sabato 5 maggio 2018

'Ndrangheta, assalto ai fondi Ue e all'affare migranti; 68 arresti. Coinvolti un sacerdote e il capo della Misericordia. - Alessia Candito e Fabio Tonacci


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Operazione della Dda di Catanzaro contro il clan Arena che controllava il Cara più grande d'Europa. Le accuse: associazione mafiosa, estorsione, porto e detenzione illegali di armi, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture. Al sacerdote 132 mila euro in un anno per "assistenza spirituale".

ROMA - Il Cara di Crotone, uno dei più grandi d'Europa era in mano alla 'ndrangheta. Da dieci anni. Su 103 milioni di euro di fondi Ue, che lo Stato ha girato dal 2006 al 2015 per la gestione del centro dei richiedenti asilo di Crotone, 36 sono finiti alla cosca degli Arena. Questo racconta l'ultima inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, in base alla quale questa mattina sono state fermate 68 persone, molte appartenenti appunto al clan Arena.

BUFERA SULL'UOMO DELLE MISERICORDIE. Agli arresti sono finiti anche Leonardo Sacco, presidente della sezione calabrese e lucana della Confraternita delle Misericordie, organizzazione che da dieci anni gestisce il Cara di Isola Capo Rizzuto, ed il parroco del paese, don Edoardo Scordio, entrambi accusati a vario titolo di associazione mafiosa, oltre a vari reati finanziari e di diversi casi di malversazione, reati aggravati dalle finalità mafiose. Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Ros, guidati dal generale Giuseppe Governale, in collaborazione con i finanzieri della Tributaria di Crotone, Sacco avrebbe stretto accordi con don Scordio, parroco di Isola di Capo Rizzuto e tra i fondatori delle Misericordie, per accaparrarsi tutti i subappalti del catering e di altri servizi. Grazie a Sacco la 'ndrangheta sarebbe riuscita a mettere le mani sui fondi girati dal governo non solo per la gestione del Cara calabrese e di due Spraar aperti nella medesima zona, ma anche per quella dei centri di Lampedusa. Un affare da 30 milioni di euro: i cibi da preparare, gli operatori chiamati a lavorare nel centro, le lavanderie industriali per pulire lenzuola e tovaglie. Tutto in mano ai clan.


'Ndrangheta, 3,5 mln a don Scordio: dieci anni di 'restituzione prestiti' e 'donazioni'

don Edoardo Scordio

"IL SISTEMA DI SFRUTTAMENTO DEL PARROCO". 
In tale quadro, una somma consistente veniva distribuita indebitamente al parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito e pagamento di false note di debito: solo nel corso dell'anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, ha ricevuto 132 mila euro. Don Scordio, ritenuto il gestore occulto della Confraternita della Misericordia, è emerso quale organizzatore di un sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all'emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione benefica, da lui fondata.

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Sotto la lente degli investigatori la Quadrifoglio srl di Pasquale Poerio, cugino del presidente della ditta 'la Vecchia Locanda' che fino al 2011 si occupava del catering per i migranti ospiti del Cara. Un contratto rescisso in fretta e furia quando i contatti del presidente Antonio Poerio con uomini della 'ndrangheta locale hanno indotto la prefettura a sospendere il certificato antimafia alla società. A sostituirla - e forse non a caso - con quella del cugino. Ma questi non sarebbero gli unici rapporti "imbarazzanti" del presidente Sacco. Per gli investigatori, non è per nulla casuale che il capannone della protezione civile della Misericordia sia quello un tempo appartenuto a Pasquale Tipaldi, uomo di spicco del clan Arena ucciso nel 2005, e oggi ancora in mano ai suoi parenti.


