martedì 17 aprile 2018

LA GLOBALIZZAZIONE DELLA… POVERTA’. - Maria Pia Caporuscio

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Sarebbe interessante sapere se i governanti europei (italiani in particolare) erano al corrente delle conseguenze sulla perdita della sovranità politica ed economica e sugli effetti della globalizzazione, ossia che sarebbe stata globalizzata la povertà e l’accentramento della ricchezza mondiale in poche mani. 
Probabilmente si, visto che questi accordi sono stati presi all’oscuro dei cittadini. Ai cittadini italiani non è stato chiesto il permesso e nessuno li ha messi al corrente di quel che si stava architettando alle loro spalle. E’ chiaro che la popolazione è stata vittima di un inganno, avendo i propri governanti spacciato questo nazi-capitalismo per l’unione europea di cui parlavano i padri costituenti, cosa ben diversa da questa “unione monetaria” fondata su presupposti iper-liberisti e dal dominio della finanza speculativa privata sull’economia nazionale, aprendo in questo modo la strada verso la globale deregolamentazione dei capitali e la speculazione sulle monete nazionali. 

Chi ci guadagna dalla libera circolazione dei capitali è la grande finanza, essendosi aperti in questo modo mercati sconfinati e guadagni incalcolabili, che non vengono investiti sulla produzione, ma fini a sé stessi e in ogni parte del mondo, creando nel contempo crisi a ripetizione, disoccupazione di massa e povertà.

Questo capitalismo finanziario alimenta il debito e sfrutta le risorse produttive. Chiaramente l’obiettivo di questo sfrenato capitalismo sono gli Stati che posseggono ricchezze ingenti e sono anche i maggiori debitori, per cui avendo il dominio sulle monete estraggono valore anche dai debiti dei paesi, oltre che dalla mano d’opera sottocosto, dai mercati, dalle tasse dei cittadini, dai risparmiatori, dal lavoro e persino dallo stesso capitale produttivo. 


Questo sistema non è altro che una barbara forma di neocolonialismo dove la Democrazia e i diritti dei cittadini sono di ostacolo e vanno cancellati per non intralciare l’avanzare della globalizzazione. E’ un sistema speculativo che genera crisi e quando le banche mondiali sono in sofferenza chiedono l’intervento degli Stati per salvarsi: i guadagni sono privati e le perdite pubbliche e lo Stato logicamente li fa pagare ai cittadini. l trattati costitutivi dell’Unione Europea sono colpevoli di aver spianato la strada alla finanza speculativa, la totale libertà dei movimenti dei capitali nata col trattato di Maastricht e l’austerità imposta da questa unione, bloccano l’economia generando deflazione, disoccupazione e indebitando sempre più gli Stati europei che non potendo controllare la moneta, ne subiscono lo sfruttamento e i ricatti. Un sistema indegno che mette a rischio di fallimento uno Stato. Purtroppo nessuno sa come uscire da questo incubo.

I guai della popolazione italiana sono iniziati da qui, se i governanti di allora non avessero odiato i propri cittadini riducendo di 2/3 i loro stipendi e pensioni, ma avessero avuto un minimo di rispetto per chi li aveva votati e mantenuti alla dolce vita, non avrebbero permesso che un euro valesse duemila lire perché doveva valere 100 lire, era ed è questo il valore reale di un euro. Se i cittadini fossero stati al corrente che oltre a rinunciare alla sovranità nazionale dovevano anche finire in miseria, sarebbe scoppiata una guerra civile e oggi saremmo ancora una nazione ricca, invece di essere un terzo mondo. 


Prima di entrare in questo maledetto tunnel i capi di governo dovevano avere il consenso della popolazione tramite un referendum, ma anche in caso positivo dovevano battersi per impedire la liberalizzazione dei movimenti di capitali, perché è inammissibile che il risparmio di un paese finisca nelle fauci di insaziabili capitalisti, che cercano rendimenti immediati in ogni luogo. 

