mercoledì 7 giugno 2017

"L'ho ucciso e sciolto nell'acido Vi racconto quell'orrore".

Risultati immagini per giuseppe di matteo

Nell'altro processo per il rapimento e l'omicidio di Giuseppe Di Matteo, il 28 luglio 1998, è stato ascoltato il pentito Vincenzo Chiodo. Il verbale di quell'udienza è una lucida ricostruzione dell'orrore perpetrato da Cosa nostra. Eccolo.

Chiodo Vincenzo all’udienza del 28 luglio 1998 ha anch’egli raccontato le fasi della uccisione del bambino, soppresso la sera dell'11 gennaio 1996. Ricordava bene tale data, giacchè mancava appena un mese e un giorno al suo compleanno, essendo egli nato il 12 febbraio 1963.
Già nelle sere precedenti era stata avvertito da Francesco La Rosa di recarsi in campagna, perchè doveva arrivare Enzo Salvatore Brusca. Aveva a lungo atteso in una diversa strada, giacchè - come aveva fatto sapere al Brusca tramite il La Rosa medesimo - la via maestra non era transitabile a causa delle piogge e doveva seguirsi altro percorso. La prima sera lo stesso La Rosa lo aveva informato che Brusca non sarebbe venuto e che l’appuntamento era rinviato all’indomani. Lo stesso era avvenuto il giorno seguente, allorchè aveva atteso invano dalle ore 19 sino alle ore 22 o 23. La Rosa non gli aveva spiegato le ragione della venuta del Brusca. La terza sera, infine, il medesimo La Rosa lo aveva ancora una volta avvertito che l’incontro ci sarebbe stato; gli aveva anzi detto di preparare della carne per la cena. Aveva invitato il suo interlocutore a rimanere in loro compagnia, ma questi, all’apparenza terrorizzato, aveva declinato l’invito, dicendogli: “No no, me ne vado, sono fatti vostri, fatti vostri e fatti vostri”.
Tale comportamento gli era sembrato alquanto strano, anche perchè il La Rosa di solito aveva sempre accettato di buon grado l’invito.
In controesame all’udienza del 29.7.98 Chiodo ha ribadito che aveva atteso la venuta di Enzo Brusca in quel di Giambascio almeno un paio di giorni prima. Erano stati Monticciolo Giuseppe e La Rosa Francesco ad avvertirlo che doveva sopraggiungere il Brusca; era impossibile che avessero potuto prenderlo in giro, perchè su queste cose non si era mai scherzato.
Dopo che il piccolo Di Matteo era rimasto definitivamente a Giambascio, il Brusca Enzo Salvatore non aveva piu` frequentato quella casa; era venuto soltanto il giorno in cui era stato strangolato l’ostaggio. Doveva arrivare due giorni prima, ma Chiodo sconosceva se doveva rimanere lì o se per il bambino; nessuno gli aveva detto alcunchè, in quanto gli era stato ordinato soltanto di comprare della carne e quel che potesse servire per la cena e di attendere nella casa.
Enzo Salvatore Brusca era arrivato verso le ore 21 a bordo di una Fiat Uno pilotata da altra persona che Chiodo, nascosto tra i cespugli a fumare una sigaretta, non aveva riconosciuto. Era sceso dalla macchina, aveva saluto il suo accompagnatore, che era andato subito via, ed era andato incontro al collaborante che frattanto era uscito allo scoperto.
Enzo Brusca lo aveva messo sottobraccio e gli aveva detto “figliolo, andiamo !”, ritenendo che fossero a piedi. Chiodo aveva prelevato la macchina che aveva in precedenza nascosto ed insieme avevano raggiunto la casa di Giambascio. Appena davanti al cancello, Brusca gli aveva chiesto del bambino, che non aveva più rivisto sin da quando era stato portato a Giambascio. Il collaborante lo aveva rassicurato che stava bene e che quel giorno aveva mangiato delle uova che il ragazzo stesso aveva cucinato, avendo a disposizione un fornellino. Aveva manifestato contemporaneamente il desiderio di vederlo ed, avendogli egli fatto presente che aveva lasciato nella sua abitazione in paese il telecomando per azionare il saliscendi e le chiavi per aprire la porta di ferro, aveva detto di soprassedere sino all’arrivo di Giuseppe Monticciolo. Chiodo aveva così appreso che doveva sopraggiungere pure quest’ultimo.
Costui era arrivato poco dopo ed aveva esplicitamente comunicato che si doveva uccidere il bambino, senza specificare chi ne avesse impartito l’ordine; aveva contemporaneamente chiesto a Vincenzo Chiodo - il quale aveva già intuito la terribile sorte che stava per toccare all’ostaggio attraverso l’eccessivo interessamento dimostrato dal Brusca verso il ragazzo - se se la sentisse di farlo.
Enzo Brusca aveva mostrato una certa riluttanza e, nel vano tentativo di soprassedere, aveva fatto presente che Chiodo non aveva con sè il telecomando e che oltre tutto occorreva prelevare l’acido presso tal “Funcidda” per dissolvere il corpo, la nafta per attivare il generatore di corrente elettrico ed altro.
Quando Monticciolo aveva, dunque, comunicato quella sera la suprema decisione, dopo che Enzo Brusca, avanzando difficoltà organizzative, aveva proposto che la macabra operazione fosse rinviata all’indomani e dopo che era prevalsa la linea oltranzista del Monticciolo medesimo, si erano un po' consultati per distribuire a ciascuno il proprio compito, essendovi parecchia indecisione su chi dovesse materialmente uccidere il bambino. Monticciolo proponeva, infatti, che fosse il Chiodo o il Brusca ad agire, dicendo: “lo fai tu, lo faccio io”; Enzo Brusca in apparenza manifestava la volontà che il Chiodo ne fosse tenuto fuori, ma in concreto voleva verificare se il collaborante si facesse avanti.
Ad ogni buon conto, avevano organizzato le operazioni preliminari: Monticciolo si era allontanato adducendo che si recava a prendere l’acido presso tale “Funcidda”, che il collaborante sconosceva; Chiodo si era recato in paese per prendere nella sua officina un fusto in lamiera, uno scalpello e un mazzuolo per scoperchiare il fusto. Si era poi ricordato che un recipiente siffatto era custodito a Giambascio, sicchè si era limitato a prelevare un bruciatore a gas, lo scalpello, il mazzuolo, il telecomando, le chiavi e ad acquistare presso il distributore di carburante la nafta.
Munito dell’occorrente necessario, il collaborante era ritornato in campagna e poco dopo era tornato pure Giuseppe Monticciolo, portando due fustini di plastica di circa venti litri pieni di acido; aveva, quindi, prelevato da un capanno uno dei fusti utilizzati per conservare la nafta, lo aveva portato dentro casa e con scalpello e martello aveva provveduto a scoperchiare il fusto, cercando di fare il minor rumore possibile.
Compiuta tale operazione, tutti e tre insieme avevano portato giù nel bunker il fusto appena tagliato e i due fustini di acido, depositandoli davanti la porta della cella dell’ostaggio. 

