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sabato 21 gennaio 2023

Petizione per cacciare il ministro della giustizia Nordio. - IlFQ


Vergogna Nordio, la petizione per cacciare il ministro della Giustizia – FIRMA ANCHE TU

L'INIZIATIVA - Il Fatto Quotidiano raccoglie le firme per chiedere ai presidenti della Repubblica e del Consiglio di portare alle dimissioni il Guardasigilli, che ha mentito più volte alle Camere, ha polemizzato con i pm che hanno arrestato Messina Denaro e ha minacciato riforme incostituzionali. La petizione è disponibile su Ilfattoquotidiano.it, sui nostri canali social e su Change.org. Condividila!


FIRMA QUI PER CACCIARE QUESTO MINISTRO IMBARAZZANTE


DI PETER GOMEZ, ANTONIO PADELLARO E MARCO TRAVAGLIO

 https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/01/20/vergogna-nordio-la-petizione-per-cacciare-il-ministro-della-giustizia-firma-anche-tu/6942428/

giovedì 12 agosto 2021

A che serve un giornale. - Marco Travaglio

 

La nostra petizione al premier Mario Draghi perché allontani dal governo il sottosegretario fascioleghista all’Economia Claudio Durigon ha raccolto, in mezza giornata di un giorno d’agosto, 25 mila firme. L’ennesima prova del fatto che non c’è vacanza, vittoria pallonara o medagliere olimpico che riesca a distrarre la nostra comunità di lettori e sostenitori dai valori che contano davvero: trasparenza, legalità, antifascismo, disciplina e onore, scolpiti nella nostra Costituzione ma quotidianamente calpestati dal Governo dei Migliori. Un governo senza opposizione, con tutte le lobby e i poteri in cabina di regia e tutta la presunta informazione sdraiata ai suoi piedi, che non riesce a liberarsi di un piccolo e agguerrito giornale, un po’ come il Giulio Cesare di Goscinny e Uderzo non riesce a espugnare il villaggio di Asterix. E, ogni volta che prova ad allungare le mani, l’indomani trova quel che si merita sulle nostre pagine. Ci hanno provato col presunto esperto di Covid, tal Gerli, nel Cts: beccati e costretti a farlo dimettere. Ci hanno provato con l’uomo dei Benetton alle Fs: colpiti e affondati. Ci hanno provato coi subappalti liberi nelle grandi opere: sgamati e indotti e alla retromarcia. Ci hanno provato con la schiforma Cartabia che di fatto aboliva la giustizia: smascherati e forzati a un (pur parziale) dietrofront. Ci hanno provato con l’agente Betulla “consigliere giuridico” di Brunetta: scoperti e respinti con perdite. Ora provano a silenziare lo scandalo del sottosegretario all’Economia che prima annette alla Lega il generale della Guardia di Finanza che indaga sui 49 milioni fregati dalla Lega e poi vuole intitolare al fratello del duce il Parco Falcone e Borsellino di Latina: la campagna del Fatto e le firme dei nostri lettori terranno desta l’attenzione finché il Parlamento voterà la mozione di sfiducia dei 5Stelle, cui han già aderito Pd, Leu e SI, oltre all’Anpi e a una miriade di associazioni antimafia.

Immaginate che accadrebbe se tutti i giornali facessero i cani da guardia della democrazia, anziché i cani da compagnia: avremmo già sventato tante vergogne dell’ultimo semestre e magari ci saremmo risparmiati la Fornero consulente di Draghi sulle pensioni, i turboliberisti a menare le danze della politica e il fisioterapista di Malagò nello staff dirigenziale dell’ad di Cassa depositi e prestiti Dario Scannapieco. Basterebbe che, nelle conferenze stampa di Draghi, anziché scambiare la trasparenza per lesa maestà e complimentarsi per quanto è bravo e bello, tutti i giornalisti gli chiedessero conto e ragione di ogni scandalo. Magari il premier resterebbe sulle sue posizioni. Ma almeno sarebbe costretto a spiegarle. O ad abolire le conferenze stampa.

