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domenica 21 febbraio 2021

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro.”

M5s, i probiviri avviano l’iter per le espulsioni. Morra: “Serve un voto online”. Di Battista: “La maggioranza degli iscritti è contro”

Il presidente dell'Antimafia, intervistato a SkyTg24, chiede che prevalga la "ragionevolezza". In caso contrario, invoca una votazione degli iscritti su Rousseau per l'ultima parola sulle espulsioni. Di Battista è d'accordo, ma in diretta Instagram ribadisce che non ha più alcun ruolo nel Movimento e non vuole averlo: "Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti". Né si candiderà alla nuova "guida collegiale". Intanto arriva la nota ufficiale del collegio dei probiviri.

Giornata ad alta tensione nel Movimento 5 stelle dopo che nei giorni scorsi i deputati e i senatori che non hanno votato la fiducia al governo Draghi sono stati espulsi dai rispettivi gruppi parlamentari. Il dossier è arrivato sul tavolo del collegio dei probiviri e, ha fatto sapere Raffaella Andreola (una dei tre membri), la maggioranza ha deciso per “l’apertura dei provvedimenti disciplinari” nonostante il suo parere contrario. Poi in serata la conferma con una nota ufficiale del collegio. A Montecitorio i dissidenti sono in 21, 15 a Palazzo Madama. Tra loro c’è il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra. “Spero che prevalga la ragionevolezza in tutte le parti”, ha detto il senatore nel corso della trasmissione ‘L’Ospite’ di SkyTg24. “Faccio questa domanda: a chi conviene cacciarci? Forse al sistema? Se il Movimento è nato per cambiarlo, ora gli stiamo rendendo un servizio“. Morra si è detto molto “scosso” dalla decisione del capo politico reggente Vito Crimi, accusato da tanti dissidenti di non avere più alcun potere dopo che gli iscritti su Rousseau hanno dato il via libera alla nascita del nuovo direttorio a 5. A suo parere, quindi, la cacciata dai gruppi, “per diventare un’espulsione a tutti gli effetti dal Movimento”, deve essere “istruita e accolta dai probiviri ed essere ratificata con un voto online“. Solo se l’iter arriverà a compimento, “sarò un espulso, ma se non dovesse essere continuerò ad essere un iscritto e un attivista“.

Di Battista: “Non faccio scissioni o partiti” – A chiedere di ricorrere alla piattaforma Rousseau è anche Alessandro Di Battista. “Sarebbe una soluzione far votare gli iscritti, come ha detto Morra. Sono convinto che la grande maggioranza degli iscritti voterebbe contro” le espulsioni, ha spiegato in diretta su Instagram. L’ex parlamentare ha quindi ribadito di non avere più alcun ruolo oggi nel Movimento: “Non sto capitanando correnti, scissioni, formando partiti. Sto provando da fuori a portare avanti determinate battaglie. Se fossi stato un parlamentare anche io avrei votato no” a Draghi. A chi gli chiede cosa devono fare ora i dissidenti, risponde così: “Il consiglio che ho dato ad alcuni di loro è di fare ricorso per essere riammessi e credo che molti ci stiano pensando“. Di Battista ha poi annunciato che, essendo fuori dal Movimento, non si candiderà “alla guida collegiale“. Né ha avuto alcun ruolo, come già chiarito ieri, con le presunte trattative per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare a Palazzo Madama formato dai senatori espulsi.

L’ipotesi Italia dei valori – Tra i dissidenti c’è infatti chi si starebbe mobilitando. Lo conferma il segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina a Repubblica: “Le interlocuzioni ci sono state, sì, se c’è un progetto politico da costruire allora massima disponibilità. Se è prestare il simbolo tanto per, allora non è il caso, non ci interessa. Questa è la situazione”. Il suo partito è stato tirato in ballo perché il regolamento di Palazzo Madama permette la nascita di nuovi schieramenti solo se rappresentati da un simbolo presente alle ultime elezioni politiche. E Idv ha partecipato con la lista Civica popolare. Di Battista non c’entra nulla, ma tanti guardano a lui come un punto di riferimento per la sua ostilità al governo Draghi. Non Nicola Morra, che a SkyTg24 spiega: “Ho un buon rapporto con Di Battista, di lealtà ma non di fedeltà. Io non voglio un capo che indichi per me, voglio poter decidere da me assumendomi le mie responsabilità“. Nel corso dell’intervista il presidente dell’Antimafia si smarca anche dall’ipotesi di affrancarsi all’ex partito di Antonio Di Pietro: “Io mi sento M5S“, ribadisce. Però “non posso mettermi nei panni degli altri colleghi”.