Monticciolo aveva contemporaneamente riferito al Chiodo che doveva far scrivere al bambino una lettera, nella quale egli comunicava al nonno che era stato abbandonato da tutti, che aveva tentato il suicidio impiccandosi con le lenzuola, ma che era stata salvato. Insieme - Monticciolo e Chiodo - ne avevano poi indicato il testo al bambino, invitandolo a preparare la missiva che avrebbero ritirato dopo.
Erano risaliti nel piano superiore, uscendo fuori, e avevano cenato nella cucina sottostante, mangiando carne arrostita in padella, preparata dal Chiodo. Dopo cena, che si era svolta in un clima del tutto tranquillo, il collaborante aveva tagliato un pezzo di corda da una fune che si trovava all’esterno ed Enzo Brusca l’aveva annodata per formare il cappio.
Erano ridiscesi nel bunker; Chiodo si era fatto consegnare la lettera, ritirandola dalla mani del ragazzo senza fare uso di guanti (tanto da essere stato rimproverato dal Monticciolo per il fatto che avrebbe potuto lasciare pericolose impronte digitali); si erano infine apprestati a compiere la macabra operazione dello strangolamento.
Chiodo, nonostante che Enzo Brusca avesse prima manifestato il suo dissenso a che egli intervenisse, si era fatto avanti in omaggio alla regola che più volte gli aveva ripetuto lo stesso Brusca: “Mai tirarsi indietro su qualsiasi eventuale occasione”. Era del tutto tranquillo, non lo impensieriva minimamente il fatto che dovesse uccidere un bambino: “... il dovere era piu` forte di questo, cioe` perche' li` non e` che uno poteva rifiutare al momento questo, perche' poteva succedere diciamo il peggio”. In quel momento non aveva neppure pensato ai suoi figli; se ne era vergognato di fronte a loro quando aveva fatto la sua scelta di collaborare.
Era la prima volta che uccideva una persona; in precedenza aveva collaborato con i medesimi soggetti e con l'aggiunta di Romualdo Agrigento all’occultamento di cadaveri.
Sempre in controesame, Chiodo ha aggiunto che, quando si doveva strangolare il bambino, sia il Monticciolo che Enzo Brusca gli avevano detto: “Va beh, lo fai appoggiare li` al muro, gli metti la corda al collo, la tiri che poi noi ti aiutiamo”. In effetti Chiodo - così come gli era stato ordinato - aveva fatto appoggiare il bambino al muro con le braccia alzate, gli aveva messo la corda al collo, l'aveva tirata ed erano intervenuti gli altri. In pochi attimi il piccolo era rimasto soffocato.
Il collaborante, quasi con aria di compiacimento, ha spiegato in dettaglio tutte le operazioni compiute; aveva aperto la porta; il ragazzo stava in piedi vicino al letto ed ha così proseguito il suo racconto:


“Si, allora gia` eravamo nella stanza, io ho aperto la porta..., ho fatto pure fatica ad aprire la porta perche' era quasi arrugginita, perche' giu` c'era molta umidita`..., c'era sempre la condensa del corpo che stava chiuso senza avere un'aria ... come in altre case. Allora io ho detto al bambino - io ero ancora incappucciato - ho detto al bambino di mettersi in un angolo cioe` vicino al letto, quasi ai piedi del letto, in un angolo con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io gli ho detto, si e` messo di fronte il muro, diciamo, a faccia al muro. Io ci sono andato da dietro, ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l'ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si e` messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si e` messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho buttato il bambino giu` e Monticciolo si stava avviando per tenere le gambe, gli dice "mi dispiace", rivolto al bambino, "tuo papa` ha fatto il cornuto". Nello stesso momento o subito dopo Enzo Brusca dice "ti dovevo guardare meglio degli occhi miei", dice, "eppure chi lo doveva dire?", queste sono state le parole diciamo al bambino.
Io mi ricordo il bambino, cioe` me lo ricordo quasi giornalmente la faccia, diciamo, mi ricordo sempre, ce l'ho sempre davanti agli occhi. ...Il bambino non ha capito niente, perche' non se l'aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era.. come voglio dire, non aveva la reazione piu` di un bambino, sembrava molle, ... anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente.. non lo so, mancanza di liberta`, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro..., cioe` questo, il bambino penso che non ha capito niente, neanche lui ha capito, dice: sto morendo, penso non l'abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo quello e poi non si e` mosso piu`, solo gli occhi, cioe` girava gli occhi ... A me poi mi sono cominciate tremare le gambe ed io ho lasciato il posto a Monticciolo, che lui mi ha detto di andare anche sopra, dopo che pero` il bambino penso che gia` era morto perche' si vedeva che gia` gli occhi proprio al di fuori... vedevo la bava che gli usciva tutta dalla bocca. Ed io sono uscito, nell'attimo che stavo andando sopra a vedere se c'era movimento strano ... e ho visto il Monticciolo che tirava forte la corda e con il piede batteva forte nella corda per potere stringere ancora il cappio, nella corda... Ho preso un pochettino d'aria, sono risceso e ho detto a Monticciolo "dammi di nuovo a me la corda" e il Monticciolo dice "va beh, lascia stare", finche` poi il bambino gia` era morto. Enzo Brusca ogni tanto si appoggiava al petto del bambino per sentire i battiti del cuore, quando ha visto che il bambino gia` era morto mi ha ordinato Enzo Brusca a me "spoglialo". Io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire, diciamo, o e` un fatto naturale perche' e` gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio al polso e tutto, abbiamo versato l'acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io l'ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l'hanno preso per un braccio, l'uno, cosi`, e l'abbiamo messo nell'acido e ce ne siamo andati sopra. Andando sopra abbiamo lasciato il tappo del tunnel socchiuso per fare uscire il vapore dell'acido che usciva... Quando siamo saliti sopra Enzo Brusca e Monticciolo mi hanno baciato, dicendo che mi ero comportato.. come se mi avessero fatto gli auguri di Natale o chissa`...., complimentandosi per come mi ero comportato... Siamo entrati dentro la casa dove avevamo cenato prima, cosi`, eravamo li`, abbiamo fumato una sigaretta, si parlava cosi`. Poi dopo un po' Enzo Brusca mi dice "vai sopra, vai a guardare che cosa c'e`, se funziona l'acido, se va bene o meno”.

