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giovedì 29 giugno 2023

CHI È VERAMENTE FLAVIO BRIATORE? - Andrea Scanzi

 

L’Espresso se lo chiese in questo articolo del 2010 a firma Mauro Munafò. Briatore ha sempre negato tale ricostruzione, mentre gli autori del libro “Il signor Billionaire" hanno sempre confermato. Ognuno legga bene l’articolo, non poco inquietante, e faccia (civilmente) le sue valutazioni.
“Le vittorie in Formula 1, il matrimonio con la Gregoraci e i flirt con le top model, lo yatch da sogno e il Billionaire, la discoteca dei ricchi in Sardegna. Quando si parla di Flavio Briatore, sono queste le parole d'ordine della cronaca nazionale, gossippara e non. Eppure nel passato del manager di Cuneo ci sono zone d'ombra che stonano con la vita super-pubblica che conduce adesso.
Sono gli anni '70 e '80, passati tra Cuneo e Milano, in cui un giovane assicuratore inizia a costruire quello che poi sarà Mr Billionaire. E nella sua cerchia non mancano i personaggi discutibili, il gioco d'azzardo, le truffe, la latitanza all'estero e le morti sospette. Una scalata al successo partita dal basso e dalla provincia che non si legge però nella biografia ufficiale di Briatore, che a quegli anni dedica qualche riga generica e poco convincente.
A scavare nella vita del manager ci hanno pensato Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma, tre giovani giornalisti autori di "Il signor Billionaire; ascesa, segreti, misteri e coincidenze", appena pubblicato da Aliberti Editore. I tre sono partiti da una serie di articoli di Gianni Barbacetto del '99 per approfondire i misteri del passato di Briatore. Un lavoro fatto alla vecchia maniera, cercando tutti i vecchi soci, i vecchi amici, le fidanzate e i conoscenti del rampante Flavio. E trovandosi spesso davanti un muro di omertà e di consigli a lasciar perdere questa storia, di non chiedere oltre perché ci sono verità "che fanno morti e feriti".
La storia di Briatore sembra il sogno americano, coniugato però alla realtà italiana. Figlio di maestri elementari, si diploma geometra, fa l'assicuratore e apre un ristorante (il Tribula) che chiuderà dopo poco per debiti. Ma la svolta arriva nei primi anni '70, quando lavora con Attilio Dutto, un costruttore locale che rileva la Paramatti Vernici. Nel frattempo Briatore si occupa per alcuni casinò (gestiti dalla malavita) di portare clienti ai tavoli, intascandosi una parte delle loro perdite. Al giro lo introduce Ilario Legnaro che con il boss catanese Gaetano Corallo (vicino al clan Santapaola) si occupa proprio di questo. Tra i clienti portati ai casinò da Briatore c'è proprio Dutto che perderà parecchie decine di milioni nelle sale di Nizza e della Costa Azzurra.
Nel 1979 Attilio Dutto salta in aria con la sua auto: un delitto che non ha mai trovato un responsabile. Dalle testimonianze raccolte nel libro si configura però la mano della mafia. Pare inoltre che lo stesso Dutto volesse "rovinare" Briatore per le truffe che gli aveva giocato. Di sicuro con Dutto scompare anche un capitale stimato in almeno 30 miliardi di lire, che non si sa dove vanno a finire.
Con la fine degli anni '70 e la morte di Dutto, Briatore si trasferisce nella nascente 'Milano da bere', dove conosce la sua prima moglie (fino a oggi tenuta quasi nascosta) e frequenta la gente che conta del capoluogo meneghino, non ultimo Bettino Craxi. Organizza feste e si mette in affari con il conte Achille Caproni, della cui moglie è nel frattempo amante. Con l'amico Emilio Fede, secondo gli autori del libro, organizzerebbe truffe ai tavoli verdi, finché la polizia non lo scopre e lui deve fuggire a St.Thomas, nelle isole Vergini, con moglie al seguito.
Latitante e costretto a rimanere fuori dall'Italia fino all'amnistia del 1990, Briatore si consola nella sua vita da sogno alle isole Vergini e apre e gestisce una rete di negozi per Benetton, un locale notturno e una gelateria. Da lì ci saranno la Formula 1, i mondiali con Schumacher e...mister Billionaire. Il "self made man" di Verzuolo in provincia di Cuneo ormai ce l'ha fatta: è diventato qualcuno, è famoso nel mondo, ricco e invidiato.
"E' il personaggio simbolo di un'intera classe dirigente", spiega Andrea Sceresini, uno degli autori. "La sua immagine pubblica non risente affatto del suo passato. Molte di queste storie sono state scritte anche dai giornali negli anni '70 e '80 e basta una ricerca in archivio per tirarle fuori. I media però si limitano a riportare quello che dice lui e la sua versione della storia".
Una versione che da copione prevede poche righe di biografia ufficiale e qualche risposta evasiva a chi gli chiede conto del passato. Una storia tutta italiana”.