Si rende perciò necessaria una politica nazionale autonoma. Sono altre le cose che devono essere globali, ad esempio il rispetto degli esseri umani, che devono essere al di sopra degli interessi economici in ogni paese, deve essere globale la solidarietà, le idee, le conoscenze, le scoperte, ma i diritti, il denaro, l’economia, le merci, il cibo devono essere prodotte a livello nazionale. Nel mondo reale le popolazioni non sono tutte uguali, ognuna ha la propria cultura, le proprie abitudini, le proprie tradizioni e sarebbe un crimine cancellare passato e presente nel tentativo di robotizzarli. 


Nel dopoguerra fu costruito il Bretton Woods che imponeva restrizioni ai movimenti internazionali dei capitali e grazie ai quali gli Stati europei hanno potuto proteggersi dalle importazioni di merci straniere per cui l’economia di questi paesi è decollata nonostante le rovine della guerra, assicurando il benessere dei propri cittadini prima che le indegne politiche di Ronald Reagan e Margaret Thatcher non massacrassero tutto. 


Le vergognose politisi di questi “signori” hanno trascinato le nazioni nel caos di questa finanza sfrenata e sui pesanti condizionamenti che banche mondiali e multinazionali esercitano sulle nazioni. Con la fine del Bretton Woods si è aperta la strada ad una globale deregolamentazione dei capitali finanziari e la speculazione sulle monete nazionali. Quindi la fine dei cambi fissi con quelli flessibili ha consentito di speculare sulle monete e sulla finanza degli altri paesi. A questo punto è logica la perdita di fiducia anche nelle istituzioni sovranazionali (FMI, Banca Mondiale e ONU) in quanto non sono mai al di sopra delle cose, essendo sempre schierate verso le nazioni più forti. 

https://www.facebook.com/maria.caporuscio/posts/10216291664832702

venerdì 13 aprile 2018

Perché gli hedge fund sono negativi sull’Italia. - Andrea Franceschi

(marka)

Lo spread Bund-BTP è sotto controllo e la Borsa italiana è l’unica tra le principali piazze europee a poter vantare un rialzo da inizio anno del 5 per cento. L’incertezza sull’esito della partita politica nel nostro Paese non ha finora avuto le temute ripercussioni sui mercati. Ma il rischio Italia non è sparito dal radar dei grandi investitori. Tutt’altro. Il tema della sostenibilità del debito pubblico italiano anzi è stato sollevato dai gestori di fondi hedge intervenuti all’annual investor forum organizzato a Milano dal gruppo Banca del Ceresio.
Parlando con Il Sole 24 Ore due di loro, che preferiscono restare anonimi, si sono espressi negativamente sulle prospettive del mercato italiano alla luce del quadro politico emerso dal voto. Il più pessimista è il fondatore di una nota boutique finanziaria americana che ha già pesantemente scommesso al ribasso sui titoli di Stato italiani e, in misura minore, anche sulla Borsa di Milano. Il gestore ha indicato nella formazione del nuovo governo italiano, che prevede con una certa dose di ottimismo possa avvenire già a maggio, una delle potenziali incognite per i mercati finanziari nel 2018.
«Il Vecchio Continente - dice - continua ad essere un treno che viaggia a due velocità. C’è un’Europa “core”, rappresentata dai Paesi più stabili come Francia e Germania, in cui la crescita economica è stabile e il quadro politico consolidato, in grado di reggere senza problemi l’impatto dell’inevitabile graduale riduzione (in gergo tapering ndr.) del Quantitative easing della Bce. E c’è un’Europa periferica, di cui fa parte l’Italia, la cui crescita economica è invece dipendente dallo stimolo monetario della banca centrale e quindi inevitabilmente più vulnerabile».
Quali rischi comporta la fine del Quantitative easing, il rialzo dei tassi di interesse e la possibile nomina di un successore di Draghi meno comprensivo verso i Paesi “cicala” come il papabile numero uno della Bundesbank Jens Weidmann? Secondo il gestore il problema riguarda principalmente la crescita economica. «Senza crescita - si legge nero su bianco nelle slide della presentazione fatta al forum - il debito italiano non sarà sostenibile a lungo».
Meno tranchant la posizione dell’altro primario gestore che ha partecipato al forum. «Personalmente - spiega - mi sarei aspettato una reazione molto peggiore dei mercati al risultato del voto. Evidentemente gli investitori si stanno abituando al successo elettorale degli euroscettici». A differenza del collega con cui ha condiviso il palco, l’investitore, capo di un importante fondo hedge con base a Londra, non ha preso una posizione ribassista sul nostro Paese «perché finora chi ha scommesso al ribasso sul rischio politico in Europa ha perso» spiega riferendosi soprattutto a quanto accaduto l’anno scorso in occasione delle elezioni in Francia e altri Paesi europei.

