venerdì 28 marzo 2014

Mafioso a sua insaputa. - Marco Travaglio



Da Il Fatto Quotidiano del 27 marzo 2014

Ogni tanto anche la politica riesce ancora a regalarci momenti di autentica commozione. 

E il dibattito sul nuovo reato di voto di scambio politico-mafioso è uno di questi. 
Nel 1991 il Parlamento sanzionò penalmente con l’art. 416 ter del Codice penale i politici che comprano voti dai mafiosi “in cambio di denaro”. 
La formula originaria aggiungeva “o altre utilità”, visto che nessun mafioso sano di mente vende i suoi pacchetti di voti in cambio di contanti: ciò che si aspetta dal politico, una volta eletto, sono appalti, favori, assunzioni e protezioni per sé e per amici. 
Ma una manina furtiva fece sparire all’ultimo momento quell’“e altre utilità” e il reato così svuotato rimase praticamente lettera morta. 
L’estate scorsa, con appena 22 anni di ritardo, si decise di rimediare: alla Camera quasi tutti i partiti, con qualche mal di pancia a destra, votarono un testo migliorativo che puniva col carcere da 4 a 10 anni “chiunque accetta consapevolmente il procacciamento di voti con le modalità previste dal comma 2 dell’art. 416 bis (associazione mafiosa, ndr) in cambio di denaro o altra utilità”. Testo però ancora ambiguo a causa dell’aggiunta di “consapevolmente”: avverbio che presuppone un processo alle intenzioni. 
Cioè la prova impossibile che il politico che contratta voti col mafioso è consapevole del fatto che il tizio è mafioso e gli porterà voti in cambio di qualcosa. 
Un’autostrada spalancata all’insaputismo alla Scajola
Già pareva di vederli i politici votati dai mafiosi presentarsi ai giudici con la faccina candida: “Ma che ne sapevo io che il mio fornitore di voti è un mafioso? 
Pareva una così brava persona!”. 
In Senato, grazie alla pressione di M5S e alla resipiscenza del Pd, il “consapevolmente” è scomparso. 
Ora la norma torna alla Camera per l’approvazione definitiva. E qui, apriti cielo. Ostruzionismo campale di Forza Italia e – udite udite – di Ncd, cioè dei “diversamente berlusconiani” che, quando si tratta di antimafia e legalità, sono ugualmente berlusconiani. 
Il loro leader è Alfano, incredibilmente ministro dell’Interno: cioè responsabile dello scioglimento delle amministrazioni infiltrate dalla mafia (infatti l’altro giorno ha reso omaggio al cavaliere del lavoro catanese Mario Ciancio, indagato per mafia).

Intanto Brunetta precetta i suoi deputati a fare da scudi umani contro la norma “eversiva”, onde evitare almeno che valga già alle europee e amministrative di maggio (si vota col proporzionale, le preferenze sono già sul mercato): altrimenti “si consegna un’arma impropria nelle mani di chi vuol paralizzare ogni attività politica, soprattutto al Sud” (come se al Sud fosse obbligatorio scambiare voti coi mafiosi). 

Il berlusconiano Sisto tuona contro il “testo incostituzionale” che vorrebbe punire anche i politici che danno “disponibilità a soddisfare interessi o esigenze mafiose” (come se per un politico fosse tanto difficile stare alla larga dagli interessi mafiosi). 
Il Foglio di Giuliano Ferrara fornisce munizioni ai resistenti contro “le procure politicizzate”, i “giustizialisti” e i “manettari” che vorrebbero “incriminare chiunque” in base ai soliti “sospetti”, “sentito dire”, “odori di fritto”, “teoremi”. 
Farà piacere agli elettori del Pd ricordare chi sono i partner del loro partito nel governo e nelle riforme e vedere Renzi che, per far passare il voto di scambio, pratica il voto di scambio. Quanto a noi, salutiamo commossi il ritorno di vecchi slogan che parevano sepolti per sempre (almeno nella mente degli smemorati): come scrive il Foglio, punire il voto di scambio è “un’interferenza nella vita dei partiti e delle istituzioni”. 
Ma non solo il voto di scambio: può capitare che un politico voglia sparare a un avversario, o arrotondare i magri finanziamenti pubblici spacciando droga, chiedendo il pizzo, gestendo bordelli di ucraine. 
Chi siamo noi per impedirglielo, interferendo nella vita dei partiti e delle istituzioni? Bloccare il nuovo 416 ter non basta: bisogna proprio abrogare il Codice penale. Speriamo che Obama legga i giornali.