ILFQ

venerdì 29 luglio 2016

IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE SENZA DIRITTI. - Dominella Trunfio

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Non hanno nessun potere di scelta, sono isolate dalla società e private di un’infanzia normale. Spesso sono vittime di abusi e violenze, tagliate fuori dalla famiglia, dagli amici e dalla scuola.
Il dramma delle spose bambine è una piaga mondiale che tocca diversi paesi del mondo. In Turchia per esempio, tra il 2010 e il 2015, secondo il ministro della Famiglia di Ankara Sema Ramazanoglu sono state oltre 230 mila le unioni tra bambini e adulti.
Ma il numero potrebbe essere più elevato visto che molte delle nozze con minori vengono celebrate solo con rito religioso (non riconosciuto dalla legge turca) e quindi non registrate ufficialmente.
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A decidere il destino dei bambini sono le famiglie stesse, a volte addirittura sin dalla nascita. Famiglie povere che vedono in queste unioni un possibile cambiamento di vita, perché l’importante è riuscire a stipulare un accordo con gli uomini più ricchi e importanti.
Nulla a che vedere con i sentimenti, la libertà, l’amore. Per questo, sono tante le associazioni e le donne che si battono per impedire i matrimoni di spose bambine. In Africa, in India, in Turchia tanto per citarne alcuni: cambiano i luoghi ma non le dinamiche.
Si inizia con l’abbandono scolastico, una volta sposate le bambine sono costrette a rimanere a casa per accudire marito, figli e fare le faccende domestiche, non vi è alcuna possibilità che esse possano continuare a frequentare la scuola.
Spesso poi si arriva all’altare dopo anni di violenza fisica e psicologica da parte della propria famiglia e di abusi da parte del futuro marito. Ragazzine che diventano madri a 12 anni, che a volte muoiono di parto tra l’indifferenza di tutti.
Matrimoni precoci, combinati che possono sfociare nei casi più estremi in delitti d’onore. Nessuna possibilità di lasciare quell’uomo che non si è scelto e che le ha condannate per sempre all’infelicità.
Il governo turco è stato più volte accusato di non fare abbastanza per disincentivare queste pratiche assurde e di chiudere gli occhi davanti alla condizione di netta inferiorità delle donne che chiedono di non essere private della loro infanzia.
Cosa puoi fare tu
Tutti possono fare qualcosa per dare voce a queste spose bambine: raccontando ad esempio le loro storie sui social media, sensibilizzando l'opinione pubblica a intraprendere azioni di difesa dei diritti umani. Amnesty International ha lanciato la campagna #maipiùsposebambine e una petizione per chiedere al governo del Burkina Faso di far rispettare le leggi che vietano i matrimoni forzati e precoci.
"Il matrimonio precoce e forzato è una violazione dei diritti umani. È illegale secondo il diritto internazionale ed è vietato in molti dei paesi in cui è presente, ma le leggi esistenti spesso non vengono applicate oppure forniscono eccezioni per ottenere il consenso dei genitori o per le pratiche tradizionali.
In Burkina Faso, i matrimoni forzati sono un fenomeno estremamente diffuso, soprattutto nelle aree rurali. Nonostante siano vietati dalla legge, le autorità non fanno abbastanza per fermarli", dice la petizione.
Firma qui la petizione

sabato 5 dicembre 2015

CIVITA DI BAGNOREGIO, IL MERAVIGLIOSO BORGO DI TUFO CHE RISCHIA DI SCOMPARIRE PER SEMPRE. - Dominella Trunfio

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Il suo destino era forse già stato scritto da Bonaventura Tecchi che l'aveva denominata la "Città che muore", una sorte che oggi sembra più realistica che mai, perché Civita di Bagnoregio, un bellissimo e suggestivo borgo della provincia viterbese, rischia davvero di scomparire.
Questo piccolo gioiellino raggiungibile solo a piedi è, infatti, incastonato in un colle tufaceo minato alla base sia dalla continua erosione di due torrentelli che scorrono nelle valli sottostanti che, dalle piogge e dal vento.
Un territorio, insomma, che non può farcela da solo, che ha bisogno di manutenzione per difendersi dalle calamità naturali. Le continue frane rischiano,infatti, di cancellare in un attimo storia, arte, cultura e tradizioni. Scenari fatti da case medievali abitate dalle poche famiglie rimaste e dal paesaggio quasi surreale dei calanchi argillosi, formatisi spontaneamente.
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La sua sopravvivenza è oggi in mano a un appello rivolto all’Unesco e fatto dal Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti affinché, Civita e la Valle dei calanchi diventino Patrimonio dell’umanità.
Considerato uno dei borghi più belli d’Italia, il piccolo centro raggiungibile solo a piedi attraverso un ponte, è stato fondato 2500 anni fa dagli Etruschi e sorge su una delle più antiche vie, quella che inizia dal Tevere e finisce nel lago di Bolsena.
Tutto il borgo ha, quindi, un’impronta medievale e un’atmosfera familiare ferma nel passato: fiori alle finestre, frantoi rinascimentali, strette viuzze. Lo scenario è arricchito dalla Chiesa di San Donato, che si affaccia sulla piazza principale e custodisce al suo interno il Crocifisso ligneo quattrocentesco, ritenuto miracoloso, cui è legata la processione del Cristo morto.
La sera del venerdì santo la scultura viene portata in processione a Bagnoregio ma la tradizione vuole che essa ritorni assolutamente entro mezzanotte a Civita, pena la sua acquisizione della stessa dai bagnoresi.
Vi è poi la Porta di Santa Maria attribuita al Vignola composta da due bassorilievi che raffigurano un leone che tiene un uomo con gli artigli, metafora della cacciata dei Monaldeschi. E ancora, il Palazzo vescovile, un antico mulino del XVI secolo e la casa natale di San Bonaventura. Insomma un territorio che non può e non deve scomparire. 