LE "AMICIZIE" CON ALFANO E BIANCHI. Rapporti che per lungo tempo Sacco sarebbe riuscito a tenere sotto traccia, mentre non esitava a mostrarsi in compagnia di politici e uomini delle istituzioni. Considerato vicino alla parlamentare Dorina Bianchi, come alla famiglia dell'attuale ministro degli Esteri, Angelino Alfano, qualche anno fa Sacco è finito nell'occhio del ciclone per aver indicato Lorenzo Montana, cognato del fratello di Alfano, per dirigere la struttura di Lampedusa. Un incarico che l'uomo, funzionario dell'Agenzia delle Entrate, dunque senza esperienza per quel ruolo, non ha ricoperto per molto. Si è dimesso poco dopo a causa delle polemiche. Anche in Calabria però Sacco ha sempre goduto di stima, protezione e potere, tanto da entrare - in quota politica - all'interno del Cda della società che per lungo tempo ha gestito l'aeroporto di Crotone.

LA PAX MAFIOSA. L'inchiesta "Johnny" del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri e dell'aggiunto Vincenzo Luberto ha scoperto che proprio l’elevato flusso di finanziamenti pubblici riservati all’emergenza migranti ha finito per costituire la principale motivazione della pax mafiosa tra le cosche Arena e Dragone contrapposte ai Nicoscia e Grande Aracri che, nel primo decennio del 2000, si erano rese protagoniste di un cruento conflitto degenerato in numerose uccisioni e scontri a fuoco. La faida, infatti, cessava proprio quando andava a regime il sistema di drenaggio di denaro pubblico derivato dagli appalti per la gestione del centro accoglienza e le risorse venivano così spartite tra le famiglie mafiose.
http://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/15/news/_ndrangheta_smantellata_la_cosa_arena_68_fermi-165476854/#gallery-slider=165513824

Leggi anche:

IL FIGLIO DEL PRETE CON AGGANCI IN VATICANO E IL BUSINESS DEI FINTI PROFUGHI.

Sembra che il gestore della struttura, Sacco, sia il figlio biologico del sacerdote che aveva messo in piedi il business grazie ai contatti con la ‘ndrangheta, in particolare la cosca Arena. Ma i contatti di Sacco e del suo papà parroco dei profughi arrivavano molto in alto. I pentiti che collaborano con i magistrati stanno scoperchiando un vero ginepraio di affari gestiti con i soldi pubblici. (leggi l'articolo al link qui sotto)

https://voxnews.info/2017/05/16/il-figlio-del-prete-con-agganci-in-vaticano-e-il-business-dei-finti-profughi/

Le ville e le barche comprate con i soldi per i profughi.

Leonardo Sacco ha acquistato 129 immobili (tra cui 46 abitazioni, 1 residence, 4 ville, 9 garage, 6 depositi, 6 negozi e 38 ettari di terreno), 81 autovetture, 27 ambulanze e 5 imbarcazioni. Tutti sequestrati.
La Misericordia «gestisce anche il presidio fisso “118” di Isola di Capo Rizzuto e il servizio di protezione civile per l’intera regione Calabria». Ma la società «Sea Lounge» di Sacco «ha corrisposto negli ultimi anni (dal 2010) gli unici redditi dichiarati al Fisco di ammontare variabile tra i 17 mila e i 50 mila euro l’anno, in netta sproporzione con il 
tenore di vita seguito». (leggi l'articolo al link qui sotto)

https://www.nextquotidiano.it/leonardo-sacco-edoardo-scordio/

venerdì 4 maggio 2018

Renzi, nuova inchiesta a carico della madre Laura Bovoli: “Indagata a Cuneo per bancarotta fraudolenta”.

Renzi, la mamma Laura Bovoli indagata a Cuneo per bancarotta fraudolenta

Secondo quanto riporta la Verità gli inquirenti piemontesi hanno iscritto la genitrice dell'ex premier nel registro degli indagati con l'accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Nel mirino i rapporti tra la società di famiglia, la Eventi 6, e la subappaltante Direkta.

