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domenica 6 giugno 2021

M5S, Conte: 'Abbiamo i dati degli iscritti'. Davide Casaleggio lascia il movimento.

 

L'ex premier su Facebook: 'Il movimento, forte delle sue radici, entra in una nuova storia'.


Intesa tra M5s e associazione Rousseau per la riconsegna dei dati degli iscritti al Movimento ma Davide Casaleggio strappa ed esce dal Movimento. Senza il cognome Casaleggio, con il volto di Giuseppe Conte e con Beppe Grillo "arbiter" del nuovo corso: dopo un'attesa lacerante nasce dunque il nuovo Movimento 5 Stelle. L'ex premier e Davide Casaleggio siglano una faticosa intesa, "facilitata" dall'intervento del Garante della Privacy: il primo si impegna a "onorare i debiti" nei confronti dell'Associazione Rousseau, il secondo formalizza la consegna dei dati degli iscritti.

I termini finanziari dell'intesa non sono noti.

Conte e Rousseau avrebbero chiuso, secondo alcune indiscrezioni, ad una cifra attorno ai 250mila euro, da pagare in un certo periodo di tempo da parte del nuovo Movimento al quale gli eletti devono, mensilmente, mille euro. La piattaforma Rousseau sarà sostituita da quella fornita, con tutta probabilità, dalla Isa srl, società con sede a Viterbo. Sarà una piattaforma tecnica, così come aveva preannunciato Conte presentando un Movimento che, almeno all'esterno, potrebbe essere più partitico, con tanto di sede fisica (a Roma, a due passi da Montecitorio), segreteria e scuola di formazione ad hoc. L'intesa potrebbe placare i gruppi parlamentari, sempre più simili a un campo minato e nei quali cresce l'insofferenza verso il governo Draghi.

"Il tempo dell'attesa e dei rinviii - scrive su facebook Giuseppe Conte - è finito, il Movimento 5 Stelle entra, forte delle sue radici, in una nuova storia. Giugno segna l'inizio del nostro 'secondo tempo': siamo finalmente in possesso dei dati degli iscritti ed è stato raggiunto l'accordo con l'associazione Rousseau". "È stato un lungo confronto, ma sono contento di poter dire che ogni parola, ogni telefonata e discussione avuta in queste settimane è una pietra che poggiamo alla base del nuovo progetto politico. Ringrazio in particolare Vito Crimi, con cui abbiamo concordato un cronoprogramma e che in questo periodo non si è mai risparmiato. Nei prossimi giorni il progetto politico sarà rivelato e discusso: gli iscritti con il loro entusiasmo e con le loro decisioni saranno il motore principale che ci guiderà in questa avventura", scrive l'ex premier.

"Ci prendiamo solo qualche giorno per verificare i dati e predisporre tutte le attività preliminari alle operazioni di voto. Subito dopo presenteremo il nuovo Statuto e la Carta dei principi e dei valori: sarà aperta una fase per le osservazioni degli iscritti ed entro la fine di questo mese ci sarà la pronuncia con un voto online prima sullo Statuto e successivamente sul nuovo leader del M5S. "È tempo di guardare avanti, adesso. È tempo di essere realisti ma anche di lavorare per "realizzare l'impossibile": abbiamo un Paese e un futuro a cui dedicare le nostre più preziose energie", aggiunge.

"Adesso più che mai dobbiamo fare squadra, coinvolgendo tutti. Con Giuseppe Conte possiamo rilanciare il MoVimento, ora dobbiamo sostenerlo e blindare la sua leadership. Uniti possiamo ancora fare tante cose utili per gli italiani". Così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. 

Davide Casaleggio si "disiscrive" dal Movimento 5 Stelle. La sua intenzione è annunciata in un post sul blog delle Stelle.  "Abbiamo costruito un modello di cittadinanza attiva che oggi è considerato tra i migliori 5 al mondo e ne sono profondamente orgoglioso. Il percorso della partecipazione dal basso continuerà lungo la strada che abbiamo tracciato mantenendo l'integrità, la coerenza e la solidità morale che abbiamo sempre coltivato, nei mille modi in cui sarà possibile. Questo non è più il MoVimento e sono certo non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre."

ANSA

martedì 13 aprile 2021

Casaleggio e bottega. - Marco Travaglio

 

Per anni Davide Casaleggio, come già suo padre Gianroberto, ha dovuto smentire le fake news che lo dipingevano come il capo della Spectre grillina, il padrone occulto dei 5Stelle, il burattinaio dei voti sulla piattaforma Rousseau: “Io svolgo solo un ruolo di supporto gratuito, sono uno dei tanti attivisti volontari”, “i parlamentari versano una quota dello stipendio come si fa con qualunque associazione culturale”. Un fornitore. Ma da un po’ di tempo fa di tutto per confermare le fake news e smentire le sue smentite. Fino al tragicomico ultimatum dell’altro giorno, con l’accusa al M5S di “mettere in difficoltà finanziaria Rousseau per mettere sul tavolo il terzo mandato e altre regole”. Non sappiamo se sia vero o falso e ce ne importa il giusto. Ma anche se fosse? Lui che c’entra, se non è il padrone? Il limite dei due mandati non è neppure nello Statuto: solo nel regolamento elettorale. Se qualcuno lo vuol cambiare, lo metterà ai voti e gli iscritti, non Casaleggio, decideranno. Idem per la piattaforma: dove sta scritto che la democrazia digitale si realizza solo con la Rousseau e non con la Pippo?

Casaleggio lacrima per i sacrifici fatti: “Potevo fare il ministro, chiedere uno stipendio…”. Ma, se avesse fatto il ministro, difficilmente avrebbe potuto fare il presidente della Casaleggio Associati, consulente di gruppi toccati da norme del suo governo, tipo Philip Morris e Onorato (come il Fatto documentò due anni fa): sarebbe passato dal conflitto d’interessi potenziale a quello reale. Quanto allo stipendio, vi ha rinunciato perché non poteva averlo: Rousseau è un’associazione non profit. Ora, visto che il nuovo corso non gli garba, ha tutto il diritto di farsi un partitucolo con qualche fuoruscito portandogli la piattaforma Rousseau, sempreché riesca a dimostrare che è sua. E così non è, visto che è stata costruita con le donazioni di parlamentari e amministratori locali M5S (3,5 milioni solo negli ultimi tre anni per un servizio che vale sul mercato, a dir tanto, 500mila euro). Trattarla come proprietà privata sarebbe come costruire una casa per conto e coi soldi di un cliente e poi pretendere di andarci ad abitare. Basta leggere lo Statuto: “L’Associazione ha lo scopo, senza il perseguimento di alcuna finalità di lucro, di promuovere lo sviluppo della democrazia digitale nonché di coadiuvare il M5S”. C’è poi una questioncella di privacy: Casaleggio è solo il “responsabile” del trattamento dei dati degli iscritti: ma per conto del “titolare”, che è il Movimento. E spetta al Movimento, non a lui, decidere regole, leader e tutto quel che gli pare. A meno che non conosca un fornitore che detta ai suoi clienti le strategie aziendali e decide pure come devono vestirsi e chi devono sposarsi.

