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sabato 5 gennaio 2013

Evasione in Svizzera, la più antica banca elvetica paga il conto agli Usa e chiude. - Chiara Merico


Evasione in Svizzera, la più antica banca elvetica paga il conto agli Usa e chiude


Wegelin & Co ha ammesso le proprie responsabilità davanti alla corte distrettuale di Manhattan. In base all’accordo di patteggiamento verserà 57,8 milioni di dollari tra multe e risarcimenti, per aver permesso ai suoi clienti americani, tra il 2002 e il 2010, di evadere le tasse su un totale di 1,2 miliardi di dollari di redditi.

Ha due secoli e mezzo di vita la prima vittima eccellente della guerra tra il fisco di Washington e le banche svizzere, accusate di aver aiutato i loro clienti statunitensi a evadere le tasse attraverso un sistema di conti segreti.  Wegelin & Co., la più antica banca privata elvetica, ha fatto sapere che chiuderà i battenti: quando era nata, nel 1741, gli Stati Uniti erano ancora una colonia inglese.
L’istituto ha annunciato di voler cessare l’attività poche ore dopo aver ammesso le proprie responsabilità davanti alla corte distrettuale di Manhattan: in base all’accordo di patteggiamento, Wegelin ha accettato di pagare 57,8 milioni di dollari tra multe e risarcimenti, per aver permesso ai suoi clienti americani, tra il 2002 e il 2010, di evadere le tasse su un totale di 1,2 miliardi di dollari di redditi.
Durante il processo, il manager svizzero Otto Bruderer aveva ammesso che la banca “era consapevole di agire scorrettamente” nel momento in cui aveva sottoscritto gli accordi con i clienti americani. Quando a febbraio la banca era stata formalmente incriminata dalla giustizia statunitense e i suoi vertici non si erano presentati davanti alla corte, in pochi si attendevano che la vicenda si concludesse con un accordo, anche se resta ancora aperta la procedura nei confronti dei tre manager Michael Berlinka, Urs Frei e Roger Keller.
Secondo diversi analisti, il processo contro Wegelin rappresenta un punto di svolta nella battaglia che da anni le autorità Usa conducono contro il totem del segreto bancario svizzero. “Non è chiaro se Wegelin sarà costretta a rivelare i nomi dei clienti evasori – ha spiegato alla Reuters l’ex procuratore federale Jeffrey Neiman -. Certo è che il Dipartimento di giustizia sta combattendo duramente le banche straniere che hanno aiutato i cittadini americani a evadere le tasse”.
Wegelin non è la prima banca a finire sotto la lente della giustizia americana per reati fiscali. Nel 2009 era stato il turno del più grande istituto svizzero, Ubs, che aveva patteggiato una multa di 780 milioni di dollari e aveva rivelato i nomi di 4.450 correntisti statunitensi, presunti evasori. Lo scorso luglio Credit Suisse aveva fatto sapere di essere finita sotto indagine, e secondo fonti di stampa anche la Julius Baer di Zurigo, l’inglese HSBC e le israeliane Hapoalim, Bank Leumi e Mizrahi-Tefahot Bank, sarebbero nel mirino dell’Irs (Internal Revenue Service, il fisco americano).
La lotta all’evasione internazionale, è diventata una priorità e le autorità statunitensi sono sempre meno disposte a tollerare scorciatoie di vario genere. Nel caso di Wegelin, la banca svizzera non aveva filiali fuori dalla Confederazione, e per interagire con i clienti statunitensi si serviva degli uffici di Ubs. Il manager Bruderer ha dichiarato in tribunale che per questo motivo Wegelin “non credeva di poter essere incriminata negli Stati Uniti, dato che non possiede uffici in territorio americano e che ha agito secondo le leggi della Confederazione elvetica, seguendo una linea di condotta comune ad altri istituti”. Non è stato così, e ora le regine svizzere del credito iniziano a preoccuparsi.

mercoledì 19 dicembre 2012

Milano, il giudice condanna 4 banche. “Truffa sui derivati ai danni del Comune”.


Milano, il giudice condanna 4 banche. “Truffa sui derivati ai danni del Comune”


Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa dovranno pagare una multa di un milione ciascuno. Confiscati 88 milioni di euro. Pene fino a 8 mesi inflitte a 9 manager. Assolto il direttore generale di Palazzo Marino all'epoca della giunta Albertini. Il pm Robledo: "Sentenza storica". Era un processo "pilota" a livello internazionale.