In quel momento non aveva avvertito emozioni di sorta: “Io ero un soldato, io eseguivo.. io ho condiviso sempre le scelte di Brusca e le scelte degli altri, io mi sento responsabile, io non voglio.. cioe` non voglio incolpare altri e discolpare la mia persona, io mi sento responsabile come e` responsabile Brusca e tutti, io mi sento responsabile diciamo, anche se io posso dire che era meglio se non succedeva il discorso del bambino e non succedeva che io ero presente in quella situazione, cioe` questo, e non lo auguro a nessuno, diciamo, ne' primo, ne' chi ne ha fatto uno, ne' chi ne ha fatto due, ne' chi ne ha fatto tre, perche' io non lo so se i miei figli mi possono a me perdonare. Prima il Presidente me lo diceva, io a volte non ho il coraggio di guardare i miei figli”. Ed ha proseguito: “Io ci sono andato giu`, sono andato a vedere li` e del bambino c'era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perche' io ho cercato di mescolare con un bastone e ho visto che c'era solo un pezzo di gamba ... e una parte.. pero` era un attimo perche' sono andato.. uscito perche' li` dentro la puzza dell'acido ... era.. cioe` si soffocava li` dentro. Poi siamo andati tutti a letto a dormire, abbiamo dormito li`. Monticciolo mi ha detto che alle 5 lo dovevo chiamare perche' lui se ne doveva andare; abbiamo dormito tutti e tre assieme nello stesso letto matrimoniale che avevamo nella stanza lì”.
Chiodo si era svegliato di buon mattino; aveva svegliato il Monticciolo che era andato via e si era recato a svuotare il fusto, rifiutando l’intervento dell’Enzo Brusca che aveva offerto la sua collaborazione. Il corpo del povero ragazzo si era interamente liquefatto senza che nulla di solido fosse rimasto, salvo la corda che gli era rimasta messa al collo. Con una latta aveva prelevato quel liquido di colore scuro versandolo nei due bidoncini di plastica che prima contenevano l’acido, svuotandoli in aperta campagna.
Aveva riportato in superficie il fusto e il Brusca vedendo la corda che era rimasta aveva detto scherzando al Chiodo di tenerla per trofeo. Aveva bruciato il materasso dove dormiva l’ostaggio, i suoi indumenti e tutto quanto si apparteneva al bambino. Con un’ascia aveva fatto in mille pezzettini la rete, sulla quale era stata adagiato il materasso e che era stata ancorato al pavimento con i piedi annegati nel cemento (operazione che aveva in precedenza fatto il La Rosa, per evitare che il ragazzo l’alzasse e facesse rumore); aveva raccolto i pezzi, le coperte, la macchina fotografica in diversi sacchi della spazzatura che aveva distribuito in vari cassonetti.
Avevano, quindi, ripulito tutto, mettendo una pietra sopra nella vicenda.
Ancora in controesame, Chiodo ha precisato che dopo che era stato sciolto il corpo del bambino, era rimasto integro il pezzo di corda adoperato per strangolarlo e se ne era meravigliato, facendolo notare al Brusca, il quale gli aveva detto: “L'acido niente ci fa alla corda, tienetila per trofeo!”, in quanto era il suo primo delitto. In effetti, aveva bruciato la corda assieme a tutti gli altri oggetti, compreso il materasso e il fusto metallico che era stato messo sul fuoco per togliere qualsiasi traccia dell’acido.
Enzo Brusca gli aveva detto che la scoperta della vicenda del sequestro avrebbe fatto più danno della strage di Capaci in due occasioni. Glielo aveva ripetuto dopo che Foma aveva lasciato l’incarico, incontrandolo nella contrada Parrini, dicendogli: “Apriti gli occhi, stai attento, tu lo sai a cosa si va incontro, la responsabilita` che ti ritrovi...La responsabilita` che ti ritrovi sai qual e`? Adesso basta solo pensare che prima erano tante persone che badavano a questo bambino, adesso ti ritrovi tu solo a gestire, con diverse complicazioni che si sono aggravate. Stai attento, perche' lo sai che se succede che scoprono il bambino e cose.. fara` piu` scalpore della strage di Capaci”. Sostanzialmente Enzo Brusca, essendo un violento, alludeva anche alle sofferenze che erano stato inferte al piccolo Di Matteo che era stato tenuto in luoghi malsani, legato mani e piedi e sballottolato di qua e di là.
Nella casa di Giambascio era rimasto soltanto Enzo Brusca, che aveva poi diretto gli ulteriori lavori di muratura che erano stati subito dopo effettuati. Erano state infine ricoperte con l’intonaco le pareti lasciate grezze e si era proceduto alla piastrellatura del pavimento che era ancora mancante.


http://livesicilia.it/2013/03/18/lho-ucciso-e-sciolto-nellacido-vi-racconto-quellorrore_282787/

Questi infimi esseri viventi hanno diritto ad una morte dignitosa?
Sono degni di rispetto?
Chi bacia loro le mani merita rispetto?
Ognuno è libero di esprimere il proprio parere, di agire come crede, ma non può pretendere di essere compreso o compatito, non deve meravigliarsi se suscita disapprovazione e disprezzo.
L'abominio non può, in nessun caso, prevedere il perdono, la comprensione, la compassione. 

In caso contrario sarebbe un ulteriore abominio: sarebbe ipocrisia.

martedì 6 giugno 2017

Attentato di Manchester: quello che non sappiamo. - Graham Vanbergen



Il 22 maggio alle 22:30 circa una bomba è stata fatta detonare al concerto di Ariana Grande alla Manchester Arena, a Manchester, Regno Unito. Molto è emerso sulla stampa nazionale e sulla TV in merito all'attentato. Ma ci sono alcune cose che non sappiamo.

Nelle prime ore della mattina del 23 maggio - circa alle 2:35 ora locale - la NDTV attraverso il Washington Post ha dichiarato in modo abbastanza categorico che: "funzionari USA, parlando in modo anonimo, hanno identificato l'assaltatore come Salman Abedi. Non hanno fornito informazioni sulla sua età o nazionalità, e i funzionari britannici hanno rifiutato di fornire commenti sull'identità del sospettato".
Ciò è stato reso pubblico in un momento in cui la Polizia britannica e i servizi di sicurezza stavano rifiutando di rilasciare qualsiasi dichiarazione su chi fossero secondo loro gli attentatori, perché al momento stavano affrontando le conseguenze del disastro.
Ci si domanda come dei "funzionari USA" che richiedevano di restare anonimi potessero correttamente identificare l'individuo quattro ore dopo il disastro da una distanza di 3500 miglia, in particolare quando la Polizia britannica e i servizi di sicurezza continuavano a non fornire alcuna dichiarazione.

Più o meno allo stesso tempo appare questo tweet dell'editorialista e inviato del New York Observer, Andre Walker. C'è probabilmente una buona ragione del perché fosse a Manchester. Egli ha chiaramente dichiarato sul suo account twitter che questa immagine è falsa. Chi scrive è stato informato in modo attendibile che l'immagine rappresenta in effetti le porte di uscita della Manchester Arena giusto appena dopo l'attentato e la devastazione è evidente. Come questo giornalista sia entrato in possesso di questa immagine così velocemente, senza essere lì presente solo due minuti dopo la Polizia di Manchester, postando un tweet dove si diceva che stavano affrontando un grave incidente è difficile da capire.

Settantacinque minuti dopo l'attentato, non un singolo giornalista di Sky News o della BBC era ancora sulla scena dell'evento. Questo può essere accaduto per una serie di valide ragioni, non ultima il fatto che la polizia aveva ben recintato l'area. Entrambi i servizi sia di Sky che della BBC erano molto brevi e confusi. Giusto due minuti dopo lo stesso attentato, un inviato di una testata americana diffondeva immagini della carneficina (che non sono state retwittate, secondo quello che emerge dal suo account).

Secondo un blogger famoso e ben informato, il datore di lavoro di Andre Walker è niente meno che il genero di Donald Trump Jared Kushner. E che dopo numerose emails e richieste di informazioni ha risposto "Andrè è andato sul posto, non ha risposto né ai tweets, né alle emails".

Solo dopo le ore 6:00 del 23 maggio, la polizia di Manchester è sicura che c'è un responsabile e che è maschio e che si è fatto esplodere in una missione suicida. Confermano che ci sono 22 vittime decedute e 59 altre ricoverate in nosocomio con ferite. Nessun nome viene fatto.


Meno di un'ora dopo, la Polizia di Manchester fa un appello per la ricerca di testimoni, telecamere fisse o mobili per aiutare l'inchiesta.