IlFattoQuotidiano

domenica 7 marzo 2021

Segnali di saggezza da Marte. - Gaetano Pedullà

 

Dopo aver assistito inerme alla lapidazione quotidiana dei Cinque Stelle sul 98% dei giornali e telegiornali dello Stivale, ieri Beppe Grillo ha svelato ai suoi qualche buon trucchetto per comunicare meglio. Dove potranno essere usati questi suggerimenti non è facile dirlo, perché il sistema dei media è totalmente ostile al Movimento, e per certe trasmissioni par condicio vuol dire che una volta parla Salvini, un’altra la Meloni, un’altra ancora Tajani e poi si ricomincia con gli stessi.

Ai 5S quando va bene tocca un esponente mandato allo sbaraglio contro tre o quattro energumeni, più il conduttore di turno, dopo un servizio video sul flop del Reddito di cittadinanza o il degrado di Roma nell’era Raggi, magari riciclando le immagini di quando faceva il sindaco qualcun altro, così di sporcizia non ne manca. Il post del fondatore e garante M5S è però un nuovo segno del cambio di passo, dopo troppo lunghi silenzi, nel legame con i cittadini e gli attivisti.

Per la serie non tutti i mali vengono per nuocere, la fuga dei parlamentari contrari a fare gruppo con Draghi e Berlusconi, le dimissioni di Zingaretti e con esse la messa in discussione del progetto di un più largo campo progressista con il Pd, fino al possibile redde rationem con Casaleggio, stanno sollecitando segnali di vita da Marte. Segnali che indicano chiaramente la strada dell’inclusione e non della divisione, che parlano di futuro e transizione ecologica, ma anche di presente e sostenibilità del Movimento, includendo una serie di condizioni insindacabili, dall’impegno del Governo per l’ambiente e la digitalizzazione sino alla candidatura blindata della Raggi al Campidoglio.

Un Grillo che si è fatto attendere, ma che così può affidare a Conte e al direttorio un soggetto politico pronto anche a trasformarsi in altro, ma tutt’altro che velleitario nel guardare avanti, fino al 2050 e oltre se prevarrà il buon senso. E la voglia di dare battaglia alle destre e alle finte sinistre al servizio dei poteri finanziari invece che ai portatori di uno stesso sogno di equità e sostegno per tutti, di giustizia vera e difesa dell’unica Terra che abbiamo.

https://www.lanotiziagiornale.it/editoriale/segnali-di-saggezza-da-marte/

mercoledì 3 marzo 2021

M5S, nuovo Statuto per Conte. Guerra totale con Casaleggio. - Luca De Carolis

 

L’avvocato che era premier studia carte e norme per adattare il Movimento a sua immagine e somiglianza e rivoltarlo, da capo a piedi. Per ora non pensa a un nuova associazione, ipotesi che non convince il Garante Beppe Grillo e il legale del M5S, Andrea Ciannavei (“Non è all’ordine del giorno”). Però il Giuseppe Conte che lavora al progetto di “rifondazione” non esclude un nuovo Statuto, idea suggerita da Alfonso Bonafede nel vertice romano di domenica.

Di certo l’ex presidente del Consiglio dovrà fare anche il gioco delle figurine, e non sarà un passatempo da bimbi. Perché capire chi starà dentro e chi si terrà fuori dai nuovi 5 Stelle sarà fondamentale. Partendo da quello che al vertice non ha voluto partecipare, dal Davide Casaleggio che batte cassa e reclama diritti. Sa che anche Conte vuole limitare di molto i poteri della sua piattaforma web, Rousseau. E lì aspetta i 5Stelle, sul terreno delle norme e dei regolamenti. Mentre fuori resterà anche l’ex deputato che pure con Conte ha un ottimo rapporto, Alessandro Di Battista. Netto, su Instagram: “Rispetto totale per Conte, ma io ho lasciato il M5S per la presenza al governo con Draghi, Pd, Berlusconi, Salvini, Bonino, Brunetta, Gelmini”. Ergo, neppure l’avvocato (per ora) può riportarlo nei 5Stelle. “Non ho nulla a che vedere con un Movimento che fa parte del governo dell’assembramento pericoloso” scandisce Di Battista. Conte potrebbe ugualmente sondarlo. Intanto ragiona soprattutto su come e con chi partire, cioè sulla segreteria che dovrà affiancarlo e che di fatto si sceglierà, nome per nome. Iniziando con Luigi Di Maio, perché l’ex capo politico è meglio tenerlo dentro, per cautelarsi.

E Di Maio è pronto, anche se nell’attesa incontra parlamentari in serie, per contare le truppe. E anche Paola Taverna dovrebbe essere della partita. Però prima bisognerà sempre fare i conti con Casaleggio, e non è solo una metafora. “L’associazione Rousseau aspetta 450mila euro di restituzioni non versate dal M5S” sussurra una fonte qualificata. Anche per questo l’erede di Gianroberto ha protestato con Grillo per le espulsioni (ieri hanno cacciato altri tre deputati). Decine di parlamentari in meno vogliono dire anche molti meno soldi per far funzionare la piattaforma: già in enorme difficoltà economica, come ripete da mesi Casaleggio. Ma meno eletti significano meno fondi anche per i gruppi parlamentari. Per questo, come anticipato dal Fatto giorni fa, il M5S sta provando a salvare alcuni espulsi, a patto che assicurino sostegno al governo Draghi. In questo caso, il Garante è disposto a revocare la sanzione, come gli consente lo Statuto. Ma la frattura con Casaleggio resta, perché il patron di Rousseau ritiene tutte le espulsioni irregolari, visto che ad avviarle è stato il reggente Vito Crimi, a suo avviso non più in carica. Mentre il Movimento ritiene che il capo sia ancora lui, perché prorogato da Grillo. Quindi “disconosce” la sentenza del Tribunale di Cagliari che ha ritenuto il M5S “privo di un legale rappresentate”, tanto da prevedere la nomina di un curatore speciale. E il legale dei grillini, Ciannavei, lo ha detto (“il capo è Crimi”).

