lunedì 3 febbraio 2020

Il bombavirus. - Tommaso Merlo



Ancora tre anni con Renzi che ricatta e minaccia il governo spianeranno la strada a Salvini. Il bombavirus rischia di stroncare Conte consegnando l’Italia al sovranismo nero. Altro che “fronte comune”, un governo sotto ricatto del solito egoarca e della sua servitù. Del solito politico trombato che non si rassegna alla sua fine e pur di stare a galla è disposto a tutto. Anche ad anteporsi al proprio paese e alla collettività. L’Italia è stata devastata da certi personalismi. Una vera egocrazia. Politici che hanno scalato partiti e istituzioni lasciando solo macerie dietro di loro, ma che invece di ammettere il proprio fallimento hanno sempre rilanciato. Se stessi e le proprie insaziabili ambizioni. Come terrorizzati dal fermarsi e guardarsi allo specchio o peggio ancora dentro. Come terrorizzati di fare i conti con la propria coscienza e con l’amara verità. Personaggi che invece di farsi da parte e lasciare posto ad altri come sarebbe igienico e naturale in una democrazia sana, s’incaponiscono, la prendono sul personale e persistono perfino quando i cittadini li schifano. Neanche il catetere e il pannolone li riesce a fermare. Dai tirannosauri di Dc e Pci che ogni tanto ancora appaiono in televisione, fino a Berlusconi. Casi scuola. Non c’è modo di levarseli dai piedi. Solo la fossa ci riesce, ma in genere per loro arriva molto tardi dato che la schiena non la piegano mai. Più che passione per la politica, ossessione per se stessi e per quello che la politica gli offre. Potere, visibilità, soldi e la goduria d’ingozzare quotidianamente il proprio bulimico ego su qualche palco o studio televisivo. Microfoni, telecamere, strette di mani, leccate di piedi. Iniezioni di egoina. Renzi ha perso politicamente tutto quello che poteva perdere. Il bilancio della sua parabola politica è stato un disastro totale. Sia come segretario del Pd che come premier. Oggi naviga intorno al 3% raccattando in parlamento gli scarti degli altri, ma si trova in mano un potere ricattatorio enorme. Se non fosse contagiato, avrebbe imparato dai suoi errori e dalle legnate subite, ringrazierebbe il Cielo per ritrovarsi ancora al centro della vita politica nonostante non lo meriti affatto e farebbe il senatore semplice come aveva promesso dando una mano per risolvere i problemi dei cittadini. Ed invece si è messo in piedi la sua banda e si è messo a ricattare e minacciare il governo il giorno dopo aver contribuito a formarlo. La solita storia. La solita egocrazia. Un paese intero vittima delle bizze personali di qualche cronico egoista. Ma non può reggere a lungo. Tre anni di bombavirus logorerebbero Conte e spianerebbero la strada a Salvini e al sovranismo nero. Meglio prevenire. Se proprio il governo non riesce a mettere Renzi in quarantena e trovare un vaccino in tempi brevi, meglio concretizzare il più possibile e poi pensare ad una exit strategy. Meglio evitare il contagio.

https://infosannio.wordpress.com/2020/02/03/il-bombavirus/?fbclid=IwAR3Y0RNnPJaUJS5rtjNZcN9W2X5C3p54WOAgUsYEBymU86rLiDyQWEOdnS0

