giovedì 18 luglio 2019

Conte: possibili danni all'Italia dopo il voto della Lega alla Ue. - Giuseppe Conte

Conte: possibili danni all'Italia dopo il voto della Lega alla Ue

La lettera del premier a "Repubblica".

Gentile direttore,
in questi giorni il suo giornale - come pure vari altri - si interroga sulle condizioni di salute della maggioranza di governo e prospetta un mutamento nel mio modo di interpretare il ruolo del Presidente del Consiglio. I valori che ispirano la mia condotta sono sempre stati e saranno il rispetto delle istituzioni, da difendere sempre e comunque, la piena trasparenza nei confronti dei cittadini, la fedeltà assoluta agli interessi nazionali. Le mie iniziative sono sempre ispirate da queste finalità ed è un errore pensare che possano essere dettate dall’orgoglio personale o suscitato dal ruolo, o anche dalla volontà di alimentare polemiche e contrasti politici.


Muovo dalla prospettiva europea. Ho subito chiarito che questo inizio della legislatura si preannuncia denso di sfide e di opportunità, che il nostro Paese potrà cogliere solo se noi rappresentanti istituzionali sapremo interpretare lo “spirito del tempo” e offrire soluzioni efficaci e sostenibili.

Molto spesso, intervenendo alle riunioni del Consiglio Europeo, ho chiarito agli altri leader europei che la Casa comune sta attraversando un momento di particolare fragilità. Alcuni dei suoi abitanti si sentono particolarmente privilegiati, sono contenti delle stanze loro assegnate e degli spazi comuni. Altri non la trovano particolarmente confortevole, non si sentono a proprio agio.

Dobbiamo comprendere le ragioni del disagio e delle insicurezze e offrire risposte adeguate, intervenendo, con urgenza, per invertire il progressivo processo di esclusione di fasce sempre più ampie della popolazione che si attendono dai politici visione e risposte concrete, in una prospettiva decisamente orientata alla crescita e all’inclusione.

I migliori amici dell’Europa sono gli europeisti critici, non quelli che si affidano a petizioni di principio.

Durante il negoziato preordinato alla designazione dei nuovi vertici delle Istituzioni dell’Unione mi sono dapprima opposto a soluzioni predeterminate e non elaborate nel consesso appropriato o nell’ambito del mandato congiunto che avevamo conferito al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Successivamente, quando mi sono opposto a soluzioni alternative, l’ho fatto non per pregiudizi personali o politici nei confronti degli altri candidati vagliati, ma perché ho ritenuto che le soluzioni prospettate non fossero idonee a tutelare i nostri interessi nazionali e comunque a garantire il necessario rilancio per superare il difficile momento che l’Unione europea sta attraversando.

La designazione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea è stata da me condivisa, per la sua storia personale e politica, e perché questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo, in particolare la “concorrenza”, come da me richiesto, e avrebbe aperto a buone prospettive per l’Italia anche con riguardo alle restanti nomine.

Nei giorni precedenti la votazione della neo-Presidente ho invitato i parlamentari europei delle forze politiche che sostengono la maggioranza interna ad appoggiare questa candidatura, proprio in ragione dei sottesi equilibri e garanzie. Aggiungo che il discorso programmatico della neo-Presidente ha confermato molte delle priorità che stanno a cuore al nostro Paese, in tema di politiche sociali, di misure per l’occupazione e per la tutela dell’ambiente, di contrasto al traffico illegale di migranti.

Come è noto gli Europarlamentari eletti con la Lega, a differenza di quelli del MoVimento 5 Stelle, hanno espresso voto contrario. Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra di neo-Commissari. Di certo non si tratta di rivendicare una “poltrona” a beneficio di una singola forza politica. Si tratta di difendere gli interessi nazionali e di rivendicare per l’Italia il posto di prestigio che merita.

