L’avvento di Draghi è stato pianificato da tempo, allo stesso modo in cui nel 2011 è stato pianificato l’avvento di Monti, tanto che si aspettava solo l’occasione giusta per mettere in azione Renzi il guastatore e Mattarella il basista istituzionale della Troika.
Si era già stabilito, probabilmente da alcuni mesi, che Conte sarebbe stato “a tempo” e non ci sarebbe stato un suo governicchio ter.
Il trasformista Conte ha fatto comodo, in due governi colorati in modo diverso, per “stemperare” la situazione sociale in Italia, per fingere di affrontare i problemi cruciali del paese, concedendo di governare a partiti come M5S e Lega definiti a livello mediatico “populisti” prima, “sovranisti” dopo, intendendo presunti portatori di una volontà popolare “eurocritica”, che oltre all’inevitabile delusione nei confronti di unione e euro chiedeva di riappropriarsi la Sovranità Nazionale perduta.
L’ingenuo “popolo sovranista” (deplorevoli negli Usa) si illuse, allora, che ci potesse esser un cambio di politiche economiche e sociali, la fine della distruttiva austerity, imposta dalla sopranazionale Ue/ Troika e una libertà di scelta, per l’Italia, dei partner commerciali e addirittura politici, come ad esempio l’orientamento proficuo verso Russia, Cina e Iran.
Dopo il “contentino” del primo Conte dato ai “sovranisti/populisti” (in Usa chiamati deplorevoli dal Deep State), per l’occasione colorato di giallo-verde, il secondo Conte ha cambiato colore in modo camaleontico, diventando giallo-rosso, ma sostanzialmente mantenendo – e questo era ciò che contava per i controllori dell’Italia – l’aggancio alla Ue, all’euro, all’atlantismo, agli Usa, senza uscire dal solco delle politiche neoliberiste imposte al paese.
In pratica, con il primo Conte giallo-verde si è mostrato, con buona esposizione mediatica, un certo tasso di fallimento dei (finti) “sovranisti” parlamentari, in sostanziale continuità con l’eurismo e l’atlantismo dei governi precedenti, poi si è deciso altrove, in alto e fuori dall’Italia, di cambiare registro e colore, ma solo in apparenza, perché la linea politica neoliberista, con annessa e automatica sottomissione alle “alleanze occidentali”, è l’unica cosa di fondamentale importanza che non può cambiare.
Con l’emergenza covid-19, in verità arma biologica diffusa dagli elitisti occidentali dalla Cina agli Usa per scopi ben precisi di potere, la situazione è diventata favorevole per impostare un “change” politico e di “governance” in Italia, che portasse, di fatto, al commissariamento finale neoliberista e globalista del paese.
Con Monti, “salito in politica” nel 2011, dal 16 novembre di quell’anno saldamente al governo, è iniziata la serie dei “premier” alieni, non scelti con elezioni politiche, e la vera sostanza della democrazia liberale, occidentale, “avanzata” avrebbe dovuto essere chiara a tutti già allora.
Lo stesso Conte, messo da parte come una scarpa vecchia, si inserisce a pieno titolo in quella ormai lunga serie di nomi, mentre l’ultimo e più pericoloso, il Quisling Troika/atlantista ed “europeista” Draghi, è espressione terminale di questa “democrazia commissariata” dai poteri forti sopranazionali.
Che poi si parli di governi “tecnici” o “tecnico-politici”, per segnare differenze apparenti fra Monti e Draghi e ingannare il popolo, non ha alcuna importanza.
La presenza nell’esecutivo Draghi delle varie comparse Speranza, Giorgetti, Guerini, Franceschini, Di Maio, Brunetta eccetera eccetera, non rende il governo “politico”, ma serve per dare un contentino ai partiti “draghisti” e una ridicola illusione agli elettori, che voteranno alle politiche solo quando lo stabilirà l’élite.
Qualcosa d’importante, di decisivo è cambiato, in particolare nell’ultimo decennio, dall’ABC a sostegno di Monti alla quasi unanimità nel sostegno a Draghi e nella scelta di maggioranze parlamentari e governi “in democrazia”?
Certo, è proprio così, tanto che il “commissariamento della democrazia” al quale assistiamo oggi, evidente anche per un cieco, allinea perfettamente il sistema di governo detto democratico alle superiori istanze e agli interessi dell’élite finanz-globalista-giudaica, che domina incontrastata la vasta area del mondo chiamata “occidente”.