Ma diversi espulsi chiederanno reintegro e danni in sede civile, mentre alcuni senatori hanno fatto già ricorso contro la cacciata dal gruppo alla Commissione Contenziosa di Palazzo Madama, insistendo sull’assenza di “un capo politico”. Poi c’è la battaglia sulla segreteria. Rousseau ha diffuso le regole per le candidature due giorni fa con un post, e a Roma non ne sapevano nulla. “Ma non aveva titolo per farlo” ringhiano i 5 Stelle. Però gli iscritti hanno detto sì all’elezione di una segreteria… “No, hanno dato il via libera al principio della collegialità” è la replica. Tradotto, un organo collegiale arriverà, ma senza candidature. Perché a costruirlo sarà Conte, il prossimo capo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/03/m5s-nuovo-statuto-per-conte-guerra-totale-con-casaleggio/6119817/

martedì 1 dicembre 2020

𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐟𝐚𝐦𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞. 𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐪𝐮𝐞𝐫𝐞𝐥𝐚. 𝐄𝐧𝐧𝐞𝐬𝐢𝐦𝐚 𝐫𝐞𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚. - Davide Casaleggio

 

Ieri ho ricevuto la visita delle Iene che si sono intrufolate nel cortile privato dell’ufficio. Mi avevano già contattato sabato e avevo dato disponibilità ad un’intervista chiedendo loro di rivolgersi all’Ufficio Stampa per un appuntamento. Ma, lo sappiamo tutti, a loro piace essere “Iene” e così si sono appostate sotto l’ufficio e hanno fatto una corsetta dietro la macchina mentre parcheggiavo.
E oggi vedo altro fango sulla carta stampata.

Visto che continua il circo mediatico avviato da un articolo sul Riformista, che in sostanza dice che avrei accettato soldi per far ridurre le tasse ad un comparto, credo di dover tornare sull’argomento oltre a depositare l'ennesima querela per diffamazione. Va bene anche l’ironia e le corsette buffe per fare un po' di scena, ma dal momento che il tema è molto serio dato che stiamo parlando di diffamazioni inaccettabili e di questioni che hanno un impatto diretto sulla vita delle persone che lavorano in Casaleggio Associati, devo per forza entrare di nuovo nel merito e spero in maniera definitiva.

1 - Casaleggio Associati è uno dei leader nel settore dell’innovazione tecnologica e delle strategie di Rete e in 15 anni, ha accompagnato e supportato molte aziende nella trasformazione digitale dei processi organizzativi e dei propri modelli di business. Ogni anno produce studi e ricerche di settore che vengono scaricati e utilizzati da decine di migliaia di manager, da quelli sull’e-commerce a quelli su Blockchain, dall’intelligenza artificiale applicata ai processi aziendali alle Smart Company fino al recente report sulla digital food strategy nel periodo della pandemia. Per riservatezza e correttezza nei confronti di tutti i nostri clienti, non parliamo mai dei loro progetti, ma lasciamo che siano loro a decidere modalità e tempi se decidono di farlo. Un esempio di successo noto a tutti di come la Casaleggio Associati operi, per competenze e risultati ottenuti, è quello del MoVimento 5 Stelle per il quale ha curato la strategia iniziale ancor prima della sua costituzione avviando una partecipazione civica digitale che ha portato dal blog alla principale forza politica rappresentata in Parlamento. Un caso unico al mondo.

2- Qualunque società che conosce le attività e le competenze tecnologiche e di business presenti all’interno di Casaleggio Associati, ne percepisce i vantaggi di impatto sull’evoluzione del proprio business. Tanto che tutti i nostri clienti hanno avuto modo di fare passi avanti importanti nel mondo dell’innovazione.

3- Casaleggio Associati non si occupa di politica e dal 2016 gli sviluppi tecnologici a supporto del blog e del MoVimento 5 Stelle sono a cura e in gestione dell’Associazione Rousseau, un’associazione senza scopo di lucro con personale e sede distinta.

4- I clienti di Casaleggio Associati appartengono a settori diversi, ma sono accomunati dal voler comprendere come utilizzare la tecnologia per innovare i propri processi di business.

5- Casaleggio Associati non accetta “finanziamenti” o “donazioni”, ma solo contratti a fronte di prestazione di servizi digitali e consulenza strategica nell’ambito del mondo dell’innovazione e della comunicazione digitale. Il lavoro di Casaleggio Associati si focalizza ad esempio su progetti di innovazione digitale, strategie di marketing e comunicazione, ricerche ed analisi sui mercati digitali e applicazioni software.

6- Non ho mai richiesto nulla per i clienti di Casaleggio Associati a eletti o governanti del MoVimento 5 Stelle, mantenendo sempre una distinzione netta tra le due realtà.

7- L’unico conflitto palese che sembra emergere da questo caso è quello del giornalista che ha scritto l’articolo, Aldo Torchiaro, che è anche Media Relation Director di Spencer&Lewis (https://bit.ly/3fRucKd nota: mi spiace che nella giornata di ieri il suo nome sia stato rimosso dalla pagina, qui la versione precedente: https://bit.ly/2VpPyot) che annovera tra i propri clienti i due grandi concorrenti internazionali di Philip Morris (https://bit.ly/2KTaBOthttps://bit.ly/2KPonBz). Due aziende che beneficerebbero della modifica della tassazione di cui scrive il giornalista, senza che però dichiari i suoi legami con queste due società nell'articolo.

8- Le riduzioni delle tasse ad alcuni prodotti specifici a cui ci si riferisce negli articoli di giornale sono state fatte da Renzi prima (https://bit.ly/2ViHohR) e dalla Lega successivamente (https://bit.ly/3fSxGfK). In questo senso credo possa essere qui si opportuno regolare eventuali conflitti di interesse ai 120 parlamentari che scrivono leggi possedendo aziende.

9- Tra le bufale del giorno del Riformista mi tocca anche segnalare che non ho mai partecipato a riunioni governative per definire la finanziaria. L'unico contributo pubblico che ho dato quest'anno é la ricerca sul futuro dell'Italia post Covid realizzato con l'Associazione Gianroberto Casaleggio (https://bit.ly/3mCml65).

