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giovedì 15 marzo 2018

«Montecchio (Vi), allarme percolato: peggio della Terra dei Fuochi». - Alberto Peruffo



Pubblichiamo la nota di Alberto Peruffo, prima linea del Movimento No Pfas e di altre questioni territoriali, come l’Istanza Unesco per Vicenza. Peruffo aveva già lanciato l’allarme sulla situazione di Montecchio Maggiore con un post su Facebook (clicca qui per leggere). Oggi rivolge 7 domande al Sindaco, agli Assessori preposti – comunali, provinciali, regionali – all’ARPAV, ai Carabinieri del NOE, e se fosse necessario alla Procura.
Ieri sera un gruppo di cittadini di Montecchio esperti di discariche si è riunito dopo aver fatto un sopralluogo presso la discarica Ex Cava Bozzetti dove stanno costruendo la rampa della Superstrada Pedemontana Veneta. Chiediamo a viva voce al Sindaco, agli Assessori preposti – comunali, provinciali, regionali – all’ARPAV, ai Carabinieri del NOE, e se fosse necessario alla Procura, di bloccare il cantiere o di rispondere a queste domande, se veramente hanno a cuore la salute dei propri cittadini, in modo inequivocabile. Altrimenti i lavori vanno bloccati, subito. La situazione è grave. Dopo le recenti forti piogge si vede il percolato stagnare e scendere nel terreno. E si sta cercando di nascondere tutto. Chiediamo risposte precise a domande precise:
1. A che profondità sono appoggiati/ancorati i pali di sostegno della strada?
Chiediamo questo perché è necessaria una verifica immediata, soprattutto su quanto è fonda la vecchia discarica, poiché questa non ha il classico telo di contenimento entrato in uso negli anni successivi, ma ha uno strato di argilla bentonitica + drenaggio, è c’è il serio pericolo che i pali abbiano forato questo strato con il risultato di fare andare il percolato in falda.
2. A fronte di questo evidente sventramento del perimetro di arginatura della discarica, fatto dalla rampa, dove finisce il percolato in circolo, adesso?
Lo stesso che con grande evidenza si vede nelle foto allegate. L’ARPAV qui deve dare una risposta certa e inequivocabile.








Ph: Marta Bortoli
3. Sotto le rampe si vedono degli accumuli di terra di fonderia coperti da teli neri e parte scoperti. Questi scarti sono stati analizzati?
Tutti sanno infatti che pure il fondo della SP 246 – come quella della rampa! – è di terra di fonderia messa in opera dalla stessa ditta indagata per scarti illegali nella Valdastico Sud. Interrogate i responsabili delle vecchie giunte di Montecchio, a riguardo, e fateci sapere cosa fanno in quel luogo quegli scarti.
4. Come mai sulla quota finale della strada hanno tolto la ghiaia in natura che sarebbe stata utile per fare la strada e che può essere – tra le cose – venduta, e al posto di questa hanno messo terra di fonderia come rilevato stradale?
Ci domandiamo se la Giunta attuale e gli organi competenti abbiano controllato e vigilato sui lavori. Un cantiere così osceno non poteva passare inosservato o si voleva farlo passare per tale, visto che tutti ora stanno correndo per coprire le immondizie.
5. Perché sono stati costruiti una serie indefinita di pozzi a fondo perduto lungo tutta la sede stradale essendo questi pozzetti vietati?
Sappiamo tutti dove finisce il fondo perduto. Di fronte a una situazione così delicata e pericolosa ci si aspetterebbe di vedere una canalizzazione con pozzi di recupero collegati tra loro per il filtraggio delle acque su vasche a monte e a valle. Non quelli che abbiamo visto nel cantiere.
6. Con quale folle criterio si dà il via libera a una strada sopra a una discarica dopo aver speso milioni di euro per creare e mettere in sicurezza la discarica stessa?
Sorge il dubbio che come criterio di utilizzo dei soldi della comunità ci sia quello di generare spazzatura da smaltire e soldi da spartire, altrimenti non si investirebbero milioni di euro per poi gettarli dalla finestra e ricominciare tutto da capo.
7. Ed è questo il punto cruciale: riuscirà il vecchio fondo/strato a sostenere 8/10 metri di nuovo materiale, compreso lo schiacciamento dei vecchi rifiuti, senza implodere su se stesso e far uscire senza più nessuna possibilità di recupero il percolato?
Quel percolato lo berranno i nostri figli.
A queste domande vogliamo che rispondano tutte le autorità preposte. Invitiamo i cittadini di Montecchio e non solo, visto che il percolato andrà in falda, di fermare i consiglieri, gli assessori, i sindaci, i tecnici, per farsi dare immediatamente una risposta o di fare in modo che le stesse domande siano portate nelle loro assemblee o davanti alle autorità inquirenti. Perché nessuno di noi in questa terra dorme più sonni tranquilli. Perché oltre ai PFAS di cui la MITENI è la massima responsabile, oltre alla follia della Pedemontana, dovremmo in futuro gestire le discariche tossiche della Paulona, e, ancora peggio, la discarica di via Molinetto dove in anni tristi sono stati sversati dalle concerie prodotti inimmaginabili, ma di cui noi cittadini di Montecchio stiamo ricostruendo la storia e sulla quale chiediamo ora nuovi carotaggi. Peggio della Terra dei Fuochi. E non ultima, nella zona Laghetti tra Montecchio e Montorso, ci è giunta notizia che dei privati stanno trattando per aprire una nuova discarica dove si era formata una piccola oasi di pace e natura. Il fronte dei crimini ambientali qui da noi è vastissimo e per questo il 22 aprile faremo la prima giornata nazionale contro di essi.
Vigilate, domandate, analizzate. O i vostri figli berranno liquame. Delle cui conseguenze nessuno vuole parlare.
Fin quando il pianto e lo sdegno di essere stati cittadini inerti non crollerà sulle vostre case. Insieme a quello di avere avuto dei politici ignavi e una classe dirigente inqualificabile.
Alberto Peruffo
prima linea del Movimento No Pfas e di altre questioni territoriali, come l’Istanza Unesco per Vicenza
Ph foto principale: Marta Bortoli

