giovedì 31 agosto 2023

Il regime Meloni: democratura, familismo amorale e conflitti d’interesse. - Salvatore Palidda

 

Nella sua occupazione di tutti i posti di potere in tutti i campi, il partito della signora Meloni e la coalizione delle destre che governa mostrano sempre più i loro tratti salienti: democratura (miscuglio di democrazia apparente e autoritarismo violento), familismo amorale (i suoi famigliari al potere) e conflitti d’interesse senza limiti, con solo il 26% dei voti ottenuti.

La parola democratura risale alla Spagna degli anni 1929-30, ma è a Edoardo Galeano che si deve il suo impiego a proposito della coesistenza di democrazia e autoritarismo o di democrazia e dittatura, come Predrag Matvejevic descriveva i regimi apparentemente costituzionali ma di fatto oligarchici. In realtà questa democratura non è che il fascismo “democratico”, un regime generato dal processo di eterogenesi della pseudo democrazia, processo che dura da decenni e che è sempre più peggiorato a seguito della controrivoluzione del capitalismo liberista che comincia negli anni 1970. Un processo che non ha smesso di erodere le conquiste economiche, sociali e civiche degli anni 1968 e 1970 grazie anche alla conversione liberista della sinistra tradizionale. Così è possibile governare con una piccola minoranza di voti degli aventi diritto di voto e da qui la pretesa di «democrazia» e quindi di costituzionalità che permette a questi governanti di fare e sfare quello che vogliono, senza alcuna vergogna. Ne conseguono misure fra le più liberticide (divieto di riunione, criminalizzazione della solidarietà ecc.). In Italia non si ha bisogno del 49.3 usato dal governo Macron per imporre la sua famigerata riforma delle pensioni odiata dal 75% dei francesi. Il governo procede a colpi di decreti e può contare su una larga maggioranza del Parlamento e una quasi inesistente opposizione, compresi i sindacati (che invece in Francia, insieme alle sinistre unite, sono stati uniti contro il regime Macron). L’accanimento particolare del regime Meloni ha preso di mira i poveri sistematicamente stigmatizzati e odiati dalle destre (ma anche da una parte dell’ex-sinistra: il reddito di cittadinanza è stato abolito nonostante la stessa Comunità europea lo difenda e le statistiche ufficiali mostrino un netto aumento della povertà, dei senza casa, della gente che non può curarsi). In Italia il potere d’acquisto si è svalutato più che in tutti gli altri paesi europei e la rivalutazione dei salari rispetto all’inflazione è stata abolita. I salari italiani sono tra i più bassi d’Europa e sono persino diminuiti del 12% rispetto al 2008 (lo attesta il Global Wage Report 2022-2023 de l’ILO).

Il ministro della “sovranità alimentare” (SIC !), cognato della signora Meloni, si è permesso anche di dichiarare che l’alimentazione dei poveri è migliore di quella dei ricchi, mentre altri politicanti non hanno smesso di dire che il reddito di cittadinanza non farebbe che mantenere degli oziosi sui divani di casa loro, davanti alla tv o ai supermercati a fare spesa coi soldi dello Stato. Le destre hanno così scatenato una campagna contro la popolazione bollata come parassita che non vorrebbe lavorare… e questo in un paese in cui si contano circa otto milioni di lavoratori che oscillano tra precariato e impieghi al nero e persino neo-schiavitù e un numero crescente di incidenti e morti sul lavoro. A questo s’accompagna l’accanimento contro i migranti (il far morire e lasciar morire) che conduce la signora Meloni a fianco della signora Ursula van der Leyen e del presidente della Tunisia Kaïs Saïed a un accordo da crimine contro l’umanità.
Puntando suoi più fedeli – anche se palesemente incolti e ignoranti l’ABC delle regole di governo – la signora Meloni si è circondata di famigliari e amici: suo cognato che non smette di suscitare il ridicolo e lo scandalo per la sua indigenza intellettuale e il suo disinvolto linguaggio fascistizzante, la sorella nominata capa del suo partito, suo marito piazzato nel primo canale della tv pubblica, i suoi amici più fidati nei ministeri o ai posti istituzionali. Peggio che all’epoca di Mussolini, la signora Meloni ha dovuto far ricorso a un familismo amorale sfacciato e a dei conflitti d’interesse a non finire poiché ha paura di non farcela e non può contare su un personale politico sperimentato e qualificato (ma questo è diventato abituale sin dal 1994 e anche con governi di centro-sinistra). Nella sua epopea sta mantenendo la promessa della «pace fiscale» fortemente voluta anche da suoi alleati Salvini e i discepoli di Berlusconi. Si è così approdati al trionfo della tolleranza dell’evasione fiscale, così come del lavoro nero e di ogni sorta di raggiro delle leggi che avrebbero dovuto proteggere i lavoratori e lo Stato di diritto democratico. E questo in un paese in cui la frode fiscale ha raggiunto il 35% del PIL, cioè 530 miliardi (stima Eurispes ignorata anche dai sindacati). Non è casuale che il governo Meloni comprenda una ministra del turismo conosciuta per le sue discoteche e locali di divertimento e infine sotto processo per sistematica frode fiscale e di contributi sociali.