Scienziato Dimostra che la Morte Non Esiste.



Il Professor Lanza spiega perché la morte non esiste
Per la maggior parte degli scienziati, probabilmente, il concetto di una vita ultraterrena o è una sciocchezza, o per lo meno non è dimostrabile. 
Eppure un esperto sostiene che ha le prove per confermare che l’esistenza dopo la morte c’è e si trova nella fisica quantistica
Il Professor Robert Lanza afferma che la teoria del biocentrismo insegna che la morte come noi la conosciamo è un’illusione creata dalla nostra coscienza.
Il Professor Robert Lanza con la teoria del biocentrismo insegna che la morte come noi la conosciamo è un’illusione. Egli ritiene che la nostra coscienza crea l’universo, e non il contrario, e una volta che accettiamo che spazio e tempo sono “strumenti della nostra mente”, la morte non può esistere in ‘alcun senso reale’.“Pensiamo che la vita sia solo l’attività degli acidi nucleici e delle proteine. Viviamo un po’ per poi marcire nel terreno“, ha detto lo scienziato sul suo sito web. Lanza, è attualmente direttore scientifico presso l’Advanced Cell Technology ed è professore aggiunto alla  Wake Forest University School of Medicine nel North Carolina, ha proseguito spiegando, che come esseri umani noi crediamo nella morte, perché "ci è stato insegnato che si muore", o più precisamente, la nostra coscienza associa la vita con i corpi e sappiamo che i corpi muoiono.

Il Professor Robert Lanza, spiega la sua teoria nel suo libro biocentrismo: come la vita e la coscienza sono le chiavi per comprendere la vera natura dell’Universo.
La sua teoria del biocentrismo spiega che la morte non può essere terminale come pensiamo che sia. Il biocentrismo è inteso come la teoria del tutto - deriva dal greco ‘centro della vita’ -, è il credere che la vita e la biologia siano centrali per la realtà e che la vita crei l’universo, non il contrario. Questo suggerisce che la coscienza di una persona determina la forma e le dimensioni degli oggetti nell’universo. Lanza usa l’esempio del modo in cui percepiamo il mondo intorno a noi. Una persona vede un cielo blu, e gli viene detto che il colore che sta vedendo è blu, ma le cellule nel cervello di una persona potrebbero essere modificate per vedere il cielo verde o rosso.

“Quello che vedi non potrebbe esistere senza la tua coscienza“, ha spiegato Lanza. ”La nostra coscienza ha un senso del mondo“. Osservando l’universo dal punto di vista della biocentrica, significa anche che spazio e tempo non si comportano nel modo definito e veloce che la nostra coscienza ci dice che fanno. In sintesi, lo spazio e il tempo sono ‘semplici strumenti della nostra mente’. Secondo le considerazioni degli esperimenti di fisica quantistica, tutta la nostra esperienza sensoriale non è altro che un vortice di informazioni che si verificano nella nostra mente. Una volta che questa teoria su spazio e tempo è accettata, significa che la morte e l’idea di immortalità esistono in un mondo senza confini di spazio e tempo.
Allo stesso modo, i fisici teorici credono che ci sia un numero infinito di universi con diverse varianti di persone e situazioni, che si svolgono contemporaneamente. Lanza ha aggiunto che tutto ciò che può accadere e accade ad un certo punto in questi molti universi significa che la morte non può esistere in ‘alcun senso reale‘ le si voglia dare. Lanza, invece, ha detto che quando moriamo la nostra vita diventa un ‘fiore perenne che torna a fiorire nel multiverso‘. Ha continuato: ’ La vita è un’avventura che trascende il nostro modo ordinario di pensare”. Lanza ha citato il famoso esperimento della doppia fenditura per spiegare le sue affermazioni.