giovedì 27 luglio 2017

Latina, scoperta enorme discarica di rifiuti tossici: 20 arresti.

Risultati immagini per latina, rifiuti tossici

Nei pressi del sito decine di camion e macchinari utilizzati per il trasporto e lʼinterramento immediato delle sostanze pericolose.


La polizia ha scoperto una cava dismessa in provincia di Latina, trasformata in un'enorme discarica per rifiuti tossici. Nei pressi del sito decine di camion e macchinari utilizzati per il trasporto e l'interramento immediato delle sostanze pericolose. Una ventina di persone arrestate, accusate a vario titolo di far parte di un'associazione dedita al traffico illecito di rifiuti pericolosi.

I provvedimenti sono stati emessi dal giudice del tribunale di Roma su richiesta della Dda. In mesi di accertamenti, con intercettazioni e sistemi di videosorveglianza, i poliziotti hanno scoperto che a partire da marzo del 2016 l'organizzazione aveva trasformato una cava di pozzolana dismessa da anni in una enorme discarica dove far sparire le sostanze pericolose. I rifiuti arrivavano a bordo di decine di veicoli pesanti, anche di notte, e venivano immediatamente interrati con delle pale meccaniche, in modo da far sparire ogni traccia.

Al vertice dell'organizzazione che si occupava del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti pericolosi, sostengono gli investigatori, c'era un romano di 53 anni e suo figlio 22enne. Risultano indagati numerosi imprenditori di Roma e Latina operanti nel settore dei rifiuti. Effettuati sequestri di società, quote societarie, abitazioni, fabbricati industriali e terreni per diversi milioni.


Chi pagherà per questo?
Se un'associazione dedita al traffico illecito di sostanze nocive non è mafia, che cosa è?

martedì 15 settembre 2015

Pd-Articolo 4, i legami tra i Sudano e la Oikos dei Proto «La discarica di Tiritì prende la tessera dei democratici». - Salvo Catalano




CRONACA – A Misterbianco quasi tutto il gruppo dirigente del Pd va verso le dimissioni. A Motta Sant'Anastasia quasi. Sono i due Comuni in cui il matrimonio con il partito di Luca Sammartino e Valeria Sudano non va giù. Questione di valori. E di persone. «È inconcepibile per chi ha fatto della battaglia alla discarica una ragione di vita».