Passando alla manovra economica, ho letto con attenzione la lettera del Ministro e Vicepresidente Di Maio, ieri pubblicata sul Sole 24 Ore, con la quale mi sollecita l’apertura di un confronto tra Governo e parti sociali sulle norme necessarie a rilanciare il nostro sistema economico e sociale. Accolgo senz’altro questo invito e annuncio che, già per la prossima settimana, convocherò a Palazzo Chigi tutti i rappresentanti sindacali, delle imprese e delle altre associazioni di categoria, per un confronto ordinato e proficuo con la partecipazione di tutti i Ministri, in modo da acquisire, all’esito delle diverse interlocuzioni, una condivisa valutazione sulle varie istanze, utile a definire i contenuti della manovra economica in coerenza con gli interessi generali dei cittadini.

Ho già chiarito che ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica, perseguita separatamente, è pienamente legittima, ma non può sostituirsi al pieno contraddittorio tra tutte le parti politiche e sociali, alla presenza dell’intero Governo, come impongono le regole di correttezza istituzionale. La legge di bilancio, infatti, è l’espressione massima dell’indirizzo politico della maggioranza, e - più di ogni altra - richiede piena condivisione e coordinamento dal Vertice. Una iniziativa perseguita senza un principio di coordinamento rischia di complicare - non già di agevolare - il processo decisionale e, in particolare, la più completa formazione ed espressione della politica generale di governo, con il risultato di compromettere l’efficacia della nostra azione.

Quanto alla vicenda “moscovita” che occupa da qualche giorno i giornali, preciso che le forze di opposizione mi hanno chiesto di riferire in Senato e per questa ragione, ritenendo sacre le prerogative del Parlamento, ho immediatamente acconsentito alla richiesta. Ritengo improprio anticipare in questa sede i contenuti della mia informativa, anche perché sarebbe irriguardoso nei confronti dei Senatori.

Posso però garantire che riferirò, in piena trasparenza, su tutte le circostanze e le notizie che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo. Questo intervento sarà l’occasione per ribadire al Parlamento la nostra collocazione geo-politica e per confermare la mia più elevata sensibilità nella tutela della nostra sicurezza e sovranità nazionale.

Da ultimo, prendo atto che nel dibattito pubblico si intensificano le congetture su scenari futuribili e su nuove maggioranze di governo, alcune delle quali mi vedrebbero personalmente coinvolto.

Ho assunto un alto incarico sulla base di una specifica maggioranza con un progetto di governo ben definito. Confido di potere completare questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura, in modo da realizzare appieno l’ambizioso piano di riforme economiche e sociali e di modernizzazione del Paese.

Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi in via anticipata, non mi presterò, tuttavia, a operazioni opache o ambigue. Assicuro che il percorso si realizzerà in modo lineare e trasparente, nelle sedi appropriate, per rispetto del Parlamento e dei cittadini.

Posso compiere errori di valutazione e rivelarmi mancante nell’azione, ma è certo che sino a quando avrò responsabilità di governo mi batterò affinché tutti i cittadini possano recuperare piena fiducia nelle istituzioni di governo, e affinché le istituzioni, tutte le istituzioni, possano meritare questa fiducia. Su questo non transigo e mai transigerò.

https://www.repubblica.it/politica/2019/07/18/news/conte_possibili_danni_all_italia_dopo_il_tradimento_della_lega_alla_ue_-231447649/?ref=RHPPLF-BH-I231447650-C8-P1-S2.8-T1

Pannelli solari a chi non può pagare le bollette: in Puglia è legge il reddito energetico regionale. Pronti 5,6 milioni. - Luisiana Gaita

Pannelli solari a chi non può pagare le bollette: in Puglia è legge il reddito energetico regionale. Pronti 5,6 milioni

Il provvedimento proposto dal M5s è passato all'unanimità in consiglio regionale: stanziati 5,6 milioni. Contributi per fotovoltaico e mini eolico a famiglie (prima a quelle indigenti) e condomini: come funziona.

