domenica 11 ottobre 2020

Aldo, Giorgio e gli altri. Una nuova Spoon River. - Vincenzo Bisbiglia, Paolo Frosina, Giuseppe Pietrobelli e Andrea Sparaciari 10 OTTOBRE 2020

 

Vite spezzate. Storie di donne e uomini uccisi dalla nuova offensiva.

Di Covid-19 si muore ancora e, anche se i numeri giornalieri dei decessi in questa seconda ondata sono ancora relativamente bassi rispetto ai giorni drammatici di marzo e aprile, stanno progressivamente aumentando nel bollettino. Storie di uomini e donne, vite che si spezzano. L’età media rimane intorno agli ottant’anni e, salvo eccezioni che comunque ci sono, questi casi hanno patologie pregresse. In memoria di queste vittime ecco una sintetica Spoon river.

Aldo (il nome è di fantasia), 71 anni, era un grande devoto di Padre Pio. Per questo il 16 settembre, con 40 compaesani, era salito sul bus che da Mirabella Eclano (Avellino) lo ha portato al santuario di San Giovanni Rotondo. Già la sera stessa aveva avvertito i primi sintomi del coronavirus. Un malessere che il 3 ottobre lo ha costretto all’ospedale Moscati (Avellino) e che il 7 ottobre lo ha ucciso. Per quel tributo a Padre Pio sono 22 i pellegrini positivi ai tamponi. I quali hanno infettato parenti e amici: alla fine l’Asl certificherà che il focolaio di Mirabella Eclano ha registrato 34 contagiati. Sono ancora chiusi scuola e municipio.

Francesco era un uomo sano. È morto perché è stato contagiato mentre svolgeva il suo lavoro sull’ambulanza”. Rosanna è sconvolta. Francesco, 58 anni, era un suo collega dell’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma, è deceduto il 3 ottobre. “Era uno sportivo, un rockettaro, una persona piena di vita”, raccontano i colleghi. Era un infermiere sempre in prima linea. Anni passati all’unità di terapia intensiva cardiaca, aveva lavorato a tu per tu con il virus per tutto il periodo del lockdown. Giovedì mattina a Savona è morto don Giorgio, 80 anni, direttore delle scuole salesiane di Alassio. L’11 settembre scriveva così ai suoi ragazzi che tornavano tra i banchi: “Viviamo un momento sociale non facile, un senso di paura, l’incertezza sul futuro. Non possiamo impostare l’anno come se non ci fosse il Covid, ma cerchiamo di essere fonti di energia contenta, allegra”. Dopo pochi giorni i primi sintomi, il ricovero e infine la scomparsa. Un altro religioso, il cappuccino Jean Laurent, è morto a soli 49 anni: padre guardiano del convento di Sorso, vicino Sassari, ha passato oltre 15 giorni in terapia intensiva prima del decesso. Si era scoperto positivo al rientro da una vacanza in Francia.

Renzo , 61 anni, era un imprenditore di Bastia Umbra, titolare di un’azienda di sistemi per la refrigerazione, è morto il 18 settembre dopo venti giorni di terapia intensiva. Amante del modernariato e delle auto d’epoca, era molto conosciuto in città. Il ghanese Joseph, invece, di anni ne aveva 51: in Italia dagli Anni 90, è spirato il 19 settembre all’ospedale di Udine. È morto la sera prima di compiere 74 anni Alberto. Faceva da sempre il macellaio a Santo Stefano, nel Bellunese. Soffriva di patologie cardiache e quindi si è ritrovato senza difese di fronte al morbo. “Aveva parlato con noi poche ore prima di morire – raccontano alcuni parenti – era affaticato, ma nessuno avrebbe pensato che sarebbe accaduto il peggio”. La sua macelleria sta per festeggiare i 50 anni di attività.

“Abbiamo fatto cinquant’anni di matrimonio a febbraio e ora non posso nemmeno dirgli addio”. Così si tormentava Maria, moglie di Salvatore, 78 anni, che in ospedale a Belluno è morto di Covid. Erano sposati dal 1960. La sua agonia è durata dieci giorni. Soffriva di Alzheimer. E c’è anche chi muore lontano dall’Italia, come Elda, 87 anni, deceduta a Olavarria, in Argentina, senza poter realizzare il sogno di ritornare almeno una volta a Fonzaso, piccolo comune vicino a Feltre.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/10/aldo-giorgio-e-gli-altri-una-nuova-spoon-river/5961189/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-10-10

Manifestazione ‘no mask’ a Roma: tensioni con la polizia. E gli organizzatori dal palco: “Rispettare regole, tenete su le mascherine”.