(da "L'Espresso" dell''8 novembre 2010: https://bit.ly/2EE1y0t)


mercoledì 26 agosto 2020

Sui social c’è un orrore da fermare. - Gaetano Pedullà

social

Azzolina e Briatore: quante persone conoscete più diverse per storia e stile di vita? Eppure la ministra e l’imprenditore hanno una cosa in comune. La prima è bombardata da insulti sessisti e violenti. Il secondo, in ospedale con il Covid, si è beccato pure gli auguri di non farcela, ripagato così per gli sproloqui in internet e tv contro lo stop delle discoteche, dove probabilmente anche lui stesso s’è infettato.
Azzolina e Briatore, così lontani e imparagonabili, sono due facce della stessa violenza alimentata sui social, e cambia poco se la responsabile della scuola si è sempre tenuta al largo dal provocare mentre Mr. Billionaire è un cliente abituale di battute grevi e “sparate” fuori luogo, a partire da quelle in cui minimizzava i rischi della pandemia, in compagnia con altri negazionisti del virus, tra cui lo stesso dottor Zangrillo presso cui adesso è ricoverato.
“Nessuna donna dovrà mai leggere commenti così infimi” ha detto l’Azzolina commentando le schifezze che le scrivono su Facebook e promettendo di fare di più, proprio nella scuola, per educare i giovani a rispettare gli altri – tutti – a cominciare dalle parole che si usano. Non sarà una battaglia facile e con una generazione ormai fuori da un pezzo dalle aule non c’è più molto da fare. Ma la violenza che generano certi attacchi non si può sottovalutare oltre. Senza discutere il diritto di critica, sulla rete è ora di garantire sul serio la moderazione, impedendo gli insulti degradanti, a costo di togliere la tastiera a chi da questo orecchio non ci sa sentire.

È COLPA DEL VENTO SARDO. E DELLA PROSTATITE MOCCIOLOSA - Selvaggia Lucarelli



Flavio Briatore, in una (sua) patetica intervista al Corriere di oggi in cui l’intervistatrice sembra quasi credergli, dice che lui è andato in ospedale per una prostatite e “«Intanto che ero qui, ho fatto il tampone e ancora non so se sono positivo”. “Può darsi che sia positivo, coi venti forti della Sardegna”...
Alla domanda sulla polmonite sorvola. Non risponde praticamente a nulla.

Quindi: a) ora potrà dire che lui non ha proprio pensato al Covid perché aveva un’altra patologia e se la sfanga dall’accusa di aver sottovalutato i sintomi del Covid. Non ci ha proprio mai pensato, porello, mica avrebbe mai messo a rischio amici, clienti, dipendenti.
b) mica ha viaggiato tra Sardegna, Italia e Montecarlo, facendo una capatina nei suoi locali a Montecarlo, pensando che queli sintomi potessero essere Covid. È la prostata. La famosa prostata che dà come sintomi il raffreddore di cui a parlato nell’intervista a Porro. E che gli ha diagnosticato Zangrillo al telefono. La speciale, inedita “prostatite mocciolosa”. (Zangrillo confermerà, come accadde con la famosa uveite di Berlusconi?)

c) “Può essere che abbia il Covid, coi venti che ci sono in Sardegna”. Questa è la migliore. Non si è eventualmente contagiato per lo stile di vita avuto in Sardegna, per il focolaio scoppiato al Billionaire, no. È colpa del clima della Sardegna. Maledetta isola ventosa che oltre a spingere le vele, da quelle parti, trasporta il virus come fosse polline.
Chissà come mai non è ancora scoppiata un’epidemia tra i sardi che lavorano tutto il giorno esposti ai venti, ma magari sui campi o in cantieri o al porto o altrove.

