martedì 22 dicembre 2020

Ponte Morandi, la perizia: “I controlli e la manutenzione avrebbero impedito il crollo. Dal 1993 nessun intervento sul pilone caduto”. - Paolo Frosina

Ponte Morandi, la perizia: “I controlli e la manutenzione avrebbero impedito il crollo. Dal 1993 nessun intervento sul pilone caduto”










Il documento, di circa 500 pagine, è stato redatto nell’ambito del secondo incidente probatorio, quello che dove stabilire le cause del crollo. La procura aveva formulato 40 quesiti a cui i super esperti hanno risposto.

A far crollare il ponte Morandi il 14 agosto del 2018 sono state la scarsa manutenzione e l’assenza di controlli. Lo scrivono i quattro periti incaricati di individuare le cause del disastro, nelle 476 pagine depositate alla gip Angela Maria Nutini. “Sono identificabili – si legge nell’atto firmato dagli ingegneri Giampaolo Rosati, Massimo Losa, Renzo Valentini e Stefano Tubaro – le carenze nei controlli e gli interventi di manutenzione che non sono stati eseguiti correttamente”. Si rafforza così la tesi dei pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, secondo cui il collasso del ponte è da imputare a negligenze di Autostrade per l’Italia – la società concessionaria – mentre le difese puntano sull’esistenza di difetti strutturali nell’esecuzione dell’opera.

La perizia rappresenta la tappa fondamentale del secondo incidente probatorio disposto durante le indagini, che deve far luce, appunto, sulle cause del cedimento. Il primo incidente probatorio, concluso ad agosto 2019, aveva evidenziato uno stato diffuso di corrosione dei cavi d’acciaio degli stralli, i tiranti che collegavano la piattaforma stradale alla sommità della pila 9, quella crollata.

A questo proposito, sottolineano i periti, l’esecuzione dell’intervento di retrofitting che avrebbe dovuto rinforzare gli stralli delle pile 9 e 10 – deliberato nel 2017 ma mai eseguito – “avrebbe elevato il crollo con elevata probabilità”. “È paradossale – si legge – rilevare che tanti dei difetti che hanno determinato l’esecuzione degli interventi dal 1982 al 1993”, cioè, secondo la prima perizia, le ultime manutenzioni efficaci, “siano stati riscontrati nuovamente dai Periti nell’ambito delle attività svolte nel primo incidente probatorio per la valutazione dello stato di conservazione e di manutenzione del viadotto”. E cioè “danni al calcestruzzo con distacchi per effetto della ossidazione delle armature, passaggi di umidità, difetti di esecuzione”, nonché “aggressione di natura fisico-chimica delle superfici esterne del calcestruzzo” e “fessurazioni o lesioni di solette, pareti e tiranti”.

Il documento ridimensiona anche un altro caposaldo della strategia difensiva di Autostrade: la teoria che da un camion, in transito in quei minuti sul Morandi, sia caduta una bobina (coil) di acciaio da 3,5 tonnellate capace di dare il via al cedimento della struttura. “Le analisi svolte – scrivono i periti – portano ad escludere con elevata probabilità l’ipotesi che il coil possa essere caduto dal tir mentre quest’ultimo transitava a cavallo del giunto tra la pila 9 e il tampone 10”. Inoltre, “la posizione a terra del semirimorchio e del coil sono pienamente compatibili con l’ipotesi che i due corpi siano precipitati entrambi insieme fino a giungere al suolo”.

Per quanto riguarda il “reperto 132C”, cioè la parte sommitale dello strallo di sud-est della pila 9 – quella che secondo la Procura sarebbe stata la prima a spezzarsi causando il crollo – le analisi “hanno confermato quel che si poteva visivamente osservare, e cioè una forte corrosione in corrispondenza delle zone di rottura con un grado peggiore per i trefoli dei cavi secondari rispetto ai primari”. Lo strallo, insomma, ha ceduto per la corrosione dei cavi che lo costituivano, non per altre cause. “La causa scatenante” del crollo del ponte, sintetizza la relazione rispondendo al primo dei quaranta quesiti posti dal giudice, “è il fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte sommitale del tirante Sud-lato Genova della pila 9; tale processo di corrosione è cominciato sin dai primi anni di vita del ponte ed è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo, determinando una inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli (i cavi d’acciaio, ndr) che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera”.

