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sabato 27 giugno 2020

“Il contante serve ai corrotti, agli evasori e al lavoro nero”. - Gianni Barbacetto

“Il contante serve ai corrotti, agli evasori e al lavoro nero”

Milena Gabanelli è la giornalista che da un decennio propone di ridurre il contante nelle transazioni economiche.
Come sei arrivata a questa proposta?
Parliamo di quasi dieci anni fa: l’intento era quello di offrire un suggerimento o quantomeno aprire una discussione. Nelle inchieste sulla corruzione, alla fine c’era sempre un giro di contanti; come in quelle sul lavoro nero, pagato sempre in contanti; sui professionisti, che preferivano i contanti, offrendo uno sconto del 20% senza fattura; e poi su quel gigantesco numero dell’economia sommersa (allora era sul 20% del Pil, secondo l’Fmi, sul 14% per l’Istat) che si nutre di contante e non paga le imposte dovute. Allora mi sono chiesta: se s’incentivassero i pagamenti tracciabili e si scoraggiasse l’uso del contante, non avremmo tutti da guadagnarci?
È anche un modo per ridurre l’evasione fiscale?
Credo sia difficile stabilirlo con precisione: l’economia sommersa è una stima, negli ultimi anni è un po’ calata, ma si aggira sui 190 miliardi l’anno. Però calcolando l’aliquota minima si fa presto a fare un conto.
L’uso della moneta elettronica potrebbe ridurre il lavoro nero e l’economia sommersa?
Di sicuro è più complicato sfuggire quando a monte c’è un pagamento tracciabile.
Ma come la riduzione del contante potrebbe essere un mezzo di contrasto alla corruzione e alle mafie?
I mezzi usati dal mondo dell’illegalità, purtroppo, sono sempre più sofisticati dei mezzi per combatterla, ma certamente la difficoltà a reperire contante qualche ostacolo lo mette. Anche l’ultimo episodio legato agli appalti di Atm Milano dimostra che le tangenti viaggiano sempre dentro a una busta con il cash. Che cosa ci facevano 67 mila euro in contanti in mano al dirigente Paolo Bellini?
È vero che meno contante significa più Pil?
Il Pil calcola anche la quota di sommerso, ma con meno contante in circolazione fai fatica a pagare i lavoratori in nero, per esempio, e sono circa 3 milioni, a cui non versi i contributi. Se li paghi con un assegno o un bonifico, dovrai per forza versarli, e questi soldi vanno nelle casse dell’Inps che poi paga le pensioni. Vale per tutto il settore del commercio e dei professionisti, che non pagano l’Iva e sotto-dichiarano. Sono tanti soldi, che consentirebbero di avere migliori servizi, di abbassare un po’ le tasse e creare nuovi posti di lavoro. Oltre a rendere tutto un po’ più equo, togliendo di mezzo la concorrenza sleale. Poi questo deve essere accompagnato dai mezzi necessari per combattere i grandi evasori, quelli che sfuggono completamente al fisco, o trasferiscono i profitti realizzati in Italia in un Paese a fiscalità agevolata, sfruttando però le infrastrutture italiane pagate con la fiscalità generale a cui tutti hanno contribuito, tranne loro.
Siamo uno dei Paesi occidentali più arretrati per uso di moneta elettronica.
Un po’ perché siamo ancora culturalmente analogici: ma si può recuperare incentivandola, consentendo per esempio di scaricare una percentuale di alcune spese. Occorre trovare un accordo con il sistema bancario per ridurre le commissioni. Per chi non si fida esiste sempre l’assegno. Contestualmente andrebbe scoraggiato pesantemente l’utilizzo del contante portando il tetto a un minimo mensile, o rendendone più costoso l’utilizzo. In fondo chi non può fare a meno del contante? Chi evade, chi fa il nero, gli spacciatori, i corruttori. Per tutti gli altri il problema non sussiste, nemmeno per gli anziani. Ricordo che ai tempi della social card, 12 anni fa, quasi 1 milione di indigenti e sopra i 65 anni fecero richiesta, dimostrando di non avere nessuna difficoltà a usare una carta elettronica con depositati 40 euro. Quando c’è un vantaggio, tutti imparano in fretta. Bisogna saperlo comunicare bene: “Se paghi con mezzi tracciabili, pagherai un ticket sanitario più basso, saranno meno lunghe le liste di attesa, ci saranno più asili nido, etc”. Poi le promesse vanno anche mantenute.
È pensabile, in futuro, l’abolizione della carta moneta, sostituita da una moneta elettronica di Stato?
In futuro saranno possibili tante cose, intanto guardiamo al presente.
Cosa pensi dell’eventualità di un condono in questa materia, suggerito anche dalla commissione Colao?
Se intendi l’emersione del contante depositato nelle cassette di sicurezza, che secondo il procuratore di Milano, ho letto sul vostro giornale, sarebbero 200 miliardi, i mezzi sono diversi, anche quello di proporre l’acquisto di titoli di Stato con un rendimento per esempio dell’1,5% a 3/5 anni, dedicati a realizzare infrastrutture.
Esistono monete elettroniche non tracciabili (tipo bitcoin): la guerra contro il contante non rischia di essere vana?
Chi vuole farla franca il modo lo trova sempre, però non per questo bisogna tenere la porta di casa aperta. Almeno mettiamoci una buona serratura.

mercoledì 17 aprile 2013

Milena Gabanelli.