Anche se non ha preso posizioni “corte” sul debito pubblico e la Borsa italiana il gestore dopo il voto ha escluso il nostro Paese dall’orizzonte del suo portafoglio. Troppa l’incertezza sulla composizione del prossimo governo e troppo alta la probabilità che le sue scelte possano entrare in collisione con i vincoli di finanza pubblica imposti dall’Unione europea. Specie alla luce delle promesse fatte in campagna elettorale come l’abolizione della riforma delle pensioni promessa dalla Lega Nord o il reddito di cittadinanza proposto dal Movimento 5 stelle. «Se devo investire su un’economia periferica - spiega il gestore - preferisco puntare su Spagna e Portogallo».

BlackRock negativa sull’Italia. Allarme su BTp e Piazza Affari. - Alessandro Graziani
Gli uffici di BlackRock a New York (Epa)
L'apparente mare calmo sui mercati italiani dopo le elezioni politiche italiane rischia di incresparsi. Borsa e titoli di Stato continuano a reggere sui livelli pre-voto. Ma i segnali che arrivano dai grandi investitori di oltreoceano non sono più positivi. Anzi. L'allarme più recente lo ha lanciato il grande fondo Usa BlackRock che ha preannunciato di assumere una posizione «underweight» (sottopesare) sui titoli di Stato italiani. Secondo Scott Thiel, vice responsabile per gli investimenti di Blackrock, l'esito delle elezioni del 4 marzo in Italia «è stato il peggior risultato possibile e ancora i mercati non hanno reagito per niente» ha detto Thiel, aggiungendo: «Se i timori e le paure non colpiscono i titoli di Stato italiani, cosa lo farà? Io penso che succederà, insieme al più ampio effetto combinato legato alla fine del Quantitative easing».

L'orientamento di BlackRock è importante perché non si tratta di uno dei tanti fondi internazionali ma del principale investitore Usa di lungo periodo in Italia. Un suo cambiamento di umore sul nostro Paese può avere effetti negativi sui corsi dei titoli di Stato ma anche, e forse soprattutto, sulla Borsa essendo azionista con quote intorno al 5% di tutte le maggiori banche italiane (a partire da Intesa e UniCredit) e delle principali blue chip pubbliche e private.
Le incertezze sulla formazione del nuovo Governo italiano hanno già determinato prese di posizione problematiche anche da parte delle grandi società di rating. I rischi per l'Italia del post-elezioni, ancora non visibili sulle quotazioni di azioni e BTp, sembrano crescere nella testa dei grandi fondi internazionali. Che in questi giorni stanno valutando se ribaltare le posizioni «lunghe» sull'Italia e porsi in scia a chi, come l'hedge fund Usa Bridgewater, già da ottobre si è posizionato allo scoperto contro le azioni italiane. 
Uno strano rumore di fondo anti-Italia si sta facendo largo sui mercati. Istituzioni, Autorità, partiti e parlamentari italiani presto potrebbero doverne tenere conto.