“Le cause profonde dell’evento – proseguono i periti – possono individuarsi in tutte le fasi della vita del ponte, che iniziano con la concezione/progettazione dell’opera e terminano con il crollo Lungo questo periodo temporale, si collocano le cause, relative alle diverse fasi della vita dell’opera, che hanno contribuito al verificarsi del crollo. Esse sono identificabili nei momenti dei controlli e degli interventi manutentivi che, se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità avrebbero impedito il verificarsi dell’evento. La mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena causale e l’evento non si sarebbe verificato”.

Secondo gli ingegneri incaricati dal gip, quindi, non c’è stato caso fortuito o incidenza di fattori esterni: il Morandi era destinato a crollare per carenza di manutenzione. “Il punto di non ritorno, oltre il quale l’incidente si è sviluppato inevitabilmente, è da individuarsi nel momento in cui, per effetto della corrosione, si è innescato un fenomeno evolutivo che ha determinato un elevato tasso giornaliero di rottura dei fili, che avrebbe portato inevitabilmente al collasso della struttura anche per effetto dei soli carichi permanenti”, precisa la relazione. “Con riferimento allo stato di manutenzione – si legge ancora -, si deve rilevare che sulla Pila 9 in generale, l’ultimo intervento di manutenzione rilevato dai Periti, sotto il profilo strutturale, risale al 1993 e che, comunque, nella vita dell’opera, non sono stati eseguiti interventi di manutenzione che potessero arrestare il processo di degrado in atto”.

Si giunge così al quesito decisivo per la difesa di Aspi, quello in cui il gip chiede agli esperti “se vi siano fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo”. La risposta è lapidaria: “Non sono stati individuati fattori indipendenti dallo stato di manutenzione e conservazione del ponte che possano avere concorso a determinare il crollo, come confermato anche dalle evidenze visive emerse dall’analisi del filmato Ferrometal”, il video della telecamera di sorveglianza di un’azienda ai piedi del viadotto, acquisito agli atti.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/21/ponte-morandi-la-perizia-del-gip-i-controlli-e-la-manutenzione-avrebbero-impedito-il-crollo/6044625/

Padre videochiama la figlia di 6 anni e s’uccide. Era stato denunciato per maltrattamenti, moglie e figli allontanati grazie al codice rosso.

 

"Mi voleva ammazzare" aveva fatto mettere a verbale la donna al momento della denuncia per maltrattamenti. Lei con i suoi tre figli era stata trasferita in una comunità per vittime di violenza. L'uomo, che aveva diverse armi, si è suicidato con una pistola detenuta illegalmente. Ha lasciato un biglietto di offese contro la ex compagna.

Ha videochiamato la figlia di 6 anni e, quando la bambina ha risposto, si è portato la pistola alla testa e ha sparato, suicidandosi davanti a lei. È successo nella serata di domenica 20 dicembre a Ivrea in provincia di Torino. L’uomo di 53 anni, che era stato denunciato per maltrattamenti in famiglia, si è tolto la vita con una pistola detenuta illegalmente, dopo aver lasciato un biglietto sul tavolo in cui spiegava la ragione del suo gesto: vendicarsi della sua ex compagna, madre dei suoi tre figli. La donna, con i bambini, era stata trasferita in una comunità per vittime di violenza, dopo che circa un anno fa aveva denunciato l’uomo.

“Mi vuole ammazzare“, aveva fatto mettere a verbale la donna quando il 9 gennaio 2020 si era recata dai carabinieri per denunciarlo. Durante la perquisizione dell’abitazione, i militari avevano trovato delle armi, detenute legalmente dall’uomo: una pistola e un fucile ad aria compressa. Era scattato il “Codice rosso” e la donna e i figli erano stati allontanati da lui per proteggerli. Si erano trasferiti all’inizio dell’estate in una comunità.