Dunque, non si assume responsabilità di alcun tipo, Briatore svicola.

Ora, ieri s’era detto che magari Briatore avrebbe imparato qualcosa da questa brutta vicenda.
A quanto pare ha imparato qualcosa, sì. Che laddove non ci si può giocare la carta dell’arroganza, ci si gioca quella della fuga.
Magari aiutato dai venti, quelli lombardi però.
Un eroe. 


Dai dipendenti alla doppia diagnosi sbagliata di Zangrillo: cosa non torna. - Selvaggia Lucarelli

Dai dipendenti alla doppia diagnosi sbagliata di Zangrillo: cosa non torna

Il caso Briatore - Il 19 agosto dice: “Ho avuto la febbre”. Al Billionaire test fatti per tempo?
Sembra che le condizioni di Flavio Briatore, ricoverato da ieri al San Raffaele con il Covid (confermato per tutto il giorno dall’ospedale e dunque smentito in serata dalla Santanchè), siano stabili e giudicate buone. E chi scrive è felice per due motivi: il primo è che per quanto possa essere sgradevole e arrogante, auguriamo a Briatore salute, fortuna e gnocca in quantità e il più a lungo possibile. Il secondo è che ci deve spiegare un po’ di questioni e per farlo avrà bisogno di energie e lucidità, perché le cose che non tornano sono parecchie.
Sorvoliamo sulla quantità di sue ultime parole famose (“la movida non fa danni”, “chiedo scusa ai nostri dipendenti per essere amministrati da gente così”, “l’economia è trucidata da gente che non fa un cazzo nella vita” e così via) e passiamo alla faccenda più spinosa e cioè alla sua condotta. Al Billionaire, al momento, ci sono più di 60 persone positive tra i dipendenti. Le prime domande sono: erano tutti asintomatici? Possibile che nessuno avesse avuto mezzo sintomo? Venivano monitorati, vista la notevole quantità di dipendenti? E ogni quanto, dal momento che hanno avuto il tempo di contagiarsi in 60? Perché potrebbero esserci dei risvolti penali nella vicenda, a meno che non si dimostri di aver adottato ogni precauzione. E qui però sorge il dubbio. In un’intervista a Nicola Porro del 19 agosto, quindi due giorni dopo la chiusura delle discoteche e già in collegamento da Montecarlo, un infuriato Briatore spiegava “Io ho parlato stamattina con Zangrillo, mi ha detto: ‘È un raffreddore’. Io l’altro giorno ho avuto anche la febbre… era un raffreddore, non esistono più raffreddori, tumori e polmoniti, è tutto Coronavirus!”. Quindi Briatore in Sardegna ha avuto la febbre, ma ha continuato a fare vita sociale e viaggiare. E questo in virtù di una diagnosi telefonica del professor Alberto Zangrillo, quello che “il virus è clinicamente morto”. Si vede che il virus al Billionaire è clinicamente resuscitato. Sarà il Cristal.
Non solo. Briatore vola a Montecarlo ed evidentemente non sta ancora bene, per cui va a Milano per farsi controllare dal suo medico di fiducia Zangrillo, al San Raffaele. Quindi, con sintomi riconducibili al Covid, anziché starsene in isolamento e rivolgersi alla sanità sarda, ha continuato a frequentare locali e persone e ha viaggiato tra Sardegna, Montecarlo e Milano (con che mezzi?), facendo dirette dal suo locale di Montecarlo Crazy Pizza, quello con la pizza anemica.
Nel mentre, accusava politici, virologi e giornalisti di essere degli allarmisti un po’ coglioni che tenevano per le palle il paese. A tutta questa imbarazzante situazione si aggiunge il fatto che a marzo Briatore aveva raccontato in tv di aver avuto già il Covid perché a dicembre quando ancora non si parlava di Coronavirus era stato male e sempre Zangrillo, con senno di poi, lo aveva chiamato a emergenza scoppiata dicendogli: “Quello era sicuramente Covid”. Insomma, una seconda diagnosi telefonica sbagliata, questa volta pure retroattiva. C’è da chiedersi se Zangrillo operi via whatsapp, a questo punto. E c’è da chiedersi cosa dirà Briatore quando starà bene. Perché la medicina gli salverà la vita, per fortuna, ma a salvare la faccia dovrà pensarci da solo. E l’operazione potrebbe non riuscire, questa volta.