C’è l’ok definitivo: in Puglia, prima regione in Italia, il reddito energetico è legge. Dopo l’approvazione con il pieno di voti favorevoli, a marzo, in una seduta congiunta delle commissioni Industria ed Ecologia, anche il consiglio regionale ha detto la sua sulla proposta di legge del M5s, a prima firma del consigliere regionale Antonio Trevisi per l’istituzione del reddito energetico regionale. “Siamo orgogliosi – commenta l’esponente pentastellato – che la Puglia sia la prima Regione in Italia a dotarsi di una legge per l’istituzione del Reddito energetico e ringrazio i colleghi per l’approvazione all’unanimità (anche in commissione la proposta aveva ricevuto i voti favorevoli anche da parte degli esponenti del Pd delle due commissioni)”. La legge arriva dopo l’inaugurazione, a gennaio 2019, del primo progetto di fondo rotativo fotovoltaico, in Italia, inaugurato in via sperimentale dal sindaco di Porto Torres Sean Wheeler con la benedizione del vicepremier Luigi Di Maio e del ministro per i Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro. “Auspichiamo – aggiunge Trevisi – che presto questa iniziativa sia replicata anche nelle regioni italiane e a livello europeo”.
I VANTAGGI DELLA LEGGE – Molte Regioni, infatti, si sono interessate alla proposta che, oltre a promuovere la cultura delle energie rinnovabili, può contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici grazie a un maggiore rispetto dell’ambiente. “Grazie a questa legge – spiega il consigliere regionale – coniugheremo l’installazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili con l’inclusione sociale, favorendo principalmente i soggetti meno abbienti”. Verranno poi premiati gli utenti che provvederanno a eseguire interventi per la rimozione dell’amianto dai tetti. Il prossimo passo? “Ora speriamo che la Giunta in tempi brevi predisponga il regolamento di attuazione per dare concreto avvio alla misura” con criteri di selezione dei beneficiari per favorire i nuclei in stato di indigenza, i più numerosi e le giovani coppie. Per le utenze condominiali, saranno previsti punteggi in base a diversi criteri, come il numero di appartamenti ad uso residenziale presenti nell’edificio.
COME FUNZIONA – La misura del reddito energetico prevede la concessione di contributi da parte della Regione per ciascun intervento di acquisto e installazione di impianti fotovoltaici o microeolici a servizio delle utenze domestiche. Parte del contributo potrà anche essere utilizzato per l’installazione di impianti solari-termici per la produzione di acqua calda sanitaria. È, inoltre, prevista la possibilità per i condomini di accedere a contributi per l’installazione di impianti fotovoltaici o microeolici e di sistemi di accumulo a servizio delle utenze condominiali. L’energia auto prodotta potrà essere consumata dai beneficiari e quella non utilizzata verrà immessa in rete, mediante il contratto di scambio tra i singoli e il Gestore dei servizi energetici. I beneficiari si impegneranno a cedere alla Regione i crediti così maturati nei confronti del gestore, con cui l’Ente potrà finanziare l’installazione di nuovi impianti, ampliando la platea dei beneficiari.
IL FINANZIAMENTO – “Con lo stanziamento di cinque milioni e seicentomila euro previsto dalla legge, non solo daremo un sostegno alle famiglie in difficoltà – dichiara Trevisi – ma contribuiremo anche ad abbattere le emissioni atmosferiche attraverso il progressivo incremento della produzione d’energia elettrica da fonti rinnovabili”. La Puglia è la regione che brucia più carbone in Italia, basti pensare che oltre il 40% del consumo nazionale viene bruciato in una fascia di 70 chilometri tra Brindisi e Taranto.
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Ottima iniziativa pentastellata.
Questi dei 5s, finalmente, lavorano per migliorare le nostre condizioni.

Sgravi contributivi di Renzi, il bilancio: 16,7 miliardi alle aziende e tre anni dopo metà dei contratti non ci sono più. - Stefano Feltri

Sgravi contributivi di Renzi, il bilancio: 16,7 miliardi alle aziende e tre anni dopo metà dei contratti non ci sono più