Se c'è un luogo dove il matrimonio tra Pd e Articolo 4 non unisce ma lascia ferite sanguinanti è Motta Sant'Anastasia. La scorsa primavera per giorni i deputati Valeria Sudano Luca Sammartino si sono fermati nella cittadina del Catanese, per sostenere il loro candidato sindaco, Anastasio Carrà, poi risultato vincitore per una manciata di voti. Un impegno notevole per una cittadina diventata di strategica importanza per la presenza della discarica Tiritì-Valanghe d'inverno. Impianto di proprietà della famiglia Proto, storicamente vicina proprio ai Sudano. Finora Pd e Articolo 4 si sono trovati sulle due parti opposte della barricate. Valori antitetici che ora si chiede di far convivere in un unico contenitore. Differenze da sacrificare sull'altare della capitalizzazione dei voti.
«Per chi come me ha fatto della battaglia alla discarica Tiritì una ragione di vita,è inconcepibile che Articolo 4 prenda la tessera del Pd, è come se fosse la stessa discarica a tesserarsi nel mio ormai ex partito». Massimo La Piana, militante democratico di Misterbianco e candidato a sindaco (sconfitto) del Pd alle ultime elezioni comunali, mastica amaro mentre annuncia le proprie dimissioni dal partito. Ieri nella cittadina del Catanese si è svolta una riunione per decidere cosa fare dopo il matrimonio, sancito dalla direzione regionale, con Articolo 4. «La stragrande maggioranza del gruppo dirigente si dimetterà», annuncia La Piana. A Motta Sant'Anastasia, paese che con Misterbianco condivide la battaglia contro l'impianto, i malumori sono gli stessi, mentre le decisioni al momento si limitano alla stesura di un documento che invita il Pd regionale a tornare sui suoi passi. Seguiranno chiarimenti con la segreteria provinciale. Ma se queste mosse non avranno l'effetto sperato, anche in questo caso si profila l'ipotesi di dimissioni di massa
I militanti democratici di Misterbianco e Motta non saranno gli unici a consegnare le tessere. La protesta dal basso si allarga, soprattutto nell'ala che fa riferimento a Pippo CivatiIn più di 600 tra amministratori, dirigenti locali e semplici militanti hanno sottoscritto una lettera scritta da Valentina Spata, a capo dell'area siciliana che fa riferimento a Civati. Si pone in attesa il sindaco di Misterbianco, Nino Di Guardo, anche lui del Pd. «Confido nella saggezza del mio partito e do per scontato che la nostra politica sulla discarica non cambierà. In caso contrario - continua - se dovesse cedere a eventuali ricatti, non sarebbe più il mio partito. Resta il fatto che l'adesione al Partito Democratico di esponenti politici come Sammartino e Sudano, non è affatto una bella notizia. È noto, infatti, il sostegno che gli stessi hanno profuso per mantenere in vita la discarica di Motta Sant'Anastasia». 
Un nome su tutti non va giù ai militanti antidiscarica: Valeria Sudano, deputata regionale di Articolo 4, tra i principali artefici insieme a Luca Sammartino dell'ingresso nel Pd, ma soprattutto nipote dell'ex senatore Mimmo Sudano. La famiglia Sudano è legata a doppio filo ai Proto, titolari della ditta Oikos, a sua volta proprietaria dell'impianto. Il capostipite, Domenico Proto, è sotto processo a Palermo, proprio per le vicende legate alla discarica. «I legami tra le due famiglie sono storici, il Pd ha deciso di assumere una precisa identità nella quale non possiamo riconoscerci», afferma La Piana. Il cugino di Valeria Sudano, Salvatore detto Chicco, figlio dell'ex senatore di Forza Italia Mimmo Sudano, è uno degli avvocati della Oikos. La sede della ditta si trova nello stesso appartamento dello studio legale di Sudano. Il suo nome compare (da non indagato) negli atti del processo Terra Mia, alle prime battute a Palermo. Tra i rinviati a giudizio ci sono il numero uno della Oikos, Domenico Proto Gianfranco Cannova (dipendente dell'assessorato regionale Territorio e ambiente) che avrebbe rilasciato autorizzazioni alle attività di diversi impianti senza i relativi controlli, accettando denaro, regali e viaggi, agevolando gli iter per gli impianti amici. 
È proprio Chicco Sudano, per conto della Oikos, come scrive il gip nell'ordinanza per l'applicazione delle misure cautelari in carcere, a pagare due soggiorni presso l'Hotel Baia Verde di Aci Castello a Cannova. «La disinvolta confidenza tra i due indagati (Cannova e Proto ndr) - scrive ancora il Gip - è avvalorata dagli altri elementi in atti a partire dai contatti intrattenuti dal Cannova anche con l’avvocato Sudano Salvatore (Chicco), il quale ha anche inviato una sua memoria intercettata con e-mail. Un documento di notevole rilevanza dal momento che contiene, in pratica, la risposta che il Cannova a nome dell’ufficio che rappresentava quale funzionario dell’assessorato al Territorio, avrebbe dovuto fornire alla richiesta della Provincia Regionale di Catania di parere sulla chiusura della discarica di contrada Valanghe d’Inverno e sull’annullamento del decreto Aia già emesso». Danilo Festa, esponente del Pd di Motta, ricorda come, quando nel 2013 i comitati sono stati ascoltati alla commissione Rifiuti e ambiente dell'Ars, «Valeria Sudano si mostrò ostile verso le criticità da noi spiegate e quando arrivò Mimmo Proto si abbracciarono calorosamente».
Di certo se qualcosa nella politica del Pd rispetto alla discarica Tiritì cambierà si vedrà a breve. «Entro Pasqua l'impianto verrà chiuso, sono questi i tempi previsti e che vogliamo fare rispettare», spiega il sindaco Di Guardo. «A novembre - aggiunge Festa - dissero che, in base al programma di chiusura fissato della Oikos che prevede il riempimento della struttura, a marzo avrebbero chiuso. Poi si passerà alla fase di bonifica che sarà sempre a carico della Oikos. Vedremo se quanto promesso sarà effettivamente rispettato».