Sarebbe troppo lungo elencare in dettaglio gli scandali provocati dai membri di questo governo e del su entourage e dai suoi zelanti sostenitori. Ma nulla di tutto ciò sembra scalfire la tenuta del regime Meloni a cui nel frattempo quasi tutti i media continuano ad accreditare largo consenso. In tale contesto non mancano i colpi mediatici inimmaginabili qualche anno fa, per esempio un generale che pubblica un libro zeppo di tutta la panoplia di ignominie contro LGBT, poveri, militanti di sinistra, semplici democratici e propositi fascisti. Un libro che sembra essere diventato il best-seller del popolo di destra e che anche ministri e personalità di questa maggioranza dichiarano di apprezzare sebbene il ministro della difesa sia stato costretto a dimissionare tale generale senza però espellerlo dall’Esercito.
In realtà la garanzia della durata del regime Meloni è assicurata dal suo totale allineamento alla NATO, agli Stati-Uniti e all’Europa, a fianco dell’Ucraina. E in tale allineamento il governo Meloni ha anche la pretesa di giocare l’intesa con gli Stati Uniti contro la Francia nella scena del Niger e dell’Africa sub-sahariana (un gioco che ha ben poco speranze di successo visti i mezzi, le capacità e gli spazi di manovra dell’Italia). Nel frattempo, la competizione tra Salvini e Meloni sembra farsi sempre più acuta anche in vista delle prossime elezioni europee. Meloni pensa di continuare ad arraffare i voti del partito di Berlusconi e anche della Lega che ormai si attesta con un profilo sfacciatamente fascista, razzista e sessista, profilo di cui Fratelli d’Italia pretendeva il monopolio. Nulla esclude dei passi falsi degli uni e degli altri; ma, purtroppo, di fatto non c’è opposizione che possa impensierirli. In Italia non c’è più sinistra, nulla di comparabile all’unione delle sinistre in Francia.

https://www.micromega.net/il-regime-meloni-democratura-familismo-amorale-e-conflitti-dinteresse/

mercoledì 30 agosto 2023

Dottor Giambruno, io il lupo l'ho incontrato ... - Antonia Storace

 

Dottor Giambruno, io il lupo l'ho incontrato un giorno di fine ottobre. Erano le sette del mattino, camminavo spedita verso la stazione, dovevo prendere il treno che mi avrebbe portata in facoltà: il corso di diritto privato iniziava alle 8.10 e di quell'esame non ho mai perso una lezione, mi terrorizzava. Non sarei potuta uscire di casa più tardi di così - diversamente avrei mancato l'inizio -, ma nemmeno prima, perché le strade sarebbero state più vuote ancora e la desolazione più temibile. La vita di una donna è un delicato gioco di equilibri, dottor Giambruno. E lo saprebbe, se fosse nato con le ovaie.