 

Gli agenti osservano a distanza il sit-in: allontanata una persona tra le proteste della piazza. Scambi di opinione anche tra manifestanti e staff, che dice: "Siamo obbligati a mettere le mascherine anche se alcuni di noi non condividono"

I manifestanti no mask si sono radunati in piazza, a Roma, per il sit-in contro l’uso della mascherina in funzione anti-Covid e in generale contro la gestione governativa della pandemia. Un migliaio i partecipanti alla ‘Marcia per la Liberazione’, voluta dagli organizzatori contro “l’utilizzo politico del Coronavirus”. Qualche tensione con cori quando i poliziotti hanno invitato i manifestanti senza mascherina a indossarla. Gli agenti hanno anche allontanato una persona e dalla piazza si sono levati altri cori di proteste. E non sono mancanti nemmeno gli scambi di opinione con lo staff. Dal palco infatti gli organizzatori hanno invitato al rispetto delle regole anti-Covid. “Siamo obbligati a mettere le mascherine anche se alcuni di noi non condividono”. E ancora: “Invitiamo a rispettare le regole“. Diversi i manifestanti che non indossano la mascherina. A quanto apprende l’Adnkronos dalla questura di Roma, alcune persone trovate senza la protezione su naso e bocca sono state identificate e saranno sanzionate in base a quanto previsto dalla misure di contenimento del Covid-19. Inoltre chi avesse violato le norme che regolano le manifestazioni pubbliche sarà denunciato all’autorità giudiziaria.

“Non ho la mascherina perché è sinonimo della sudditanza – dice uno dei partecipanti – L’unica paura che ho è la perdita della libertà. Non sono no vax, sono per la libertà di scelta perché senza libertà di scelta è una dittatura”. Tra bandiere tricolore e calamite sovraniste c’è chi, sempre senza mascherina, sottolinea: “Siamo qui a difendere la costituzione. Stanno distruggendo la nazione. Ci costringono a mettere le mascherine”. E chi sostiene: “Sappiamo che il virus è usato a fini socioeconomici. Sono convinto che questo schifo sia manovrato da politica, economia per imporre nuovo totalitarismo“. In piazza anche uno scheletro di plastica con la mascherina con su scritto “Non sono morto di coronavirus ma di fame” e bandiere del Fronte sovranista italiano. Tra i cartelli esposti “Non sono negazionista. Sono qui perché non voglio la dittatura” e “L come libertà optional mask”.

“La mascherina è dannosa, ci fa respirare la nostra anidride carbonica – afferma un dirigente sportivo venuto da Frosinone – Vogliamo un Comitato tecnico scientifico aperto anche ad autorevoli professori che la pensano diversamente e che nessuno ascolta. Perché non alzo la mascherina? C’è una legge che vieta il travisamento del volto. Se vogliamo rispettare le leggi rispettiamole tutte”. Tra i manifestanti è diffusa l’idea che il Covid non sia affatto così letale come si pensa e nessuno di loro sembra avere neppure un conoscente che si sia ammalato. “Tamponatevi il c…” è un cartello che spicca nel gruppetto. Un altro recita in inglese “la paura viene usata per controllarvi”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/10/10/flop-della-manifestazione-no-mask-a-roma-tensioni-con-la-polizia-e-gli-organizzatori-dal-palco-rispettare-regole-su-le-mascherine/5961637/

Dite: “Sappiamo che il virus è usato a fini socioeconomici. Sono convinto che questo schifo sia manovrato da politica, economia per imporre nuovo totalitarismo”.
Quindi, pur essendo contrari al governo che manovra questo schifo per imporre totalitarismo, voi lo assecondate non indossando le mascherine?
Fate il suo gioco?
Non avete ancora capito che più il contagio aumenta, più restrizioni ci saranno?
Più voi manifestate per far valere la vostra volontà e, scusate lo sfogo, la vostra dabbenaggine, più io, che non credo alle vostre scempiaggini e rispetto le regole, dovrò sopportare un altro lock down!
Siete la contraddizione personificata delle vostre elucubrazioni mentali!
Siete stupide insulse marionette manovrate da personaggi di scarso peso morale che vi usano per scopi reconditi che neanche conoscete, pedine utili per creare disordine e fare il gioco di chi vi comanda.
cetta.

Covid: ancora su i contagi, +5.724, morti sono 29. Riunione d'urgenza del Cts.

 

Continuano a crescere i contagi da coronavirus in Italia. Nelle ultime 24 ore i positivi sono aumentati di 5.724 (ieri erano stati 5,372), con 29 morti (ieri 28). E' quanto emerge dai dati del Ministero della Salute. I tamponi sono stati 133.084, nuovo record (ieri 129.471). Tra le regioni la Lombardia registra 1.140 nuovi positivi, la Campania 664.

Sono 1.100 i nuovi contagiati in Lombardia. E' quanto ha comunicato l'assessore regionale al Welfare, Guido Gallera, a margine di un convegno di Forza Italia a Milano. Per Gallera, "quello che sta succedendo negli ultimi giorni è una forte crescita dei positivi, legata presumibilmente al ritorno a scuola, alla vita sociale, dai primi di settembre: la gente è tornata in ufficio è questo ha portato a 1100 positivi, ma il numero delle terapie intensive è uguale a quello di ieri e il numero dei ricoverati è cresciuto di una ventina di persone".