Nell'esperimento, quando gli scienziati guardano un passaggio di particelle attraverso due fenditure in una barriera, la particella si comporta come un proiettile e passa attraverso una fenditura o l’altra. Eppure, se una persona non guarda la singola particella, questa si comporta come un’onda, significa che può passare attraverso entrambe le fenditure contemporaneamente. Questo dimostra che la materia e l’energia possono presentare caratteristiche di entrambe e che il comportamento dei cambiamenti delle particelle sono alla base di percezione e coscienza di una persona.

giovedì 27 marzo 2014

UNA NUOVA RICERCA PARAGONA LA STRUTTURA E LO SVILUPPO DELL’UNIVERSO ALLE RETI NEURALI DI UN CERVELLO.

similitudine universo cervello

In uno studio pubblicato sulla rivista Nature’s Scientific Reports, alcuni scienziati hanno osservato che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.


Il nostro Universo cresce! O meglio, per dirla in linguaggio “cosmologico”, è un Universo che si “espande”.
Il primo a rendersi conto di questo fenomeno che interessa l’intero Cosmo è stato Edwin Hubble, il quale, grazie alle sue osservazioni, notò che le galassie tendevano ad allontanarsi le une dalle altre.
Le intuizioni di Hubble portarono una vera e propria rivoluzione copernicana nella cosmologia poiché fino a quel momento si credeva che il nostro fosse un “universo stazionario”.
In un articolo comparso sulla rivista Nature’s Scientific Reports, si apprende di alcuni scienziati che hanno programmato una simulazione al computer dell’Universo, dal quale emergerebbe che l’espansione dell’Universo ha alcune caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili nella crescita e nello sviluppo del cervello.
Alcune leggi fondamentali, ancora sconosciute alla fisica teorica, governerebbero allo stesso modo la crescita di sistemi piccoli e grandi, come possono essere un cervello o un intero universo.
E non solo! Queste leggi sconosciute sembrano comparire anche nello sviluppo e crescita di reti reali come quelle sociali o la stessa Internet: “Le dinamiche che governano la crescita naturale sono le stesse per le reti sociali, il cervello e l’Universo”, spiega il co-autore Dmitri Krioukov, fisico presso la University of California di San Diego.
“Lo studio suggerisce che esisterebbe un’unica legge basilare della natura che governa lo sviluppo delle reti”, aggiunge il fisico Kevin Bassler dell’Università di Houston. “A prima vista, sembrano sistemi molto diversi tra loro. Allora la domanda a questo punto è: possiamo sviluppare la descrizione matematica di questa legge che governa lo sviluppo delle reti reali? Il contributo di questa ricerca è molto importante”, conclude Bassler. 

Somiglianza con le reti

In verità, già in alcuni studi precedenti è stato dimostrato che i circuiti cerebrali e Internet si sviluppano secondo una dinamica molto simile.
Nonostante questa somiglianza funzionale, però, nessuno era stato in grado di individuare un’equazione in grado di prevedere perfettamente come le reti neurali, le reti informatiche o i social network crescano nel tempo.
Utilizzando le equazioni della Relatività di Einstein, che descrivono come la materia deforma il tessuto dello spazio-tempo, i fisici possono ripercorrere a ritroso lo sviluppo dell’Universo, fino a circa 14 miliardi di anni fa, all’epoca del Big Bang, così da poter osservare come si sia espanso il cosmo da allora fino ad oggi.
Partendo da questa consapevolezza, la squadra di Krioukov si è chiesta se l’osservazione accelerata dello sviluppo dell’Universo potesse aiutare ad approfondire la comprensione delle dinamiche che guidano le reti sociali e i circuiti cerebrali.
Il team ha creato una simulazione al computer, frammentando l’Universo primordiale fin nelle sue più piccole componenti sub-atomiche. Nella simulazione, questi quanti-frammenti sono stati collegati tra loro in un una rete di relazioni causale. Una volta avviata la simulazione, il suo sviluppo ha aggiunto sempre più spazio-tempo alla storia dell’Universo, così come la “connessione di rete” tra la materia che componeva le galassie.
Quando il team ha confrontato la storia dell’Universo con il modello di crescita dei social network e dei circuiti cerebrali, si è reso conto che entrambi le reti si espandono in modo simile: le unità sviluppano collegamenti equilibrati sia con nodi simili, sia con quelli che già avevano molte connessioni.
er esempio, un amante dei gatti che naviga su internet, può connettersi a siti web che trattano specificamente di gatti, ma anche a mega-siti come Google o Yahoo. Allo stesso modo, le cellule del cervello si connettono sia con quelle a loro più vicine, cosi come a quelle che hanno sviluppato già numerosi collegamenti con altre cellule cerebrali.
“La somiglianza inquietante tra le micro-reti e le macro-reti è inquietante, ed è improbabile che si tratti di una semplice coincidenza”, continua Krioukov. “Per un fisico, questo è un segnale immediato che c’è ancora qualcosa che non riusciamo a comprendere sul funzionamento della natura. Dobbiamo prendere atto che esiste una legge che governa lo sviluppo sia dei più piccoli sistemi, come le cellule celebrali, sia dei più grandi sistemi come le galassie.
Questa nuova ricerca sembra confermare un altro dato che accosta il nostro Universo ad un cervello. Secondo la neuroscienza, il numero delle cellule nervose che compone il nostro cervello è circa lo stesso del numero delle stelle presenti nell’Universo (miliardi di miliardi).
Oggi scopriamo che l’Universo si sviluppa allo stesso modo di un cervello… sorge una suggestione intrigante: e se l’Universo fosse la grande mente dell’Architetto del quale, noi esseri umani, siamo il pensiero più complesso?