Il ruolo dei probiviri – Nel frattempo l’iter disciplinare previsto dai regolamenti M5s sta facendo il suo corso. L’organo autonomo preposto a queste pratiche, il collegio dei probiviri, è formato dalla ministra Fabiana Dadone, dal consigliere regionale del Veneto Jacopo Berti e da Raffaella AndreolaProprio lei ieri aveva ventilato l’ipotesi di sospendere le espulsioni “in attesa che vengano ricostituiti tutti gli organi del M5S”. Ma ora fa sapere che il collegio ha deciso “a maggioranza l’apertura dei provvedimenti disciplinari”. Lei però ha votato No, perché “gli atti posti in essere dall’onorevole Crippa e dal senatore Licheri (i due capigruppo, ndr), potrebbero avere dei possibili rilievi di illegittimità“, perché richiesti “dall’ex capo politico senatore Crimi, attualmente a mio avviso non titolato a tali indicazioni“. Poi l’appello: “Esorto vivamente i miei colleghi – aggiunge Andreola – a desistere da azioni che potrebbero essere oggetto di ricorsi. Rimetto agli iscritti la decisione chiedendo l’apertura immediata della votazione” su Rousseau. Nella nota ufficiale rilasciata in serata dal collegio, si legge che è stato deciso “di applicare quanto automaticamente previsto dallo Statuto in caso di espulsione dal gruppo parlamentare e procederà già da oggi con l’apertura dei procedimenti nei confronti dei parlamentari a cui è stata comunicata l’espulsione, da parte dei capigruppo di Camera e Senato, in seguito al voto di fiducia sul governo degli scorsi giorni”. In parallelo, spiegano, “inizierà una fase di attenta verifica su tutti i portavoce non in regola con le rendicontazioni, procedendo fin da oggi con le prime aperture di procedimento per i più ritardatari”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/20/m5s-i-probiviri-avviano-liter-per-le-espulsioni-di-battista-la-maggioranza-degli-iscritti-e-contro-morra-serve-un-voto-online/6108106/

venerdì 19 febbraio 2021

Dibba, Lezzi, Morra e Casaleggio: guerra per prendersi il M5S. - Paola Zanca

 

Espulsi quelli del No.

Ad andare via, a fare la scissione, non ci pensano neanche. Perché il Movimento, l’originale, sono loro. Lo ripetono allo sfinimento, i “big” finiti nel calderone dei 15 espulsi ieri, dopo aver votato no alla fiducia al governo Draghi. Barbara Lezzi e Nicola Morra soprattutto, ma anche Vilma Moronese, Matteo Mantero: colonne dei 5 Stelle, i primi a entrare in Parlamento nel 2013, gli “amici di Beppe Grillo”, come si chiamavano una volta: solo che loro lo erano davvero. E pure Elio Lannutti, uno dei pochi che poteva ancora vantare il filo diretto con Genova. Ma adesso lui, il Garante che ha scelto di fidarsi dell’ex capo della Bce, li chiama “marziani” e dice che il M5S non è più quella roba lì. Così, mentre il suo blog seguiva in diretta l’arrivo su Marte del “rover” della Nasa chiamato Perseverance, a 470 milioni di chilometri di distanza, nell’aula di Montecitorio un’altra pattuglia di 16 eletti Cinque Stelle voltava le spalle alla “sfida” in cui il grosso del partito ha deciso di imbarcarsi.