Il tribunale di Milano ha condannato 4 banche accusate di una truffa sui derivati ai danni del Comune di Milano. Il giudice Oscar Magi ha condannato a una pena pecuniaria di un milione di euro ciascuno Deutsche Bank, Ubs, Jp Morgan e Depfa Bank. La sentenza ha anche disposto la confisca di 88 milioni di euro ai quattro istituti di credito. I fatti contestati risalgono al 2005.
Magi ha condannato 9 imputati tra manager o ex a pene comprese tra i sei mesi e gli otto mesi e 15 giorni, e ne ha assolti quattro, come richiesto dall’accusa. I condannati sono Marco Santarcangelo e Antonia Creanza (8 mesi e 15 giorni di carcere e 90 euro di multa ciascuno), Tommaso Zibordi (7 mesi e 15 giorni e 80 euro di multa), Gaetano Bassolino (7 mesi e 70 euro di multa), Carlo Arosio, William Francis Marrone, Fulvio Molvetti e Matteo Stassano (6 mesi e 15 giorni di reclusione e 60 euro di multa), Alessandro Foti (6 mesi e 50 euro di multa).  Tra gli imputati assolti due funzionari delle banche, Simone Rondelli (JP Morgan) e Francesco Rossi Ferrini (JP Morgan), e Mario Mauri e Giorgio Porta, rispettivamente all’epoca dei fatti consulente e dirigente del comune sotto la giunta Albertini. Gli istituti sono stati condannati per la violazione della legge 231 del 2001, quella che dispone la responsabilità amministrativa delle aziende per reati commessi dai propri dipendenti. Si conclude così uno dei primi processi a livello internazionale con al centro i derivati. In caso di condanne e assoluzioni il giudice ha accolto le richieste della stessa Procura.
Secondo la Procura, il Comune di Milano sarebbe stato raggirato dalle quattro banche che avrebbero fornito cattive informazioni all’amministrazione comunale in relazione ai contratti stipulati. L’oggetto del processo è uno swap trentennale stipulato nel 2005 su un bond bullet da 1,68 miliardi di euro con scadenza nel 2035.
Una perizia disposta dal giudice Magi aveva stabilito, lo scorso maggio, che le banche, in sostanza, avrebbero male informato il Comune, il quale però avrebbe avuto fretta di concludere l’operazione. Il pm nella sua requisitoria aveva parlato di “aggressione alla comunità per l’opacità dell’operazione”. Lo scorso 21 marzo, invece, il giudice aveva deciso il dissequestro di 108 milioni di euro, sequestrati alle banche in fase di indagini, anche sulla base dell’accordo transattivo raggiunto nei mesi scorsi tra Comune e istituti di credito che porterà nelle casse dell’amministrazione oltre 400 milioni di euro nel giro di alcuni anni. Unica parte civile è l’associazione dei consumatori Adusbef che riceverà 50 milioni di lire di risarcimento.
Il giudice Oscar Magi ha trasmesso alla procura gli atti del processo sui derivati in relazione alla posizione di Angela Casiraghi, ex dirigente a capo del settore finanza del comune di Milano, “in ordine al reato di falsa testimonianza”. La donna condusse le trattative per conto di palazzo Marino con le banche. La Casiraghi era stata sentita sia in fase di indagini che nel corso del processo e la presunta falsa testimonianza farebbe riferimento ad alcune sue affermazioni rese da teste nel dibattimento.
Il procuratore Robledo parla di “sentenza storica, perché è stato riconosciuto il principio fondamentale che ci deve essere trasparenza da parte delle banche nel contrattare con la pubblica amministrazione”.
”Deutsche Bank rimane convinta di avere agito correttamente, come pure i suoi dipendenti. La banca intende, quindi, ricorrere in appello confidando in una risoluzione positiva del processo”. E’ quanto fa sapere l’istituto di credito in una nota diffusa dopo la lettura del dispositivo. Dello stesso avviso anche Ubs e Jp. Sul processo, in ogni caso, incombe anche il rischio prescrizione, “tagliola” che, per la prima parte delle operazioni, potrebbe scattare già da metà gennaio prossimo.