Bitcoin torna a 8mila $. Ora anche Soros e Rockefeller investono in asset digitali. - Vito Lops

Pubblicità del Bitcoin a Tokyo (Ap)


Il Bitcoin è tornato ieri a quota 8.000 dollari, come non accadeva da marzo segnando un balzo intraday massimo del 17%. Il nuovo scatto della criptovaluta più scambiata - tra le 1.565 conteggiate da Coinmarketcap.com - non è isolato. La ventata di rimbalzo ha interessato tutto il comparto la cui capitalizzazione è tornata a respirare sopra quota 300 miliardi di dollari dopo aver toccato un minimo di periodo il 5 aprile a 250 miliardi. Siamo ancora lontanissimi dagli 800 miliardi di inizio anno ma comunque abbondantemente sopra i livelli di un anno fa quando tutte le criptomonete messe insieme non facevano mezzo miliardo di dollari.
Resta in ogni caso un mercato molto volatile, estremamente complesso e difficile da valutare perché non esistono statistiche né parametri o multipli finanziari a cui appigliarsi per stabilire il cosiddetto fair value. La confusione tra i big regna sovrana tanto che a questo punto fanno notizia i casi di cambio di posizione. Il noto finanziere George Soros definiva il Bitcoin a gennaio nel corso del forum di Davos «speculazione allo stato puro» aggiungendo comunque che le criptovalute, «che sono una tipica bolla basata su una incomprensione», ma continueranno ad esistere «perché usate per riciclare denaro sporco».
A distanza di qualche settimana Soros sembra aver rivisto la posizione. Come rivela l’agenzia Bloomberg, il filantropo di origini ungheresi (ma a Budapest Soros non è ben visto) ha dato disposizioni al suo family office (che vale 26 miliardi di dollari) di avviare il trading di asset digitali. Tra questi difficile non annoverare il Bitcoin che ad oggi è a tutti gli effetti il primo asset digitale finanziario. Qualche malizioso potrebbe sostenere che lo schiaffone di Soros al Bitcoin è stato dato quando valeva circa 17mila dollari mentre la carezza è arrivata sul valore di 6mila dollari.
In ogni caso non si tratta dell’unico dietrofront tra i big del mainstream finanziario. Anche la famiglia Rockefeller pare abbia avuto un percorso analogo sdogandando l’ingresso di asset digitali nel portafoglio in Vernock, il venture capital fatto in casa che vale 3 miliardi di dollari.
Ha cambiato idea anche James Dimon, ad di Jp Morgan che prima ha definito il Bitcoin «una frode» e poi ha autorizzato il trading di criptovalute da parte della sua banca (peraltro citata in giudizio per le alte commissioni applicate).
Sarebbe a questo punto clamoroso se anche Warren Buffett, il fondatore del fondo Berkshire Hathaway, cambiasse idea. Tra i guru resta ancora molto scettico e per quel che vale agli atti per ora resta ancora la sua dichiarazione di ottobre: «Posso dire che quasi certamente le criptovalute faranno una brutta fine, anzi, mi piacerebbe comprare opzioni put di cinque anni sulle criptovalute».
Il partito degli scettici resta molto nutrito. Agustin Carstens, direttore generale della Banca dei regolamenti internazionali, la pensa così: «Il Bitcoin è la combinazione di una bolla, uno schema Ponzi ed un disastro ambientale».
Noriel Roubini, premio Nobel per l’Economia: «Il Bitcoin inizia a sembrare come un dinosauro in via di estinzione».
Il dubbio amletico che divide molti operatori e opinionisti è quale è il confine tra blockchain (la tecnologia sottostante) e Bitcoin e altre criptovalute che la utilizzano. Perché sul fatto che in futuro la blockchain possa imporsi come uno standard in vari ambiti in pochi hanno dubbi.
Sul tema si è esposto ieri anche il Fondo monetario internazionale che continua a vedere nella tecnologia sottostante a Bitcoin delle opportunità. Nel capitolo analitico del suo Fiscal Monitor, il rapporto che verrà pubblicato nella sua interezza la settimana prossima nell'ambito degli Spring Meetings a Washington, l'istituzione guidata da Christine Lagarde ha scritto che Blockchain «può aiutare a garantire l'autenticità delle informazioni presentate, dato che tutte le transazioni sono registrate».
La blockchain potrà imporsi anche nel caso il Bitcoin vada a gambe all’aria oppure per farlo avrà bisogno di un Bitcoin sempre più forte e meno volatile?
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giovedì 12 aprile 2018

Trump: "Russia preparati, in Siria stanno per arrivare i missili" | Putin: "Spero che prevalga il buonsenso".