Anche loro votano “no”, incuranti dell’“avvertimento” che è arrivato ieri mattina con l’espulsione di chi – secondo lo Statuto M5S e il regolamento del gruppo – non ha rispettato l’esito della votazione su Rousseau, finita 60 a 40 per chi sceglieva di turarsi il naso. Ma Morra, Lezzi e gli altri non vogliono accettare il verdetto: lo considerano illegittimo, perché è firmato da quel Vito Crimi che non sarebbe più in carica come reggente; contestano il quesito su cui era basata la consultazione (si parlava di un super-ministero che non è nato); ritengono che il vincolo riguardi il voto di fiducia a un presidente del Consiglio incaricato dal Movimento. Credono, insomma, che dire no a Draghi e all’ingresso in una maggioranza dove siede anche Silvio Berlusconi, sia assolutamente in linea con i principi che dovrebbero muovere l’azione dei portavoce 5Stelle in Parlamento. E dalla loro hanno Davide Casaleggio, il primo a dire – subito contraddetto dal Garante – che la reggenza di Crimi sia bella che finita. E pure Alessandro Di Battista, che da qualche giorno “non parla più a nome del Movimento”, ma parla, eccome, e si mette alla guida dell’opposizione.

Per la loro battaglia in tribunale, si sono rivolti a Lorenzo Borrè, lo storico avvocato dei dissidenti grillini, che da anni segue le cause di quelli che – anche Lezzi, Morra &C. – hanno ripetutamente cacciato via per le ragioni più varie, tra cui i voti in dissenso rispetto alle indicazioni del gruppo. Lo ricordano, quelli che ieri hanno detto sì, pur controvoglia: “Molti di noi si sono adeguati, c’è gente che ha pianto in aula! Sapevamo che questa roba non sarebbe stata indolore, ma le regole sono sempre valse per tutti e abbiamo sempre ripetuto quel che diceva Gianroberto: ‘Ogni volta che deroghi a una regola praticamente la cancelli’”. Il proverbio grillino, va detto, ormai suona parecchio datato: è il paradosso del Movimento che ora si ritrova a cacciare chi fa quello che tutti si aspettavano facesse. Ma è evidente che in questa partita, oltre al fortissimo richiamo di Grillo, ha giocato anche quella forma di “assuefazione” al potere, costruita nei 30 mesi passati al governo e riassumibile così: “Si stanno scannando per chi deve fare il sottosegretario, figurati se pensano ai ricorsi contro le espulsioni”.

La verità è che sperano che se ne vadano e sognano l’irrilevanza a cui verrebbero condannati una volta persa la vetrina Cinque Stelle. Ma solo qualcuno – vedi Mattia Crucioli – crede che la strada del nuovo gruppo sia quella da percorrere. Certo, si è studiata anche quella (c’è il simbolo “in sonno” dell’Italia dei Valori) ma nessuno sta lavorando in quella direzione: restare dentro, questo è l’obiettivo. Per potersi godere da vicino l’effetto che farà vedere gli altri costretti ad ammettere di aver sbagliato. Lezzi addirittura annuncia di volersi candidare a uno dei posti previsti dal nuovo organo collegiale che guiderà il Movimento. Sempre che a quel punto sia rimasto qualcosa da guidare.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/02/19/dibba-lezzi-morra-e-casaleggio-guerra-per-prendersi-il-m5s/6106535/

