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venerdì 12 marzo 2021

Catania, l’ex sindaco Enzo Bianco e la giunta a processo per il buco nel bilancio del comune.

 

La Procura contesta  il falso ideologico per avere, tra l’altro, "falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata" anche se "consapevoli della loro sovrastima" e per avere "dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio".

L’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti saranno processati nell’ambito del procedimento per il buco di bilancio del Comune del capoluogo etneo, che è in dissesto finanziario. Lo ha deciso il gup Pietrò Currò ordinando il rinvio a giudizio per 29 le persone che il prossimo 16 settembre dovranno comparire davanti alla prima sezione del Tribunale monocratico per la prima udienza del processo. Si sono costituiti come parti civili il Comune di Catania, la Cgil e l’Ugl. La Procura contesta il falso ideologico per avere, tra l’altro, “falsamente attestato la veridicità delle previsioni di entrata” anche se “consapevoli della loro sovrastima” e per avere “dolosamente omesso l’iscrizione nell’atto contabile di somme sufficienti a finanziare gli ingenti debiti fuori bilancio”.

L’inchiesta si è basata su indagini del nucleo di Polizia economica finanziaria della guardia di finanza di Catania. E’ coordinata dal procuratore Carmelo Zuccaro, dall’aggiunto Agata Santonocito e dai sostituti Fabio Regolo e Fabio Saponara. Atti dell’inchiesta sono stati trasmessi anche alla Corte dei conti della Sicilia che ha condannato Bianco al risarcimento del Comune per 48mila euro e disposto l’interdittiva legale per 10 anni, contro cui è stato presentato ricorso. Con l’ex sindaco sono stati condannati la sua giunta in carica tra il 2013 e il 2018 e l’allora collegio dei revisori di conti “per avere contribuito al verificarsi del dissesto finanziario” dell’Ente. Gli assessori hanno avuto condanne da 51mila fino a 14mila euro. Per i revisori dei conti l’interdittiva stata disposta per cinque anni. E’ pendente il ricorso per tutte le posizioni.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/12/catania-lex-sindaco-enzo-bianco-e-la-giunta-a-processo-per-il-buco-nel-bilancio-del-comune/6131089/

sabato 9 novembre 2019

Fatti e misfatti.


Rispondendo alla domanda di fb: sto pensando che anche quest'anno ho donato la mia strenna al comune di Monreale pagando la Tari...quasi 400 €.
Premetto che in 14 anni non ho mai visto un netturbino, non abbiamo luci nella strada, non hanno mai fatto una disinfestazione e/o derattizzazione e non esiste alcun controllo del territorio.
Dimenticavo, siamo appena in due.
A tale proposito voglio raccontarvi un aneddoto capitatomi personalmente.
Precedentemente, essendomi arrivata un'aggiunta di 27 € a quanto già addebitatomi e pagato, ho telefonato al responsabile dell'ufficio specificando che, contrariamente a quanto sostenevano, in casa eravamo in due e non in tre, in quanto il mio ex aveva domicilio in altro comune regolarmente registrato e che, quindi, non avrei dovuto pagare quell'aggiunta...sapete che mi ha risposto? Che la terza persona era stata aggiunta perchè io avrei anche potuto ospitare il mio ex per qualche giorno senza segnalarlo al comune.
Interdetta dalla risposta gli ho chiesto, ironicamente s'intende, se avrei dovuto avvisare il comune ogni volta che ospitavo qualche figlio o nipote o ospite.....poi, senza attendere risposta ho chiuso e non ho mai pagato i 27 €.

Vi assicuro che la mia non è una barzelletta, ma pura e semplice realtà.
by Cetta

domenica 12 luglio 2015

Il ‘Patto scellerato’: Renzi taglia i soldi al Comune di Palermo e Orlando aumenta le tasse ai palermitani. - Giulio Ambrosetti



Questo ed altro emerge dalla lettura della relazione dei revisori dei conti di accompagnamento al Bilancio consuntivo 2014. Il documento viene illustrato dalla vice presidente del Consiglio comunale, Nadia Spallitta. Le società partecipate che nascondono i ‘buchi’ di bilancio.