Il braccio operativo chiedeva pezze d’appoggio retrodatate e Laura Bovoli provvedeva. E’ quanto emerge dalla corrispondenza tra la madre di Matteo Renzi e Mirko Provenzano raccolta dagli inquirenti cuneesi che, riferisce la Verità in edicola giovedì 3 maggio, hanno iscritto la genitrice dell’ex premier nel registro degli indagati con l’accusa di bancarotta fraudolenta documentale. Nel mirino i rapporti tra la Eventi 6, società della famiglia Renzi, e la Direkta di Provenzano, che prima di fallire nel 2014 avrebbe operato come subappaltante di Rignano restituendo una percentuale al committente.
“In pratica Rignano pagava e Cuneo restituiva con giustificazioni considerate poco credibili dagli investigatori”, scrive il quotidiano di Maurizio Belpietro che parla di fatture per quasi 200mila euro emesse da Direkta nel biennio 2011-12. Secondo i documenti citati testualmente dal giornale la moglie di Tiziano Renzi, in veste di amministratrice della Eventi 6, già indagata a Firenze per false fatturazioni, era piuttosto solerte nel fornire alla società partner le carte richieste per far quadrare i conti.
Esemplare il caso di alcune note di credito per un totale di quasi 80mila euro emesse dalla società di Cuneo a storno parziale di fatture che “di fatto risultano, almeno in parte, rappresentare il rimborso dei costi sostenuti da Eventi 6 per il pagamento di interessi passivi (…), per spese legali o per errate fatturazioni, chiamato dalle parti cosiddetto rischio d’impresa”, scrivono gli inquirenti nelle carte citate dalla Verità. Dove si legge anche la mail di Provenzano che il 13 aprile 2013 chiede a Rignano “di avere delle richieste su carta intestata Eventi 6 di note di credito per penali e disservizi con data antecedente di un giorno o due alla data delle emissioni delle note”. E la Bovoli prepara e firma. Giustificando così della “documentazione da ritenersi falsa”.

Catania, corruzione all’Ispettorato del lavoro: 4 ai domiciliari. C’è anche l’ex deputato regionale Marco Forzese.

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Nove le persone coinvolte nell'inchiesta, secondo cui il centrista Forzese, definito un "cavallo di razza" da Pierferdinando Casini, fece sparire un fascicolo per permettere a un imprenditore di non pagare. In cambio - sostengono gli investigatori - ottenne voti alla Regionali 2017. Ai domiciliari anche l'ex consigliere comunale di Forza Italia, il direttore dell'Ispettorato e la responsabile legale. Un'altra operazione anti-corruzione a Foggia: 13 arresti, c'è anche un carabiniere.