Le Camere penose. - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano



Se non fossero indecenti e vagamente sediziose, le gazzarre inscenate dalle Camere penali in varie inaugurazioni dell’anno giudiziario sarebbero irresistibilmente comiche. A Milano gli avvocati escono dall’aula, dove peraltro le Camere penose sono solo ospiti, per protestare contro Piercamillo Davigo perché non la pensa come loro; per contestare quello che non ha ancora detto e poi quello che sta dicendo citando il presidente Mattarella; e per deplorare che il Csm, dovendo inviare alla cerimonia un membro del Csm, abbia inviato alla cerimonia un membro del Csm, per giunta ex pm ed ex giudice a Milano. E sventolano articoli della Costituzione scelti a casaccio, visto che difendono la prescrizione come fosse un diritto costituzionale e non una vergogna incostituzionale. Completa il quadretto il Pg Roberto Alfonso, che evoca la presunta incostituzionalità della blocca-prescrizione facendo rimpiangere Borrelli e tutti gli altri predecessori e dimenticando che il suo sindacato, l’Associazione nazionale magistrati, il blocco della prescrizione l’ha chiesto per vent’anni, almeno finché non l’ha ottenuto. E nessun Alfonso ha mai accusato l’Anm di volere leggi incostituzionali.
Ma eccoci a Napoli, la città record in Europa per numero di reati, processi lunghi e prescritti. Per onorare la memoria di Pulcinella e di Totò, gli avvocati hanno sfilato in manette. Ma non – come qualcuno potrebbe sospettare – per un eccesso di identificazione con i loro clienti, bensì per protestare contro la blocca- prescrizione (che ovviamente con gli arresti non c’entra una mazza) e l’“abuso delle intercettazioni”. Cioè contro due tipici attrezzi del mestiere del magistrato, pagato dallo Stato proprio per scoprire i delinquenti e possibilmente acchiapparli e metterli in condizione di non nuocere per un po’. Una scena spassosissima, che fa ben sperare per il futuro: prossimamente, orde di avvocati irromperanno nelle carceri per deplorare l’uso delle sbarre, nei pronto soccorso agitando stetoscopi contro l’abuso delle visite, nelle sale operatorie sventolando bisturi per protesta contro gli interventi chirurgici, nelle questure forando le gomme alle volanti contro le retate facili, nelle caserme agitando fucili contro le forze armate inspiegabilmente armate, nelle cucine contro le pentole, nei boschi contro le seghe dei taglialegna, nei mari contro le reti da pesca, negli stadi contro i palloni da calcio e le bandierine dei guardalinee. Domanda: cosa induce le Camere penali a coprire di ridicolo un’intera categoria di 180 mila e rotti professionisti (molti dei quali serissimi)?
Non si accorgono di confermare così tutti i più vieti luoghi comuni e le caricature sull’avvocatura, dal manzoniano Azzeccagarbugli in giù? La risposta è presto detta. Quella forense è da sempre la lobby più potente in Parlamento e al governo, abituata a farsi le leggi e i codici a uso e consumo proprio e della clientela più danarosa. Solo agli albori della Repubblica finivano in Parlamento gli avvocati migliori, da Calamandrei a Leone. Poi arrivarono i peggiori, perlopiù difensori di politici indagati e imputati di centrodestra e di centrosinistra. Quelli che, in palese e sfrontato conflitto d’interessi, con la mano sinistra continuavano a esercitare la professione nelle aule di giustizia, mentre con la destra legiferavano nelle aule parlamentari, sfornando leggi incostituzionali per depenalizzare o far prescrivere i reati dei clienti (soprattutto uno). Il tutto nel silenzio complice del cosiddetto Ordine forense che avrebbe dovuto sanzionare quegli abomini. Ora, da un paio d’anni, la nota lobby ha perso il monopolio delle leggi sulla giustizia e – paradosso dei paradossi – proprio con un premier e un Guardasigilli avvocati (Conte e Bonafede): a riprova del fatto che esistono avvocati dediti non all’interesse della bottega, ma a quello collettività, vittime e cittadini onesti in primis. Infatti, dopo centinaia di norme che allungavano i processi, accorciavano la prescrizione, svuotavano le carceri, depenalizzavano i reati dei colletti bianchi e seminavano impunità a piene mani, la tendenza si è invertita (come ha notato il Pg di Palermo Roberto Scarpinato, a pag. 4). Perciò gli avvocati e i relativi clienti che campavano sui processi eterni, a botte di leggi ad categoriam e manovre dilatorie, oggi si trovano spiazzati e strillano come vergini violate. Senz’accorgersi che i loro alti lai contro i tempi della giustizia fanno sorridere chiunque abbia assistito a un processo eccellente, in tribunale o a Un giorno in pretura. Come se Rocco Siffredi e Max Felicitas deplorassero ogni giorno la piaga dilagante della pornografia. Noi naturalmente conosciamo avvocati che mai si sognerebbero di chiedere bavagli illiberali e punizioni esemplari contro Davigo, né amano vincere i processi depenalizzando i reati o mandandoli in prescrizione, né si presterebbero a sceneggiate come quelle di ieri. E continuiamo a sperare che, in una categoria di 180mila e più persone, esista una minoranza silenziosa che non vuol essere confusa con la maggioranza sediziosa: il Fatto è a loro disposizione, se vogliono dire qualcosa a tutela del proprio buon nome e della loro nobile missione.
Ps. Siccome non c’è limite al peggio e i politici non sono mai secondi a nessuno, a Catanzaro ha chiesto di parlare all’inaugurazione dell’anno giudiziario la deputata Pd Enza Bruno Bossio, celebre perché ha più processi e indagini a carico che capelli in testa (senza contare quelli del marito Nicola Adamo) e per gli attacchi al procuratore Nicola Gratteri. Ma è stata respinta con perdite. Peccato, l’idea non era male: dal 2021 l’anno giudiziario potrebbero inaugurarlo direttamente gli imputati.