Tante le notizie che vengono fuori leggendo la relazione dei revisori dei conti di accompagnamento al Bilancio consuntivo 2014. Ne segnaliamo, in particolare, due. 
Prima notizia: il ‘patto scellerato’ tra il governo Renzi e l’amministrazione comunale di Leoluca Orlando. In pratica, Renzi taglia i fondi al Comune e la Giunta Orlando massacra di tasse i palermitani. 
Seconda notizia: le società controllate dal Comune (o partecipate dallo stesso Comune) occultano i ‘buchi’ di bilancio.  
Cominciamo ad esaminare la seconda notizia. Partiamo dal Comune di Palermo, ma il dato riguarda molti Comuni dell’Isola. Per le società controllate dai Comuni siciliani (e forse anche per molti degli stessi Comuni dell’Isola), il prossimo anno, dovrebbe profilarsi qualcosa di molto simile al fallimento. Oggi ci occupiamo del Comune di Palermo, visto che è disponibile la già citata relazione dei revisori dei conti di accompagnamento al Bilancio consuntivo 2014. La relazione è stata consegnata ai 50 Consiglieri comunali di Palazzo delle Aquile, la sede del Comune di Palermo. E per ciò che riguarda i costi delle società partecipate del capoluogo dell’Isola, beh, non c’è da stare allegri. Anzi.
I dati li ha resi noti la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo, Nadia Spallitta.  “Aumenta 
palazzo delle aquile
Palermo, Palazzo delle Aquile
considerevolmente il costo delle società partecipate di circa 20 milioni di euro - dice Nadia Spallitta - e permangono consistenti disallineamenti tra i bilanci delle partecipate e quello comunale”. Scendendo nei particolari si nota che, “per alcune di queste società non è stato prodotto alcun bilancio”. Cosa che non sarebbe potuta succedere se fosse stato introdotto il controllo analogo previsto dalla riforma della contabilità pubblica: ovvero l’inserimento dei bilanci delle società controllate o comunque partecipate dai Comuni nei bilanci degli stessi Comuni. Di fatto, al di là delle giustificazioni di rito, la sensazione è che la mancata applicazione della riforma sia servita a nascondere la vera situazione contabile delle società collegate.
I Comuni sono in parte giustificati, alla luce della riduzione dei trasferimenti dello Stato e della Regione siciliana. E, in molti casi, dei mancati trasferimenti di fondi da parte della Regione siciliana. Da qui il gioco delle parti: la Regione che non eroga il dovuto ai Comuni dell’Isola (visto che subisce silenziosamente i tagli di Roma, in buona parte illegittimi, ma avallati, per ragioni di partito, dal presidente della Regione, Rosario Crocetta) e, in cambio, dà la possibilità agli stessi Comuni di continuare a nascondere, per un altro anno, i ‘buchi’ delle società controllate dai Comuni o collegate agli stessi Comuni.    
Palermo, sotto questo punto di vista, fa scuola. A giudicare da quello che scrive la vice presidente del
Nadia Spallitta
Nadia Spallitta
Consiglio comunale, Nadia Spallitta, i bilanci delle società collegate non sarebbero “trasparenti”. E’ il caso dell’Amia, la società che si occupava della raccolta dei rifiuti e che è fallita. O della Gesip, società i cui dipendenti sono confluiti in altre società. O della Rap, la società che ha preso il posto dell’Amia, che costa oltre 120 milioni di euro all’anno e che, però, non riesce a tenere pulita la città.
Palermo panoramica
Panoramica di Palermo
L’elenco continua con la Gesap, la società che gestisce i servizi a terra presso l’aeroporto di Palermo Falcone-Borsellino (già Punta Raisi). Di tale società aeroportuale il Comune detiene il 30 per cento circa delle azioni. La partita sulla Gesap è importante. In questo momento è in corso una guerra con il Comune che difende la gestione pubblica e alcuni ‘pirati’ che vorrebbero privatizzarla a costi irrisori. E va dato atto all’attuale presidente della società, Fabio Giambrone, di aver rimesso in carreggiata la società.
Il centrodestra - che ha controllato tale società per lunghi anni - aveva aumentato i costi in modo clientelare (leggere consulenze esterne). Con l’obiettivo di vendere la società per pochi ‘spiccioli’. Operazione sventata dall’amministrazione comunale di Leoluca Orlando che, con il 30 per cento circa delle azioni (gli altri soci sono la Provincia di Palermo commissariata dalla Regione con circa il 40 per cento delle azioni; la Camera di Commercio con il 20 per cento circa delle azioni e poi piccole partecipazioni di altri Comuni e di privati), esprime il presidente con il già citato Giambrone.