Ma l’allontanamento non ha fermato le violenze: non più fisiche, data la lontananza, ma verbali e psicologiche, con minacce e insulti che il 53enne ha continuato a rivolgere alla donna. L’uomo aveva perso il lavoro e faceva il bibliotecario nella libreria del paese, impiego dal quale ricavava un piccolo sussidio. Domenica sera il gesto estremo, la decisione di colpire la figlia più piccola per colpire la donna, il biglietto pieno di accuse e insulti alla madre dei bambini. A dare l’allarme è stata una vicina che ha sentito il colpo, ma a nulla sono serviti i soccorsi. I carabinieri hanno sequestrato il biglietto e la pistola con cui si è tolto la vita, che, a differenza delle altre armi in suo possesso, non era registrata.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/12/22/videochiama-la-figlia-di-6-anni-e-si-suicida-era-stato-denunciato-per-maltrattamenti-moglie-e-figli-allontanati-grazie-al-codice-rosso/6044888/

Italia Virus. - Marco Travaglio

 

Siccome va di moda la variante inglese, ho fatto una variante travagliese del sogno di Padellaro. Fino a qualche settimana fa l’avrei classificato fra gli incubi: ora invece mi pare bellissimo. La prima parte del sogno è quella di Antonio. Stufo marcio della seconda ondata di ItaliaVirus, Conte decide di prevenire la terza, data per certa dagli esperti a gennaio, con un antidoto più efficace di qualunque vaccino: un dibattito parlamentare. Lì il premier dice in parole semplici la verità e così smentisce automaticamente tutte le balle renziane: la cabina di regia sul Recovery Plan è stata chiesta dall’Ue e decisa in 16 riunioni ministeriali; per la sanità non ci sono 9 miliardi, ma 16, più i 10 già stanziati quest’anno e mai spesi dalle Regioni, cioè fin troppi su un bilancio annuo di 115 (se poi manca qualcosa, lo si leva alla sanità privata); indebitarsi vieppiù col Mes sanitario è inutile, anzi dannoso, perché non ci sono problemi di cassa; il rimpasto non lo vuole nessuno; i servizi segreti rispondono per legge al premier, che può delegare alcune funzioni a un ministro/sottosegretario, o tenersele tutte; il governo ha cose più importanti (vaccini, Next Generation Eu, nuovi ristori alle categorie colpite, Ilva, riforme già concordate ma rinviate per l’emergenza) dei ricattucci di un partitucolo. Poi enuncia il programma emerso dalla verifica per governare fino al 2022. E ricorda all’Innominabile i doveri e le responsabilità di ogni partito di maggioranza, con una breve lezione di educazione civica e democrazia parlamentare simile a quella impartita il 20.8.19 all’altro Matteo Cazzaro. Infine chiede la fiducia e si va alla conta.

Qui si innesta la mia variante. L’Innominabile, che indossa una polo col colletto alzato per coprire l’incipiente pappagorgia, strepita come un ossesso e annuncia che stacca la spina a Conte. Ma metà dei suoi 30 deputati e 18 senatori votano la fiducia e staccano la spina a lui, replicando l’ardua impresa della scissione dell’atomo. Alla Camera, dove Iv non è determinante, Conte ottiene la fiducia. Al Senato gli mancano una decina di voti, ma a colmare il vuoto lasciato dai renziani superstiti provvede una pattuglia di ex centristi, ex forzisti ed ex grillini in cambio di null’altro che il seggio sino a fine legislatura. Un tornaconto che in tempi normali sarebbe indigeribile, ma che in quest’emergenza molti perdoneranno come il male minore al nobile scopo di liberare il governo dal racket: come quando si paga il riscatto all’Anonima per strapparle dalle grinfie un proprio caro. Senza contare la gioia universale nel vedere quei quattro guastatori finalmente ridotti a peli superflui. Come diceva il Gianfranco Funari di Corrado Guzzanti: “È tanto liberatorio”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/22/italia-virus/6044732/

Monoclonali e mancato trial, riunione straordinaria Aifa per capire chi si è opposto alla sperimentazione. - Thomas Mackinson

 

Il “trial mancato” svelato dal Fatto finisce questa mattina sul tavolo di una riunione urgente dell’Aifa, l’agenzia del farmaco che a ottobre respinse la proposta di sperimentazione gratuita del Bamlanivimab (LY-CoV-555), l’anticorpo neutralizzante monoclonale sviluppato dalla multinazionale Eli Lilly e prodotto proprio in Italia. E su quel tavolo si potrebbe riaprire in tempi rapidissimi la strada ai monoclonali in uso all’estero, finora lasciata cadere nel vuoto.