A ottobre era la punta di diamante dei Centristi per Micari alle Regionali siciliane, il “cavallo di razza”, come lo definì Pierferdinando Casini durante un incontro elettorale. Ora l’ex deputato regionale Marco Forzese è ai domiciliari, indagato assieme ad altre 8 persone per corruzione. Secondo la procura di Catania, aveva preso un fascicolo sanzionatorio dall’Ispettorato del lavoro e lo aveva consegnato a un imprenditore, che lo fece sparire per non pagare”.
Fascicoli scomparsi e rateizzazioni al minimo – Il gip del tribunale etneo ha disposto gli arresti domiciliari per altre tre persone e ha interdetto dalla professione altre cinque sulla base delle indagini della Guardia di finanza, che avrebbe scoperto, all’interno dell’Ispettorato del lavoro, ente che dipende dall’assessorato regionale al ramo, “un quadro corruttivo consolidato e alimentato da uno spregiudicato scambio di favori” attraverso il quale i pubblici ufficiali indagati, precedenti titolari di cariche istituzionali pubbliche e imprenditori, “non hanno esitato a sancire accordi sacrificando i rilevanti interessi collettivi in gioco”. Fascicoli scomparsi, richieste di sanzioni annullate, rateizzazioni al minino in cambio non di soldi, ma di favori: voti dagli imprenditori aiutati, e un soccorso politico alla Regione per ottenere promozioni o assunzioni in strutture pubbliche.
Forzese, candidato lo scorso novembre con i Centristi per Micari e definito “un cavallo di razza” da Casini durante un incontro elettorale a San Giovanni la Punta lo scorso 9 ottobre, è finito ai domiciliari come l’ex consigliere comunale di Forza Italia Antonino Nicotra, il direttore dell’Ispettorato Domenico Amich e la responsabile legale dell’ufficio Maria Rosa Trovato
Corruzione: ispettorato lavoro Catania, in 4 ai domiciliari © ANSA
Gli investigatori sostengono che l’ex deputato regionale, eletto nella scorsa legislatura con Mpa e poi passato per UdcMegafono e Centristi per la Sicilia, “prese un fascicolo sanzionatorio dall’ispettorato e lo consegnò a un imprenditore che lo fece sparire per non pagare”. 
Il fascicolo è stato trovato oggi a casa dell’imprenditore e, stando alle indagini, Forzese in cambio ottenne voti per le Regionali 2017. L’ex deputato è stato il più votato della lista, ma le sue 7.785 preferenze raccolte non sono bastate per tornare all’Ars poiché i Centristi per Micari non hanno superato la soglia di sbarramento del 5%.
“Situazione devastante” – Per gli altri cinque indagati – il direttore sanitario dell’Asp Franco Luca, il rappresentante legale dell’Enaip Ignazio Maugeri, il commercialista Giovanni Patti, gli imprenditori Orazio Emmanuele e Salvatore Calderaro – il giudice per le indagini preliminari ha emesso un provvedimento di interdizione dalla professione. I finanzieri, che ha condotto l’inchiesta tra la fine del 2017 e i primi mesi del 2018, hanno eseguito perquisizioni, anche nella sede dell’ufficio dell’Ispettorato provinciale del lavoro di Catania. “Ci sono funzionari pubblici che invece di fare gli interessi della comunità si mettono al servizio dei privati. È una situazione devastante: imprese che hanno appoggi politici e amministrativi grazie all’amico ‘buono’ riescono a ottenere illeciti benefici, mentre imprese oneste guardano attonite quello che accade”, ha detto il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.

Quattro casi contestati – Quello del fascicolo fatto sparire da Forzese è uno dei quattro episodi contenuti nell’ordinanza del gip che “ha svelato l’esistenza, all’interno dell’ufficio pubblico in questione, di un consolidato circuito corruttivo alimentato da saldi legami di amicizia che uniscono corrotti e corruttori”. Per la procura “è stato appurato come il continuo scambio di utilità (pacchetto di voti, incarichi alla Regione Siciliana, assunzioni in ospedali e fornitura di beni) ruotasse intorno all’illegittima archiviazione di verbali originati dagli accertamenti ispettivi dai quali sono emerse, spesso, violazioni per lavoratori assunti irregolarmente o in nero”. “In alcuni casi – rivela la Procura – si è assistito anche alla materiale sparizione dei verbali stessi e/o comunque ad audizioni “amichevoli” nelle quali è stata palese la mancata tutela degli interessi erariali in gioco”. Sotto accusa il potere discrezionale attribuito al direttore dell’ente pubblico che, sostiene la procura “anziché essere interpretato quale fonte di responsabilità è stato asservito alle volontà dei corruttori comprimendo così definitivamente gli interessi pubblici confliggenti”.
A Foggia 13 misure cautelari – Un’altra operazione ha coinvolto l’Ispettorato del lavoro, a Foggia. Tredici le persone per le quali è stata disposta una misura cautelare. Coinvolti anche pubblici ufficiali, un carabiniere consulenti e professionisti, accusati a vario titolo di reati contro la pubblica amministrazione, il patrimonio e la fede pubblica. Secondo quanto accertato nel corso dell’inchiesta, venivano pagate tangenti per evitare o addolcire i controlli sul lavoro, in particolare in agricoltura. Stando all’operazione, denominata “Mercanti nel tempio”, uno dei consulenti si era interfacciato con alti funzionari della Marina militare – non indagati, ma le cui posizioni sono ancora al vaglio degli inquirenti – per far superare il concorso al figlio di un ispettore, che in cambio avrebbe rallentato un procedimento su irregolarità legate alla sicurezza e all’assunzione di lavoratori in nero.