Gli incentivi sono andati soprattutto al Nord e ne hanno usufruito 1,5 milioni di lavoratori. Una volta finito lo sconto, 10-15mila persone sono state licenziate. Il 46% di quanti erano stati assunti con lo sgravio ha cambiato posto.
Gli abusi temuti ci sono stati, anche se in numeri contenuti, e il sospetto che l’intera operazione sia stata un grande spreco di denaro pubblico resta anche ora che ci sono i dati definitivi. Nella sua prima legge di Bilancio, quella per l’anno 2015, ilgoverno Renzi introduce una misura di sostegno all’occupazione che serve ad accompagnare le riforme del Jobs Act, flessibilità associata a incentivi alle assunzioni. Le imprese che offrono un contratto a tempo indeterminato a chi rispetta certi requisiti (non aver avuto contratti a tempo indeterminato con lo stesso datore nei sei mesi precedenti) beneficiano di un esonero dai contributi da versare fino a 8.060 euro all’anno per tre anni.
Il rapporto annuale dell’Inps, presentato nei giorni scorsi, offre il primo bilancio definitivo di quella misura, visto che a dicembre 2018 si è concluso il periodo di agevolazione previsto dalla legge di Bilancio 2015. La prima sorpresa è l’entità dell’intervento, che era soltanto stimata al momento della sua approvazione perché non si sapeva quante imprese ne avrebbero beneficiato: ben 16,7 miliardi di euro (un anno di reddito di cittadinanza ne costa circa 5). Il grosso di quei soldi sono andati a imprese del Nord, 9 miliardi, al centro 3,6 e al Sud e isole 4,2 miliardi. Sono stati soldi ben spesi? Qualche dubbio è lecito.

Secondo i dati dell’Inps, nel 2015 hanno usufruito dell’esonero contributivo triennale 1,5 milioni di rapporti di lavoro (1,1 di assunzioni, 398.000 trasformazioni da tempo determinato a indeterminato) che sono il 60 per cento delle attivazioni a tempo indeterminato osservate nel 2015. Già l’estensione del beneficio legittima il dubbio che si tratti di assunzioni che ci sarebbero state comunque – difficile pensare che in un anno di ripresa economica, in assenza di aiuto pubblico, sarebbero venuti meno tutti quei posti di lavoro – e quindi più che a creare occupazione i 16,7 miliardi sono stati un aiuto alle imprese, per pagare meno dipendenti che avrebbero assunto comunque.
Anche la durata di questi rapporti sembra standard, segno che i soldi non hanno stimolato la creazione di posti di lavoro diversi da quelli che il mercato avrebbe probabilmente comunque generato. Secondo un’analisi di Veneto Lavoro, il tasso massimo di sopravvivenza dei rapporti di lavoro prima del 2015 riguarda quelli attivati nel 2011: a tre anni dalla firma, il 51 per cento dei lavoratori era ancora nello stesso posto di lavoro. La differenza con i rapporti attivati nel 2015, in un contesto molto diverso (ripresa invece che economia a un passo dalla bancarotta), è minima: 54 per cento di sopravvivenza dopo tre anni. “Se ne ricava che l’esonero del 2015 non ha assicurato quella stabilità immaginaria implicita nella nomenclatura ‘rapporti di lavoro a tempo indeterminato’ – normalmente non più della metà dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati nelle imprese private supera il terzo anno e non più del 40 per cento va oltre il quinto anno – ma ha senz’altro modificato positivamente la curva di sopravvivenza”, è la conclusione tutto sommato indulgente verso la misura del governo Renzi cui arriva il rapporto Inps, firmato dal presidente Pasquale Tridico, nominato dal governo gialloverde.
Alcune imprese sembrano poi aver approfittato degli incentivi per poi disfarsi senza scrupoli dei lavoratori quando, dopo il terzo anno, il loro costo è salito. Si rileva infatti un picco di dimissioni e licenziamenti tra il 35º e il 37º mese del contratto a tempo indeterminato che non sembra avere altre ragioni se non la fine del regime agevolato (come si può vedere nel grafico qui in pagina). Nello specifico: il 56 per cento in più di licenziamenti e il 43 per cento in più di dimissioni nelle aziende con meno di 15 dipendenti, percentuali che si riducono al 15 e al 21 tra quelle di dimensioni maggiori. In valore assoluto, si tratta di cifre basse: 10-15.000 persone in tutto. Poche, ma va anche ricordato che l’enorme polemica intorno al decreto Dignità approvato dal governo Conte si fondava sulla stima del possibile mancato rinnovo di 8.000 contratti a termine per effetto della riduzione della durata massima da 36 a 24 mesi.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/17/i-furbetti-degli-incentivi-prima-incassare-i-soldi-poi-licenziare/5329415/


L'uomo delle leggi fatte per attirare l'approvazione degli elettori, ma pro domo sua perchè solo provvisorie.