A metterla all’ordine del giorno è stato il neopresidente dell’Agenzia del farmaco Giorgio Palù, che lo conferma al Fatto. Nel periodo in cui la sperimentazione veniva proposta e cassata, tra il 7 e il 29 ottobre, vestiva ancora i panni del virologo di fama mondiale e già sosteneva pubblicamente la necessità che l’Italia guardasse con attenzione non solo ai vaccini ma anche alle terapie anticorpali sperimentate all’estero con risultati promettenti. Come abbiamo raccontato, a inizio ottobre ne erano state offerte all’Italia 10 mila dosi: gratis e prodotte qui.

Il nostro Paese, già schiacciato dalla seconda ondata, avrebbe potuto essere il primo in Europa a sperimentarlo, somministrando ai malati l’unica cura al mondo autorizzata contro il Covid. Il farmaco riduce la carica virale e per i pazienti ad alto rischio diminuisce i ricoveri del 72%: in proporzione alle fiale, sarebbero stati risparmiati almeno 950 ricoveri.

Ora si vuole capire sulla base di quali valutazioni scientifiche e regolatorie è stato deciso di accantonarlo. Chi si è opposto? Perché? Il Bamlanivimab viene somministrato da un mese e mezzo negli Stati Uniti con risultati incoraggianti. La sperimentazione in Italia avrebbe potuto confermare i dubbi degli esperti italiani, oppure dimostrare che il farmaco è più efficace della Tachipirina che l’Aifa consiglia ai non ospedalizzati. A quanto risulta al Fatto, nella riunione chiave del 29 ottobre tra la multinazionale, Aifa, ISS e Cts, era stato proposto di non fermarsi agli ai risultati delle ricerche condotte su campioni limitati ma di usare i dati clinici degli ospedali americani che lo stavano già somministrando. Sul fronte regolatorio appare ormai certo non fosse necessario aspettare l’autorizzazione dell’Ema.

In Italia è stata fatta una legge apposta: la 648/96 consente l’uso di farmaci non autorizzati dall’Ema per i quali non esista una terapia alternativa. Accade nel 2005, ad esempio, col Trastuzumab (tumore alla mammella), un altro monoclonale. La condizione necessaria – dice la legge – è che esistano “studi conclusi, almeno in fase II, che dimostrino un’efficacia adeguata con un profilo di rischio accettabile a supporto dell’indicazione richiesta”. Nel caso del farmaco di Eli Lilly queste condizioni ci sono. “Sono farmaci molti importanti”, dice il presidente della Società Italiana di Farmacologia, Giorgio Raccagni. “Si dimostrano efficaci se somministrati precocemente a pazienti ad alto rischio perché riducono considerevolmente la carica virale e di conseguenza i ricoveri che saturano gli ospedali. Confido che l’Aifa prenda una decisione nella direzione di altri paesi europei”. Questo sarebbe anche l’indirizzo del ministro Speranza che non ha mai avuto preclusioni alla via dei monoclonali, non solo patrocinando quello italiano in fase di studio ma anche verso quelli sviluppati all’estero.

Il paradosso è che il ministro ha firmato una formale manifestazione di interesse all’acquisto da parte dell’Italia in una riunione con la multinazionale – presente anche Arcuri – il 16 novembre, cioè quando era già stata lasciata cadere l’opzione delle 10 mila dosi gratis. Il loro controvalore era 10milioni di euro, che avremmo potuto risparmiare insieme a molte vite.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/21/monoclonali-riunione-straordinaria-dellaifa/6043630/

lunedì 21 dicembre 2020

Recovery Plan, Conte convoca i giallorosa e Iv già protesta. - pa.za.

 

Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando aveva lanciato l’avvertimento, ieri pomeriggio via Facebook. Separare le trattative di governo dalla discussione sul Recovery: “Isoliamo questo tema e decidiamo, subito”. Perché il rischio, per dirla tutta, è che il piano che può portare in Italia i 209 miliardi del programma europeo Next Generation finisca travolto dalla bega interna con Italia Viva. Che sembra davvero intenzionata a far precipitare tutto, a voler prendere sul serio le dichiarazioni con cui ieri Ettore Rosato ha sostenuto che “ad oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier”. Gli hanno risposto in tanti, a cominciare dal Pd che con Michele Bordo, vicecapogruppo alla Camera, invita Rosato a parlare “a nome di Italia Viva, che rappresenta il 2 per cento degli italiani”. E si è scomodato pure il ministro della Giustizia, capodelegazione dei 5 Stelle al governo, Alfonso Bonafede: “Chi ha in mente altre soluzioni, che avrebbero pesanti ripercussioni in primo luogo economiche, se ne assuma la responsabilità. Anzi, l’irresponsabilità”. Segno che la misura è colma. È che il “bombardamento quotidiano” dei renziani è un fatto che sta logorando i nervi di palazzo Chigi. Così, ieri sera, Giuseppe Conte ha annunciato di voler dar seguito all’appello di Orlando. E già oggi riprenderà la discussione sul Recovery Plan, bruscamente interrotta ormai due settimane fa, quando Renzi e i suoi, le bombe, hanno cominciato a tirarle. Dunque si avvia “il confronto con le singole forze di maggioranza per aggiornare i lavori di preparazione del Recovery plan”. Alle 15.30 Conte, insieme ai ministri Amendola e Gualtieri, vedrà la delegazione dei 5 Stelle, mentre alle 19 sarà la volta del Pd. Martedì tocca invece a Leu e Italia Viva. Che già fa sapere: “A noi nessuno ha detto niente. Se il cambio di metodo che chiedevamo è che dobbiamo apprendere la convocazione delle riunioni dagli sms di Casalino alle agenzie significa che a Chigi non hanno capito cosa stanno rischiando”. Buon Natale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/21/recovery-plan-conte-convoca-i-giallorosa-e-iv-gia-protesta/6043634/

Ma mi faccia. - Marco Travaglio

 

AAA faccia cercasi. “Il capo di Italia Viva: non perdo la faccia” (Corriere della sera, 16.12). Impossibile perdere ciò che non si ha.

Stai sereno. “Se ci fossimo noi a gestire questa fase, gli italiani sarebbero più sereni” (Matteo Salvini, leader Lega,14.12). Uahahahahahah.

Il pallottolliere. “Un governo di centrodestra avrebbe i numeri” (Salvini, Libero, 14.12). Più che altro li darebbe.

Assolta perchè colpevole. “’Marra, ci fu il falso ma non il reato’. E Raggi festeggia”, “Il falso non è cancellato nella sentenza”, “Raggi mentì all’Anticorruzione” (Maria Elena Vincenzi, Repubblica, 20.12). I giudici non si sono mai sognati di dire una tale scemenza: se il falso ci fosse stato, la Raggi sarebbe stata condannata. Invece è stata assolta perchè il fatto non costituisce reato proprio perchè non mentì all’Anac, anzi disse la verità a lei nota, dunque non commise alcun falso. L’unico falso è quello di Repubblica, l’ennesimo. Ma quanto rosicano, questi?

Mortindustria. “Le persone sono un po’ stanche di questa situazione e vorrebbero venirne fuori. Anche se qualcuno morirà, pazienza” (Domenico Guzzini, presidente Confindustria a Macerata, 15.12). Com’è umano, lei.

Pompindustria. “Non ho nessuna voglia di prendermela con Domenico Guzzini… Quale differenza c’è, se non l’incontinenza verbale, la dissimulazione nel profluvio, con Giuseppe Conte secondo cui il Paese sta reggendo l’urto della seconda ondata?… E c’è il suo compare… Di Maio che ha annunciato la generosa devoluzione agli ospedali di 40 milioni risparmiati a Montecitorio” (Mattia Feltri, La Stampa, 16.12). Tutto chiaro: se un capo di Confindustria se ne fotte dei morti, è colpa di Conte e Di Maio.

Senti chi pirla/1. “Su Conte ‘appannato’ il Pd si interroga” (Repubblica, 20.12). Ultimo sondaggio Ipsos-Corriere: Conte +3% in un mese, Pd -0,4%.

Senti chi pirla/2. “Conte ha sciupato la fiducia che aveva” (Ettore Rosato, deputato e coordinatore Italia Viva, Sky Tg24, 20.12). Ha parlato il trascinatore di folle, dall’alto del 2 virgola qualcosa.

Senti chi pirla/3. “C’è un leader: è Renzi e deve mandare a casa questi quattro cialtroni” (Paolo Guzzanti, Riformista, 11.12). Parola di uno che nella commissione Mitrokhin pendeva dalle labbra del “consulente” Scaramella.