martedì 23 settembre 2014

Impediamo che uomini e donne che lavorano diventino merce di scambio. - 262acasa

Impediamo che uomini e donne che lavorano diventino merce di scambio

Dal 31 ottobre potremmo non lavorare più, questo è il terribile motivo per il quale ti chiediamo di sottoscrivere la nostra petizione.
Il nostro datore di lavoro è Accenture,  lavoriamo in un call center dove gestiamo i clienti di una multinazionale delle telecomunicazioni come British Telecom.
I nostri risultati operativi sono eccellenti.
Sai dove sta l’assurdità di questa situazione? Nessuna di queste aziende è in crisi, i fatturati aziendali crescono considerevolmente, ma il loro scopo è quello di guadagnare ancora di più spostando il lavoro dove i costi sono più bassi.
Dopo aver ricevuto finanziamenti pubblici per anni, per queste aziende, è troppo facile gridare alla crisi. Crisi che proprio per loro non esiste.
Accenture e British Telecom sono multinazionali, hanno quindi sedi in ogni parte del mondo.
La loro strategia è spostare il lavoro e non i lavoratori. Abbassare i costi, guadagnare sempre di più e abbandonare ogni altra risorsa locale. Abbandonare noi 262 e le nostre famiglie al nostro destino.
Nei prossimi giorni il Governo nazionale incontrerà ancora le aziende ed è per questo che chiediamo al presidente del consiglio Renzi di intervenire. Di impedire lo scempio che una normativa lacunosa consente.
Presidente Renzi, ci rivolgiamo a Lei, i mesi sono diventati giorni, il 31 ottobre è oramai prossimo. Lei deve intervenire con le leve che il suo ruolo istituzionale consente, e deve farlo presto.
Il nostro è un caso che farà  scuola. Decidere del nostro futuro è tracciare il percorso che il Governo Italiano vorrà seguire per salvare tutti gli operatori del settore. 
Dottor Musmeci, Dottor Cimini, in qualità di AD delle rispettive aziende, vi chiediamo di non trascurare nelle vostre valutazioni l’angoscia di 262 famiglie e l’impatto sociale che le vostre azioni possono produrre.
Grazie,

giovedì 20 giugno 2013

Battaglia contro la corruzione.

Presidente della Camera Laura Boldrini: porti in aula la legge contro la corruzione. #riparteilfuturo

E se riuscissimo davvero a mettere i bastoni fra le ruote alla corruzione? Sembra incredibile, ma quello che fino a ieri sembrava un sogno potrebbe diventare realtà. Non molliamo ora.
Grazie alla firma di oltre 243.000 italiani che in questi mesi hanno sostenuto la campagna Riparte il futurola legge per la riforma del voto di scambio - uno dei modi più insidiosi con cui corrotti e corruttori riescono a penetrare nel cuore delle istituzioni - è sul tavolo della Commissione Giustizia. 
Ma non basta. Dobbiamo portare la legge in aula e il ruolo del Presidente della Camera Laura Boldrini è molto importante per questo passaggio. Firma ora l'appello alla Presidente Boldrini per chiedere di calendarizzare la legge al più presto.
Mancano solo 12 giorni allo scadere degli impegni dei 100 giorni. Con il tuo aiuto possiamo farcela, porteremo il tuo messaggio nel cuore delle istituzioni per ottenere un primo grande risultato contro la corruzione.

venerdì 12 aprile 2013

Monsanto contro Madre Natura. Firma la petizione.