giovedì 28 agosto 2014

Smaltimento rifiuti: Catanzaro (Vice presidente Confindustria) e le irregolarità della sua discarica di Siculiana.

Dall'ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
"Ecco tutte quante le illegittimità contestate al vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro ed a suo fratello Lorenzo, proprietari della mega discarica di Siculiana, contro i quali e' stato presentato un ricorso straordinario al presidente della regione siciliana dal comune di Montallegro.
Il sindaco del comune agrigentino laddove ricade una porzione della megadiscarica dei Catanzaro, si e' avvalso della consulenza tecnica del docente universitario Aurelio Angelini, uno dei maggiori esperti di questioni ambientali.
Il ricorso e' stato predisposto dall'avvocato Guido Gianferrara.
In altri termini, dal 2010, la discarica di Siculiana doveva essere chiusa, in quanto non prevista dal piano regionale dei rifiuti e perchè ampliata illegittimamente.
Poi c'e' il capitolo riguardante il versamento della polizza fideiussoria.
In soldoni, il vicepresidente di Confindustria Sicilia, avrebbe dovuto versare, nel 2009, all'atto dell'ultimo enorme ed illegittimo ampliamento, 30 milioni di euro alla regione. In realtà ne ha versati soltanto 190 mila. 
Il tutto in violazione di quanto previsto dalle vigenti leggi in relazione alla superficie impegnata, oltre 100 mila metri quadri e per i milioni di metri cubi di rifiuti sotterrati.
Inoltre è stata violata anche la norma definita opzione zero, ossia quella relativa alla previsione della raccolta differenziata che, nel 2012, nell'area interessata, l'Ato ag2, di cui fa parte anche la città di Agrigento ed altri 18 comuni, avrebbe dovuto essere di oltre il 60% ed in realtà è ancora inchiodata, nel 2014 al 7%.
Inoltre e' stata violata la norma che prevede che le discariche dovevano continuare ad essere pubbliche e non private e dovevano essere utilizzate soltanto all'interno dell'ambito territoriale dove ricadono. Messe a disposizione, cioè, soltanto, nel nostro caso dei 19 comuni agrigentini. I Catanzaro invece, grazie all'enorme ed illegittimo ampliamento della discarica, oltre a servire i comuni dell'Ato ag2, hanno sotterrato i rifiuti di mezza Sicilia. Il tutto provocando gravissimi problemi ambientali ed alla salute della gente che vive nei comuni a ridosso della loro discarica privata; in modo particolare a Siculiana, Montallegro e Realmonte e via via tutti glia altri. Tali problemi sono stati causati dall'enorme dimensione della sua, lo ribadiamo, illegittima discarica privata e per l'esigua distanza dai centri abitati.
Di seguito riporto un significativo stralcio del corposo ricorso presentato, per conto del comune di Montallegro, dall'avvocato Guido Gianferrara su incarico del sindaco di Montallegro, Giuseppe Manzone , giusta deliberazione G.M. n. 33/2010 che, come detto si e' avvalso della collaborazione tecnica di uno dei maggiori esperti italiani di problematiche ambientali, il già citato docente universitario, Aurelio Angelini.