lunedì 1 dicembre 2014

M5S, espulsioni e cospirazioni. - Andrea Scanzi





“Deputato Artini, tu stai dicendo sostanzialmente che il Movimento 5 Stelle è un grande inganno, una immensa operazione di marketing, che Grillo e Casaleggio sono geni del male che hanno abbindolato quasi 9 milioni di italiani alle Politiche 2013 e che in Parlamento ci sono o dei servi sciocchi della Casaleggio Associati o dei mezzi babbei che non si sono accorti di nulla. 
Stai dicendo che a Grillo interessano solo i clic del blog e dunque, per lui, va tutto bene. 
Ne prendo atto, se lo pensi fai bene a dirlo. 
E’ la tua versione e avrai le prove per sostenerlo. 
Permettimi però di farti notare due cose: la prima è che è quantomeno sospetto che tu ti sia accorto di tutto questo dopo quasi due anni dalla tua elezione a deputato. 
Grillo e Casaleggio erano gli stessi anche nel 2012 e 2013, no? 
Come facevi a stare nel M5S se ne hai una simile opinione? 
La seconda è che non vorrei vederti, tra qualche mese, come una Gambaro, una De Pin, immagino una Pinna o un Orellana qualsiasi. 
Tutte persone che somigliano più a Razzi che a Solzenicyn. 
Tutte persone che, dopo l’espulsione, sono diventate puntualmente stampelle di Renzi e del Governo, dando dunque ragione a chi le aveva espulse e torto a chi come me in alcuni casi (Orellana) le aveva in qualche modo difese. 
Che poi l’espulsione in sé sia un mezzo inquietante, siamo d’accordo. 
Tutti regali a Renzi, a Salvini e alla stampa che odia il Movimento. 
Oltretutto nel tuo caso neanche hanno seguito la procedura corretta, prima l’assemblea e poi il voto della Rete (con te hanno fatto il contrario). 
Il solito masochismo. 
Vorrei però dire un’ultima cosa. 
Nei precedenti interventi, da te e dal professor Canfora, Grillo è stato paragonato a Nerone, a Stalin, al Direttorio fascista e a quello della Rivoluzione francese cui pose fine Napoleone. Mi pare appena eccessivo: sbaglierò, ma per me Grillo è una persona onesta. 
Una persona che sbaglia spesso, soprattutto ultimamente, e che ha le sue responsabilità nella crisi attuale del Movimento. 
Va criticato, eccome. 
Ma resta una persona onesta e sinceramente appassionata. 
Alla teoria che sia tutto un inganno ordito da lui e Casaleggio, perdonami, non credo. 
Ci sono senatori e deputati M5S di cui ho stima, come ho stima di molte loro battaglie. 
E a prescindere da Grillo o Casaleggio, se salterà l’unica opposizione reale a Renzi e se imploderà l’unica alternativa democratica alla rabbia lepenista di Salvini, be’ per me non sarà una buona notizia per la democrazia italiana”.

(Otto e mezzo, 28 novembre 2014. Scambio integrale, serrato ma garbato, con l’ex deputato M5S Artini).


http://www.andreascanzi.it/?p=2733

giovedì 27 febbraio 2014

Ecco una breve lista degli espulsi dal PD

ESPULSA DAL PD L’EX SINDACO DI AVIGLIANA, CON LEI VICESINDACO E ASSESSORE.
ACQUI TERME. FERRARIS E GIGLIO ESPULSI DAL PD.
IL GRUPPO DEL PARTITO DEMOCRATICO DEL IV MUNICIPIO DI ROMA HA DECISO DI ESPELLERE IL CONSIGLIERE GIORGIO LIMARDI, A SEGUITO DI UN RIPETUTO COMPORTAMENTO DIFFORME ALLE LINEE DEL PARTITO.
MARIO RUSSO, VALERIO ADDENTATO E ROBERTO MERLINI SONO STATI ESPULSI DAL SEGRETARIO DEL PD PROVINCIALE DI ROMA CARLO LUCHERINI.
AGROPOLI. CARMINE PARISI: “CACCIATO DAL PD PERCHÉ HO DENUNCIATO LA SPECULAZIONE EDILIZIA”.
TROINA. ESPULSI DAL PD DUE CONSIGLIERI COMUNALI, PER AVERE VOTATO IN CONTRASTO CON LE INDICAZIONI DEL PARTITO.
CASTIGLIONE DEL LAGO. ROSANNA GHETTINI, CATERINA BIZZARRI, GIANCARLO PARBUONO E IVANO LISI ESPULSI DAL PD.
TERREMOTO PD ALESSANO: ESPULSI COSIMO DEL CASALE E DONATO MELCARNE.
PIACENZA, BUFERA NEL PD: ESPULSI I SOSTENITORI DI RENZI DALL’ESECUTIVO. SOSTITUITI I DIRIGENTI CON UNA TELEFONATA.
RAPALLO, SONO STATI ESPULSI DAL PD: MARIA CRISTINA GERBI, GIORGIO BRACALI, ALESSIO CUNEO, EMANUELE GESINO, MAURIZIO IVAN MASPERO, MARIA MORRESI, GIULIO RIVARA.
LA SEGRETERIA CITTADINA DI ORTA NOVA HA ATTIVATO LE PROCEDURE PER IL DEFERIMENTO DEL CONSIGLIERE COMUNALE ANTONIO BELLINO ALLA COMMISSIONE DI GARANZIA, ALLA QUALE SARÀ PROPOSTA L’ESPULSIONE DAL PD PER VIOLAZIONE DELLO STATUTO E DEL CODICE ETICO.
SAN MAURO TORINESE, RUDY LAZZARINI ESPULSO DAL PD INSIEME A UN NUTRITO GRUPPO DI COLLEGHI.
CASERTA. RINO ZULLO È STATO ESPULSO DAL PD.
CARMELO MAZZOLA E DOMENICO PRISINZANO SONO STATI ESPULSI DAL PD DI CASTELBUONO.
AFRAGOLA: VALENTINO ESPULSO DAL PD.
SEI ISCRITTI AL PD ALLONTANATI DAL PARTITO PER NON AVER APPOGGIATO MARINI CANDIDATO SINDACO A FROSINONE.
SOLIDARIETÀ A PAOLO DEAN EX SINDACO DI FIUMICELLO E A ROSANNA FASOLO, EX ASSESSORE DELLA GIUNTA DEAN, ESPULSI DAL PD.
TERLIZZI. SEGRETERIA PD: «ESPULSI DAL PARTITO 2
VAL SUSA, IL PD ESPELLE 4 AMMINISTRATORI CONTRARI ALLA LINEA TORINO-LIONE