Alle 6:53 La Polizia rilascia le prime informazioni ufficiali circa un arresto eseguito, ma ancora nessun nome.
Cominciano un gran numero di ipotesi da parte dei media. L'arresto è significativo? Alcune delle congetture dei media sono abbastanza ignobili e politicamente orientate.

L'altra sera The Guardian dichiara alle 23.18 che
"La Polizia ha confermato l'identità del ventiduenne Dopo
che fonti ufficiali degli Stati Uniti l'hanno diffusa ai giornalisti, apparentemente contro i desideri della polizia britannica e dei servizi di sicurezza".


Salman Abedi è ora ufficialmente identificato ed accusato di essere l'attentatore suicida. Sky News riferisce questa mattina (24 maggio) che ci sono 14 persone ancora disperse, in gran parte teenagers, ma tra di loro diverse persone adulte. Sky riferisce anche che "nel frattempo vi sono diversi cittadini Polacchi tra i dispersi".

La polizia è soddisfatta che la posizione di tutti i bambini non accompagnati è ora conosciuta.

Circa dieci ore dopo l'attentato viene reso noto che vi sono 22 vittime confermate come decedute e 59 in ospedale. Ma 14 ancora disperse. Senza dubbio il tempo chiarirà dove sono. Speriamo che tutte quante siano rimaste illese.

Le ultime (6:01) sono che 4 dei 14 dispersi sono stati identificati e sfortunatamente deceduti.

La bomba utilizzata era chiaramente molto sofisticata e doveva avere un super potere esplodente, se più morti vengono ancora identificati ben 30 ore dopo l'attentato.

La BBC riferisce che "Il Regno Unito non aveva visto un simile attacco dinamitardo sin dalla strage di Manchester del 2005, per tre semplici ragioni:
- richiede una certa competenza, che è difficile raggiungere senza un addestramento.
- richiede molta pianificazione e preparazione, entrambe le quali aumentano le opportunità che il MI5 ed altre agenzie possano scoprire cosa si sta preparando
- singoli individui che siano sufficientemente organizzati per mettere le prime due cose insieme e abbastanza determinati a seguire il loro piano fino alla sua terribile conclusione, sono molto rari"

La BBC riferisce anche che:
- Per più di un decennio, l'unità affari interni della BBC ha monitorato ogni singolo attentato terroristico, tentato o fallito, che sia di dominio pubblico.
- Molto semplicemente, molte delle persone che abbiamo visto portare a processo non sono in grado di preparare e portare a termine questo tipo di attentato. Molti aspirano al martirio e parlano di costruire bombe.
- Ma sono, per esser franchi, troppo stupidi e disorganizzati per convertire le loro fantasie in realtà o in alternativa sono stati catturati perché non sapevano come nascondere le proprie tracce.
- Molti jihadisti scartano un attacco dinamitardo al primo esame: realizzano che è troppo difficile da portare a termine. Possono accidentalmente uccidersi mentre fabbricano il dispositivo. I loro ordini di acquisto possono destare sospetti in una farmacia locale oppure on line, consentono ai servizi centrali di avere uno sguardo ravvicinato sulla loro vita digitale. Possono rivolgersi per l'aiuto a qualcun altro che, all'insaputa di entrambi, è già nel radar dell'MI5.

Un certo numero di agenzie informative sta riferendo che Salman Abedi  potrebbe non aver agito da solo. Questo sembra plausibile, come è poco probabile che un silenzioso 23enne possa aver pianificato questa atrocità tutto da solo. Il che significa maggiori problemi se i concorrenti non vengono rapidamente bloccati. E' noto che Abedi è andato e venuto dalla Libia. Viene riferito che uno dei suoi amici è stato ucciso in Libia da un drone.

Questo è il tredicesimo grande attentato terroristico in Europa in soli due anni - che ha visto l'uccisione collettiva di più di trecento civili innocenti e migliaia di feriti. A paragone, gli Stati Uniti hanno sofferto meno di 100 morti collegati al terrorismo, dopo gli attacchi dell'11.9.2001. Questo è perché l'America, largamente responsabile per l'aggressione di un certo numero di paesi nel Medio Oriente, è piazzata in modo sicuro nell'altro lato del pianeta. L'Europa è sulla soglia di tutti questi massacri.

C'è molto che ancora non conosciamo a proposito di queste atrocità e chissà quanto ancora dovremo aspettare. Sembra esserci stata una qualche interferenza di Washington in questo attentato e ancora, uno può solo ipotizzare. Forse leggere questo articolo può aiutare a mettere in relazione un po' più di punti:  BREXIT: Proof That Britain's EU Referendum Was Rigged. Questo articolo conferma l'estensione delle interferenze americane oltraggiose ed illegali, avvenute di recente nella politica britannica.

Noi non sappiamo perché persone come Abedi e gli attentatori del 7/7 possono essere fuori del radar dei servizi di sicurezza, se tali atrocità sono possibili solo con molta competenza e organizzazione.

Una cosa dobbiamo sapere. Questo attacco e gli altri dodici avvenuti in Europa, è chiamato "contraccolpo" - inteso come "gli effetti negativi non voluti di un'azione politica".

Sono stati i politici che hanno trascinato la Gran Bretagna nel Medio Oriente e in Nord Africa e che hanno fatto saltare in aria prima la Libia e poi la Siria.  A quel tempo, la Libia, una delle nazioni più in salute nella regione, che aveva sanità gratuita, istruzione completa e occupazione e meno povertà della Danimarca, era considerata uno dei paesi più moderati - lo stesso poteva dirsi per la Siria. Entrambe le istituzioni e infrastrutture dei due paesi erano tutto fuorché al collasso. Entrambi questi paesi sono oggi invasi da estremisti tagliateste, assassini e psicopatici. Entrambi i leaders di questi paesi possono essere stati brutali nel raggiungere e mantenere il potere, ma entrambi vivevano in regioni dove una leadership brutale è in genere richiesta per mantenere la pace - cosa che è di chiara evidenza.

Questo è ciò che succede quando si conducono attacchi ingiustificati e illegali contro la sovranità delle nazioni e centinaia di vittime innocenti vengono uccise, mutilate o deportate. Il perché i politici britannici sembrino incapaci di afferrare questo semplice fatto, è al di là della normale e semplice umana comprensione. Essi sono colpevoli e hanno il sangue di ciascuna di queste vite innocenti sulle loro mani.

La Libia era il paese da cui veniva la famiglia di Abedi - La Siria, la Libia e anche l'Iraq sono i centri delle più grandi reti del terrore nella storia. Non è così difficile unire i punti, non è vero?

La fonte originale di questo articolo è  True Publica
Copyright © Graham VanbergenTrue Publica, 2017

Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare


http://www.vocidallastrada.org/2017/06/attentato-di-manchester-quello-che-non.html

Cassazione: Toto' Riina e' malato e ha diritto a una morte dignitosa'. - Roberti: "Riina è ancora capo di Cosa Nostra"



'Abbiamo le prove per dirlo. Deve restare al 41 bis'.

"Totò Riina deve continuare a stare in carcere e soprattutto rimanere in regime di 41 bis". A dirlo è il procuratore nazionale Antimafia, Franco Roberti, che in un'intervista al Corriere della Sera spiega che ci sono le prove per dire che il vecchio boss sia ancora il capo di Cosa Nostra. Roberti è sicuro che il tribunale di sorveglianza di Bologna, in sede di rinvio da parte della Cassazione, gli darà ragione, nuovamente: "Si tratta - osserva - di un annullamento con rinvio, il Tribunale dovrà integrare la motivazione sui punti indicati dalla Cassazione e sono certo che a quel punto reggerà l'intero impianto. Questa decisione non mi preoccupa". 