Aumento record di casi anche in Toscana dall'inizio della pandemia. Rispetto a ieri sono aumentati di 548, con una crescita percentuale pari al 3,2. E' la prima volta che la Toscana supera i 500 casi giornalieri. Già ieri con 483 era stato superato il picco massimo raggiunto durante la fase emergenziale, pari a 406 registrato il 2 aprile. In totale in Toscana da inizio epidemia ci sono stati 17.643 contagi e gli attualmente positivi sono 5,640, + 10% rispetto a ieri. I test eseguiti hanno raggiunto quota 828.114, 11.237 in più rispetto a ieri. I ricoverati sono 190 (20 in più rispetto a ieri), di cui 30 in terapia intensiva (stabili). Oggi non si registrano nuovi decessi.

Una riunione urgente del Comitato tecnico scientifico, alla quale dovrebbe partecipare anche il ministro della Salute Roberto Speranza, è stata convocata per domani. Sul tavolo degli esperti, secondo quanto si apprende, ci sarebbe l'impennata dei contagi dell'ultima settimana e la capacità del sistema di testare i casi.

"Non siamo ancora fuori dalla fase più difficile. Bisogna mantenere con forza tutte le misure di sicurezza con determinazione, per poter continuare ad avere ancora numeri meno alti di quelli che si registrano in altri paesi europei", ha detto Speranza, in un intervento video ai lavori conclusivi dell'incontro su 'La sanità post Covid-19' al teatro Bellini di Catania

"Chi sostiene che le misure di prevenzione siano soltanto lacci e lacciuoli dice una enorme sciocchezza. Soltanto un Paese sicuro può correre più veloce e ripartire con più energia e determinazione", ha aggiunto il ministro della Salute.

"La parola chiave è prossimità, con una sistema sanitario che si avvicina ai problemi reali delle persone. Una rete dal basso. Dobbiamo farlo tutti insieme. Dobbiamo costruire un grande Patto Paese - ha aggiunto Speranza - perché il futuro del nostro Paese passa per il suo sistema sanitario nazionale"

"La lezione del Coronavirus ci dice che il sistema sanitario nazionale è la cosa più importante che abbiamo. Dobbiamo ricominciare ad investire. Per troppi anni la spesa sanitaria è stata penalizzata. Oggi il virus ci consente di cambiare marcia", ha continuato Speranza. "Siamo soltanto all'inizio - ha aggiunto - e dobbiamo usare tutti gli strumenti che abbiamo per mettere benzina nel sistema sanitario nazionale". 

"Le misure contano ma quello che è veramente decisivo sono e restano i comportamenti delle persone - ha rilevato ancora Speranza -. Io penso che la scienza in un tempo congruo ci darà risposte incoraggianti. Io sono ottimista non sono pessimista, la battaglia l'umanità la vincerà. Presto non significa però domani mattina e neanche tra pochissime settimane ma con tutta probabilità nella prima parte del 2021. Quindi abbiamo una fase di resistenza e di convivenza dove purtroppo non abbiamo ancora il vaccino, non abbiamo ancora cure risolutive e quindi in questi mesi non mi stancherò mai di dire che i comportamenti delle persone sono la vera chiave essenziale: mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani sono le armi che abbiamo".

https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2020/10/10/covid-speranza-non-siamo-fuori-dalla-fase-difficile-_f7168004-d633-4523-b9e6-7f3d5682cc96.html

L’Aifa boccia i vaccini cinesi, la Lombardia butta altri milioni. - Andrea Sparaciari

 

Gare aggiudicate a prezzi stratoferici a società non in regola con Aifa e Anac. Un milione e mezzo di persone che rimarrà senza vaccino. In Lombardia la situazione precipita per l’ormai stato confusionale dei vertici regionali.

L’ultima tegola su Attilio Fontana e Giulio Gallera è caduta ieri, con la scoperta che la società cinese LifeOn – vincitrice il 6 ottobre scorso dell’ultimo affidamento per la fornitura di 100 mila dosi di vaccino antinfluenzale “Split Virion” – è priva della certificazione Aifa. Certificazione che certamente non avrà, come ha fatto sapere ieri in tarda serata la stessa Agenzia italiana del farmaco.

Una scorta che il Pirellone a trazione leghista aveva pagato 11,90 euro a dose, per un conto totale di 1.199.000 euro (oltretutto da un’azienda cinese, proprio quando a Roma, Matteo Salvini tuonava contro il commissario Arcuri per gli acquisti in terra cinese). Un prezzo alto, ma non quanto il vaccino proposto dall’altra vincitrice della stessa gara, la svizzera Falkem Swiss, che dovrebbe fornire 400 mila dosi di vaccino antinfluenzale quadrivalente a 26 euro la dose, per un totale di 10.400.000 euro. Un costo totalmente fuori mercato, visto che in media quel vaccino costa tra i 4,60 e i 6 euro, iva inclusa. Dovrebbe fornire, dicevamo, perché neanche la Falkem Swiss ha tutte le carte in regola, priva della necessaria registrazione Anac.