Indossavo un paio di jeans, quella mattina, e una camicetta bianca, virginale, abbottonata con "decoro". Sopra la camicia stava una giacca grigia, a quadri; sotto i jeans le scarpe da ginnastica: a guardarmi da fuori, sembravo la sorella di Hermione Granger, pronta per Hogwarts e Grifondoro. A colazione avevo bevuto un espresso. Io non mi sono mai ubriacata, dottor Giambruno, sa? Mai, non una volta in trentasette anni. Non ho mai fumato e non ho mai assunto droghe, di alcun genere. Una vita di merda, direbbe qualcuno.
Per giunta, ho sempre avuto la fortuna di scegliere gli uomini con cui sc*pare, vivendo il sesso con la libertà che decidevo per me stessa.
Eppure, quel giorno, il lupo l'ho incontrato comunque. Aveva intuito quale strada dovessi percorrere, quale fosse la mia destinazione finale, e pensò bene di circuirmi con l'auto un paio di volte, seguendomi. Al momento della svolta in un vicolo - che purtroppo non potevo evitare -, sterzò con inaudita violenza, placcandomi tra la macchina e il muro alle mie spalle. Non riuscivo a muovermi. Due netturbini lavoravano a pochi metri dalla scena: videro tutto, non alzarono un dito. Mi salvò mio fratello, dottor Giambruno. Avevo avuto la prontezza di chiamarlo per tempo, fiutando - a proposito di lupi - la fine che stavo per fare. Arrivò scodando con la sua Lancia Y: indossava ancora il pigiama e le pantofole, lo ricordo come fosse ora.
All'università andai lo stesso, seguii la lezione per intero, presi appunti, non capii nulla. Al rientro mi aspettava mio padre. Avevo ventiquattro anni. O giù di lì. Non ricordo bene.
Nel tempo a venire ho imparato a difendermi da molte cose e oggi so che i lupi non c'entrano niente: gli animali sono creature integre, leali, sempre pronte a difendere i propri cuccioli. Il vero problema sono gli uomini, dottor Giambruno, certi uomini, certi maschi, certi sistemi patriarcali, certe logiche di potere, di possedimento. Ma se proprio vogliamo azzardare un paragone animale, se proprio vogliamo osare il linguaggio delle immagini, dottor Giambruno, non scomodiamo i lupi. Piuttosto, invochiamo i minchiotauri. Che ne dice? Invochiamo quella particolare specie umana che spara stronz*te senza cognizione di causa e rintraccia la colpa, o una parte della colpa almeno, nella vittima. Se ha una figlia femmina, dottor Giambruno, una nipote, una sorella, un'amica, le metta in guardia da loro.

Antonia Storace

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Vettuvan Kovil - tempio. India

 

Una meraviglia incompiuta del Rock Cut! 

Non ci sono parole per descrivere la bellezza di quest'opera d'arte.

Bellissima foto di Vettuvan Koil, Kalugumalai, distretto di Tuticorin nel Tamilnadu

Questo squisito tempio scavato nella roccia fu costruito sotto i sovrani Pandya del Sud TN durante l'VIII secolo d.C. Si dice che sia il precursore del Tempio Kailash a Ellora. #Vettuvankoil #Pandyas #RockcutTemple.

Vettuvan Koil a Kalugumalai, una città panchayat nel distretto di Thoothukudi nel Tamil Nadu, India. Tempio dedicato al dio indù Shiva. Il tempio incompiuto fu costruito durante l'VIII secolo d.C. dai primi Pandya.

#ilpatrimonioindù

#glideiindùedee

#Tamilnadu

#sanatandharmabharatvarsha

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NON APRITE QUELLE PORTE. - Marco Travaglio

 

Mentre la libera stampa insegue l’ultima minchiata del penultimo ministro e del generale Catenacci o come diavolo si chiama, un trust di 26 cervelli messo insieme da Nordio a sua immagine e somiglianza partorisce la bozza di decreto attuativo della legge delega sull’ordinamento giudiziario escogitata da quell’altro genio della Cartabia.

Con due ideone.
La prima – nata dalla fertile mente dell’ex forzista e ora calendiano Costa – è una nuova voce nel “fascicolo per la valutazione del magistrato”:
quella sul “complesso dell’attività svolta, compresa quella di natura cautelare”, la “tempestività nell’adozione dei provvedimenti” e le “gravi anomalie in relazione all’esito degli atti e dei provvedimenti nelle fasi o nei gradi successivi”.
Il Csm dovrà tenerne conto per valutare promozioni, sanzioni e radiazioni (automatiche con due bocciature consecutive).

La seconda genialata è quella che gli italiani hanno bocciato appena un anno fa bocciando i referendum contro la giustizia:
far giudicare i magistrati nei Consigli giudiziari
(le sezioni locali del Csm) anche dagli avvocati.

A Palermo, per dire, il legale di Messina Denaro potrebbe dire la sua sul pm e il gip che hanno scovato e arrestato il suo cliente.

