopo la prima diffusione dei dialoghi via whatsapp a metà settembre, ha definito “riprovevole” il commento dell’assessore Gabba, che però è rimasto al suo posto in giunta. Una scelta che ha scatenato gli attacchi delle minoranze a Palazzo Gounela, sede del municipio di Voghera (Pavia), con ripetute richieste al sindaco di centrodestra di dimettersi. “Qualcuno – ha commentato oggi in una nota la sindaca – con metodi che non ho problema a definire squallidi e penosi, prosegue nel tentativo di destabilizzare la nostra Amministrazione. A tutto, ovviamente, c’è un limite: per questo abbiamo già avviato le dovute iniziative nelle sedi opportune.”

Dall’opposizione, intanto, chiedono le dimissioni della giunta comunale. Simone Verni, consigliere regionale di M5S Lombardia, sottolinea che “dalla chat della vergogna della giunta di Voghera emergono frasi ogni giorno più inquietanti“. “Come conclamato dalla vicenda Morisi, la Lega è sempre più il partito dell’ipocrisia. È opportuno che la sindaca, ora coinvolta in prima persona, metta fine a questo stillicidio che quotidianamente porta vergogna sull’intera città”, aggiunge Verni. Che quindi conclude: “Le dimissioni di questa Giunta non possono più essere considerate un’opzione, ma l’unica soluzione possibile per liberare Voghera dall’imbarazzo”.

ILFQ

Alloro

 

Molte signore aggiungono foglie di alloro ai nostri cibi, in particolare carne rossa e uccello

Non sai perché le foglie di alloro si aggiungono al cibo? Quando una donna chiede perché, lei dice: per dare sapore al cibo.
Se bolli le foglie di alloro in un bicchiere d'acqua e lo assaggi, non avrà alcun sapore.
Allora perché metti le foglie di alloro nella carne?
L ' aggiunta di foglie di alloro alla carne trasforma i trigliceridi in grassi mono e per sperimentazione e conferma:
Tagliare il pollo a metà e cuocere ogni metà in una pentola e mettere su una foglia di alloro, e sull'altra senza foglia di alloro e osservare la quantità di grasso nelle due pentole.
Se hai foglie di alloro, non c'è bisogno di una farmacia. Recenti studi scientifici hanno dimostrato che le foglie di alloro hanno molti benefici.
Aiuta a liberarsi di molti problemi e gravi malattie di salute,
Sono i benefici della foglia di alloro: -
La foglia di alloro tratta disturbi digestivi e aiuta ad eliminare le protuberanze.
Bruciore,
Acidità
Raffreddore,
Regola il movimento intestinale, bevendo tè caldo all'alloro.
* Riduce lo zucchero nel sangue e la foglia di alloro è anche un antiossidante *
Consente al corpo di produrre insulina mangiandola o bevendo tè di alloro per un mese.
Elimina il colesterolo cattivo e solleva il corpo dei trigliceridi.
Molto utile nel trattamento di influenza, raffreddore e tosse grave, poiché è una ricca fonte di vitamina ′′ C ", puoi bollire le foglie e l'inalazione di vapore, per liberarti della fleuma e ridurre la gravità della tosse.
La foglia di alloro protegge il cuore da crisi epilettiche e fuoriuscite, poiché contiene composti di protezione cardiovascolare.
Ricco di acidi come acido caffeico, quercetina, eigonol e bartolinide, sostanze che impediscono la formazione di cellule cancerogene nel corpo.
Elimina insonnia e ansia, se preso prima di dormire, aiuta a rilassarsi e dormire in pace.
Bere una tazza di foglie di alloro cotte due volte al giorno spezza pietre ai reni e guarisce infezioni.

M.M. su fb 29/10/21