Siria, Trump avverte la Russia: "Preparatevi ai nostri missili". La replica: "Colpisca terroristi"

La Casa Bianca ha poi precisato come nessuna decisione sia stata ancora presa in maniera definitiva e come ci siano diverse opzioni sul tavolo.

"La Russia promette di abbattere tutti i missili sparati alla Siria. Russia preparati, perché arriveranno!". Così su Twitter il presidente degli Stati Uniti Donald Trump replicando a Mosca, che aveva parlato di "risposta immediata" in caso di un attacco Usa in Siria. La Casa Bianca ha poi precisato come in realtà ancora nessuna decisione sia stata presa sull'eventuale attacco e come si stiano vagliando diverse opzioni.

"Le nostre relazioni con la Russia sono peggiori di quanto non lo siano mai state, compresa la Guerra Fredda. Non c'è ragione per questo": ha aggiunto sempre tramite Twitter il presidente americano Donald Trump.

Mosca: "Spari i suoi missili contro terroristi" - "I missili 'intelligenti' dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo" della Siria. E' la prima risposta di Mosca al tweet di Donald Trump per bocca della portavoce del ministero degli Esteri russo. La Russia sostiene che i missili americani distruggeranno le eventuali prove dei sospetti attacchi chimici.

"Se gli Usa attaccano noi risponderemo" - L'esercito russo si riserva il diritto di abbattere i missili e distruggere i siti di lancio in caso di aggressione degli Stati Uniti contro la Siria, come fa sapere l'inviato di Mosca in Libano, Alexander Zasypkin. "Le forze russe - sottolinea inoltre Zasypkin secondo Russia Today - affronteranno qualsiasi aggressione degli Stati Uniti contro la Siria, intercettando i missili e colpendo le loro piattaforme di lancio".

Rincara la dose il vicepresidente della commissione Difesa in Senato Yevgeny Serebrennikov, precisando che la base aerea russa Hmeymim e la base navale di Tartus, come anche i militari russi dispiegati in Siria, sono sotto stretta protezione da quando Washington ha annunciato l'intenzione di colpire la Siria dopo il presunto attacco chimico a Duma. E concludendo: "Ci aspettiamo che, in caso di attacchi americani, le vite dei nostri uomini non siano messe in pericolo. Credo che gli Usa lo comprendano e che non lo consentiranno perché, in caso contrario, la risposta della Russia sarà immediata, come ha detto il nostro capo di Stato maggiore".

Putin: "Situazione preoccupa, spero prevalga il buonsenso" - "La situazione nel mondo non può non suscitare preoccupazione, sta diventando sempre più caotica, ma la Russia spera che il buonsenso prevalga" e che "il sistema mondiale diventi stabile e prevedibile". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in una cerimonia al Cremlino per la consegna delle credenziali dei nuovi ambasciatori, tra cui l'italiano Pasquale Quito Terracciano.

Damasco: "Usa spericolati, minacciano la pace" - Il governo siriano definisce "spericolate" e "avventate" le minacce americane di un attacco militare in seguito al presunto attacco chimico di sabato scorso a est di Damasco. In un comunicato del ministero degli Esteri diffuso dall'agenzia ufficiale Sana si afferma che "il pretesto delle armi chimiche è evidentemente una scusa debole e non sostenuta da prove". E che le "minacce americane mettono in pericolo la pace e la sicurezza internazionali".