Coronavirus, Castilletti all'ANSA: 'Abbiamo cullato il virus'.


Le ricercatrici dello Spallanzani con il ministro Roberto Speranza (da sx Concetta Castilletti, Francesca Colavita, Maria Rosaria Capobianchi).

Ricercatrice dello Spallanzani: 'Gioco di squadra e un po' di fortuna'.

"Abbiamo cullato il virus e abbiamo avuto anche un po' di fortuna". Non si sente aria di protagonismo nelle parole di Concetta Castilletti, la ricercatrice dello Spallanzani che, insieme al team dell'Istituto, primo insieme alla Francia, ha isolato il coronavirus aprendo la strada alla diagnosi e forse anche ad un vaccino.
Concetta ha 56 anni, due figli grandi e una famiglia che la supporta da sempre, a partire dal marito. "Sono abituati a questo genere di emergenze a casa mia - dice - anche perchè io non mi ricordo una vita diversa da questa. E' sempre stato così". Lo Spallanzani è un centro di eccellenza ed è da sempre in prima linea in questi casi.
"Ho vissuto la grande emergenza - dice la responsabile dell'unità operativa virus emergenti che si trova all'interno del laboratorio di virologia dello Spallanzani diretto dalla dottoressa Capobianchi - della Sars, di Ebola, dell'influenza suina, della chikungunya, e insieme ai miei colleghi siamo stati spesso in Africa. E' un lavoro che mi piace moltissimo e non potrei fare altro. Ma la vittoria è di tutto il team. Eravamo tutti impegnati, tutta la squadra. Abbiamo un laboratorio all'avanguardia, impegnato 24 ore su 24 in questo genere di emergenze". 

Ritratto di binaria con vampiro. - Maura Sandri


Rappresentazione artistica di un sistema stellare come quello dello studio in oggetto. Crediti: Nasa e L. Hustak.

Setacciando i dati d'archivio del satellite Kepler della Nasa, gli astronomi hanno scoperto una nova nana la cui luminosità è aumentata di 1600 volte in meno di un giorno. Il sistema binario è costituito da una nana bianca e da una compagna nana bruna, alla quale la nana bianca sta risucchiando materiale. Tutti i dettagli della scoperta su Mnras.
Il satellite Kepler della Nasa è stato progettato per trovare pianeti extrasolari, cercando stelle la cui luce si affievolisce al passaggio di un pianeta davanti alla stella stessa. Fortunatamente, lo stesso design lo ha reso uno strumento ideale per individuare altri oggetti astronomici transienti, ossia oggetti la cui luminosità aumenta o diminuisce nel tempo.
Una ricerca effettuata sui dati di archivio di Kepler, oggi in pensione, ha rivelato un’insolita esplosione da una nova nana precedentemente sconosciuta, che ha aumentato la sua luminosità di 1600 volte in meno di un giorno, prima di svanire lentamente.
Una nova nana è un tipo di variabile cataclismica, consistente in una stella binaria molto stretta in cui una delle componenti è una nana bianca che risucchia materia dalla sua compagna. In particolare, il sistema stellare in questione è costituito da una stella nana bianca con una compagna nana bruna, la cui massa è circa un decimo di quella della nana bianca. Una nana bianca è ciò che rimane del nucleo di una vecchia stella simile al Sole e contiene una massa pari a circa una massa solare in un raggio paragonabile a quello della Terra. Una nana bruna è un oggetto con una massa tra 10 e 80 volte la massa di Giove, non sufficiente per innescare la fusione nucleare al suo interno.
La nana bruna in oggetto orbita attorno alla nana bianca ogni 83 minuti, a una distanza di soli 400mila chilometri, pari a circa la distanza dalla Terra alla Luna. Sono così vicine che la forte gravità della nana bianca attrae il materiale della nana bruna, prosciugandola come farebbe un vampiro. Il materiale strappato alla stella va a formare un disco attorno alla nana bianca (noto come disco di accrescimento), sul quale scivola spiraleggiando verso la nana bianca stessa.
Questo evento è rimasto nascosto nell’archivio di Kepler fino a quando non è stato identificato da un team guidato da Ryan Ridden-Harper dello Space Telescope Science Institute (Stsci) di Baltimora, nel Maryland, e dalla Australian National University di Canberra, in Australia. «In un certo senso, abbiamo scoperto questo sistema per caso. Non eravamo specificamente alla ricerca di una super esplosione. Stavamo cercando qualsiasi tipo di transitorio», ha detto Ridden-Harper.
La scoperta – pubblicata lo scorso 21 ottobre 2019 sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society – è stata fatta con l’aiuto di un programma automatico che ha setacciato i dati di Kepler, come un detective che si occupa di cold case, per trovare indizi su esplosioni molto veloci e misteriose avvenute nell’universo. Il programma mira a rilevare eventi astronomici rari che si evolvono rapidamente, nel giro di ore o giorni, come esplosioni di raggi gamma da supernove, collisioni di stelle di neutroni o esplosioni che non si erano mai viste prima attraverso i telescopi ottici.