Amenità.

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I colori della natura.







lunedì 30 aprile 2018

Il più grande oggetto cosmico mai visto.



Nato dalla danza di 14 galassie nel baby universo.

Il più grande oggetto cosmico mai visto ha sorpreso gli astronomi di tutto il mondo non solo per le sue dimensioni, ma perché si è formato quando l'universo era ancora giovanissimo. Descritto in due articoli pubblicati sulle riviste Nature e The Astrophysical Journal, occupa un'area estesa quattro volte più della Via Lattea ed è nato dalla danza vorticosa tra 14 galassie avvenuta quando l'universo aveva 'appena' 1,4 miliardi di anni.

L'enorme ammasso di galassie si chiama 'SPT2349-56' e la sua formazione è stata osservata dal gruppo di Tim Miller, dell'Università americana di Yale, che ha pubblicato su Nature, e dal gruppo di Ivan Oteo, dell'Università scozzese di Edimburgo, che ha pubblicato sull'Astrophysical Journal. I telescopi che hanno permesso di sbirciare nel passato dell'universo sono il South Pole Telescope (Spt), che si trova in Antartide, nella base americana Amundsen-Scott, e i radiotelescopi Alma (Atacama large millimeter/submillimeter array) e Apex (Atacama pathfinder experiment), dell'Osservatorio Europeo Australe (Eso), che si trovano sulle Ande cilene.

Il risultato ha sorpreso gli studiosi, che si aspettavano collisioni di questa portata molto più tardi nella storia dell'universo, almeno a partire da 3 miliardi di anni dal Big Bang. E' ancora un mistero, dicono gli astronomi, come sia stata possibile la formazione di un oggetto così grande in un tempo relativamente breve dopo il Big Bang.

Questo gigantesco ammasso di galassie è una continua fucina di stelle, che nascono a una velocità 1.000 volte superiore a quella con si formano le nuove stelle della Via Lattea. Per Chris Hayward, uno degli autori della ricerca, "l'osservazione dell'ammasso di galassie potrà darci preziose informazioni sulla formazione di questi complessi oggetti cosmici. Le nostre simulazioni - ha concluso - suggeriscono che queste galassie continueranno a danzare insieme, fino a diventare un'enorme galassia ellittica".


domenica 29 aprile 2018

Sprechi, l’Europa del rigore fa la cattiva maestra: commissari si regalano più soldi e auto blu per 3 anni prima di lasciare. - Thomas Mackinson

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L'indennità da 13.500 euro al mese non bastava, arriva lo scivolo d'oro per la "transizione" alla normalità. E' il regalo che si stanno facendo i 28 commissari della Commissione europea in previsione della fine del loro mandato: una volta cessati, avranno a disposizione per altri 36 mesi auto blu con autisti, uffici presso la Commissione con segretari e personale. Il tutto esentasse. L'iniziativa chiama in causa direttamente Juncker e il nuovo segretario. La presidente tedesca della Commissione Bilancio chiede chiarimenti.

Uno scivolo d’oro per i tre anni di “transizione”, dalla bambagia alla normalità. Stavolta l’Europa dà dei punti al nostro Parlamento. I suoi commissari uscenti, senza troppa pubblicità, hanno infatti deciso di concedere a se stessi un piccolo ma sostanzioso regalo: tra 19 mesi usciranno di scena e ad attenderli, puntuali, troveranno materassi imbottiti d’euro e nuovi irrinunciabili benefit. A loro disposizione, oltre a stipendi da 8-15mila euro al mese per tre anni, potranno usufruire nello stesso periodo anche di auto blu con autista, di un ufficio con personale e segreteria dedicati, il tutto sempre a carico dei contribuenti dell’Unione. Tre anni da nababbi per i 28 ex commissari la cui ragione di fondo – o il cui pretesto, per i critici – riesiederebbe nella volontà di evitare che finiscano al soldo di qualche multinazionale o società di lobby come José Manuel Barroso, l’ex presidente della Commissione (2004-2014) trasferitosi con armi e bagagli alla Goldman Sachs. L’iniziativa, va da sé, solleva vari problemi e altrettanti imbarazzi.