Dal documento del prof. Angelini:
"
PROFILI DI ILLEGITTIMITA’

Il decreto di notifica di Autorizzazione Integrata Ambientale e gli atti da esso richiamati, presentano diversi profili di illegittimità, giuridica, procedurale e regolamentare. 

Di seguito indichiamo solo i principali.

Discrasia tra i volumi autorizzati e fabbisogno dell’Ambito Territoriale Ottimale “AG2”

L’art. 199, 3, lettera a), del Dlgvo 152/2006, che stabilisce l’obbligo di assicurare la gestione dei rifiuti urbani non pericolosi all'interno degli Ambiti Territoriali Ottimali. L’autorizzazione che è stata rilasciata dalla Regione siciliana, prevede per la vasca di discarica “V4” una concessione pari a 2.937.379 mc. 

Possiamo da questi dati concludere che il fabbisogno di volumi per l’abbancamento di rifiuti in discarica per annuo dell’ATO-AG2, è pari a circa 106.000 mc, a fronte di una produzione annua di rifiuti tal quale dell’ATO “AG2” di circa 85 mila tonnellata. Questo calcolo – “illegittimamente” esclude il computo gli attuali obiettivi di raccolta differenziata (45%) e la riduzione in volumi prodotta dall’attività obbligatoria di “trattamento/riduzione” dei rifiuti prima del conferimento in discarica.

L’autorizzazione poteva pertanto arrivare “forzando le norme vigenti” ad un massimo di 636.000 mc, in relazione al limite di 6 anni. 

La ditta Catanzaro consapevole del sovradimensionamento della proposta relativa alla vasca di discarica “V4”, anche in relazione alle volumetrie ancora disponibili nell’impianto, ha cercato di motivare astrattamente e non giuridicamente la realizzazione della nuova vasca di discarica. 

Nella relazione della Catanzaro costruzioni “A5. Valutazione dell’inquinamento”, a pag. 3, si legge che, la finalità della discarica è quella di: “assolvere alle funzioni di impianto connesso e correlato ad una funzione su scala regionale”. Ebbene ricordare che questa funzione non è prevista dall’ordinamento comunitario, statale e regionale, oltre ad essere sbagliata sia sotto il profilo ambientale e sia sotto il profilo economico e gestionale. 

2.2 Obbligo di previsione nel Piano regionale dei rifiuti

Nella relazione tecnica presentata dalla Catanzaro costruzioni (allegato C), al punto 1.2, si sostiene che la vasca di discarica “V4”, è prevista nel Piano regionale. Per sostenere questa tesi, anziché allegare la previsione del piano regionale delle discariche da realizzare, la società, cita una nota inviata dall’Agenzia Regionale Rifiuti e Acque del 4 marzo 2009, protocollo n. 16102, alla Catanzaro Costruzioni. Questa stessa nota viene indicata –inopinatamente- nel decreto di AIA, come parere positivo dell’ARRA alla realizzazione della vasca di discarica “V4”. 

Dall’analisi del Piano regionale del rifiuti nell’allegato “13.e”, (che riportiamo di seguito) approvato con ordinanza del commissario delegato n. 1166 del 18/12/2002, non risulta alcuna previsione di nuove discariche nel territorio di Siculiana e ne tantomeno del comune di Montallegro (AG). 

Nell’allegato “13.e” è indicata la discarica di Siculiana (AG) nell’elenco delle discariche “attive nella provincia di Agrigento”. Il Piano di gestione dell’ATO-“AG2” si limita a richiamare il piano regionale dei rifiuti, anche in considerazione che all’epoca dell’emanazione del Piano regionale dei rifiuti, l’autorità che svolgeva il compito commissariale in materia di discariche, comprese gli ampliamenti e le nuove previsioni di discariche, era il prefetto della provincia. 

L’art. 9, comma 1, lettera “e” del Dlgvo 36/03, stabilisce che per la realizzazione di nuove discariche sia necessaria una specifica previsione del Piano regionale, aspetto questo ben diverso della mera elencazione delle discariche attive in Sicilia nel 2002. 