Dopo nove anni di raccolta di dati sullo spazio profondo, che hanno rivelato come il nostro cielo notturno sia pieno di miliardi di pianeti nascosti, il telescopio spaziale Kepler della Nasa è andato in pensione nel novembre 2018. Ha lasciato in eredità oltre 2600 esopianeti scoperti, molti dei quali potrebbero essere abitabili, e una miriade di dati che continuano ad essere setacciati alla ricerca, oltre che di nuovi pianeti, di fenomeni transienti come quello osservato nello studio in oggetto. Crediti: Nasa/Ames Research Center/W. Stenzel/D. Rutter
Ebbene, Kepler è stato in grado di catturare l’intero evento, osservando un lento aumento della luminosità seguito da una rapida intensificazione. In realtà, la teoria prevede un bagliore improvviso e il motivo per cui, in questo caso, si è verificato un avvio lento, rimane un mistero. Le teorie standard della fisica del disco di accrescimento non prevedono questo fenomeno, che è stato successivamente osservato in altre due esplosioni di nova nane. «Questi sistemi di nova nane sono stati studiati per decenni, quindi individuare qualcosa di nuovo è piuttosto difficile», ha dichiarato Ridden-Harper. «Vediamo dischi di accrescimento ovunque – dalle stelle appena formate ai buchi neri supermassicci – ed è quindi importante capirli».
È stato un puro caso che Kepler guardasse nella direzione giusta nel momento in cui questo sistema ha subito la super esplosione, aumentando la sua luminosità di oltre mille volte. In effetti, Kepler era l’unico strumento che avrebbe potuto testimoniarlo, poiché il sistema stellare, in quel momento, era troppo vicino al Sole, dal punto di vista della Terra. La rapida cadenza di osservazioni di Kepler, che ha preso dati ogni 30 minuti, si è rivelata cruciale per catturare ogni dettaglio dell’esplosione.
Le teorie suggeriscono che una super esplosione simile si inneschi quando l’accrescimento del disco raggiunge un punto di non ritorno. Man mano che accumula materiale, il disco cresce di dimensioni fino a quando il bordo esterno entra in risonanza gravitazionale con la nana bruna in orbita. Ciò potrebbe innescare un’instabilità termica, causando il surriscaldamento del disco. In effetti, le osservazioni mostrano che la temperatura del disco sale da circa 2700 – 5300 gradi Celsius, nel suo stato normale, a un massimo di 9700 – 11700 gradi Celsius, al picco dell’esplosione.
Questo tipo di sistema è relativamente raro, ne sono noti solo un centinaio. Un singolo sistema può andare avanti per anni o decenni senza esplosioni, il che rende una vera sfida riuscirne a catturarne uno nell’atto dell’esplosione. «Il rilevamento di questo oggetto fa sperare di trovare eventi ancora più rari nascosti nei dati di Kepler», ha dichiarato il coautore Armin Rest di Stsci. Il team prevede di continuare a setacciare i dati di Kepler, nonché quelli di un altro cacciatore di esopianeti, il Transiting Exoplanet Survey Satellite (Tess), alla ricerca di altri fenomeni transienti.
«Le continue osservazioni di questi sistemi stellari dinamici da parte di Kepler/K2, e ora di Tess, ci consentono di studiare le prime ore dell’esplosione, un dominio temporale quasi impossibile da raggiungere dagli osservatori terrestri», ha affermato Peter Garnavich dell’Università di Notre Dame, in Indiana.