Senti chi pirla/4. “Sceneggiata libica. Conte e Di Maio, passerella a Bengasi. Tributo ad Haftar, inchino di Stato ai sequestratori” ( Giornale, 18.12). Bei tempi quando B. baciava la mano a Gheddafi.

Tripoli bel suol d’amore. “I pescatori sono salvi ma abbiamo perso la Libia” (Domani, 18.12). Ora si teme anche per l’Abissinia.

Tutto chiaro. “Troppe norme scritte senza buon senso”, “Mandare via quegli oscuri personaggi che scrivono norme più oscure di loro e sostituirli con qualcuno che conosca l’italiano”, “Una diagnosi appropriata a questo infernale insieme di provvedimenti (formalmente) legislativi e (formalmente) amministrativi, ma tutti scritti dalle stesse mani, a Palazzo Chigi, con un intreccio tra norme (fonti del diritto) e provvedimenti amministrativi (atti di esecuzione delle norme), una commistione non prevista dalla Costituzione. Si tratta di misure dettate in nome dell’emergenza che tale non è” (Sabino Cassese, Messaggero, 20.12). Fortuna che c’è Cassese, che parla come mangia. Il guaio è che mangia malissimo.

Il mondo ci invidia. “L’Italia maglia nera: record mondiale di morti” (Giornale, 20.12). Tutto merito del modello Lombardia.

Lo stratega. “La politica estera dei giallorossi? Il fallimenti pure nel mare di casa” (Roberto Formigoni, pregiudicato, Libero, 20.12). Bei tempi quando Formigoni volava a Baghdad per baciare gli stivali di Saddam Hussein.

L’esperto. “Moriamo per problemi della sanità, ma alla salute destiniamo gli spiccioli” (Formigoni, Libero, 13.12). C’è pure meno da rubare.

Evaporata la verità. “Del Turco, evaporate le accuse del 2008… Anno dopo anno, sentenza dopo sentenza, la ‘valanga di prove’ contro di lui si è squagliata… Resta alla fine solo una condanna della Cassazione a 3 anni per induzione indiretta” (Paolo Franchi, Corriere della sera, 20.12). Infatti Del Turco è stato condannato a 3 anni e 11 mesi per induzione indebita (non indiretta: direttissima), che quando fu commessa si chiamava concussione: cioè per aver estorto 5 tangenti per un totale di 850mila euro al re delle cliniche Angelini per favori a danno della sanità pubblica. Ma a Franchi pare poco (“solo”): conoscendolo, si aspettava l’ergastolo.

Supplenti. “La supplenza dei pm. Anche su Regeni l’unica iniziativa dello Stato non è politica, ma giudiziaria. Parlano Manconi e Violante” (Foglio, 15.12). Perchè, chi sarebbe il titolare alle indagini su un omicidio al posto dei pm supplenti? La domestica di Manconi? Il barbiere di Violante?

Il titolo della settimana/1. “Il modello Zaia funziona” (Foglio, 19.12). Infatti il Veneto ha strappato alla Lombardia il record dei contagi.

Il titolo della settimana/2. “La Casellati su Conte: ‘Fallisce sul vaccino’” (Libero, 19.12). Infatti manca ancora quello contro il Casellativirus.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/21/ma-mi-faccia-3/6043627/

domenica 20 dicembre 2020

Manovra, le novità: kit digitale per chi ha l’Isee basso, niente Iva sui vaccini Covid e rinvio della sugar tax. Slitta il voto sugli emendamenti.

 

L'obiettivo è approvare gli emendamenti in commissione entro domenica in modo che la legge di Bilancio possa arrivare in aula alla Camera lunedì, in tempo per vararla prima di fine anno. Confermata l'intesa sulla "cig per le partite Iva": fino a 800 euro al mese, ma solo per chi quest'anno ha avuto un reddito non superiore a 8.145 euro e inferiore al 50% della media dei tre anni precedenti. Sale a 10 giorni il congedo parentale dei papà. Stop alla prima rata Imu per le discoteche, niente ritenute per due mesi per gli stabilimenti balneari.