Sembra incredibile, ma Monsanto e soci ci riprovano. Queste voraci aziende di biotecnologie hanno trovato un modo per conquistare il monopolio sui semi della vita, quelli che ci danno il nostro cibo.Stanno cercando di ottenere brevetti su varietà di verdura e frutta che consumiamo quotidianamente come cocomeri, broccoli e meloni, costringendo i coltivatori a pagare per i semi e con il rischio di essere denunciati se non lo fanno.

Possiamo però impedire che si comprino l’intera Madre Natura. E’ vero che aziende come la Monsanto hanno trovato delle scappatoie per aggirare le leggi europee e ottenere il monopolio dei semi normali, ma noi possiamo ancora bloccarle prima che stabiliscano un pericoloso precedente a livello globale. Per farlo abbiamo bisogno che paesi chiave come la Germania, la Francia e l’Olanda (dove il dissenso sta già crescendo) chiedano che si voti per fermare i piani della Monsanto. Già in passato la nostra comunità è riuscita a influenzare la decisione dei governi e possiamo farlo di nuovo.

Molti agricoltori e politici si sono già opposti; ma ora dobbiamo aggiungere la spinta di una mobilitazione dal basso e fare pressione su questi paesi per tenere la Monsanto alla larga da quello che mangiamo. Firma ora e condividi con tutti per aiutarci a realizzare la più grande campagna di sempre a difesa del nostro cibo.


http://www.avaaz.org/it/monsanto_vs_mother_earth_loc/?pv=36

martedì 9 ottobre 2012

"Dateci tre motivi per non astenerci" Pioggia di adesioni all'appello.




Ridurre a 50 i componenti dell'Ars, abolire il finanziamento ai gruppi parlamentari e ridurre i compensi dei deputati regionali al 50 per cento di quelli dei senatori. Tra i sottoscrittori anche Ivan Lo Bello, Antonello Montante, Franco Battiato, Franco Scaldati, Rosanna Pirajno. Se sei d'accordo registrati sul sito di "Repubblica Palermo" e sottoscrivi l'appello di Giovanni Fiandaca e Cosimo Scordato.

La gravissima crisi della politica, che in Sicilia si è tradotta nel dissennato sperpero di risorse finanziarie enormi, impedisce di considerare le imminenti elezioni regionali una normale tornata elettorale. Come cittadini, non possiamo esercitare col dovuto senso di responsabilità il nostro diritto di voto senza verificare, preventivamente, se sussistano le condizioni minime perché si avvii una inversione di tendenza nel governo politico della Sicilia.

In questa situazione, astenersi dal voto diventa una tentazione irresistibile, come forma di obiezione di coscienza democratica volta a denunciare la necessità di terapie più radicali. Pertanto, l'unica via che riteniamo percorribile per evitare la scelta astensionista consiste in una precisa assunzione, da parte di tutti i candidati a presidente, dei seguenti tre obiettivi programmatici, da realizzare entro il primo anno della nuova legislatura regionale: 
1. ridurre a 50 il numero dei componenti dell'Assemblea regionale siciliana;
2. abolire il finanziamento dei gruppi parlamentari, garantendo il funzionamento degli uffici con dipendenti dell'Assemblea; 
3. ridurre i compensi dei deputati regionali in modo che non superino il 50% delle corrispondenti somme previste per i senatori.

Tra i big che hanno firmato il documento c'è Ivan Lo Bello, vice presidente nazionale di Confindustria, e il presidente regionale Antonello Montante, il cantante Franco Battiato, gli attori Ficarra e Picone, gli scrittori Santo Piazzese e Roberto Alajmo, Pina maisano Grassi, Claudio Barone (segretario regionale Uil), Maurizio Bernava (segretario regionale Cisl). Ma anche intellettuali e artisti, dai registi teatrali Franco Scaldati e Vincenzo Pirrotta all'architetto Rosanna Pirajno. Ci sono Franco Di Maria, decano di Psicologia all'università, Ferdinando Siringo, presidente del Centro per i servizi di volontariato (Cesvop), Antonio Riolo, segretario confederale della Cgil siciliana. C'è padre Francesco Michele Stabile, parroco a Bagheria, e padre Francesco Romano, parroco ad Altarello. E poi medici, docenti, avvocati. "Non è un invito a rinunciare al diritto di voto  -  spiega Scordato, rettore di San Francesco Saverio all'Albergheria  -  ma un modo per scuotere i candidati e indurli a impegnarsi nella lotta contro sperequazioni e latrocini pubblici perpetrati a danno dei cittadini in una regione che vanta le indennità più alte per i deputati, gli stipendi d'oro dei manager e il numero più elevato di onorevoli e impiegati all'Ars".