Il combinato disposto delle due ideone sarà una magistratura ancor più intimorita, pavida, conformista e riverente al potere di quanto già non sia dopo le cure da cavallo degli ultimi 25 anni.

Se la carriera dei magistrati dipende dal giudizio degli avvocati e ancor di più dalle conferme dei loro provvedimenti nei successivi gradi di giudizio, le conseguenze possono essere solo due, entrambe nefaste.
Molti giudici saranno portati a confermare le decisioni dei colleghi sottostanti, anche se non le condividono, per salvare loro la carriera (l’“appiattimento” sempre deplorato dai “garantisti”).

E molti pm, gip e gup saranno indotti a chiudere gli occhi sui delitti dei potenti e ad archiviare i processi più complessi
(quelli indiziari, senza pistole fumanti o confessioni), nel timore o nella certezza che i colleghi di tribunale, appello e Cassazione vedano il bicchiere mezzo vuoto o cerchino il pelo nell’uovo per allontanare l’amaro calice.

Quando Falcone e Borsellino istruirono il maxiprocesso a Cosa Nostra, Corrado Carnevale divenne presidente della I sezione della Cassazione, monopolista dei processi di mafia.
E iniziò a cassare condanne e arresti di mafiosi (500 in tutto) guadagnandosi la fama di “ammazzasentenze”.

Ma Falcone e Borsellino continuarono ad arrestare e a processare mafiosi fino all’estremo sacrificio, perché nessuno poteva cacciarli per gli annullamenti dei loro provvedimenti.

Con i “riformatori” di oggi, Cosa Nostra avrebbe risparmiato un bel po’ di guai. E di tritolo. 

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lunedì 28 agosto 2023

La misteriosa borsa degli dèi. - admin

 

La cosiddetta BORSA DEGLI DEI (che in ambito accademico viene considerata uno strumento di peso e misura, o “weight”, anche se è palesemente un’attribuzione un po’ forzata) è senza dubbio uno dei simboli più misteriosi di questa ritualità, appunto per la sua forma simile a quella di una “borsetta” o, in ogni caso, un contenitore, qualcosa che viene tenuto con sè, conservato gelosamente. Questo oggetto viene rappresentato sia su bassorilievi e dipinti, sia in forma autonoma, come manufatto a tutto tondo. La sua raffigurazione più antica si trova presso il TEMPIO PALEOLITICO DI GOBEKLI TEPE, certamente il più importante sito megalitico del mondo, che testimonia l’origine ancestrale ed intuitiva delle conoscenze che la nostra epoca sarà destinata a dimostrare sempre più mediante l’indagine scientifica.

TESTIMONIANZA DELL’ANTICA CONNNESSIONE UNIVERSALE

Quest’immagine della BORSA DEGLI DEI non è altro che una delle innumerevoli ed incontestabili testimonianze di un’antichissima CULTURA UNIVERSALE, condivisa da tutti i popoli del mondo e custodita, in seguito, gelosamente da caste sacerdotali e culti segreti. Possiamo portare ad esempio l’ALBERO DELLA VITA, le cui profonde radici (nel mondo della manifestazione) permettono la realizzazione spirituale; la SVASTICA, presente nei reperti paleolitici di MEZIN, in Ucraina, risalenti a 15.000 anni fa e simboleggiante la ciclicità e l’equilibrio cosmico; il CADUCEO, simbolo di conciliazione degli opposti, guarigione e pacificazione, presente dalla CIVILTA’ VEDICA, agli EGIZI, agli HITTITI, agli EBREI, ecc…inoltre lo stesso abusato simbolo del CUORE, presente fin dal Paleolitico, ad esempio sul corpo di un mammuth dipinto nella CAVERNA DEL PINDAL, in SPAGNA (risalente a 23.000 anni fa), e moltissime altre testimonianze di una cultura universale comune a tutti i popoli e tutte le civiltà, le cui divinità, culti e manifestazioni esteriori non erano altro che diverse espressioni degli stessi principi e delle stesse conoscenze profonde ed intuitive delle leggi universali e dei segreti nascosti dietro il velo dei fenomeni materiali.

SIMBOLO DI CONOSCENZA E POTERE?