Effetti della danza cosmica dello spaziotempo. - Maura Sandri


Il sistema binario nana bianca-pulsar Psr J1141-6545 scoperto dal radiotelescopio Parkes. La pulsar orbita attorno alla sua compagna nana bianca ogni 4.8 ore. La rapida rotazione della nana bianca perturba lo spazio-tempo attorno ad essa, facendo cambiare orientamento all’orbita della pulsar. Crediti: Mark Myers/ARC Centre of Excellence for Gravitational Wave Discovery (OzGrav), Australia.

Secondo la relatività generale di Einstein, la rotazione di un oggetto massiccio induce il trascinamento dello spazio-tempo nelle sue vicinanze. Questo effetto è stato misurato, nel caso della rotazione terrestre, da esperimenti satellitari. Con l’aiuto di una pulsar radio, un team internazionale di scienziati è stato in grado di rilevare la perturbazione dello spazio-tempo indotto dalla nana bianca in rapida rotazione, attorno alla quale orbita, confermando così la teoria alla base della formazione di questo sistema stellare binario molto particolare. Tutti i dettagli su Science.

Nel 1999 il radiotelescopio australiano Parkes scoprì un sistema binario veramente unico nel suo genere, nella costellazione Mosca, vicino alla famosa Croce del Sud. In questo sistema, la pulsar radio Psr J1141-6545 orbita attorno a una nana bianca in poco meno di 5 ore. «L’orbita di questa pulsar è molto speciale. La stella si muove lungo la sua orbita con una velocità massima di quasi un milione di chilometri orari, e la massima separazione tra le due stelle è appena più grande del nostro Sole». Vivek Venkataraman Krishnan, primo autore dell’articolo apparso su Science, è lo scienziato del Max Planck Institute for Radio Astronomy che ha eseguito l’analisi dei dati e le osservazioni di Psr J1141-6545, quando ancora era uno studente di dottorato alla Swinburne University of Technology in Australia.
A differenza di altri sistemi binari costituiti da una pulsar e una nana bianca, i modelli teorici indicano che, in questo caso, la nana bianca compagna di Psr J1141-6545 dev’essersi formata prima della pulsar. In base a tali modelli, prima dell’esplosione della supernova che ha portato alla formazione della pulsar, dev’esserci stato un significativo trasferimento di massa dal progenitore della pulsar alla nana bianca. Questo ha comportato un’enorme accelerazione della rotazione della nana bianca. «Misurare questa rotazione è un test importante dei nostri modelli di evoluzione dei sistemi binari», dice Thomas Tauris, coautore dello studio ed esperto di stelle di neutroni e nane bianche all’Università di Aarhus in Danimarca.
Per misurare la rotazione di una stella quello che si fa normalmente è studiare le sue righe spettrali. Tuttavia, la nana bianca compagna della pulsar Psr J1141-6545 è troppo debole per poter usare questo metodo. Allora come si può fare a misurare la sua rotazione? La risposta è giunta da una direzione inaspettata e riporta indietro nel tempo di oltre 100 anni, all’epoca in cui si è sviluppata la fisica teorica.
Ancor prima del completamento della relatività generale nel novembre del 1915, Albert Einstein aveva già capito che in una teoria in cui la gravitazione è il risultato dello spazio-tempo curvo, la rotazione di una massa, a differenza della teoria della gravità di Newton, avrebbe contribuito direttamente al campo gravitazionale. Più semplicemente, la rotazione di una massa perturba vorticosamente lo spazio circostante, un effetto comunemente noto come frame-dragging, o “trascinamento dei sistemi di riferimento inerziali”. Più tardi, nel 1918, Josef Lense e Hans Thirring – con il sostanziale supporto di Albert Einstein – calcolarono questo effetto per il Sistema solare usando la relatività generale. In particolare, calcolarono come il trascinamento dello spazio-tempo causato dalla rotazione del Sole influenzi il movimento dei pianeti, concludendo che questi effetti erano troppo piccoli per poter essere misurati, a quell’epoca.