Aria, la centrale degli acquisti della Regione, ieri è stata costretta ad ammettere che “non verrà acquisito, e quindi distribuito, alcun vaccino che non abbia ottenuto le autorizzazioni previste dalla legge”. Anche perché quella gara, indetta in fretta e furia il 30 settembre, partita il 1° ottobre senza però apparire sul sito di Aria, chiusa il giorno successivo, aggiudicata definitivamente il 6 ottobre scorso, era già sotto la lente della procura dei Milano. I pm infatti hanno aperto un fascicolo per ora senza indagati, per capire come mai Regione Lombardia si fosse ridotta a pagare prezzi cinque volte superiori per dei semplici vaccini antinfluenzali. Da febbraio 2020 il Pirellone ha indetto ben 10 gare: cinque andate a buon fine, una positiva solo in parte perché non completa e quattro tra annullate e deserte. Una lista da rivedere, visto che la decima gara non è andata bene.

Ma quest’ultimo annullamento potrebbe avere effetti anche sulla campagna vaccinale della Regione in partenza il 19 ottobre, già al centro di numerose critiche perché oltre un milione di lombardi rientranti nelle categorie a rischio rimarrà senza vaccino. Venerdì scorso il dg della sanità, Marco Trivelli, presentando la campagna ha sostenuto che quel buco da un milione di dosi non è un problema. Visto che il target è il 75% delle classi a rischio, e che mai in Lombardia si è superata quota 49%, non dobbiamo preoccuparci, aveva detto. Il problema è che negli anni passati non c’era la pandemia. E ora, a quel milione mancante bisognerà aggiungere i 500 mila vaccini in meno che dovevano arrivare dalla gara annullata ieri.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/11/laifa-boccia-i-vaccini-cinesi-la-lombardia-butta-altri-milioni/5961970/

Voto di sbaglio. - Marco Travaglio

 

Nella classifica dei contagi primeggiano la solita Lombardia, ormai fuori concorso, e le Regioni che hanno appena plebiscitato i loro presidenti: Campania, Veneto e Liguria. I contagi, ovviamente, non sono colpa dei cosiddetti “governatori”: ma De Luca, Zaia e Toti hanno stravinto le regionali proprio perché visti come i salvatori delle rispettive regioni dal Covid. Zaia in un certo senso lo è stato, avendo avuto la fortuna e l’umiltà di affiancarsi Crisanti, con cui poi ha litigato (e da allora il Veneto se la passa maluccio). Toti invece ha mal gestito la prima ondata. Ma, siccome Lombardia e Piemonte han fatto peggio, è passato per uno bravo. E si è pure preso il merito del nuovo ponte, i cui fondi statali sono finiti non spesi o regalati a chi non ne aveva diritto con una distribuzione a dir poco clientelare. Poi, anche grazie alla scandalosa propaganda a suo favore del Giornalone Unico, è riuscito a nascondere la seconda ondata fino alle elezioni. La Campania è stata risparmiata dalla prima ondata per puro culo, non certo per merito di De Luca, il satrapo tutto chiacchiere e distintivo che non ha risolto nessuno degli annosi problemi della sanità campana, anzi li ha aggravati. Ma li ha mascherati dietro la solita raffica di comizietti e siparietti demagogici: molto più comodo evocare lanciafiamme o minacciare lockdown che creare posti letto o assumere medici e infermieri. Intanto un suo fedelissimo, il sindaco di Eboli Massimo Cariello, appena rieletto col record dei voti (80%), ha avuto il tempo di formare la giunta poi è finito in manette per corruzione e abuso: le intercettazioni lo immortalano mentre pilota due concorsi per far assumere una dozzina di amici. Il gip lo descrive come “completamente immerso in una logica privatistica di gestione del potere, tutta votata alla salvaguardia degli interessi propri o delle persone a lui vicine”. Infatti l’hanno votato 4 concittadini su 5. Che presto torneranno alle urne in base alla legge Severino.

In democrazia, è vero, gli elettori hanno sempre ragione. Ma bisogna intendersi. Chi vince ha il diritto-dovere di governare, sempreché non lo arrestino. E chi perde deve chiedersi il perché: ma non sempre la risposta è che ha vinto il migliore. In Liguria, in Campania e a Eboli, pochi giorni dopo le elezioni, è già evidente che han vinto i più bugiardi, o i più demagogici, o i più clientelari, mentre chi li contrastava senza bugie né voti di scambio, ma solo col voto di opinione (Sansa in Liguria, i 5Stelle in Campania) non aveva speranze. Risposta terribile: significa che continueranno a vincere i peggiori finché non troveranno qualcuno ancor peggio di loro. O elettori più informati e meno ricattabili di oggi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/11/voto-di-sbaglio/5961947/

sabato 10 ottobre 2020

Onde gravitazionali, origine dell’universo e universo ciclico. - Emanuele Tumminieri

 

In base a recenti osservazioni delle increspature dello spazio-tempo, il premio Nobel Roger Penrose ritiene che il nostro universo potrebbe aver avuto un’origine diversa da come si pensa. E il tempo potrebbe essere esistito prima dell'inizio dell'universo.