10- Come sempre continuerò a querelare chi continuerà ad accusare me o Casaleggio Associati di attività illecite. Questo è quello che mi trovo a fare ogni volta che qualcuno decide di diffamare la nostra azienda. L'ho fatto anche in questo caso nei confronti del giornalista e del giornale.
Purtroppo i tempi della giustizia sono molto più lunghi del circo mediatico che si viene a generare.
Appena uscita la diffamazione sul giornale ho subito replicato sperando che potesse chiudersi nel botta e risposta. Ma evidentemente non è stato così, perchè la diffamazione nei miei confronti e della nostra società, questa volta, evidentemente non è l’unico obiettivo. 

https://www.facebook.com/photo?fbid=219718142852876&set=a.208803463944344

sabato 30 novembre 2019

Ma che vi ha fatto Gianroberto Casaleggio? - Marco Travaglio

L'immagine può contenere: 1 persona, occhiali e primo piano

“Lui non voleva far partecipare i cittadini alle istituzioni, voleva farli vincere, farli andare al governo.
All’inizio gli ridevano dietro, lo prendevano in giro. Poi, quando si è capito che la cosa poteva essere possibile, le risate sono diventate insulti.
Ormai sono parecchi anni che seguo la politica. Ecco, io non ricordo un leader politico così insultato e così calunniato. Tra l’altro incensurato.
Forse è un aggravante nella politica italiana. Non ricordo pregiudicati così insultati come l’incensurato Casaleggio.
Ma alla fine di tutto che ha fatto? Ha creato gli esodati? Ha abolito l’articolo 18? Ha per caso rubato soldi alla collettività? Ha fatto favori alle banche? Ha introdotto norme che aiutano le banche a espropriare casa vostra? Ha per caso aiutato petrolieri che inquinano vicino casa vostra? Si può sapere cosa cavolo vi ha fatto?
Ha portato delle persone incensurate dentro le istituzioni. Ed io la trovo una cosa bellissima.”


da fb

domenica 14 aprile 2019

Gruber silente sul caso Umbria, il M5s non ci sta. - Giuseppe Vatinno



L’ex iena Giarrusso attacca la Gruber.  

A Lilli Gruber il Movimento Cinque Stelle non è simpatico e questo traspira, per così dire, ad ogni puntata di Otto e Mezzo e, del resto, è perfettamente in linea con l’atteggiamento del suo editore Urbano Cairo che ha schierato, dopo una esitazione iniziale, la sua portaerei, il Corriere della Sera, e una delle Tv più seguite nel nostro Paese, La 7, contro i populismi, i nazionalismi e quindi anche contro il Movimento di Beppe Grillo.
Come è noto, in Italia, al contrario dei Paesi anglosassoni, non esistono editori puri e quindi è sempre molto difficile distinguere l’informazione dalle opinioni, distinzione che, invece, è del tutto fondamentale per l’opinione pubblica.
Questo non è certo solo un problema di Cairo, ma appunto di tutta l’editoria italiana a cominciare da La Repubblica di De Benedetti.
Ma torniamo alla Gruber.
Dino Giarrusso, ex inviato delle Iene ed ora candidato alle Europee per il M5S si è lamentato che la Gruber avesse appena celebrato un processo alla piattaforma Rousseau senza alcun contradditorio come ha anche fatto notare anche il sito “Silenzi e Falsità”.

Giarrusso si è lamentato, nello specifico, che mentre in Umbria erano arrestati e/o indagati i vertici del Pd locale, provocandone il commissariamento nazionale, la Gruber avesse trovato spazio solo per criticare la supposta ingerenza della Casaleggio Associati e della piattaforma di consultazione on-line Rousseau nella politica nazionale.

In Italia sembra ci sia una certa allergia alle forme di democrazia diretta che poi, a ben guardare, sarebbe una delle forme più genuine di democrazia nel solco del pensiero del filosofo illuminista svizzero.
Da notare che, prima di Rousseau, c’è stato anche l’esperimento di una altra piattaforma di decisione condivisa in Rete che si chiama LiquidFeedback ed è ancora utilizzata, anche a livello internazionale, dal Partito Pirata.

lunedì 1 dicembre 2014

M5S, espulsioni e cospirazioni. - Andrea Scanzi





“Deputato Artini, tu stai dicendo sostanzialmente che il Movimento 5 Stelle è un grande inganno, una immensa operazione di marketing, che Grillo e Casaleggio sono geni del male che hanno abbindolato quasi 9 milioni di italiani alle Politiche 2013 e che in Parlamento ci sono o dei servi sciocchi della Casaleggio Associati o dei mezzi babbei che non si sono accorti di nulla. 
Stai dicendo che a Grillo interessano solo i clic del blog e dunque, per lui, va tutto bene. 
Ne prendo atto, se lo pensi fai bene a dirlo. 
E’ la tua versione e avrai le prove per sostenerlo. 
Permettimi però di farti notare due cose: la prima è che è quantomeno sospetto che tu ti sia accorto di tutto questo dopo quasi due anni dalla tua elezione a deputato. 
Grillo e Casaleggio erano gli stessi anche nel 2012 e 2013, no? 
Come facevi a stare nel M5S se ne hai una simile opinione? 
La seconda è che non vorrei vederti, tra qualche mese, come una Gambaro, una De Pin, immagino una Pinna o un Orellana qualsiasi. 
Tutte persone che somigliano più a Razzi che a Solzenicyn. 
Tutte persone che, dopo l’espulsione, sono diventate puntualmente stampelle di Renzi e del Governo, dando dunque ragione a chi le aveva espulse e torto a chi come me in alcuni casi (Orellana) le aveva in qualche modo difese. 
Che poi l’espulsione in sé sia un mezzo inquietante, siamo d’accordo. 
Tutti regali a Renzi, a Salvini e alla stampa che odia il Movimento. 
Oltretutto nel tuo caso neanche hanno seguito la procedura corretta, prima l’assemblea e poi il voto della Rete (con te hanno fatto il contrario). 
Il solito masochismo. 
Vorrei però dire un’ultima cosa. 
Nei precedenti interventi, da te e dal professor Canfora, Grillo è stato paragonato a Nerone, a Stalin, al Direttorio fascista e a quello della Rivoluzione francese cui pose fine Napoleone. Mi pare appena eccessivo: sbaglierò, ma per me Grillo è una persona onesta. 
Una persona che sbaglia spesso, soprattutto ultimamente, e che ha le sue responsabilità nella crisi attuale del Movimento. 
Va criticato, eccome. 
Ma resta una persona onesta e sinceramente appassionata. 
Alla teoria che sia tutto un inganno ordito da lui e Casaleggio, perdonami, non credo. 
Ci sono senatori e deputati M5S di cui ho stima, come ho stima di molte loro battaglie. 
E a prescindere da Grillo o Casaleggio, se salterà l’unica opposizione reale a Renzi e se imploderà l’unica alternativa democratica alla rabbia lepenista di Salvini, be’ per me non sarà una buona notizia per la democrazia italiana”.