Questo simbolo misterioso (la BORSA DEGLI DEI) si trova in ogni luogo e in ogni tempo, a partire dal già citato tempio di GOBEKLI TEPE (11.000 a.C.) fino alle raffigurazioni dei SUMERI, degli EGIZI, nelle iconografie delle DIVINITA’ VEDICHE, nei petriglifi preistorici nel canyon di COSO MOUNTAIN, in California, risalenti a 10.000 anni fa; nel sito archeologico di LA VENTA, in Messico (testimonianza della civiltà degli OLMECHI), la borsa si trova in una raffigurazione di QUETZACOATL, il SERPENTE PIUMATO, simbolo di morte e resurrezione; inoltre nelle decorazioni tribali dei MAORI della NUOVA ZELANDA, presso gli insediamenti neolitici della cultura JIROFT, in IRAN. La borsa si trova effigiata nel geroglifico indicante il nome della regina NEITHOTEP, moglie di Re NARMER, della I Dinastia egizia, la prima donna di cui si conosce il nome della storia. Ad esempio, presso i SUMERI le “borse” erano associate all’iconografia degli ANUNNAKI (divinità simboleggianti i 7 archetipi fondamentali mediante i quali l’infinito si manifesta nella realtà fenomenica). Dunque, l’oggetto misterioso è sempre impugnato da entità legate all’idea del potere, della conoscenza e al mistero dell’esistenza. La CONOSCENZA è POTERE, consapevolezza che proviene dalle profondità recondite della psiche aprendo le porte dei segreti e dei misteri del Cosmo; Conoscenza e potere che vengono trasmessi, consegnati di generazione in generazione a tutti coloro che ne sono degni e, nello stesso tempo, gelosamente custoditi nella propria interiorità. Dunque, la BORSA, più che uno scrigno, diventa uno strumento di “trasmissione”, indicante un “passaggio di consegne” da una generazione all’altra, o da un individuo all’altro. “CHI HA OCCHI PER VEDERE VEDA, CHI HA ORECCHI PER INTENDERE, INTENDA”: questo sembra suggerire il misterioso oggetto impreziosito da simboli ancestrali, simile ad una capsula del tempo.

UNA RAPPRESENTAZIONE DELL’UNITA’ COSMICA?

L’interessante teoria della scrittrice statunitense KERRY SULLIVAN, della Boston University, suggerisce l’interpretazione della BORSA DEGLI DEI come una rappresentazione semplice e diretta del COSMO, ricordando che ogni cultura e civiltà del pianeta ha sempre considerato il semicerchio (che in questo caso è raffigurato dal cinturino della borsa) come simbolo celeste, immateriale e spirituale, mentre il quadrato (la borsa in questo caso) è associato alla materialità e al mondo della rappresentazione. Possiamo spingerci ancora più in là, osservando che quest’oggetto non è soltanto un “quadrato” bidimensionale, ma anche un contenitore, perchè custodisce il segreto dell’esistenza nascosto nella materia. Possiamo ricordare, a questo proposito, le immagini della dea ISIDE velata o il CUBO di SATURNO, Signore del Cosmo primordiale. E in cosa consiste la conquista della pienezza e, dunque, del potere sulla realtà fenomenica? Nella consapevolezza dell’unità fra materia e spirito, nella visione della continuità e dell’unità fondamentale dei fenomeni e di tutto ciò che vive ed esiste nell’universo. Quello che possiamo definire: la conquista dell’Infinito, la concretizzazione dello Spirito, la liberazione del Cuore pulsante del Sè interiore dalle scorie dell’illusione.

UNA REMINISCENZA DELLA PREISTORICA BORSA DEL CACCIATORE?

L’origine di questa rappresentazione, poi elevata a funzione rituale, potrebbe anche affondare le radici nell’importanza che assumeva il ruolo del CACCIATORE PREISTORICO e del bottino trasportato dal suo zaino, anche se ci rendiamo conto che questa può essere un’ipotesi troppo semplicistica, ma dobbiamo ricordare che ogni funzione pratica e materiale trova sempre, per estensione, una corrispondenza superiore e spirituale. Dunque l’iconografia dell’antica “BORSA DA CACCIA” potrebbe, per l’importanza vitale della sua funzione nei millenni, essere stata tradotta come un simbolo cosmico di ricchezza e abbondanza. Possiamo notare, infatti, come nella maggior parte delle raffigurazioni, la borsa non sia raffigurata come un mero simbolo astratto, ma ne vengano indicati i particolari degli anelli uniti al cinturino e dell’intreccio della legatura. Quindi, si suppone che fosse un oggetto concreto…..