Le continue cessioni di sovranità al sopranazionale, che riguardano in modo subdolo anche gli esecutivi (soprattutto quelli italiani), oltre a disintegrare progressivamente la (necessaria) sovranità dello Stato, che oggi si dovrebbe scrivere con la esse minuscola in quanto “commissariato”, consentono all’élite di appropriarsi delle risorse e delle ricchezze del paese, nel quadro di quello che io ho definito, in altri anni, la nuova forma di “imperialismo finanziario privato”.
Il fatto che non si ricorra più alle elezioni politiche per scegliere gli esecutivi, elezioni ammesse solo quando non c’è un rischio per il potere effettivo elitista, è il miglior segnale che questo “cambiamento” si è ormai compiuto.
Il vero scopo non è quello, come conclamato dai media prezzolati, di una maggior integrazione europea, della “new generation” europide, o della “coesione sociale” e politica interna, nell’affrontare emergenze create ad arte dagli stessi elitisti che ci controllano, in attesa del Great Reset.
Giunti a questo punto, ci si dovrebbe porre seriamente domande sulla sostanza della tanto osannata democrazia e su chi rappresentano veramente i cosiddetti rappresentanti del “popolo sovrano”, in parlamento.
Ci si dovrebbe chiedere cosa sono e a quali interessi rispondono i “partiti politici” e i cosiddetti gruppi parlamentari, che in questi anni nascono e muoiono sempre più velocemente, si compongono e si ricompongo opportunisticamente, fino ad approssimare la breve vita dei moscerini del mosto.
Domande, queste, che una popolazione ormai “zombificata”, indebolita, impaurita e sottilmente ricattata come quella italiana non si pone, o meglio, non ha più gli strumenti culturali minimi e un minimo di pensiero critico per porsele.
La democrazia si allinea, come già rilevato, al dominio assolutistico dei “mercati & investitori” (vecchia e ipocrita espressione giornalistica), che dettano le regole del gioco, della politica e dei governi.
Quella dei mercati & investitori elitisti è una sorta di (Fiat) Voluntas Dei assolutamente laica, finanziaria e mercantile, al quale l’occidente e, in prospettiva futura tutto il mondo, dovranno sottomettersi fino alla “fine della storia”, provocata da democrazia e mercato.
L’unicum che risulta da questo allineamento della democrazia al libero mercato globale, possiamo chiamarlo, se vogliamo, “governance globale” con espressione esotica, una nuova forma di governo, non prevista dagli antichi greci, in cui la stessa politica, non più con l’inziale maiuscola, è sottomessa al mercato, quale necessario preludio del tanto atteso (dagli elitisti) e irreversibile “governo mondiale”.
Andando con la memoria al passato, il Novecento è stato, fra l’altro, un secolo di confronto per la supremazia fra Stato e mercato e possiamo guardare alle esperienze comunista sovietica, nazista tedesca e fascista italiana, nonché alle guerre scatenate (secondo conflitto mondiale, guerra fredda successiva), come tentativi, molto diversi da loro, fuori e dentro il capitalismo, di sottomettere allo Stato (e quindi alla Politica, intesa come corretta amministrazione della casa comune) il libero mercato con tendenza sopranazionale e anomica.
Anzi, direi che lo scontro fra Stato/Politica e libero mercato apolide, dominato dall’1% (per capirci), è stato addirittura più importante del conflitto verticale all’interno del capitalismo produttivo di allora, universalmente noto come Lotta di Classe (non me ne voglia il grande Marx!), ed è stato una sorta di serrato e sanguinoso confronto fra Etica e anomia, detto con parole diverse ma sempre coerenti con l’intima natura del conflitto.
Questo inizio del terzo millennio, come è facile osservare, sancisce inequivocabilmente il trionfo del mercato sullo Stato e la dissoluzione della sovranità nazionale, almeno nella porzione occidentale del pianeta nella quale, purtroppo, anche noi ci troviamo a vivere.
Oltre la porzione di mondo dominata dai “mercati & investitori”, mascheramento dell’élite finanz-globalista-giudaica, ci sono gli Stati ancora Sovrani e Etici sotto attacco, come la Russia, l’Iran, la Siria, l’Iraq, il Venezuela, parte di questi assediati dai lanzichenecchi Usa e Nato (la Russia), o dagli scherani dell’asse del male occidentale-elitista-ebrea (vedi l’Iran) e alcuni letteralmente devastati, con la guerra in casa e i mercenari degli elitisti in azione (come l’isis e al-nusra in Siria e Iraq).