Don Flavio. - Marco Travaglio

Coronavirus, le condizioni di Flavio Briatore: È stabile, leggera ...
Ricordate don Ferrante, una delle figure più tragicomiche de I promessi sposi? La peste faceva strage, ma il governo spagnolo e la scienza al seguito la negavano o la minimizzavano. La gente la vedeva, se la buscava, ne moriva. Però don Ferrante, scienziato di regime, diceva che non era peste, ma una “fatale congiunzione di Saturno con Giove”. Scrive Manzoni: “Su questi bei fondamenti, don Ferrante non prese nessuna precauzione contro la peste; gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle”. Lungi da noi augurare – come fanno i soliti webeti – la stessa fine a Flavio Briatore, a cui anzi formuliamo i più fervidi auspici di pronta guarigione, come ai 60 e passa sventurati dipendenti del Billionaire. Il Covid non è la peste e Briatore non è uno scienziato, sebbene gli house organ destronzi lo tràttino come tale, anche perché non s’è mai capito esattamente cosa sia. Certamente è, o almeno era fino a ieri, uno degli spiriti guida della destra berlusconian-salviniana.
Poi, dopo mesi passati a raccontare la favola del Covid inventato dal governo comunista per metterci tutti ai domiciliari, imbavagliarci con le mascherine, abolire le elezioni, conservare il potere, distruggere l’economia e regalare soldi ai poveracci con le mogli cesse anziché ai ricchi con le donne fighe, quando bastava qualche pillola di “tachipirigna” (testuale), s’è scoperto che il Billionaire è più contagioso di Codogno, Vo’ e Alzano Lombardo messi insieme, anche se per lui chiudere le discoteche è roba da sfigati che “non fanno un cazzo nella vita”. L’anziano gagà cuneese aveva da giorni i sintomi del Covid ma, visitato al telefono dal professor Zangrillo (“Dica trentatré”), si diagnosticava un raffreddore e, anziché mettersi in quarantena, continuava a girare senza mascherina incontrando centinaia di persone senza mascherina, poi partiva per Montecarlo impestando un altro bel po’ di gente, infine si preoccupava e volava a Milano, perché lui le tasse le paga a Montecarlo ma si cura in Italia, e ora è ricoverato per Covid in un reparto non Covid del San Raffaele, completando la collezione di condotte vietate dalla legge. Quando tornerà in forma, sarebbe buona cosa se ammettesse di aver raccontato un sacco di frottole e suggerisse all’altro cazzaro, quello verde, che incredibilmente gli dà retta, di piantarla di raccontarne. Poi si farà l’inventario dei danni (morti e feriti) di questa demenziale campagna negazionista che rischia di riprecipitarci in piena tragedia. E magari i maître e le maîtresse à penser della cosiddetta destra risponderanno a una semplice domanda: B., Salvini, Bannon, Briatore… ma uno normale mai?

martedì 25 agosto 2020

Flavio Briatore ricoverato “in condizioni serie” al San Raffaele per coronavirus.