Relativamente alle discariche in Sicilia, nel capitolo 6, pag.51, del Piano di gestione dei rifiuti, si trova la citazione dell’Ordinanza 31/5/1999, n. 2983: “la dichiarazione dello stato d’emergenza i Prefetti delle Province siciliane assumono le competenze ex art. 13 del D.L.gs n. 22/97”. Il successivo comma “2”, pone in capo ai Prefetti anche le competenze relative alla autorizzazione ex art. 27 e 28 delle discariche per rifiuti solidi urbani: “Le approvazioni dei progetti e le autorizzazioni di cui agli articoli 27 e 28 del Dlgvo del 5 febbraio 1997, n° 22, concernenti le discariche sono rilasciate dai Prefetti delle province, anche in deroga all’art.5 della Legge Regionale 29 dicembre 1981, n.181. Le autorizzazioni per le discariche di rifiuti urbani, compresa l’autorizzazione di aumenti volumetrici di discariche esistenti, sono rilasciate esclusivamente ad impianti a titolarità gestione pubblica.” L’art. 5, comma 3, affida ai Prefetti il compito di individuare le nuove discariche, chiudere le vecchie ed assicurarne la gestione pubblica: “Per far fronte al fabbisogno di cui all’articolo 2, comma 1, lettera g), i Prefetti delle province individuano le discariche, ne assicurano la titolarità e la gestione pubblica anche nei modi previsti dal precedente articolo 3, comma 2 e le adeguano alle disposizioni contenute nella normativa vigente”. Infine, a pag. 55 del Piano regionale si stabilisce che “Le autorizzazioni concernenti la costruzione e la gestione delle discariche per rifiuti speciali sono rilasciate a soggetti pubblici o privati dai Prefetti, anche in assenza del piano di cui all’articolo 22 del Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.22, sulla base di comprovate esigenze ambientali”.

Come si deduce da quanto citato, il Piano regionale n. 1166 del 18/12/2002, non contiene e non poteva contenere alcuna previsione di nuove discariche da realizzare nel comune di Montallegro e Siculiana, come invece si sostiene nella relazione tecnica (allegato C), al punto 1.2, in cui si scrive che la vasca di discarica “V4” “risulta essere previsto”. A conferma di ciò viene citata una nota inviata dall’Agenzia Regionale Rifiuti e Acque (ARRA), del 4 marzo 2009, protocollo n. 16102, alla Catanzaro Costruzioni.

2.3 Alternative e Opzione Zero

Condizione necessaria ed indispensabile per poter rilasciare un’Autorizzazione Integrata Ambientale e che la “conferenza dei servizi”, deve esaminare l’”opzione zero”, in base all’art.14 bis, comma 3, legge 1990, n.241, che prevede “la necessaria ponderazione delle principali alternative ai fini della valutazione di impatto ambientale”. 

La conferenza dei servizi si esprime sulle condizioni per la elaborazione del progetto e dello studio di impatto ambientale. In tale fase, che costituisce parte integrante della procedura di VIA, la suddetta autorità, esamina le principali alternative, compresa l’alternativa zero, e, sulla base della documentazione disponibile, verifica l’esistenza di eventuali elementi di incompatibilità, anche con riferimento alla localizzazione prevista dal progetto. 

Dall’analisi degli atti della conferenze di servizio che si sono svolte, non risulta che in nessun momento sia stata discussa l’”Opzione Zero”, nonostante che, l’art. 22 del Dlgvo n. 152/2006, (Studio di impatto ambientale) stabilisce che “Lo studio di impatto ambientale contiene almeno le seguenti informazioni: …d) una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal proponente, ivi compresa la cosiddetta opzione zero, con indicazione delle principali ragioni della scelta, sotto il profilo dell'impatto ambientale”.

Nel caso dell’autorizzazione della vasca di discarica “V4”, l’esame di tutte le alternative non è stato compiuto, né sono state valutate le conseguenze dell’alternativa zero, e cioè, cosa avrebbe prodotto l’ipotesi di diniego alla realizzazione della vasca di discarica “V4”. Questa indispensabile procedura autorizzatoria non è stata praticata, poiché la vasca di discarica “V3”, attualmente in esercizio, presenta una capienza tale da soddisfare i bisogni dell’ATO di riferimento per i prossimi 4 anni almeno. La valutazione della “opzione zero” avrebbe messo in luce l’inutilità della vasca di discarica “V4” in relaziobe al fabisogno del bacino di riferimento l’ATO-AG2. 

2.4 Impianto di trattamento e VIA

L’A.I.A non ha proceduto ad una valutazione della discarica “V4”, nel complesso delle discariche esistenti,in particolare, sia per quelle operative e sia quelle avviate alla gestione post-operativa. Inoltre non è stato fatto uno studio di impatto ambientale sull’effetto “cumulo” degli inquinanti e per le varie sorgenti di impatto. 