Il satellite Lageos. Crediti: Nasa
Nel frattempo, la tecnologia è progredita e l’effetto frame-dragging causato dalla rotazione terrestre è stato rilevato da esperimenti satellitari come Gravity Probe B e dalla combinazione dei satelliti Lageos 1 e 2 e Lares. Mentre Gravity Probe B ha utilizzato un set di quattro giroscopi di precisione per misurare questo effetto, gli ultimi esperimenti citati hanno misurato una lenta precessione del piano orbitale dei satelliti nella direzione della rotazione terrestre, la cosiddetta “precessione Lense-Thirring“.
A oggi questa precessione è stata confermata con un’accuratezza di circa il 2 per cento, in accordo con la previsione della relatività generale. L’effetto è estremamente ridotto: Lageos-1, ad esempio, si trova in un’orbita circolare con un raggio di circa 12300 chilometri. Il suo piano orbitale precede di soli 0.0000086 gradi all’anno, che corrisponde a una rotazione completa di circa 40 milioni di anni.
La situazione della compagna nana bianca di Psr J1141-6545, secondo i modelli di evoluzione stellare, dovrebbe essere piuttosto diversa: sebbene sia leggermente più piccola della Terra, la sua massa è 340mila volte più grande, simile alla massa del Sole, e si prevede che ruoti attorno al suo asse in pochi minuti. «Se Lageos-1 stesse ipoteticamente orbitando attorno a questa nana bianca, la sua orbita precesserebbe di diversi gradi al giorno, poiché il dragging spazio-temporale sarebbe circa 100 milioni di volte più intenso», osserva Norbert Wex, coautore e specialista di relatività generale presso Mpifr.
È impossibile inviare satelliti in prossimità di questa nana bianca poiché si trova a diverse migliaia di anni luce, ma fortunatamente c’è una pulsar che le orbita attorno. I segnali radio di questa pulsar forniscono una misurazione precisa del suo movimento, simile alle misurazioni laser dei satelliti Lares e Lageos 1 e 2. «Con l’aiuto degli orologi atomici, siamo stati in grado di eseguire misurazioni estremamente accurate dei tempi di arrivo dei segnali della pulsar nei radiotelescopi di Parkes e Utmost. Potremmo tracciare la pulsar nella sua orbita con una precisione media di 30 km su un periodo di quasi venti anni. Questo ha portato a una determinazione precisa delle dimensioni e dell’orientamento dell’orbita», spiega Vivek Venkatraman Krishnan.
Alla distanza della pulsar dalla nana bianca, il dragging spazio-temporale è circa un milione di volte più debole di quello che si verifica alla distanza di un’orbita simile a quella di Lageos-1. Tuttavia, la precessione Lense-Thirring dovrebbe comunque causare, in questi 20 anni, una precessione del cammino della pulsar di circa 150 km. «Le osservazioni della pulsar J1141-6545 mostrano infatti una tale deviazione che, dopo calcoli dettagliati ed escludendo una serie di potenziali errori sperimentali, è stata confermata come dovuta a un cambiamento nel suo orientamento orbitale», spiega Willem van Straten, coautore e scienziato presso la Auckland University of Technology in Nuova Zelanda.
Un’attenta analisi di questa misurazione, che ha tenuto conto dell’effetto Lense-Thirring, ha permesso di stimare il periodo di rotazione della nana bianca, scoprendo che è di circa 100 secondi. Questa è una bellissima conferma dell’ipotesi che, prima dell’esplosione della supernova che ha portato alla formazione della pulsar 1.5 milioni di anni fa, dev’esserci stato un significativo trasferimento di massa dal progenitore della pulsar alla nana bianca. «In questo caso Albert Einstein ci ha fornito uno strumento che ora possiamo usare per scoprire di più sulle pulsar e sui loro compagni», ha affermato Matthew Bailes, coautore della Swinburne University, in Australia.
I nuovi radiotelescopi come MeerKat e Square Kilometer Array (Ska) avranno un ruolo centrale nel permettere di capire come entra in gioco la teoria di Einstein in tali laboratori naturali. «Con Ska ci aspettiamo di rivelare più sistemi binari esotici come questo, e saremo in grado di studiare molti più effetti previsti dalla relatività generale», conclude Evan Keane, coautore del lavoro e membro della collaborazione Ska.

domenica 2 febbraio 2020

Vitalizi, Di Nicola (M5s): “Commissione in conflitto d’interesse, se Casellati continua a non riconoscerlo, intervenga Mattarella.”