Fonti di governo: Italia supporta sempre alleati, ma non direttamente coinvolta "In base agli accordi internazionali e bilaterali vigenti, l'Italia ha sempre fornito supporto alle attività di forze alleate per garantirne la sicurezza e la protezione". Lo affermano fonti di governo, in relazione agli sviluppi della situazione in Siria, sottolineando che però l'Italia non è "direttamente coinvolta" in qualsiasi attività in atto. E viene anche precisato: "L'Italia, come noto, non ha mai preso parte ad attività militari in Siria e ha sempre condannato ogni violazione dei diritti umani e ogni violenza nei confronti della popolazione civile e considera inaccettabile l'uso di armi chimiche da parte del regime siriano".

Londra si prepara e sposta i sottomarini - Theresa May ha ordinato di spostare i sottomarini nel raggio d'azione missilistico per un'eventuale azione contro il regime siriano che "potrebbe cominciare già giovedì notte". Lo riferisce il Daily Telegraph. La premier britannica, ricorda il giornale, non ha ancora preso una decisione definitiva sulla partecipazione a un intervento con gli alleati, ma sta "facendo tutto il necessario" per essere, nel caso, pronta a farlo.


Leggi anche:
http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2018/04/12/missili-jet-e-navi.-ecco-larsenale-russo-in-siria-_38e2fdab-a0bc-4321-af67-f5d44fc4d28e.html

I guerrafondai Usa dichiarano guerra al mondo intero; vogliono l'egemonia a tutti i costi e approfittano di una presunzione di reato, peraltro costruita a dovere da loro stessi, per dichiarare guerra a chiunque. E in questa missione sono coadiuvati dai loro avi anglosassoni anch'essi alla ricerca costante di motivi, anch'essi opinabilissimi, per costruire false piste che giustifichino le loro aggressioni verbali e materiali nei riguardi della Russia.

martedì 10 aprile 2018

Boom di portaborse all’Ars, Corte dei conti: "Assunzioni ingiustificate, danni per l'erario". - Antonio Fraschilla

Boom di portaborse all’Ars, Corte dei conti: "Assunzioni ingiustificate, danni per l'erario"

I capigruppo convocati stamani . Forza Italia ha 32 portaborse per 13 deputati, i 5 stelle 24 per venti deputati, il Pd 34 per 11 deputati, i Popolari 21 per sei onorevoli. 

I capigruppo dell’Ars seduti in prima fila nella sala udienze della Corte dei conti. Convocati dopo il boom di portaborse assunti senza alcuna motivazione, con stipendi non agganciati alle reali qualifiche: si va dalla figlia del consigliere comunale assunta come addetta all’antincendio alla portaborse con terza media e stipendio da dirigente. Già 300 i contratti esterni nonostante i deputati siano diminuiti da 90 a 70. Il presidente della sezione controllo Maurizio Graffeo apre l’udienza. Presenti tutti i capigruppo: Giuseppe Lupo del Pd, Valentina Zafarana dei 5 stelle, Giuseppe Milazzo di Forza Italia, Alessandro Arico’ di Diventerà Bellissima, Catalfamo di Fdi, Carmelo Pullara sei Popolari autonomisti, Nicola D’Agostino di Sicilia futura e Cateno De Luca dei gruppo misto. 

La relazione dei magistrati è dura e chiede lumi sui collaboratori cosiddetti stabilizzati all’Ars, un bacino di 80 persone, e sui portaborse esterni.
5 stelle . “Sui 5 stelle c’è un problema di elevati stipendi di alcuni dipendenti del gruppo tra gli ‘stabilizzati”, dice il magistrato Di Pietro. Zafarana: “I rilievi sono stati presi in considerazione e va precisato che nessuno ci aveva comunicato le nuove regole , ci adegueremo subito. Non capiamo perché non ci sia stata una comunicazione ufficiale. Noi abbiamo 21 contratti esterni e tre tra gli stabilizzati”. 