La Cassazione dice che non è motivata a sufficienza l'attualità del pericolo, ma "siamo perfettamente in grado di dimostrare il contrario - afferma -. Abbiamo elementi per smentire questa tesi. E per ribadire che Totò Riina è il capo di Cosa nostra", "le indagini sono in corso e non ho nulla da dire, né potrei farlo. Ma vorrei ricordare che il pubblico ministero Nino Di Matteo vive blindato proprio a causa delle minacce che Totò Riina ha lanciato dal carcere. Se non è un pericolo attuale questo, mi chiedo che altro dovrebbe esserci". Secondo Roberti, le condizioni di salute di Riina non sono incompatibili con il regime carcerario del 41 bis: se davvero il carcere di Parma non fosse attrezzato a sufficienza, "nulla impedirebbe il trasferimento in un'altra struttura di massima sicurezza. Ma dico per Riina quello che avevamo già sostenuto nel caso di Bernardo Provenzano, che era in condizioni addirittura più gravi: deve rimanere in carcere al 41 bis".
 Il "diritto a morire dignitosamente" va assicurato ad ogni detenuto. Tanto più che fermo restando lo "spessore criminale" va verificato se Totò Riina possa ancora considerarsi pericoloso vista l'età avanzata e le gravi condizioni di salute. La Cassazione apre così al differimento della pena per il capo di Cosa Nostra, ormai ottantaseienne e con diverse gravi patologie. Sulla base di queste indicazioni, il tribunale di sorveglianza di Bologna dovrà decidere sulla richiesta del difensore del boss, finora sempre respinta.
La prima sezione penale della Cassazione per la prima volta ha accolto il ricorso del difensore di Totò Riina, che chiede il differimento della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare. La richiesta (si legge nella sentenza 27.766, relativa all'udienza del 22 marzo scorso) era stata respinta lo scorso anno dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso "di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico". Il tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l'infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere, visto che le sue patologie venivano monitorate e quando necessario si era ricorso al ricovero in ospedale a Parma. Ma la Cassazione sottolinea, a tale proposito, che il giudice deve verificare e motivare "se lo stato di detenzione carceraria comporti una sofferenza ed un'afflizione di tale intensità" da andare oltre la "legittima esecuzione di una pena".
Il collegio ritiene che non emerga dalla decisione del giudice in che modo si è giunti a ritenere compatibile con il senso di umanità della pena "il mantenimento il carcere, in luogo della detenzione domiciliare, di un soggetto ultraottantenne affetto da duplice neoplasia renale, con una situazione neurologica altamente compromessa", che non riesce a stare seduto ed è esposto "in ragione di una grave cardiopatia ad eventi cardiovascolari infausti e non prevedibili". La Cassazione ritiene di dover dissentire con l'ordinanza del tribunale, "dovendosi al contrario affermare l'esistenza di un diritto di morire dignitosamente" che deve essere assicurato al detenuto. Inoltre, ferma restano "l'altissima pericolosità" e l'indiscusso spessore criminale" il tribunale non ha chiarito "come tale pericolosità "possa e debba considerarsi attuale in considerazione della sopravvenuta precarietà delle condizioni di salute e del più generale stato di decadimento fisico".
Nutro profondo disgusto nei confronti di quelle istituzioni che riconoscono diritti a chi non rispetta i diritti degli altri, compreso quello di vivere.
Questa '#bestiaferoce meriterebbe di saltare in aria come ha fatto con persone degne di vivere a lungo con onore e merito.E come ha minacciato di fare con Di Matteo. Io non sono ipocrita, non mi intenerisco, io sono dalla parte di Falcone e Borsellino.

‘Ndrangheta, baciamano dei cittadini di San Luca al boss Giorgi dopo cattura. De Raho: “Nessuna debolezza dello Stato”. - Lucio Musolino



Preso dai carabinieri dopo 23 anni di latitanza il mafioso era atteso sull’uscio della porta. Alcuni cittadini piuttosto che applaudire i militari per lo storico arresto si sono avvicinati come se fossero suoi fan. Il procuratore di Reggio Calabria: "I carabinieri non l’avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto dove era difficile anche muoversi affiancati".