Vitalizi, Di Nicola (M5s): “Commissione in conflitto d’interesse, se Casellati continua a non riconoscerlo, intervenga Mattarella”

L'INTERVENTO - Riceviamo e pubblichiamo l'intervento dal senatore che già nella sua carriera di giornalista è stato impegnato per anni nella lotta ai privilegi della politica: "Se Casellati e Caliendo dovessero resistere e perseverare nella loro condotta, allora dimissioni dei membri dell'organismo contrari al ripristino del vitalizio". Poi l'appello al capo dello Stato, "per evitare altre polemiche e soprattutto che aumenti il discredito che da decenni investe la politica italiana."
Il parlamentare è intervenuto sulla vicenda dell’abolizione dei tagli ai vitalizi con una lettera inviata a ilfattoquotidiano.it. Di Nicola chiede lo scioglimento della Commissione che decide sul trattamento pensionistico degli eletti perché chi l’ha nominata (la Casellati) ha compiuto un errore nell’indicare come presidente un senatore in conflitto d’interesse (Caliendo). In caso contrario, auspica le dimissione dei membri che non sono d’accordo con il ripristino dei vitalizi e, come estrema ratio, l’intervento del presidente della Repubblica per “evitare che aumenti il discredito che da decenni investe la politica italiana”.
Inutile nascondere il fuoco sotto la cenere. La questione dei vitalizi, tornata con grande scandalo al centro del dibattito politico dopo le rivelazioni del Fatto Quotidiano, non è più solo una questione di lotta contro un privilegio, il più odioso che la Casta si è data e contro il quale i cittadini si sono sempre ribellati. Per le scelte sbagliate fatte da chi nomina la cosiddetta Commissione Contenziosa, l’organo chiamato a decidere sul trattamento pensionistico degli eletti, cioè la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati, è ormai diventata una questione istituzionale. Aver scelto per guidare quest’organo un senatore come Giacomo Caliendo, in palese conflitto di interessi, visto che sta ripristinando un trattamento vantaggioso di cui beneficerà direttamente, è un vero schiaffo al prestigio e alla credibilità del Senato. Dunque, di una delle istituzioni più alte della Repubblica.
Ho già detto che va stoppata immediatamente la delibera che il 20 febbraio dovrebbe abolire i tagli introdotti ai vitalizi. E che questa Commissione Contenziosa andrebbe sciolta immediatamente per evitare di gettare altre ombre sulle nostre istituzioni, magari nominando nuovi membri tra senatori eletti a partire dal 2013 e dunque nella condizione di decidere senza che ci siano sospetti di inammissibili interessi personali in gioco. Ciononostante, a leggere le dichiarazioni ufficiali, sia la presidente Casellati che il senatore Caliendo sembrano decisi ad andare avanti sulla loro sbagliatissima strada, trascurando le richieste avanzate dal M5s, sfidando lo sdegno dei cittadini che si è scatenato dopo le ultime rivelazioni, incuranti del danno che così arrecano alla imparzialità di un organo giurisdizionale di Palazzo Madama. A questo punto, per fermare una scelta così scriteriata, non resta altra via che cercare di bloccare e boicottare i lavori della commissione attraverso le dimissioni dei membri che non condividono il ripristino degli scandalosi vitalizi. E se Casellati e Caliendo dovessero resistere e perseverare nella loro condotta, appellarsi al custode supremo del buon funzionamento delle istituzioni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il solo in grado di richiamare gli attori della sgangherata commedia a un minimo di rispetto della dignità del Senato. Per evitare altre polemiche e soprattutto che aumenti il discredito che da decenni investe la politica italiana.

Fisco verso il modello tedesco: ecco come potrebbe cambiare l’Irpef. - Marco Mobili, Gianni Trovati



Entro aprile dovrebbe arrivare la legge delega con l’identikit della nuova tassa sui redditi delle persone. Ecco come potrebbe essere.

Semplificazione, alleggerimento della pressione fiscale e progressività. Con un orecchio attento ai contributi tecnici che arriveranno dagli studiosi e dalla società. Così il ministro dell’Economia Gualtieri ha rilanciato giovedì scorso nel suo intervento a Telefisco il cantiere della riforma Irpef che entro aprile dovrebbe produrre la legge delega con l’identikit della nuova tassa sui redditi delle persone. Sul tavolo stanno per arrivare le diverse proposte dei partiti, dalla riforma integrale ipotizzata da Italia Viva al modello a tre aliquote dei Cinque Stelle.