Stralcio testo tratto da un articolo di Alessia Birri pubblicato nella pagina di alessia-birri.blogspot.com sulla quale vi suggerisco di continuare la lettura e, in calce all’articolo, visionare l’interessante galleria fotografica…

https://www.tanogabo.it/la-misteriosa-borsa-degli-dei/

IL GIORNO DELLA MARMOTTA. - Marco Travaglio - 28 agosto 2023

 

L’invasione russa dell’Ucraina ha appena compiuto 18 mesi. Un anno e mezzo di guerra (in aggiunta a quella degli otto anni nel Donbass), 500mila fra morti e feriti, una decina di milioni di profughi ucraini in Europa e in Russia, mezzo Paese distrutto che richiederà almeno mille miliardi per la ricostruzione, l’Ue in recessione per le autosanzioni. Dal 24 febbraio 2022 molte cose sono cambiate nel mondo alla velocità della luce. Caduti Johnson, Truss, Marin, Rutte, Sànchez e Draghi, non Putin. L’Italia è passata dalle larghe intese alla destra della Meloni che vi si opponeva solitaria. Ma a Palazzo Chigi è cambiato solo l’inquilino, mentre il mantra resta lo stesso di 550 giorni fa: “C’è un aggressore e un aggredito, con Putin non si tratta, l’unica soluzione è la sua caduta, o la sconfitta della Russia, o il suo ritiro e intanto avanti con invii di armi sempre più micidiali e costose a Zelensky fino alla vittoria”. Mantra che porta malissimo a chi lo ripete e nulla fa pensare che possa diventare realtà.
Le controffensive ucraine sono state l’una modestissima e l’altra fallimentare. La Russia (almeno per ora) controlla la Crimea annessa nel 2014 e le quattro regioni invase nel ‘22. Le sanzioni non l’hanno isolata né mandata in default (anzi, rischiano di mandarci i sanzionatori). Putin appare (almeno finora) più saldo che mai, avendo superato anche la crisi interna più grave dell’ultimo quarto di secolo (il tentato putsch Wagner-Prigozhin). La Germania dissanguata rinvia sine die l’impegno Nato della spesa militare al 2% del Pil, come Conte impose di fare a Draghi 15 mesi fa. La Francia non vede l’ora di sfilarsi. E persino gli atlantisti più oltranzisti vacillano. La Polonia è furente con Kiev per il dumping sul grano. Usa e Uk concordano sul flop dell’offensiva ucraina. Biden (o chi per lui), persa la speranza di vendersi alle elezioni del '24 con una vittoria militare, inizia a virare sull’unico successo possibile: quello diplomatico, anche per non farsi rubare il tempo e la scena dalla Cina. Il n. 2 della Nato ipotizza apertamente che Kiev ceda territori. E il mondo, che 18 mesi fa pareva tornato bipolare come nella guerra fredda, si scopre ancor più multipolare, con la nuova superpotenza Brics che unisce amici vecchi come Cina, Russia, Brasile, India, Sudafrica e nuovi come la strana coppia Iran-Arabia (che fino all’altroieri si sparavano in Yemen), minacciando l’impero del dollaro con una moneta concorrente. Persino nel Pd, con la Schlein, si muove qualcosa. Ma, nel governo italiano, niente. Come nel giorno della marmotta, è sempre il 24 febbraio 2022. Meloni&C., fermi sull’attenti davanti a Biden, non osano neppure domandargli se per caso, nel frattempo, gli ordini non siano cambiati.

sabato 26 agosto 2023

GALIMBERTI E IL NARCISISTA. - Viviana Vivarelli

 