A partire dalla formazione sociale nord-americana, assunta sempre di più come modello sul quale appiattirsi nell’Europa occidentale e in Italia, si stanno formando veri e propri “feudi”, accanto alle grandi banche d’affari tradizionale strumento di potere elitista e ai consueti gruppi finanziari-industriali.
Feudi neocapitalisti come ad esempio quelli di Amazon e Facebook, che sono già più potenti di alcuni stati, con un potere sfuggente e decisamente “trasversale”, in grado di influenzare addirittura i rapporti di lavoro dipendente (i “buoni spesa” erogati da Amazon ai lavoratori, in luogo di una paga dignitosa) e i rapporti in rete, diventati fondamento di un mondo virtuale che diverge da quello reale, oscurando ciò che all’élite è politicamente sgradito, o “politicamente scorretto” in senso occidentale e quindi vietato.
Siamo giunti a uno snodo della storia cruciale, in cui l’asse del male elitista, confortata negli Usa dalla presidenza Biden, si risolverà in breve allo scontro finale con gli Stati Liberi, non ancora asserviti al suo potere e tutt’altro che in via di capitolazione.
Per questo, in previsione di un confronto militare con la Russia, con la Cina, con l’Iran, scatenato dall’occidente all’attacco, nel feudo europeo si cerca di “normalizzare” la vita politica, e se c’è un Macron in Francia, espressione convinta dell’élite (ebrei Rothschild ramo francese, per fare dell’ironia ma non troppo), in Italia, paese completamente sottomesso e piegato su sé stesso, serve un Draghi, un Quisling di provata fede, che funga da liquidatore finale del’ ex bel paese, dal quale estrarre risorse per affrontare i futuri conflitti con Russia, Cina, Iran e per assicurare la “fedeltà” dell’Italia al campo occidentale, anche e soprattutto in tempi di guerra, attivando le molte basi Nato presenti sul nostro territorio.
Se qualcuno ci ha fatto caso, Draghi al suo esordio come presdelcons “tecnico” e Nuovo Salvatore dopo Monti (più pericoloso di Monti stesso), ha espresso fedeltà all’”Europa”, naturalmente non quella millenaria e variegata, ma quella unionista-monetaria-elitista, e ha dichiarato la sua fede atlantista, che implicherà la partecipazione alle guerre devastanti decise sull’altra sponda dell’Atlantico.
Facile intuire quale sarà l’Effetto Draghi in questo disgraziato paese: impoverimento di massa, saccheggio del patrimonio nazionale (si venderà Piazza San Marco come la Grecia il Pireo?) e appoggio incondizionato alle guerre di aggressione elitiste contro gli Stati Etici ancora liberi.
L’Effetto Draghi sulla vita di noi tutti, nel nostro quotidiano sarà più devastante della pandemia covid-19 + varianti, che, guarda caso, è servita per innescarlo.
https://comedonchisciotte.org/effetto-draghi/
Rispetto le opinioni altrui, leggo spesso anche quelle che contrastano fortemente con le mie per poterne valutare la validità e, se ne traggo una certa logica, sono anche propensa a cambiare idea, perché nella vita non si finisce mai di imparare e, quindi, di crescere.
E nel caso in questione concordo su alcune argomentazioni, ma dissento su altre.
Non v'è dubbio alcuno che a comandare sul pianeta sia l'economia con chi la rappresenta; il potere economico, la brama di ricchezza e, pertanto, di potere in senso lato, rappresentano l'attrattiva più potente che spinge gli uomini deboli a cessare di essere uomini dimenticando etica, onore, dignità, rispetto verso gli altri, pur di ottenere ricchezza e potere.
Chi scrive l'articolo non riconosce la forza che spinge gli uomini forti a cercare di cambiare con tenacia ciò che è sbagliato e lo fa senza lasciarsi imprigionare da paletti ed etichette creati dagli uomini deboli per dividere, separare e, infine, comandare.
L'uomo forte non si trincera negli schemi, non segue religioni, non segue partiti per ottenere vantaggi, non insegue ricchezze perdendo se stesso, non ama spasmodicamente il potere, l'uomo forte pensa e si adopera per aggiustare ciò che non funziona, e lo farà finché avrà vita perché sa che quando tutto funzione bene, tutti stanno meglio.
Questi uomini meritano rispetto, non vanno derisi, vanno compresi, appoggiati e imitati.
Cetta.