La teoria più accettata sulle origini dell’universo, il Big Bang, stabilisce che esso è iniziato come un punto infinitamente piccolo e infinitamente denso, che si è progressivamente espanso e raffreddato, fino a diventare la struttura che oggi conosciamo. Ma, qual è stata la causa che ha generato questo evento, verificatosi circa 14 miliardi di anni fa?

Questa è una domanda che porta con sé una serie di problemi. Infatti, se, come stabilito convenzionalmente, il Big Bang ha dato origine al tempo, non è possibile parlare di un “prima”, o di una causa precedente, in quanto queste sono nozioni che hanno senso solo se il tempo fosse già esistito.

Roger Penrose, a cui qualche giorno fa è stato assegnato il Premio Nobel per la fisica, crede di avere un modo per superare le difficoltà poste dall’origine del tempo; e sembra che gli astronomi abbiano trovato la prova che avvalora l’ipotesi di Penrose. La sua teoria è chiamata Cosmologia Ciclica Conforme (CCC), e stabilisce che la nascita esplosiva del nostro universo si è realizzata nel corso della fase terminale di un altro universo. In altre parole, esisteva già un tempo prima del Big Bang.

Secondo lo scienziato, vi è una grossa evidenza che i cosmologi oggi non prendono in considerazione: in che modo l’universo primordiale, nel momento del Big Bang, fosse in qualche modo simile allo stato in cui l’universo attuale si sta dirigendo verso il lontano futuro. In entrambi i casi, la massa fornisce all’energia un contributo all’energia totale dell’universo, significativamente inferiore rispetto a quanto faccia oggi.

Sappiamo che l’energia cinetica di un corpo, ovvero l’energia che possiede un corpo in movimento, è data dal prodotto della metà della massa del corpo per il quadrato della sua velocità. Nei primissimi momenti successivi al Big Bang, quando il cosmo era molto caldo, le particelle si muovevano con una velocità elevatissima. Questo significa che il maggior contributo all’energia totale dell’universo è stato fornito dalla velocità delle particelle, non dalla loro massa.

Lo stesso può dirsi per l’universo successivo al Big Bang. Nel 1998, i fisici fecero una scoperta che sconvolse la comunità astronomica: l’universo si stava espandendo con una velocità crescente. Ci si aspettava, invece, che, finito l’effetto del Big Bang, il cosmo avrebbe rallentato la sua espansione. Così, per giustificare l’accelerazione dell’espansione, gli astronomi hanno ipotizzato l’esistenza di una entità invisibile, l’energia oscura, che spinge ogni cosa verso l’esterno. Ci sarà un momento in cui tutta la materia dell’universo sarà separata, in modo tale che la massa giocherà nuovamente un ruolo insignificante nel computo dell’energia totale dell’universo.

In entrambi i casi, alla fine l’universo sarà dominato dalla luce e non dalla materia. E per un fotone (una particella di luce priva di materia), la luce e la lunghezza non esisteranno più. Immaginando di cavalcare un fotone, si potrebbe attraversare l’universo visibile praticamente in un tempo prossimo allo zero. Questa intuizione è stata la svolta chiave di Penrose.

Egli infatti dice che, in entrambi i casi, l’universo non ha contezza delle proprie dimensioni. Per come è concepito l’universo, il suo inizio, caldo e di piccole dimensioni, è identico al suo futuro, freddo e immenso. Di per sé, questa situazione appare controversa, ma Penrose fa un passo avanti. Egli afferma che questo “futuro” remoto rappresenterà un nuovo Big Bang; e quindi, cosa è accaduto prima del Big Bang?

Secondo Penrose, l’inizio di un universo non è altro che il risultato della fine di quello precedente. Penrose chiama ognuno di questi periodi, eoni. Gli eoni vanno indietro nel tempo senza la necessità di trovare un inizio. In qualche modo, questa teoria richiama il modello a stato stazionario, che prevaleva prima che il modello del Big Bang diventasse la teoria dominante, a partire dalla metà del XX secolo.

Lo stesso Penrose ammette che si tratta di una teoria abbastanza suggestiva, ma è convinto che, come tutte le buone teorie scientifiche, essa debba essere testata attraverso degli esperimenti e delle osservazioni. Questi test nascono dall’idea che il nostro eone, e quello che lo ha preceduto, non siano completamente isolati l’uno dall’altro. Penrose afferma che l’informazione attraversa la materia oscura iniziale nella forma di un’onda d’urto.