Flavio Briatore ricoverato “in condizioni serie” al San Raffaele per coronavirus

L'imprenditore, rivela il settimanale L'Espresso, e confermano fonti ospedaliere a Ilfattoquotidiano.it, è nell'ospedale milanese da lunedì non in terapia intensiva: giunto nel reparto solventi con sintomi da polmonite, sottoposto a una tac e al tampone, è risultato positivo. Negli scorsi giorni era stato protagonista di una polemica con il governo e il sindaco di Arzachena riguardo la chiusura delle discoteche, compreso il suo Billionarie dove 63 dipendenti hanno contratto il virus.
Flavio Briatore ha contratto il coronavirus e si trova in condizioni “serie” all’ospedale San Raffaele di Milano. Il ricovero, rivelato dal settimanale L’Espresso e confermato a Ilfattoquotidiano.it da fonti della struttura ospedaliera, è avvenuto nella giornata di lunedì non in terapia intensiva. Briatore è giunto nel reparto solventi con sintomi da polmonite: sottoposto a una tac e al tampone, è risultato positivo. Negli scorsi giorni l’imprenditore, 70 anni, ha portato avanti una dura polemica contro il governo e il sindaco di Arzachena Roberto Ragnedda riguardo alle ordinanze di chiusura delle discoteche, compreso il suo Billionaire di Porto Cervo.
Proprio tra i dipendenti del locale di Briatore sono risultati infetti 63 dipendenti su un totale 90 tamponi effettuati. I dati del focolaio non sono definitivi e potrebbero subire qualche modifica, come ha spiegato il responsabile dell’Unità di crisi del nord Sardegna Marcello Acciaro. A Ferragosto l’imprenditore era stato tra i protagonisti di una partita di calcetto all’hotel Cala di Volpe con altri vip, tra cui l’allenatore del Bologna Sinisa Mihajlovicanche lui risultato positivo al tampone e attualmente in isolamento senza sintomi. Al match, tra gli altri, erano presenti il cantante Fabio Rovazzi e il presentatore tv Paolo Bonolis, che si è sottoposto al test per la ricerca del virus: “Non ho il covid”, ha spiegato in un’intervista delle scorse ore. Qualche giorno prima, sempre in Sardegna, Briatore aveva incontrato l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Il 18 agosto il proprietario del Billionaire aveva annunciato la chiusura anticipata del suo ristorante-discoteca, rivendicando il fatto essere stato ligio alle regole anti-contagio: “Piange il cuore vedere un’economia trucidata così da gente che non ha mai fatto un cazzo nella vita”. Il sindaco Ragnedda, che aveva emesso un’ordinanza ancora più restrittiva rispetto a quella del ministero della Salute sulla chiusura dei locali, aveva replicato: “È un momento particolare e la guardia va tenuta alta, quest’ordinanza va a tutelare la salute di tutti soprattutto di quelli più anziani come lei che è giusto che si proteggano e mettano la mascherina”.
Nell’ultima settimana i casi in Sardegna sono cresciuti. Secondo i dati diffusi dal ministero della Salute, lunedì sono stati 91 i nuovi positivi accertati. Domenica erano stati 81, mentre sabato il numero dei nuovi infetti era stato di 44. Numerosi anche i casi di rientro in altre regioni tra i turisti provenienti dall’isola. Tra questi oltre una ventina di vip che hanno trascorso le loro vacanze in Costa Smeralda.