Espulsioni M5s, stupidità e dittatura della maggioranza. - Peter Gomez

A Beppe Grillo e a tutti i parlamentari e iscritti del Movimento 5 Stelle che hanno votato l’espulsione dei quattro senatori considerati dissidenti va consigliata la lettura di La Democrazia in America di Alexis de Toqueville. Le pagine che il filoso francese dedica al problema della dittatura della maggioranza sono esemplari. E anche se si riferiscono al governo degli Stati, indicano bene la strada che una parte del movimento rischia di imboccare.
Fino a qualche tempo fa la libertà di parola e il diritto di critica erano temi centrali per l’intero M5s. Molti cittadini avevano anzi deciso di sostenere l’ex comico alle elezioni dopo aver visto il suo blog e i Meetup battersi anche per questo. Nel novembre del 2010, per esempio, in uno dei tanti post di Grillo si poteva leggere: “La nostra lingua, la libertà di parola, è minacciata, castrata da un neo puritanesimo, da un ‘politically correct’ asfissiante che annulla la verità e uccide qualunque confronto”.
Oggi invece dobbiamo constatare che la libertà di parola nel Movimento 5 Stelle è minacciata e offesa dauna brutta voglia di unanimismoDalla decisione di far votare gli aderenti 5 Stelle non sulla violazione di una norma del non statuto o del codice di comportamento parlamentare, ma su una critica al Capo, o se preferite al Megafono. Discutere se i senatori avessero ragione o torto nel prendere posizione contro le modalità con cui Grillo ha deciso di strapazzare Matteo Renzi in diretta streaming – sbattendogli peraltro in faccia molte verità difficili da contestare – non ha infatti senso. Il dato importante è uno solo: non esisteva alcuna regola che impedisse ai senatori di farlo.
Certo, per qualsiasi movimento è fondamentale e giusto apparire unito, evitare, come scrive Alessandro Di Battista, che escano “sistematicamente” e per mesi dichiarazioni pronte “a coprire i messaggi del gruppo” o in contrasto con la linea stabilita. Ma anche se  le cose sono andate così – tanto che i quattro senatori avrebbero dimostrato maggior dignità andandosene da soli da un movimento del quale non condividevano più gli obbiettivi – la questione non cambia di una virgola. Punire qualcuno per dei comportamenti per i quali non sono state previste esplicitamente sanzioni non è solo liberticida. Rappresenta un rischio per tutti: anche per coloro i quali oggi votano a favore dell’espulsione dei dissidenti. Domani, e per un motivo qualsiasi, una nuova maggioranza potrebbe infatti votare la loro.
Consolarsi col fatto che le espulsioni (vedi il caso degli amministratori locali del Pd in val Susa fatti fuori perché anti Tav) sono spesso la regola in altri partiti, non serve. Il M5S dice infatti (e quasi sempre lo è) di essere diverso dagli altri movimenti politici. Per questo molti elettori, almeno a giudicare dai commenti e dalle mail che arrivano a questo giornale online, avrebbero trovato più intelligente e democratico che il Movimento, già in occasione del brutto e analogo caso di Adele Gambaro, avesse riformato il regolamento e il non statuto stabilendo con chiarezza cristallina diritti e doveri degli eletti. Non averlo fatto lascia spazio all’arbitrio, alla legge più forte e alle espulsioni di massa. Oltretutto votate online in blocco senza che agli iscritti fosse permesso esprimere valutazioni diverse su ogni singola posizione.
Pensare, come fa il Movimento 5 stelle, di rivoluzionare (con il voto) il Paese è perfettamente legittimo. Credere che sia possibile farlo rinunciando a dimostrare che, sempre e in ogni caso, si è meglio di ciò che si vuole combattere e abbattere non è solo sbagliato. È stupido.