Codice Rosso è legge, cosa prevede.

Codice Rosso è legge, cosa prevede

Via libera definitivo alla cosidetto Codice Rosso, il ddl che dispone le misure per tutelare le vittime di violenza domestica e di genere. Il provvedimento ha ottenuto 197 voti a favore, 47 astensioni e nessun voto contrario. A favore hanno votato M5S, Lega, Fi, Fdi e Gruppo delle Autonomie. Pd e Leu si sono astenuti.

"Oggi il Codice Rosso, fortemente voluto da questo Governo, è legge dello Stato" scrive il premier Giuseppe Conte su Facebook. "Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti". "I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l'immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere, abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito", aggiunge Conte. "Il Codice Rosso, a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, che ringrazio, è un modo per non far sentire queste donne sole e indifese. Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno".
Procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso, definitivamente approvato dal Senato, non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul 'fattore tempo' come elemento determinante per scongiurare l'esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. La maggioranza sbandiera il risultato raggiunto a palazzo Madama, mentre l'opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse.
Il disegno di legge si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, "individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l'instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l'eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime". Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato.

VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI - Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall'iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria.

DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO - Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall'autorità giudiziaria.

PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO - Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l'articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi "con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un'unione civile", approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all'estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia.

PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI - Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati.

PIU' RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO - Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio.

MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI - L'articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. I caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità.

REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI - La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi 'condivide' le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO - L'articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull'omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all'art. 577 c.p., per estendere il campo d'applicazione delle aggravanti consentendo l'applicazione dell'ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva.

DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE - A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall'acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all'interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale.

VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE - L'articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione.

TRATTAMENTO PSICOLOGICO PER CONDANNATI PER REATI SESSUALI - E' prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

FORMAZIONE SPECIFICA PER POLIZIA E CARABINIERI - La legge stabilisce l'attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria "in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere".

IL TALLONE D'ACHILLE - Secondo l'opposizione la legge non avrà gli effetti positivi auspicati da governo e maggioranza: la clausola di invarianza finanziaria, a fronte dei diversi impegni contenuti nel Codice Rosso, rimarranno 'lettera morta' per l'assenza di risorse hanno dichiarato i diversi rappresentanti dell'opposizione intervenuti in aula. "Abbiamo valutato con attenzione, non solo a livello politico ma anche a livello tecnico - ha obiettato il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede - l'invarianza finanziaria prevista dal provvedimento e in questo caso abbiamo fatto tutte le valutazioni che erano necessarie".

Posti incantevoli dove è possibile trovare un armonioso connubio tra natura, sacro, nuovo e antico. Huangshan, Cina










L'Huangshan (Montagna Gialla) è una frastagliata catena montuosa che conta più di 70 vette appuntite, nella provincia di Anhui nella Cina Orientale. Le nuvole basse tipiche della regione, le rocce di granito dalle forme caratteristiche e i pini dal tronco incurvato sono stati presi come soggetti di numerosi dipinti classici e poesie. Le funivie permettono di accedere a varie cime, mentre i ripidi sentieri lastricati, composti da migliaia di gradini di pietra, si inerpicano lungo molti dei più famosi punti di osservazione.(wiki)