(Otto e mezzo, 28 novembre 2014. Scambio integrale, serrato ma garbato, con l’ex deputato M5S Artini).


http://www.andreascanzi.it/?p=2733

giovedì 22 maggio 2014

Marco Travaglio - Intervista a Gian Roberto Casaleggio





l cofondatore del Movimento 5 stelle in un'intervista al vice direttore del Fatto Quotidiano (il video integrale in tre parti) racconta dell’invito ricevuto dall’ambasciata a Roma. E spiega cosa succederà al Movimento 5 Stelle se dovesse vincere le elezioni. Con una rivelazione: "Io ministro? Dipende dal Movimento, ma perché no? Dovendo scegliere, opterei per l'Innovazione". E Grillo? "Bisogna chiedere a lui, io lo vedrei bene ministro. Noi due comunque resteremo nel M5S finché saremo necessari, fino a quando non sarà tutto più organizzato". Il punto di vista del "guru" anche su democrazia interna, dossier, talk show, politica estera e programma.
Gianroberto Casaleggio

L’appuntamento è per le 17 di lunedì, a Milano, negli uffici della Casaleggio Associati. Le domande sono in parte mie e in parte raccolte sulla mia pagina Facebook (1200 in una giornata).
Gianroberto Casaleggio, per chi votava prima che nascessero i 5Stelle?Per me, già nella Prima Repubblica, i partiti avevano lo stesso peccato originale di oggi: destra e sinistra erano superate, non mi riconoscevo in nessun simbolo. Però mi piacevano alcuni personaggi politici di quel periodo, come Ugo La Malfa ed Enrico Berlinguer.
E nella Seconda Repubblica?
Ho avuto un rapporto di stima e di collaborazione con Di Pietro. Prima che nascesse il M5S non c’era alternativa: non perché Di Pietro fosse di destra o di sinistra, ma perché propugnava la legalità in politica. Guardi lo scandalo di Expo: dov’è la destra e dov’è la sinistra? Uno ruba con la mano destra, l’altro con quella sinistra. Sono tutti ambidestri e ambisinistri.
Lei s’è candidato una volta in vita sua: non in M5S, ma – si dice – in una lista vicina a FI.
Vero che non mi candido, falso che l’abbia fatto con un berlusconiano. Lo feci a Settimo Vittone, il paese dove vivo vicino a Ivrea, in una lista civica fondata da una persona che conoscevo e di cui mi fidavo, Vito Groccia, un signore di origini calabresi: mi chiese di entrare in lista per dargli una mano. Non feci campagna elettorale, non avevo tempo, lavoravo a Milano: infatti presi 6 voti. Mai sentito dire che fosse un berlusconiano. Quando è uscita questa balla, lui era già morto, allora ho parlato con i suoi due figli, che hanno smentito qualunque sua vicinanza, simpatia o iscrizione a Forza Italia. È uno dei tanti presunti scoop che i giornali hanno inventato su di me, senza verificare la veridicità della notizia. Ne ho raccolte un bel po’, di queste diffamazioni, in un libretto: Insultatemi. Esistono gruppi pagati dai partiti per diffondere messaggi virali contro me e Grillo.
È la stessa accusa che molti rivolgono a voi.
Ma noi non abbiamo bisogno di farlo, perché i nostri messaggi sono virali di per sé, dunque veri, e si diffondono da soli. Quelli degli altri, palesemente falsi, hanno bisogno di un supporto di truppe àscare, pagate magari 5 euro al giorno.
Grillo quando e come l’ha conosciuto?
Dieci anni fa Beppe lesse un mio libro, Web ergo sum, dedicato allo sviluppo della Rete nella società. Mi chiamò e chiese di incontrarmi. Io l’avevo visto una sera al teatro Smeraldo: entrava sul palco vestito da Savonarola e spaccava i computer. E mi ero domandato: ma con tutta la roba che c’è da spaccare, proprio i computer? Quando lo incontrai, gli proposi di aprire un blog, che all’epoca era ancora una cosa per iniziati. Lui accettò e il blog partì nel gennaio 2005.
E quando avete deciso di passare dalla Rete alla politica?
Ce l’hanno imposto la Rete e l’opinione pubblica. Il primo V-Day, l’8 settembre 2007, scatenò un’ondata di email, lettere, messaggi che ci spingevano a entrare in politica.
Grillo però sperava ancora di cambiare il centrosinistra: consegnò a Prodi una serie di proposte programmatiche raccolte sul Web; e tentò di partecipare alle primarie del Pd.
Sì, Prodi fu molto gentile, ricevette Grillo a Palazzo Chigi, gli disse che avrebbe distribuito la cartellina con le nostre proposte ai vari ministri e sottosegretari, poi però la cosa finì lì e non lo sentimmo più. Era un tentativo di vedere le loro carte: se il centrosinistra faceva proprie le nostre idee, a noi andava bene così, non ci interessava chi le portava avanti. Ma la risposta fu il muro: quando Beppe s’iscrisse al Pd ad Arzachena, gli fu negato l’accesso alle primarie con la motivazione che era ‘ostile’. Fassino gli disse che il Pd non era un taxi e che Grillo, volendo, poteva provare a fare un partito. L’abbiamo accontentato. Al primo V-Day raccogliemmo 350 mila firme per tre proposte di legge di iniziativa popolare (fuori i condannati definitivi dal Parlamento, limite massimo di due mandati, ripristino delle preferenze nella legge elettorale): se Prodi e Veltroni le avessero accolte avrebbero dato la svolta al Pd e al sistema politico. Ma dopo il V-Day i giornali, soprattutto di sinistra, ci trattarono come una via di mezzo fra dei mangiatori di bambini e una setta satanica.
Quanti post del blog sono suoi e quanti di Grillo?
Sono tutti nostri. Ci sentiamo sei-sette volte al giorno per concordarli, poi io o un mio collaboratore li scriviamo, lui li rilegge, e vanno in Rete.
In questi dieci anni avete litigato spesso?
Quasi mai.
Quindi qualche volta sì.
È impossibile pensarla allo stesso modo in dieci anni.
Su che cosa avete litigato, per esempio?
Non mi viene in mente. È più facile che venga in mente a lui.
Grillo, nel suo giro elettorale in Toscana, ha parlato di “peste rossa”: è vero, come dice Berlusconi, che gliel’ha suggerita lei leggendo i discorsi di Hitler?
Hitler non c’entra. Da appassionato di storia, stavo leggendo un libro sulla ‘morte nera’, il flagello che colpì l’Europa nel ’300 portato dai mercanti genovesi provenienti dalla Crimea e sbarcati a Messina: di lì, attraverso le pulci parassite dei ratti, la ‘peste nera’ o ‘morte nera’ dilagò in Italia e nel continente e cambiò l’economia europea. Io l’ho raccontata a Beppe, anche perché vedevo analogie con l’economia attuale, e lui l’ha tirata fuori in Toscana in versione ‘rossa’, credo pensando a disastri tipo il Montepaschi.
Le capita mai di trovarsi in imbarazzo per le sparate di Grillo?
Abbiamo provenienze, stili e linguaggi diversi. Lui è un artista, io un manager. Ma in imbarazzo no, non mi sono mai trovato: il suo linguaggio non può essere regolamentato, altrimenti non potrebbe proprio parlare in pubblico.
Ma ormai Grillo è un leader politico e deve accettare di essere preso sul serio quando parla: troppo comodo l’alibi del linguaggio comico.
Indipendentemente dal ruolo che ha, ognuno è responsabile delle cose che dice. Ma, se usa dei toni forti per esprimere un’opinione, bisogna concentrarsi sull’opinione, non sul tono.
Beh, quando dice “io sono oltre Hitler”…
È una difesa verbale da chi gli dice che è come Hitler. Abbiamo postato il discorso all’umanità di Charlie Chaplin: anche lui era oltre Hitler.
Lei dice che si preparano dossier contro di lei: sicuro che non siano paparazzi a caccia di gossip?Non confondiamo. A parte il fatto che fotografare il campanello di casa mia o scrivere dove mio figlio va a scuola non è gossip, è intimidazione, e dovrebbe essere proibito, i dossier sono altro. Io, per esempio, ero nella lista Tavaroli (il capo della Security di Telecom ai tempi di Tronchetti, poi condannato a Milano, ndr): credo risalisse alla mia vecchia esperienza in Telecom, era un ‘attenzionaggio’ per vedere se c’era qualcosa su di me. Ma né io né Grillo abbiamo paura dei dossier. Stiamo rompendo le palle al sistema da quasi dieci anni: se avessimo anche un solo scheletro nell’armadio, sarebbe già venuto fuori e noi saremmo da qualche altra parte, o in esilio o in galera. Spesso vengono create, raccolte e diffuse informazioni false ad arte per screditarci, e questa non è opera di ragazzini: ma di grandi gruppi editoriali.
Lei quanto guadagnava prima che nascesse il M5S? E oggi guadagna di più o di meno?
Per me, come manager, la nascita del Movimento è stata una sconfitta, perché un manager lavora per fare profitti. Da quando dedico gran parte del mio tempo al M5S, faccio meno profitti di prima. Il M5S è nato nel 2009, e fino ad allora, pur essendo nata solo nel 2004, la Casaleggio Associati viaggiava sul milione di euro di utili all’anno. Risultato mai più raggiunto dopo, anzi superato alla rovescia due anni fa, nel senso che abbiamo perso soldi. Così, pur essendo entrambi contrari, per evitare di chiudere la società, con Beppe decidemmo obtorto collo di accogliere sul blog la pubblicità. Che tra l’altro è veicolata da Google e da altri soggetti: noi cerchiamo di filtrarla, evitando per esempio la pubblicità delle banche…
Però ne avete pubblicate alcune del gioco d’azzardo.
Può darsi ne sia sfuggita qualcuna, contro la nostra volontà.
La Casaleggio Associati nel 2012 registrò un utile di 69.500 euro. Ora con la pubblicità siete risaliti: la pubblicità viene stimata dal Sole 24 Ore in 5 euro a clic, e da Repubblica in 0,64. Secondo il Sole in un anno avreste incassato 5-10 milioni, secondo Repubblica 570 mila euro. Chi ha ragione?
L’ordine di grandezza è quello di Repubblica. Il Sole non sa di che sta parlando: qualunque operatore sa che quei dati milionari sono assurdi.
Lei ha anticipato che quest’anno, nel bilancio che uscirà a luglio, i conti sono molto migliori del 2013. Non sarebbe giusto pubblicare quelli del blog separati da quelli di Casaleggio AssociatiParlare del blog è riduttivo, perché noi ci occupiamo di tutta la comunicazione in Rete del Movimento: i social media, il sito del M5S (che non contiene pubblicità), e poi tutte le applicazioni sviluppate e gestite da noi (la più nota è quella delle ‘presidenziali’ per far scegliere agli iscritti il nostro candidato al Quirinale). Ecco, tutta questa attività è in perdita: dai 500 ai 650 mila euro. Ma non abbiamo mai chiesto un euro né al M5S né ai finanziamenti pubblici.
Lei è mai stato massone?
No.
Perché a un tratto avete cambiato rapporto con la tv? Prima era morta, ora lei va dalla Annunziata e Grillo da Vespa. Avevate preso una cantonata?
Nessuna cantonata. Penso che tv e giornali abbiano poco da vivere. Le prime sette emittenti italiane nel 2012 hanno perso 500 milioni di euro, quest’anno è possibile che scendano a 7-800 milioni: durano finché qualcuno le finanzia. La pubblicità sta emigrando altrove, prevalentemente in Rete. Nel medio e lungo termine la tv è condannata. Comunque la nostra repulsione non era verso la tv in quanto tale: quel che abbiamo cercato di evitare erano i talk show dove non è chiaro di che si parla e vince chi strilla di più. Infatti chiediamo di poter parlare di un tema preciso, con persone mediamente competenti, altrimenti decliniamo.
Ma Vespa è l’apoteosi del vecchio talk: perché non interpellare la Rete per questa svolta radicale? Uno vale uno, o c’è uno che vale più di uno?
Non possiamo fare un referendum al giorno su ogni cosa che facciamo. Sulle cose importanti è giusto interpellare la Rete: come abbiamo appena fatto, con l’aiuto del professor Aldo Giannuli, votando la nostra legge elettorale che presenteremo a breve, prima delle Europee. L’hanno discussa e votata 100 mila persone. L’Italicum se lo son scritto Renzi e Berlusconi al Nazareno, di nascosto.
La vostra è una proposta di forte impronta proporzionale: se non prendete il 51%, sarete costretti ad allearvi con altri.
Noi non rifiutiamo le alleanze in quanto tali, ma solo se ci obbligano a sposarci per corrispondenza con uno che non conosciamo: io voglio vedere se la convivenza è possibile. Prima voglio conoscere l’altro, poi se mi piace me lo sposo. Se il mio programma è antitetico a quello dei partiti, che faccio: pur di allearmi prendo in giro i miei elettori?
Ma così gli altri partiti continueranno a mettersi insieme e a tenervi fuori, anche se arrivate primi.
Finché spariranno. Non è che possono bloccare il cambiamento per sempre, facendo massa critica. Al momento è facile prevedere che, se vinceremo le Europee con un buon margine, torneranno le larghe intese, anzi larghissime. Le intese extra-large. Contro di noi c’è un muro di Berlino che, anziché a Berlino, viene eretto fra Montecitorio e il Quirinale. Per questo, se vinciamo, chiediamo che se ne vadano sia Renzi sia Napolitano.
Molti le chiedono una certificazione indipendente per le votazioni online tra i vostri iscritti.
È un’operazione molto complessa, che va seriamente normata, e non ha precedenti per cui è impossibile copiarla. Stiamo cercando di attivarla, spero sarà pronta entro la fine del 2014.
Le pare bello che lo Statuto dei 5Stelle sia un atto notarile firmato da Grillo e dal nipote avvocato? Quando ne avrete uno meno “proprietario”? 
Il nostro vero statuto è il ‘non statuto’. Lo statuto ci fu imposto dalle leggi, noi ne avremmo fatto volentieri a meno. Comunque sì, tutto è migliorabile, anche questo statuto burocratico.
Quando verrà il momento in cui lei e Grillo farete qualche passo indietro e lascerete in prima fila i vostri parlamentari?
Io e Grillo resteremo finché saremo necessari, fino a quando il Movimento non sarà più organizzato, con persone e strutture in grado di camminare con le proprie gambe. Non abbiamo mai cercato posti, altrimenti saremmo in Parlamento, avremmo fatto accordi con Bersani & C.
Lei ha incontrato Giorgio Napolitano una sola volta. Com’è andata? Ci ha ricevuti per un’ora e mezza, con un’accoglienza molto gentile e cortese. Mi è parso una persona che, per capacità e razionalità, dimostra meno anni di quelli che ha. Più un settantenne che un novantenne. Non ha cercato di intortarci, voleva capire chi siamo: ha le sue idee e le porterà avanti fino alla fine, comunque sia.
Dopo le elezioni 2013, durante i tentativi di Bersani, poi nelle presidenziali, qualche politico l’ha mai contattata direttamente o indirettamente?
Mai parlato con Bersani, né con suoi emissari, né ricevuto telefonate, sms, tweet da politici.
E da Prodi e dal suo entourage?
No. Del resto il nostro candidato al Quirinale scelto dagli iscritti era Rodotà, dopo la rinuncia di Gabanelli e Strada. C’era anche Prodi, ma in fondo. Io espressi il parere personale che chi ha avuto incarichi politici non deve andare al Quirinale.
Lei per chi votò alle Quirinarie?
Per Gino Strada. Fu il più votato, ma rinunciò.
A quali condizioni avreste partecipato a un governo di scopo con il Pd?
A condizione che ci fossero molti punti di contatto fra il programma del Pd e quello nostro. Cosa che non era. Ma la verità è che il Pd e Berlusconi avevano già deciso prima delle elezioni di febbraio – ben sapendo che avremmo avuto quel risultato – di mettersi insieme con le larghe intese.
Visto che il risultato fu la rielezione di Napolitano e il governo Letta-Berlusconi, potevate appoggiare Prodi e far saltare quel disegno restauratore.
La nostra base espresse un nome, Rodotà, che era più che un accordo politico: era l’ex presidente del Pds! Se non l’hanno votato loro, che dovevamo fare di più? Ciò che io non mi aspettavo era la rielezione di Napolitano: lui stesso aveva sempre negato che la cosa potesse accadere.
La storia di quei giorni è stata tutta scritta?
Chissà… c’è quell’invito all’ambasciata inglese a Roma. Era il 10 aprile 2013, una settimana prima delle presidenziali. Eravamo Grillo, io e due nostri collaboratori. L’ambasciatore ci chiese di incontrare Enrico Letta, allora vicesegretario Pd, che aspettava in un’altra stanza. Rifiutammo. Allora ci fecero salire al piano di sopra da una scala di servizio per pranzare con alcuni addetti dell’ambasciata, mentre l’ambasciatore pranzava al piano di sotto con Letta. A un certo punto l’ambasciatore o il suo braccio destro ci domandò: voi che ne pensate della rielezione di Napolitano? Poi, quando due settimane dopo ci trovammo Napolitano rieletto e Letta presidente del Consiglio, ci dicemmo che forse qualcosa non quadrava… È una prova della forte influenza che i governi stranieri hanno sulle scelte politiche italiane. Non certo solo la Germania. È una delle tante facce della nostra perdita totale di sovranità: quella territoriale la perdemmo nel ’45, quella monetaria con l’ingresso nell’euro, quella fiscale con il fiscal compact, quella politica negli ultimi anni. Per andare al governo dovremo vincere le Politiche in almeno tre paesi del mondo…
Anche voi, se mai andrete al governo, dovrete fare i conti con tutti questi poteri esteri.
È un problema nostro, ma è anche loro.
Lei rivendica tutte le espulsioni dal Movimento? Pure quella di Federica Salsi perché voleva andare ai talk show, ora che ci andate anche voi?
Non personalizzerei le espulsioni. Il M5S ha poche regole: chi entra sa che deve rispettarle. E poi noi non siamo mai andati da Floris.
Era proprio necessario parafrasare Primo Levi col fotomontaggio del cancello di Auschwitz?