Mistero in una foto degli anni 50 in Campania! Tutti investigatori sul web. Cosa hanno in mano le persone cerchiate in rosso? Rispondi alla redazione. - Adriana Costanzo

mistero foto


Piazza Annunziata di Marcianise in provincia di Caserta. 
Sembra una giornata di festa, probabilmente quella del Santo Patrono. 
La foto è in bianco e nero ed è evidentemente d’epoca, probabilmente  scattata nei primi anni 50. 
Ma la cosa curiosa è che tre persone (cerchiate in rosso) sembra che stiano parlando al cellulare. 
Solo che i primi telefonini in Italia sono arrivati a metà anni 90. 
Che la foto sia dei primi anni 50 è certo poiché  l’inferriata dell’Annunziata, chiaramente visibile,  è stata rimossa la notte del 24 maggio del 1957 ad opera dell’amministrazione comunale. 
Alcuni hanno ipotizzato che si trattasse di radioline portatili. 
Solo che anche qui il dubbio è notevole. 
Le prime radioline sono state infatti inventate in America nel 54, quindi andate in produzione in Italia per fine anni 60. Inoltre erano molto vistose e costavano anche parecchio considerando che all’epoca i soldi non erano poi molti. 
La datazione della foto, inoltre, è sicuramente ante ’57, ma non è detto che sia stata scattata molto prima dato anche che l’abbigliamento delle persone pare sia di anni precedenti. 
Quindi cosa stanno facendo quelle persone? 
E soprattutto chi sono? 
Molti si sono già improvvisati investigatori ipotizzando persone della Cia o servizi segreti. I più fantasiosi hanno parlato di uomini venuti dal futuro. 
La redazione di retenews24 invita i propri lettori a scrivere la propria ipotesi a redazione@retenews24.it mettendo come oggetto FOTO DEL MISTERO e firmando la risposta come si preferisce comparire nell’articolo. Le soluzioni più veritiere o più simpatiche saranno pubblicate prossimamente. In bocca al lupo!

http://www.retenews24.it/rtn24/cronaca/mistero-in-foto-degli-anni-50-in-campania-tutti-investigatori-web-in-mano-cerchiate-in-rosso-rispondi-redazione/

martedì 25 marzo 2014

Che cos'è il Fiscal Compact? Il M5S lo abolirà!




"I Servizi coprivano le Brigate Rosse": rivelazioni sulla messinscena del rapimento Moro. - Fausto Carotenuto