È una corsa contro il tempo quella dei deputati in commissione Bilancio, riuniti da sabato mattina per valutare e approvare gli emendamenti alla manovra: il testo è atteso in extremis in Aula alla Camera per lunedì, cioè a dieci giorni dalla fine dell’anno e quindi dallo spettro dell’esercizio provvisorio. Le votazioni dovrebbero concludersi al più tardi domenica mattina. La trattativa però è ancora in corso, soprattutto sul nodo del superbonus: il Movimento 5 Stelle vuole un allungamento dei tempi degli interventi di riqualificazione energetica anche per spingere la ripresa economica, mentre il Pd evidenzia gli alti costi a carico dello Stato, circa 10 miliardi l’anno. L’ipotesi è che alla fine verrà prorogato per tutto il 2022.

Tra gli emendamenti approvati in queste ore però non mancano altre novità, come l’Iva agevolata al 10% per il cibo da asporto, per aiutare i ristoranti costretti a chiudere tra 24 dicembre e 6 gennaio. In arrivo poi un nuovo slittamento della sugar tax: la tassa sui prodotti zuccherati viene rinviata dal primo luglio 2021 al primo gennaio 2022. Sul tavolo della maggioranza anche un ‘bonus idrico’ da 1.000 euro per sostituire soffioni della doccia, rubinetti e tazze del wc con apparecchi che consentano il risparmio dell’acqua e un bonus fino al 40% delle spese sostenute per acquistare un’auto elettrica entro il 2021, a patto di avere un Isee inferiore ai 30mila euro e che il veicolo abbia un costo sotto i 30mila euro. La maggioranza valuta poi di esentare l’Iva per vaccini anti Covid, tamponi e siringhe e di consentire alle farmacie di entrare in campo per la campagna di vaccinazione. Come anticipato nei giorni scorsi, è arrivato pure il via libera all’emendamento che istituisce l’anno bianco per gli autonomi e i professionisti: contributi cancellati per tutto il 2021 a chi ha reddito fino a 50mila euro e registra un calo di fatturato del 33%. La misura, a prima firma Garavaglia (Lega), è stata sottoscritta da tutti i partiti e prevede l’istituzione di un fondo da un miliardo di euro.

La cassa integrazione per gli autonomi – In parallelo all’anno bianco, c’è l’intesa per disegnare un nuovo ammortizzatore per le partite Iva: tra 2021 e 2023 gli autonomi potranno infatti contare su una cassa integrazione battezzata Indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (Iscro) con un assegno fino a 800 euro al mese che verrà poi rivalutato in base all’inflazione. I requisiti sono però stringenti: per prima cosa occorre aver avuto, l’anno prima della domanda, un reddito non superiore a 8.145 euro e “inferiore al 50% della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti”. Poi bisogna essere in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria, titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda e non essere beneficiari di reddito di cittadinanza né di pensione.

Kit digitale per le famiglie con Isee sotto i 20mila euro – Oltre al capitolo autonomi e a quello sugli incentivi alla rottamazione auto, nelle scorse ore è stata siglata l’intesa anche su un’altra lunga serie di interventi a sostegno dei settori più diversi. Per spingere la digitalizzazione delle fasce della popolazione più in difficoltà spunta un kit ad hoc: chi ha un Isee sotto i 20mila euro potrà prendere in comodato un cellulare con connessione Internet, abbonamenti a due organi di stampa e la App io. Una misura che si aggiunge al voucher banda larga e pc disponibile da novembre per la stessa fascia di popolazione. L’obiettivo è “ridurre il fenomeno del divario digitale” per i nuclei familiari “non titolari di un contratto di connessione internet e di un contratto di telefonia mobile”.

Sale a 10 giorni il congedo parentale dei papà – Intesa pure sui congedi parentali obbligatori: salgono da 7 a 10 i giorni in cui i neopapà potranno restare a casa dopo a nascita del figlio L’obiettivo è quello di incentivare anche il lavoro femminile. E così si prova a finanziare un fondo con 50 milioni per conciliare i tempi di vita e lavoro e spingere le aziende verso soluzioni innovative. Sì anche ai fondi contro la violenza sulle donne: 6 milioni aiuteranno le carceri italiane a dotarsi di psicologi che possano rieducare quanti si sono macchiati di reati di questo tipo mentre si rifinanzia il reddito di libertà per quante hanno subito maltrattamenti, con 2 milioni di euro per il prossimo biennio. Meno di quanto previsto dal dl rilancio per quest’anno: la dote infatti era di 3 milioni per soli 12 mesi. Accordo anche su 50 milioni alle scuole paritarie che accolgono alunni disabili.