Dice Galimberti che il narcisista è talmente pieno di sé da essere fondamentalmente incapace di conservare una relazione. Può anche sembrare simpatico, intelligente e brillante, ma non riesce ad immedesimarsi nell'altro. Lo considera solo un applausometro. Le emozioni, i sentimenti, le reazioni dell'altro per lui non esistono o esistono sotto forma di fastidi, per cui può troncare la relazione istantaneamente con delle motivazioni o anche senza, senza curarsi dello stato d'animo dell'altro, indifferente alle macerie che si lascia dietro.
Il narcisista in genere è incapace di amare un'altra persona perché ama fondamentalmente solo sé stesso. I soggetti narcisisti hanno dentro di sé un senso di vuoto che non riescono a riempire perché non hanno modi di relazionarsi sani, sono troppo pieni di sé stessi per capire il senso di dedizione all'altro che l'amore richiede. Capiscono solo le pulsioni del proprio io, e allo stesso tempo hanno un io frammentato che per stare insieme richiede un senso alto di grandiosità e di egocentrismo.
Le loro capacità affettive relazionali sono immature e adolescenziali, per cui non riescono ad essere emotivamente coinvolti nella relazione né capiscono il coinvolgimento dell'altro, che tendono ad abbandonare bruscamente quando la loro vanità non ne ha più bisogno.
Secondo il criterio diagnostico DSM-IV il narcisista presenta un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento). Ha bisogno di ammirazione ma è privo di empatia.
  1. Per esempio esagera i propri risultati e le proprie capacità e si aspetta di essere valutato come superiore agli altri.
  2. Ha fantasie di grande successo, potere, fascino, bellezza e di amore ideale.
  3. Crede di essere speciale, unico e di poter essere capito solo da persone speciali.
  4. Richiede eccessiva ammirazione.
  5. E' convinto che tutto gli sia dovuto, senza sentirsi in dovere o in obbligo verso gli altri. Pretende che le sue aspettative siano immediatamente soddisfatte.
  6. Si approfitta degli altri o ne sfrutta le emozioni o i sentimenti per nutrire la propria vanità.
  7. Non è capace di capire i sentimenti e le necessità degli altri.
  8. E’ categorico e pretende che la propria volontà detti legge.
  9. Può essere arrogante, pretende di avere sempre ragione. E' estremamente ripetitivo per quanto riguarda la proprie idee o opinioni. E' assertivo e incapace di capire la posizione dell'altro.
Si valuta che i soggetti decisamente narcististici siano per lo più maschi e rappresentano il 3% della popolazione.
Non serve a niente usare con loro della psicoterapia. Sono in parte o totalmente incapaci di cambiare.
Ci sono due tipi di Narcisisti: aperti o mascherati.
I primi hanno doti da istrione, sono affascinanti e pieni di sé e hanno bisogno di un pubblico di ammiratori, sono scaltri, arroganti ed aggressivi. Hanno un alto livello di autostima e bassa tolleranza alle critiche.
I narcisisti mascherati non stanno al centro della scena, non sono esibizionisti e sono molto permalosi.
Ma entrambi i tipi hanno bisogno di essere ammirati, hanno fantasie di grandezza, sentimenti di invidia mascherati da ipercriticismo, difficoltà a controllare gli impulsi e tendenza a sfruttare gli altri.
Non è sempre facile individuare un soggetto narcisista, può sembrare socialmente integrato e occupare posizioni di rilievo nelle forze dell’ordine, nella sanità, nell’avvocatura, può essere un soggetto intelligente, abile stratega e molto apprezzato, che dà un'ottima immagine di sé al mondo.
Quando si incontra un narciso le cose sono molto veloci: da subito si entra nel vivo di una relazione stabile e sembra che tutto quello che si desidera si possa realizzare.
Se lei sogna una famiglia e dei figli, lui subito le propone di sposarlo e fare 10 figli, se lei ama i viaggi o il teatro, lui sarà un viaggiatore provetto ed un grande cultore della materia.
Sembra di aver incontrato l’uomo perfetto, l’altra metà della mela!
Si entra subito in una fase iniziale detta "love bombing" in cui si stabilisce una relazione forte immediata con la partner per soddisfare i suoi bisogni primari.
A quel punto il Narciso getterà la maschera del principe azzurro e si manifesterà. Lo sfruttamento sarà totale, sia emotivo che affettivo, sia strumentale che economico.
Subito dopo le aree di gratificazione e di riconoscimento della compagna inizieranno ad essere sempre minori, facendo posto a meccanismi di svalutazione e di manipolazione che renderanno il partner sempre più infelice, debole e insicuro.