La stessa A.I.A. non ha preso in considerazione le necessità impiantistiche per il pre-trattamento di una nuova vasca di discarica la “V4”, con le sue specifiche capacità di abbancamento e trattamento. L’operatività contestuale delle vasche di discarica “V3” e “V4”, andavano valutate per la capacità impiantistica nel loro insieme, in relazione alle operazioni di pre-trattamento dei rifiuti, all’impatto indotto, compreso quello veicolare. Va da se che questo approccio avrebbe determinato una valutazione specifica dei nuovi impianti necessari per affrontare l’aumento del flusso di rifiuti in discarica. Lo stesso andava fatto per l’impianto –obbligatorio- di trattamento dei rifiuti, di cui bisogna valutare la qualità produttiva e le quantità trattate, in relazione agli obiettivi previsti dal decreto legislativo 36/2003, di riduzione dei rifiuti urbani biodegradabili.

La Catanzaro costruzioni ha presentato la richiesta di autorizzazione definendo “ampliamento” una vasca di discarica di quasi tre milioni di metri cubi, a fronte di una situazione impiantistica precedente autorizzata per complessivi 1.874.000 mc. Si tratta in sostanza non di un ampliamento, ma di una modifica sostanziale dell’impianto, in considerazione che in termini di volumi, di area interessata e di emissioni dell’impianto, la realizzazione della vasca di discarica “V4” è di gran lunga superiore alla somma delle vasche di discarica precedentemente realizzate. Il Dlgvo 59/2005, “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento”, all’art. 1., lettera, n), stabilisce che: “modifica sostanziale: una modifica dell'impianto che, secondo un parere motivato dell'autorità competente, potrebbe avere effetti negativi e significativi per gli esseri umani o per l'ambiente. In particolare, per ciascuna attività per la quale l'allegato I indica valori di soglia, è sostanziale una modifica che dia luogo ad un incremento del valore di una delle grandezze, oggetto della soglia, pari o superiore al valore della soglia stessa”. Trattandosi di una nuova vasca di discarica la “V4” grande circa il doppio del complesso delle vasche precedentemente realizzate, è del tutto evidente che si tratta di una modifica sostanziale e non di “un aumento di capacità produttiva”. 

2.4 COMUNE TITOLARITA’ IN MATERIA URBANISTICA E DI SALUTE PUBBLICA 

Il Comune di Montallegro parte in causa per la variante urbanistica da effettuare sul proprio territorio, ha espresso sul progetto della vasca di discarica “V4”, parere contrario, con la con nota n.7492 del 2/12/2009, ed in particolare ha sostenuto:

a) il sovradimensionamento della discarica; 
b) gli effetti ambientali e sanitari; 
c) le conseguenze economiche per il territorio;
d) l’impatto veicolare. 

Quattro aspetti rilevanti nel procedimento di valutazione dell’impatto di un opera e nel procedimento A.I.A., pertanto pienamente legittime. 

Nelle conferenze di servizio e nell’atto A.I.a. di autorizzazione rilasciato, nessuna controdeduzione è stata fatta dall’autorità che ha emesso il provvedimento, non rispettando l’obbligo di motivare il rigetto del parere contrario come quello del Comune di Montallegro e di contro dedurre tecnicamente alle obiezioni sollevate al progetto della vasca di discarica “V4”. 

Nel decreto A.I.A., i rilievi presentati dal comune di Montallegro, non sono stati dichiarati infondati, attraverso motivazioni tecniche e in base alle performance contenute del progetto dell’opera. Sono state invece liquidate nel provvedimento come: “atecniche”. 

Questa sibillina quanto “atecnica” formulazione delle contro deduzioni, manifesta tutta la fragilità del provvedimento sia in punto di tecnica e sia in punto di diritto. Le motivazioni al rigetto del parere contrario del comune di Montallegro erano doverose all’istituzione preposta alla tutela del territorio e della salute dei cittadini, sia per l’ordinamento degli enti locali e sia per la Costituzione italiana. 

2.5 Obbligo della fideiussione 

L’autorizzazione all'esercizio della discarica può essere rilasciata solo dopo l'accettazione da parte della regione delle garanzie finanziarie (art. 9 Dlgvo 36/2003. Questa condizione indispensabile per il rilascio dell’A.I.A., non è indicata nel decreto e neppure è posta quale subordinata a validare l'idoneità del soggetto richiedente non risulta intervenuta siffatta accettazione né risulta presentata alcuna garanzia.