Tra le altre società del Comune di Palermo delle quali non si conoscono i conti c’è la Reset. Quindi la fondazione Teatro Massimo e l’associazione del Teatro Biondo Stabile.     
Nella relazione dei revisori dei conti del Comune di Palermo si affrontano altri temi. Per esempio la pressione fiscale a carico dei cittadini palermitani. Che nel triennio 2012-2014 è aumentata di 150 milioni di euro. E’ il gioco delle tre carte: a Roma il governo Renzi taglia i soldi ai Comuni per portarli alla Germania della signora Merkel. Il costo di questi mancati trasferimenti dello Stato è a carico dei cittadini con l’aumento di tasse e imposte comunali.
A Palermo il dato è doppiamente negativo. Questo perché, all’aumento della pressione fiscale di 150 milioni di euro, si registra una riduzione degli investimento di circa 100 milioni di euro. Ciò significa che i palermitani pagano più tasse per retribuire personale che, nella stragrande maggioranza dei casi, fornisce alla città servizi pessimi (è il caso della mancata raccolta dell’immondizia).   
Interessante anche la truffa sui debiti fuori bilancio. Che passano da 15 a 32 milioni di euro. Con un’incidenza sulle entrate che, dall’1,8%, passa al 4,4%. Di questi 32 milioni di euro, 29 milioni derivano da sentenze esecutive di condanna dell’amministrazione, 1,5 milioni per procedure espropriative erronee e circa 1 milione per acquisizione di beni e servizi senza impegno di spesa.
L’uso improprio dei debiti fuori bilancio nei Comuni è stato stigmatizzato anche dalla Corte dei Conti. In pratica, con tale metodo, si pagano ‘errori’ e fornitori improbabili (senza impegno di spesa, per l’appunto) con scarsi controlli. Con il dubbio, tutt’altro che campato in aria, che i debiti fuori bilancio servano per finanziare la politica.
Non mancano altri dati preoccupanti segnalati sempre da Nadia Spallitta: l’incidenza delle entrate tributarie sulle entrate comunali pari all’88,38% (in pratica, il Comune di Palermo vie ormai grazie alle tasse e alle imposte dei cittadini); una pressione delle entrate pro capite pari a 813 euro nel 2014 (era pari a 599 euro nel 2012); un aumento della pressione tributaria pro capite che, dai 514 euro del 2012, passa ai 718 euro del 2014 (complessivamente 337 milioni nel 2012 e 487 milioni nel 2014); quindi un aumento dell’indebitamento pro capite, che passa da 421 a 452 euro. Fine dei dati negativi? Nemmeno per sogno. “Si riduce la propensione all’investimento dal 18,33% del 2012 all'8,6% del 2014 - scrive sempre Nadia Spallitta -. Si riducono notevolmente gli investimenti pro capite, da 250 a 95 euro (complessivamente si è passati dai 163 milioni del 2012, cifra peraltro già irrisoria, ai 64 milioni di euro del 2014); si riducono i trasferimenti in conto capitale pro capite arrivando a 7,7 euro (rispetto ai 200 del 2012)”. Questo significa che al Comune di Palermo i soldi che dovrebbero servire per gli investimenti vengono utilizzati per pagare il personale del Comune e delle società partecipate. Per ogni dipendente, il costo per il Comune di Palermo si attesta intorno a 50 mila euro all’anno (in media).
“Allarmante appare il valore del contenzioso - scrive sempre Nadia Spallitta - pari a circa 500 milioni di euro (260 milioni attivo e 247 passivo), in relazione al quale non si ha modo di prevedere la vittoria o la soccombenza. Si tratta comunque di un dato che denota sicuramente dei vizi nei procedimenti amministrativi che determinano azioni legali per un valore complessivo pari a più di un terzo dell’intero bilancio. I revisori rilevano inoltre che è stata accolta l’opposizione del Comune avverso al fallimento Amia con diritto alla restituzione di immobili già trasferiti all’Amia per un valore di 80 milioni di euro”.