La materia oscura, come l’energia oscura, è una sostanza oscura, utilizzata nelle teorie attuali per spiegare il modo in cui strutture come le galassie e gli agglomerati di galassie si sono formate nell’universo primordiale. Secondo i calcoli di Penrose, l’onda d’urto avrebbe avuto un effetto sul fondo cosmico di microonde (Cosmic Microwave Background – CMB), ovvero la radiazione residuale del Big Bang, rilasciata quando l’universo non aveva ancora raggiunto i 400.000 anni di età. È possibile vedere degli anelli, nel CMB, che sono leggermente più caldi, o più freddi, della temperatura media.

Le equazioni della Cosmologia Ciclica Conforme prevedono che un’onda d’urto, proveniente da un precedente eone, dovrebbe aver trascinato materia nel nostro universo. Se ciò avesse causato lo spostamento della materia verso di noi, vedremmo la luce, proveniente da quella regione, deviata a lunghezze d’onda più corte – un effetto che gli astronomi chiamano blueshift (spostamento verso il blu). Allo stesso modo, una regione che si allontana da noi per effetto dell’onda d’urto della CCC subirebbe un redshift (spostamento verso il rosso), ovvero la sua lunghezza d’onda sarebbe allungata.

Le regioni che hanno subito il blueshift apparirebbero più calde, mentre le aree che hanno subito il redshift sarebbero più fredde. Secondo Penrose, queste variazioni sono quegli anelli che noi vediamo nel fondo cosmico di microonde. Onde d’urto multiple avrebbero addirittura prodotto una serie di anelli concentrici.

Diversi anni fa, la scoperta di quegli anelli sembrava fosse la verifica definitiva della validità della Cosmologia Ciclica Conforme (CCC). Solo che la comunità scientifica non riponeva alcuna fiducia sulla teoria, associando i risultati a un colpo di fortuna.

Anche se le ricerche condotte da un gruppo di scienziati polacchi e canadesi, confermano la presenza degli anelli, con una precisione del 99,7%, sussistono ancora dei dubbi. Vahe Gurzadyan, un fisico impegnato da lungo tempo nello studio della Cosmologia Ciclica Conforme, asserisce che queste strutture sono reali e che non vi sono dubbi sulla correttezza e precisione dei calcoli. Tuttavia, lo stesso Penrose ha esplorato altri approcci che potessero meglio supportare le ipotesi avanzate dai due scienziati, sia sulla CCC che sull’esistenza di un tempo “prima” del Big Bang.

La transizione tra eoni va a generare qualcosa di più che la semplice creazione di onde d’urto nella nostra materia oscura e anelli nel fondo cosmico di microonde. In questa transizione, secondo Penrose, viene creato un nuovo materiale, la materia dominante nell’universo. Egli considera quel materiale come la forma iniziale della stessa materia oscura. Questo materiale, affinché non vada ad accumularsi da eone a eone, deve necessariamente decadere. Penrose chiama queste particelle iniziali di materia oscura ereboni, da Erebos, il dio greco dell’oscurità.

In media, un erebone impiega circa 100 miliardi di anni per decadere, ma alcuni di essi saranno decaduti durante i 14 miliardi di anni del nostro universo. Penrose afferma che, quando decadono, gli ereboni trasferiscono tutta la loro energia alle onde gravitazionali.

La scoperta delle onde gravitazionali

Le onde gravitazionali sono una distorsione nel tessuto dello spazio-tempo, previste da Einstein più di un secolo fa, come parte della sua teoria della relatività generale. Per gran parte del secolo scorso, non si era mai avuta alcuna evidenza dell’esistenza delle onde gravitazionali. Ma, il 14 settembre 2015, i fisici impegnati con le osservazioni del Laser Interferometer Gravitataional-Wave Observatory (LIGO), hanno annunciato il rilevamento di onde gravitazionali in arrivo sulla Terra, formatesi a seguito dello scontro tra due buchi neri, a una velocità 1,5 volte quella della luce. A questa, sono seguite diverse altre osservazioni, tra cui anche la fusione di più buchi neri, insieme alla collisione di due stelle di neutroni – i nuclei collassati di grandi stelle (che però non hanno le dimensioni per diventare dei buchi neri), che si sono trasformati in una supernova.

Nell’estate del 2017, tra gli astronomi vi era qualcuno che pensava che questi rilevamenti potessero anche non essere ciò che si credeva. Un gruppo di ricercatori del Niels Bohr Institute, di Copenhagen, aveva pubblicato un articolo, nel quale si asseriva che quei segnali non derivassero da onde gravitazionali, ma fossero degli errori presenti nei dati. Quando un’onda gravitazionale arriva sulla Terra, il suo segnale è molto debole, rendendo difficile ai fisici discernere questi disturbi al di sopra del rumore di fondo di eventi terrestri più banali, che potrebbero addirittura spostare i sensibili specchi del LIGO. Se uno stesso segnale viene segnalato da entrambi i rilevatori, vi è una probabilità elevata che provenga dallo spazio. Il rumore, tuttavia, non dovrebbe essere correlato allo stesso modo.