“Avete visto che avete preso il mostro?”. Sono le prime parole del boss Giuseppe Giorgi, uscendo dalla botola nascosta sopra il camino della sua abitazione. La latitanza durata 23 anni si è conclusa così tra baciamano dei cittadini di San Luca e complimenti che lui stesso rivolge ai carabinieri che lo hanno catturato. “Voi siete Mucci?” domanda il boss rivolgendosi al tenente colonnello Alessandro Mucci, “bestia nera” dei latitanti della Locride che per anni ha inseguito Giorgi, prima come comandante del Nucleo investigativo del Gruppo Locri dei carabinieri e poi come comandante dello stesso reparto di Reggio Calabria, coordinato dal colonnello Vincenzo Franzese. “Voi siete bravo”. Giorgi ha perso la partita e ammette di essere stato sconfitto. Ma è quello che è avvenuto dopo che dà la dimostrazione plastica di come il territorio di San Luca e la sua società sia completamente infiltrata alla ‘ndrangheta. Anche in manette, infatti, il Giorgi dà prova del suo carisma e riesce a uscire dalla sua abitazione sotto gli sguardi di ammirazione dei suoi paesani.
Ad attenderlo sull’uscio della porta, infatti, ci sono vicini di casa e parenti i quali, piuttosto che applaudire i carabinieri per lo storico arresto di un latitante che mancava all’appello dal 1994, si sono avvicinati come se fossero suoi fan. Gli hanno stretto la mano e qualcuno gliel’ha anche baciata in segno di rispetto a un boss, conosciuto come “u Capra”, accusato di associazione mafiosa, traffico di droga e ricercato in mezza Europa anche per omicidio.
Fa pochi metri, prima di salire sulla macchina dei carabinieri che lo porterà in carcere, e ci sono altre persone e bambini che vogliono salutarlo. È il “cassiere della cosca” e una stretta di mano non si rifiuta a nessuno. Scene come questa rafforzano la ‘ndrangheta in un pezzo di terra, abbandonato da tutti e dalla politica che alla prossime amministrative non ha presentato nessuna lista. Un pezzo di terra dove la mentalità mafiosa porta a riconoscere le cosche al pari delle istituzioni nonostante le operazioni antimafia degli ultimi anni che hanno stroncato le famiglie storiche di San Luca, i Nirta-Strangio e i Pelle-Vottari, perennemente in faida tra loro e protagoniste della cosiddetta strage di Duisburg.
San Luca è la culla della ‘ndrangheta. A queste latitudini fare le indagini sulle cosche non è mai agevole sia per il contesto ambientale che sociale che caratterizza un paesino dell’Aspromonte conosciuto come teatro di una delle più sanguinarie faide di ‘ndrangheta. Nomi e cognomi che si ripetono da decenni. Tutti imparentati tra loro e tutti in qualche modo complici o vittime di boss, gregari, trafficanti di droga e killer spietati che non hanno risparmiato neanche le donne. Ed è proprio per questo motivo che, per arrivare nell’abitazione del latitante Giuseppe Giorgi, i carabinieri si sono mossi a piedi in modo non destare sospetto neanche tra i vicini di casa che, al posto del baciamano, avrebbero potuto avvertire il latitante dell’imminente blitz.
Una volta entrati nell’abitazione, inoltre, i carabinieri hanno dovuto operare tra i parenti del boss che urlavano e si sentivano male e che non allontanato neanche i bambini durante la perquisizione. Bastava poco per provocare una reazione spropositata di qualcuno per arrestare il latitante con un bilancio ben più grave. Ciò non è avvenuto perché i carabinieri, guidati dal comandante provinciale Giancarlo Scafuri, sono riusciti a mantenere un clima sereno mentre, con professionalità, portavano a termine uno dei più importanti arresti degli ultimi anni. Anche per questo, non deve meravigliare la scena in cui il boss esce dalla botola e si complimenta con i carabinieri e con il colonnello Mucci per l’operazione che ha portato al suo arresto e che, festeggiamenti, baciamani e complimenti a parte, vuol dire una sola cosa: Giuseppe Giorgi deve scontare 28 anni di carcere, molto probabilmente al 41 bis, e uscirà dal carcere solo quando di anni ne avrà 84.
Tuttavia se un boss come Giorgi, ritenuto uno dei principali broker della droga, viene salutato come il Papa a San Pietro, anche da chi quando ha iniziato la latitanza non era ancora nato, evidentemente San Luca continua a essere il luogo dove le regole dei clan e la riverenza ai capicosca sono più forti delle leggi dello Stato, dove un boss è tale anche se in manette e destinato a passare quasi trentanni in carcere. San Luca è anche il paese dove nel 2009 la squadra di calcio è scesa con il lutto al braccio per la morte dell’anziano patriarca Antonio Pelle detto “Gambazza”, il capo crimine della ‘ndrangheta arrestato pochi mesi prima dai carabinieri del Ros all’ospedale di Polistena dov’era ricoverato per curare un’ernia strozzata. Non è la prima volta che avvengono gesti di riverenza nei confronti di boss. Solo pochi anni fa, quando a Reggio Calabria è stato arrestato il boss Giovanni Tegano, fuori dalla questura si sono riuniti centinaia di amici e familiari che hanno salutato il mammasantissima di Archi con la frase “È un uomo di pace”. Mandava i bacetti, invece, il boss Giuseppe De Stefano quando è stato catturato nel dicembre 2008.
Procuratore de Raho: “Nessuna debolezza dello Stato”
La scena del baciamano è “ignobile, ma non è certo né condivisione né tantomeno segno di debolezza dello Stato che anzi, in questa occasione, ha dato una straordinaria dimostrazione di forza” ha dichiarato all’Ansa il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho. “I carabinieri che si abbracciano felici come bambini dopo l’arresto – ha aggiunto – sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante“. L’episodio, secondo il capo della Dda reggina, si è verificato per il contesto particolare in cui è maturato. “I carabinieri – ha spiegato de Raho – non l’avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto dove era difficile anche muoversi affiancati. In più è giunto al termine di una perquisizione durata oltre cinque ore nel corso delle quali i militari hanno lavorato in presenza di persone in casa che urlavano e minacciavano dicendo che non c’era nessuno. Noi, inoltre, conosciamo bene la forza militare della ‘ndrangheta, ed in quel contesto, i carabinieri erano anche impegnati a guardarsi intorno. L’importante era portare via Giorgi senza problemi ed è quello che è stato fatto”. “L’aspetto straordinario di questa vicenda – ha sottolineato il magistrato – è stata la capacità dei carabinieri, con il coordinamento della Dda, di raggiungere l’obiettivo della cattura del latitante più importante. Un risultato ottenuto con la sola capacità di indagine, senza ricorrere a confidenti. Noi, inquirenti ed investigatori, non abbiamo rapporti con la criminalità. Non intendiamo dare riconoscimenti a nessuno”. “Un risultato – ha detto ancora de Raho – raggiunto con il sacrificio di uomini e donne dell’Arma che hanno lavorato 24 ore di seguito ed anche di più perché l’importante è raggiungere il risultato. In altri Stati, al termine del servizio staccano, qua no. Quei ragazzi e ragazze sono andati avanti fino a centrare il risultato, senza guardare l’orologio. Una situazione che ho il privilegio e conoscere e condividere. Il festeggiare insieme, l’abbracciarsi è un po’ come tornare bambini, è dimostrare l’amore per il proprio lavoro. E quella è la parte più bella dello Stato“.
Il vescovo di Locri: “Boss non merita alcun rispetto”
“Colpisce questo atteggiamento verso una persona che viene portata via da casa dalle forze dell’ordine per essere arrestato” dice il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva. Un gesto di “attenzione” e di “rispetto”: “Rispetto tra virgolette – dice il presule – perché esprime un ossequio verso il boss e dimentica quello che c’è dietro comportamenti mafiosi e criminali che non meritano alcun rispetto. Purtroppo tutto questo è sintomo di una mentalità di ossequio al mafioso di turno che sta ad esprimere l’atavica suggestione psicologica della gente verso queste persone”. “Intollerabile il bacio a mani di morte e di sofferenza. Quel gesto – dice all’Adnkronos don Ennio Stamile, referente di ‘Libera’ per la Calabria – è emblematico di una situazione che da decenni si vive in Calabria. Una vergogna intollerabile il bacio a mani di morte e di sofferenza”. Il sacerdote guarda con preoccupazione anche alla circostanza che il boss, prima di essere trasferito in carcere, sia stato omaggiato anche da bambini: “sin da piccoli si educa alla riverenza dei boss come fossero una sorta di eroi o comunque persone che producono reddito”.
Senza manette?
Nessuna debolezza?
Io ne intravedo tanta, troppa direi.
E non mi riferisco solo ai baciamano.

Per Alitalia 32 manifestazioni di interesse, c’è anche Ryanair. - Andrea Gagliardi e Giorgio Pogliotti

Risultati immagini per alitalia

"Sono 32 le manifestazioni di interesse acquisite». Lo ha affermato il commissario straordinario di Alitalia, Stefano Paleari, a margine della presentazione del rapporto Enac 2016. «Abbiamo iniziato questa mattina ad aprire le buste dal notaio. I lavori sono appena iniziati» ha aggiunto Paleari spiegando, alla domanda se siano tutte offerte che rispondono ai requisiti, che «sono 32 manifestazioni che stiamo aprendo, valutando e classificando». Non tutte però avrebbero solidi requisiti di sostenibilità e il numero iniziale si potrebbe alla fine ridurre. Ryanair è uscita allo scoperto dichiarando ad Askanews di aver inviato una manifestazione di interesse per l'ex compagnia di bandiera, confermando però di non essere interessata ad acquisire il vettore. Una notizia non commentata da Paleari, che ha tagliato corto: «Sto andando nello studio del notaio, non so altro».