Ma nella girandola delle ipotesi sembra trovare uno spazio crescente il modello tedesco della progressività continua. Sul punto si è già spesa pubblicamente Leu, ma l’idea piace anche al Pd e in particolare ai suoi esponenti al ministero dell’Economia.

È ovvio però che su un tema così complesso, reso scivoloso dall’incrocio infinito di variabili che ha deformato l’Irpef attuale, il dibattito politico si deve appoggiare ai risultati delle analisi tecniche sugli effetti possibili dei diversi interventi. E sul modello tedesco dell’aliquota, che cambia in continuo a ogni modifica del reddito, la prima proposta puntuale arriva dal gruppo di lavoro Astrid sulla fiscalità.

L’analisi condotta da Ernesto Longobardi, Corrado Pollastri e Alberto Zanardi parte dalla situazione attuale, tiene conto dell’ultimo intervento sul cuneo fiscale, e offre una strada possibile per la nuova Irpef alla tedesca. Con una funzione che applicata al reddito lordo calcola direttamente l’imposta, cancellando le detrazioni legate alle varie tipologie di reddito. E con tre obiettivi: un’Irpef più semplice, senza i salti d’imposta e i paradossi che caratterizzano l’impianto attuale, più facile da leggere per il contribuente, che conoscerebbe l’aliquota effettiva applicata a ogni reddito in base alla formula. E specularmente più semplice da gestire per i governi, che potrebbero valutare senza troppe incognite l’impatto distributivo di ogni possibile modifica.

In pratica, il nuovo modello prevederebbe una corrispondenza continua, che a ogni livello di reddito associa una percentuale da applicare per ricavare l’imposta, ma senza superare l’attuale aliquota marginale massima, il 43%. Cancellando le detrazioni per tipologia di reddito, le curve Irpef sarebbero tre, differenziate per dipendenti, pensionati e autonomi. Per tener conto delle diverse spese di produzione del reddito (lorde per i dipendenti, determinate in via analitica per gli autonomi e assenti per i pensionati) che oggi sono gestite con le detrazioni.

I titoli azionari con alti dividendi che battono il BTp decennale
Su questi presupposti, Astrid propone un aggiustamento della curva Irpef congegnato per renderla regolare senza penalizzare contribuenti nel cambio di regime. Permetterebbe di offrire un vantaggio medio da 382 euro a quasi 10 dei 13,7 milioni di italiani con reddito prevalente da lavoro dipendente, e da 284 euro a 9,6 dei 13,2 milioni di pensionati. Costo: 3,7 miliardi per il lavoro dipendente, e 2,7 miliardi per i pensionati. E un effetto simile si otterrebbe anche per gli autonomi.

Ma il cambio di rotta sarebbe anche nella presentazione dell’imposta. Perché il nuovo sistema manderebbe in soffitta il sistema attuale degli scaglioni, che sono solo lontane parenti di quelle effettive, e indicherebbe chiarimenti al contribuente la percentuale reale di reddito lordo chiesta dal fisco. Un’aliquota, è facile capirlo, molto più attraente anche sul piano della comunicazione politica. Perché per quasi il 60% dei lavoratori dipendenti, quelli che dichiarano fino a 23.500 euro, l’aliquota reale sarebbe per esempio inferiore a quel 15% che ha dominato per più di un anno il dibattito fiscale ai tempi delle ipotesi di Flat Tax. Per i pensionati il livello sarebbe un po’ più alto (15,8% di aliquota reale a 19mila euro), e crescerebbe ulteriormente per gli autonomi (15,8% a 15.700 euro).

L’analisi è tecnica, e per sua natura non si addentra nel cuore delle scelte politiche. Che per esempio devono decidere quali redditi oggi esclusi dall’Irpef dovrebbero rientrare nell’imposta progressiva; e può valutare diverse forme di progressività (e di costi) ipotizzando curve meno “conservative” di quella elaborata da Astrid. Non mancano però gli spunti ulteriori, come la tassazione separata degli straordinari o un sistema misto per gli incrementi contrattuali.

https://www.ilsole24ore.com/art/riforma-fiscale-il-modello-tedesco-ecco-come-potrebbe-cambiare-l-irpef-AChO31FB