I revisori sottolineano anche una lentezza nella capacità di riscossione del Comune. “Rispetto ad una previsione di 11 milioni di euro e un accertamento di 9 milioni di euro in materia di recupero per evasione Tarsu, Tia e Tasi - scrive sempre la vice presidente del Consiglio comunale di Palermo - nessun importo è stato poi riscosso nell’esercizio 2014 e in generale è stato effettuato un accertamento di evasione fiscale per 22 milioni di euro, mentre la riscossione ammonta a soli 4 milioni. Questo ha determinato anche una riduzione dell’avanzo di competenza, che da 77 milioni del 2012 passa a 17 milioni del 2014”. Questo dato è importante perché, con molta probabilità, segnala la presenza di un impoverimento complessivo dei palermitani, con famiglie che debbono scegliere: o mangiare, o pagare le tasse al Comune. La dimostrazione che l’idea di far pagare ai cittadini i tagli del governo nazionale - che poi è la politica del governo Renzi - funziona fino a un certo punto: quando si va oltre un certo limite (che a Palermo, in moti casi, è stato superato), molte famiglie e molte imprese non ce la fanno più e non pagano.   
“Con riferimento ai servizi a domanda individuale - scrive sempre Nadia Spallitta - si registra un saldo negativo di 16 milioni di euro (entrate 4 milioni, costi 20 milioni) con una copertura del 20% circa. Nonostante l’incremento turistico dichiarato dagli organismi del settore, per gli spazi espositivi e i musei, a fronte di costi per 3,6 milioni di euro, i proventi sono davvero esigui: 100 mila euro”. Traduzione: il Comune di Palermo è bravo a tartassare di tasse i cittadini, ma è incapace di gestire i propri musei e i propri spazi espositivi.  
Altro giro, altra corsa: le contravvenzioni, che ormai sono diventate un mezzo mediante il quale il Comune di Palermo tartassa i cittadini. “Per le infrazioni al Codice della strada nel 2012 - dice sempre la vice presidente del Consiglio comunale - le entrate erano di 500 mila euro, mentre oggi si è passati a quasi 5 milioni di euro”. La dimostrazione matematica che, a Palermo vigili urbani, ausiliari del traffico e controlli automatici della velocità vanno a ruota libera.
Dalle multe alle sanatorie edilizie. Lì il Comune di Palermo ci va cauto: “Nonostante pendano circa 60 mila istanze di sanatoria edilizia - scrive sempre Nadia Spallitta - i contributi derivanti sono accertati in 1 milione di euro (di fronte a una stima approssimativa di 60 milioni di euro recuperabili). Si riduce il costo dell’utilizzo di beni di terzi da 14 a 9 milioni, così come il costo del personale pro capite che passa da 410 a 357 euro”.
La relazione dei revisori si conclude con numerose osservazioni, soprattutto in relazione agli organismi partecipati e alla già citata mancata produzione dei documenti necessari per fotografare la situazione delle società partecipate alla data del 31 dicembre 2014, “rendendo difficoltoso avere un quadro organico, esaustivo e completo dell’effettiva situazione finanziaria e contabile dello stesso Comune”. I revisori invitano il Comune di Palermo “ad un’azione che in modo radicale muti l’approccio culturale, ancor prima che tecnico, verso il sistema delle partecipate”. E osservano “altresì che non è stato adottato un bilancio consolidato, necessario invece per una visione unitaria della situazione economico-finanziaria dell’ente e per un adeguato controllo di gestione che, per tanto, allo Stato appare inefficace”.
Sulla relazione dei revisori dei conti interviene il capogruppo del PD a palazzo delle Aquile, Rosario Filoramo: "Il Comune - dice - tassa pesantemente i suoi cittadini, paga stipendi, ma non sa o almeno non comunica adeguatamente come eroga i servizi ai cittadini, quanto costano a livello unitario e quali obiettivi vengono raggiunti. Questo il giudizio più tagliente della relazione dei revisori dei conti al rendiconto di gestione 2014. Si tratta di una sonora bocciatura sul piano tecnico e su quello politico. Il rendiconto di gestione - conclude Filoramo - fotografa una situazione che non cambia rispetto a quella del 2013 e una gestione che resta ancorata al modello del secolo scorso. I cittadini pagano profumatamente in cambio di pessimi servizi".  
Concludendo, il prossimo anno, con il controllo analogo, al Comune di Palermo ci sarà da ridere…