Il gruppo di Copenhagen ha sviluppato un’analisi indipendente dei dati acquisiti dal LIGO e ha trovato che, invece, il rumore era abbastanza correlato. I fisici del LIGO potrebbero essere stati ingannati, pensando di rilevare onde gravitazionali, quando invece non lo stavano facendo. È probabile che ci fosse qualche problema con i rilevatori, nel senso che producevano segnali di onde gravitazionali, dove invece queste onde non esistevano.

L’articolo del gruppo di Copenhagen è stato subito sottoposto a critica da Ian Harry, un fisico componente del gruppo di ricerca LIGO, il quale sostiene che le analisi dei dati effettuate dai ricercatori di Copenhagen non sono corrette e che non esiste alcun rumore correlato.

Potrebbe trattarsi dell’evidenza del decadimento degli ereboni?

Quando Roger Penrose si è imbattuto in questo acceso dibattito, ha subito pensato che il dilemma fosse legato al decadimento degli ereboni. Quindi ha pubblicato il suo articolo nel quale spiega nei dettagli il suo punto di vista.

L’arrivo di onde gravitazionali provenienti dal decadimento degli ereboni potrebbe essere correlato tra i due rilevatori, poiché le onde incontrano l’uno, prima di raggiungere l’altro. Tuttavia, poiché queste onde gravitazionali non sarebbero afferite a buchi neri o a stelle di neutroni, potrebbero essere considerate come semplice rumore. Invece, Penrose sostiene che il gruppo di Copenhagen non ha scoperto un rumore di fondo terrestre correlato, ma un rumore correlato proveniente dal decadimento degli ereboni di fondo, in qualche parte dell’universo.

E allora, in che misura tutto ciò può essere vero e la Cosmologia Ciclica Conforme essere il giusto approccio, per rispondere alle problematiche domande sul Big Bang?

Secondo Andrew Pontzen, un cosmologo dell’University College di Londra, si tratta di un’idea molto stimolante che mette insieme una serie di filoni intelligenti, in una visione davvero bella del modo in cui l’universo potrebbe comportarsi su scale temporali molto ampie. È una teoria che merita molta attenzione.

Tuttavia, Pontzen sottolinea che l’analisi dei dati originali, sugli anelli del fondo cosmico di microonde – il primo test della CCC proposto da Penrose – peccavano di perfezione e portavano a delle conclusioni che non potevano essere sostenute. Allo stesso modo, Pontzem sostiene le conclusioni raggiunte da LIGO, dalle quali si deduce che il rumore correlato tra i suoi rilevatori non è reale, e quindi non può essere causato da un decadimento di particelle erebon. L’analisi dei dati è un processo assolutamente delicato, che può facilmente condurre in errore gli sperimentatori.

Questo non significa che la Cosmologia Ciclica Conforme sia errata, ma sembra che prove convincenti della sua veridicità debbano essere trovate nei rilevatori di fondo cosmico di microonde e di onde gravitazionali LIGO.

Anche se il rumore correlato, di cui parlano i ricercatori di Copenhagen, fosse fittizio, i prossimi rilevatori di onde gravitazionali potrebbero rilevare un rumore correlato dal decadimento degli ereboni.

Penrose dice che spera di poter vedere un giorno questi effetti, provenienti da galassie distanti, in modo da avere un quadro chiaro della distribuzione della materia oscura nell’universo.

E si potrebbero avere le idee più chiare anche sull’esistenza del tempo prima del Big Bang.

Fonte: space.com

https://www.reccom.org/2020/10/09/onde-gravitazionali-origine-delluniverso-e-universo-ciclico/?fbclid=IwAR3ylalaTsdCjaOyWXeeNohtmT_chVNm_7dbUyejJpgNAO3OCkBWbqSwqnw

Per ridurre le emissioni il nucleare è sette volte meno efficace delle fonti rinnovabili. -

 

Rinnovabili battono nucleare di sette lunghezze: i risultati di uno studio britannico che ha analizzato 25 anni di produzione elettrica ed emissioni di CO2 in 123 paesi.

Le energie rinnovabili sono notevolmente più efficaci del nucleare nel ridurre le emissioni di carbonio derivanti dalla produzione di energia elettrica.

E le due tecnologie tendono ad ostacolarsi a vicenda, se considerate in un approccio congiunto. Lo spiega un nuovo studio britannico.

Le energie rinnovabili sono fino a 7 volte più efficaci nel ridurre le emissioni di carbonio rispetto all’energia nucleare, precisa lo studio “Differences in carbon emissions reduction between countries pursuing renewable electricity versus nuclear power”, appena pubblicato su Nature Energy (scaricabile dal link in fondo a questo articolo).

Il documento dell’Università del Sussex (UoS) conclude che il nucleare non può più essere considerato efficace come tecnologia energetica a basse emissioni di carbonio, e suggerisce che i paesi che puntano a ridurre rapidamente ed economicamente le loro emissioni dovrebbero dare priorità alle rinnovabili.

Lo studio prende in considerazione tre ipotesi: in primo luogo, che più un paese adotta il nucleare più le emissioni diminuiscono; la seconda, che più un paese adotta le rinnovabili più le emissioni diminuiscono; e la terza, che il nucleare e le rinnovabili sono opzioni reciprocamente esclusive, che tendono cioè ad annullarsi vicendevolmente a livello di sistema energetico.