Forza Italia. “Nel caso del gruppo Forza Italia - dicono i magistrati - non è chiaro che tipologie di contratti sono state fatte”. Milazzo si difende :”Per la pianta organica e delle figure abbiamo chiesto ad un esperto e ci siamo parametrari alla Camera. Ad oggi abbiamo tredici stabilizzati e 19 esterni, in tutto 32 per 13 deputati”.
Pd. “I dem hanno rispettato la norma sul rendiconto “, dicono i magistrati. Lupo:”Abbiamo 18 stabilizzati e 16 portaborse esterni”. In tutto 34 per 11 deputati. 
Diventerà bellissima. Arico’ assicura:”Adegueremo i contratti - dice - ma diteci cosa fare sugli stabilizzati, che sono circa 80. Abbiamo l’obbligo di assumerli ?
Abbiamo già ricevuto diffide da parte di stabilizzati che non abbiamo assunto. Noi abbiamo 11 stabilizzati e 9 esterni”. 
Popolari e autonomisti . “Hanno 31 tra stabilizzati ed esterni”, dice il magistrato Di Pietro . Il gruppo è composta da sei deputati . Pullara: “ Non avevamo punti normativi certi di riferimento - dice Pullara - abbiamo fatto uno studio sulle necessità del gruppo e abbiamo fatto al momento 9 stabilizzati e 12 portaborse”.
Udc. Interviene la deputata Eleonora Lo  Curto: “Noi ad oggi abbiamo 8 contratti e solo tra gli stabilizzati”. 


http://palermo.repubblica.it/politica/2018/04/10/news/boom_di_portaborse_all_ars_corte_dei_conti_assunzioni_ingiustificate_danni_per_l_erario_-193471942/


Tangenti sanità Milano, 4 primari e un imprenditore arrestati. L’intercettazione: “Il Pini è l’ospedale più facile”. - Giovanna Trinchella

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Quote della società - di cui erano soci occulti - e i relativi utili, sponsorizzazioni per la partecipazione a programmi televisivi, contratti di consulenza, royalties per la vendita di prodotti sanitari, pagamenti delle spese per la partecipazione a congressi, ma anche promesse di prestiti o la sistemazione per i figli. Queste le mazzette, secondo gli investigatori, per i camici bianchi.

Quote della società – di cui erano soci occulti – e i relativi utili, sponsorizzazioni per la partecipazione a programmi televisivi, contratti di consulenza, royalties per la vendita di prodotti sanitari, pagamenti delle spese per la partecipazione a congressi, ma anche promesse di prestiti o la sistemazione per i figli. Avevano questa forma le tangenti pagate da un imprenditore versate a quattro primari e un direttore sanitario che in cambio favorivano l’acquisto dei prodotti – soprattutto ortopedici – delle società di un imprenditore di Monza.
Gli arrestati. Indagine partita dopo l’arresto di Norberto Confalonieri.
Ed è per questo che questa mattina i militari del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno arrestato per l’Istituto Ortopedico Pini-Cto, Paola Navone, direttore sanitario, Giorgio Maria Calori, responsabile dell’unità operativa di Chirurgia ortopedica riparativa e Carmine Cucciniello, direttore dell’Unità di ortopedia correttiva. Per il Galeazzi, Lorenzo Drago direttore laboratorio analisi e Carlo Luca Romanò responsabile di chirurgia ricostruttiva. Tutti ai domiciliari, mentre per l’imprenditore Tommaso Brenicci, il gip di Milano Teresa De Pascale ha disposto il carcere. L’accusa per tutti è di corruzione così come contestata dai procuratori aggiunti Eugenio Fusco e Maria Letizia Mannella. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Teresa De Pascale ricostruisce le assegnazioni di forniture di protesi ortopediche e apparecchiature mediche al Galeazzi e al Gaetano Pini, che sono i due più importanti ospedali milanesi specializzati in ortopedia. Il secondo è interamente pubblico, mentre il primo è privato convenzionato e fa parte del gruppo San Donato della famiglia Rotelli che l’aveva rilevato dal gruppo Ligresti dopo il tracollo seguito all’incendio della camera iperbarica alla fine degli anni novanta. La nuova inchiesta è partita dall’indagine su Norberto Confalonieri, ex primario del Pini Cto, arrestato lo scorso anno.
Le partecipazioni nelle società dell’imprenditore.
Sei le società su cui ha hanno indagato le Fiamme Gialle: la Absool medica srl, Orbital High Tecnologies srl, Eon Medica srl, Bio-Cores rl, Kubik Medical srl, e 41 srl (il cui capitale sociale è ripartito tar Eon Medica, Best Patient, Life, Biomed Device, Flame). Gli investigatori hanno scoperto per esempio che che la Best Patient è riferibile alla moglie Romanò, mentre la Flame è riconducibile a Drago e che Matteo Cucciniello, risulta a sua volta “aver percepito – scrive il gip nell’ordinanza – redditi da società riconducibili a Brenicci”. Tra il 2012 e il 2014 l’ospedale Pini avrebbe acquistato prodotti per 2 milioni e 861mila euro. Soldi facili a quanto pare. “Il Pini è l’ospedale più facile del mondo … perché non ci sono gare, se sei amico di un chirurgo usi i prodotti che vuole, cioè è tutto libero, tutto libero!”. E infatti il nosocomio, secondo le indagini, garantisce mediamente il 59% dei ricavi ottenuti negli ultimi anni dal gruppo Brenicci.
Ai domiciliari la dirigente dell’Anticorruzione.
Il Piano Anticorruzione verrà attuato al Pini al più presto” aveva detto  Navone il 27 marzo 2017, nel corso della trasmissione televisiva “Porta a Porta”, dopo l’arresto di Confalonieri. “Abbiamo fornito alle autorità che ce l’hanno chiesta – aveva spiegato Navone, 60 anni, che è stata, tra le altre cose, anche responsabile del Noc (Nucleo operativo di controllo della Asl di Milano) – la lista di tutte le attività sugli impianti protesici, che fanno parte di un flusso di dati che è controllato”. Navone venne anche sfiorata da un’inchiesta di una decina di anni fa che riguardava presunte falsificazioni di cartelle cliniche per rimborsi sanitari all’ospedale San Carlo. Quel processo si concluse con l’assoluzione degli imputati.