sabato 7 febbraio 2015

“È casa tua, decidi tu”. Da oggi per ristrutturare basta una mail e al Catasto ci pensa il Comune. - Monica Adorno




“È casa tua, decidi tu”. Abbiamo letto sul sito del governo italiano questa proposta che ha davvero il sapore della semplificazione e per questo riportiamo il comunicato integrale pubblicato sul sito governo.it. 
“Grazie alle nuove norme introdotte dallo“Sblocca Italia” (Legge 11 novembre 2014, n. 164) ristrutturare il tuo appartamento, dividere un alloggio grande in due più piccoli o unire alloggi contigui, sia sullo stesso piano che su piani differenti per realizzarne uno più grande, è semplice e veloce: se non modifichi la volumetria complessiva e non intervieni sulla struttura della casa non hai più bisogno del permesso di costruzione, basta una semplice comunicazione di inizio lavori al Comune”.

“Quando saranno finiti i lavori ricordati di inviare la comunicazione di fine lavori al Comune: questa comunicazione ti fa risparmiare la procedura di accatastamento che altrimenti resta a carico del proprietario.
Le detrazioni
“Inoltre, la Legge di Stabilità ha prorogato a tutto il 2015 la possibilità di usufruire della detrazione fiscale del 50% delle spese sostenute per le ristrutturazioni edilizie e l’acquisto di mobili ed elettrodomestici, o del 65% per interventi di riqualificazione energetica o di adeguamento antisismico degli edifici”.
I lavori consentiti
Ristrutturando il proprio appartamento è possibile: rinnovare e sostituire alcune parti, come l’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti, realizzare e migliorare i servizi igienico-sanitari e tecnologici. Sarà possibile dividere un alloggio grande in due più piccoli, o unirne due contigui (sia sullo stesso piano che su piani differenti) per realizzarne uno più grande, potrai modificare così la superficie della tua abitazione secondo le nuove esigenze familiari.
Tra le opere consentite è anche possibile rinnovare e sostituire parti strutturali degli edifici, come scale pilastri travi muri portanti e altro, ma se sono previstie questi tipi di interventi le procedure saranno differenti.
I lavori non consentiti
Non è possibile modificare la volumetria complessiva degli edifici né modificare la destinazioni d’uso, quindi una casa non può diventare ufficio e viceversa. Gli approfondimenti si trovano sul sito della regione e del comune.
Come fare?
Per dividere o unire gli appartamenti, si possono fare i lavori senza dover ottenere alcun permesso da parte del Comune. Sarà necessario, prima di dare inizio ai lavori, trasmettere al Comune, anche semplicemente per via telematica senza recarsi negli uffici, la Comunicazione di Inizio Lavori, la così detta CIL, accompagnata da una asseverazione di un tecnico abilitato alla professione .
Se tra i vari interventi che dovrai fare nell’appartamento sono previste opere che riguardano le parti strutturali non si potrà utilizzare la CIL e si dovrà utilizzare il modulo di Segnalazione Certificata di Inizio Attività, la così detta SCIA.
I moduli per la CIL e la SCIA si possono reperire presso gli uffici tecnici del comune, alcuni li propongono anche sul sito istituzionale.
Quali documenti allegare
I documenti che dovranno essere trasmessi all’amministrazione comunale sono: – elaborato progettuale, cioè i disegni che fanno vedere le modifica dell’alloggio;
- comunicazione di inizio dei lavori asseverata, cioè sottoscritta da un professionista tecnico abilitato, il quale attesta, sotto la propria responsabilità, che i lavori sono coerenti con le regole e i piani approvati e che sono compatibili con la normativa in materia sismica e con quella sul rendimento energetico nell’edilizia e che i lavori non interessamento delle le parti strutturali dell’edificio.
- dati che identificano l’impresa alla quale si intende affidare la realizzazione dei lavori, che dovranno essere contenuti nella comunicazione di inizio lavori.
Da non dimenticare. Quando i lavori saranno ultimati si potrà inviare al comune anche una comunicazione di fine lavori. Questa comunicazione è valida ai fini dell’accatastamento e obbliga l’amministrazione comunale a inoltrare tempestivamente e direttamente, quanto necessario, ai competenti uffici dell’Agenzia delle entrate per il nuovo accatastamento dell’immobile trasformato. Senza questa comunicazione la procedura resta a carico del proprietario.
I costi
I lavori di frazionamento o accorpamento degli appartamenti i costi sugli oneri da pagare al comuni sono sostanzialmente diminuiti.
Dovranno essere pagati solo nel caso in cui le trasformazioni effettuate determinano un aumento della superficie calpestabile dell’appartamento che genera una erogazioni maggiore di servizi da parte dell’amministrazione comunale, il così detto “carico urbanistico” (necessità di più acqua, più fognatura, più parcheggi……).
I costi da pagare sono quantificati, comunque, solo rispetto alle opere di urbanizzazione, il costo di costruzione non dovrà essere pagato.