Nel caso dei 4 espulsi non si tratta di difformità di opinione o di diritto di critica, ma di ben altro. Questi 4, pur essendo stati eletti nel movimento e pur conoscendone le regole, hanno cambiato opinione, hanno tradito le aspettative di chi li ha eletti, di chi ha riposto in loro la propria fiducia. Questi 4 individui, consci di aver vinto una lotteria entrando a far parte del parlamento e di tutti i privilegi che ne derivano, hanno deciso di cambiare opinione e di buttare discredito sul movimento. Io non credo che sia accettabile, ammissibile, trattenere nella propria casa chi vuole demolirla. Un ospite è gradito se gradevole. Si può accettare la critica e discuterla assieme, ma non si può parlar male di chi ospita ed in pubblico. Ciò che è venuto a mancare in tutta la faccenda sono state la sincerità e la coerenza. Fatto sta che, a quanto pare, i 4 abbiano già deciso di cambiare blusa e movimento formandone uno loro. Era scontato, comunque, che ci sarebbero stati fuoriusciti anche nel movimento, le cui regole differiscono diametralmente da quelle degli altri partiti.
Cetta.

mercoledì 12 dicembre 2012

Movimento 5 Stelle, Grillo caccia Giovanni Favia e Federica Salsi. - Emiliano Liuzzi