viafani

«Tutto è partito - ha detto l’ispettore di polizia Rossi all’Ansa - da una lettera anonima scritta dall’uomo che era sul sellino posteriore dell’Honda in via Fani quando fu rapito Moro. Diede riscontri per arrivare all’altro. Dovevano proteggere le Br da ogni disturbo. Dipendevano dal colonnello del Sismi che era lì».  
Le ricerche dell’ispettore sono nate da una lettera anonima inviata nell’ottobre 2009 alla redazione de La Stampa. Questo il testo: «Quando riceverete questa lettera, saranno trascorsi almeno sei mesi dalla mia morte come da mie disposizioni. Ho passato la vita nel rimorso di quanto ho fatto e di quanto non ho fatto e cioè raccontare la verità su certi fatti. Ora è tardi, il cancro mi sta divorando e non voglio che mio figlio sappia. La mattina del 16 marzo ero su di una moto e operavo alle dipendenze del colonnello Guglielmi, con me alla guida della moto un altro uomo proveniente come me da Torino; il nostro compito era quello di proteggere le Br nella loro azione da disturbi di qualsiasi genere. Io non credo che voi giornalisti non sappiate come veramente andarono le cose ma nel caso fosse così, provate a parlare con chi guidava la moto, è possibile che voglia farlo, da allora non ci siamo più parlati, anche se ho avuto modo di incontrarlo ultimamente...Tanto io posso dire, sta a voi decidere se saperne di più».
La polizia avviò così le prime indagini. In una casa di Cuneo, dove l’uomo ha vissuto con la prima moglie, vengono trovate due armi regolarmente denunciate: una Beretta e una Drulov, un’automatica di precisione di fabbricazione cecoslovacca. E le pagine originali di Repubblica dei giorni del sequestro Moro. Rossi afferma di aver chiesto di sentire la coppia e di ordinare una perizia sulle armi. Ma la sua richiesta non ebbe seguito. Le armi sarebbero state distrutte senza effettuare alcuna perizia e il fascicolo sarebbe finito nella palude dei palazzi di giustizia romani.
Un’Honda blu era effettivamente presente in via Fani il 16 marzo del 1978 e si occupò di tenere lontani, anche sparando estranei che potessero arrivare casualmente sulla scena del rapimento. I brigatisti hanno sempre affermato che quella moto “non era roba loro”. Il Colonnello Guglielmi disse che era lì, a pochi passi, perché invitato a pranzo da un collega. Peccato che fossero le 9,30 del mattino…
Si tratta dell’ultima di una serie di rivelazioni che viene fuori negli ultimi tempi, nelle quali un artificiere, poi un finanziere e quindi un poliziotto, rivelano retroscena tendenti a dimostrare che tutte le attività delle brigate rosse erano attentamente seguite da organi dello Stato e che l’attività di questi organi, per conto di certi vertici politici fu quella di fare in modo che l’operazione fosse “protetta” fino ad arrivare al risultato della eliminazione di Moro.
In un nostro articolo abbiamo chiaramente definito la vicenda del rapimento: “…venne rapito con la messinscena delle Brigate Rosse, da ben altre forze. Forze anti-coscienza e forze lanciate alla distruzione del sistema degli stati nazionali, per avere a disposizione dei mega stati meglio controllabili.” (http://coscienzeinrete.net/politica/item/1178-16-marzo-1978-%E2%80%93-aldo-moro-viene-rapito-per-toglierci-sovranit%C3%A0-e-libert%C3%A0 )
Ma ora perché tutte queste rivelazioni? Perché il gruppo gesuita-massonico vincente a livello mondiale non ha più bisogno di quegli ambienti “atlantisti”, piduisti, fascistoidi e americano-massonici che si occuparono della strategia della tensione, ricevendone potere politico ed economico. Ora quella classe politica viene rapidamente sostituita da uomini e ambienti più funzionali al disegno di un’Europa schiava della finanza mondialista. Uomini dall’immagine ancora “pulita”, adatti alle nuove manipolazioni dell’opinione pubblica. I vecchi e logori strumenti possono andare in soffitta… e gli scheletri vengono fuori dagli armadi, per convincere i più riottosi a farsi da parte.
Noi non ci faremo fuorviare da questi giochetti del potere: i Cossiga e gli Andreotti di allora venivano presentati benissimo, così come ora i Letta, i Renzi, i Napolitano di oggi. Ma ormai conosciamo bene le intenzioni di chi tuttora guida la danza della manipolazione. Noi ci fidiamo solo della nostra coscienza e di quella dei tanti amici che vogliono veramente il bene di tutti, ma che rarissimamente appaiono sui giornali del potere o assumono incarichi importanti nella struttura governativa. Insieme, in rete, muoviamoci per migliorare la società intorno a noi!