mercoledì 17 luglio 2019

L'inferno di Bibbiano. - Gianni John Tirelli

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È spaventoso quel che accade in questo paese marcio, dove la notizia di bambini strappati alle famiglie e plagiati, viene volutamente occultata dai Media per loschi interessi, che non si fatica a definire di “stampo mafioso”. 
Non una testata giornalistica, una che sia una, che abbia sentito il dovere morale, l’obbligo etico-deontologico, di indagare sulla faccenda, di mandare un suo inviato ad intervistare i genitori ai quali avevano sottratto i figli e venduti come merce, così da ricavare un quadro oggettivo di questa inquietante storia dai risvolti demoniaci, dove si faceva cassa sulla vita di piccole creature innocenti e indifese, e che un giorno dovranno fare i conti con il trauma della separazione e delle violenze subite. Non una parola di sdegno, di sgomento, di denuncia dalla voce del “santo” Papa, dal nostro presidente della repubblica, dalle associazioni e organizzazioni che si occupano dell’infanzia, dei minori – non una parola dai centri di volontariato, dagli assistenti sociali…. niente di niente, totale omertà! 
Del resto cosa aspettarsi da una Chiesa che pratica la pedofilia, da una politica direttamente implicata in questo aberrante traffico, e di tutte quelle organizzazioni di finti buoni che rastrellano denaro fresco alla cittadinanza speculando sulla buona fede delle persone e sulle speranze della gente che soffre. 
Non una parola è venuta dagli stessi genitori dei bambini seviziati; genitori a loro volta zittiti dalle promesse e ricompense in denaro per comprarne il loro silenzio. 
Potremmo anche sorvolare sulle omissioni da parte dei giornali e TV su fatti politici e di natura economico-finanziaria, sapendo bene che gli stessi sono da tempo immemore al soldo dei poteri forti, e come cani al guinzaglio obbediscono ad ogni loro ordine senza fiatare. Ma tacere e fingere di sorvolare su un fatto dalla gravità inaudita, storia di perversione e depravazione, rende l’assordante silenzio di questi escrementi pennivendoli un crimine ancora più atroce di quello commesso dagli aguzzini del bambini.
È questa la libertà di informazione nel nostro paese; una libertà trasfigurata in abuso, in licenza, in servilismo, in strumento di mistificazione e di omissione, senza regola alcuna e principio, dove loschi figuri in veste di giornalaidi, di sepolcri imbiancati e di serpi in seno alla democrazia, hanno svenduto la loro anima, la loro dignità e coscienza come seguaci di una setta satanica in adorazione della Bestia.
Non persone dunque, ma involucri, vuoti a perdere, luride baldracche in carriera torturati da lancinanti complessi di inferiorità e dal loro fallimento umano, professionale, etico e spirituale. 
Questa marmaglia umanoide andrebbe deportata nei campi di lavoro forzato a pane acqua e calci nel culo, fino a quando l’oblio li rimuova per sempre dalla memoria degli uomini e dalla clemenza di Dio. 
E forse allora i nostri figli potrebbero ancora sperare in un futuro, in un mondo migliore, giusto, che li protegga dalle grinfie insanguinate di questi personaggi da suburra, frustrati, repressi e depressi che sopravvivono al loro stato vegetativo nutrendosi come vampiri della altrui sofferenza generata dalla malvagità delle loro azioni.


https://www.facebook.com/giannijohn.tirelli/posts/2359494727437149

Spariscono un Rolex e un bracciale ai controlli in aeroporto: il video incastra la manager dell'acciaio.



Fonte: Polizia di Stato

L'ex presidente di Confindustria Valle d'Aosta ed attuale amministratore delegato della Cogne Acciai Speciali, , è finita nei guai con l'accusa di essersi appropriata, all'aeroporto di Torino Caselle, di un Rolex da 8 mila euro e di un costoso braccialetto dimenticato da un altra passeggera nella vaschetta che passa al controllo del metal detector. E' stata denunciata in stato di libertà per furto aggravato.

Spariti ai controlli.
L'indagine è stata condotta da Polaria e coordinata dalla Procura di Torino, dopo la denuncia fatta dalla proprietaria dei preziosi, una donna che stava imbarcandosi con la famiglia per la Sardegna e che in un primo tempo pensava che orologio e bracciale fossero stati ritirati, dopo il passaggio al controllo, dal marito.

La prova nel video.
Gli agenti di polizia, analizzando le banche date dei passeggeri del 21 giugno allo scalo di Caselle e le immagini delle telecamere di sorveglianza, hanno identificato la presunta autrice del furto, scoprendo che si trattava dell'amministratrice della nota azienda d'acciai della Valle d'Aosta. L'orologio, un Rolex Datejust (in acciaio, oro e brillanti) e il bracciale Tiffany che vale 1000 euro, sono stati ritrovati nella perquisizione disposta nell'abitazione dell'imprenditrice.

https://notizie.tiscali.it/cronaca/articoli/furto_rolex_bracciale/