Nella relazione “A6 Piano finanziario, la Catanzaro costruzioni si limita a stimare un costo di fideiussione pari a 195.391,23 €. Tale fideiussione non è stata calcolata in base ai parametri previsti dall’ORDINANZA COMMISSARIALE N. 2196 del 2 dicembre 2003, (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Siciliana – parte I, n. 8 del 20 febbraio 2004 (non c’è traccia nel Piano Finanziario a cui fa riferimento l’A.I.A.). L’ordinanza è relativa ai “Criteri e modalità di presentazione e di utilizzo delle garanzie finanziarie relative alle attività di smaltimento e di recupero di rifiuti urbani, rifiuti pericolosi e non pericolosi”. L’ordinanza stabilisce i “Valori e parametri di riferimento per la determinazione dell'ammontare delle garanzie finanziarie”, e sono per le discariche di rifiuti non pericolosi:
1) L'ammontare delle garanzie finanziarie da prestarsi per gli obblighi derivanti dall'attivazione e la gestione operativa della discarica, comprese le operazioni di chiusura e di sistemazione e recupero dell'area occupata dall'impianto chiuso, deve prevedere:
- € 18,00 al mq. per la superficie effettiva finale di ricopertura;
- € 7,00 al mc. corrispondente alla capacità totale di riempimento autorizzata.

2) L'ammontare delle garanzie finanziarie da prestarsi per il periodo di gestione post-chiusura per una durata di 30 anni, deve prevedere:
- € 18,00 al mq. per la superficie effettiva finale di ricopertura;
- € 3,00 al mc. corrispondente alla capacità totale di riempimento autorizzata.

In considerazione che la vasca di discarica “V4” ricopre una 
superficie pari a mq. 102.481, il calcolo è il seguente:

1. mq 102.481 x 18€ = 1.844.658 €
mc 2.937.379 x 7€ 20.561.653 €

2. mq 102.481 x 18€ 1.844.658 €
mc 2.937.379 x 7€ 8.812.134 €

Garanzie fideiussorie per € 33.063.103

Ebbene ricordare, soprattutto per una discarica di tale rilevanza, che l'autorizzazione deve precedere la verifica delle garanzie di cui all'art. 14 Dlgvo 36/2003, non potendo costituire una mera prescrizione successiva alla approvazione del progetto in virtù dell’adeguata reputazione finanziaria del proponente e che le garanzie sono pare integrante del piano di adeguamento in quanto le garanzie hanno la funzione di assicurare che le discariche, nel periodo di gestione operativa, nella fase di chiusura e durante il periodo di gestione post operativa, mantengano i requisiti minimi di sicurezza ambientale previsti dalla legge. 

Palermo 6 luglio 2010

Prof. Aurelio Angelini"

venerdì 5 ottobre 2012

Discarica in Romania, Ciancimino indagato a Roma per riciclaggio.



Roma - (Adnkronos/Ign) - Le indagini sono partite dal cosiddetto tesoro di don Vito. L'inchiesta della Procura si riferisce ad aziende e personaggi implicati nella vendita della discarica di Glina, valutata oltre 100 milioni di euro e riconducibile a Ciancimino. Iscritte nel registro degli indagati altre otto persone, perquisizioni a Lucca.

Roma, 4 ott. (Adnkronos/Ign) - Massimo Ciancimino è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per riciclaggio. Le indagini sono partite dal cosiddetto tesoro di don Vito. Al centro dell'inchiesta una discarica che si trova a Glina, in Romania.
L'inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai sostituti Delia Cardia e Antonietta Picardi, si riferisce ad aziende e personaggi implicati nella vendita della discarica valutata oltre 100 milioni di euro e riconducibile a Ciancimino, le cui proprietà proverrebbero dall'attività illecita del padre.
Oltre a Ciancimino sono state iscritte nel registro degli indagati altre otto persone.
Nell'ambito dell'indagine sono state effettuate perquisizioni a Lucca. Il presunto prestanome di Ciancimino sarebbe un imprenditore lucchese già finito in passato al centro dell'operazione 'Matrioska' condotta dalla Guardia di Finanza.


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Discarica-in-Romania-Ciancimino-indagato-a-Roma-per-riciclaggio_313759740420.html