venerdì 12 ottobre 2012

‘Ndrangheta a Reggio Calabria, Alfano: “Sbagliato sciogliere il Comune”


‘Ndrangheta a Reggio Calabria, Alfano: “Sbagliato sciogliere il Comune”


Mentre il sindaco Arena difende in conferenza stampa il suo operato, scoppia la polemica tra Pdl, Pd e governo sullo scioglimento del capoluogo calabro.Gasparri e La Russa: "Decisione penalizzante". Garavini: "Sconcertanti affermazioni". Napolitano intanto firma il decreto.

Mentre a Reggio Calabria il sindaco Demetrio Arenacommissariato dal ministro Anna Maria Cancellieri due giorni fa, difendeva le ragioni della sua amministrazione in una fluviale conferenza stampa di quasi tre ore, sul caso Reggio è scoppiata una polemica a livello nazionale tra Pdl, governo e Pd.
Ad aprire le danze è il segretario del Pdl Angelino Alfano che senza mezzi termini parla dello scioglimento come di un atto che “penalizza e condanna un’intera comunità e non rafforza la presenza dello Stato”. Concetti ripresi dal presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, che dice di “non condividere le decisioni del governo” e dal coordinatore del Pdl Ignazio La Russa che condivide “totalmente la dichiarazione di Alfano”.
La risposta del Pd è affidata al capogruppo in commissione Antimafia, Laura Garavini, secondo la quale “lo scioglimento farà ripartire la città, anzi ne è condizione fondamentale”, ed al responsabile Giustizia Andrea Orlando che si dice sconcertato da Alfano perché il Cdm “interviene solo quando sono emersi elementi fondati e riscontrabili”.
Mentre a Roma prende corpo la polemica, a Reggio Arena si presenta ai giornalisti per dire che lui non è la genesi della ‘ndrangheta e che lo scioglimento del Comune non è il percorso adatto per combattere la criminalità. Proprio non vuole, Arena, vedersi cucita addosso l’etichetta di guida di un’amministrazione collusa con le cosche. E per spiegare i suoi perché convoca la stampa in una delle sale del Consiglio regionale, lontano da palazzo San Giorgio, dove lunedì arriveranno i tre commissari inviati dalla Cancellieri. In realtà più che una conferenza stampa è un convegno. La sala “Nicolas Green” è gremita, ma non solo di telecamere e giornalisti. Ci sono tantissimi politici, con in testa il governatore Giuseppe Scopelliti, che di Reggio è stato sindaco sino a due anni fa, semplici cittadini ed amministratori regionali e comunali. Tra i politici cittadini presenti c’è anche l’assessore ai lavori pubblici Morisani in cui nome figura nelle carte della commissione d’accesso che hanno portato allo scioglimento.
Per ora Arena sembra anche escludere il ricorso al Tar: “Non mi appassiona l’idea di fare ricorso”. Quindi il saluto, l’applauso dei suoi e l’abbraccio con Scopelliti che prima di andarsene dice che “è stato perfetto ciò che ha detto il sindaco”.
Intanto in serata si è appreso che il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato il decreto di scioglimento del Comune. Il provvedimento sarà notificato nei prossimi giorni ai commissari prefettizi e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale.