venerdì 4 maggio 2018

Renzi, nuova inchiesta a carico della madre Laura Bovoli: “Indagata a Cuneo per bancarotta fraudolenta”.

Renzi, la mamma Laura Bovoli indagata a Cuneo per bancarotta fraudolenta

Secondo quanto riporta la Verità gli inquirenti piemontesi hanno iscritto la genitrice dell'ex premier nel registro degli indagati con l'accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Nel mirino i rapporti tra la società di famiglia, la Eventi 6, e la subappaltante Direkta.

Il braccio operativo chiedeva pezze d’appoggio retrodatate e Laura Bovoli provvedeva. E’ quanto emerge dalla corrispondenza tra la madre di Matteo Renzi e Mirko Provenzano raccolta dagli inquirenti cuneesi che, riferisce la Verità in edicola giovedì 3 maggio, hanno iscritto la genitrice dell’ex premier nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Nel mirino i rapporti tra la Eventi 6, società della famiglia Renzi, e la Direkta di Provenzano, che prima di fallire nel 2014 avrebbe operato come subappaltante di Rignano restituendo una percentuale al committente.
“In pratica Rignano pagava e Cuneo restituiva con giustificazioni considerate poco credibili dagli investigatori”, scrive il quotidiano di Maurizio Belpietro che parla di fatture per quasi 200mila euro emesse da Direkta nel biennio 2011-12. Secondo i documenti citati testualmente dal giornale la moglie di Tiziano Renzi, in veste di amministratrice della Eventi 6, già indagata a Firenze per false fatturazioni, era piuttosto solerte nel fornire alla società partner le carte richieste per far quadrare i conti.
Esemplare il caso di alcune note di credito per un totale di quasi 80mila euro emesse dalla società di Cuneo a storno parziale di fatture che “di fatto risultano, almeno in parte, rappresentare il rimborso dei costi sostenuti da Eventi 6 per il pagamento di interessi passivi (…), per spese legali o per errate fatturazioni, chiamato dalle parti cosiddetto rischio d’impresa”, scrivono gli inquirenti nelle carte citate dalla Verità. Dove si legge anche la mail di Provenzano che il 13 aprile 2013 chiede a Rignano “di avere delle richieste su carta intestata Eventi 6 di note di credito per penali e disservizi con data antecedente di un giorno o due alla data delle emissioni delle note”. E la Bovoli prepara e firma. Giustificando così della “documentazione da ritenersi falsa”.

Catania, corruzione all’Ispettorato del lavoro: 4 ai domiciliari. C’è anche l’ex deputato regionale Marco Forzese.

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Nove le persone coinvolte nell'inchiesta, secondo cui il centrista Forzese, definito un "cavallo di razza" da Pierferdinando Casini, fece sparire un fascicolo per permettere a un imprenditore di non pagare. In cambio - sostengono gli investigatori - ottenne voti alla Regionali 2017. Ai domiciliari anche l'ex consigliere comunale di Forza Italia, il direttore dell'Ispettorato e la responsabile legale. Un'altra operazione anti-corruzione a Foggia: 13 arresti, c'è anche un carabiniere.

A ottobre era la punta di diamante dei Centristi per Micari alle Regionali siciliane, il “cavallo di razza”, come lo definì Pierferdinando Casini durante un incontro elettorale. Ora l’ex deputato regionale Marco Forzese è ai domiciliari, indagato assieme ad altre 8 persone per corruzione. Secondo la procura di Catania, aveva preso un fascicolo sanzionatorio dall’Ispettorato del lavoro e lo aveva consegnato a un imprenditore, che lo fece sparire per non pagare”.
Fascicoli scomparsi e rateizzazioni al minimo – Il gip del tribunale etneo ha disposto gli arresti domiciliari per altre tre persone e ha interdetto dalla professione altre cinque sulla base delle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe scoperto, all’interno dell’Ispettorato del lavoro, ente che dipende dall’assessorato regionale al ramo, “un quadro corruttivo consolidato e alimentato da uno spregiudicato scambio di favori” attraverso il quale i pubblici ufficiali indagati, precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e imprenditori, “non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i rilevanti interessi collettivi in gioco”. Fascicoli scomparsi, richieste di sanzioni annullate, rateizzazioni al minino in cambio non di soldi, ma di favori: voti dagli imprenditori aiutati, e un soccorso politico alla Regione per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche.
Forzese, candidato lo scorso novembre con i Centristi per Micari e definito “un cavallo di razza” da Casini durante un incontro elettorale a San Giovanni la Punta lo scorso 9 ottobre, è finito ai domiciliari come l’ex consigliere comunale di Forza Italia Antonino Nicotra, il direttore dell’Ispettorato Domenico Amich e la responsabile legale dell’ufficio Maria Rosa Trovato
Corruzione: ispettorato lavoro Catania, in 4 ai domiciliari © ANSA
Gli investigatori sostengono che l’ex deputato regionale, eletto nella scorsa legislatura con Mpa e poi passato per UdcMegafono e Centristi per la Sicilia, “prese un fascicolo sanzionatorio dall’ispettorato e lo consegnò a un imprenditore che lo fece sparire per non pagare”. 
Il fascicolo è stato trovato oggi a casa dell’imprenditore e, stando alle indagini, Forzese in cambio ottenne voti per le Regionali 2017. L’ex deputato è stato il più votato della lista, ma le sue 7.785 preferenze raccolte non sono bastate per tornare all’Ars poiché i Centristi per Micari non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.
“Situazione devastante” – Per gli altri cinque indagati – il direttore sanitario dell’Asp Franco Luca, il rappresentante legale dell’Enaip Ignazio Maugeri, il commercialista Giovanni Patti, gli imprenditori Orazio Emmanuele e Salvatore Calderaro – il giudice per le indagini preliminari ha emesso un provvedimento di interdizione dalla professione. I finanzieri, che ha condotto l’inchiesta tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, hanno eseguito perquisizioni, anche nella sede dell’ufficio dell’Ispettorato provinciale del lavoro di Catania. “Ci sono funzionari pubblici che invece di fare gli interessi della comunità si mettono al servizio dei privati. È una situazione devastante: imprese che hanno appoggi politici e amministrativi grazie all’amico ‘buono’ riescono a ottenere illeciti benefici, mentre imprese oneste guardano attonite quello che accade”, ha detto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.

Quattro casi contestati – Quello del fascicolo fatto sparire da Forzese è uno dei quattro episodi contenuti nell’ordinanza del gip che “ha svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e corruttori”. Per la procura “è stato appurato come il continuo scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione Siciliana, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse intorno all’illegittima archiviazione di verbali originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse, spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o in nero”. “In alcuni casi – rivela la Procura – si è assistito anche alla materiale sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni “amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli interessi erariali in gioco”. Sotto accusa il potere discrezionale attribuito al direttore dell’ente pubblico che, sostiene la procura “anziché essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così definitivamente gli interessi pubblici confliggenti”.
A Foggia 13 misure cautelari – Un’altra operazione ha coinvolto l’Ispettorato del lavoro, a Foggia. Tredici le persone per le quali è stata disposta una misura cautelare. Coinvolti anche pubblici ufficiali, un carabiniere consulenti e professionisti, accusati a vario titolo di reati contro la pubblica amministrazione, il patrimonio e la fede pubblica. Secondo quanto accertato nel corso dell’inchiesta, venivano pagate tangenti per evitare o addolcire i controlli sul lavoro, in particolare in agricoltura. Stando all’operazione, denominata “Mercanti nel tempio”, uno dei consulenti si era interfacciato con alti funzionari della Marina militare – non indagati, ma le cui posizioni sono ancora al vaglio degli inquirenti – per far superare il concorso al figlio di un ispettore, che in cambio avrebbe rallentato un procedimento su irregolarità legate alla sicurezza e all’assunzione di lavoratori in nero.

Amenità.

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I colori della natura.







lunedì 30 aprile 2018

Il più grande oggetto cosmico mai visto.



Nato dalla danza di 14 galassie nel baby universo.

Il più grande oggetto cosmico mai visto ha sorpreso gli astronomi di tutto il mondo non solo per le sue dimensioni, ma perché si è formato quando l'universo era ancora giovanissimo. Descritto in due articoli pubblicati sulle riviste Nature e The Astrophysical Journal, occupa un'area estesa quattro volte più della Via Lattea ed è nato dalla danza vorticosa tra 14 galassie avvenuta quando l'universo aveva 'appena' 1,4 miliardi di anni.

L'enorme ammasso di galassie si chiama 'SPT2349-56' e la sua formazione è stata osservata dal gruppo di Tim Miller, dell'Università americana di Yale, che ha pubblicato su Nature, e dal gruppo di Ivan Oteo, dell'Università scozzese di Edimburgo, che ha pubblicato sull'Astrophysical Journal. I telescopi che hanno permesso di sbirciare nel passato dell'universo sono il South Pole Telescope (Spt), che si trova in Antartide, nella base americana Amundsen-Scott, e i radiotelescopi Alma (Atacama large millimeter/submillimeter array) e Apex (Atacama pathfinder experiment), dell'Osservatorio Europeo Australe (Eso), che si trovano sulle Ande cilene.

Il risultato ha sorpreso gli studiosi, che si aspettavano collisioni di questa portata molto più tardi nella storia dell'universo, almeno a partire da 3 miliardi di anni dal Big Bang. E' ancora un mistero, dicono gli astronomi, come sia stata possibile la formazione di un oggetto così grande in un tempo relativamente breve dopo il Big Bang.

Questo gigantesco ammasso di galassie è una continua fucina di stelle, che nascono a una velocità 1.000 volte superiore a quella con si formano le nuove stelle della Via Lattea. Per Chris Hayward, uno degli autori della ricerca, "l'osservazione dell'ammasso di galassie potrà darci preziose informazioni sulla formazione di questi complessi oggetti cosmici. Le nostre simulazioni - ha concluso - suggeriscono che queste galassie continueranno a danzare insieme, fino a diventare un'enorme galassia ellittica".


domenica 29 aprile 2018

Sprechi, l’Europa del rigore fa la cattiva maestra: commissari si regalano più soldi e auto blu per 3 anni prima di lasciare. - Thomas Mackinson

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L'indennità da 13.500 euro al mese non bastava, arriva lo scivolo d'oro per la "transizione" alla normalità. E' il regalo che si stanno facendo i 28 commissari della Commissione europea in previsione della fine del loro mandato: una volta cessati, avranno a disposizione per altri 36 mesi auto blu con autisti, uffici presso la Commissione con segretari e personale. Il tutto esentasse. L'iniziativa chiama in causa direttamente Juncker e il nuovo segretario. La presidente tedesca della Commissione Bilancio chiede chiarimenti.

Uno scivolo d’oro per i tre anni di “transizione”, dalla bambagia alla normalità. Stavolta l’Europa dà dei punti al nostro Parlamento. I suoi commissari uscenti, senza troppa pubblicità, hanno infatti deciso di concedere a se stessi un piccolo ma sostanzioso regalo: tra 19 mesi usciranno di scena e ad attenderli, puntuali, troveranno materassi imbottiti d’euro e nuovi irrinunciabili benefit. A loro disposizione, oltre a stipendi da 8-15mila euro al mese per tre anni, potranno usufruire nello stesso periodo anche di auto blu con autista, di un ufficio con personale e segreteria dedicati, il tutto sempre a carico dei contribuenti dell’Unione. Tre anni da nababbi per i 28 ex commissari la cui ragione di fondo – o il cui pretesto, per i critici – riesiederebbe nella volontà di evitare che finiscano al soldo di qualche multinazionale o società di lobby come José Manuel Barroso, l’ex presidente della Commissione (2004-2014) trasferitosi con armi e bagagli alla Goldman Sachs. L’iniziativa, va da sé, solleva vari problemi e altrettanti imbarazzi.