Numero manifestazioni interesse oltre le attese.
Come anticipato dal Sole 24 Ore, sono dunque una trentina di manifestazioni di interesse non vincolanti arrivate presso lo studio del notaio Nicola Atlante . Un risultato questo del primo step della gara - anche se le proposte non sono ancora vincolanti e la strada è ancora lunga- accolto con sollievo da governo, commissari e addetti ai lavori, considerando che fino a qualche settimana fa si paventava il rischio che nessuno si presentasse, a causa delle condizioni in cui versa la compagnia che dallo scorso 2 maggio è in amministrazione straordinaria. Il numero delle manifestazioni di interesse arrivate per Alitalia è «un risultato oltre le aspettative», ha confermato oggi il presidente dell’Enac, Vito Riggio, che ha aggiunto: «Magari ci fosse una grande compagnia europea che vuole prendere Alitalia, ma penso che, europea o no, ci vuole un rilancio forte».


L’interesse di Delta e dei big del settore.
C'è grande attesa per conoscere in dettaglio i nomi dei mittenti. Ma per ora non c’è nulla di ufficiale dal momento che i commissari hanno assunto un vincolo di riservatezza. Per tutta la giornata di ieri sono circolati diversi nomi di possibili acquirenti : da Delta (che ha fatto sapere che «continua a monitorare i progressi di Alitalia da quando è entrata nel processo di amministrazione straordinaria») a big del settore, come le cinesi Hainan Airlines Air China, a Air France, British Airways e Turkish Airlines, fino a Etihad Airways che ha dichiarato di essere «aperta ad esplorare tutte le opzioni per mantenere e potenzialmente rafforzare i legami» con Alitalia. Lufthansa sembrerebbe, invece, confermare l’intenzione di volersi sfilare. Si sono invece già sfilate nei giorni scorsi alcune low costRyanair, che ha detto chiaramente di non essere interessata ad acquistare Alitalia, e anche Norwegianairlines, che ha assicurato che non avrebbe presentato un'offerta.


Data room senza informazioni sensibili.
L’avviso pubblicato lo scorso 17 maggio prevede tre opzioni: la ristrutturazione della compagnia, la vendita in blocco o la vendita dei beni e contratti (il cosiddetto “spezzatino”). Commissari e governo propendono per le prime due soluzioni. Verso metà giugno dovrebbe essere aperta la data room per 4/6 settimane, ma non conterrà informazioni sensibili, per non avvantaggiare i competitor di Alitalia. Questo perché trattandosi ancora della prima fase della gara, con manifestazioni senza alcun vincolo, è possibile che anche dei concorrenti di Alitalia non seriamente interessati si siano fatti avanti, per impossessarsi di informazioni riservate. Ai soggetti che saranno ammessi sarà consentito, nel corso della procedura di gara, costituire o modificare cordate – anche unendosi a gruppi che non abbiano manifestato interesse.


Entro ottobre le offerte vincolanti.
Il passaggio successivo prevede che i commissari straordinari invieranno la Lettera di procedura ai soggetti in possesso dei requisiti e della competenza richiesta. L’obiettivo dei commissari è di avere le offerte non vincolanti a fine luglio, per poi valutare un'eventuale gara per arrivare alle offerte vincolanti ad ottobre.


Il dossier sui risparmi e sul piano industriale.
Parallelamente al dossier della vendita, i commissari intanto lavorano sui risparmi (dopo i 100 milioni già ottenuti dai contratti derivati per il carburante, ora sul tavolo ci sono quelli sui leasing degli aerei) e sulla messa a punto del piano industriale che, ha spiegato qualche giorno fa in un'intervista Paleari, verrà presentato entro fine luglio e si baserà su due assi: differenziazione ed efficientamento. Lavori in corso anche sul fronte del costo del personale, con un doppio appuntamento in settimana: mercoledì infatti dovrebbe svolgersi l'incontro al Ministero del lavoro sulla procedura per la cigs aperta dai commissari con un impatto pari al costo di 1.358 dipendenti (in una prima fase sono interessati 190 piloti e 340 assistenti di volo e in 828 tra il personale di terra). I commissari si sono impegnati ad anticipare il trattamento base di Cigs e, insieme all'Inps, cercheranno di accelerare l'operatività del Fondo integrativo di settore che garantisce fino all'80% della retribuzione ai lavoratori di Alitalia, in aggiunta ai 1.167 euro del trattamento base di Cig. Giovedì azienda e sindacati inizieranno invece il confronto per il rinnovo del contratto di settore.


La spinta sui ricavi.
Ma per rendere la compagnia realmente appetibile per i nuovi acquirenti, il taglio dei sovraccosti che gravano sui bilanci aziendali deve essere accompagnato dalla crescita dei ricavi. L'attività dei commissari è proiettata oltre l’estate: i voli diretti fra Roma e Los Angeles saranno estesi alla stagione invernale (finora erano garantiti solo fra aprile e ottobre), con tre voli alla settimana. È stato rafforzato l'accordo commerciale con Aerolineas Argentinas in codesharing sulle rotte Italia-Argentina e su 75 destinazioni in prosecuzione. Mentre è atteso per settembre il decollo del B777-300Er con 382 posti sulla rotta per Buenos Aires, per incrementare del 13% l'offerta dei posti. Dal prossimo autunno, inoltre, partono i collegamenti diretti per le Maldive con il volo da Roma a Malè. Il vero banco di prova per la tenuta dei ricavi è rappresentato dall'andamento della stagione autunnale.


http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-06-06/alitalia-acquisite-32-manifestazioni-d-interesse--103715.shtml?uuid=AEdKGVZB


Riferite a cosa?
L'Alitalia, ex nostro fiore all'occhiello, è ora alla mercè di chiunque voglia comprarla, anche se, per quello che ci è costata fino ad oggi, dovrebbe essere di noi italiani. Ma, come succede spesso da un po' di tempo a questa parte, a noi italiani vengono spalmati i debiti, al governo-asso-piglia-tutto, i ricavi della vendita.
Vedi anche Fiat.
I governi che si sono succeduti da un trentennio a questa parte ci hanno fatto perdere pezzi importanti dell'economia; più che inefficienti li definirei deficienti. 🙄😡