venerdì 29 maggio 2020

Briatore, Casini e Montezemolo: i frugali d’Italia. - Antonio Padellaro

Briatore, Casini e Montezemolo: i frugali d'Italia – infosannio

















Sere fa, inquadrato su Rete4, Luca Cordero di Montezemolo sembrava uscito dalla cornice ovale di un ritratto museale, tipo: uomo con turbante rosso, oppure dama con liocorno. Infatti apparentemente non dava segni di vita fino a quando Barbara Palombelli non gli ha chiesto cosa pensasse del governo Conte, al che arricciando le aristocratiche labbra LCdM ha mormorato qualcosa come: “Inadeguato”. Quindi i custodi lo hanno riposto delicatamente in magazzino. Da giorni ci perseguita il termine “frugale” che nei tg è associato ai quattro Paesi (Austria, Danimarca, Olanda e Svezia) timorosi che qualsiasi prestito fatto all’Italia poi ce lo sputtaniamo col Gratta&Vinci o in qualche osteria. Davanti al ritratto del gentiluomo disgustato con ermellino, mi sono detto che anche noi abbiamo la fortuna di annoverare miliardari frugali, che notoriamente si nutrono di bacche e licheni, pensosi sui destini del Paese finiti nelle mani di un avvocato pugliese, inadeguato fin dal 740.
Gente sobria nel collezionare Cda e mandati parlamentari, come il senatore emerito, Pier Ferdinando Casini, promotore dell’imminente rivolta dei Forconi pariolini contro il governo affamatore dei poveri. Vip dalle abitudini frugali, come Flavio “Billionaire” Briatore, fustigatore talk della inettitudine di premier e virologi con argomentazioni implacabili (“ma sono scemi?”). Lui che per curarsi ha brevettato un nuovo formidabile antipiretico: la “Tachipirigna” (testuale), da servire con lime, distillato di canna e molto ghiaccio tritato. Ma il nostro frugale preferito resta il deputato leghista Claudio Borghi, da tempo legato e imballato in un trumeau di Montecitorio, dopo che a ogni sua dichiarazione lo spread spiccava il volo. Riesumato d’urgenza quando all’annuncio del maxi-piano Ue da 172 miliardi per l’Italia gli è stato chiesto di sparare la prima cazzata che gli veniva in mente. Questa: “Il Recovery fund è una fregatura”. Poi uno si chiede perché i Paesi frugali ce l’hanno con noi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/05/29/briatore-casini-e-montezemolo-i-frugali-ditalia/5817353/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=commenti&utm_term=2020-05-29

mercoledì 26 settembre 2018

Briatore e l’attrazione fatale per il mare «dei ricchi» dal Billionaire al mega yacht. - Chiara Beghelli

Flavio Briatore, a destra, e Ferdinando Tarquini, comandante del Force Blu durante l’udienza preliminare al palazzo di Giustizia di Genova (foto Ansa)
Flavio Briatore, a destra, e Ferdinando Tarquini, comandante del Force Blu durante l’udienza preliminare al palazzo di Giustizia di Genova (foto Ansa)

"Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima nello svolgersi infinito della sua onda, e il tuo spirito non è un abisso meno amaro»: anche se in passato ha affermato di non essere un appassionato lettore, Flavio Briatore potrebbe far suoi i versi di Charles Baudelaire. Il mare è un elemento ricorrente, un mantra, nella sua vita: in un’intervista di qualche anno fa ricordava quasi con nostalgia quando da ragazzo partiva dalla natale Verzuolo (Cuneo) con gli amici per andare in Sardegna, dove si accampava sulle spiagge e da lì ammirava i mega yacht «dei ricchi».
In riva allo stesso mare, quello di Porto Cervo, nel 1998 ha inaugurato il primo dei suoi locali “Billionaire”, nome emblematico come un desiderio, di un geometra figlio di maestri di scuola elementare di Verzuolo, che nel 2007 è arrivato sulla copertina del numero speciale di Forbes dedicato, appunto, ai “billionaries”, i miliardari. Sulle rive dell’oceano, in Kenya, un altro luogo simbolo, la villa che ospitò tanti illustri amici, da Silvio Berlusconi a Beppe Grillo, poi trasformata in resort cinque stelle.
E il mare è anche lo scenario dell’ultima vicenda che lo coinvolge, legata allo yacht Force Blue, 63 metri di lunghezza, palestra e 12 suites, e che ha le sue stesse iniziali: una vicenda che prosegue dal 2010, attraverso due gradi di giudizio (l’ultimo lo ha condannato a 18 mesi, pena ridotta rispetto ai 23 del primo grado) e che oggi si arricchisce di un nuovo capitolo.
«Non ho mai pensato né dovuto evadere le tasse. Le società che evadono il fisco sono quelle che vanno male», affermò Briatore al Tribunale di Genova, dove il processo si è tenuto, tre anni fa. «Il mio lavoro è avere l’intuito di fondare società che anticipano i desideri dei clienti. Nell’ambito dello yachting volevo fare barche per persone ricche. Le barche a sette stelle so come farle».