“A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri”.
Lo scrive Beppe Grillo, di prima mattina, e non senza sarcasmo, con poche righe inserite in una colonnina laterale sul suo blog. Favia rimane comunque consigliere regionale dell’Emilia Romagna e nella storia del Movimento 5 Stelle è stato il primo e più importante punto di riferimento all’interno delle istituzioni prima nel lavoro svolto come consigliere comunale a Bologna durante la breve giunta di Flavio Delbono, sia, appunto, come consigliere 5 Stelle nella regione governata da 50 anni dal Partito Democratico. 
Anche Federica Salsi, ripresa un mese e mezzo fa sempre da Grillo dopo la sua partecipazione a Ballarò (“i talk show sono il vostro Punto G”) in un’intervista apparsa sul web si è sfogata con toni durissimi contro il leader: “Il dissenso non è concepito all’interno del Movimento. Paradossalmente i partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio”. E getta anche delle ombre sul futuro dei 5 stelle in Parlamento: “Non emerge un progetto politico ma uno slogan elettorale. Viene il dubbio se non via sia la volontà solo di aumentare il volume di affari del blog di Beppe. Le persone candidate sono dilettanti allo sbaraglio. Non sono minimamente preparate”.
L’espulsione di Favia e Salsi è la terza, dopo quella di Valentino Tavolazzi. D’altronde Grillo lo aveva annunciato. “Siamo in una guerra, con noi o contro di noi. Chi si fa troppe domande sulla democrazia interna, prego andare. E andrà”. Un Beppe Grillo più nervoso di altre volte, ma allo stesso tempo con nessun sorriso ironico o ammiccamento. Aveva parlato ai suoi “ragazzi” più che al resto del mondo, non citando il marchese del Grillo, come due giorni fa, “io so’ io”, ma la conclusione sempre quella è. “Siamo in una guerra, in una guerra con gli elmetti. Siamo accerchiati. E finché ci accerchiano i giornali mi va anche bene, non lo accetto dall’interno. Chi mette in dubbio la nostra onestà fuori dalle palle”.
Che i destinatari del video messaggio avessero nomi e cognomi, sono tutta quell’area che da mesi chiede maggior dialogo, democrazia, partecipazione alle decisioni, non c’era dubbio. Quelli che se la prendono con lo strapotere che all’interno del Movimento cinque stelle ha conquistato Gianroberto Casaleggio, uomo che viveva all’ombra di Grillo, ma che oggi è al pari di Grillo, quello che in un partito tradizionale si chiamerebbe segretario o vice. È lui alla guida dell’unico ministero ombra del Movimento: quello alla comunicazione.
Lui è l’uomo delle primarie online, l’artefice della piattaforma sulla quale è avvenuta la consultazione, lui è lo stratega dei comizi, le parole-tormentone, l’uomo che alle visioni unisce un pragmatismo finalizzato ai voti. Si è detto molto e di più sull’uomo che da solo compone il cerchio magico che protegge Grillo. Lui non parla, annuisce o, la maggior parte delle volte, dissente; non discute coi giornali: lavora al blog; lui non tollera nemici: fa di tutto perché vengano rispediti a casa. Questo si dice. E lo dicono i militanti del Movimento, quasi tutti passati dagli uffici della Casaleggio associati, a Milano, in via Morone, a due passi dalla Scala. È lo spin doctor, ma per molti movimentisti anche la scuola del partito che sarà una volta occupate le stanze di Camera e Senato, lì dove – nella filosofia dei 5 Stelle – si dovrebbe consumare la rottura definitiva tra la nuova (Grillo) e la vecchia (Bersani e Berlusconi) politica. Lui tace come sempre, ovvio. Ma negli ultimi mesi ha iniziato a scrivere. In prima persona. E ’ uscito da quell’alone di mistero e magia che avevano fatto di lui un quasi “santone”, il mago delle strategie in rete.
Prima ha fatto capolino con una lettera al Corriere della sera, qualche mese fa, l’altro giorno con un post dove ha minacciato di querela Servizio Pubblico, la trasmissione di Michele Santoro, e un militante del Movimento, Ivano Mazzacurati, che lo ha accusato, per poi correggersi e dire di essere stato frainteso, di intascare direttamente lui i soldi destinati ai gruppi parlamentari. Mandato agli avvocati per diffamazione a mezzo stampa, è stata la risposta di Casaleggio, divoratore di fumetti, grande oratore con il mito di Gensis Khan. Difficile cercare precedenti nelle querele tra partiti e carta stampata o tv. Sono rari. In genere i politici (prima, seconda o terza Repubblica che sia) non querelano, se va bene chiamano direttamente gli interni dei piani alti. Ne sanno qualcosa alla Rai. Ma anche questo è il Movimento, la diversità che propone e l’età anagrafica relativamente giovane. Niente agende telefoniche, se qualcosa non va si passa alla querela. “Che Casaleggio e Grillo siano nervosi”, dice dietro la promessa di anonimato un attivista del Movimento, “non ci sono dubbi. Che alle primarie abbiano votato poche persone è altrettanto innegabile. Il problema non è quello di accapigliarci tra di noi. Sarebbe meglio capire i motivi. Nessuno sa quanti siamo gli iscritti, si parlava di centomila due anni fa, duecentomila quest’anno, molti di più se calcolati a oggi, quasi trecentomila. Se così fosse vorrebbe dire che non hanno votato il novanta per cento degli iscritti. 
Era ora che lo facesse!
Chi non è in linea con le ideologie di un movimento o di un partito, deve avere il coraggio di ammetterlo e dimettersi.
Rispettare le regole all'interno di un gruppo è doveroso come rispettare le leggi, è una questio
ne di coerenza, coesione, armonia di gruppo.
Il m5s è diverso dai partiti, e deve dimostrarlo anche drasticamente non accettando all'interno del proprio gruppo elementi che creano disturbo, che guastano l'armonia.
La Salsi e Favia hanno già dimostrato ampiamente di non accettare le regole, di non essere in sintonia con il movimento, si sentivano già indipendenti e intoccabili come un qualsiasi pseudo-politico.
La vera POLITICA, è "arte di governare", quindi, spirito di sacrificio inteso e proteso al raggiungimento della DEMOCRAZIA, che significa "governo del popolo" ed è intesa e protesa, a sua volta, al raggiungimento di un fine: il "bene comune".
Il Favia e la Salsi, evidentemente, non hanno compreso e fatti propri lo spirito e la passione che uniscono il gruppo, ha fatto bene Beppe, pertanto, ad estrometterli.

Infine, come è ben rappresentato nell'immagine, anche Dio cacciò dall'Eden Adamo ed Eva perchè non avevano rispettato le regole loro imposte.

Cetta.