Sicilia, Ingroia licenzia 16 dipendenti. Compresi parenti di politici e mafiosi. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, Ingroia licenzia 16 dipendenti. Compresi parenti di politici e mafiosi


L'ex pm è commissario della disatrata società regionale di informatica Sicilia e-Servizi. Tra le persone allontanate la figlia del boss Giovanni Bontate, il figlio dell'ex sindaco di Palermo Cammarata: "Non hanno i requisiti". La Uilm: "Crocetta ci aveva rassicurato".

Sedici dipendenti licenziati ad appena tre mesi dall’assunzione. Tra loro anche gente dal cognome ingombrante come Marilena Bontate, figlia di Giovanni, boss di Villagrazia assassinato nel 1988. Lo ha deciso Antonio Ingroia, l’ex pm ora commissario di Sicilia e-Servizi, la società della Regione che si occupa di informatica. “I licenziamenti arrivano dopo che una commissione super partes da me nominata ha esaminato i dipendenti: non hanno passato i test scritti e orali. E in certi casi non c’era nemmeno il requisito dell’affidabilità” dice l’ex procuratore aggiunto di Palermo a ilfattoquotidiano.it.
Tra i sedici defenestrati c’è infatti Marco Picciurro, genero di Bontate, avendone sposato la figlia, a sua volta licenziata. Nella lista dei non idonei anche Francesco Nuccio, arrestato nell’estate del 2012 perché  coinvolto in un’inchiesta sulle tangenti che giravano nel mondo degli appalti per l’energia eolica. Facevano tutti parte dei 76 dipendenti provenienti dalla società privata che insieme alla Regione Siciliana controllava Sicilia e-Servizi, e  che Ingroia aveva assunto a gennaio con un contratto da diciotto mesi. “Abbiamo deciso di assumere il personale proveniente dall’ex socio privato perché la Regione non ha tra i propri dipendenti le figure professionali per gestire il servizi: in questo modo abbiamo evitato il blocco del sistema informatico che avrebbe mandato in tilt la Regione” si era giustificato l’ex pm, dato che le assunzioni avevano suscitato roventi polemiche.
La lista degli assunti infatti era infarcita di parenti di politiciburocrati regionali, se non addirittura boss mafiosi, come nel caso di Bontate Junior. Tra gli assunti Ettore Nicosia, fratello dell’ex capo di gabinetto dell’assessore Salvatore Cintola, il figlio del pari grado di Totò Cuffaro Massimo Sarrica, e l’erede dell’ex sindaco di Palermo Piero Cammarata. E mentre la Corte dei Conti ha aperto un’inchiesta sulle assunzioni (ancora in corso), Ingroia ha varato una commissione super partes, composta da un docente di informatica e da due generali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri (uno dei quali in passato ha anche indagato sulla trattativa Stato-mafia, inchiesta coordinata dallo stesso ex pm) per valutare l’effettivo valore dei neoassunti. Valore che evidentemente non è stato riscontrato dalla commissione, che quindi ha messo alla porta sedici dipendenti su settantasei. “Ma potrebbero esserci anche altri licenziamenti: c’è ancora un mese di prova” avverte l’ex procuratore aggiunto. “Il governatore Crocetta aveva assicurato che nessun lavoratore sarebbe stato licenziato. Sulla vicenda chiediamo un incontro” protesta invece Giuseppe Di Liberto della Uilm.
Ingroia era stato chiamato a mettere ordine in Sicilia e- Servizi nel luglio scorso, dopo che dalla società era arrivata una richiesta di finanziamento per due milioni e mezzo di euro: sarebbero serviti per trasferire nuovamente sull’isola tutti i dati della Regione, dato che erano finiti in Val D’Aosta non si sa bene per quale motivo. Esasperato dai costosissimi pasticci della società informatica, Crocetta aveva deciso di chiuderla, nominando commissario liquidatore lo stesso Ingroia. A dicembre però è arrivato l’ennesimo passo indietro: in Finanziaria infatti è previsto un riordino delle società partecipate che diventeranno soltanto nove. Tra queste anche Sicilia e-Servizi, la società in grado in passato di polverizzare 150 milioni di fondi comunitari, che dunque riesce sempre a rinascere dalle proprie ceneri. Non sarà l’Araba fenice, ma poco ci manca.