La magistratura farà il suo corso, ma è vero: Briatore, proprio perché li ha osservati a lungo, sa come esaudire i desideri delle «persone ricche». Il Billionaire ne è l’esempio: nei club da Dubai a Monte Carlo scorrono fiumi di denaro e champagne. Ad agosto un americano ha pagato un conto da 150mila euro a Porto Cervo, anche se Briatore non era lì ad accoglierlo. Nel 2013, infatti, ha ceduto la quota di maggioranza del marchio al fondo Bay Capital, con base a Singapore, con l’obiettivo di espanderlo in area Far e Middle East.
Con effettiva visione sul futuro, ha declinato l’anima del club anche in un marchio di abbigliamento superlusso, di cui nel 2016 ha venduto il 51% a Philipp Plein, giovane stilista e fenomeno della moda “massimalista” degli utlimi anni. Le collezioni sono pensate per uomini «dominanti, virili e impenitenti», con cappotti di cincillà da 20mila euro e mocassini (elemento distintivo dell’icona Briatore) da 750.
Sul mare di Marina di Pietrasanta, in Versilia, con l’amica d’infanzia Daniela Santanché e tramite la società Mammamia Srl, gestisce il Twiga Beach Club, stabilimento cinque stelle con tariffe a tre zeri. Aveva concesso anche l’uso del marchio Twiga a un gruppo di imprenditori salentini per aprire un club anche sulla costa di Otranto, ma i lavori sono stati bloccati con l’accusa di abusivismo, scatenandone le ire contro la burocrazia italiana.
Ancor prima di questi mari, un altro, molto più lontano, lo accolse: era un giovane imprenditore di se stesso nella Milano da bere degli anni Ottanta, venne accusato di truffa nell’inchiesta “Bisca Connection”, riguardante un giro di gioco d’azzardo, venne condannato. Se ne andò ai Caraibi.
Uno dei capitoli più curiosi della storia imprenditoriale di Briatore è la sua conduzione di “The Apprentice”, il reality show andato in onda nel 2012, dove le sue frasi rivolte ai concorrenti che si contendevano un posto da suo assistente sono diventate celebri: «Voi fallite prima di iniziare», «Tra tutti i fenomeni che pensate di essere io vi distruggo subito», e poi la formula per l’eliminazione, «sei fuori». Donald Trump, che per certi versi ricorda l’imprenditore piemontese, prima di entrare alla Casa Bianca lo diceva in inglese, «You’re out!», nella versione originale del programma made in Usa.
Il Force Blue, intanto, che appartiene alla società Autumn Sailing Limited, causa processo in corso si limita a poter solcare solo il Mediterraneo, non potendo dar piena forza ai suoi motori capaci di navigare sugli oceani. La tariffa invernale, secondo il sito Yacht Charter Fleet, parte da 235mila euro a settimana. Spese escluse.

Tangenti al Fisco per riavere lo yacht: Briatore indagato, arrestato commercialista e un ex capo delle Entrate. - Marco Grasso, Matteo Indice


Andrea Parolini e il patròn del Billionaire sono accusati di aver ammorbidito il funzionario pubblico.

Il blitz è scattato alle prime ore di questa mattina: la Guardia di Finanza ha arrestato Andrea Parolini, commercialista di Flavio Briatore, e l’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Genova, Walter Pardini. Entrambi sono accusati a vario titolo di corruzione e frode processuale, mentre per corruzione è indagato a piede libero lo stesso Briatore.  


Briatore e il suo commercialista sono accusati di aver ammorbidito il funzionario pubblico, per tentare di alleggerire la posizione del patròn del Billionaire, inseguito dal Fisco per la maxi-evasione fiscale legata al suo yacht, il Force Blue. Gli uomini del Primo Gruppo della Guardia di Finanza di Genova, coordinati dal pm Walter Cotugno, e diretti dai colonnelli Ivan Bixio e Giampaolo Lo Turco, si sono presentati anche nella sede dell’Agenzia delle Entrate di Genova, dove hanno notificato la sospensione dagli incarichi a due funzionarie.  

Si tratta di due sottoposte di Pardini che si prestarono a falsificare un parere fiscale della medesima Agenzia delle Entrate che avrebbe di fatto sconfessato le accuse penali nei confronti di Briatore.