Smart working fino a fine febbraio per i “fragili” – I lavoratori ‘fragili’ potranno usufruire dello smart working anche nei mesi di gennaio e febbraio 2021, grazie a una proroga della normativa vigente fino al 31 dicembre 2020. I soggetti interessati sono “dipendenti pubblici e privati in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ivi inclusi i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità”.

Ampliato il contratto di espansione – Il contratto di espansione, che prevede un trattamento di agevolazione all’esodo per i lavoratori che si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione accompagnato dall’assunzione di giovani, viene esteso alle aziende con almeno 250 dipendenti: oggi vale solo per i grandi gruppi con oltre 1000 addetti. La modifica prevede anche uno ‘sconto’ per il datore di lavoro a cui spetta il pagamento dell’indennità mensile pari alla pensione maturata dal lavoratore che abbia deciso di lasciare il posto: lo sconto viene calcolato sulla base della Naspi. Ridotto anche il versamento a carico del datore di lavoro per i contributi previdenziali utili al conseguimento del diritto alla pensione anticipata. Sono inoltre previsti incentivi per le imprese che occupino almeno mille dipendenti e che si impegnino ad assumerne uno per ogni 3 che abbiano acconsentito alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Stop alla prima rata Imu per le discoteche, 500 milioni agli aeroporti – Discoteche e stabilimenti balneari incassano rispettivamente lo stop alla prima rata Imu e lo stop per due mesi ai versamenti di ritenute, Iva, tasse e contributi. Italia Viva poi ottiene il rinvio al primo gennaio 2022 della sugar tax. Per i proprietari di casa raddoppia, passando da 50 a 100 milioni, il fondo a disposizione per il taglio degli affitti agli inquilini: lo Stato si accollerà metà del costo. Arrivano poi 500 milioni per gli aeroporti: una parte servirà per finanziare la cig dei piloti e 50 milioni per coprire i danni subiti dai prestatori di servizi aeroportuali.

Niente versamenti per 2 mesi alle società sportive – Stop per due mesi ai versamenti di ritenute, Iva, tasse e contributi per federazioni enti e società sportive professionistiche e dilettantistiche. L’emendamento approvato in commissione prevede che i versamenti dovuti per i mesi di gennaio e febbraio vengono sospesi e andranno saldati entro il 30 maggio o in 24 rate mensili a partire da quella data.

Tutti i fondi rifinanziati – In arrivo poi altri 145 milioni per il rifinanziamento del fondo rotativo del Mediocredito centrale per il sostegno, attraverso cofinanziamenti, alle imprese dedicate all’export e anche per “le attività relative alla promozione commerciale all’estero del settore turistico al fine di acquisire i flussi turistici verso l’Italia”. C’è poi un “fondo speciale di 160 milioni” per lo sviluppo socioeconomico di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria colpite dal terremoto nel 2016. Lo annuncia il presidente della commissione Fabio Melilli, spiegando che con apposita delibera Cipe queste risorse “finanzieranno uno specifico contratto istituzionale di sviluppo per interventi per le imprese e gli enti locali”. Stanziate risorse anche per gli straordinari delle forze di polizia e dei vigili del fuoco, per il Giubileo e un fondo dedicato ai rifugi per i cani, fino al finanziamento da 3 milioni per bande musicali e jazz e al fondo da 10 milioni per lo stoccaggio dei vini di qualità.

In bilico cannabis light e aumento accise sulle sigarette elettroniche – Restano in bilico due misure che hanno fatto molto discutere: quella che puntava a liberalizzare la cannabis light e quella che mirava a innalzare le tasse sul tabacco riscaldato e che ora toccherà anche le sigarette elettroniche lasciando invece ‘salve’ le sigarette tradizionali. Prevista una risalita graduale dell’accisa per farla arrivare, nel 2023, al 40% “dell’accisa gravante sull’equivalente quantitativo di sigarette”. Il prelievo salirebbe al 30% dal primo gennaio 2021, al 35 dal primo gennaio 2022 e al 40% dal primo gennaio 2023. Finora, gli emendamenti presentati prevedevano una salita dell’accisa al 50%: per alcune proposte di modifica il balzo sarebbe stato in tre anni, per altre immediato.

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