Visualizzazione post con etichetta Spettrografo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Spettrografo. Mostra tutti i post

giovedì 4 giugno 2020

Un pianeta abitabile a soli quattro anni luce di distanza? - Robert Krcmar

ESO/ M. Kornmesser-Rappresentazione della superficie del pianeta Proxima b in orbita attorno alla nana rossa Proxima Centauri, la stella più vicina al Sistema Solare.

GINEVRA - La stella più vicina al sistema solare, Proxima Centauri, è accompagnata da un pianeta simile alla Terra. Sul quale si potrebbe trovare dell'acqua in forma liquida, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Astronomy & Astrophysics e ripreso in un comunicato rilasciato ieri dall'Università di Ginevra (UNIGE).
La scoperta è stata resa possibile grazie a delle misurazioni della velocità radiale di precisione senza precedenti, effettuate con ESPRESSO (Echelle SPectrograph for Rocky Exoplanet and Stable Spectroscopic Observations), il più accurato spettrografo svizzero attualmente in funzione, installato sul "Very Large Telescope" in Cile.
Proxima b, che è situato nella fascia abitabile della propria stella, è stato rilevato per la prima volta quattro anni fa utilizzando un vecchio spettrografo, HARPS, anch'esso sviluppato dal team di Ginevra.
Misure migliori - «Eravamo già molto soddisfatti delle prestazioni dello spettrografo HARPS, che negli ultimi 17 anni è stato responsabile della scoperta di centinaia di esopianeti», ha detto Francesco Pepe, Professore del Dipartimento di Astronomia dell'UNIGE e responsabile di ESPRESSO.
«Siamo però molto lieti che ESPRESSO possa produrre delle misure ancora più precise. È una ricompensa gratificante per il lavoro di squadra che dura da quasi dieci anni», ha aggiunto il ricercatore, citato nel comunicato stampa. «Confermare Proxima b è stato un compito importante», ha dichiarato invece Alejandro Suarez Mascareño, autore principale della pubblicazione: «È uno dei pianeti più interessanti conosciuti nelle vicinanze del sole».
E per quanto riguarda la vita? - «ESPRESSO ha permesso di misurare la massa di questo pianeta con precisione», ha detto Michel Mayor, Premio Nobel per la Fisica 2019 e mente dietro a tutti gli strumenti di tipo ESPRESSO.
Sebbene sia circa 20 volte più vicina alla sua stella di quanto la Terra sia vicina al Sole, Proxima b riceve un'energia comparabile a quella che riceve la Terra, in modo che la temperatura alla sua superficie possa permettere all'acqua, se c'è, di essere in forma liquida in alcuni punti e quindi di ospitare forme di vita.
Detto questo, la stella Proxima Centauri è una stella rossa, attiva, che bombarda il suo pianeta con i raggi X: Proxima b riceve infatti circa 400 volte più raggi X della Terra. «Ma c'è un'atmosfera che protegge il pianeta da questi raggi? E se una tale atmosfera esiste, contiene gli elementi chimici favorevoli allo sviluppo della vita (ossigeno, per esempio)? E da quanto tempo esistono queste condizioni favorevoli?», sono ora le domande che circolano tra i ricercatori, tra cui anche Christophe Lovis, responsabile delle prestazioni scientifiche e dell'elaborazione dei dati.
«Affronteremo tutte queste questioni con l'aiuto di futuri strumenti che costruiremo appositamente per rilevare la luce emessa da Proxima b, e con lo spettrografo HIRES, che sarà installato sul futuro gigantesco telescopio ELT da 39 metri che l'European Southern Observatory (ESO) sta costruendo in Cile», ha aggiunto lo scienziato.
Una possibile sorpresa - Nel frattempo, la precisione delle misurazioni di ESPRESSO potrebbe portare a un'altra sorpresa.
Il team ha infatti trovato nei dati indicazioni di un secondo segnale, la cui causa non è stata definitivamente stabilita. «Se questo segnale fosse di origine planetaria, questo possibile altro pianeta, che accompagna Proxima b, avrebbe una massa inferiore a un terzo della massa della Terra e diventerebbe così il più piccolo pianeta mai scoperto con il metodo della velocità radiale», ha concluso Francesco Pepe.

https://www.tio.ch/dal-mondo/attualita/1440344/proxima-pianeta-espresso-anni-distanza?fbclid=IwAR0R_pvhTAQBJaeichjrgJlVxx4Q4bCNUP5CYytPevnRlLtAgxrSeU4iufQ

sabato 14 dicembre 2013

Spruzzi d’acqua nel cielo d’Europa. - Marco Galliani




Poderosi getti d'acqua sollevati fino a 200 chilometri sopra l'atmosfera della luna ghiacciata di Giove sono stati individuati da un team di ricercatori statunitensi e tedeschi grazie alle riprese del 'solito' Hubble. Giuseppe Piccioni (INAF): "Le lune di Giove possiedono caratteristiche uniche all'interno del Sistema solare. Con la prossima missione JUICE dell'ESA riusciremo a studiare con un livello di dettaglio mai raggiunto questi mondi potenzialmente abitabili".

A prima vista, quelle immagini così sgranate e indistinte di Europa, una delle lune di Giove, che compaiono oggi in un articolo pubblicato su Science Express, non sembrano particolarmente interessanti. Eppure dietro a quei pixel che assumono colori dal celeste chiaro fino al bianco assoluto, potrebbe celarsi una importantissima scoperta: la presenza di pennacchi d’acqua che si stagliano sopra la superficie di Europa, letteralmente sparati verso l’alto fino ad altezze di 200 chilometri e fuoriusciti da qualche frattura nella spessa calotta ghiacciata che avvolge il corpo celeste.
Le riprese dei presunti ‘geyser’ d’acqua sono state ottenute nella banda di radiazione ultravioletta dal telescopio spaziale Hubble con il suo spettrografo STIS (Space Telescope Imaging Spectrometer) nel corso di alcune osservazioni effettuate tra novembre e dicembre del 2012. Lorenz Roth, ricercatore della Southwest Research Institute negli USA e Joachim Saur dell’Istituto di Geofisica e Meteorologia di Colonia in Germania, insieme al loro team hanno individuato in quelle immagini delle anomale abbondanze di ossigeno e idrogeno al di sopra di due differenti regioni nell’emisfero sud della luna di Giove.
“I risultati dell’articolo pubblicato oggi su Science danno una risposta chiave ed inequivocabile della presenza di getti d’acqua transienti nell’emisfero sud del satellite galileiano Europa” commenta Giuseppe Piccioni, planetologo dell’INAF-IAPS di Roma. “La rivelazione è stata resa possibile grazie allo spettrometro ultravioletto a bordo del telescopio spaziale Hubble (HST), in grado di identificare le deboli emissioni provenienti dall’interazione del vapor d’acqua con l’ambiente estremamente energetico del sistema di Giove, i cui elettroni sono in grado di modificare ed eccitare energeticamente le molecole. Osservazioni precedenti dallo spazio ci avevano già dato la certezza della presenza di un oceano sotterraneo ad Europa e questi risultati sono compatibili con getti supersonici di 700m/s, ovvero 2500 chilometri all’ora, in grado di arrivare a 200 km di altezza. Questi poderosi geyser sarebbero generati dal potente stress mareale esercitato sulla luna dall’enorme e vicino pianeta Giove. È notevole anche il fatto della variabilità nel tempo di questi fenomeni, osservati quando Europa è all’apocentro (ovvero al suo punto di massima distanza da Giove) e non al pericentro (il punto di massimo avvicinamento al pianeta), compatibili con i modelli matematici attuali”.
I ricercatori, forti di queste importanti evidenze osservative, avanzano similitudini tra i fenomeni scoperti su Europa con quelli già noti che avvengono su un’altra luna nel Sistema solare, ovvero Encelado, che orbita attorno a Saturno, dove emissioni di vapore ad alta pressione emergono da sottili crepe sulla crosta del corpo celeste.
“Lo sapevamo già che Europa e più in generale le lune di Giove possiedono delle caratteristiche uniche all’interno del Sistema solare, non ultima la presenza di un enorme bacino di acqua allo stato liquido sotto la sua crosta, dove forse potrebbero essersi sviluppate elementari forme di vita” aggiunge Piccioni. “Con la missione JUICE dell’ESA recentemente approvata, avente come obiettivo lo studio approfondito del sistema di Giove in cui l’Italia figura con ruoli di primissimo piano grazie allo sforzo di ASI, INAF e le altre Università ed enti coinvolti, riusciremo a studiare con un dettaglio mai raggiunto precedentemente questi ed altri fenomeni peculiari di questi mondi potenzialmente abitabili”.