Il primo è che le regole valgono per gli stessi commissari che le devono approvare in palese conflitto di interessi, visto che saranno i primi a sperimentarne i benefici potenzialmente equivalenti anche al triplo di ciò che attualmente ricevono. Non a caso, ed è il secondo elemento della storia, l’iniziativa è passata sotto silenzio. A segnalarla è stato un quotidiano tedesco, non atti ufficiali, non comunicazioni interne, nulla di nulla. Il 18 aprile scorso la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo che dava conto dei benefit citando alcuni punti del trattamento allo studio. Da lì è partita anche la corsa a codificare politicamente la mossa. Da più parti viene attribuita infatti allo stesso presidente Jean Claude Junker e alla sua volontà di far quadrato attorno alla nomina (a sorpresa e indigesta a molti) a segretario generale della Commissione del suo capo di capo di gabinetto, il potente Martin Selmayr. La lettura malevola suggerisce che l’elargizione sia un viatico per rabbonire gli animi dei commissari contrari a tale scelta: perché rischiare di mordere la mano che ti darà ancora da mangiare?
Il terzo è che, come detto, di altre concessioni forse i commissari avrebbero in realtà ben poco bisogno, visto il trattamento d’oro che ricevono mentre sono in carica, grazie a stipendi da 20mila a 25mila euro al mese per cinque anni, rigorosamente esentasse così come i tanti benefit. Vista poi la sontuosa liquidazione. Ulteriori benefici economici finiscono fatalmente per stridere con l’idea romantica da “Europa solidale dei popoli”. Ma di cosa si tratta realmente?
“L’indennità di transizione” sarebbe pagata per tre o cinque anni e non due come è stato dal 2016. Questa indennità, che varia dal 40 al 65% dello stipendio base in base alla durata dei compiti precedente, vale a dire un minimo compreso tra 8.400 e 13.500 euro al mese, viene aggiunta a quella di “reinsediamento“, corrispondente al salario di un mese. Soprattutto, a queste somme, si aggiungeranno una serie di prestazioni in natura: un ufficio presso la Commissione (in precedenza solo gli ex presidenti avevano diritto), una macchina aziendale con autista e due assistenti. Grazie a questa operazione, un ex commissario riceverà effettivamente il doppio, se non il triplo, di ciò che attualmente riceve. Il tutto grazie anche a un’ulteriore piccola astuzia: mentre l’allungamento della durata del risarcimento (o il suo aumento) richiede l’accordo del Consiglio dei ministri (dove siedono gli Stati), questo non è il caso per le “prestazioni in natura” che dipendono dal bilancio della Commissione.
L’astuzia rischia di costare parecchio ai contribuenti e di dare un segnale contrario alle consuete rampogne di Bruxelles agli Stati spendaccioni e di aiutare gli antieuropeisti nell’opera di demolizione dell’immagine delle istituzioni europee. Non a caso c’è chi pretende immediate spiegazioni. Il 24 aprile scorso la presidente della Commissione controllo di bilancio del parlamento europeo Ingeborg Grässle (PPE) ha mandato una lettera al Commissario al Bilancio Günther Oettinger chiedendo spiegazioni. Sbigottito anche Marco Valli, membro della stessa commissione in quota M5s: “Siamo venuti a conoscenza della proposta di questi nuovi privilegi per i Commissari uscenti, grazie ad un articolo pubblicato da un giornale tedesco. Per questo chiediamo, attraverso una lettera della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo l’accesso al documento di lavoro. Vogliamo vedere le carte ed evitare abusi e conflitti di interesse. Non è la prima volta che la Commissione prende decisioni discutibili in modo opaco, basti vedere il recente caso di nomina diretta dell’uomo di fiducia di Juncker, Martin Selmayr come Segretario generale”.

venerdì 27 aprile 2018

Riflettiamo.

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Leggo i commenti e mi domando: è più intelligente perseverare nelle proprie idee oppure ragionare e cambiare opinione in virtù del cambiamento dei tempi e delle circostanze?
Del resto la "sinistra" è scivolata a destra, ha governato con la destra, ha privato i lavoratori dei diritti acquisiti in anni di lotte sindacali, li ha privati del lavoro, unica fonte di sostentamento, come sancito dalla Costituzione; 
li ha privati anche della democrazia tanto decantata ma mai rispettata....;
perchè meravigliarsi, allora, se, per colpa di una legge elettorale malconcepita, chi ha vinto le elezioni deve necessariamente allearsi con chi ha affossato economicamente la nazione per poter organizzare un governo?
Aspettiamo di vedere all'opera chi ha vinto le elezioni con il consenso del 32% degli aventi diritto al voto, poi, casomai, potremo avanzare le nostre lamentele.
E non venitemi a dire che è oro ciò che è piombo, perchè i partiti preesistenti sono gli unici colpevoli del disastro economico del nostro paese!
Oltre ad essi nessun altro ci ha messo le mani!