Il primo è che le regole valgono per gli stessi commissari che le devono approvare in palese conflitto di interessi, visto che saranno i primi a sperimentarne i benefici potenzialmente equivalenti anche al triplo di ciò che attualmente ricevono. Non a caso, ed è il secondo elemento della storia, l’iniziativa è passata sotto silenzio. A segnalarla è stato un quotidiano tedesco, non atti ufficiali, non comunicazioni interne, nulla di nulla. Il 18 aprile scorso la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha pubblicato un articolo che dava conto dei benefit citando alcuni punti del trattamento allo studio. Da lì è partita anche la corsa a codificare politicamente la mossa. Da più parti viene attribuita infatti allo stesso presidente Jean Claude Junker e alla sua volontà di far quadrato attorno alla nomina (a sorpresa e indigesta a molti) a segretario generale della Commissione del suo capo di capo di gabinetto, il potente Martin Selmayr. La lettura malevola suggerisce che l’elargizione sia un viatico per rabbonire gli animi dei commissari contrari a tale scelta: perché rischiare di mordere la mano che ti darà ancora da mangiare?
Il terzo è che, come detto, di altre concessioni forse i commissari avrebbero in realtà ben poco bisogno, visto il trattamento d’oro che ricevono mentre sono in carica, grazie a stipendi da 20mila a 25mila euro al mese per cinque anni, rigorosamente esentasse così come i tanti benefit. Vista poi la sontuosa liquidazione. Ulteriori benefici economici finiscono fatalmente per stridere con l’idea romantica da “Europa solidale dei popoli”. Ma di cosa si tratta realmente?
“L’indennità di transizione” sarebbe pagata per tre o cinque anni e non due come è stato dal 2016. Questa indennità, che varia dal 40 al 65% dello stipendio base in base alla durata dei compiti precedente, vale a dire un minimo compreso tra 8.400 e 13.500 euro al mese, viene aggiunta a quella di “reinsediamento“, corrispondente al salario di un mese. Soprattutto, a queste somme, si aggiungeranno una serie di prestazioni in natura: un ufficio presso la Commissione (in precedenza solo gli ex presidenti avevano diritto), una macchina aziendale con autista e due assistenti. Grazie a questa operazione, un ex commissario riceverà effettivamente il doppio, se non il triplo, di ciò che attualmente riceve. Il tutto grazie anche a un’ulteriore piccola astuzia: mentre l’allungamento della durata del risarcimento (o il suo aumento) richiede l’accordo del Consiglio dei ministri (dove siedono gli Stati), questo non è il caso per le “prestazioni in natura” che dipendono dal bilancio della Commissione.
L’astuzia rischia di costare parecchio ai contribuenti e di dare un segnale contrario alle consuete rampogne di Bruxelles agli Stati spendaccioni e di aiutare gli antieuropeisti nell’opera di demolizione dell’immagine delle istituzioni europee. Non a caso c’è chi pretende immediate spiegazioni. Il 24 aprile scorso la presidente della Commissione controllo di bilancio del parlamento europeo Ingeborg Grässle (PPE) ha mandato una lettera al Commissario al Bilancio Günther Oettinger chiedendo spiegazioni. Sbigottito anche Marco Valli, membro della stessa commissione in quota M5s: “Siamo venuti a conoscenza della proposta di questi nuovi privilegi per i Commissari uscenti, grazie ad un articolo pubblicato da un giornale tedesco. Per questo chiediamo, attraverso una lettera della Commissione controllo dei bilanci del Parlamento europeo l’accesso al documento di lavoro. Vogliamo vedere le carte ed evitare abusi e conflitti di interesse. Non è la prima volta che la Commissione prende decisioni discutibili in modo opaco, basti vedere il recente caso di nomina diretta dell’uomo di fiducia di Juncker, Martin Selmayr come Segretario generale”.