Don Mazzi: "Lele Mora e Corona? Ho perso tempo con loro. Fabrizio si sente una divinità, niente di autentico in lui".



"Berlusconi? Non venne, perché gli avrei fatto pulire i bagni come a tutti gli altri".


"Lele Mora e Fabrizio Corona? Mi hanno fatto perdere tempo. Fabrizio ero convinto di portarmelo a casa, ma si sente la divinità di se stesso. È personaggio anche quando si pente, non c'è niente di autentico in lui. Non lo voglio più". Nel 1984 Don Mazzi ha fondato Exodus, una comunità che oggi conta 40 sedi e si dedica al recupero di tossici, prostitute e criminali. In un'intervista al Corriere della sera, il prete 88enne traccia un bilancio della sua opera e ricorda alcuni degli ospiti conosciuti nel corso della sua attività.
Si legge sul Corriere:
"Berlusconi? Non venne, perché gli avrei fatto pulire i bagni come a tutti gli altri. Pietro Maso, era una bestia e non è cambiato per niente. Invece, Milena De Giambattista, una delle ragazze che uccisero la suora in Valchiavenna, è cambiata molto. Le donne cambiano di più, hanno più sensibilità, risorse, presa. Erika De Nardo? Le sono stato accanto per dieci anni e non so ancora chi sia. Tutte le volte che abbiamo affrontato il racconto dell'omicidio, iniziava a tremare, andava in choc. Non ho avuto il coraggio di andare avanti perché Vittorino Andreoli mi aveva detto che, a quel punto, lei poteva preferire il suicidio".
Don Mazzi si definisce un "ribelle". Contrario a una religione che è regola, prima di essere fede, a una Chiesa che comanda più del Vangelo. E su alcune posizioni ufficiali della dottrina cristiana, prende le distanza.
Le unioni civili? L'amore è amore. Ognuno nasce per amare e essere amato. Aggiungo: per desiderare ed essere desiderato. Desiderare non è peccaminoso. Il peccato lo abbiamo messo di mezzo noi. Io non sono mai stato innamorato, ho avuto delle simpatie, ma non capisco perché i preti non possano sposarsi.