Milena Gabanelli

"Mi rivolgo ai tanti cittadini che hanno visto in me una professionista sopra le parti e quindi adeguata a rappresentare l’inizio di un cambiamento nel Paese. Sono giornalista da 30 anni e ho cercato sempre, in buona fede, di fare il mio mestiere al meglio; il riconoscimento che in questi giorni ho ricevuto mi commuove, e mi imbarazza.

Certamente non mi sono mai trovata in una situazione dove sottrarsi è un tradimento e dichiararsi disponibile un segno di vanità. Forse non si sta parlando di me, ma dell’urgenza di dare un volto a un’aspettativa troppo a lungo tradita.

Che io non avessi le competenze per aspirare alla Presidenza della Repubblica mi era chiaro sin da ieri, ma ho comunque ritenuto che la questione meritasse qualche ora di riflessione. E non è stata una riflessione serena.

Quello che mi ha messo più in difficoltà in questa scelta è stato il timore di sembrare una che volta le spalle, che spinge gli altri a cambiare le cose ma che poi quando tocca a lei se ne lava le mani. Il mio mestiere è quello di presentare i fatti, far riflettere i cittadini e spronarli anche ad agire in prima persona. Ma quell’agire in prima persona è tanto più efficace quanto più si realizza attraverso le cose che ognuno di noi sa fare al meglio.

Io sono una giornalista, e solo attraverso il mio lavoro – che amo profondamente – provo a cambiare le 
cose, ad agire in prima persona, appunto.


https://www.facebook.com/pages/Milena-Gabanelli/34534837154?ref=stream&hc_location=stream

lunedì 22 ottobre 2012

Norma “anti Gabanelli”, appello di Articolo 21: oltre 5mila firme in 24 ore.


Norma “anti Gabanelli”, appello di Articolo 21: oltre 5mila firme in 24 ore

L'associazione per la libertà di stampa: "Se dovesse passare toglierebbe ogni paracadute ai giornalisti, rischiando di colpire chi tenta di fare il mestiere del cronista e stroncando il giornalismo d'inchiesta. Il nostro è un no a nuovi bavagli contro chi, come Report, non esita a contrastare mafie, logge e intrecci.

Oltre 5mila firme in meno di 24 ore per dire no all’emendamento “ammazza Gabanelli“. Le ha raccolte finora l’associazione Articolo 21. L’emendamento, presentato dal senatore del Pdl Giacomo Caliendo (ex sottosegretario alla Giustizia) nel quadro della legge sulla responsabilità civile dei magistrati, porta il nome della conduttrice di Report perché, come spiegano il direttore e il portavoce di Articolo 21 Stefano Corradino e Giuseppe Giulietti “se dovesse passare renderebbe ‘nulle’ tutte le clausole contrattuali che prevedono che l’editore tuteli il giornalista accollandosi le conseguenze economiche delle sanzioni in seguito al lavoro giornalistico”. Un appello (“Nessuno tocchi la Gabanelli e l’articolo21 della Costituzione”) che è possibile sostenere firmando su www.articolo21.it.
Si tratta, aggiungono Corradino e Giulietti, di una “grande manifestazione di solidarietà in rete e profondo dissenso nei confronti di una norma sulla responsabilità civile che toglierebbe, in pratica, ogni paracadute ai giornalisti, dipendenti o collaboratori esterni, rischierebbe di colpire chiunque tenti di fare davvero il mestiere del cronista e di stroncare il giornalismo d’inchiesta azzerando addirittura i free lance, colpendo non solo nomi famosi ma anche chi indaga contro criminalità e corruzione”. “Il nostro – concludono – è un netto no a nuovi bavagli contro quelli che, come Report, non hanno mai esitato a contrastare mafie e logge di ogni sorta e i loro intrecci perversi. Ad Acquasparta il 9, 10 e 11 novembre metteremo a punto una specifica proposta su questo tema che presenteremo a tutte le forze politiche”.

FIRMA L’APPELLO “Nessuno tocchi la Gabanelli e l’articolo21 della Costituzione”.


GIUMANIREPORT

In commissione Giustizia al Senato arriva l’emendamento al ddl sulla diffamazione, che più di uno ha definito ‘anti-Gabanelli’ (perché sembrerebbe tagliato su misura contro la conduttrice ‘Report’). E’ un emendamento sulla responsabilità civile che toglierebbe, in pratica, ogni paracadute ai giornalisti, dipendenti o collaboratori esterni, che rischia di colpire chiunque tenti di fare davvero il mestiere del cronista e di stroncare il giornalismo d’inchiesta azzerando addirittura i free lance, colpendo non solo nomi famosi ma anche chi indaga contro camorra, mafia, corruzione. In realtà si tratta di una delle tanti varianti delle liste di proscrizione che hanno vergognosamente segnato l’ultimo ventennio. Siamo sicuri che la proposta non passerà, ma sarà bene non abbassare la guardia e rilanciare la campagna “No bavaglio, sempre e comunque”.
Per queste ragioni vi invitiamo a firmare l’appello “Nessuno tocchi la Gabanelli e l’articolo21 della Costituzione”.