sabato 3 giugno 2017

Bilderberg 2017: si parlerà di Trump. - Arjun Walia

Risultati immagini per bilderberg meeting 2017
“Siamo grati a Washington Post, New York Times, Time Magazine: i loro direttori hanno partecipato alle nostre riunioni ed hanno rispettato le loro promesse di discrezione per quasi quarant’anni. Sarebbe stato impossibile per noi sviluppare il nostro piano mondiale se fosse stato soggetto alle luci della pubblicità in quegli anni. Ma il mondo ora è più sofisticato ed è pronto a marciare verso un governo mondiale… La sovranità sovranazionale di un’élite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati”. – David Rockefeller (Fonte)
La suddetta dichiarazione proviene da un incontro del gruppo Bilderberg nel 1991 a Baden, in Germania. C’era anche Bill Clinton.
Il Bilderberg è un annuale e segreto incontro dei potenti del mondo. I partecipanti includono personaggi che lavorano a stretto contatto con ambienti militari, vertici delle agenzie di intelligence, grandi banchieri e rappresentanti di FMI, Banca mondiale, Commissione Trilaterale ecc.
Come osserva il Guardian :
Il summit di tre giorni inizia giovedì al Westfields Marriot, un hotel di lusso a poca distanza dall’Ufficio Ovale. L’hotel era già chiuso mercoledì, un gruppo di giardinieri era già impegnato a mettere abeti tutto attorno, per proteggere riservati miliardari e timidi banchieri da occhi indiscreti.
A cause di varie inchieste giornalistiche, il gruppo è stato costretto a diventare un po’ più trasparente. Nell’ordine del giorno di quest’anno il primo argomento di discussione è la presidenza americana.
Pensate che Trump, durante la corsa presidenziale, ha apertamente accusato il governo degli Stati Uniti di “aver creato e finanziato l’ISIS”. Una dichiarazione del genere è senza precedenti, anche se già in passato altri politici vi avevano fatto allusione come scusa per invadere il Medio Oriente.
Ha anche parlato di aziende farmaceutiche e frodi scientifiche. Prendete l’esempio dell’EPA, un’agenzia governativa che ha porte girevoli con società come Monsanto. Hanno usato falsi scientifici per approvare cose molto pericolose che circondano la nostra vita quotidiana, come il glifosato. Un altro grande esempio sono gli OGM, non permessi in molti altri paesi. Cosa ci dice del Nord America quando una grande percentuale del nostro cibo è vietata in tutto il mondo?
Trump ha preso di mira i media mainstream, i cui principali rappresentanti sono tutti membri Bilderberg. Infine, ha anche smantellato il Partenariato Trans-Pacifico.
Il presidente, nonostante la macchina del fango dei media, sta facendo cose che nessun altro prima di lui ha fatto. Non è un burattino di grandi banche e corporations, anzi in molti casi, a parte il settore energetico, agisce contro i loro interessi. Ecco perché usano le proprie reti per demonizzarlo.
In poche parole, la narrazione presentata dai media mainstream diventa percezione pubblica. Trump ha sì molti difetti, ma ha anche fatto molte mosse che vanno contro il gruppo cabalistico che vuole la globalizzazione ed un Nuovo Ordine Mondiale.
Trump non è ovviamente il leader ideale. E comunque il vero cambiamento dovrebbe venire da noi stessi. Dobbiamo riconoscere l’esistenza del “governo invisibile”, come lo chiamava Roosevelt.
È incredibile pensare a quante persone che lavorano nel sistema hanno fatto riferimento a questa longa manus.
Trump è chiaramente sgradito al Bilderberg, probabilmente discuterranno di modi per giustificare il suo impeachment.
D’altronde quello è il club più esclusivo al mondo. Solo il comitato direttivo del gruppo decide chi invitare e in ogni caso i partecipanti devono aderire all’idea di NWO.
Ecco un elenco degli ex membri del comitato direttivo.
A Trump saranno dato ordini dopo la riunione, o sarà tenuto lì e successivamente infiltrato? Troveranno nuove scuse per l’impeachment?
Come detto, questo è un incontro diretto e guidato dall’élite globale, quella congrega che manipola i Clinton, Obama e Bush di questo mondo; quello stesso gruppo che prospera dal creare false minacce e dal destabilizzare altri paesi per imporre i propri modi.
Ci sarà Trump ?
Nel video qui sotto, Luke Rudkowski di WeAreChange intervista il ricercatore Charlie Skelton sull’ordine del giorno e l’elenco ufficiale dei partecipanti alla riunione del Bilderberg 2017 che si svolgerà questa settimana a Chantilly, Virginia. Forse anche Trump ci sarà, dato anche che alcuni suoi ufficiali e stretti collaboratori sono ufficialmente nella lista, tipo Peter Thiel ed Henry Kissinger.
Sono tempi confusi, capire l’agenda del presidente non è facile.
Ma in fin dei conti, come dice Buckminster Fuller: “Non si cambiano le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, devi costruire un modello nuovo che renda obsoleto quello esistente”.
La politica oramai è diventata una forma di intrattenimento, una battaglia tra varie élite che combattono per sfere “più alte” di loro. Se continuiamo a sperare che un individuo cambi il mondo, non succederà mai niente…
ttps://comedonchisciotte.org/bilderberg-2017-si-parlera-di-trump/

Leggi anche:
http://www.globaltruth.net/2017-bilderberg-meeting-final-list-of-participants/

Spazio, onde gravitazionali rivelano buchi neri mai visti.

Spazio, onde gravitazionali rivelano buchi neri mai visti

Hanno una massa 30 volte più grande quella del Sole. Secondo gli scienziati questa terza rilevazione potrà apportare interessanti conoscenze nello studio del fenomeno.


Arrivato il terzo segnale delle onde gravitazionali e questa volta le vibrazioni dello spaziotempo previste da Einstein rivelano una popolazione di buchi neri mai vista, dalla massa di 20-30 volte quella del Sole. Il segnale, catturato dal rilevatore Ligo, arriva dalla distanza di 3 miliardi di anni luce ed è descritto su Physical Review Letters. "Questo evento apre prospettive interessanti per la loro conoscenza", affermano gli scienziati.

Le segnalazioni sono state registrate grazie alla collaborazione tra Ligo e Virgo. Quest'ultima fa capo all'osservatorio europeo Ego, finanziato da Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Consiglio nazionale delle ricerche francese (Cnrs). 
Le onde gravitazionali sono state catturate a gennaio 2017 dal rivelatore americano Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), lo stesso che nel 2015 aveva visto gli altri due segnali. In tutti e tre i casi a far increspare lo spaziotempo è stata la collisione fra due buchi neri molto massicci, tanto da confermare l'esistenza di una popolazione di questi misteriosi oggetti cosmici dalla massa di 20 o 30 volte rispetto a quella del Sole.

Il primo segnale, alla distanza di 1,3 miliardi di anni luce, era stato generato dalla collisione di due buchi neri che, fondendosi, avevano generato un nuovo buco nero da 62 masse solari. Anche il secondo segnale era stato generato dalla collisione fra due buchi neri avvenuta alla distanza di 1,4 miliardi di anni luce e che aveva generato un buco nero da 21 masse solari. Il terzo, indicato con la sigla GW170104 e rilevato il 4 gennaio 2017, è stato generato dalla collisione fra due buchi neri avvenuta alla distanza di 3 miliardi di anni luce e che ha dato origine a un buco nero da 49 masse solari.

La sensazione è di trovarsi di fronte a qualcosa di sostanzialmente nuovo e che potrebbe aiutare a spiegare fenomeni ancora misteriosi, come l'origine dei buchi neri e quella della materia oscura, ossia della materia sconosciuta e invisibile che occupa il 25% dell'universo. E' l'inizio di un territorio completamente da esplorare. Quello che è certo è che "con questa terza scoperta confermiamo l'esistenza di una popolazione di buchi neri di massa superiore alle 20 masse solari, che non era mai stata osservata", ha commentato il nuovo portavoce della collaborazione Virgo, Jo van den Brand, dell'Istituto olandese per la fisica delle particelle, il Nikhef, e della Università Vrije di Amsterdam.

E' dello stesso parere responsabile nazionale di Virgo per l'Infn, Gianluca Gemme: "questo evento - ha rilevato - apre prospettive interessanti per la conoscenza dei buchi neri: oggetti misteriosi che cominciamo finalmente a studiare". Le prime direzioni da seguire sono suggerite dai segnali rilevati finora: "diventa possibile studiare le proprieta' dei buchi neri, come la massa e lo spin", ossia le proprietà che ne descrivono la rotazione, ha aggiunto la vice coordinatrice della collaborazione Ligo, Laura Cadonati, del Georgia Tech. A giudicare dai primi dati, sembra proprio che i buchi neri non conoscano regole, nemmeno quando si muovono in coppia e sembra che ognuno possa seguire un diverso orientamento nella rotazione.