Le tre ipotesi sono state testate a fronte di 25 anni di generazione elettrica e di dati sulle emissioni di 123 paesi.

I ricercatori della UoS hanno rilevato una scarsa correlazione tra la produzione relativa di elettricità nucleare e le emissioni di CO2 pro-capite, ma hanno osservato un collegamento con il PIL pro-capite delle nazioni studiate.

I paesi con un alto PIL pro-capite hanno visto una certa riduzione delle emissioni con l’aumento del nucleare, ma le regioni con un PIL più basso hanno aumentato le emissioni di CO2 con l’uso del nucleare.

Per le rinnovabili, invece, i dati hanno rivelato una diminuzione delle emissioni di CO2 associate alla tecnologia “in tutti i periodi e i campioni di paese” e senza un legame significativo con il PIL pro capite.

Gli impegni di politica nazionale tendono a favorire in maniera alternativa l’una o l’altra opzione, hanno osservato i ricercatori della UoS; in altre parole, politiche favorevoli al nucleare tendono a ridurre la diffusione delle rinnovabili e viceversa.

La ricerca mostra l’infondatezza di argomenti a favore della coesistenza di nucleare e rinnovabili, cioè dell’approccio “tutto allo stesso tempo”, ha detto Andy Stirling, professore di politica scientifica e tecnologica del’UoS.

“I nostri risultati mostrano non solo che gli investimenti nel nucleare in tutto il mondo tendono, tutto sommato, ad essere meno efficaci degli investimenti in rinnovabili per la mitigazione delle emissioni di carbonio, ma che le tensioni tra queste due strategie possono erodere ulteriormente l’efficacia delle misure per evitare gli stravolgimenti climatici”.

Gli autori dello studio hanno riconosciuto che il loro rapporto ha considerato solo le emissioni di carbonio e che in futuro sarà necessario considerare anche fattori quali il costo economico, la pianificazione integrata delle risorse, l’affidabilità, gli impatti del ciclo di vita, i profili di rischio, la gestione dei rifiuti e gli impatti ecologici, politici e di sicurezza.

Considerato però che le rinnovabili sembrano molto più efficaci per l’abbattimento delle emissioni di carbonio in tutto il mondo, emergono importanti implicazioni negative per l’energia nucleare.

Tecnologicamente, i sistemi nucleari sono stati inclini in passato a maggiori sovraccosti di costruzione, maggiori ritardi e tempi di consegna più lunghi rispetto ai progetti di energia rinnovabile, indica lo studio.

Un set di dati reali sui tempi di costruzione di 273 progetti di energia elettrica su un periodo di 50 anni mostra una tempistica media di 90 mesi per il nucleare, con punte di oltre 150 mesi, cioè più di 12 anni e mezzo, rispetto a una media di 40 mesi per il fotovoltaico e ancora meno per l’eolico, come mostra l’illustrazione tratta dalla ricerca.

Il nucleare e l’idroelettrico tendono a sforare i costi stimati anche se normalizzati sulla stessa scala, per unità di MW elettrico installato. Ciò vuol dire che, per ogni dollaro investito, la modularità dei progetti ad energie rinnovabili offre una riduzione delle emissioni più rapida di quanto non facciano i progetti nucleari su larga scala, molto più lunghi e soggetti a ritardi.

“È un’anomalia che le forti rivendicazioni a favore di particolari tecnologie con cui questo lavoro è iniziato, siano rimaste per così tanto tempo così poco evidenti. Incoraggiamo anche altri ad affrontare questa lacuna nelle loro ricerche future”, hanno detto i ricercatori.

Anche senza considerare tutti i fattori in gioco, gli autori del rapporto hanno affermato che i dati sulle emissioni sono già  sufficienti da soli a indicare chiaramente ai Paesi che sperano di ridurre le loro emissioni di concentrarsi sulle fonti rinnovabili piuttosto che sul nucleare.

“L’evidenza indica chiaramente che il nucleare è il meno efficace delle due strategie di abbattimento delle emissioni di carbonio e, insieme alla sua tendenza a non coesistere bene con le energie rinnovabili, solleva seri dubbi sulla saggezza di dare priorità agli investimenti nel nucleare rispetto alle energie rinnovabili”, ha detto Benjamin K Sovacool, un altro professore di politica energetica alla UoS.

“I paesi che pianificano investimenti su larga scala nel nuovo nucleare rischiano di sopprimere i maggiori benefici climatici derivanti da investimenti in energie rinnovabili alternative”.

https://www.qualenergia.it/articoli/per-ridurre-emissioni-nucleare-sette-volte-meno-efficace-delle-energie-rinnovabili/?fbclid=IwAR1pQfEwaHJH04yRhEuByddQ3EaPpBNRuaafV8ZBhZ4TsPxvUKW8IDnGVZY