Seguiranno scoppi di rabbia immotivata, bugie e false affermazioni per indebolire sempre più la partner. Il Narciso tende a esercitare il suo potere sulle emozioni dell'altra fino a stroncarla.
Allo stesso tempo il Narciso non prova sentimenti nè empatia, non si sente in colpa, ha sempre ottime giustificazioni
Quando ha ridotto la partner ed essere una nullità, la scarica e passa a un'altra donna (fase dello scarto) con cui ricomincia l'opera di seduzione.
Il Narciso è incapace di dare un amore duraturo e sa solo abusare psicologicamente della donna producendole danni anche gravi simili alla sindrome post traumatica da stress.
Il Narciso tratta gli altri come oggetti.
Stare con un Narciso è come salire su una montagna russa, ci sono picchi altissimi e livelli bassissimi e si passa dall’uno all’altro velocemente e di continuo.
Un narciso è capace di dire parole dolcissime ed appassionate, fare l’amore e un momento dopo di arrabbiarsi furiosamente per un futile pretesto; la persona è spiazzata, ma deve stare sempre all’erta, perché nel momento in cui si rilassa lui colpisce svalutando e rimproverando.
Lei, che ha ancora dentro la sua testa l’immagine del principe azzurro,non ci può credere, nega la situazione e ricerca in tutti i modi quella realtà gratificante vissuta. Questa è la scissione, la separazione del principe azzurro dall’abusante; lui usa ma lei, in modo collusivo, cerca di difendere e mantenere dentro di sé quell’immagine di lui buona, quella che non riesce a lasciare.
A questo punto, chi si sente in colpa è sempre lei che si domanda dove ha sbagliato e cerca di riparare e fare bene le cose e di soddisfarlo sempre di più nelle sue necessità; ma non andrà mai bene, e se va bene ed arriva il riconoscimento e l’elogio, ci sarà un’altra cosa che lo renderà scontento.
A volte il Narciso usa il silenzio come arma di vessazione: o non risponde ad una domanda o resta muto per ore, per giorni. Spesso si estranea, intento al computer o sul cellulare, a fare cosa? Si domanda lei, forse a chattare con un’altra? Sì perché spesso c’è (sempre) un’altra, una terza persona , di cui ti parla: un’amica che ti presenta innocentemente.
Il Narciso è uno scontento cronico, è un sacco vuoto che deve essere riempito dagli altri, e le critiche non sono altro che espressione di una grande invidia verso chi sa fare ed essere.
LE PREDE DEL NARCISO SONO SPESSO DONNE INTELLIGENTI, CAPACI, MOLTO ACCOGLIENTI, DISPONIBILI E GENEROSE NELLE LORO ESPRESSIONI DI SE', MA ANCHE MOLTO SENSIBILI E CON DELLE AREE DI FRAGILITÀ.
Nella loro storia troviamo infatti spesso una figura narcisistica, spesso un padre o una madre, coloro insomma che hanno contribuito alla loro ferita narcisistica.
Ciò fa da aggancio nel legame di coppia, perché quei meccanismi di manipolazione, lei li ha già vissuti e sono stati messi in atto proprio dalle figure di riferimento primario, da quelle persone che per definizione non ti farebbero mai del male, quelle che ti hanno messo al mondo, quelle che ti dovrebbero proteggere più di tutti.
Questo rende più difficile uscire dal legame di coppia, perché ciò significa iniziare un cammino di decodifica e di consapevolezza della propria storia nella sua globalità.
Dopo molto tempo la vittima, se aiutata e/o aiutandosi può iniziare a recuperare aree di nuova funzionalità interna. Un lento recupero può avvenire solo dopo un’astinenza completa e continuativa, come in ogni situazione di dipendenza affettiva: il non contatto diventa un imperativo categorico che può portare ad una prognosi positiva.
L’astinenza dal narciso (come dalle droghe, dal gioco o dall’alcool) è una condizione indispensabile, perché nella persona rimangono insediati per molto tempo pensieri ossessivi che perseguitano internamente e con cui si deve fare i conti ogni momento della giornata.
Questo rende la vittima debole e fragile ai ritorni del narcisista, che anche se ha lasciato la donna continua a tentare di usarla e controllarla , perché quello che dà piacere al Narciso è l’esercizio del potere sull’altro. Dopo mesi o anni, con un incontro casuale, che casuale non è il Narciso si rifà vivo e prova di nuovo a farvi cadere in trappola.
UNA “COMPLEMENTARE” SPESSO , OLTRE AD AVER VISSUTO CON UN GENITORE NARCISO, HA INCONTRATO PIÙ DI UN PARTNER NARCISO, COME UNA STORIA CHE RICORRE ALL’INFINITO SE NON VIENE RISOLTO IL NODO ORIGINALE.
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