Ho letto Se questo è un uomo e capisco bene la tragedia, di Primo Levi e della Shoah. Ma quella rivisitazione della sua poesia non era spregiativa nei confronti suoi né della Shoah: bensì dell’attuale sistema partitico. Chi ha polemizzato non ha neppure letto il post. O non l’ha capito.
Via, qualche post l’avrete pure sbagliato: l’attacco alla Gabanelli e a Rodotà, il vaffa alla Carlassare… Quando prendete di mira qualcuno sul blog, tipo un giornalista che magari ha scritto cazzate, e poi quel qualcuno viene subissato di insulti e di minacce, anche di morte, non vi sentite in colpa?
Nessun senso di colpa. Di solito si tratta di persone che ci hanno diffamati.
E allora non è meglio querelarle?
Infatti molte le abbiamo anche querelate.
Perché il programma M5S non parla di Cultura?
Il programma è ancora incompleto. Via via cercheremo di coprire, coinvolgendo tutto il Movimento, tutti i settori ancora scoperti.
A Lucia Annunziata lei ha detto che la prima cosa che farete al governo sarà un pacchetto di norme per le piccole e medie imprese. Un po’ vago.
C’era poco tempo. L’accontento subito: attribuzione del made in Italy solo alle aziende che producono in Italia; pagamento dei debiti dello Stato entro 60 giorni; accorpamento e semplificazione degli adempimenti fiscali; diminuzione graduale della tassazione sul reddito d’impresa con adeguamento alla media europea; defiscalizzazione degl’investimenti; chiusura di Equitalia; sconti contributivi per assunzioni dei giovani under 35; diminuzione dell’Irap; defiscalizzazione dei redditi nei primi due anni di vita dell’impresa; collaborazione fra istituti, università e imprese con stage ad hoc nel corso degli studi; pagamento dell’Iva solo a fattura incassata.
Proposte che costano parecchio. E le coperture finanziarie?
La proposta, molto articolata, contiene tutte le coperture. Ma il Parlamento l’ha bocciata.
Anche il reddito di cittadinanza costa molto.
Sì, 13-17 miliardi. Lo presenteremo in Parlamento con le coperture. A partire dalla vera abolizione delle province, che farà risparmiare miliardi. E da altri tagli agli sprechi.
Dovreste movimentare decine di miliardi, ma siete molto timidi sull’evasione fiscale, che ne vale 150-180 all’anno.
Non siamo affatto timidi. Noi l’evasione vogliamo combatterla severamente. Chi evade deruba chi paga le tasse. Ma bisogna partire dai grandi capitali, non perseguitare l’alpeggio o il kebabbaro che non fa uno scontrino, mentre si scudano 100 miliardi ai grandi evasori.
Lei ha mai subìto verifiche fiscali?
Sì, tre in cinque anni. La prima volta hanno scoperto che dovevo al fisco 54 euro, la seconda che ne dovevo 18, la terza invece che ero a credito di 100: quindi alla fine han dovuto pagare me.
Sull’uscita dall’euro siete molto più prudenti.
L’euro è solo una risultante. Noi non siamo contro l’euro, ma contro l’applicazione attuale delle politiche economiche e finanziarie comunitarie. Per le Europee abbiamo un programma in sette punti: sarà scarno, ma siamo gli unici ad averne uno. I punti fondamentali sono gli eurobond e la revisione del fiscalcompact, che ci costringerebbe a tagliare 40 miliardi di spesa pubblica all’anno per 20 anni. Inattuabile. Ciò detto, dobbiamo ridurre gli sprechi di spesa pubblica e attingere ai grandi giacimenti dell’evasione e della corruzione.
Con la Rai che volete fare?
Un’istituzione totalmente separata dai partiti, con regole e organismi non collegati alla politica, perché sia autonoma ma riprenda anche a svilupparsi e a fare innovazione. La Rai non è né cattiva né buona: è la longa manus dei partiti. I quali, oltre a farsi campagna elettorale con i rimborsi elettorali, usano la Rai per farsi propaganda gratis.
Non è che poi vincete e cacciate dalla Rai quelli che vi hanno criticati in questi anni?
Mai. Non siamo i nuovi Silla.
Appoggerete la candidatura di Alexis Tsipras a presidente della Commissione europea?
Tsipras è molto lontano da noi, perché ideologicamente connotato. Noi voteremo tutte le proposte, di destra o di sinistra, simili alle nostre.
Se Napolitano riuscirete a cacciarlo o si dimetterà, per voi il candidato sarà ancora Rodotà?
Lo chiederemo ancora alla Rete.
Lei ha promesso la squadra di governo di M5S prima delle elezioni politiche, scelta con le primarie online: quindi esclude la possibilità che entri qualche ministro esterno al Movimento?
Non lo escludo, dipende dalle figure della società civile che si proporranno.
Il vostro premier ideale è Luigi Di Maio?
Il nome non lo conosco. Lo voteranno gli iscritti. Sarà una persona onesta, competente e trasparente. Di Maio ha le stesse possibilità di altri, avendo dimostrato ottime capacità in Parlamento.
Lei il ministro lo farebbe?
Dipende dal Movimento, ma perché no? Dovendo scegliere, opterei per l’Innovazione.
E Grillo?
Bisogna chiedere a lui, io lo vedrei bene ministro.
Grillo dice che, se perdete le Europee, si ritira.
Non ci credo, non è il tipo. Lo dice ogni tanto, per stanchezza. Ma anche lui persegue l’obiettivo di portare i 5Stelle al governo. Poi magari si ritira un minuto dopo. Anche se lo fanno ministro…
Qual è l’asticella per parlare di vittoria del Movimento 5Stelle?
Un voto in più del Pd.
Quindi la sconfitta è un voto in meno del Pd?
Dipenderà da quanti avranno votato e dalla percentuale che avremo. Già oggi tutti gli ultimi sondaggi ci danno attorno alla percentuale delle politiche 2013, cioè al 25%. Anche con quella percentuale non potremmo certo dire di aver perso, altrimenti Berlusconi che dovrebbe dire? Confermare il dato di un anno fa sarebbe un consolidamento importante.
È solo propaganda psicologica, o lei crede veramente che arriverete davanti al Pd?
Ci credo veramente.
da Il Fatto Quotidiano del 21 maggio 2014